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Sul perché l’Agilità sia una risorsa imprescindibile
per Sostenibilità ed Economia Circolare
A cura di:Emiliano Soldi 27 Luglio 2022
L’impatto dei nostri comportamenti sull’ambiente circostante sono ormai visibili ad occhio nudo su terre,
mari, cieli o fiumi.
Non passa giorno senza che i media non trattino notizie che riguardano scioglimenti di ghiacciai,
inquinamento atmosferico, siccità, perdita della biodiversità.
Uno studio di Plastic Oceans riporta dati difficilmente travisabili: all’interno del 100% di cozze o vongole
testate nei mari di tutto il mondo, sono state riscontrate microplastiche; mediamente un essere umano
ingerisce un quantitativo di plastiche pari a circa 18 kg; in un anno un milione di animali marini muoiono a
causa delle plastiche presenti in oceani e mari.
Anche la MacArthur Foundation ci informa che ai ritmi cui l’umanità sta procedendo ad inquinare, nel 2050
nei mari potrebbe esserci più plastica che pesci.
Preoccupa molto il fatto che ci si stia abituando a queste notizie, portando assuefazione e limitando la
volontà delle persone di agire con la necessaria proattività e solerzia.
Registriamo però segnali molto interessanti che potrebbero aiutare ad operare una sterzata energica verso un
cambiamento reale, radicale e veloce verso abitudini sostenibili e rispettose dell’ambiente.
La prima rilevazione in tal senso, riguarda l’aumento costante della pressione da parte di consumatori e
investitori sulle aziende verso lo sviluppo di prodotti e servizi sostenibili e l’adozione di pratiche etiche.
Il rischio delle aziende di perdita di competitività e di trovarsi ai margini del mercato a causa dei loro impatti
negativi sull’ambiente è molto alto. E aumenta incessantemente ogni giorno che passa senza agire in tal
senso.
Quelle aziende dovrebbero però reagire non scoraggiandosi, bensì tenendo in considerazione il famoso
mantra derivato da studi di Project Management: dietro ad ogni rischio si nasconde un’opportunità uguale e
contraria al suo indice di probabilità ed impatto.
Un report di Accenture rileva come le aziende in grado di unire il loro percorso verso la trasformazione
digitale, allo sviluppo di competenze e innovazione in ambito sostenibile (Twin Transformers), avranno più
del doppio delle probabilità, rispetto ai loro competitor che attuano solo una o nessuna delle due
trasformazioni, di divenire leader incontrastati dei mercati di riferimento.
Julie Sweet, CEO di Accenture, sostiene che così come la rivoluzione digitale ha trasformato il modo in cui
viviamo e lavoriamo, lo stesso accadrà per la sostenibilità, che porterà nuova crescita e permeerà tutto ciò
che facciamo. Nel 2025, continua la Sweet, qualsiasi business dovrà essere sostenibile.
Un altro dato che a nostro avviso è in grado di convincere anche i più scettici ed influenzare in tal senso le
agende di quelle aziende, riguarda un’analisi di Mckinsey che identifica in oltre 12.000 i miliardi di dollari
di potenziali vendite aggiuntive annue sino al 2030, generate dalla crescente domanda di offerte a zero-
emissioni.
Ma cosa ci ha portato sin qui e quali competenze e risorse sono necessarie per reagire in breve tempo?
Il modello di economia che è stato utilizzato in maniera prevalente sino ad oggi è quello lineare.
È un modello che prevede che le risorse naturali vengano estratte. trasformate in prodotti che, una volta
usati, sono poi destinati a diventare rifiuti.
In un modello come quello le aziende, per ottenere maggiori
ricavi, sono obbligate a vendere più prodotti.
Maggiori i prodotti venduti, maggiori le risorse naturali estratte e i
rifiuti prodotti.
L’Economia Verde cerca di dare una risposta a quel problema
introducendo abitudini più rispettose dell’ambiente quali il riuso
dei prodotti, il riciclo dei materiali, e che punta alla produzione di
prodotti eco-sostenibili che spesso però presentano le stesse
caratteristiche dei prodotti cosiddetti “grigi”, ma con costi
maggiori e che, in situazioni di economia stagnante o recessiva, sono difficilmente accessibili e non portano
ad un vero cambiamento delle abitudini dei consumatori.
Albert Einstein, in una delle sue famose citazioni, ci ammoniva: “Il mondo non si evolverà oltre l’attuale
stato di crisi utilizzando gli stessi schemi di pensiero che hanno creato quella situazione”.
Ciò che è richiesto oggi è un salto sistemico.
L’Economia Circolare è un sistema economico in grado di auto-rigenerarsi, garantendo quindi anche la sua
eco-sostenibilità.
Source: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:The_Circular_Economy_concept.png
La forza di questo sistema è data dalla coerenza e l’integrazione di diversi concetti, processi e modelli di
business.
In prima istanza si “esasperano” al massimo i concetti di riciclo e riuso della materia prima, introducendo
concetti di circolarità e di materia seconda prima: ossia residui o sfridi di lavorazione delle materie prime
oppure di materiali recuperati o riciclati da altre lavorazioni (es. agricoltura), da reintrodurre nel ciclo di
produzione.
Un altro concetto cardine dell’economia circolare è l’estensione del ciclo di vita del prodotto.
Riassemblaggio, ristrutturazione, ricondizionamento, facendo anche leva su concetti di manutenzione
predittiva ad evitare rotture drastiche, permettono di ampliare sensibilmente la durata di quei prodotti.
Vengono introdotti anche modelli di business innovativi e dedicati.
Il modello “da Prodotto a Servizio” mira non più a vendere prodotti, bensì servizi specifici ad essi
collegati.
Un noto costruttore di motori per velivoli, ormai da diversi anni, non vende più (solo) motori, ma vende ore
di volo. Ciò significa che la compagnia area non è più obbligata a comprare il motore, trasportarlo, montarlo
e manutenerlo. Acquista invece un servizio che assicura il completo funzionamento del motore in quanto è il
produttore stesso ad assicurare la massima efficienza e sicurezza dello stesso, attraverso servizi di
manutenzione dedicati e qualitativamente eccelsi.
La responsabilità per tutto il ciclo di vita del prodotto rimane quindi del costruttore che dovrà accertarsi di
estrarre il massimo del valore possibile, allungandone la vita e riciclandone sino all’ultimo bullone.
Ultimo, ma non ultimo, l’introduzione del modello di Economia Collaborativa (Sharing Economy) che
prevede l’utilizzo di un prodotto condiviso tra più utilizzatori attraverso piattaforme digitali (es. car e bike
sharing).
Qualsiasi azienda che voglia intraprendere il viaggio verso la circolarità è chiamata ad affrontare sfide molto
importanti che toccano in profondità processi, prodotti e servizi, cultura organizzativa ed ecosistemi.
Crediamo fermamente che l’Agilità sia una capacità aziendale fondamentale non solo per adattarsi
velocemente alle discontinuità dei mercati (Business Agility), ma rappresenti anche una risorsa chiave per
affrontare al meglio trasformazioni verso la sostenibilità e l’economia circolare. Come?
Processi
Introdurre i concetti sopra esposti di circolarità (riciclo, riuso, estensione, da prodotto a servizio, piattaforme
collaborative) impone una revisione completa dei processi operativi aziendali di creazione del valore.
La circolarità impatterà l’intera catena del valore e di approvvigionamento. Dovranno essere ripensati tutti i
processi di: ricerca e sviluppo, acquisti, produzione, logistica, vendite, marketing, amministrazione, finanza.
§Saranno interessate anche aree come risorse umane, marketing e comunicazione, i sistemi informativi.
Dovranno essere ricercati i punti primari e secondari di uso di risorse naturali e di produzione di
inquinamento e sprechi, per identificare quali interventi possano essere attuati per ridurre i consumi, favorire
il riciclo e il riuso, oltre che annullare i rifiuti.
Lean ed Agile mettono a disposizione un mindset basato sulla riduzione degli sprechi, la creazione continua
di valore, la focalizzazione, agendo attraverso una revisione attenta e condivisa tra i vari stakeholder dei
processi, facendo uso di tecniche e strumenti molto potenti con una tradizione proveniente dagli ambienti
manufatturieri (es. Value Stream Mapping, Gemba Walk, Root Cause Analysis, Bottleneck analysis,
Kanban).
Prodotti e Servizi
Pensare a prodotti e servizi sostenibili e circolari impone di ripartire da zero, dalla fase di design, pensando a
come utilizzare meno risorse nella fase di produzione, a come rendere modulari i propri prodotti,
incrementando la facilità di manutenzione, estendendo il ciclo di vita, e a come proporli come servizio,
abilitando modelli collaborativi attraverso piattaforme digitali dedicate.
Arrivare a creare prodotti di quel tipo per organizzazioni tradizionali si traduce, per forza di cose, di passare
attraverso un approccio iterativo e incrementale di creazione del prodotto.
L’approccio Lean Startup di Eric Ries è una metodologia Lean-Agile che attraverso il test veloce e continuo
di versioni basiche, ma incrementali, del prodotto (MVP Minimum Viable Product), le vuole mettere alla
prova, raccogliendo e facendo tesoro dei feedback, procedendo per tentativi (approccio scientifico-empirico)
verso una versione stabile del prodotto da proporre quindi al mercato.
Cultura Organizzativa
Cambiamenti di questa portata vanno intesi come vere e proprie rivoluzioni; rivoluzioni che devono partire
da un cambio radicale di mindset e cultura aziendale.
Le organizzazioni dovranno ripensare ai loro stessi scopi, visione, valori e principi aziendali per plasmarli
attorno a quelli propri della sostenibilità. Dovranno incoraggiare l’innovazione stabilendo una mentalità da
“laboratorio”, promuovendo il pensiero laterale e instillando una mentalità circolare a 360° in grado di
influenzare il modo in cui vengono costruiti i prodotti e i servizi.
Dovranno coinvolgere le persone fin dall’inizio della trasformazione facendole partecipare alle iniziative
strategiche, organizzando sessioni di formazione e coaching per stabilire giuste mentalità e comportamenti.
Da più di vent’anni, portare l’Agilità nelle organizzazioni, per noi coach, ha significato condurre iniziative
di cambiamento molto simili a quelle necessarie per la circolarità. Agile è innanzitutto un modo di pensare e
di agire, che porta con sé grossi cambiamenti di competenza, di attitudine e nelle pratiche.
Chi ha condotto trasformazioni Agile, per natura ed esperienza, ha competenze “riusabili”, “riciclabili” ed
“estendibili” all’ambito della circolarità.
Ecosistemi
La complessità della sfida è tale da non permettere alle singole organizzazioni di intraprendere in autonomia
il viaggio verso la circolarità.
Sarà necessario aprirsi alla condivisione trasparente e non competitiva delle conoscenze e delle esperienze,
per poter aumentare le opportunità e la creazione di valore. Questo dovrà avvenire con qualsiasi attore,
competitori compresi, attraverso modelli di Coopetizione, dove competizione e cooperazione trovano le
giuste sinergie.
Non si potrà prescindere dal creare partenariati win-win con enti governativi locali, regionali o statali, così
come acquisire o investire in startup specializzate in nuovi modelli di business, prodotti o servizi circolari.
L’Agilità persegue sin dalla sua nascita la creazione di team cross-funzionali, la raccolta continua del
feedback attraverso review di prodotto aperte agli stakeholder e agli utenti. Utilizza approccio volti a
sfruttare l’intelligenza collettiva e il partenariato per interpretare al meglio i dati raccolti e i segnali deboli
percepiti, darne un’interpretazione e trovare nuove soluzioni che siano favorite dal mettere assieme punti di
vista ed esperienze diversi.
Circolarità, Emissioni-zero, Fiducia nell’ecosistema, sono i tre concetti chiave che ogni azienda deve
affrontare per rimanere competitiva.
L’onda del cambiamento è già montata. Non rimane che cavalcarla facendo leva sull’Agilità.
Articolo a cura di Emiliano Soldi
Profilo Autore
Emiliano Soldi
Business Agility Coach
Agile Enterprise Transformation Coach

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  • 1. Sul perché l’Agilità sia una risorsa imprescindibile per Sostenibilità ed Economia Circolare A cura di:Emiliano Soldi 27 Luglio 2022 L’impatto dei nostri comportamenti sull’ambiente circostante sono ormai visibili ad occhio nudo su terre, mari, cieli o fiumi. Non passa giorno senza che i media non trattino notizie che riguardano scioglimenti di ghiacciai, inquinamento atmosferico, siccità, perdita della biodiversità. Uno studio di Plastic Oceans riporta dati difficilmente travisabili: all’interno del 100% di cozze o vongole testate nei mari di tutto il mondo, sono state riscontrate microplastiche; mediamente un essere umano ingerisce un quantitativo di plastiche pari a circa 18 kg; in un anno un milione di animali marini muoiono a causa delle plastiche presenti in oceani e mari. Anche la MacArthur Foundation ci informa che ai ritmi cui l’umanità sta procedendo ad inquinare, nel 2050 nei mari potrebbe esserci più plastica che pesci. Preoccupa molto il fatto che ci si stia abituando a queste notizie, portando assuefazione e limitando la volontà delle persone di agire con la necessaria proattività e solerzia. Registriamo però segnali molto interessanti che potrebbero aiutare ad operare una sterzata energica verso un cambiamento reale, radicale e veloce verso abitudini sostenibili e rispettose dell’ambiente. La prima rilevazione in tal senso, riguarda l’aumento costante della pressione da parte di consumatori e investitori sulle aziende verso lo sviluppo di prodotti e servizi sostenibili e l’adozione di pratiche etiche.
  • 2. Il rischio delle aziende di perdita di competitività e di trovarsi ai margini del mercato a causa dei loro impatti negativi sull’ambiente è molto alto. E aumenta incessantemente ogni giorno che passa senza agire in tal senso. Quelle aziende dovrebbero però reagire non scoraggiandosi, bensì tenendo in considerazione il famoso mantra derivato da studi di Project Management: dietro ad ogni rischio si nasconde un’opportunità uguale e contraria al suo indice di probabilità ed impatto. Un report di Accenture rileva come le aziende in grado di unire il loro percorso verso la trasformazione digitale, allo sviluppo di competenze e innovazione in ambito sostenibile (Twin Transformers), avranno più del doppio delle probabilità, rispetto ai loro competitor che attuano solo una o nessuna delle due trasformazioni, di divenire leader incontrastati dei mercati di riferimento. Julie Sweet, CEO di Accenture, sostiene che così come la rivoluzione digitale ha trasformato il modo in cui viviamo e lavoriamo, lo stesso accadrà per la sostenibilità, che porterà nuova crescita e permeerà tutto ciò che facciamo. Nel 2025, continua la Sweet, qualsiasi business dovrà essere sostenibile. Un altro dato che a nostro avviso è in grado di convincere anche i più scettici ed influenzare in tal senso le agende di quelle aziende, riguarda un’analisi di Mckinsey che identifica in oltre 12.000 i miliardi di dollari di potenziali vendite aggiuntive annue sino al 2030, generate dalla crescente domanda di offerte a zero- emissioni. Ma cosa ci ha portato sin qui e quali competenze e risorse sono necessarie per reagire in breve tempo? Il modello di economia che è stato utilizzato in maniera prevalente sino ad oggi è quello lineare. È un modello che prevede che le risorse naturali vengano estratte. trasformate in prodotti che, una volta usati, sono poi destinati a diventare rifiuti. In un modello come quello le aziende, per ottenere maggiori ricavi, sono obbligate a vendere più prodotti. Maggiori i prodotti venduti, maggiori le risorse naturali estratte e i rifiuti prodotti. L’Economia Verde cerca di dare una risposta a quel problema introducendo abitudini più rispettose dell’ambiente quali il riuso dei prodotti, il riciclo dei materiali, e che punta alla produzione di prodotti eco-sostenibili che spesso però presentano le stesse caratteristiche dei prodotti cosiddetti “grigi”, ma con costi maggiori e che, in situazioni di economia stagnante o recessiva, sono difficilmente accessibili e non portano ad un vero cambiamento delle abitudini dei consumatori.
  • 3. Albert Einstein, in una delle sue famose citazioni, ci ammoniva: “Il mondo non si evolverà oltre l’attuale stato di crisi utilizzando gli stessi schemi di pensiero che hanno creato quella situazione”. Ciò che è richiesto oggi è un salto sistemico. L’Economia Circolare è un sistema economico in grado di auto-rigenerarsi, garantendo quindi anche la sua eco-sostenibilità. Source: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:The_Circular_Economy_concept.png La forza di questo sistema è data dalla coerenza e l’integrazione di diversi concetti, processi e modelli di business. In prima istanza si “esasperano” al massimo i concetti di riciclo e riuso della materia prima, introducendo concetti di circolarità e di materia seconda prima: ossia residui o sfridi di lavorazione delle materie prime oppure di materiali recuperati o riciclati da altre lavorazioni (es. agricoltura), da reintrodurre nel ciclo di produzione. Un altro concetto cardine dell’economia circolare è l’estensione del ciclo di vita del prodotto. Riassemblaggio, ristrutturazione, ricondizionamento, facendo anche leva su concetti di manutenzione predittiva ad evitare rotture drastiche, permettono di ampliare sensibilmente la durata di quei prodotti. Vengono introdotti anche modelli di business innovativi e dedicati. Il modello “da Prodotto a Servizio” mira non più a vendere prodotti, bensì servizi specifici ad essi collegati. Un noto costruttore di motori per velivoli, ormai da diversi anni, non vende più (solo) motori, ma vende ore di volo. Ciò significa che la compagnia area non è più obbligata a comprare il motore, trasportarlo, montarlo e manutenerlo. Acquista invece un servizio che assicura il completo funzionamento del motore in quanto è il produttore stesso ad assicurare la massima efficienza e sicurezza dello stesso, attraverso servizi di manutenzione dedicati e qualitativamente eccelsi. La responsabilità per tutto il ciclo di vita del prodotto rimane quindi del costruttore che dovrà accertarsi di estrarre il massimo del valore possibile, allungandone la vita e riciclandone sino all’ultimo bullone. Ultimo, ma non ultimo, l’introduzione del modello di Economia Collaborativa (Sharing Economy) che prevede l’utilizzo di un prodotto condiviso tra più utilizzatori attraverso piattaforme digitali (es. car e bike sharing). Qualsiasi azienda che voglia intraprendere il viaggio verso la circolarità è chiamata ad affrontare sfide molto importanti che toccano in profondità processi, prodotti e servizi, cultura organizzativa ed ecosistemi. Crediamo fermamente che l’Agilità sia una capacità aziendale fondamentale non solo per adattarsi velocemente alle discontinuità dei mercati (Business Agility), ma rappresenti anche una risorsa chiave per affrontare al meglio trasformazioni verso la sostenibilità e l’economia circolare. Come?
  • 4. Processi Introdurre i concetti sopra esposti di circolarità (riciclo, riuso, estensione, da prodotto a servizio, piattaforme collaborative) impone una revisione completa dei processi operativi aziendali di creazione del valore. La circolarità impatterà l’intera catena del valore e di approvvigionamento. Dovranno essere ripensati tutti i processi di: ricerca e sviluppo, acquisti, produzione, logistica, vendite, marketing, amministrazione, finanza. §Saranno interessate anche aree come risorse umane, marketing e comunicazione, i sistemi informativi. Dovranno essere ricercati i punti primari e secondari di uso di risorse naturali e di produzione di inquinamento e sprechi, per identificare quali interventi possano essere attuati per ridurre i consumi, favorire il riciclo e il riuso, oltre che annullare i rifiuti. Lean ed Agile mettono a disposizione un mindset basato sulla riduzione degli sprechi, la creazione continua di valore, la focalizzazione, agendo attraverso una revisione attenta e condivisa tra i vari stakeholder dei processi, facendo uso di tecniche e strumenti molto potenti con una tradizione proveniente dagli ambienti manufatturieri (es. Value Stream Mapping, Gemba Walk, Root Cause Analysis, Bottleneck analysis, Kanban). Prodotti e Servizi Pensare a prodotti e servizi sostenibili e circolari impone di ripartire da zero, dalla fase di design, pensando a come utilizzare meno risorse nella fase di produzione, a come rendere modulari i propri prodotti, incrementando la facilità di manutenzione, estendendo il ciclo di vita, e a come proporli come servizio, abilitando modelli collaborativi attraverso piattaforme digitali dedicate. Arrivare a creare prodotti di quel tipo per organizzazioni tradizionali si traduce, per forza di cose, di passare attraverso un approccio iterativo e incrementale di creazione del prodotto. L’approccio Lean Startup di Eric Ries è una metodologia Lean-Agile che attraverso il test veloce e continuo di versioni basiche, ma incrementali, del prodotto (MVP Minimum Viable Product), le vuole mettere alla prova, raccogliendo e facendo tesoro dei feedback, procedendo per tentativi (approccio scientifico-empirico) verso una versione stabile del prodotto da proporre quindi al mercato. Cultura Organizzativa Cambiamenti di questa portata vanno intesi come vere e proprie rivoluzioni; rivoluzioni che devono partire da un cambio radicale di mindset e cultura aziendale. Le organizzazioni dovranno ripensare ai loro stessi scopi, visione, valori e principi aziendali per plasmarli attorno a quelli propri della sostenibilità. Dovranno incoraggiare l’innovazione stabilendo una mentalità da “laboratorio”, promuovendo il pensiero laterale e instillando una mentalità circolare a 360° in grado di influenzare il modo in cui vengono costruiti i prodotti e i servizi. Dovranno coinvolgere le persone fin dall’inizio della trasformazione facendole partecipare alle iniziative strategiche, organizzando sessioni di formazione e coaching per stabilire giuste mentalità e comportamenti. Da più di vent’anni, portare l’Agilità nelle organizzazioni, per noi coach, ha significato condurre iniziative di cambiamento molto simili a quelle necessarie per la circolarità. Agile è innanzitutto un modo di pensare e di agire, che porta con sé grossi cambiamenti di competenza, di attitudine e nelle pratiche. Chi ha condotto trasformazioni Agile, per natura ed esperienza, ha competenze “riusabili”, “riciclabili” ed “estendibili” all’ambito della circolarità.
  • 5. Ecosistemi La complessità della sfida è tale da non permettere alle singole organizzazioni di intraprendere in autonomia il viaggio verso la circolarità. Sarà necessario aprirsi alla condivisione trasparente e non competitiva delle conoscenze e delle esperienze, per poter aumentare le opportunità e la creazione di valore. Questo dovrà avvenire con qualsiasi attore, competitori compresi, attraverso modelli di Coopetizione, dove competizione e cooperazione trovano le giuste sinergie. Non si potrà prescindere dal creare partenariati win-win con enti governativi locali, regionali o statali, così come acquisire o investire in startup specializzate in nuovi modelli di business, prodotti o servizi circolari. L’Agilità persegue sin dalla sua nascita la creazione di team cross-funzionali, la raccolta continua del feedback attraverso review di prodotto aperte agli stakeholder e agli utenti. Utilizza approccio volti a sfruttare l’intelligenza collettiva e il partenariato per interpretare al meglio i dati raccolti e i segnali deboli percepiti, darne un’interpretazione e trovare nuove soluzioni che siano favorite dal mettere assieme punti di vista ed esperienze diversi. Circolarità, Emissioni-zero, Fiducia nell’ecosistema, sono i tre concetti chiave che ogni azienda deve affrontare per rimanere competitiva. L’onda del cambiamento è già montata. Non rimane che cavalcarla facendo leva sull’Agilità. Articolo a cura di Emiliano Soldi Profilo Autore Emiliano Soldi Business Agility Coach Agile Enterprise Transformation Coach