SlideShare ist ein Scribd-Unternehmen logo
1 von 2
PRIMAVERE ARABE

La generazione
della net revolution
Cosa unisce i giovani americani che organizzano il movimento contro gli eccessi del capitalismo agli insor-

ti delle Primavere che hanno rovesciato i regimi nordafricani e ai manifestanti siriani che lottano contro la

barbarie di una feroce dittatura? Certo l’anelito a una società più giusta e libera, ma anche la nuova cultu-

ra globale della condivisione, attraverso la Rete, di             Gennaio 2012, Tunisi. È il primo anniversario della ri-
                                                               voluzione e Avenue Bourghiba, la strada principale del-
pensieri, immagini, slogan, testimonianze di una               la capitale, pullula di cortei, bandiere, canti. È il popolo
                                                               tunisino che per la prima volta celebra se stesso e la sua
battaglia comune, che travalica così confini geogra-           audacia nel liberarsi del dittatore. Mi siedo al caffè a con-
                                                               versare con amici tunisini: al centro del discorso la rab-
fici e steccati ideologici, per riconoscersi membri di         bia di Sidi Bouzid, la cittadina dell’entroterra che ha da-
                                                               to il via alla rivoluzione, non il 14 gennaio che stiamo ce-
un’unica quanto vasta comunità planetaria.                     lebrando, ma circa tre settimane prima, quel famoso 17
                                                               dicembre in cui Mohamed Bouazizi si è dato fuoco nella
di Donatella Della Ratta                                       piazza del municipio. La rivoluzione tunisina per noi è il
                                                               “Degage, degage” urlato a squarciagola sull’avenue, so-
                                                               no i blogger di Tunisi che affollano i nostri convegni, è
                                                               un’élite cittadina educata e colta che ha detto basta al mo-
     icembre 2011, Washington D.C. Mi trovo a passare          nopolio dei Trabelsi & co. sulla vita economica del Pae-
D    per il campo di OccupyDC, il movimento che da New
York si è esteso a centinaia di città americane, occupan-
                                                               se. Un amico suggerisce che la “verità” va cercata altro-
                                                               ve, insinuando che il simbolo di tutta la rivolta – Moha-
do piazze, parchi, università al grido di “Noi siamo il        med Bouazizi, il martire conosciuto dal mondo intero per
99%”, contro quell’1% che tiene in ostaggio il mondo gra-      l’umiliazione del suo carretto di frutta rovesciato – non
zie a un capitalismo finanziario rampante e sfacciato. Il       sia affatto laureato, come tutti pensano. Una “bugia bian-
campo di DC, in una zona centralissima di fronte agli uf-      ca” che è stata capace di catalizzare l’indignazione di tut-
fici del Washington Post, sta per essere caricato dalla po-     to il popolo tunisino, come di tanta altra gente del mon-
lizia. Un giovanotto biondo, alto, bianchissimo, mi si         do intero, istruita e senza avere di che mangiare. Salgo su
piazza davanti e con orgoglio dice: «Io non ho paura del       un bus diretto a Sidi Bouzid, 4 ore per circa 200 chilome-
gas lacrimogeno. Io sono egiziano». Rimango per un atti-       tri. Abbandoniamo la costa verde e azzurra dei Club Med
mo senza parole e mi indigno con me stessa per aver pen-       per chilometri e chilometri di deserto in mezzo al nulla.
sato che un tipico ragazzetto wasp non potesse essere in       Sidi Bouzid è lì, sospesa nel centro della Tunisia, dimen-
realtà un figlio di Alessandria d’Egitto. Per rimediare al      ticata da Bourghiba, Ben Ali e ora persino dalla rivoluzio-




                                                                                                                                                                                                                                       Afp / Getty Images / A. Gharabli
pregiudizio che penso mi si legga in faccia, gli rivolgo ca-   ne. Mi accoglie Ali Bouazizi che non è direttamente im-
lorosi saluti in arabo. Stavolta è lui ad essere in imbaraz-   parentato con il martire Mohamed, ma è la prima perso-
zo: cerca in fretta una scusa, dice che i suoi genitori non    na che lo ha filmato sulla piazza di Sidi Bouzid, il primo
gli hanno insegnato l’arabo, purtroppo. Poi si volta e va      ad aver parlato, solo qualche ora dopo, quello stesso 17                Un giovane palestinese accede a Facebook in un internet café di Ramallah.
                                                                                                                                       Come lui sono in molti ad utilizzare i social network , sull’onda delle Primavere arabe.
verso la sua Tahrir Square.                                    dicembre, con Al Jazeera. Nell’intervista, riportata sol-


40                                                                                             east . rivista europea di geopolitica   numero 42 . giugno 2012                                                                    41
Gli abitanti del paese sono riusciti persino a mettere in
                                                                                                                                                                      piedi un’operetta dove, riuniti tutti in fila, cantano ele-
                                                                                                                                                                      ganti come se fossero in un teatro italiano: “Maledetta sia
                                                                                                                                                                      la tua anima, Hafez al Assad”. Tutto il villaggio partecipa
                                                                                                                                                                      alla creazione collettiva, con ogni mezzo possibile. Un
                                                                                                                                                                      amico siriano, pubblicitario, mi dice che non aveva mai
                                                                                                                                                                      sentito nominare Kafr Nabl prima. «Se potessi li assume-
                                                                                                                                                                      rei tutti quanti nella mia agenzia», mi dice, pieno di am-
                                                                                                                                                                      mirazione per gente che è passata dall’arare i campi a sca-
                                                                                                                                                                      lare le montagne della creatività. E del coraggio.

                                                                                                                                                                        2012, Facebook. Nel marzo scorso i wall degli amici vir-
                                                                                                                                                                      tuali arabi pullulano di poster colorati che dicono: “Ira-
                                                                                                                                                                      niani, non vi bombarderemo”, “Vi amiamo”. È una cam-
                                                                                                                                                                      pagna cominciata per gioco da un quarantenne di Tel
                                                                                                                                                                      Aviv, per dire no all’attacco di Israele all’Iran, minaccia-
                                                                                                                                                                      to ogni giorno sulla stampa. I poster sono autoprodotti da
                                                                                                                                                                      gente che si è fatta fotografare a casa, al lavoro, con i figli,
                                                                                                                                                                      e ha scritto messaggi di pace. Gli iraniani hanno risposto
                                                                                                                                                                      con un’altra campagna: “Amici israeliani, non vi odiamo,
                                                                                                                                                                      non vogliamo la guerra. Vogliamo amore e pace”. Il dia-




                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Afp / Getty Images / F. Dufour
                                                                                                                                        ZumaPress.com / P. Marovich
                                                                                                                                                                      logo virtuale è cominciato, e ha riempito le pagine anche
                                                                                                                                                                      degli arabi. È gente che si parla, senza la mediazione dei
                                                                                                                                                                      propri governi, della stampa, delle istituzioni.

                                                                                                                                                                           ’ideologia al tempo delle rivoluzioni arabe e di Occu-

tanto dal canale in arabo, Ali Bouazizi denuncia l’ingiu-       Dimostranti di Occupy DC.
                                                                                                                                                                      L    py Wall Street è cosa complessa. Mentre i regimi sono
                                                                                                                                                                      impegnati a combattere con le loro armi – retaggi del XX          Manifestanti a Sidi Bouzid, gennaio 2011, con un ritratto di Bouazizi.
stizia vissuta da Mohamed, un ragazzo “laureato” costret-                                                                                                             secolo come la propaganda, il lavaggio del cervello media-
to a fare il venditore ambulante, e a cui anche quel poco                                                                                                             tico, le affiliazioni partitiche, le dichiarazioni “di campo”,
viene strappato, costringendolo a un gesto disperato. Ho        to il via alla Twitter & Facebook Revolution non sapeva                                               le teorie della cospirazione – i popoli abitano ormai il XXI      sta accadendo, ovvero di un fenomeno culturale, e non
chiesto ad Ali perché abbia “mentito” sul livello di istru-     quasi cosa fosse la piazza virtuale di internet. La sua bat-                                          e chiedono che questa loro cittadinanza globale di fatto          tecnologico. La cultura della Rete prende piede anche do-
zione di Bouazizi, ma nel momento in cui lo chiedevo ca-        taglia, come quella dei giovani di Sidi Bouzid, si svolge-                                            venga riconosciuta anche di diritto. La nuova cittadinan-         ve la tecnologia della Rete è assente o carente, come nel
pivo che la risposta sarebbe stata irrilevante. Dietro quel-    va – e seguita a svolgersi – su una piazza più che reale.                                             za unisce un bianco americano con il sogno di Tahrir a un         centro remoto della Tunisia o nel Nord della Siria. Eppu-
la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’indignazio-                                                                                                            contadino della Siria che potrebbe essere un pubblicita-          re questi posti riescono a parlare con i ragazzi “supercon-
ne, ci sono decenni di soprusi. Ali Bouazizi, attivista po-       2012, Siria. Kafr Nabl, un villaggetto nel Nord, scono-                                             rio a Madison Avenue. La nuova cittadinanza permette a            nessi” di Occupy Wall Street, perché in fondo ne condi-
litico e sindacalista da lungo tempo, insieme a molti gio-      sciuto persino agli stessi siriani prima dell’insurrezione,                                           un giovane del centro della Tunisia con poca dimestichez-         vidono il pensiero, più che lo strumento.
vani di Sidi Bouzid, si è scontrato per anni con il potere.     diventa uno dei centri creativi della Siria. Ogni giorno                                              za con Facebook di infiammare la gente con un giro di vi-             Si tratta di una cultura basata sulla condivisione, ap-
Ha partecipato agli scioperi, alle manifestazioni contro        una popolazione fatta di (ex) contadini si impegna a in-                                              deo virali mai provati prima, e una piccola bugia bianca          punto, sulla creatività diffusa e user-generated, sul dirit-
l’ingiustizia del regime, tanto numerose quanto mai no-         ventare e disegnare gli slogan più belli ed efficaci della ri-                                         improvvisata. La nuova cittadinanza fa sì che un israelia-        to di tutti a partecipare, intervenire, contribuire. È una
tate dai media. Ma quel 17 dicembre ha deciso di chiama-        voluzione siriana. Uno dei più riusciti – e amari – recita:                                           no e un iraniano si parlino senza essersi mai visti e scopra-     cultura che si diffonde attraverso la connessione diretta,
re Al Jazeera. Ha filmato Bouazizi mentre moriva, è anda-        “Solo ad Homs basta attraversare la strada per andare in                                              no di voler entrambi gridare un no comune alla guerra.            senza mediazioni di stampa, istituzioni, partiti, dove i cit-
to al negozio di cellulari del suo amico Wael, esperto di       paradiso”. Un altro risulta ancora più duro, per la luce                                                 Questa nuova cittadinanza del XXI secolo è impregna-           tadini non sono più meri elettori di rappresentanti, ben-
computer, ed ha caricato il video. Ironia della sorte, il suo   che getta sulla brutalità delle torture, talmente pesanti da                                          ta e ispirata dalla cultura della Rete, non dalla sua tecno-      sì creatori di relazioni e contenuti. Se c’è un filo rosso che
account su Facebook, aperto alla fine del 2009, era rima-
sto inattivo fino al dicembre 2010. La persona che ha da-
                                                                costringere persino gli innamorati a tradirsi: “Perdonami
                                                                amore mio, ho fatto il tuo nome durante l’interrogatorio”.
                                                                                                                                                                      logia. Chiunque continui a parlare di Twitter & Facebook
                                                                                                                                                                      Revolution rischia di non comprendere il senso di ciò che
                                                                                                                                                                                                                                        unisce Kafr Nabl a Wall Street, è in questa nuova cultura
                                                                                                                                                                                                                                        della cittadinanza che va cercato.                                  .
42                                                                                              east . rivista europea di geopolitica                                 numero 42 . giugno 2012                                                                                                               43

Weitere ähnliche Inhalte

Andere mochten auch

WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜
WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜
WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜Toru Miki
 
The information need of role players and LARPers
The information need of role players and LARPersThe information need of role players and LARPers
The information need of role players and LARPersCarpeDentum
 
Social media activism in the Arab world
Social media activism  in the Arab worldSocial media activism  in the Arab world
Social media activism in the Arab worlddonadr
 
Testcase at night
Testcase at nightTestcase at night
Testcase at nightKars Elings
 
Culture indefiance
Culture indefianceCulture indefiance
Culture indefiancedonadr
 
Kids Matter: The economics of fatherhood - #1 Health
Kids Matter: The economics of fatherhood - #1 HealthKids Matter: The economics of fatherhood - #1 Health
Kids Matter: The economics of fatherhood - #1 Healthactivedaduk
 
TAbiTA
TAbiTATAbiTA
TAbiTAdgzone
 
La geopolitica di ieri e di oggi
La geopolitica di ieri e di oggiLa geopolitica di ieri e di oggi
La geopolitica di ieri e di oggimarmicloud
 
Tesina la geopolitica di ieri e di oggi
Tesina   la geopolitica di ieri e di oggiTesina   la geopolitica di ieri e di oggi
Tesina la geopolitica di ieri e di oggimarmicloud
 
Felice Capretta al BlogEconomyDay
Felice Capretta al BlogEconomyDayFelice Capretta al BlogEconomyDay
Felice Capretta al BlogEconomyDayfcapretta
 
Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...IN/ARCH
 
Il confine come fattore di attrazione turistica
Il confine come fattore di attrazione turisticaIl confine come fattore di attrazione turistica
Il confine come fattore di attrazione turisticaMaurizio Zanoni
 
Bron|Broen: la materializzazione dei confini
Bron|Broen: la materializzazione dei confiniBron|Broen: la materializzazione dei confini
Bron|Broen: la materializzazione dei confiniElena Colli
 
Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...IN/ARCH
 
Dalla geopolitica alla politica della biosfera
Dalla geopolitica alla politica della biosferaDalla geopolitica alla politica della biosfera
Dalla geopolitica alla politica della biosferaComitato Energia Felice
 
Felice Capretta al Blog Economy Day
Felice Capretta al Blog Economy DayFelice Capretta al Blog Economy Day
Felice Capretta al Blog Economy Dayfcapretta
 
La logica dell'innovazione
La logica dell'innovazioneLa logica dell'innovazione
La logica dell'innovazioneRaffaele Mauro
 
La 1° guerra mondiale
La 1° guerra mondialeLa 1° guerra mondiale
La 1° guerra mondialeAndrea Potami
 
biodiversità
biodiversitàbiodiversità
biodiversitàHParker
 

Andere mochten auch (20)

WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜
WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜
WordPress 3.4 〜新機能や変更点〜
 
The information need of role players and LARPers
The information need of role players and LARPersThe information need of role players and LARPers
The information need of role players and LARPers
 
Social media activism in the Arab world
Social media activism  in the Arab worldSocial media activism  in the Arab world
Social media activism in the Arab world
 
Testcase at night
Testcase at nightTestcase at night
Testcase at night
 
Culture indefiance
Culture indefianceCulture indefiance
Culture indefiance
 
Kids Matter: The economics of fatherhood - #1 Health
Kids Matter: The economics of fatherhood - #1 HealthKids Matter: The economics of fatherhood - #1 Health
Kids Matter: The economics of fatherhood - #1 Health
 
TAbiTA
TAbiTATAbiTA
TAbiTA
 
La geopolitica di ieri e di oggi
La geopolitica di ieri e di oggiLa geopolitica di ieri e di oggi
La geopolitica di ieri e di oggi
 
Tesina la geopolitica di ieri e di oggi
Tesina   la geopolitica di ieri e di oggiTesina   la geopolitica di ieri e di oggi
Tesina la geopolitica di ieri e di oggi
 
Felice Capretta al BlogEconomyDay
Felice Capretta al BlogEconomyDayFelice Capretta al BlogEconomyDay
Felice Capretta al BlogEconomyDay
 
Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento dell'architetto Paolo Desideri al Convegno Geopolitica del Made in...
 
Il confine come fattore di attrazione turistica
Il confine come fattore di attrazione turisticaIl confine come fattore di attrazione turistica
Il confine come fattore di attrazione turistica
 
Bron|Broen: la materializzazione dei confini
Bron|Broen: la materializzazione dei confiniBron|Broen: la materializzazione dei confini
Bron|Broen: la materializzazione dei confini
 
Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...
Intervento del consigliere Emilio Mussini al Convegno Geopolitica del Made in...
 
Dalla geopolitica alla politica della biosfera
Dalla geopolitica alla politica della biosferaDalla geopolitica alla politica della biosfera
Dalla geopolitica alla politica della biosfera
 
Felice Capretta al Blog Economy Day
Felice Capretta al Blog Economy DayFelice Capretta al Blog Economy Day
Felice Capretta al Blog Economy Day
 
La logica dell'innovazione
La logica dell'innovazioneLa logica dell'innovazione
La logica dell'innovazione
 
Il racconto della nuova energia
Il racconto della nuova energiaIl racconto della nuova energia
Il racconto della nuova energia
 
La 1° guerra mondiale
La 1° guerra mondialeLa 1° guerra mondiale
La 1° guerra mondiale
 
biodiversità
biodiversitàbiodiversità
biodiversità
 

East42 pp 40 43 ita web

  • 1. PRIMAVERE ARABE La generazione della net revolution Cosa unisce i giovani americani che organizzano il movimento contro gli eccessi del capitalismo agli insor- ti delle Primavere che hanno rovesciato i regimi nordafricani e ai manifestanti siriani che lottano contro la barbarie di una feroce dittatura? Certo l’anelito a una società più giusta e libera, ma anche la nuova cultu- ra globale della condivisione, attraverso la Rete, di Gennaio 2012, Tunisi. È il primo anniversario della ri- voluzione e Avenue Bourghiba, la strada principale del- pensieri, immagini, slogan, testimonianze di una la capitale, pullula di cortei, bandiere, canti. È il popolo tunisino che per la prima volta celebra se stesso e la sua battaglia comune, che travalica così confini geogra- audacia nel liberarsi del dittatore. Mi siedo al caffè a con- versare con amici tunisini: al centro del discorso la rab- fici e steccati ideologici, per riconoscersi membri di bia di Sidi Bouzid, la cittadina dell’entroterra che ha da- to il via alla rivoluzione, non il 14 gennaio che stiamo ce- un’unica quanto vasta comunità planetaria. lebrando, ma circa tre settimane prima, quel famoso 17 dicembre in cui Mohamed Bouazizi si è dato fuoco nella di Donatella Della Ratta piazza del municipio. La rivoluzione tunisina per noi è il “Degage, degage” urlato a squarciagola sull’avenue, so- no i blogger di Tunisi che affollano i nostri convegni, è un’élite cittadina educata e colta che ha detto basta al mo- icembre 2011, Washington D.C. Mi trovo a passare nopolio dei Trabelsi & co. sulla vita economica del Pae- D per il campo di OccupyDC, il movimento che da New York si è esteso a centinaia di città americane, occupan- se. Un amico suggerisce che la “verità” va cercata altro- ve, insinuando che il simbolo di tutta la rivolta – Moha- do piazze, parchi, università al grido di “Noi siamo il med Bouazizi, il martire conosciuto dal mondo intero per 99%”, contro quell’1% che tiene in ostaggio il mondo gra- l’umiliazione del suo carretto di frutta rovesciato – non zie a un capitalismo finanziario rampante e sfacciato. Il sia affatto laureato, come tutti pensano. Una “bugia bian- campo di DC, in una zona centralissima di fronte agli uf- ca” che è stata capace di catalizzare l’indignazione di tut- fici del Washington Post, sta per essere caricato dalla po- to il popolo tunisino, come di tanta altra gente del mon- lizia. Un giovanotto biondo, alto, bianchissimo, mi si do intero, istruita e senza avere di che mangiare. Salgo su piazza davanti e con orgoglio dice: «Io non ho paura del un bus diretto a Sidi Bouzid, 4 ore per circa 200 chilome- gas lacrimogeno. Io sono egiziano». Rimango per un atti- tri. Abbandoniamo la costa verde e azzurra dei Club Med mo senza parole e mi indigno con me stessa per aver pen- per chilometri e chilometri di deserto in mezzo al nulla. sato che un tipico ragazzetto wasp non potesse essere in Sidi Bouzid è lì, sospesa nel centro della Tunisia, dimen- realtà un figlio di Alessandria d’Egitto. Per rimediare al ticata da Bourghiba, Ben Ali e ora persino dalla rivoluzio- Afp / Getty Images / A. Gharabli pregiudizio che penso mi si legga in faccia, gli rivolgo ca- ne. Mi accoglie Ali Bouazizi che non è direttamente im- lorosi saluti in arabo. Stavolta è lui ad essere in imbaraz- parentato con il martire Mohamed, ma è la prima perso- zo: cerca in fretta una scusa, dice che i suoi genitori non na che lo ha filmato sulla piazza di Sidi Bouzid, il primo gli hanno insegnato l’arabo, purtroppo. Poi si volta e va ad aver parlato, solo qualche ora dopo, quello stesso 17 Un giovane palestinese accede a Facebook in un internet café di Ramallah. Come lui sono in molti ad utilizzare i social network , sull’onda delle Primavere arabe. verso la sua Tahrir Square. dicembre, con Al Jazeera. Nell’intervista, riportata sol- 40 east . rivista europea di geopolitica numero 42 . giugno 2012 41
  • 2. Gli abitanti del paese sono riusciti persino a mettere in piedi un’operetta dove, riuniti tutti in fila, cantano ele- ganti come se fossero in un teatro italiano: “Maledetta sia la tua anima, Hafez al Assad”. Tutto il villaggio partecipa alla creazione collettiva, con ogni mezzo possibile. Un amico siriano, pubblicitario, mi dice che non aveva mai sentito nominare Kafr Nabl prima. «Se potessi li assume- rei tutti quanti nella mia agenzia», mi dice, pieno di am- mirazione per gente che è passata dall’arare i campi a sca- lare le montagne della creatività. E del coraggio. 2012, Facebook. Nel marzo scorso i wall degli amici vir- tuali arabi pullulano di poster colorati che dicono: “Ira- niani, non vi bombarderemo”, “Vi amiamo”. È una cam- pagna cominciata per gioco da un quarantenne di Tel Aviv, per dire no all’attacco di Israele all’Iran, minaccia- to ogni giorno sulla stampa. I poster sono autoprodotti da gente che si è fatta fotografare a casa, al lavoro, con i figli, e ha scritto messaggi di pace. Gli iraniani hanno risposto con un’altra campagna: “Amici israeliani, non vi odiamo, non vogliamo la guerra. Vogliamo amore e pace”. Il dia- Afp / Getty Images / F. Dufour ZumaPress.com / P. Marovich logo virtuale è cominciato, e ha riempito le pagine anche degli arabi. È gente che si parla, senza la mediazione dei propri governi, della stampa, delle istituzioni. ’ideologia al tempo delle rivoluzioni arabe e di Occu- tanto dal canale in arabo, Ali Bouazizi denuncia l’ingiu- Dimostranti di Occupy DC. L py Wall Street è cosa complessa. Mentre i regimi sono impegnati a combattere con le loro armi – retaggi del XX Manifestanti a Sidi Bouzid, gennaio 2011, con un ritratto di Bouazizi. stizia vissuta da Mohamed, un ragazzo “laureato” costret- secolo come la propaganda, il lavaggio del cervello media- to a fare il venditore ambulante, e a cui anche quel poco tico, le affiliazioni partitiche, le dichiarazioni “di campo”, viene strappato, costringendolo a un gesto disperato. Ho to il via alla Twitter & Facebook Revolution non sapeva le teorie della cospirazione – i popoli abitano ormai il XXI sta accadendo, ovvero di un fenomeno culturale, e non chiesto ad Ali perché abbia “mentito” sul livello di istru- quasi cosa fosse la piazza virtuale di internet. La sua bat- e chiedono che questa loro cittadinanza globale di fatto tecnologico. La cultura della Rete prende piede anche do- zione di Bouazizi, ma nel momento in cui lo chiedevo ca- taglia, come quella dei giovani di Sidi Bouzid, si svolge- venga riconosciuta anche di diritto. La nuova cittadinan- ve la tecnologia della Rete è assente o carente, come nel pivo che la risposta sarebbe stata irrilevante. Dietro quel- va – e seguita a svolgersi – su una piazza più che reale. za unisce un bianco americano con il sogno di Tahrir a un centro remoto della Tunisia o nel Nord della Siria. Eppu- la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’indignazio- contadino della Siria che potrebbe essere un pubblicita- re questi posti riescono a parlare con i ragazzi “supercon- ne, ci sono decenni di soprusi. Ali Bouazizi, attivista po- 2012, Siria. Kafr Nabl, un villaggetto nel Nord, scono- rio a Madison Avenue. La nuova cittadinanza permette a nessi” di Occupy Wall Street, perché in fondo ne condi- litico e sindacalista da lungo tempo, insieme a molti gio- sciuto persino agli stessi siriani prima dell’insurrezione, un giovane del centro della Tunisia con poca dimestichez- vidono il pensiero, più che lo strumento. vani di Sidi Bouzid, si è scontrato per anni con il potere. diventa uno dei centri creativi della Siria. Ogni giorno za con Facebook di infiammare la gente con un giro di vi- Si tratta di una cultura basata sulla condivisione, ap- Ha partecipato agli scioperi, alle manifestazioni contro una popolazione fatta di (ex) contadini si impegna a in- deo virali mai provati prima, e una piccola bugia bianca punto, sulla creatività diffusa e user-generated, sul dirit- l’ingiustizia del regime, tanto numerose quanto mai no- ventare e disegnare gli slogan più belli ed efficaci della ri- improvvisata. La nuova cittadinanza fa sì che un israelia- to di tutti a partecipare, intervenire, contribuire. È una tate dai media. Ma quel 17 dicembre ha deciso di chiama- voluzione siriana. Uno dei più riusciti – e amari – recita: no e un iraniano si parlino senza essersi mai visti e scopra- cultura che si diffonde attraverso la connessione diretta, re Al Jazeera. Ha filmato Bouazizi mentre moriva, è anda- “Solo ad Homs basta attraversare la strada per andare in no di voler entrambi gridare un no comune alla guerra. senza mediazioni di stampa, istituzioni, partiti, dove i cit- to al negozio di cellulari del suo amico Wael, esperto di paradiso”. Un altro risulta ancora più duro, per la luce Questa nuova cittadinanza del XXI secolo è impregna- tadini non sono più meri elettori di rappresentanti, ben- computer, ed ha caricato il video. Ironia della sorte, il suo che getta sulla brutalità delle torture, talmente pesanti da ta e ispirata dalla cultura della Rete, non dalla sua tecno- sì creatori di relazioni e contenuti. Se c’è un filo rosso che account su Facebook, aperto alla fine del 2009, era rima- sto inattivo fino al dicembre 2010. La persona che ha da- costringere persino gli innamorati a tradirsi: “Perdonami amore mio, ho fatto il tuo nome durante l’interrogatorio”. logia. Chiunque continui a parlare di Twitter & Facebook Revolution rischia di non comprendere il senso di ciò che unisce Kafr Nabl a Wall Street, è in questa nuova cultura della cittadinanza che va cercato. . 42 east . rivista europea di geopolitica numero 42 . giugno 2012 43