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tanto quello di far pregare il popolo nella sua lingua con sua
soddisfazione spirituale, ma anche quello di far nascere nel Iet-
tore I'entusiasmo e il desiderio di apprendere meglio la sua pro-
pria lingua e esprirnerla purificata anche fuori del1a preghiera,
nella vita di ogni giorno."A queste difficolta papas Gjergji tento
di ovviare in vario modo. A livello lessicale si impegno
nel1'epurazione dei "barbarisrni", pero, trattandosi di traduzione
di testi tecnici non sempre poteva adoperare termini arbereshe
e, in questi casi, attingeva 0 dal1a lingua shqipe oppure creava
neologismi: si pensi a calchi del tipo Thavrnaberes "Taumaturgo"
sul modello greco, '0 8a.U/-lUTOuPY0C;,Mireprurese "Mirofore"
suI modello greco Ai Mupooopot; 0 lasciava il termine greco
traslitterato nella sua grafia 7 : es. Theofor "ispirato da Dio",
metani "pentimento" etc. Per spiegare le parole non apparte-
nenti al1a parlata di Piana, 0 ormai desuete, predispose la reda-
zione di un vocabolarietto (FIALORTH). Sempre suI piano
lessicale si nota che in corrispondenza di singoli lessemi greci,
10 Schiro usa piu lessemi arbereshe che possano rendere la
pregnanza del corrispettivo termine greco: per es. traduce il gre-
eo £KTCOp£tlO~li:VOV"precede" con due verbi "rrieth e vien" 0 il
greco OU/-lTCPOOKUVOU/-l£vov"adorato" con tre verbi "ponisur e
perfalur e proskjnisur". Quest'ultimo esempio mostra in appa-
renza un « paradosso »: il verbo OU/-lTCPOOKUVOU/-l£vovreso in
arberesh con tre verbi di cui due di origine greca ( ponisur e
proskjnisur );in realta la nostra parlata e permeata di grecismi
mutuati dalla liturgia greco-bizantina.A livello di grafia si riscon-
trano differenze tra l'alfabeto proposto da papas Schiro nei suoi
testi e quello fissato a Monastir nel 1908;in particolare al segno
c del1a gratia ufficiale corrisponde nello Schiro il digramma ts
es.: tsine s. f "gelo, ghiaccio", tsohes. f. "panno, stoffa, feltro";
a xh quello de es. dceshur "nudo"; a q quello kj es. kjendis v.
"ricarnare", kjenkj s.m. "agnello"; ax quellods es. dserk:s. m.
"macchia",dsiguas.m. "giogo", Questo alfabeto hasegni che
rendono suoni peculiari del1a parlata di Pianaes.:hj (IPA [y]) e
una fricativa palatale sorda es.:hjes.f. "ombra", hjidhem v. "ri-
versarsi, precipitarsi";!/ ( IPA [y]) equivale a una fricativa vela-
re senora, es.: lloje s.f. "genere, specie", llojas v.
"pensare.capi re,credere", llastim is. f "besternm ia". Inoltre si
consideri che a proposito del1a rappresentazione dei dittonghi
ascendenti (~ie-,ja-, etc.) papas Schiro preferivascrivere coni
la sern ivocale in albanese resa conj es.: vien pervjen .fiale per
jjale.
Nel1e prefazioni al1e sue opere, scritte anch'esse in albanese,
papas Gjergji illustra ai lettori il contenuto e li avverte della man-
Can7.2-dell' imprimatur (de iure non defacto), informa dei lavori
che non gli appartengono (es. in "Apostulli" le epistole del1a
domenica sono tratte daFiala e T'In Zoti). Mi piace sottolinea-
re che ha realizzato un lavoro da certosino senza I'ausilio della
modern a tecnologia e da solo. Un'eccezione e costituita
dall' EORTOLOGHION, fiutto di una intelligente collaborazione
tra papa Gjergji e Mons. Sotir Ferrara, vescovodell'Eparchiadi
Piana degli Albanesi. Su incarico di Mons. Ercole Lupinacci,
vescovo dell' Eparchia di Lungro, tradusse anche il messale lati-
no. Nutriva l'incrol1abile speranza che gli arbereshe di rito latino
dell' Eparchia avrebbero ascoltato la messa in albanese. Ritengo
questa sua fatica una testimonianza di rispetto nei confronti del
rito latino che, assieme a quello bizantino, onora I'unico e tra-
scendente Signore del1a Chiesa.
Potrei qui terminare col dantesco "messo t 'ho innanzi, omai per
te ti ciba" ma prima vogl io segnalare la val idita dell 'insegna-
mento dell' albanese che non conosce tramonti se non momen-
tanei. L'opera di papa Gjergji e un atto di fede in questa
intramontabilita. Dhokse past papa Gjergji si nde qiell ashtu
nde dhe.
REPERTORIO BIBLIOGRAFICO
KEN KAT SHPIRTERORE E SAKRAMENTET, 1963
KEN KAT E SHEN MERIS VELLlMII, SHTATOR 1963
KENKA SHEN MERISET'lN' ZOTI VELLlMIII, TETOR 1963
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APOSTOLOS, 1965
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(VOLL. 1-2),1971
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JAVAEMADHEDHEEESHEJTE,1975
LlBRI I FESTAVETTE MEDHA. 1978
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VANGJEJI I T'lN' ZOTIIlSU KRISHTIT VOLL. 1-2), 1979
SAKRAMENTll VAJIT' SHEJT ( OFK.JEI), 1979
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SBULESA E SHEN JANIT, 1981
L1BRII SHEJTRAVETTE VITIT(VOLL. 1-12), 1982
LlBRII KRESHEMEVET (VOLL. 1-2), 1983
HISTORIA E SHEJTE (VOLL. 1-2), 1983
LlBRI I OREVET TE MEDHA NE I<'RISHTLlNDJE, THEOFANI
E TEK E PREMPTIA E MADHE, 1984
PENDIKOSTARION (VOLL. 1-2), 1984
KATEKISMII VOGEL, 1985
PARAKLlTIKJI (OKTOIHOS), 1985-86
UDHA E KRIKJES ,1986
EXSAPOSTILARIA THEOTOKJIA EOTHINA FOTAGOJlKA,
1986
TEPARATKATREJAVETETRIODHllT,1987
MESHA LlTIRE PER GJITHE VITIN, 1988
MINEA, 1988-1992 :SHTATOR,TETOR,NtNTOR
(VOLL. 1-2),DJETOR, JINAR
(VOLL. 1-2)
AKOLUTHIA NEKROSIMOS
SAKRAMENTII PAGEZIMIT
I Cfi. G. Schiro, Canti tradizionali ed altri saggi delle colonic albanesi di
Sicilia, r.a. Palermo-Piana degli Albanesi, 1986 pag. CIX.
2 A proposito di Paolo Schiro si fa almeno riferimento alia rivista
domenicale Flala e T'In Zoti distribuita nelle chiese dal 25 febbraio
1912 al23 maggio 1915 quando fu sospesa per la guerra.
3G. Schiro nel 1907 pubblica i Canti Sacri delle colonic albanesi di
Sicilia; del 1923 i Canti tradizionali, di cui Ie pp.121-3 13 contengono
una sezione intitolata Canti Sacri. Ma gia negli anni 1887-90 aveva
pubblicato nella rivista Archivio delle tradizioni popolari di Pitre i
Canti Sacri successivamente riediti nell 'Archivio albanese.
4 G. Petrotta ufficiosamente cornincio a celebrare la liturgia in albanese
ma senza tradurre le preghiere segrete e le parole della consacrazione.
5QPOlOnON , Roma 1876; 'I'AI THPION TOY fIPOC)HTOY
KAl BALIIEQL 1'1A Y 1'1, Venezia 1864; TPIQI'110N, Rorna 1879;
nENTHKOLTAPION, Roma 1883; OKT:r2HXOL, Venezia 1895;
MHNAIA TOY OIOY ENIA YTOY, rouor; u. , Rorna 1888;
MHNAIA TOY OIOY ENIA YTOY, TOpOC; ~, Rorna 1889;
MHNAIA TOY OIOY ENIA YTOY, TO~LOC; y, Roma 1896;
EYXOIOrION TO MEr A, Rorna 1873; AnOLTOIOL , R()I11~
1881.
6 In D. Morelli, a cura di, Co 111 unita religiose e tninoranze linguistiche
oggi in ltalia (Atti del Confemili, Palermo- Piana degli Albanesi, 1987),
Roma 1988, pp. 93-100.
7 L'alfabeto da Lui adoperato non e quello di Monastir.
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