SlideShare ist ein Scribd-Unternehmen logo
1 von 7
Downloaden Sie, um offline zu lesen
LINGUE STRANIERE E DISLESSIA EVOLUTIVA
                             Bibliografia essenziale di riferimento

                                   a cura di Michele Daloiso
                                       daloiso@unive.it



Parte A – Fondamenti di didattica delle lingue moderne

Balboni P.E., 2008, Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse (nuova
      edizione), Torino, Utet Università.
Balboni P.E., 1999, Tecniche didattiche per l’educazione linguistica, Torino, Utet Università.
Cardona M., 2010, Il ruolo della memoria nell’apprendimento delle lingue. Una prospettiva
      glottodidattica (nuova edizione), Torino, Utet Università.
Daloiso M., 2009, I fondamenti neuropsicologici dell’educazione linguistica, Venezia,
      Cafoscarina.
Daloiso M., 2010, Lineamenti di didattica delle lingue moderne, Roma, Aracne.


Parte B – Dislessia e didattica delle lingue moderne

Commissione Europea, 2005, Special Educational Needs in Europe and the Teaching and
    Learning of Languages. Insights and Innovation, http://ec.europa.eu.
Daloiso M., 2009, “Lingue straniere e bisogni speciali: le politiche educative dell’Unione
      Europea”, in Scuola e Lingue Moderne, 8-9/2009.
Kormos J., Kontra E.H. (a cura di), Language Learners with Special Needs. An International
      Perspective, Bristol/Buffalo/Toronto, Multilingual Matters.
Kvilekval P., Rialti E., 2010, Dislessia. Strumenti compensativi per la lingua inglese, Libriliberi.
Gabrieli C., Grabrieli R., 2008, Dyslexia. What is it? Uno studio sull’insegnamento della lingua
      inglese a studenti dislessici, Roma, Armando.
Piechurska-Kuciel E., 2010, Dyslexia in the Foreign Language Classroom,
      Bristol/Buffalo/Toronto, Multilingual Matters.
Schneider E., Crombie M., 2003, Dyslexia and Foreign Language Learning, Londra, Fulton.
Lingue straniere e dislessia evolutiva: per una glottodidattica accessibile

                                           Michele Daloiso



L’Associazione Internazionale Dislessia (2002) definisce la dislessia evolutiva una difficoltà di
apprendimento di origine neurologica che colpisce alcune abilità specifiche connesse alla letto-
scrittura, quali il riconoscimento della forma grafica delle parole, lo spelling e le abilità di
decodifica. Pur essendo di norma classificata tra le difficoltà di apprendimento, la dislessia sarebbe
ascrivibile alla categoria dei disturbi del linguaggio, poiché colpisce in modo specifico ed
indipendente dallo sviluppo cognitivo l’abilità linguistica (seppur appresa) della lettura, e tutti i
processi fonologici, auditivi, visivi e mnemonici ad essa collegati. Poiché tali processi sono alla
base di altre abilità linguistiche, correlano positivamente con la dislessia anche altre difficoltà più
generali relative allo sviluppo del linguaggio. Sul piano educativo, il quadro clinico-linguistico
della dislessia ha generato spesso posizioni che tendono a sminuire il valore dell’apprendimento di
una lingua straniera (LS) da parte di allievi dislessici, sollevando perplessità sulla loro effettiva
possibilità di conseguire buoni risultati in termini di apprendimento. Prendendo le mosse da queste
considerazioni, il presente contributo intende offrire un’analisi delle barriere che possono impedire
all’allievo dislessico l’apprendimento di una LS, e alcune riflessioni per costruire un ambiente di
apprendimento che superi tali barriere.


1. L’apprendimento delle lingue straniere da parte di allievi dislessici

Per offrire una risposta convincente sul piano scientifico alle perplessità di chi ritiene
l’apprendimento di una LS da parte di allievi dislessici un compito troppo faticoso, è necessario
circoscrivere i possibili impedimenti all’apprendimento – ossia le barriere contro cui l’allievo
dislessico deve scontrarsi. Nei prossimi paragrafi si discuteranno tre tipologie di barriere su cui è
necessario operare a livello glottodidattico.


1.1. Barriere linguistiche

La prima forma di impedimento riguarda la difficoltà di processamento linguistico da parte
dell’allievo dislessico. Si tratta di una barriera di natura neurologica, indipendente da condizioni
esterne (qualità dell’educazione, grado di esposizione all’input linguistico ecc.), e solo parzialmente
recuperabile. Secondo un recente studio longitudinale, infatti, solo il 20% degli allievi in età scolare
riesce a recuperare pienamente il deficit (Stella, 2004). Rimandando agli studi di settore per un
quadro sistematico della dislessia (De Beni e Cisotto, 2000; Stella, 2004), in questa sede ci pare
utile reinterpretare i dati della ricerca neuropsicologica alla luce della nozione di competenza
comunicativa, così come intesa in Balboni (2008). Le barriere di natura linguistica che l’allievo
dislessico può incontrare nell’apprendimento di una LS riguardano le abilità (Daloiso, 2009a):

a. linguistiche, ed in particolare:
   - la “comprensione scritta superficiale”, che consente di decodificare la forma grafica delle
       parole, associandola alla forma fonetica e al significato; a questo proposito, la lettura può
       risultare fluente ma poco accurata (dislessia fonologica), o lenta ma più precisa (dislessia
       superficiale). Poiché, inoltre, la decodifica superficiale costituisce di fatto un requisito alla
       comprensione profonda, accade talvolta che allievi con forme gravi di dislessia possano
       manifestare difficoltà più generali nella comprensione scritta (Lavadas e Berti, 2003);
-  la “comprensione orale superficiale”: a causa della ridotta consapevolezza fonologica,
      l’allievo dislessico può trovare molto faticoso segmentare le unità di significato nel flusso
      comunicativo, e percepire una velocità d’eloquio più elevata rispetto ai compagni;
   - la produzione: sul piano dell’oralità, le difficoltà sono circoscritte all’articolazione di alcuni
      suoni e alla pronuncia di parole non familiari; in relazione allo scritto, sebbene in Italia si
      distinguano dislessia, disortografia e disgrafia, di fatto questi disturbi correlano talvolta
      positivamente, per cui non è possibile ignorare eventuali ricadute della dislessia sull’abilità
      di scrittura;
b. meta-linguistiche, ed in particolare:
   - l’analisi fonologica, che appare difficoltosa soprattutto per gli allievi con dislessia
      fonologica, i quali possono incontrare enormi difficoltà in compiti apparentemente semplici,
      quali riconoscere se due parole rimano tra loro, scomporre una parola in sillabe, dire se una
      parola contiene un dato suono, ecc. Questi compiti richiedono, infatti, la “consapevolezza
      fonologica”, ossia la capacità di riconoscere, analizzare, confrontare suoni linguistici;
   - l’analisi visiva, che appare problematica per gli allievi con dislessia superficiale, i quali
      trovano faticoso analizzare la forma grafica delle parole, scambiandone non di rado
      l’orientamento e la sequenza, nonché l’ordine di successione delle singole lettere;
   - la conversione grafema-fonema, che implica l’analisi sia fonologica sia visiva, e per tale
      ragione risulta problematica per tutti gli allievi dislessici. Pur essendo un processo
      automatico, la conversione grafema-fonema è connessa ad alcune abilità meta-linguistiche,
      quali la capacità di confrontare forme morfologiche diverse di una stessa parola, e di
      individuare regolarità e irregolarità del codice scritto rispetto all’orale.

Sul piano psicolinguistico, le difficoltà qui descritte appaiono legate ad un’inaspettata limitazione
della memoria di lavoro nell’allievo dislessico, che riduce la capacità di ritenzione delle
informazioni da apprendere.


1.2. Barriere psicologiche

La dislessia si caratterizza per un’alta percentuale di comorbilità, che riguarda anche difficoltà di
tipo socio-relazionale e psicologico (Stella, 2007; Kormos e Kontra, 2008), le quali rappresentano
in molti casi la conseguenza di reiterate esperienze negative, che segnano il vissuto personale
dell’allievo al punto da influire sullo sviluppo della sua personalità. L’apprendimento della LS è
dunque spesso ostacolato da barriere psicologiche quali:

a. basso grado di autostima, il più delle volte determinato dall’esperienza di ripetuti fallimenti in
   ambito scolastico (Cornoldi, 1999), causati da forme di dislessia non recuperabili o dal mancato
   sviluppo di strategie compensatorie efficaci in lingua materna (LM). Questi allievi possono
   ritenere che l’apprendimento di una LS sia un compito al di sopra delle loro capacità percepite;
b. ansia linguistica, che si manifesta in uno stato di agitazione che ricorre ogniqualvolta l’allievo è
   posto di fronte a compiti linguistici (Kormos e Kontra, 2008). Ciò di fatto mina alla base la
   disposizione psicologica dello studente all’apprendimento di una LS, generando riluttanza alla
   comunicazione, difficoltà ad auto-correggersi, limitata attenzione ecc.
c. fragilità motivazionale, causata dal fatto che la curiosità iniziale per la LS, che spesso
   caratterizza gli allievi dislessici, non trova sostegno sul piano metodologico; emerge spesso
   nello studente un senso di frustrazione, dovuto alla consapevolezza che lo studio della LS non
   può essere portato a termine semplicemente applicando le strategie compensatorie acquisite in
   LM (Arnold e Brown, 1999);
d. riluttanza alla relazione, spesso conseguenza di esperienze di stigmatizzazione della diversità,
   talvolta accentuata dall’abuso di una terminologia deprivativa (dis-abile, dis-lessico, difficoltà,
   disturbo, disordine ecc.) che, accostata alla parola “studente”, finisce per caratterizzare l’allievo
sulla base di ciò che non riesce a fare. Per tale ragione nei documenti europei (CE, 2005) si usa
   l’espressione “bisogni educativi speciali”, dove l’aggettivo “speciale” è di estrema rilevanza
   politica, considerato che nel linguaggio quotidiano è di norma utilizzato con accezione positiva.


1.3. Barriere metodologiche

A condizionare il successo di un allievo dislessico nell’apprendimento di una LS può essere anche il
contesto glottodidattico, ed in particolare l’insieme delle decisioni curricolari e metodologiche
operate dal docente di LS, le quali possono costituire involontarie barriere a livello di:

a. approccio: ciascuno degli approcci e dei metodi elaborati dalla glottodidattica può di fatto
   costituire una barriera per l’allievo dislessico; ad esempio, l’impianto formalistico può risultare
   inefficace, dal momento che punta eccessivamente sulle abilità meta-linguistiche, mentre
   l’approccio comunicativo, pur ridimensionando l’importanza dell’accuratezza, può risultare
   ansiogeno, dal momento che pone l’allievo di fronte a situazioni di “pressione comunicativa”;
b. supporti: le facilitazioni comunemente adottate per favorire l’apprendimento linguistico
   possono non essere sufficienti per l’allievo dislessico; in generale, infatti, l’insegnamento della
   LS si basa ancora largamente sul linguaggio verbale, mentre l’allievo dislessico trarrebbe
   beneficio all’uso di altri linguaggi come supporto alla comprensione verbale;
c. tempi d’insegnamento: poiché la dislessia correla positivamente con difficoltà legate alla
   memoria di lavoro, spesso l’allievo percepisce un’eccessiva rapidità nella presentazione del
   materiale linguistico, e la mancanza del tempo necessario per l’assimilazione;
d. verifica (specialmente se scritta), che risulta inaccessibile a causa dei seguenti fattori:
   - tempi di svolgimento, che di norma non sono sufficienti affinché l’allievo dislessico possa
       completare la prova; va infatti tenuto presente che la velocità di lettura in LM di uno
       studente normodotato è di 7 sillabe al secondo, mentre quella di un allievo dislessico varia
       da 3 a 5, numeri che scendono inevitabilmente nella lettura in LS;
   - tipo di conoscenze/competenze verificate, problema direttamente conseguente alla
       definizione del sillabo di LS;
   - quantità delle conoscenze/competenze verificate, che risulta talvolta eccessiva per l’allievo
       dislessico, a causa delle difficoltà connesse alla memoria di lavoro.


2. Oltre le barriere: riflessioni per una glottodidattica accessibile

Sull’insegnamento della LS ad allievi dislessici è attualmente disponibile un numero limitato di
studi scientifici, perlopiù in ambito internazionale. Rielaborando i risultati di queste ricerche alla
luce della tradizione glottodidattica italiana, è possibile iniziare a delineare un quadro metodologico
di riferimento che possa garantire la “accessibilità glottodidattica”.
Nel linguaggio quotidiano la parola “accessibilità” ha un duplice valore: da un lato può indicare la
mera raggiungibilità fisica di un luogo (“La principessa era imprigionata in un castello
inaccessibile”; da questa accezione derivano espressioni metaforiche come “i prezzi degli affitti non
sono sempre accessibili”), dall’altro può riferirsi all’intelligibilità cognitiva di un discorso, un testo,
un compito (“il libro è scritto con un linguaggio accessibile”).
Prendendo le mosse da questa seconda accezione, definiamo “accessibilità glottodidattica”
l’insieme delle scelte strategiche operate dal docente di LS al fine di rimuovere o aggirare le
barriere che impediscono l’apprendimento linguistico. L’accessibilità glottodidattica investe
perlomeno tre aree di intervento, che sintetizziamo di seguito.


2.1. Accessibilità linguistica
Le barriere linguistiche discusse in 1.1 sono intrinseche all’allievo, e non spetta al docente di LS
rimuoverle in senso riabilitativo (o più propriamente “abilitativo”, dal momento che la dislessia non
implica la perdita di abilità precedentemente sviluppate), se non in un’ottica di educazione
linguistica, che preveda la sinergia tra gli insegnanti di italiano e di LS e il logopedista. Poiché,
tuttavia, tali barriere non investono tutte le dimensioni della competenza comunicativa, il docente di
LS può operare scelte curricolari di fondo che non insistono sulla dis-abilità, bensì sulle abilità
residue dell’allievo. Tali scelte riguardano:

 a. la scelta della lingua: la struttura intrinseca di ciascuna lingua può rendere più o meno evidenti
    le difficoltà di un allievo dislessico; in particolare, la “trasparenza linguistica”, intesa come
    vicinanza tra i sistemi fonetico e grafico della lingua (Smythe, 2004), può costituire un valido
    criterio per la scelta (ove possibile) della lingua da insegnare. E’ stato infatti riscontrato che le
    difficoltà di conversione grafema-fonema tipiche della dislessia riemergono in modo molto più
    evidente nell’apprendimento di lingue opache, come l’inglese, rispetto a lingue più trasparenti,
    come lo spagnolo e l’italiano;
 b. la definizione delle mete linguistiche: in considerazione del quadro linguistico dell’allievo
    dislessico, è possibile individuare un nucleo di priorità glottodidattiche. Ferma restando la
    centralità dello sviluppo di abilità culturali ed interculturali, che non sono compromesse dalla
    dislessia, sul piano strettamente linguistico riteniamo prioritarie (Daloiso, 2009a):
   - le abilità orali rispetto a quelle scritte, il cui grado di sviluppo dipenderà dal profilo
       linguistico dell’allievo dislessico e dal tipo di lingua insegnata; ciò non significa, ad ogni
       modo, l’esclusione del codice scritto, che rappresenta un supporto necessario ad allievi che
       non apprendono una lingua come LM;
   - l’efficacia comunicativa rispetto alla fluenza e/o all’accuratezza; l’inclusione di uno di
       questi due aspetti della comunicazione nel curricolo personalizzato dipenderà dal tipo di
       dislessia, dal momento che la produzione non accurata è tipica della dislessia fonologica,
       mentre la produzione non fluente è un tratto distintivo della dislessia superficiale;
   - la comprensione globale è prioritaria rispetto all’analisi, e quest’ultima dovrà riguardare più
       il contenuto che la forma del messaggio comunicativo, in modo da limitare i problemi legati
       all’analisi meta-linguistica.


2.2. Accessibilità psicologica

Le barriere psicologiche che impediscono all’allievo dislessico un accostamento sereno allo studio
della LS sono spesso diretta conseguenza di reiterati insuccessi scolastici, che intaccano l’autostima
e la motivazione, generando stati d’ansia. Riprendendo il noto modello della valutazione emotiva di
Schumann (1999; per una prospettiva glottodidattica, Daloiso, 2009c), possiamo sostenere che una
glottodidattica psicologicamente accessibile dovrà presentare un input (inteso in senso lato come
lingua, attività, materiali ecc.):

a. basato sull’equilibrio tra novità e ricorrenza: la novità può costituire di norma un catalizzatore
   di attenzione temporaneo, ma l’allievo dislessico necessita di un impianto della lezione
   ricorrente, trasparente ed esplicito, in modo da poter far leva sulle abilità meta-cognitive per
   seguire la lezione e progredire nell’apprendimento linguistico;
b. piacevole: proprio perché la carriera scolastica dell’allievo dislessico è spesso costellata di
   insuccessi, va recuperata la dimensione ludica dell’apprendimento linguistico, in modo che lo
   studente possa riscoprire il piacere di imparare in modo sereno e gradevole, senza percepire
   un’accentuazione sulle sue dis-abilità;
c. pertinente ai propri bisogni: le scelte curricolari descritte in 2.1 vanno esplicitate con l’allievo
   nell’ambito di un patto formativo, per evitare che egli costruisca aspettative poco realistiche sui
   propri risultati in termini di apprendimento;
d. realizzabile e sicuro: l’effettiva realizzabilità di un’attività è strettamente legata all’accessibilità
   linguistica e metodologica: un compito può essere infatti percepito come realizzabile se a livello
   linguistico non fa leva sulla dis-abilità e se a livello metodologico propone un percorso
   rispettoso delle modalità di apprendimento dell’allievo (cfr. 2.3).


2.3. Accessibilità metodologica

Nel paragrafo 1.3 abbiamo evidenziato alcune aree glottodidattiche particolarmente problematiche
per l’insegnamento della LS ad allievi dislessici. Rimandando ad un nostro studio precedente per
una discussione generale sulle scelte metodologiche che possono influire positivamente
sull’apprendimento della LS in questo contesto (Daloiso, 2009a), ci soffermiamo ora su un aspetto
specifico relativo alla facilitazione dell’apprendimento.
Come è emerso nei paragrafi precedenti, la dislessia è associata ad una limitazione della memoria di
lavoro, che genera problemi di ritenzione delle informazioni ambientali. Poiché, tuttavia, la
memoria di lavoro è costituita da due sotto-componenti (il circuito fonologico e il taccuino visuo-
spaziale; per un approfondimento in prospettiva glottodidattica: Cardona, 2010), è ipotizzabile che
la dislessia fonologica sia direttamente connessa ad un deficit del circuito fonologico, mentre la
dislessia superficiale, che colpisce la via visivo-lessicale alla lettura, interessi un deficit del taccuino
visuo-spaziale.
Abbracciando questa ipotesi, il docente potrà selezionare specifiche strategie di aggancio
mnemonico che fanno leva sulla componente attiva della memoria di lavoro. A seconda del tipo di
dislessia dunque si potranno proporre, ad esempio, strategie di aggancio:

a. fonetico, come l’associazione di singoli foni o gruppi fonetici difficili a suoni, rumori
   ambientali, versi di animali che l’allievo percepisce ad essi più vicini; l’esempio emblematico è
   costituito dalle parole onomatopeiche, ma alcune ricerche internazionali (Schneider e Crombie,
   2003) hanno rilevato come l’aggancio fonetico possa realizzarsi anche con singoli foni;
b. visivo-immaginativo: accanto alle comuni tecniche di associazione parola-immagine, può
   risultare utile selezionare un nucleo di parole accomunate da uno stesso elemento linguistico
   (fonetico, grafico ecc.) che appare di difficile memorizzazione per l’allievo, il quale dovrà
   costruire e rappresentare graficamente una storia fantasiosa contenente tali parole;
c. sensoriale: oltre alle già diffuse tecniche di risposta fisica totale, possono essere utili specifiche
   tecniche di fonetica gestuale, che consistono nel dare la possibilità all’allievo di “percepire
   fisicamente” se sta pronunciando in modo corretto un suono; per la lingua inglese, ad esempio,
   si possono approntare tecniche di fonetica gestuale relative al fenomeno dell’aspirazione (per
   l’aspirazione iniziale in parole come horse, house si può far percepire fisicamente all’allievo la
   fuoriuscita di aria dalla bocca ponendovi vicino una mano).

Vorremmo concludere questa sezione sottolineando che le esemplificazioni qui discusse risultano in
sintonia con la prospettiva educativa proposta dalla Commissione Europea (CE, 2005), secondo cui
ogni studente ha caratteristiche, interessi, stili cognitivi e bisogni di apprendimento che lo rendono
unico. Le difficoltà di apprendimento andrebbero perciò reinterpretate in chiave non deprivativa,
ossia come particolari propensioni dell’allievo che fanno leva sulle risorse s sui canali percettivi a
sua disposizione. Seguendo questa prospettiva, un allievo con dislessia fonologica, ad esempio,
predilige il canale visivo, mentre uno studente con dislessia superficiale privilegia il canale
auditivo.
3. Conclusioni

In questo saggio abbiamo discusso la nozione di “accessibilità glottodidattica” applicata
all’insegnamento della LS ad allievi dislessici. Tuttavia, nel concludere questo saggio riteniamo
essenziale evidenziare come tale nozione possa contribuire alla didattica delle lingue tout court. E’
necessario, infatti, superare quello che abbiamo definito un paradosso della moderna glottodidattica
(Daloiso, 2009b): da decenni si propongono i paradigmi teorico-metodologici di “flessibilità”,
“adattabilità”, “valorizzazione degli stili d’apprendimento”, “differenziazione”. Tuttavia queste
stesse nozioni faticano ad essere applicate al contesto dei bisogni educativi speciali. Pur non
rinnegando le specificità metodologiche che possono richiedere alcune situazioni d’insegnamento
ad allievi con difficoltà di apprendimento, riteniamo che l’adattamento glottodidattico sulla base del
profilo e dei bisogni degli allievi rappresenti il compito di ogni insegnante di lingue. Il problema,
perciò, non è tanto se i principi sopra menzionati possano applicarsi o meno a questo contesto,
quanto piuttosto come essi si possano concretizzare in situazioni specifiche, come ad esempio
l’insegnamento delle lingue ad allievi dislessici.



Riferimenti bibliografici

ARNOLD J., BROWN H.D., 1999, “A Map of the Terrain”, in ARNOLD J. (a cura di), Affect in Language
    Learning, Cambridge, CUP.
BALBONI P.E., 2008, Le sfide di Babele (nuova edizione), Torino, UTET Università.
CARDONA M., 2010, Il ruolo della memoria nell’apprendimento delle lingue, Torino, UTET
Università.
COMMISSIONE EUROPEA, 2005, Special Educational Needs in Europe and the Teaching and Learning
of Languages. Insights and Innovation, http://ec.europa.eu, visionato il 30.08.2010.
CORNOLDI C., 1999, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Il Mulino, Bologna.
DALOISO M., 2009a, “La dislessia evolutiva. Un quadro linguistico, psicolinguistico e
glottodidattico”, in Studi di Glottodidattica, 2.
DALOISO M., 2009b, “Lingue straniere e bisogni speciali: le politiche educative dell’Unione
Europea”, in Scuola e Lingue Moderne, 8-9.
DALOISO M., 2009c, I fondamenti neuropsicologici dell’educazione linguistica, Venezia,
Cafoscarina.
DE BENI R., CISOTTO L., 2000, Psicopatologia della lettura e della scrittura, Trento, Erickson.
KORMOS J., KONTRA E.H. (a cura di), 2008, Language Learners with Special Needs. An International
Perspective, Bristol/Buffalo/Toronto, Multilingual Matters.
LAVADAS E., BERTI A., 2003, Neuropsicologia, Bologna, Il Mulino.
SCHUMANN J.H., 1999, The Neurobiology of Affect in Language, Oxford, Blackwell.
SMYTHE I. (a cura di), 2004, Provision and Use of Information Technology with Adult Dyslexic
      Students in University in Europe, Cardiff, WDP.
SCHNEIDER E., CROMBIE M., 2003, Dyslexia and Foreign Language Learning, Londra, Fulton.
STELLA G., 2004, La dislessia, Bologna, Il Mulino.
STELLA G., 2007, Storie di dislessia, Firenze, Libri Liberi.

Weitere ähnliche Inhalte

Was ist angesagt? (12)

Didattica inclusiva, Abruzzo - Calabria, Ventriglia
Didattica inclusiva, Abruzzo - Calabria, VentrigliaDidattica inclusiva, Abruzzo - Calabria, Ventriglia
Didattica inclusiva, Abruzzo - Calabria, Ventriglia
 
Sedegliano2a
Sedegliano2aSedegliano2a
Sedegliano2a
 
Slide per Vivere in Italia - incontro i_ metodi_lessana
Slide per Vivere in Italia - incontro i_ metodi_lessanaSlide per Vivere in Italia - incontro i_ metodi_lessana
Slide per Vivere in Italia - incontro i_ metodi_lessana
 
Romano tesina lis
Romano tesina lisRomano tesina lis
Romano tesina lis
 
II. la didattica della grammatica
II. la didattica della grammaticaII. la didattica della grammatica
II. la didattica della grammatica
 
Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010
 
Savelli
SavelliSavelli
Savelli
 
Iii inc. word
Iii inc. wordIii inc. word
Iii inc. word
 
La competenza grammaticale
La competenza grammaticaleLa competenza grammaticale
La competenza grammaticale
 
Didattica letto scrittura 11 12
Didattica letto scrittura 11 12Didattica letto scrittura 11 12
Didattica letto scrittura 11 12
 
Ferrari l2
Ferrari l2Ferrari l2
Ferrari l2
 
Il linguaggio dei segni
Il linguaggio dei segniIl linguaggio dei segni
Il linguaggio dei segni
 

Andere mochten auch (7)

Siti_attivita_italiano_per_stranieri
Siti_attivita_italiano_per_stranieriSiti_attivita_italiano_per_stranieri
Siti_attivita_italiano_per_stranieri
 
Test d'ingresso
Test d'ingressoTest d'ingresso
Test d'ingresso
 
L'opera e l'insegnamento dell'italiano nel mondo (documento Prof. Balboni)
L'opera e l'insegnamento dell'italiano nel mondo (documento Prof. Balboni)L'opera e l'insegnamento dell'italiano nel mondo (documento Prof. Balboni)
L'opera e l'insegnamento dell'italiano nel mondo (documento Prof. Balboni)
 
Balboni approccio, metodo, tecnica1
Balboni approccio, metodo, tecnica1Balboni approccio, metodo, tecnica1
Balboni approccio, metodo, tecnica1
 
L’italiano in gioco
L’italiano in giocoL’italiano in gioco
L’italiano in gioco
 
Oscars 2016: Winners and Highlights
Oscars 2016: Winners and  HighlightsOscars 2016: Winners and  Highlights
Oscars 2016: Winners and Highlights
 
50 Astonishing Animal Photos of 2015
50 Astonishing Animal Photos of 201550 Astonishing Animal Photos of 2015
50 Astonishing Animal Photos of 2015
 

Ähnlich wie Lingue straniere e dislessia evolutiva, emilia romagna, Dalosio

Corsodi base2011 sondrio_4_ballero
Corsodi base2011 sondrio_4_balleroCorsodi base2011 sondrio_4_ballero
Corsodi base2011 sondrio_4_ballero
IIS Falcone-Righi
 
Sedegliano2aq
Sedegliano2aqSedegliano2aq
Sedegliano2aq
imartini
 
Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11
imartini
 
Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11
imartini
 
Quale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggi
Quale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggiQuale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggi
Quale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggi
Maruzells zells
 
Relazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio Vio
Relazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio VioRelazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio Vio
Relazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio Vio
CTI_Area_Ulss7
 
Tesi dottorato lucarelli cristiana.doc m
Tesi dottorato lucarelli cristiana.doc mTesi dottorato lucarelli cristiana.doc m
Tesi dottorato lucarelli cristiana.doc m
imartini
 
A scuola con la dislessia i giornata
A scuola con la dislessia i giornataA scuola con la dislessia i giornata
A scuola con la dislessia i giornata
imartini
 

Ähnlich wie Lingue straniere e dislessia evolutiva, emilia romagna, Dalosio (20)

Lingue straniere e dislessia fantoni toscana
Lingue straniere e dislessia fantoni toscanaLingue straniere e dislessia fantoni toscana
Lingue straniere e dislessia fantoni toscana
 
Novara fantoni lingue straniere
Novara  fantoni lingue straniereNovara  fantoni lingue straniere
Novara fantoni lingue straniere
 
1553 1c
1553 1c1553 1c
1553 1c
 
Comprensione del testo brasca guerriero toscana
Comprensione del testo brasca  guerriero toscanaComprensione del testo brasca  guerriero toscana
Comprensione del testo brasca guerriero toscana
 
Difficoltà e disturbi dell'apprendimento
Difficoltà e disturbi dell'apprendimentoDifficoltà e disturbi dell'apprendimento
Difficoltà e disturbi dell'apprendimento
 
Torino brasca guerriero lingua italiana
Torino brasca guerriero lingua italianaTorino brasca guerriero lingua italiana
Torino brasca guerriero lingua italiana
 
Slide colzani
Slide colzaniSlide colzani
Slide colzani
 
Mn gruppo-a b
Mn gruppo-a bMn gruppo-a b
Mn gruppo-a b
 
Concetti teorici orlando
Concetti teorici orlandoConcetti teorici orlando
Concetti teorici orlando
 
Concetti teorici Orlando
Concetti teorici OrlandoConcetti teorici Orlando
Concetti teorici Orlando
 
Corsodi base2011 sondrio_4_ballero
Corsodi base2011 sondrio_4_balleroCorsodi base2011 sondrio_4_ballero
Corsodi base2011 sondrio_4_ballero
 
Sedegliano2aq
Sedegliano2aqSedegliano2aq
Sedegliano2aq
 
Sedegliano2a
Sedegliano2aSedegliano2a
Sedegliano2a
 
Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11
 
Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11Mestre preadol e adol16 02 11
Mestre preadol e adol16 02 11
 
Didattica dell'Italiano per stranieri - base. Prof. Ballero
Didattica dell'Italiano per stranieri - base. Prof. BalleroDidattica dell'Italiano per stranieri - base. Prof. Ballero
Didattica dell'Italiano per stranieri - base. Prof. Ballero
 
Quale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggi
Quale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggiQuale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggi
Quale italiano insegnare?Appunti sulle varietà della lingua di oggi
 
Relazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio Vio
Relazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio VioRelazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio Vio
Relazione Intercettazione precoce 13 14- Dr. Claudio Vio
 
Tesi dottorato lucarelli cristiana.doc m
Tesi dottorato lucarelli cristiana.doc mTesi dottorato lucarelli cristiana.doc m
Tesi dottorato lucarelli cristiana.doc m
 
A scuola con la dislessia i giornata
A scuola con la dislessia i giornataA scuola con la dislessia i giornata
A scuola con la dislessia i giornata
 

Mehr von Associazione Italiana Dislessia

Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa Gabrieli
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa GabrieliLazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa Gabrieli
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa Gabrieli
Associazione Italiana Dislessia
 
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Dott. Caligaris
Lazio:  strumenti compensativi e dispensativi. Dott. CaligarisLazio:  strumenti compensativi e dispensativi. Dott. Caligaris
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Dott. Caligaris
Associazione Italiana Dislessia
 

Mehr von Associazione Italiana Dislessia (20)

Olivier lettura scrittura_e_abilita_di_studio_marche
Olivier lettura scrittura_e_abilita_di_studio_marcheOlivier lettura scrittura_e_abilita_di_studio_marche
Olivier lettura scrittura_e_abilita_di_studio_marche
 
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa Gabrieli
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa GabrieliLazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa Gabrieli
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Prof.ssa Gabrieli
 
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Dott. Caligaris
Lazio:  strumenti compensativi e dispensativi. Dott. CaligarisLazio:  strumenti compensativi e dispensativi. Dott. Caligaris
Lazio: strumenti compensativi e dispensativi. Dott. Caligaris
 
Lazio: modulo infanzia primaria. Dott. Caligaris
Lazio: modulo infanzia primaria. Dott. CaligarisLazio: modulo infanzia primaria. Dott. Caligaris
Lazio: modulo infanzia primaria. Dott. Caligaris
 
Lazio: i DSA. Dott.ssa Ritorto
Lazio: i DSA. Dott.ssa RitortoLazio: i DSA. Dott.ssa Ritorto
Lazio: i DSA. Dott.ssa Ritorto
 
PUGLIA - Servizi Sanitari Scuola - Penge
PUGLIA - Servizi Sanitari Scuola - PengePUGLIA - Servizi Sanitari Scuola - Penge
PUGLIA - Servizi Sanitari Scuola - Penge
 
PUGLIA - Normativa DSA - Rossi
PUGLIA - Normativa DSA - RossiPUGLIA - Normativa DSA - Rossi
PUGLIA - Normativa DSA - Rossi
 
PUGLIA - DSA e matematica - Imperiale
PUGLIA - DSA e matematica - ImperialePUGLIA - DSA e matematica - Imperiale
PUGLIA - DSA e matematica - Imperiale
 
PUGLIA - Consensus DSA - Lopez
PUGLIA - Consensus DSA - LopezPUGLIA - Consensus DSA - Lopez
PUGLIA - Consensus DSA - Lopez
 
SARDEGNA - La Relazione Educativa - Cesetti
SARDEGNA - La Relazione Educativa - CesettiSARDEGNA - La Relazione Educativa - Cesetti
SARDEGNA - La Relazione Educativa - Cesetti
 
SARDEGNA - La rete scuola famiglia servizi - Molinas
SARDEGNA - La rete scuola famiglia servizi - MolinasSARDEGNA - La rete scuola famiglia servizi - Molinas
SARDEGNA - La rete scuola famiglia servizi - Molinas
 
SARDEGNA - DSA parte generale - Molinas
SARDEGNA - DSA parte generale - MolinasSARDEGNA - DSA parte generale - Molinas
SARDEGNA - DSA parte generale - Molinas
 
SARDEGNA - Didattica DSA didattica classe - Mulas
SARDEGNA - Didattica DSA didattica classe - MulasSARDEGNA - Didattica DSA didattica classe - Mulas
SARDEGNA - Didattica DSA didattica classe - Mulas
 
PUGLIA - Alta Formazione - Brindisi
PUGLIA - Alta Formazione - BrindisiPUGLIA - Alta Formazione - Brindisi
PUGLIA - Alta Formazione - Brindisi
 
PUGLIA - Alta Formazione - Lecce
PUGLIA - Alta Formazione - LeccePUGLIA - Alta Formazione - Lecce
PUGLIA - Alta Formazione - Lecce
 
SARDEGNA - Costituzione Rete - Lopez
SARDEGNA - Costituzione Rete - LopezSARDEGNA - Costituzione Rete - Lopez
SARDEGNA - Costituzione Rete - Lopez
 
SARDEGNA - Normativa - Ventriglia.
SARDEGNA - Normativa - Ventriglia.SARDEGNA - Normativa - Ventriglia.
SARDEGNA - Normativa - Ventriglia.
 
SARDEGNA - Inquadramento Generale - Penge
SARDEGNA - Inquadramento Generale - PengeSARDEGNA - Inquadramento Generale - Penge
SARDEGNA - Inquadramento Generale - Penge
 
SARDEGNA - Dalla Didattica per l'Alunno... - Mulas
SARDEGNA - Dalla Didattica per l'Alunno... - MulasSARDEGNA - Dalla Didattica per l'Alunno... - Mulas
SARDEGNA - Dalla Didattica per l'Alunno... - Mulas
 
Costituzione rete - Lopez
Costituzione rete - LopezCostituzione rete - Lopez
Costituzione rete - Lopez
 

Lingue straniere e dislessia evolutiva, emilia romagna, Dalosio

  • 1. LINGUE STRANIERE E DISLESSIA EVOLUTIVA Bibliografia essenziale di riferimento a cura di Michele Daloiso daloiso@unive.it Parte A – Fondamenti di didattica delle lingue moderne Balboni P.E., 2008, Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse (nuova edizione), Torino, Utet Università. Balboni P.E., 1999, Tecniche didattiche per l’educazione linguistica, Torino, Utet Università. Cardona M., 2010, Il ruolo della memoria nell’apprendimento delle lingue. Una prospettiva glottodidattica (nuova edizione), Torino, Utet Università. Daloiso M., 2009, I fondamenti neuropsicologici dell’educazione linguistica, Venezia, Cafoscarina. Daloiso M., 2010, Lineamenti di didattica delle lingue moderne, Roma, Aracne. Parte B – Dislessia e didattica delle lingue moderne Commissione Europea, 2005, Special Educational Needs in Europe and the Teaching and Learning of Languages. Insights and Innovation, http://ec.europa.eu. Daloiso M., 2009, “Lingue straniere e bisogni speciali: le politiche educative dell’Unione Europea”, in Scuola e Lingue Moderne, 8-9/2009. Kormos J., Kontra E.H. (a cura di), Language Learners with Special Needs. An International Perspective, Bristol/Buffalo/Toronto, Multilingual Matters. Kvilekval P., Rialti E., 2010, Dislessia. Strumenti compensativi per la lingua inglese, Libriliberi. Gabrieli C., Grabrieli R., 2008, Dyslexia. What is it? Uno studio sull’insegnamento della lingua inglese a studenti dislessici, Roma, Armando. Piechurska-Kuciel E., 2010, Dyslexia in the Foreign Language Classroom, Bristol/Buffalo/Toronto, Multilingual Matters. Schneider E., Crombie M., 2003, Dyslexia and Foreign Language Learning, Londra, Fulton.
  • 2. Lingue straniere e dislessia evolutiva: per una glottodidattica accessibile Michele Daloiso L’Associazione Internazionale Dislessia (2002) definisce la dislessia evolutiva una difficoltà di apprendimento di origine neurologica che colpisce alcune abilità specifiche connesse alla letto- scrittura, quali il riconoscimento della forma grafica delle parole, lo spelling e le abilità di decodifica. Pur essendo di norma classificata tra le difficoltà di apprendimento, la dislessia sarebbe ascrivibile alla categoria dei disturbi del linguaggio, poiché colpisce in modo specifico ed indipendente dallo sviluppo cognitivo l’abilità linguistica (seppur appresa) della lettura, e tutti i processi fonologici, auditivi, visivi e mnemonici ad essa collegati. Poiché tali processi sono alla base di altre abilità linguistiche, correlano positivamente con la dislessia anche altre difficoltà più generali relative allo sviluppo del linguaggio. Sul piano educativo, il quadro clinico-linguistico della dislessia ha generato spesso posizioni che tendono a sminuire il valore dell’apprendimento di una lingua straniera (LS) da parte di allievi dislessici, sollevando perplessità sulla loro effettiva possibilità di conseguire buoni risultati in termini di apprendimento. Prendendo le mosse da queste considerazioni, il presente contributo intende offrire un’analisi delle barriere che possono impedire all’allievo dislessico l’apprendimento di una LS, e alcune riflessioni per costruire un ambiente di apprendimento che superi tali barriere. 1. L’apprendimento delle lingue straniere da parte di allievi dislessici Per offrire una risposta convincente sul piano scientifico alle perplessità di chi ritiene l’apprendimento di una LS da parte di allievi dislessici un compito troppo faticoso, è necessario circoscrivere i possibili impedimenti all’apprendimento – ossia le barriere contro cui l’allievo dislessico deve scontrarsi. Nei prossimi paragrafi si discuteranno tre tipologie di barriere su cui è necessario operare a livello glottodidattico. 1.1. Barriere linguistiche La prima forma di impedimento riguarda la difficoltà di processamento linguistico da parte dell’allievo dislessico. Si tratta di una barriera di natura neurologica, indipendente da condizioni esterne (qualità dell’educazione, grado di esposizione all’input linguistico ecc.), e solo parzialmente recuperabile. Secondo un recente studio longitudinale, infatti, solo il 20% degli allievi in età scolare riesce a recuperare pienamente il deficit (Stella, 2004). Rimandando agli studi di settore per un quadro sistematico della dislessia (De Beni e Cisotto, 2000; Stella, 2004), in questa sede ci pare utile reinterpretare i dati della ricerca neuropsicologica alla luce della nozione di competenza comunicativa, così come intesa in Balboni (2008). Le barriere di natura linguistica che l’allievo dislessico può incontrare nell’apprendimento di una LS riguardano le abilità (Daloiso, 2009a): a. linguistiche, ed in particolare: - la “comprensione scritta superficiale”, che consente di decodificare la forma grafica delle parole, associandola alla forma fonetica e al significato; a questo proposito, la lettura può risultare fluente ma poco accurata (dislessia fonologica), o lenta ma più precisa (dislessia superficiale). Poiché, inoltre, la decodifica superficiale costituisce di fatto un requisito alla comprensione profonda, accade talvolta che allievi con forme gravi di dislessia possano manifestare difficoltà più generali nella comprensione scritta (Lavadas e Berti, 2003);
  • 3. - la “comprensione orale superficiale”: a causa della ridotta consapevolezza fonologica, l’allievo dislessico può trovare molto faticoso segmentare le unità di significato nel flusso comunicativo, e percepire una velocità d’eloquio più elevata rispetto ai compagni; - la produzione: sul piano dell’oralità, le difficoltà sono circoscritte all’articolazione di alcuni suoni e alla pronuncia di parole non familiari; in relazione allo scritto, sebbene in Italia si distinguano dislessia, disortografia e disgrafia, di fatto questi disturbi correlano talvolta positivamente, per cui non è possibile ignorare eventuali ricadute della dislessia sull’abilità di scrittura; b. meta-linguistiche, ed in particolare: - l’analisi fonologica, che appare difficoltosa soprattutto per gli allievi con dislessia fonologica, i quali possono incontrare enormi difficoltà in compiti apparentemente semplici, quali riconoscere se due parole rimano tra loro, scomporre una parola in sillabe, dire se una parola contiene un dato suono, ecc. Questi compiti richiedono, infatti, la “consapevolezza fonologica”, ossia la capacità di riconoscere, analizzare, confrontare suoni linguistici; - l’analisi visiva, che appare problematica per gli allievi con dislessia superficiale, i quali trovano faticoso analizzare la forma grafica delle parole, scambiandone non di rado l’orientamento e la sequenza, nonché l’ordine di successione delle singole lettere; - la conversione grafema-fonema, che implica l’analisi sia fonologica sia visiva, e per tale ragione risulta problematica per tutti gli allievi dislessici. Pur essendo un processo automatico, la conversione grafema-fonema è connessa ad alcune abilità meta-linguistiche, quali la capacità di confrontare forme morfologiche diverse di una stessa parola, e di individuare regolarità e irregolarità del codice scritto rispetto all’orale. Sul piano psicolinguistico, le difficoltà qui descritte appaiono legate ad un’inaspettata limitazione della memoria di lavoro nell’allievo dislessico, che riduce la capacità di ritenzione delle informazioni da apprendere. 1.2. Barriere psicologiche La dislessia si caratterizza per un’alta percentuale di comorbilità, che riguarda anche difficoltà di tipo socio-relazionale e psicologico (Stella, 2007; Kormos e Kontra, 2008), le quali rappresentano in molti casi la conseguenza di reiterate esperienze negative, che segnano il vissuto personale dell’allievo al punto da influire sullo sviluppo della sua personalità. L’apprendimento della LS è dunque spesso ostacolato da barriere psicologiche quali: a. basso grado di autostima, il più delle volte determinato dall’esperienza di ripetuti fallimenti in ambito scolastico (Cornoldi, 1999), causati da forme di dislessia non recuperabili o dal mancato sviluppo di strategie compensatorie efficaci in lingua materna (LM). Questi allievi possono ritenere che l’apprendimento di una LS sia un compito al di sopra delle loro capacità percepite; b. ansia linguistica, che si manifesta in uno stato di agitazione che ricorre ogniqualvolta l’allievo è posto di fronte a compiti linguistici (Kormos e Kontra, 2008). Ciò di fatto mina alla base la disposizione psicologica dello studente all’apprendimento di una LS, generando riluttanza alla comunicazione, difficoltà ad auto-correggersi, limitata attenzione ecc. c. fragilità motivazionale, causata dal fatto che la curiosità iniziale per la LS, che spesso caratterizza gli allievi dislessici, non trova sostegno sul piano metodologico; emerge spesso nello studente un senso di frustrazione, dovuto alla consapevolezza che lo studio della LS non può essere portato a termine semplicemente applicando le strategie compensatorie acquisite in LM (Arnold e Brown, 1999); d. riluttanza alla relazione, spesso conseguenza di esperienze di stigmatizzazione della diversità, talvolta accentuata dall’abuso di una terminologia deprivativa (dis-abile, dis-lessico, difficoltà, disturbo, disordine ecc.) che, accostata alla parola “studente”, finisce per caratterizzare l’allievo
  • 4. sulla base di ciò che non riesce a fare. Per tale ragione nei documenti europei (CE, 2005) si usa l’espressione “bisogni educativi speciali”, dove l’aggettivo “speciale” è di estrema rilevanza politica, considerato che nel linguaggio quotidiano è di norma utilizzato con accezione positiva. 1.3. Barriere metodologiche A condizionare il successo di un allievo dislessico nell’apprendimento di una LS può essere anche il contesto glottodidattico, ed in particolare l’insieme delle decisioni curricolari e metodologiche operate dal docente di LS, le quali possono costituire involontarie barriere a livello di: a. approccio: ciascuno degli approcci e dei metodi elaborati dalla glottodidattica può di fatto costituire una barriera per l’allievo dislessico; ad esempio, l’impianto formalistico può risultare inefficace, dal momento che punta eccessivamente sulle abilità meta-linguistiche, mentre l’approccio comunicativo, pur ridimensionando l’importanza dell’accuratezza, può risultare ansiogeno, dal momento che pone l’allievo di fronte a situazioni di “pressione comunicativa”; b. supporti: le facilitazioni comunemente adottate per favorire l’apprendimento linguistico possono non essere sufficienti per l’allievo dislessico; in generale, infatti, l’insegnamento della LS si basa ancora largamente sul linguaggio verbale, mentre l’allievo dislessico trarrebbe beneficio all’uso di altri linguaggi come supporto alla comprensione verbale; c. tempi d’insegnamento: poiché la dislessia correla positivamente con difficoltà legate alla memoria di lavoro, spesso l’allievo percepisce un’eccessiva rapidità nella presentazione del materiale linguistico, e la mancanza del tempo necessario per l’assimilazione; d. verifica (specialmente se scritta), che risulta inaccessibile a causa dei seguenti fattori: - tempi di svolgimento, che di norma non sono sufficienti affinché l’allievo dislessico possa completare la prova; va infatti tenuto presente che la velocità di lettura in LM di uno studente normodotato è di 7 sillabe al secondo, mentre quella di un allievo dislessico varia da 3 a 5, numeri che scendono inevitabilmente nella lettura in LS; - tipo di conoscenze/competenze verificate, problema direttamente conseguente alla definizione del sillabo di LS; - quantità delle conoscenze/competenze verificate, che risulta talvolta eccessiva per l’allievo dislessico, a causa delle difficoltà connesse alla memoria di lavoro. 2. Oltre le barriere: riflessioni per una glottodidattica accessibile Sull’insegnamento della LS ad allievi dislessici è attualmente disponibile un numero limitato di studi scientifici, perlopiù in ambito internazionale. Rielaborando i risultati di queste ricerche alla luce della tradizione glottodidattica italiana, è possibile iniziare a delineare un quadro metodologico di riferimento che possa garantire la “accessibilità glottodidattica”. Nel linguaggio quotidiano la parola “accessibilità” ha un duplice valore: da un lato può indicare la mera raggiungibilità fisica di un luogo (“La principessa era imprigionata in un castello inaccessibile”; da questa accezione derivano espressioni metaforiche come “i prezzi degli affitti non sono sempre accessibili”), dall’altro può riferirsi all’intelligibilità cognitiva di un discorso, un testo, un compito (“il libro è scritto con un linguaggio accessibile”). Prendendo le mosse da questa seconda accezione, definiamo “accessibilità glottodidattica” l’insieme delle scelte strategiche operate dal docente di LS al fine di rimuovere o aggirare le barriere che impediscono l’apprendimento linguistico. L’accessibilità glottodidattica investe perlomeno tre aree di intervento, che sintetizziamo di seguito. 2.1. Accessibilità linguistica
  • 5. Le barriere linguistiche discusse in 1.1 sono intrinseche all’allievo, e non spetta al docente di LS rimuoverle in senso riabilitativo (o più propriamente “abilitativo”, dal momento che la dislessia non implica la perdita di abilità precedentemente sviluppate), se non in un’ottica di educazione linguistica, che preveda la sinergia tra gli insegnanti di italiano e di LS e il logopedista. Poiché, tuttavia, tali barriere non investono tutte le dimensioni della competenza comunicativa, il docente di LS può operare scelte curricolari di fondo che non insistono sulla dis-abilità, bensì sulle abilità residue dell’allievo. Tali scelte riguardano: a. la scelta della lingua: la struttura intrinseca di ciascuna lingua può rendere più o meno evidenti le difficoltà di un allievo dislessico; in particolare, la “trasparenza linguistica”, intesa come vicinanza tra i sistemi fonetico e grafico della lingua (Smythe, 2004), può costituire un valido criterio per la scelta (ove possibile) della lingua da insegnare. E’ stato infatti riscontrato che le difficoltà di conversione grafema-fonema tipiche della dislessia riemergono in modo molto più evidente nell’apprendimento di lingue opache, come l’inglese, rispetto a lingue più trasparenti, come lo spagnolo e l’italiano; b. la definizione delle mete linguistiche: in considerazione del quadro linguistico dell’allievo dislessico, è possibile individuare un nucleo di priorità glottodidattiche. Ferma restando la centralità dello sviluppo di abilità culturali ed interculturali, che non sono compromesse dalla dislessia, sul piano strettamente linguistico riteniamo prioritarie (Daloiso, 2009a): - le abilità orali rispetto a quelle scritte, il cui grado di sviluppo dipenderà dal profilo linguistico dell’allievo dislessico e dal tipo di lingua insegnata; ciò non significa, ad ogni modo, l’esclusione del codice scritto, che rappresenta un supporto necessario ad allievi che non apprendono una lingua come LM; - l’efficacia comunicativa rispetto alla fluenza e/o all’accuratezza; l’inclusione di uno di questi due aspetti della comunicazione nel curricolo personalizzato dipenderà dal tipo di dislessia, dal momento che la produzione non accurata è tipica della dislessia fonologica, mentre la produzione non fluente è un tratto distintivo della dislessia superficiale; - la comprensione globale è prioritaria rispetto all’analisi, e quest’ultima dovrà riguardare più il contenuto che la forma del messaggio comunicativo, in modo da limitare i problemi legati all’analisi meta-linguistica. 2.2. Accessibilità psicologica Le barriere psicologiche che impediscono all’allievo dislessico un accostamento sereno allo studio della LS sono spesso diretta conseguenza di reiterati insuccessi scolastici, che intaccano l’autostima e la motivazione, generando stati d’ansia. Riprendendo il noto modello della valutazione emotiva di Schumann (1999; per una prospettiva glottodidattica, Daloiso, 2009c), possiamo sostenere che una glottodidattica psicologicamente accessibile dovrà presentare un input (inteso in senso lato come lingua, attività, materiali ecc.): a. basato sull’equilibrio tra novità e ricorrenza: la novità può costituire di norma un catalizzatore di attenzione temporaneo, ma l’allievo dislessico necessita di un impianto della lezione ricorrente, trasparente ed esplicito, in modo da poter far leva sulle abilità meta-cognitive per seguire la lezione e progredire nell’apprendimento linguistico; b. piacevole: proprio perché la carriera scolastica dell’allievo dislessico è spesso costellata di insuccessi, va recuperata la dimensione ludica dell’apprendimento linguistico, in modo che lo studente possa riscoprire il piacere di imparare in modo sereno e gradevole, senza percepire un’accentuazione sulle sue dis-abilità;
  • 6. c. pertinente ai propri bisogni: le scelte curricolari descritte in 2.1 vanno esplicitate con l’allievo nell’ambito di un patto formativo, per evitare che egli costruisca aspettative poco realistiche sui propri risultati in termini di apprendimento; d. realizzabile e sicuro: l’effettiva realizzabilità di un’attività è strettamente legata all’accessibilità linguistica e metodologica: un compito può essere infatti percepito come realizzabile se a livello linguistico non fa leva sulla dis-abilità e se a livello metodologico propone un percorso rispettoso delle modalità di apprendimento dell’allievo (cfr. 2.3). 2.3. Accessibilità metodologica Nel paragrafo 1.3 abbiamo evidenziato alcune aree glottodidattiche particolarmente problematiche per l’insegnamento della LS ad allievi dislessici. Rimandando ad un nostro studio precedente per una discussione generale sulle scelte metodologiche che possono influire positivamente sull’apprendimento della LS in questo contesto (Daloiso, 2009a), ci soffermiamo ora su un aspetto specifico relativo alla facilitazione dell’apprendimento. Come è emerso nei paragrafi precedenti, la dislessia è associata ad una limitazione della memoria di lavoro, che genera problemi di ritenzione delle informazioni ambientali. Poiché, tuttavia, la memoria di lavoro è costituita da due sotto-componenti (il circuito fonologico e il taccuino visuo- spaziale; per un approfondimento in prospettiva glottodidattica: Cardona, 2010), è ipotizzabile che la dislessia fonologica sia direttamente connessa ad un deficit del circuito fonologico, mentre la dislessia superficiale, che colpisce la via visivo-lessicale alla lettura, interessi un deficit del taccuino visuo-spaziale. Abbracciando questa ipotesi, il docente potrà selezionare specifiche strategie di aggancio mnemonico che fanno leva sulla componente attiva della memoria di lavoro. A seconda del tipo di dislessia dunque si potranno proporre, ad esempio, strategie di aggancio: a. fonetico, come l’associazione di singoli foni o gruppi fonetici difficili a suoni, rumori ambientali, versi di animali che l’allievo percepisce ad essi più vicini; l’esempio emblematico è costituito dalle parole onomatopeiche, ma alcune ricerche internazionali (Schneider e Crombie, 2003) hanno rilevato come l’aggancio fonetico possa realizzarsi anche con singoli foni; b. visivo-immaginativo: accanto alle comuni tecniche di associazione parola-immagine, può risultare utile selezionare un nucleo di parole accomunate da uno stesso elemento linguistico (fonetico, grafico ecc.) che appare di difficile memorizzazione per l’allievo, il quale dovrà costruire e rappresentare graficamente una storia fantasiosa contenente tali parole; c. sensoriale: oltre alle già diffuse tecniche di risposta fisica totale, possono essere utili specifiche tecniche di fonetica gestuale, che consistono nel dare la possibilità all’allievo di “percepire fisicamente” se sta pronunciando in modo corretto un suono; per la lingua inglese, ad esempio, si possono approntare tecniche di fonetica gestuale relative al fenomeno dell’aspirazione (per l’aspirazione iniziale in parole come horse, house si può far percepire fisicamente all’allievo la fuoriuscita di aria dalla bocca ponendovi vicino una mano). Vorremmo concludere questa sezione sottolineando che le esemplificazioni qui discusse risultano in sintonia con la prospettiva educativa proposta dalla Commissione Europea (CE, 2005), secondo cui ogni studente ha caratteristiche, interessi, stili cognitivi e bisogni di apprendimento che lo rendono unico. Le difficoltà di apprendimento andrebbero perciò reinterpretate in chiave non deprivativa, ossia come particolari propensioni dell’allievo che fanno leva sulle risorse s sui canali percettivi a sua disposizione. Seguendo questa prospettiva, un allievo con dislessia fonologica, ad esempio, predilige il canale visivo, mentre uno studente con dislessia superficiale privilegia il canale auditivo.
  • 7. 3. Conclusioni In questo saggio abbiamo discusso la nozione di “accessibilità glottodidattica” applicata all’insegnamento della LS ad allievi dislessici. Tuttavia, nel concludere questo saggio riteniamo essenziale evidenziare come tale nozione possa contribuire alla didattica delle lingue tout court. E’ necessario, infatti, superare quello che abbiamo definito un paradosso della moderna glottodidattica (Daloiso, 2009b): da decenni si propongono i paradigmi teorico-metodologici di “flessibilità”, “adattabilità”, “valorizzazione degli stili d’apprendimento”, “differenziazione”. Tuttavia queste stesse nozioni faticano ad essere applicate al contesto dei bisogni educativi speciali. Pur non rinnegando le specificità metodologiche che possono richiedere alcune situazioni d’insegnamento ad allievi con difficoltà di apprendimento, riteniamo che l’adattamento glottodidattico sulla base del profilo e dei bisogni degli allievi rappresenti il compito di ogni insegnante di lingue. Il problema, perciò, non è tanto se i principi sopra menzionati possano applicarsi o meno a questo contesto, quanto piuttosto come essi si possano concretizzare in situazioni specifiche, come ad esempio l’insegnamento delle lingue ad allievi dislessici. Riferimenti bibliografici ARNOLD J., BROWN H.D., 1999, “A Map of the Terrain”, in ARNOLD J. (a cura di), Affect in Language Learning, Cambridge, CUP. BALBONI P.E., 2008, Le sfide di Babele (nuova edizione), Torino, UTET Università. CARDONA M., 2010, Il ruolo della memoria nell’apprendimento delle lingue, Torino, UTET Università. COMMISSIONE EUROPEA, 2005, Special Educational Needs in Europe and the Teaching and Learning of Languages. Insights and Innovation, http://ec.europa.eu, visionato il 30.08.2010. CORNOLDI C., 1999, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Il Mulino, Bologna. DALOISO M., 2009a, “La dislessia evolutiva. Un quadro linguistico, psicolinguistico e glottodidattico”, in Studi di Glottodidattica, 2. DALOISO M., 2009b, “Lingue straniere e bisogni speciali: le politiche educative dell’Unione Europea”, in Scuola e Lingue Moderne, 8-9. DALOISO M., 2009c, I fondamenti neuropsicologici dell’educazione linguistica, Venezia, Cafoscarina. DE BENI R., CISOTTO L., 2000, Psicopatologia della lettura e della scrittura, Trento, Erickson. KORMOS J., KONTRA E.H. (a cura di), 2008, Language Learners with Special Needs. An International Perspective, Bristol/Buffalo/Toronto, Multilingual Matters. LAVADAS E., BERTI A., 2003, Neuropsicologia, Bologna, Il Mulino. SCHUMANN J.H., 1999, The Neurobiology of Affect in Language, Oxford, Blackwell. SMYTHE I. (a cura di), 2004, Provision and Use of Information Technology with Adult Dyslexic Students in University in Europe, Cardiff, WDP. SCHNEIDER E., CROMBIE M., 2003, Dyslexia and Foreign Language Learning, Londra, Fulton. STELLA G., 2004, La dislessia, Bologna, Il Mulino. STELLA G., 2007, Storie di dislessia, Firenze, Libri Liberi.