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0 i network nelle organizzazioni knowledge intensiv introduzione
1. Florindo Russo
I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002
Introduzione
I NETWORK NELLE ORGANIZZAZIONI
KNOWLEDGE INTENSIVE.
IL CASO MILK
INTRODUZIONE
2. Florindo Russo
I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002
Introduzione
INTRODUZIONE
Le situazioni di incertezza e di complessità, che caratterizzano i moderni
contesti economici e decisionali, richiedono alle organizzazioni la capacità
di apprendere, sia come arricchimento delle conoscenze per adeguare
costantemente le proprie azioni alle diverse situazioni in cui si trovano ad
operare, sia come attitudine a riconsiderare ogni situazione mettendo in
discussione l’opportunità delle soluzioni applicate rispetto alla realtà
ambientale.
Le imprese, per competere, devono mobilitare le loro differenti
conoscenze sedimentate tramite l’esperienza, accettare la pluralità dei
contesti, praticare la varietà e la variabilità delle soluzioni come arma
competitiva. Si richiede un approccio strategico alla gestione della
conoscenza e a tale esigenza risponde il knowledge management, una
disciplina che sviluppa un sistema integrato per identificare, recuperare,
condividere ed analizzare il parco delle conoscenze organizzative
necessarie per il funzionamento dell’azienda.
Il knowledge management permette la patrimonializzazione della
conoscenza, cioè la formalizzazione del sapere aziendale esplicitando le
esperienze, le soluzioni vincenti, attingendo al patrimonio di conoscenza
tacita detenuto dai singoli individui e trasformandolo in risorsa a
disposizione di tutti attraverso opportune modalità di diffusione e di
condivisione. Si conseguono importanti economie di replicazione del
sapere posseduto, attività che permettono la riduzione dei costi e dei rischi
dell’investimento cognitivo.
È compito delle organizzazioni creare dei modi sistematici e razionali per
identificare e convertire le esperienze, le specialità e le abilità individuali
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I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002
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in risorse dell’organizzazione. In questa strategia un ruolo fondamentale
spetta all’integrazione della tecnologia nella cultura organizzativa
d’impresa, affinché la conoscenza sia resa ampiamente accessibile e
utilizzabile.
La conoscenza aziendale non deve essere utilizzata in modo orientato alle
funzioni ma ai processi aziendali, cioè deve essere una componente di
processo per assicurare un sostenibile vantaggio competitivo.
In questa dimensione, l’ottimizzazione della gestione delle conoscenze non
è focalizzata alla riduzione dei costi, ma al miglioramento dei risultati
complessivi con l’obiettivo di ottimizzare i processi aziendali attraverso
l’incremento del valore da essi prodotto rispetto al costo generato.
Alla luce di queste considerazioni, il presente studio si pone l’obiettivo di
dimostrare come, nelle organizzazioni knowledge intensive, soluzioni di
knowledge management, basate su gli strumenti di information and
communication technologies e incentrate sulla relazione tra contenuto
conoscitivo e contesto lavorativo, consentano di supportare i processi
aziendali.
Il filo conduttore è l’importanza del contesto e il suo legame con le
pratiche di lavoro. L’esigenza di comprendere il suo ruolo nelle realtà
organizzative induce ad analizzare i network come i reali ambienti nei
quali hanno vita i processi di knowledge management, intesi come un
insieme di attività di knowing: knowledge acquisition, knowledge creation,
knowledge sharing, knowledge utilization e apprendimento.
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I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002
Introduzione
Il lavoro si articola in quattro capitoli:
Nel primo capitolo si introduce il concetto di capitale intellettuale,
scomposto idealmente e analizzato in capitale umano, strutturale e
relazionale (Edvinsson e Malone, 1997), e la sua importanza all’interno
delle organizzazioni.
Sono le persone a generare valore (Cravera, Maglione e Ruggeri, 2001) e
la stretta relazione tra il valore aziendale e gli intangible assets spinge ad
indagare su cosa si intenda per dato, informazione e conoscenza; il legame
tra l’informazione semantica e l’explicit knowledge, relazione
fondamentale affinché le persone possano effettivamente beneficiare delle
dinamiche di knowledge management, si salda all’interno del “ba”
(Nonaka e Konno, 1998; Konno, 2000), del contesto dove hanno origine le
interazioni che creano valore in termini di conoscenza.
Si giunge ad individuare le dimensioni chiavi di un processo di knowledge
creation, inteso come un insieme di attività di giustificazione pubblica
delle credenze personali (Nonaka e Takeuchi, 1995) e a comprendere
l’importanza e il valore del “care” (Von Krogh, 1998), quale “soft
enablers”, all’interno delle dinamiche di knowlegde sharing.
Nel secondo capitolo si considerano le caratteristiche peculiari delle
organizzazioni knowlegde intensive (Carlsen e Valiakangas, 1998; Butera,
1998), scelte come campo per l'applicazione del knowledge management e
analizzate come sistemi capaci di generare apprendimento (Vicari, 1991). I
processi di knowledge acquisition sono intesi quali attività dove gli
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individui imparano con gli altri. In questa visione, assume estrema
rilevanza il significato di network (Knoke e Kuklinski, 1983), assunto
come unità di analisi per la realizzazione di una soluzione di knowledge
management.
I concetti di comunità di pratica (Wenger, 1998) e di activity theory
(Engestrom, 1999) permettono di individuare e analizzare gli elementi
distintivi dei knowledge network, che rappresentano i luoghi privilegiati di
circolazione, condivisione e creazione della conoscenza.
Nel terzo capitolo si sviluppa un framework teorico per implementare
azioni di knowledge-based management (Konno, 2000), cercando di
individuare i fattori sui quali le organizzazioni possono far leve per
ottenere sostenibili vantaggi competitivi.
Si cerca di proporre degli scenari di knowledge management, individuare
le linee guida di una knowledge strategy (Zack, 1998), analizzare le fasi
salienti di un processo di knowledge assessment e comprendere alcune
caratteristiche tecnologiche dei system integrators, nonché il loro ruolo nei
processi di gestione della conoscenza.
Si delinea, quindi, un’impostazione teorica per l’applicazione di sistemi
integrati di knowledge management, intesi quali “hard enablers”, a
supporto dei network organizzativi e a sostegno delle loro pratiche di
lavoro.
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Nel quarto capitolo si pone l’attenzione su MILK (Multimedia Interaction
for Learning and Knowing), un progetto europeo di ricerca e sviluppo
all’interno delle iniziative dell’IST (Information Society Technologies)
Programme.
L’obiettivo principale del progetto è sviluppare una soluzione di
knowledge management application-oriented per organizzazioni
knowledge intensive, integrando aspetti tecnologici, organizzativi e di
business in relazione a tipiche situazione di lavoro di knowledge workers
distribuite “over space and time”. Il punto di partenza di MILK è che la
tecnologia deve essere progettata a partire innanzi tutto dalle persone,
attraverso lo studio delle dinamiche concrete attraverso cui la conoscenza
viene creata e condivisa, e dei processi di apprendimento reali. Pertanto, si
propone il seductive design (Agostini, De Michelis e Susani, 1999) come
approccio socio-tecnico (Butera, 1995) per realizzare una soluzione di
knowledge management. Sulla base di ciò, i network rappresentano l’unità
di analisi privilegiata e la tecnologia deve essere progettata in maniera tale
che risulti uno strumento in grado di supportare tali dispositivi sociali e di
facilitare le interazioni tra i membri che ne fanno parte.
Quindi, il presupposto per la progettazione di un sistema di knowledge
management basato sulle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, che prenda corpo a partire da una strategia di knowledge-
based management, è l'acquisizione della consapevolezza, all’interno delle
organizzazioni e in particolare di quelle knowledge intensive, dell’estrema
importanza che ricoprono i network, veri e propri motori dei processi di
creazione e condivisione della conoscenza, fabbrica sociale
dell’apprendimento, dispositivi sociali capaci di attivare quell’intelligenza
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Introduzione
distribuita nel tessuto delle relazioni informali che attraversano le
organizzazioni e presupposti strategici per il loro successo.
La parte sperimentale della tesi, relativa al progetto di ricerca e sviluppo
MILK, è frutto di un’esperienza di stage all’interno della società di ricerca
e consulenza organizzativa IRSO - Butera e Partners, che mi ha permesso
di entrare in contatto con una realtà organizzativa knowledge intensive.
Nel particolare ho collaborato alla fase di analisi dei potenziali utenti della
soluzione di knowledge management, che sarà realizzata all’interno del
progetto MILK.