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Il colloquio e l’intervista nelle relazioni di cura: note introduttive   Non è semplice stabilire in modo inequivocabile la  differenza che esiste tra il colloquio e l’intervista , entrambi ampiamente utilizzati in ambito educativo e nelle relazioni di cura, d’altra parte risulta pure difficile tracciare una linea di demarcazione netta tra le azioni tipiche dell’uno o dell’altro metodo.  
Il risultato è che “ si tende ad utilizzare i due termini in un continuum che va dal colloquio  –sempre associato alle parole ‘libero’,  ‘ in profondità’ - all’ intervista  che, tutto sommato, è sempre considerata  ‘ più o meno strutturata’, ‘meno libera’ e ‘più  Costretta” (Kanizsa, 1995).  
Una fondamentale differenza, tuttavia, resta nel fatto che: il colloquio viene normalmente  richiesto  dall’utente/cliente  che assume un ruolo centrale all’interno  della relazione con l’operatore  poiché può  esprimere liberamente  il proprio punto di vista su argomenti e tematiche che lui stesso è in condizione di suggerire.
L’intervista, al contrario, a seconda del diverso grado di libertà che accorda al soggetto, e in questo senso può risultare ‘ più libera, semi-strutturata o rigidamente strutturata’, ribalta la dinamica dei ruoli, accordando all’operatore la totale responsabilità di decidere sugli argomenti, le domande e le modalità di risposta.
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Il vero e proprio lavoro educativo viene in seguito pertanto può essere prematuro, se non controproducente, che l’operatore assuma un comportamento eccessivamente direttivo o valutativo, dovendosi limitare a rendere le condizioni attraverso le quali il soggetto possa rispondere alle domande con disponibilità e serenità.
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Il colloquio-intervista libera    Le indicazioni operative proposte non costituiscono uno Strumento completo di lavoro ma rappresentano dei  suggerimenti di metodo’ per la conduzione e lo sviluppo del colloquio e/o dell’intervista libera   Di seguito sono riportati degli esempi costruiti  a partire da sei suggestioni metodologiche formulate da L. Cionini (1991)
1.Costruire la domanda in maniera aperta in modo da evitare risposte monosillabiche come sì o no e facendo attenzione a non suggerire implicitamente le risposte.   Esempio Evidentemente la questione non si pone se l’operatore è interessato a ricevere risposte affermative o negative a precise domande. Il problema emerge, tuttavia, qualora fosse necessario chiedere ulteriori approfondimenti, porre interrogativi su problematiche di respiro più complesso, indagare opinioni e vissuti del soggetto diversamente poco esplorabili.
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Nella prima domanda, (“Si sono verificati problemi all’inizio della malattia?”) le parole dell’operatore potrebbero essere intese dal paziente nei termini di: “ se mi chiede se ci sono stati dei problemi, vuol dire che si aspetta così” oppure “ ci sono stati problemi, anche se non lo ricordo, o a suo tempo non l’ho capito”.
2.Formulare una domanda per volta, in modo chiaro, esplicito, incisivo, evitando di sottoporre il paziente ad una sorta di interrogatorio.   Esempio “ Domande del tipo: “ Come ha reagito quando ha saputo del suo problema di salute, è stato difficile accettarlo,  i suoi familiari le sono stati vicini?” andrebbero sempre evitate  poiché poste in modo non corretto. Sono infatti domande multiple che impegnano più livelli di  analisi e di risposte da parte del soggetto; esse possono  ingenerare ansia e, allo stesso tempo, risultano non  interpretabili in maniera inequivoca.
Cosa si può intendere, ad esempio, per  ‘ accettare un problema di salute’ ? Può significare accogliere con rassegnazione il nuovo stato di sofferenza, o piuttosto adeguarsi in maniera più attiva ricercando strategie di compensazione e nuovi equilibri?   Ed inoltre, ‘ sentire i familiari vicini’ può significare: ricevere un supporto assiduo ma prettamente assistenziale, o ricevere un supporto prevalentemente solidale ed empatico, o entrambe le cose?
  3.Utilizzare un linguaggio adeguato e facilmente comprensibile per il livello culturale del soggetto.   Esempio Tale indicazione rimane valida soprattutto se si immagina che il soggetto possieda un livello culturale di grado non elevato.   Semplificare il lessico, tuttavia, non significa far scadere il tono e il registro della comunicazione, né l’operatore può, in alcun caso, sentirsi legittimato a svilire o banalizzare i termini del discorso poiché ciò restituirebbe al soggetto una frustrante sensazione di inadeguatezza.
4.Quando possibile, formulare le domande ‘a specchio (si cfr. anche la tecnica della riformulazione di Rogers)   Esempio Riformulando o riproponendo le stesse parole del paziente, l’operatore può incoraggiare il soggetto nella narrazione o invitarlo ad approfondire un determinato aspetto del discorso.   Parafrasare alcune affermazioni aggiungendo espressioni come “ è così?”  o  “non è vero?” può essere utile, inoltre, ad evitare l’ingenerarsi di false interpretazioni poiché il soggetto può sempre contraddire l’operatore o chiarire ulteriormente il suo punto di vista.
5.Non interrompere il soggetto per chiedere chiarimenti fino a che questi non abbia completato il suo discorso.   Esempio L’indicazione che vale è unicamente quella di annotare, mentalmente o per iscritto, le domande da porre in un secondo momento.   Tuttavia, di fronte al caso, non raro, di una persona che riferisca in modo logorroico, ridondante, dispersivo o che compia numerose digressioni, l’operatore non può se non intervenire riconducendo il colloquio all’interno di una riflessione più mirata e costruttiva.
6.Non accontentarsi di parole vaghe, ambigue o che esprimono concetti o asserzioni sul cui significato è fondamentale chiarirsi   Esempio Il principio della chiarezza che ispira la formulazione delle domande dell’operatore, vale anche per le risposte o le affermazioni del suo interlocutore.   Di fronte ad espressioni ambigue l’operatore può chiedere al soggetto cosa intenda esattamente o invitarlo a fornire degli esempi espliciti che possano illuminarlo sulla situazione o sulla questione in esame.

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  • 1. Il colloquio e l’intervista nelle relazioni di cura: note introduttive   Non è semplice stabilire in modo inequivocabile la differenza che esiste tra il colloquio e l’intervista , entrambi ampiamente utilizzati in ambito educativo e nelle relazioni di cura, d’altra parte risulta pure difficile tracciare una linea di demarcazione netta tra le azioni tipiche dell’uno o dell’altro metodo.  
  • 2. Il risultato è che “ si tende ad utilizzare i due termini in un continuum che va dal colloquio –sempre associato alle parole ‘libero’, ‘ in profondità’ - all’ intervista che, tutto sommato, è sempre considerata ‘ più o meno strutturata’, ‘meno libera’ e ‘più Costretta” (Kanizsa, 1995).  
  • 3. Una fondamentale differenza, tuttavia, resta nel fatto che: il colloquio viene normalmente richiesto dall’utente/cliente che assume un ruolo centrale all’interno della relazione con l’operatore poiché può esprimere liberamente il proprio punto di vista su argomenti e tematiche che lui stesso è in condizione di suggerire.
  • 4. L’intervista, al contrario, a seconda del diverso grado di libertà che accorda al soggetto, e in questo senso può risultare ‘ più libera, semi-strutturata o rigidamente strutturata’, ribalta la dinamica dei ruoli, accordando all’operatore la totale responsabilità di decidere sugli argomenti, le domande e le modalità di risposta.
  • 5.
  • 6. Il vero e proprio lavoro educativo viene in seguito pertanto può essere prematuro, se non controproducente, che l’operatore assuma un comportamento eccessivamente direttivo o valutativo, dovendosi limitare a rendere le condizioni attraverso le quali il soggetto possa rispondere alle domande con disponibilità e serenità.
  • 7.
  • 8. Il colloquio-intervista libera   Le indicazioni operative proposte non costituiscono uno Strumento completo di lavoro ma rappresentano dei suggerimenti di metodo’ per la conduzione e lo sviluppo del colloquio e/o dell’intervista libera   Di seguito sono riportati degli esempi costruiti a partire da sei suggestioni metodologiche formulate da L. Cionini (1991)
  • 9. 1.Costruire la domanda in maniera aperta in modo da evitare risposte monosillabiche come sì o no e facendo attenzione a non suggerire implicitamente le risposte.   Esempio Evidentemente la questione non si pone se l’operatore è interessato a ricevere risposte affermative o negative a precise domande. Il problema emerge, tuttavia, qualora fosse necessario chiedere ulteriori approfondimenti, porre interrogativi su problematiche di respiro più complesso, indagare opinioni e vissuti del soggetto diversamente poco esplorabili.
  • 10.
  • 11. Nella prima domanda, (“Si sono verificati problemi all’inizio della malattia?”) le parole dell’operatore potrebbero essere intese dal paziente nei termini di: “ se mi chiede se ci sono stati dei problemi, vuol dire che si aspetta così” oppure “ ci sono stati problemi, anche se non lo ricordo, o a suo tempo non l’ho capito”.
  • 12. 2.Formulare una domanda per volta, in modo chiaro, esplicito, incisivo, evitando di sottoporre il paziente ad una sorta di interrogatorio.   Esempio “ Domande del tipo: “ Come ha reagito quando ha saputo del suo problema di salute, è stato difficile accettarlo, i suoi familiari le sono stati vicini?” andrebbero sempre evitate poiché poste in modo non corretto. Sono infatti domande multiple che impegnano più livelli di analisi e di risposte da parte del soggetto; esse possono ingenerare ansia e, allo stesso tempo, risultano non interpretabili in maniera inequivoca.
  • 13. Cosa si può intendere, ad esempio, per ‘ accettare un problema di salute’ ? Può significare accogliere con rassegnazione il nuovo stato di sofferenza, o piuttosto adeguarsi in maniera più attiva ricercando strategie di compensazione e nuovi equilibri?   Ed inoltre, ‘ sentire i familiari vicini’ può significare: ricevere un supporto assiduo ma prettamente assistenziale, o ricevere un supporto prevalentemente solidale ed empatico, o entrambe le cose?
  • 14.   3.Utilizzare un linguaggio adeguato e facilmente comprensibile per il livello culturale del soggetto.   Esempio Tale indicazione rimane valida soprattutto se si immagina che il soggetto possieda un livello culturale di grado non elevato.   Semplificare il lessico, tuttavia, non significa far scadere il tono e il registro della comunicazione, né l’operatore può, in alcun caso, sentirsi legittimato a svilire o banalizzare i termini del discorso poiché ciò restituirebbe al soggetto una frustrante sensazione di inadeguatezza.
  • 15. 4.Quando possibile, formulare le domande ‘a specchio (si cfr. anche la tecnica della riformulazione di Rogers)   Esempio Riformulando o riproponendo le stesse parole del paziente, l’operatore può incoraggiare il soggetto nella narrazione o invitarlo ad approfondire un determinato aspetto del discorso.   Parafrasare alcune affermazioni aggiungendo espressioni come “ è così?” o “non è vero?” può essere utile, inoltre, ad evitare l’ingenerarsi di false interpretazioni poiché il soggetto può sempre contraddire l’operatore o chiarire ulteriormente il suo punto di vista.
  • 16. 5.Non interrompere il soggetto per chiedere chiarimenti fino a che questi non abbia completato il suo discorso.   Esempio L’indicazione che vale è unicamente quella di annotare, mentalmente o per iscritto, le domande da porre in un secondo momento.   Tuttavia, di fronte al caso, non raro, di una persona che riferisca in modo logorroico, ridondante, dispersivo o che compia numerose digressioni, l’operatore non può se non intervenire riconducendo il colloquio all’interno di una riflessione più mirata e costruttiva.
  • 17. 6.Non accontentarsi di parole vaghe, ambigue o che esprimono concetti o asserzioni sul cui significato è fondamentale chiarirsi   Esempio Il principio della chiarezza che ispira la formulazione delle domande dell’operatore, vale anche per le risposte o le affermazioni del suo interlocutore.   Di fronte ad espressioni ambigue l’operatore può chiedere al soggetto cosa intenda esattamente o invitarlo a fornire degli esempi espliciti che possano illuminarlo sulla situazione o sulla questione in esame.