2. Le Beatitudini sono le grandi sconosciute
dei cristiani. Come mai quello che è il tema
centrale dei vangeli è sconosciuto alle
persone?
Non solo: proprio il contenuto delle
beatitudini fu tra i principali imputati
nell’accusa fatta al cristianesimo di essere
“oppio dei popoli.
3.
4. Un po’ ovunque, se si chiede ai
partecipanti alle conferenze quanti sono i
comandamenti di Mosè, tutti sanno che
sono 10. Quando si chiede di enunciarli, si
fa un po’ di confusione, ma tutti e 10
vengono fuori.
Ma queste sono le leggi che Mosè ha dato
al popolo di Israele, non la proposta che
Gesù ha fatto alla comunità cristiana.
5. Ebbene, a malapena si trovano persone
che sanno quante sono le beatitudini, e
quando si chiede di enumerarle,
enunciarle, non si riesce ad arrivarci.
La prima la conoscono tutti perché è la più
antipatica, poi viene fuori una confusione.
Le beatitudini non sono un qualcosa di
appetibile, un qualcosa che attiri
l’aspirazione degli uomini.
6. Chi si trova nella condizione di povertà,
nella condizione di afflizione, nella
situazione di fame, appena gli si offre
anche una minima occasione di uscire
anche solo un po’ da questa situazione di
povertà, ne viene fuori. “Ma guarda che se
non sei più povero non sei beato! Ah,
guarda, la lascio tutta a te la beatitudine!”.
7. E, d’altro canto, coloro che non sono poveri
né afflitti si guardano bene dal diventare
poveri, afflitti e affamati, per essere beati. E
questo è stato il fallimento del messaggio di
Gesù ed ha portato alla non conoscenza di
questo messaggio.
Ma è possibile che Gesù abbia proposto un
messaggio così alienante? È possibile che
Gesù sia il principale imputato per cui la
religione è l’oppio dei popoli? In realtà non è
così.
8. Vedremo leggendo queste beatitudini, che
esse sono tutte quante legate, ed in
particolar modo con la prima, vedremo che
il messaggio di Gesù non è oppio dei
popoli, ma è adrenalina per i popoli, è
quello che mette in circolo energie, forze
vitali capaci di cambiare la società; ecco
perché l’ultima beatitudine parla della
persecuzione.
9. Vedremo almeno le linee principali di
questo testo che per i credenti, se
conosciuto bene, può rafforzare le
ricchezze della propria fede; ma anche per
il non credente è la conoscenza di un testo
di grande valore letterario.
Troviamo le Beatitudini in Mt 5,1-11 e Lc
6,20-26: esamineremo il testo di Matteo.
11. Fino a circa tre secoli fa si riteneva che
questo vangelo fosse il primo ad essere
stato scritto; da tempo è noto che è stato
scritto raccogliendo la tradizione di Marco
e quella proveniente da una raccolta di
detti di Gesù che gli studiosi chiamano
"Fonte Q”.
12.
13. Matteo ha scritto il Vangelo in un periodo
sicuramente posteriore agli anni 70 (dopo la
distruzione del Tempio); si rivolge ad una
comunità di ebrei che hanno riconosciuto in
Gesù il Messia atteso, ma dando alla qualifica
Messia il senso che la tradizione ebraica ha
presentato loro, cioè un fedele interprete della
legge di Mosè e un riformatore delle istituzioni
che si erano corrotte.
14. Tale interpretazione della qualifica di
Messia è però lontana da quanto Gesù ha
dimostrato di essere. Matteo, per
modificare questo convincimento, fa una
sapientissima opera diplomatica e
teologica, mostrando a questi ebrei che
Gesù non è un profeta uguale a Mosè, ma
superiore. Per far questo, nel suo vangelo
ricalca l'insegnamento e le opere di Mosè.
15. A quell'epoca Mosè veniva ritenuto l'autore
dei primi cinque libri della Bibbia, noti
come il Pentateuco, che contengono la
Legge (Toràh): Matteo presenta l'azione e
l'insegnamento di Gesù suddivisi in cinque
parti che sostituiscono questa Legge.
16. Poi comincia a ricalcare la vita di Mosè:
questi è stato salvato dalla strage di tutti i
maschi ebrei voluta dal faraone, per cui
Matteo inizia il suo vangelo raccontando la
strage dei bambini ebrei ordinata da
Erode, episodio che viene ignorato dagli
altri evangelisti.
18. Mosè, per liberare il suo popolo, compie
dieci azioni distruttrici, le dieci piaghe
d'Egitto, che terminano con la morte del
figlio del faraone; Matteo, ancora una volta
unico tra gli evangelisti, ci presenta una
serie di dieci azioni di Gesù che, anziché
comunicare morte, comunicano vita, e
terminano con la risurrezione della figlia
del capo della sinagoga.
20. Per stipulare l'alleanza tra Dio e il suo
popolo, Mosè sale sul monte Sinai, dopo
essere rimasto quaranta giorni e quaranta
notti senza mangiare pane e senza bere
acqua. Anche Gesù, nel deserto, resta
quaranta giorni senza mangiare e senza
bere.
21.
22. Il libro del Deuteronomio si conclude sul
monte Nebo, con una scena di morte: Mosè
arriva su questo monte, vede la terra
promessa, ma non ci può entrare e ha la
necessità di eleggere il suo successore,
Giosuè. Matteo, invece, ancora solo lui tra gli
evangelisti, termina il suo vangelo su un
monte con una scena di vita indistruttibile: è
la presenza di Gesù risuscitato che non ha
bisogno di successori o di rappresentanti.
23. Il momento più importante per Mosè è stato
quando, sul Sinai, ha ricevuto da Dio la
Legge per il suo popolo, con la quale culmina
l'Alleanza, ed è formulata nei dieci
comandamenti. Nel vangelo secondo Matteo,
anche Gesù sale su un monte, un monte
senza nome, ma importantissimo, dove
proclama (quindi non riceve da Dio), il codice
della nuova alleanza, che viene formulato
attraverso le otto beatitudini.
24.
25. Il numero otto è legato all'esperienza di Gesù
risuscitato, che è possibile il primo giorno
dopo il sabato; il sabato è il numero sette, il
numero otto (nei vangeli e nel cristianesimo
primitivo) indicò la resurrezione, la vita
eterna. Nell'architettura antica i battisteri
avevano tutti quanti la forma ottagonale,
perché mediante il rito del battesimo si
indicava un cambiamento di vita che
conteneva in sé la vita eterna.
26.
27. Le beatitudini sono otto; il significato è
chiaro: la pratica di queste beatitudini
produce nell'individuo una qualità di vita
che la morte non potrà distruggere. La
Legge era un'alleanza esclusiva fra Dio e
Israele e la sua osservanza concedeva
lunga vita sulla terra: l’Alleanza nuova
produce lunga vita indistruttibile non solo
sulla terra.
28. Nel mondo giudaico la vita eterna era un
premio futuro da conseguire in
conseguenza della buona condotta nel
presente. Chi accoglie il messaggio di
Gesù e lo traduce in pratica sentirà
liberare dentro di sé certe energie, certe
capacità, certe forze vitali d’amore che lo
portano già ora in una dimensione che è
quella definitiva.
29. La Legge di Mosè era tra Dio e Israele,
questa è per tutta l'umanità. Da un'analisi del
testo si vede che l'evangelista inserisce una
particella, che di per se non era necessaria
grammaticalmente, per arrivare al numero 72,
come il numero delle nazioni pagane
conosciute a quel tempo. Questo messaggio
che produce una vita indistruttibile, non è più
limitato ad un popolo, ma è valido per tutta
l'umanità.
30. Il decalogo veniva presentato con due
tavole. Nella prima tavola vi erano il primo,
il secondo e il terzo comandamento, che
riguardavano gli obblighi verso Dio; nella
seconda tavola, dal quarto al decimo, gli
obblighi nei confronti degli uomini, i doveri
nei confronti degli uomini. Anche
l'evangelista struttura le beatitudini su due
tavole:
31. nella prima tavola (le prime 4 beatitudini),
sostituisce i doveri verso Dio con situazioni
negative dell'umanità che Dio, con la
collaborazione dell'uomo, vuole eliminare:
non c'è più un obbligo, un dovere nei
confronti di Dio, ma Gesù che è il Dio con
noi, chiede di essere accolto e con lui e
come lui andare verso l'umanità.
32. Vengono poi le altre 4 beatitudini, che
riguardano i comportamenti all'interno della
comunità e gli effetti positivi che ne
scaturiscono; come i comandamenti si
chiudevano con una promessa di felicità,
l'ultima beatitudine è la garanzia che,
anche nella persecuzione, i credenti hanno
Dio come loro re.
33. Dopo che Mosè ebbe dato i dieci
comandamenti, gli ebrei come formula
d’accettazione, cantarono “Shemà Israel",
preghiera che recitano ancora oggi. La
formula d’accettazione per i cristiani è il
Padre Nostro. Quando recitiamo questa
preghiera noi accettiamo le beatitudini. Il
Padre Nostro lo troviamo solo nel Vangelo di
Matteo, perché più che una preghiera, essa è
un programma di vita, è una forma
d’accettazione delle beatitudini.
34. Gesù inizia la Buona Notizia del regno con
la parola beati, (makario): l'invito di Gesù
non è un imperativo come nei
comandamenti, fai questo, non fare
quest'altro. I comandamenti erano
un'imposizione, quella di Gesù non è una
imposizione, è una proposta di pienezza di
vita.
35. Usa il termine beato che indica tutto quello
che concorre a rendere l'uomo felice;
beato lo possiamo tradurre benissimo con
felice. Dio non è nemico della felicità, Dio
è l’autore della felicità, e desidera che
questa felicità sia la condizione di ogni
uomo.
Volete essere pienamente felici?
36. Materiale rielaborato a partire da:
Conferenza di p. Alberto Maggi presso l’associazione “I beati costruttori di pace.”
Conversazioni bibliche di don Claudio Doglio