6. -Terza fase-RITORNO DELL’EVOLUTIVITA’ Teoria evolutiva delle relazioni familiari La storia individuale del sintomo acquista significato attraverso almeno tre generazioni La prospettiva trigenerazionale consente di superare una crisi “congelata” sul singolo per affrontare una crisi di sviluppo in un gruppo che ha una storia Terapeuta: individua le configurazioni familiari per comprendere il contesto e le forme di organizzazione affettiva della famiglia all’interno delle quali collocare i disturbi del bambino
7. Andolfi individua una serie di configurazioni familiari distorte : LA DIADE DISFUNZIONALE IL MATRIMONIO A TRE LA PSEUDO-SEPARAZIONE LA TRIADE DISFUNZIONALE IL NON PIU’ COPPIA- SOLO FAMIGLIA
9. LA DIADE DISFUNZIONALE Configurazione familiare in cui è presente un solo genitore di cui il bambino rischia di diventare il partner Attraverso un processo di identificazione distorta il bambino assume il ruolo di compagno della madre come se lo fosse realmente Il terapeuta deve riconoscere le richieste più o meno esplicite che il genitore fa al figlio e ancor di più capire quando questa funzione vicariante diventa una parte fondante dell’identità del bambino
10. Accudimento invertito La protettività, funzione primaria del genitore, viene qui esercitata rigidamente, in un rovesciamento di ruoli, dal figlio nei confronti della madre I bisogni del bambino di essere protetto e accudito vengono negati Grave rischio di compromissione del processo evolutivo che può sfociare in sintomo
11. I sintomi infantili come “copertura” della rabbia/impotenza del genitore Rabbia e sentimenti distruttivi spesso caratterizzano chi ha sperimentato perdita, rottura di un legame, abbandono e rifiuto, situazioni in cui violenza e aggressività sono presenti nei rapporti familiari Altre volte il genitore vive un senso di impotenza, si sente senza via d’uscita, esprime sentimenti di disperazione e incapacità ad affrontare la vita Spesso l’impotenza si manifesta quando si supera un certo limite di tollerabilità alla rabbia
12. La famiglia d’origine come terzo conflittuale Introdurre il terzo nella relazione madre-bambino diventa fondamentale per comprendere la dinamica della famiglia Spesso i rapporti con la famiglia d’origine sono interrotti, i contatti sono rari e conflittuali oppure connotati da giudizi, accuse, colpevolizzazioni e risentimenti Una madre sola e abbandonata spesso lo è stata, come figlia, anche nella sua famiglia d’origine
13. OBIETTIVI TERAPEUTICI Il terapeuta è un facilitatore teso a restituire competenza alla famiglia in quanto unica a poter trovare soluzioni al proprio disagio e a possedere risorse per uscire dal proprio blocco evolutivo
27. Illustrazione clinica: la famiglia Xang Lawrence, bambino cinese di undici anni, vive solo con la madre da quando è nato. Arrivano in consultazione per un problema di iperattività piuttosto elevato. Andolfi, come consulente, dopo aver conosciuto la storia familiare propone al terapeuta di chiedere al bambino di telefonare ai nonni materni per farli partecipare all’incontro.
29. IL MATRIMONIO A TRE Situazione in cui il figlio nasce prima che per i genitori ci sia stata la possibilità di costruire una vera intesa di coppia Spesso la presenza o l’attesa di un figlio fa decidere ai due di unirsi il bambino “fa sposare i genitori” Si diventa famiglia prima che ci sia la possibilità di essere coppia
30. I sintomi infantili e la tirannia del controllo sugli adulti Le manifestazioni sintomatiche del bambino diventano una forma di controllo esasperato sull’intera famiglia il bambino detta le regole, sfida o ricatta affettivamente i genitori Comportamento controllante e tirannico del bambino tentativo di coprire vuoti e insicurezze degli adulti attirando l’attenzione di tutti sui suoi sintomi
31. La delega della responsabilità: gli adulti chiedono il permesso al bambino I genitori, travolti dalla “gravità” del sintomo, si sentono espropriati, sottomessi, colpevoli e impauriti Si realizza una delega della responsabilità, una resa alle pretese del figlio Paradossalmente “chiedono il permesso” al figlio, aumentando la sua insicurezza e onnipotenza, perché per loro è impossibile cogliere la richiesta di rassicurazione e contenimento che è celata dietro il comportamento tirannico del bambino
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34. IL “DO UT DES” DELLA RELAZIONE TERAPEUTICA CON IL BAMBINO: IL TERAPEUTA TOGLIE AL BAMBINO IL CONTROLLO SUI GENITORI, IL BAMBINO AFFIDA I GENITORI AL TERAPEUTA
35. FAR “RISPOSARE” I GENITORI IN SEDUTA E COSTRUIRE UN CONFINE TRA PIANO DEGLI ADULTI E PIANO DEI FIGLI
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41. La famiglia Dosi Lucia ha nove anni ed è portata in terapia dai genitori perché da più di due soffre di forti mal di pancia sia a casa che a scuola. I suoi disturbi, di origine psicosomatica, tiranneggiano i genitori giorno e notte, ha infatti continue crisi di pianto e spesso sveglia i genitori pretendendo di dormire con loro. Ha una sorella più piccola, Clara, di quattro anni, che sembra essere abbastanza trascurata, in quanto non crea problemi.
43. LA PSEUDO-SEPARAZIONE E IL BAMBINO CHE TIENE UNITI Separazione di coppia incompleta sul piano psicologico nella quale il figlio funge da collante che tiene uniti i due coniugi.
47. Separazioni incomplete e sintomi infantili Spesso il bambino tiene uniti i genitori separati, i quali non sono riusciti a chiarire in modo coerente che non sono più una coppia. Nesso tra il disturbo infantile e la situazione di confusione nel piano dei genitori I genitori hanno il compito di aiutare i figli nell’elaborazione della perdita e nella definizione chiara e coerente della loro relazione di ex coniugi La sintomatologia del bambino tende a regredire rapidamente quando nel processo terapeutico si avvia un processo di chiarificazione e definizione degli adulti
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49. Figlio come “arma di ricatto” trascuratezza o abuso affettivo: il bambino viene esposto a situazioni traumatiche che non lo riguardano Coniugi talmente incastrati nella problematica di non elaborazione della separazione che l’attenzione al bambino e ai suoi bisogni diventa secondaria
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51. quello che “insegue” ha spesso una storia di iperdipendenza dalla famiglia d’origine Si tratta di modalità complementari di mancato svincolo che alimenta l’incastro della non definizione
57. La famiglia Mazzi Gianni ha undici anni, portato in terapia perché da circa due soffre di encopresi, che si presenta sia a casa che a scuola, con conseguente vergogna del bambino e apprensione dei genitori. I genitori sono separati da quando lui aveva 4 anni, ma non c’è ancora stato il distacco affettivo. Lo pseudo-legame di coppia, negato a livello ufficiale,viene rinforzato da Gianni che con la sua “cacca” fa da ponte tra i due nuclei familiari.