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Benoit Tarlant, Produttore, Champagne Tarlant
Sto provando Clayver sulle mie basi, in particolare sullo Chardonnay. Per farmi un'idea sul comportamento ho messo la
stessa massa a fermentare in altri contenitori: acciaio, barrique e due diversi contenitori in terracotta. L'altro giorno
abbiamo fatto gli assaggi per decidere i tagli e devo dire che Clayver ha vinto su tutti gli altri contenitori, e non solo dal
punto di vista organolettico. Abbiamo infatti registrato una minore evaporazione del vino sia rispetto alla barrique che
rispetto alle due anfore in terracotta. Negli assaggi alla cieca che abbiamo fatto, lo chardonnay fermentato in Clayver ha
inoltre dimostrato di essere quello che più di tutti incontrava i nostri gusti: un vino aperto, fruttato, bilanciato.
Andrea Sala, Piccolo Produttore
Credo di essere stato uno dei primi a sperimentare questo nuovo materiale e devo confermare che la tenuta è perfetta:
non ci sono perdite consistenti e si evita l’eccesso di riduzione dei contenitori in inox. Secondo me, due vantaggi non
trascurabili, oltre a quelli già noti sono: una grande facilità di igiene (io uso l’idropulitrice a 90° senza problemi) ed il fatto
che si possono allungare gli intervalli dei travasi senza il rischio di andare in eccesso di riduzione.
Paolo Carlo Ghislandi, Produttore, Cascina I Carpini
Sto utilizzando il Clayver dalla svinatura del mio Timorasso più promettente dell'annata 2013.
Inizialmente il Clayver ha assorbito una quantità di vino simile ad una botte di rovere da 500L (Tonneaux), dopo tre
settimane sembra essersi stabilizzato.
Ad oggi, dalle degustazioni e dalle analisi non si è ritenuto necessario intervenire sulla massa (niente rame, niente solfiti,
niente di niente). Secondo le mie impressioni personali non avvallate scientificamente, per ora il Clayver sembra avere un
comportamento poliedrico. Si comporta a livello di isolamento termico similmente ad una vasca di cemento, fornisce uno
scambio osmotico con l'ambiente esterno che appare simile al rovere e ha una "pulizia" paragonabile all'acciaio o al vetro.
Nell'ultima degustazione comparativa la massa identica da cui ho prelevato il vino che ora è nel Clayver è risultata, alla
cieca, meno definita e ancora "grezza", meno elegante, mentre la massa nel Clayver era decisamente più fine ed evoluta
(seppur ancora giovanissime entrambe).
I valori analitici, al momento, non presentano significativi elementi di distinzione. La particolare chiusura del Clayver rende
inutile preoccuparsi delle ossidazioni o delle contaminazioni, nessuna correzione enologica è stata prevista al momento.
Da non trascurare l'effetto estetico che rende ancora più piacevole l'esperienza di utilizzarlo. Per un vino Timorasso 2013
stiamo parlando di qualcosa di estremamente prematuro, credo che sarà interessante e rilevante analizzare il vino a
maggio, con temperature decisamente più alte e malolattiche svolte.
La certificazione alimentare
dovrebbe essere obbligatoria, ma non sempre è
fornita, specie in assenza di normativa
per la ceramica: piombo e cadmio (Regolamento CE
1935/2004 - Direttiva 84/500 attuata con D.M. 4/4/85
e Direttiva 2005/31/CE attuata con D.M. 1/2/2007)
gli altri elementi di solito presenti in ogni ceramica
(Al, Si, Fe, Ca, Ti, Na, K): innocui

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  • 3. La certificazione alimentare dovrebbe essere obbligatoria, ma non sempre è fornita, specie in assenza di normativa per la ceramica: piombo e cadmio (Regolamento CE 1935/2004 - Direttiva 84/500 attuata con D.M. 4/4/85 e Direttiva 2005/31/CE attuata con D.M. 1/2/2007) gli altri elementi di solito presenti in ogni ceramica (Al, Si, Fe, Ca, Ti, Na, K): innocui