10. Vita B. Joachimi Abba/s
Vita
La biografia composta nei primi anni dopo la morte di
Gioacchino da Fiore entro il 1209, anno della morte di
Raniero da Ponza citato come ancora vivo.
La copia del Pelusio fu pubblicata nel 1953 da Cipriano
Baraut e successivamente, nel 1960, da Herbert
Grundmann, ristampata in un volume di saggi del
Grundmann curato da Gian Luca Potestà.
16. Il Pelusio, in qualità di Presidente
della Congregazione Cistercense
di Calabria e Basilicata
(1586-1605), visitò l’ordine in
tutto il Regno di Napoli (1597-98).
18. Dal monastero di Calabromaria «si
intitolò la Congregazione cistercense di
Calabria, detta appunto di “Calabro-
Maria”, canonizzata da papa Urbano VIII
nel 1632.
F. Russo: Regesto Vaticano per la
Calabria IV, Roma 1974, p. 416 n. 31
PAPA URBANO VIII
F. RUSSO
20. Giuseppe Stolfi
Soprintendente per i Beni
Architettonici e Paesaggistici
della Calabria.
“impressionante densità
storica, continuità d'uso e
sostanziale conservazione
delle strutture”.
21. Intero Archivio Badiale Ricostruito
AD OGGI CONOSCIAMO E CONSERVIAMO QUASI PER
INTERO L’ARCHIVIO BADIALE DEL MONASTERO DI
ALTILIA, PER COME DESCRITTO NEL NOTAMENTO
REALIZZATO DA MONS. SPINELLI NEL 1788 PER
CONTO DELLA CASSA SACRA. CONSERVIAMO I
DIPLOMI DEI NORMANNI, DI FEDERICO II, DEGLI
ARAGONESI.
22. Storia
+ MONASTERO IN ORIGINE BASILIANO, RIFONDATO
ATTORNO AL 1099 COL TITOLO DI MONASTERO DELLA
MADONNA DEI CALABRI DA POLICRONIO, VESCOVO DI
CERENZIA e COSTANTINO, METROPOLITA DI S.SEVERINA,
COL SOSTEGNO DELL’AUTORITA’ NORMANNA (RUGGERO
BORSA, RE RUGGERO II);
+ ALL’INIZIO DEL 1200 DIVENTA SEDE VICARIA
DELL’ABBAZIA FLORENSE DI GIOACCHINO;
+ NEI DOCUMENTI CONSERVATI, “PATRONUM
PRINCIPALEM” DEL MONASTERO FIGURA FEDERICO II.
23. La Madonna della Calabria
«L’affresco ritrae, in alto, Maria SS.ma
seduta sul trono, col Bambino Gesù.
[…] Sotto, a destra vi è S. Francesco di
Paola, a sinistra […] l’Abate
Gioacchino. E in questo caso l’affresco è
un vero ricordo storico: è una
designazione del culto che nel sec. XVI e
XVII si avevano fra noi S. Maria di
Altilia - o la Calabro Maria - San
Francesco di Paola e il Beato
Gioacchino da Celico» (Rivista
Siberene, aprile 1915, pp. 179-80).
27. Cod 1.F.2 Biblioteca Brancacciana di
Napoli, cc. 251r-267v.
R.D.P. Cornelii Pelusii Parisii O. Cist.
Abbatiae quae sunt in Provincia Calabriae
et Basilicatae
28. L’opera si compone della descrizione di
nove abbazie, sette della Calabria e due
della Basilicata; di un breve profilo dei
Santi dell’ordine cistercense; dell’elenco
dei pontefici ad esso appartenuti; delle
indulgenze concesse dai papi all’abbazia di
San Giovanni in Fiore; della lista degli
“abbati tenuti a comparere nel dì de la festa
de detta abbadia et dar la obedientia in
questo venerabile monasterio di San
Giovanni”.
29. “Un documento semplice, ma allo stesso
tempo ricco di tante utili notizie per la
storia retrospettiva del monachesimo
cistercense in Calabria. Ma che non
trascura di annotare curiosità coeve come,
ad esempio, la presenza di Bernardino
Telesio nel chiostro di Corazzo, dove il
filosofo cosentino «affittuario» avrebbe
composto il Contra peripatheticos”.
P. De Leo (1993), pp. 188; 196.
30. Particolare rilievo
assume il prologo
solenne e raffinato che
introduce l’opera.
F. Lopez, Profilo storico di Altilia. Il monastero Calabromaria, Pubblisfera 2004
31. Il prologo si segnala per dottrina e colta
erudizione. A ciò concorrono l’intreccio
allegorico e metaforico, nonché le
numerose citazioni bibliche dal libro dei
Salmi (15, 10; 43, 2; 102, 15), dell’Esodo
(3, 8), di Isaia (51, 12) e dalla Prima
lettera ai Corinzi (13, 12) Ibidem, p. 184.
32. La Gerusalemme terrena, la Chiesa, è
devastata dal tempo, che tutto travolge e
come un fuoco consuma templi e
santuari. La fornace del divenire,
assimilata a quella nella quale il re di
Babilonia Nebukadnetsar faceva ardere
quanti non si prostravano dinnanzi alla
sua immagine d’oro, devasta la Chiesa
“tam in capitis quam in membris” e
soprattutto i cenobi. Le strutture
materiali dei cenobi sono in rovina e non
rimane pietra su pietra (lapide super
lapidem non manente).
33. Eppure continua l’opera della Chiesa,
quale emanazione della Gerusalemme
celeste: essa nel suo ruolo di guida
rende meritoria l’opera dei conventi e
delle badie, in attesa della perfezione
eterna.
34. In Calabria gran parte dei monasteri
cistercensi, un tempo floridi, ora sono in
rovina, come “il fiore del campo”, o “il
fieno che si secca”. Di qui lo sconforto
ed il pessimismo del Pelusio: di fronte
all’antica gloria il frate riga di pianto le
sue carte (potius deflemus quam
enarramus) ed implora il perdono e la
comprensione del lettore (parce pie
lector).