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Beati quelli che hanno
fame e sete della giustizia
L’evangelista ha presentato 2 situazioni di
ingiustizia (gli afflitti, e i diseredati), e le
riassume in una terza beatitudine: “Beati
quelli che hanno fame e sete della
giustizia, perché saranno saziati”, o
letteralmente “Beati gli affamati e assetati
della giustizia, perché questi saranno
saziati”.
 Quelli che scelgono di riportare dignità a chi
dignità non ce l’ha e di liberare
dall’oppressione gli oppressi, ebbene questi -
assicura Gesù - in una comunità di gente che
ha rinunciato all’ambizione dell’avere di più,
dell’arricchire, dell’essere di più degli altri ed
ha capito che la felicità non consiste in
quello che si ha, ma in quello che si dà,
saranno felici qui, pienamente, su questa
terra.
E ce lo dice pure, oltre la beatitudine,
una frase di Gesù riportata dagli Atti
degli Apostoli, che purtroppo è
sempre stata trasmessa senza il
risalto che merita. Gesù dice: “c’è più
gioia nel dare che nel ricevere” (At
20,35): ecco qui la felicità.
Molti non sono felici perché pensano che
la felicità consista in ciò che gli altri
devono fare per noi. Allora si resta
sempre delusi perché gli altri non
possono sapere ciò che aspetti, ciò che
desideri e ciò che speri. Chi pensa che la
sua felicità dipenda da quello che gli altri
devono fare per lui, rimane sempre
deluso.
La felicità, allora, non consiste in
ciò che gli altri faranno per te, in
ciò che riceverai, ma in ciò che tu
donerai. La felicità sarà piena,
immediata e totale; se io non so
quello che gli altri possono fare per
me, so ciò che posso fare per gli altri.
Se c’è una comunità di persone che si
occupano della felicità degli altri, queste
saranno pienamente saziate (e qui
bisognerebbe tradurre con un termine
italiano ormai un po’ in disuso, perché il
verbo che usa l’evangelista, cortazo, si
usa per gli animali che mangiano sino a
scoppiare: si potrebbe dire satolli).
L'evangelista adopera nel suo
vangelo, il verbo cortazo in tutto tre
volte: qui e nei due episodi della
condivisione dei pani e dei pesci. Si
può saziare la fame e sete di giustizia,
propria e delle persone, solo saziando
la fame e sete materiale.
Soprattutto Gesù desidera che
all’interno della sua comunità non
ci sia nessuna forma di ingiustizia:
ogni forma di ingiustizia dovrebbe
essere messa fuori dalla porta.
Quello di cui dobbiamo preoccuparci
è di cercare prima di tutto il Regno di
Dio e la Sua giustizia; la giustizia di
Dio consiste nel condividere quello
che abbiamo e quello che siamo.
Condividere quindi i nostri talenti,
carismi, doni, senza fermarci solo alla
condivisione economica.
Materiale rielaborato a partire da:
Conferenza di p. Alberto Maggi presso l’associazione “I beati costruttori di pace.”

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Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia

  • 1. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia
  • 2. L’evangelista ha presentato 2 situazioni di ingiustizia (gli afflitti, e i diseredati), e le riassume in una terza beatitudine: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”, o letteralmente “Beati gli affamati e assetati della giustizia, perché questi saranno saziati”.
  • 3.  Quelli che scelgono di riportare dignità a chi dignità non ce l’ha e di liberare dall’oppressione gli oppressi, ebbene questi - assicura Gesù - in una comunità di gente che ha rinunciato all’ambizione dell’avere di più, dell’arricchire, dell’essere di più degli altri ed ha capito che la felicità non consiste in quello che si ha, ma in quello che si dà, saranno felici qui, pienamente, su questa terra.
  • 4.
  • 5. E ce lo dice pure, oltre la beatitudine, una frase di Gesù riportata dagli Atti degli Apostoli, che purtroppo è sempre stata trasmessa senza il risalto che merita. Gesù dice: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35): ecco qui la felicità.
  • 6. Molti non sono felici perché pensano che la felicità consista in ciò che gli altri devono fare per noi. Allora si resta sempre delusi perché gli altri non possono sapere ciò che aspetti, ciò che desideri e ciò che speri. Chi pensa che la sua felicità dipenda da quello che gli altri devono fare per lui, rimane sempre deluso.
  • 7.
  • 8. La felicità, allora, non consiste in ciò che gli altri faranno per te, in ciò che riceverai, ma in ciò che tu donerai. La felicità sarà piena, immediata e totale; se io non so quello che gli altri possono fare per me, so ciò che posso fare per gli altri.
  • 9. Se c’è una comunità di persone che si occupano della felicità degli altri, queste saranno pienamente saziate (e qui bisognerebbe tradurre con un termine italiano ormai un po’ in disuso, perché il verbo che usa l’evangelista, cortazo, si usa per gli animali che mangiano sino a scoppiare: si potrebbe dire satolli).
  • 10.
  • 11. L'evangelista adopera nel suo vangelo, il verbo cortazo in tutto tre volte: qui e nei due episodi della condivisione dei pani e dei pesci. Si può saziare la fame e sete di giustizia, propria e delle persone, solo saziando la fame e sete materiale.
  • 12.
  • 13. Soprattutto Gesù desidera che all’interno della sua comunità non ci sia nessuna forma di ingiustizia: ogni forma di ingiustizia dovrebbe essere messa fuori dalla porta.
  • 14. Quello di cui dobbiamo preoccuparci è di cercare prima di tutto il Regno di Dio e la Sua giustizia; la giustizia di Dio consiste nel condividere quello che abbiamo e quello che siamo. Condividere quindi i nostri talenti, carismi, doni, senza fermarci solo alla condivisione economica.
  • 15.
  • 16. Materiale rielaborato a partire da: Conferenza di p. Alberto Maggi presso l’associazione “I beati costruttori di pace.”