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DISTURBI INFANTILI E CONFIGURAZIONI FAMILIARI DISTORTE Serena Russini Anna Maria Usai Daniela Ruggieri Carmela Favoloro Jessica Giarrizzo
Evoluzione del pensiero di Andolfi 3 FASI NEL LAVORO CLINICO CON LE FAMIGLIE: ,[object Object]
Fase funzionale
Ritorno dell’evolutività,[object Object]
scarsa attenzione alla specificità dei sintomi,[object Object]
-Terza fase-RITORNO DELL’EVOLUTIVITA’ Teoria evolutiva delle relazioni familiari La storia individuale del sintomo acquista significato attraverso almeno tre generazioni La prospettiva trigenerazionale consente di superare una crisi “congelata” sul singolo per affrontare una crisi di sviluppo in un gruppo che ha una storia  Terapeuta: individua le configurazioni familiari per comprendere il contesto e le forme di organizzazione affettiva della famiglia all’interno delle quali collocare i disturbi del bambino
Andolfi individua una serie di configurazioni familiari distorte : LA DIADE DISFUNZIONALE IL MATRIMONIO A TRE LA PSEUDO-SEPARAZIONE LA TRIADE DISFUNZIONALE IL NON PIU’ COPPIA- SOLO FAMIGLIA
“TIDELAND- Il mondo capovolto” (2005)
LA DIADE DISFUNZIONALE Configurazione familiare in cui è presente un solo genitore di cui il bambino rischia di diventare il partner       Attraverso un processo di identificazione distorta il bambino assume il ruolo di compagno della madre come se lo fosse realmente Il terapeuta deve riconoscere le richieste più o meno esplicite che il genitore fa al figlio e ancor di più capire quando questa funzione vicariante diventa una parte fondante dell’identità del bambino
Accudimento invertito La protettività, funzione primaria del genitore, viene qui esercitata rigidamente, in un rovesciamento di ruoli, dal figlio nei confronti della madre I bisogni del bambino di essere       protetto e accudito vengono negati     Grave rischio di compromissione     del processo evolutivo che può     sfociare in sintomo
 I sintomi infantili come “copertura” della rabbia/impotenza del genitore Rabbia e sentimenti distruttivi spesso caratterizzano chi ha sperimentato perdita, rottura di un legame, abbandono e rifiuto, situazioni in cui violenza e aggressività sono presenti nei rapporti familiari Altre volte il genitore vive un senso di impotenza, si sente senza via d’uscita, esprime sentimenti di disperazione e incapacità ad affrontare la vita Spesso l’impotenza si manifesta quando si supera un certo limite di tollerabilità alla rabbia
 La famiglia d’origine come terzo conflittuale Introdurre il terzo nella relazione madre-bambino diventa fondamentale per comprendere la dinamica della famiglia Spesso i rapporti con la famiglia d’origine sono interrotti, i contatti sono rari e conflittuali oppure connotati da giudizi, accuse, colpevolizzazioni e risentimenti Una madre sola e abbandonata spesso lo è stata, come figlia, anche nella sua famiglia d’origine
OBIETTIVI TERAPEUTICI Il terapeuta è un facilitatore teso  a restituire competenza alla famiglia  in quanto unica a poter trovare soluzioni  al proprio disagio e a possedere risorse  per uscire dal proprio blocco evolutivo
OBIETTIVI TERAPEUTICI ,[object Object]
 PRESENTIFICARE IL TERZO CHE NON C’E’
 ROMPERE IL CIRCUITO DELLA PROTETTIVITA’
 FAR USCIRE IL BAMBINO DALLA STANZA DA LETTO DEL GENITORE
 DALL’ACCUDIMENTO INVERTITO ALL’ACCUDIMENTO CONDIVISO
CURARE I SINTOMI INFANTILI IN MODO INDIRETTO,[object Object]
[object Object],E’ fondamentale “far entrare” in terapia il genitore che non c’è Non affrontare questo punto sarebbe un grave errore, poiché spesso è il tema intorno al quale si coagula la sofferenza della famiglia
[object Object],E’ prioritario interrompere  il circuito perverso della protezione del figlio verso il genitore  Si può restituire al bambino la sua età, aiutando il genitore a riconoscerne     bisogni e esigenze      riappropriandosi della funzione      di protezione e di cura
[object Object],Le diadi disfunzionali sono caratterizzate da eccessiva simbiosi che rende difficile, se non impossibile, una differenziazione Spesso è l’adulto che alimenta       questo tipo di legame per       i suoi vuoti relazionali,       anche se dichiara che è il       figlio che non riesce       a staccarsi da lui
[object Object],E’ necessario favorire una condivisione della capacità di accudimento, in cui la reciprocità nella relazione genitore-figlio possa svilupparsi in maniera armonica Sostenere la madre e aiutarla concretamente ad accudire il figlio è fondamentale per costruire una relazione più sana, in cui anche il figlio possa accettare di farsi accudire
[object Object],Significa lavorare sulla figura di accudimento, sapendo che ciò può portare, più o meno rapidamente, alla remissione dei sintomi  E’ quindi necessario aiutare la madre: ,[object Object]
A ricostruire/trasformare i suoi legami con la famiglia d’origine
A ricercare risorse sociali per accrescere la propria autostima (amicizie, lavoro, ecc.),[object Object]
Illustrazione clinica: la famiglia Xang Lawrence, bambino cinese di undici anni, vive solo con la madre da quando è nato.  Arrivano in consultazione per un problema di iperattività piuttosto elevato. Andolfi, come consulente, dopo aver conosciuto la storia familiare propone al terapeuta di chiedere al bambino di telefonare ai nonni materni per farli partecipare all’incontro.
“MOLTO INCINTA” (2007)
IL MATRIMONIO A TRE Situazione in cui il figlio nasce prima che per i genitori ci sia stata la possibilità di costruire una vera intesa di coppia Spesso la presenza o l’attesa di un figlio fa decidere ai due di unirsi      il bambino “fa sposare i genitori” Si diventa famiglia prima  che ci sia la possibilità  di essere coppia
 I sintomi infantili e la tirannia del controllo sugli adulti Le manifestazioni sintomatiche del bambino diventano una forma di controllo esasperato sull’intera famiglia     il bambino detta le regole, sfida o ricatta affettivamente i genitori Comportamento controllante       e tirannico del bambino     tentativo       di coprire vuoti e insicurezze       degli adulti attirando l’attenzione       di tutti sui suoi sintomi
La delega della responsabilità: gli adulti chiedono il permesso al bambino I genitori, travolti dalla “gravità” del sintomo, si sentono espropriati, sottomessi, colpevoli e impauriti Si realizza una delega della responsabilità,  una resa alle pretese del figlio Paradossalmente “chiedono il permesso” al figlio, aumentando la sua insicurezza e onnipotenza, perché per loro è impossibile cogliere  la richiesta di rassicurazione e contenimento che è celata dietro il comportamento tirannico del bambino
La fratria divisa: il bambino speciale e i fratellini che “non contano” La posizione di figlio speciale, nato prima o al formarsi della coppia, sembra rappresentare un impedimento al costituirsi della fratria L’attenzione e le risorse dei genitori sono assorbite dal figlio problematico, che ha una posizione privilegiata ,[object Object],[object Object]
OBIETTIVI TERAPEUTICI ,[object Object]
IL “DO UT DES” DELLA RELAZIONE TERAPEUTICA CON IL BAMBINO: IL TERAPEUTA TOGLIE AL BAMBINO IL CONTROLLO SUI GENITORI, IL BAMBINO AFFIDA I GENITORI AL TERAPEUTA
FAR “RISPOSARE” I GENITORI IN SEDUTA E COSTRUIRE UN CONFINE TRA PIANO DEGLI ADULTI E PIANO DEI FIGLI
RIORGANIZZARE I LEGAMI AFFETTIVI CON LE FAMIGLIE D’ORIGINE,[object Object]
[object Object],Il terapeuta si propone al bambino come un adulto competente, che riconoscendone il “potere”, fa con lui un patto basato sulla costruzione di un progetto comune  Se il terapeuta riuscirà concretamente a prendersi cura dei grandi Il bambino lo premierà modificando i suoi comportamenti e ritornando a “fare il bambino”
[object Object],[object Object]
[object Object],È cruciale in una situazione di confusione dei confini generazionali Nodi irrisolti, vuoti, tagli emotivi, lealtà invisibili ,[object Object]
Riemergono ed è possibile trattarli, nel lavoro terapeutico, quando il figlio riduce la sua centralità, favorendo la riorganizzazione dei legami tra le generazioni.,[object Object]
La famiglia Dosi Lucia ha nove anni ed è portata in terapia dai genitori perché da più di due soffre di forti mal di pancia sia a casa che a scuola. I suoi disturbi, di origine psicosomatica, tiranneggiano i genitori giorno e notte, ha infatti continue crisi di pianto e spesso sveglia i genitori pretendendo di dormire con loro. Ha una sorella più piccola, Clara, di quattro anni, che sembra essere abbastanza trascurata, in quanto non crea problemi.
“BACIAMI ANCORA” (2010)
LA PSEUDO-SEPARAZIONE E IL BAMBINO CHE TIENE UNITI Separazione di coppia incompleta sul piano psicologico nella quale il figlio funge da collante che tiene uniti i due coniugi.
Separazione Evento scandito da fatti oggettivi (presenza davanti ad un giudice, divisione dei beni, abitazioni differenti, ecc…) Processo psicologico che richiede tempi più lunghi per: ,[object Object]
elaborare la nuova condizione di persona separata
recuperare un’immagine di sé autonoma e sufficiente autostima,[object Object]
Separazioni incomplete e sintomi infantili Spesso il bambino tiene uniti i genitori separati, i quali non sono riusciti a chiarire in modo coerente che non sono più una coppia. Nesso tra il disturbo infantile e la situazione di confusione nel piano dei genitori I genitori hanno il compito di aiutare i figli nell’elaborazione della perdita e nella definizione chiara e coerente della loro relazione di ex coniugi La sintomatologia del bambino tende a regredire rapidamente quando nel processo terapeutico si avvia un processo di chiarificazione e definizione degli adulti
L’incastro relazionale tra il partner che scappa e il partner che insegue Dinamica frequente nelle situazioni di  pseudo-separazione perché alla base      non c’è un’accettazione della separazione:                                                                        ,[object Object],      evita il contatto ,[object Object],     rimproveri e recriminazioni
Figlio come “arma di ricatto”     trascuratezza o abuso affettivo: il bambino viene esposto a situazioni traumatiche che non lo riguardano Coniugi talmente incastrati nella problematica di non elaborazione della separazione che l’attenzione al bambino e ai suoi bisogni diventa secondaria

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Disturbi infantili e configurazioni familiari distorte 1

  • 1. DISTURBI INFANTILI E CONFIGURAZIONI FAMILIARI DISTORTE Serena Russini Anna Maria Usai Daniela Ruggieri Carmela Favoloro Jessica Giarrizzo
  • 2.
  • 4.
  • 5.
  • 6. -Terza fase-RITORNO DELL’EVOLUTIVITA’ Teoria evolutiva delle relazioni familiari La storia individuale del sintomo acquista significato attraverso almeno tre generazioni La prospettiva trigenerazionale consente di superare una crisi “congelata” sul singolo per affrontare una crisi di sviluppo in un gruppo che ha una storia Terapeuta: individua le configurazioni familiari per comprendere il contesto e le forme di organizzazione affettiva della famiglia all’interno delle quali collocare i disturbi del bambino
  • 7. Andolfi individua una serie di configurazioni familiari distorte : LA DIADE DISFUNZIONALE IL MATRIMONIO A TRE LA PSEUDO-SEPARAZIONE LA TRIADE DISFUNZIONALE IL NON PIU’ COPPIA- SOLO FAMIGLIA
  • 8. “TIDELAND- Il mondo capovolto” (2005)
  • 9. LA DIADE DISFUNZIONALE Configurazione familiare in cui è presente un solo genitore di cui il bambino rischia di diventare il partner Attraverso un processo di identificazione distorta il bambino assume il ruolo di compagno della madre come se lo fosse realmente Il terapeuta deve riconoscere le richieste più o meno esplicite che il genitore fa al figlio e ancor di più capire quando questa funzione vicariante diventa una parte fondante dell’identità del bambino
  • 10. Accudimento invertito La protettività, funzione primaria del genitore, viene qui esercitata rigidamente, in un rovesciamento di ruoli, dal figlio nei confronti della madre I bisogni del bambino di essere protetto e accudito vengono negati Grave rischio di compromissione del processo evolutivo che può sfociare in sintomo
  • 11. I sintomi infantili come “copertura” della rabbia/impotenza del genitore Rabbia e sentimenti distruttivi spesso caratterizzano chi ha sperimentato perdita, rottura di un legame, abbandono e rifiuto, situazioni in cui violenza e aggressività sono presenti nei rapporti familiari Altre volte il genitore vive un senso di impotenza, si sente senza via d’uscita, esprime sentimenti di disperazione e incapacità ad affrontare la vita Spesso l’impotenza si manifesta quando si supera un certo limite di tollerabilità alla rabbia
  • 12. La famiglia d’origine come terzo conflittuale Introdurre il terzo nella relazione madre-bambino diventa fondamentale per comprendere la dinamica della famiglia Spesso i rapporti con la famiglia d’origine sono interrotti, i contatti sono rari e conflittuali oppure connotati da giudizi, accuse, colpevolizzazioni e risentimenti Una madre sola e abbandonata spesso lo è stata, come figlia, anche nella sua famiglia d’origine
  • 13. OBIETTIVI TERAPEUTICI Il terapeuta è un facilitatore teso a restituire competenza alla famiglia in quanto unica a poter trovare soluzioni al proprio disagio e a possedere risorse per uscire dal proprio blocco evolutivo
  • 14.
  • 15. PRESENTIFICARE IL TERZO CHE NON C’E’
  • 16. ROMPERE IL CIRCUITO DELLA PROTETTIVITA’
  • 17. FAR USCIRE IL BAMBINO DALLA STANZA DA LETTO DEL GENITORE
  • 18. DALL’ACCUDIMENTO INVERTITO ALL’ACCUDIMENTO CONDIVISO
  • 19.
  • 20.
  • 21.
  • 22.
  • 23.
  • 24.
  • 25. A ricostruire/trasformare i suoi legami con la famiglia d’origine
  • 26.
  • 27. Illustrazione clinica: la famiglia Xang Lawrence, bambino cinese di undici anni, vive solo con la madre da quando è nato. Arrivano in consultazione per un problema di iperattività piuttosto elevato. Andolfi, come consulente, dopo aver conosciuto la storia familiare propone al terapeuta di chiedere al bambino di telefonare ai nonni materni per farli partecipare all’incontro.
  • 29. IL MATRIMONIO A TRE Situazione in cui il figlio nasce prima che per i genitori ci sia stata la possibilità di costruire una vera intesa di coppia Spesso la presenza o l’attesa di un figlio fa decidere ai due di unirsi il bambino “fa sposare i genitori” Si diventa famiglia prima che ci sia la possibilità di essere coppia
  • 30. I sintomi infantili e la tirannia del controllo sugli adulti Le manifestazioni sintomatiche del bambino diventano una forma di controllo esasperato sull’intera famiglia il bambino detta le regole, sfida o ricatta affettivamente i genitori Comportamento controllante e tirannico del bambino tentativo di coprire vuoti e insicurezze degli adulti attirando l’attenzione di tutti sui suoi sintomi
  • 31. La delega della responsabilità: gli adulti chiedono il permesso al bambino I genitori, travolti dalla “gravità” del sintomo, si sentono espropriati, sottomessi, colpevoli e impauriti Si realizza una delega della responsabilità, una resa alle pretese del figlio Paradossalmente “chiedono il permesso” al figlio, aumentando la sua insicurezza e onnipotenza, perché per loro è impossibile cogliere la richiesta di rassicurazione e contenimento che è celata dietro il comportamento tirannico del bambino
  • 32.
  • 33.
  • 34. IL “DO UT DES” DELLA RELAZIONE TERAPEUTICA CON IL BAMBINO: IL TERAPEUTA TOGLIE AL BAMBINO IL CONTROLLO SUI GENITORI, IL BAMBINO AFFIDA I GENITORI AL TERAPEUTA
  • 35. FAR “RISPOSARE” I GENITORI IN SEDUTA E COSTRUIRE UN CONFINE TRA PIANO DEGLI ADULTI E PIANO DEI FIGLI
  • 36.
  • 37.
  • 38.
  • 39.
  • 40.
  • 41. La famiglia Dosi Lucia ha nove anni ed è portata in terapia dai genitori perché da più di due soffre di forti mal di pancia sia a casa che a scuola. I suoi disturbi, di origine psicosomatica, tiranneggiano i genitori giorno e notte, ha infatti continue crisi di pianto e spesso sveglia i genitori pretendendo di dormire con loro. Ha una sorella più piccola, Clara, di quattro anni, che sembra essere abbastanza trascurata, in quanto non crea problemi.
  • 43. LA PSEUDO-SEPARAZIONE E IL BAMBINO CHE TIENE UNITI Separazione di coppia incompleta sul piano psicologico nella quale il figlio funge da collante che tiene uniti i due coniugi.
  • 44.
  • 45. elaborare la nuova condizione di persona separata
  • 46.
  • 47. Separazioni incomplete e sintomi infantili Spesso il bambino tiene uniti i genitori separati, i quali non sono riusciti a chiarire in modo coerente che non sono più una coppia. Nesso tra il disturbo infantile e la situazione di confusione nel piano dei genitori I genitori hanno il compito di aiutare i figli nell’elaborazione della perdita e nella definizione chiara e coerente della loro relazione di ex coniugi La sintomatologia del bambino tende a regredire rapidamente quando nel processo terapeutico si avvia un processo di chiarificazione e definizione degli adulti
  • 48.
  • 49. Figlio come “arma di ricatto” trascuratezza o abuso affettivo: il bambino viene esposto a situazioni traumatiche che non lo riguardano Coniugi talmente incastrati nella problematica di non elaborazione della separazione che l’attenzione al bambino e ai suoi bisogni diventa secondaria
  • 50.
  • 51. quello che “insegue” ha spesso una storia di iperdipendenza dalla famiglia d’origine Si tratta di modalità complementari di mancato svincolo che alimenta l’incastro della non definizione
  • 52.
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  • 54.
  • 55.
  • 57. La famiglia Mazzi Gianni ha undici anni, portato in terapia perché da circa due soffre di encopresi, che si presenta sia a casa che a scuola, con conseguente vergogna del bambino e apprensione dei genitori. I genitori sono separati da quando lui aveva 4 anni, ma non c’è ancora stato il distacco affettivo. Lo pseudo-legame di coppia, negato a livello ufficiale,viene rinforzato da Gianni che con la sua “cacca” fa da ponte tra i due nuclei familiari.