5. Carissimi sacerdoti, religiosi e prezioso popolo di Dio,
siamo ormai alle porte dell’anno della fede indetto dal
nostro Santo Padre Benedetto XVI. Vogliamo, tutti, aderire e
rispondere al suo appello nel rinnovare la nostra fede
attingendo al tesoro della Scrittura e della Tradizione. Per
questo motivo ho incaricato alcuni sacerdoti che elaborassero
un piccolo strumento, un percorso, per aiutarci ad entrare e
vivere al meglio in quest’anno di grazia.
Esso non è sostitutivo della normale vita parrocchiale o
delle varie attività pastorali ma vuole essere solo un aiuto per
riflettere sul dono della fede e proporre un cammino con
alcune tappe comuni al fine di manifestare l’unità della Chiesa
nella comune fede in Cristo.
Spero che accoglierete con benevolenza questo piccolo
lavoro leggendovi l’intenzione di camminare insieme “tenendo
fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra
fede” (Eb 12,2)
Vi benedico di cuore
+ Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
6.
7. Anno della Fede 2012‐2013
Presentazione introduttiva
dell’itinerario diocesano
Con il Motu proprio “Porta Fidei” dell’11 ottobre 2011, papa
Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede per il nuovo anno
pastorale 2012‐2013. La nostra Arcidiocesi di Pescara‐Penne intende
proporre a tutte le parrocchie e le realtà ecclesiali un cammino
comune per approfondire il dono della fede. L’intenzione è di
attingere ai due pilastri della nostra fede: la Sacra Scrittura e la
Tradizione. In riferimento alla tradizione, in occasione del 50° dalla
sua apertura, ci concentreremo sul Concilio Vaticano II, cercando di
cogliere cosa esso abbia significato e significhi per la Chiesa tutta.
Il cammino annuale è un cammino comune e al tempo stesso
elastico, adattabile alle specifiche realtà ecclesiali, affinché venga
rispettato il carisma di ciascuno. L’intero anno è stato diviso in 6
tappe, che ricalcano i momenti specifici dell’anno liturgico (ottobre‐
novembre; tempo di Avvento e Natale; gennaio‐febbraio; tempo di
Quaresima; tempo di Pasqua; estate).
Ogni tappa dell’anno ha anche uno o più momenti celebrativi:
occasioni di incontro e comunione per tutta la diocesi. In questo
modo abbiamo cercato di ordinare e razionalizzare molti degli
impegni diocesani dell’anno.
Il quadro d’insieme di tutto l’anno è affidato all’Icona Biblica della
moltiplicazione dei pani di Lc 9,10‐17.
10a
Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che
avevano fatto. 10bAllora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una
città chiamata Betsàida. 11aMa le folle vennero a saperlo e lo
1
8. Anno della Fede 2012‐2013
seguirono. 11bEgli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a
guarire quanti avevano bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a
declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla
perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare
e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi
stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che
cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare
viveri per tutta questa gente». 14C'erano infatti circa cinquemila
uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di
cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli
prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi
la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero
alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro
avanzati: dodici ceste.
Questo brano sarà diviso anch’esso in 6 parti, ciascuna di esse
corrisponderà ad una tappa del cammino annuale, come indicato
nello schema che segue:
1. prima tappa: ttobre‐novembre
o (Lc 9,10a.11a)
2. seconda tappa: tempo di Avvento e Natale (Lc 9,10b)
3. terza tappa: g
ennaio‐febbraio (Lc 9,11b)
4. quarta tappa: empo di Quaresima
t (Lc 9,12‐13)
5. quinta tappa: empo di Pasqua
t (Lc 9,14‐16)
6. sesta tappa: e
state (Lc 9,17)
Il cammino diocesano sulla fede e questo sussidio sono il frutto
del lavoro di tutti gli uffici della nostra diocesi. È possibile, per
qualsiasi necessità, trovare sempre alcuni sacerdoti responsabili del
progetto a disposizione negli uffici al secondo piano della nostra
curia. In particolare, ogni giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00
saranno disponibili:
‐ don Andrea (Pastorale Vocazionale) 329.68.14.898
2
9. Anno della Fede 2012‐2013
‐ don Domenico (Pastorale Giovanile) 340.67.06.645
‐ don Maurizio (Pastorale Universitaria) 380.36.18.590
‐ don Nando (Pastorale Biblica) 327.88.56.338
I contenuti di ogni tappa
I. La fede cercata.
Prima tappa (ottobre‐novembre).
Dall’Icona biblica (vv 10a.11a):
10a
Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano
11a
fatto [...] Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono.
Focalizzeremo la nostra attenzione sulla fede come ricerca
esistenziale dell’uomo. L’uomo si sente insoddisfatto, ha sete e
cerca. Dio risponde al desiderio che l’uomo ha.
Impreziosiscono la nostra ricerca alcuni documenti del Concilio: GS
22; 41 e LG 2.
Momenti celebrativi diocesani:
Convegno Diocesano dei Laici (sabato 29 e domenica 30
settembre, all’Oasi dello Spirito), momento di approfondimento della
nostra icona biblica grazie al prezioso contributo di don Giuseppe De
Virgilio e occasione utile per partecipare il progetto pastorale a tutti i
laici della nostra diocesi, con particolare attenzione agli educatori e ai
responsabili delle nostre diverse realtà ecclesiali.
Celebrazione di Inaugurazione solenne dell’Anno della Fede
(nella nostra Cattedrale di San Cetteo, il 10 ottobre 2012 in occasione
della festa del nostro Santo Patrono), Santa Messa particolarmente
significativa quale segno di comunione e di festa per tutta la diocesi.
3
10. Anno della Fede 2012‐2013
Tutti i presbiteri e i laici impegnati sono invitati caldamente a
partecipare.
II. La fede donata.
Seconda tappa (tempo di Avvento e di Natale).
Dall’Icona biblica (v 10b):
10b
Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida.
Rifletteremo su come Dio si rivela, rispondendo alle esigenze
dell’uomo e entrando in relazione con lui nell’incarnazione attraverso
un dialogo vivificante (DV 4; GS 38).
Momento celebrativo diocesano:
Pellegrinaggio Diocesano presso il Santuario di S. Gabriele
dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso all’inizio dell’Avvento.
III. La fede sperimentata.
Terza tappa (gennaio e febbraio).
Dall’Icona biblica (v 11b):
11b
Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti
avevano bisogno di cure.
L’attenzione si concentrerà sulla fede vissuta e sperimentata. Essa
non può restare sul solo piano teorico: chi vive la fede ha vicino a sé il
Regno di Dio che è Gesù stesso, in persona. La fede per forza di cose
è da vivere insieme ad altri (LG 6). Sul piano ecclesiale, noi Chiesa, ci
riscopriremo gregge (Gv 10) e vigna (Gv 15).
Momento celebrativo diocesano:
La Marcia per la Pace che si svolgerà a gennaio.
4
11. Anno della Fede 2012‐2013
IV. La fede provata.
Quarta tappa (tempo di Quaresima).
Dall’Icona biblica (vv 12‐13):
12
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:
«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per
13
alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi
stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e
due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
La fede è vera solo quando è una fede provata attraverso le
esperienze di deserto della nostra vita. In esse la Chiesa ci sostiene
come comunità viva, popolo di Dio (1Pt 2,9) edificio spirituale (1Pt
2,5) e corpo di Cristo (1Cor 12). Potremo trovare degli
approfondimenti offerti dal Concilio in LG 2; 6; 7; 9.
Momento celebrativo diocesano:
La Veglia per i Missionari Martiri, il 24 marzo.
V. La fede celebrata.
Quinta tappa (tempo di Pasqua).
Dall’Icona biblica (vv 14‐15):
14
C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli
15
sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
16
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la
benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Nel cammino pasquale la fede della Chiesa è fede celebrata nella
gioia delle nozze dell’Agnello, gioia per la vita nuova in Cristo (Ap 19;
21; 22). L’uomo. Che all’inizio del cammino abbiamo trovato
assetato, desideroso di conoscere se stesso e trovare il senso
dell’esistenza, attraverso la comunità trova in Cristo la vita nuova, un
nuovo ordine, una possibilità oltre il suo limite. Troveremo possibili
approfondimenti offerti dal Concilio in LG 6 e SC 8.
5
12. Anno della Fede 2012‐2013
Momento celebrativo diocesano:
Pellegrinaggio Diocesano a Roma, il 20 aprile, in occasione
della 50a Giornata Mondiale delle Vocazioni.
VI. La fede testimoniata.
Sesta tappa (periodo estivo).
Dall’Icona biblica (v 17):
17
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici
ceste.
La fede cercata, ricevuta, provata e celebrata ora si fa fede
testimoniata a chi ci è vicino, riscoprendoci sacramento universale di
salvezza (LG 9; 48). Infatti “Non possiamo accettare che il sale diventi
insipido e la luce sia tenuta nascosta” (Porta Fidei 3; cfr Mt 5,13‐16).
Momento celebrativo diocesano:
Giornata Mondiale dei Giovani a Rio de Janeiro, che potrà essere
vissuta anche in diocesi per coloro che non potranno andare a Rio.
6
13. Anno della Fede 2012‐2013
Gli strumenti del cammino
Nel sussidio sono presenti tre strumenti: i moduli biblico‐
catechetici di ogni tappa, un contributo per l’animazione liturgica
domenicale e un excursus sul Concilio Vaticano II. Eccone, di seguito,
una breve illustrazione.
I. Moduli biblico‐catechetici di approfondimento
di ogni tappa.
Per poter compiere questo cammino di approfondimento della
fede, è necessario avere degli strumenti concreti. Ecco perché la
proposta di questo sussidio. Ogni tappa sarà sviluppata attraverso dei
moduli biblici di approfondimento, all’incirca quattro brani biblici per
ogni tappa, corredati ciascuno di quanto segue:
a. spiegazione esegetica;
b. elementi di crescita umana e spirituale sul tema della fede (il
“filo rosso”);
c. riflessione diretta ai giovani;
d. indicazioni nella dimensione della carità e della testimonianza
ai poveri e ai malati, alla realtà sociale e al mondo del lavoro;
e. spunti per attività di catechesi sul tema per
ragazzi/giovani/adulti;
f. proposte celebrative a sfondo vocazionale.
Questi testi biblici e gli approfondimenti ad essi collegati sono da
intendersi come dei “moduli”. Nel senso che ogni gruppo di
parrocchia, movimento o associazione potrà scegliere se e come
utilizzarli. I moduli biblico‐catechetici possono essere utilizzati tutti
consecutivamente (visto che hanno una loro unitarietà), ma possono
anche essere presi singolarmente o parzialmente (avendo comunque
ciascun modulo un senso compiuto in se stesso). In questo modo,
ognuno potrà costruirsi un itinerario ad hoc in base alle necessità
7
14. Anno della Fede 2012‐2013
della realtà nella quale opera, rispettando la specificità delle proprie
esigenze e contemporaneamente non perdendo il dono della
comunione con la realtà diocesana.
Il percorso sarà presentato tappa per tappa. Questo sussidio, oltre
questa breve presentazione, contiene i moduli della prima tappa
(ottobre‐novembre).
II. Contributo per l’animazione liturgica domenicale.
A conclusione di ogni modulo biblico‐catechetico, è possibile
trovare un contributo sul Vangelo della Domenica a cura dell’Ufficio
Liturgico diocesano. Esso offre (1) spunti sul tema della fede
estrapolabili dal testo liturgico domenicale e (2) suggerire una
preghiera sulla fede in ogni messa domenicale.
III. Excursus: “A 50 anni dal Concilio Vaticano II, …”.
Nella parte conclusiva del sussidio di questa prima tappa, è
possibile trovare un approfondimento a cura dell’Ufficio diocesano
per la Pastorale della Cultura, che ripercorre alcuni momenti
significativi di questi 50 anni di post‐Concilio, offrendo spunti
interessanti di riflessione.
8
15. Anno della Fede 2012‐2013
I. La fede cercata
Moduli biblico‐catechetici di approfondimento
della Prima Tappa (ottobre‐novembre)
I seguenti moduli biblico‐catechetici costituiscono uno sviluppo
della prima tappa del cammino annuale, quella sulla fede cercata:
vogliamo recuperare gli interrogativi che portiamo dentro di noi e che
sottendono la nostra vita e la nostra fede.
Ci mettiamo all’ascolto della Parola di Dio, perché sia Dio stesso a
guidare la nostra ricerca. In ognuno dei quattro testi che leggeremo
in questi due mesi (ottobre e novembre), c’è la risposta di Dio alle
domande dell’uomo, anche se non sempre queste sono espresse in
modo esplicito. Il nostro obiettivo è cercare quelle domande e,
partendo da esse, recuperare anche le nostre, che consapevolmente
o inconsapevolmente muovono le nostre scelte e il nostro approccio
alla vita di ogni giorno.
1. Primo modulo
Lc 4,1‐13. Le tre dimensioni relazionali.
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era
guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal
diavolo.
Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati,
ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a
questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di
solo pane vivrà l'uomo».
9
16. Anno della Fede 2012‐2013
5
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni
della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria,
perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti
prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli
rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai
culto».
9
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio
e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto
infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti
custodiscano;11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il
tuo piede non inciampi in una pietra». 12Gesù gli rispose: «È stato
detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
13
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui
fino al momento fissato
a. Approfondimento esegetico
Anche Luca, come Matteo e Marco, pone il racconto delle
tentazioni dopo il battesimo di Gesù al Giordano, all’inizio della vita
pubblica, ma lo fa precedere dalla genealogia di Gesù. A partire da
Lui, in un cammino che va a ritroso, si arriva al primo uomo, Adamo.
Gesù è il figlio di Adamo, vero uomo, e come lui sottoposto alla
tentazione. Se Adamo (e Israele) aveva miseramente fallito, Gesù
vince e, in lui, possiamo dire che vince il genere umano.
Il racconto si apre con il riferimento allo Spirito Santo: Gesù, pieno
di Spirito Santo, è guidato dallo Spirito nel deserto. Tutti e tre i
sinottici riferiscono che è lo Spirito Santo a condurre Gesù nel
deserto, dopo che è sceso su di Lui nel battesimo, ma solo Luca
afferma che Gesù è pieno di Spirito Santo. Il terzo evangelista è
particolarmente interessato al tema dello Spirito Santo. Lo ritroviamo
nel resto del suo Vangelo e negli Atti degli Apostoli (anche Stefano e
Barnaba sono pieni di Spirito Santo).
10
17. Anno della Fede 2012‐2013
Il deserto è tradizionalmente il luogo della tentazione o meglio
della prova. Il verbo greco usato in 4,2 andrebbe tradotto così: fu
messo alla prova, fu provato. I quaranta giorni indicano un periodo
abbastanza lungo. Gesù viene messo alla prova per un periodo di
tempo congruo all’importanza e alle difficoltà della sua missione. Che
cosa è messo alla prova? L’effettivo amore di Gesù. Il diavolo
(etimologicamente “colui che divide”) tenta di distoglierlo dal giusto
rapporto con Dio: la prima e la terza tentazione sono introdotte dalle
parole “Se tu sei il Figlio di Dio”. Gesù risponde alle proposte del
diavolo con tre citazioni del libro del Deuteronomio tratte dai capitoli
6‐8, dominati dal comandamento di amare Dio. Facciamo notare che
la parola ebraica “deserto” contiene la radice dbr che è alla base dei
termini “parola”, “parlare”(in ebraico parola di dice dabar). Il deserto
è per eccellenza il luogo dell’ascolto, il luogo dell’interiorità, il luogo
in cui viene fuori la verità del cuore: ciò che abita di fatto nel cuore e
ciò di cui ha davvero bisogno.
Le tre tentazioni, dicevamo, possono intendersi come tentazioni
contro l’amore di Dio, valore supremo. La prima: amare Dio “con
tutto il cuore”. Mettere Dio al di sopra delle proprie sicurezze, dei
bisogni materiali, del piacere. L’uomo non vince la morte perché
mangia, ha una casa e si diverte ma perché ascolta l’Unico che è la
vita e dà la vita. Gesù, potrebbe provvedersi il cibo, ma sa che in
questo momento la cosa più importante non è il cibo ma il rapporto
con il Padre.
La seconda: amare Dio “con tutte le tue forze”. Amare Dio con le
proprie ricchezze, con quanto si possiede. Non essere schiavi dei
soldi e di ciò che i soldi danno: il potere e la gloria. La citazione di Dt
6, 13 (il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto) verrà da
Gesù applicata in particolare al denaro: non potete servire due
padroni, Dio e la ricchezza (Mt 6, 24). Gesù, Figlio e Servo, rinuncia
alla tirannia del denaro e del potere e si fa servo degli uomini.
Ricordiamo che in 22, 24 – 27 (racconto della passione) Gesù,
11
18. Anno della Fede 2012‐2013
obbediente alla volontà del Padre suo, è il Servo e ordina ai suoi
discepoli di non prendere i poteri politici come modello di servizio.
La terza: amare Dio “con tutta la tua anima”, cioè con la propria
vita. In modo sintetico significa amare Dio fino al martirio se
necessario. È esattamente quello che ha fatto Gesù, fedele al Padre e
all’umanità fino alla fine; Gesù non ha smesso di amare Dio e gli
uomini neanche per un attimo, nonostante il rifiuto e il fallimento.
Si noti che Luca, rispetto a Matteo, cambia l’ordine delle
tentazioni. L’effetto è che il racconto si conclude “a Gerusalemme”
(la terza tentazione di Luca, che è la seconda di Matteo, è ambientata
a Gerusalemme) e così Luca può dire che il diavolo “si allontanò da lui
fino al momento fissato”, il momento cioè della Passione che avviene
a Gerusalemme. Lì si concluderà la vicenda terrena di Gesù, lì Gesù di
nuovo e definitivamente trionferà sul nemico e in Lui tutta l’umanità.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede)
Le tre tentazioni sono riconducibili alle tre dimensioni relazionali
dell’uomo: (1) la dimensione interiore, il rapporto con se stesso e i
suoi impulsi (ebbe fame); (2) la dimensione orizzontale, il rapporto
con gli altri e con le cose (ti darò questo potere e la loro gloria); (3) la
dimensione verticale: il rapporto con Dio (non metterai alla prova il
Signore tuo Dio).
Ognuna delle tentazioni, inoltre, può essere letta come la
degenerazione di una sana domanda che l’uomo porta in sé.
Andiamo a scoprire quali.
(1) La fame che Gesù sperimenta nella prima tentazione
rappresenta i bisogni fondamentali e indispensabili per la vita
dell’uomo (mangiare, dormire, avere una casa dove vivere, un lavoro,
relazioni serene e soddisfacenti, …). Essi sono giusti e legittimi, ma se
vengono assolutizzati diventano causa di manipolazione di persone e
12
19. Anno della Fede 2012‐2013
di cose per un distruttivo ripiegamento su se stessi (non di solo pane
vivrà l’uomo).
(2) La tentazione di possedere tutti i regni della terra per averne il
loro potere e la loro gloria, è anch’essa la degenerazione di una sana
domanda: che siamo riconosciuti dagli altri; che la nostra vita abbia
una senso per loro; in definitiva, che gli altri possano amarci! Quando
però ci lasciamo prendere da un abnorme istinto di sopraffazione e di
potere, ci trasformiamo in lupi famelici. Divoriamo e
strumentalizziamo le cose e le persone a nostro uso e consumo, ma
in realtà ci asserviamo ad essi divenendone schiavi e perdendo la
nostra libertà (se ti prostrerai in adorazione davanti a me).
(3) Nella tentazione di mettere alla prova Dio (se tu sei il figlio di
Dio…), la domanda su Dio che ogni uomo porta dentro di sé si
trasforma nella pretesa di piegarlo a noi stessi, fino a prenderne
paradossalmente il posto (non metterai alla prova il Signore Dio tuo)!
Alcune domande ci aiuteranno ad approfondire:
(1) Nel mio rapporto con me stesso, so comprendere i miei
impulsi? So gestirli o li assecondo lasciandomi gestire da essi? Di cosa
ho fame io? Dove cerco la risposta alla mia fame?
(2) Nella mia dimensione orizzontale, dispongo delle cose che ho
in modo equilibrato o ne sono dipendente? Ho una relazione
paritaria con le persone o tendo a manipolarle e a dipendere da esse
per averne approvazione?
(3) Nella mia dimensione verticale, manipolo Dio o mi affido a Lui?
Che importanza ha la Parola di Dio nelle mie scelte? Cerco in essa dei
criteri per affrontare le mie situazioni di vita?
c. Giovani
Nel deserto, ad affrontare le tentazioni, Gesù viene condotto dallo
Spirito Santo; questo ci dice che Dio vuole che noi sappiamo
interrogarci e troviamo le occasioni per interrogarci sul senso della
13
20. Anno della Fede 2012‐2013
nostra vita, su come viviamo concretamente, quali sono le nostre
scelte e quali obiettivi seguiamo.
Perciò non ci interroghiamo solo quando stiamo male, ma perché
dobbiamo essere sempre ricercatori di verità su Dio, su noi stessi e
sugli altri.
Il demonio, come a Gesù, non ci tenta con cose cattive, ma
attraverso cose buone della vita e del mondo cerca di distoglierci
dalla verità e dal bene, in questo senso le tentazioni sono un inganno.
Dato che Dio è verità e bene, le tentazioni cercano di distoglierci da
Dio.
Il demonio in questa operazione, usando pure le citazioni bibliche,
si serve della mentalità del mondo, della mentalità corrente, dove la
tendenza è quella di risolvere la vita indipendentemente da Dio.
Facile, perché l’abbiamo sentito fin da bambini: “quel che conta è
star bene”, “l’importante è un lavoro, una casa”, “uno è felice se
realizza se stesso…”; “se non studi non sei nessuno”; “con i soldi si
può far tutto”, “se una cosa non ti va non la fai”; …tutte cose buone
ma che, spesso, nella concezione del mondo ci vengono proposte
come beni assoluti nei quali l’uomo può trovare la piena realizzazione
di sé senza bisogno di Dio. In realtà l’uomo finisce asservito a quei
beni che cerca, sfrutta e manipola gli altri o si lascia manipolare per
raggiungere i suoi scopi e la stessa religione la usa per pretendere da
Dio che gli faccia andar bene le cose che vuole.
L’essenza della tentazione consiste perciò nel porsi di fronte a noi
stessi, a Dio, agli altri e alle cose del mondo o con lo spirito di figlio,
che sa che ha un padre che lo ama, o con lo spirito di chi in mezzo a
tante opportunità che offre la vita del mondo, deve arraffare il più
possibile per dare un senso alla propria vita.
Nella prima tentazione, quindi, occorre verificare se poniamo le
nostre sicurezze, nei soldi, casa, lavoro, affetti, studio, sesso,
famiglia…, o se ci dà sicurezza il sentirci in un Amore che ci sostiene,
ci accoglie, ci perdona, ci incoraggia.
14
21. Anno della Fede 2012‐2013
Nella seconda tentazione occorre verificare qual è il mio rapporto
con gli altri, se da figlio amato so vivere da fratello che sa amare per
cui uso le cose per la solidarietà e non per pormi al di sopra degli altri
e per sfruttarli.
Nella terza tentazione verifico se sono figlio e quindi vivo il mio
rapporto con Dio nell’abbandono fiducioso oppure se sento Dio
lontano, per cui non mi fido, lo penso come un intruso per cui rifiuto
la sua Parola, i suoi insegnamenti.
Gesù ci richiama al principio fondamentale della nostra esistenza che
è Dio, che Lui è venuto a rivelarci come Padre e vincendo le tentazioni ci
garantisce che possiamo metterci dietro a Lui sulla strada della verità e
del bene.
d. Carità e testimonianza
La tentazione del pane.
• La missione di Gesù è mostrare al mondo il volto del Padre. Per
fare questo non cerca di piegare Dio alle esigenze fondamentali
dell’uomo, ma le sperimenta e ci mostra la fiducia del Figlio. Dio e la
sua Parola non si pongono più in antagonismo mortale con l’uomo,
ma in rapporto di priorità vitale: “Dacci oggi il nostro pane”, il nostro
pane è da Dio, è Lui la nostra vita.
• La Chiesa è una di queste forze vive: in essa pulsa la dinamica
dell'amore suscitato dallo Spirito di Cristo. Questo amore non offre
agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura
dell'anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale.
L'affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero
superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione
materialistica dell'uomo: il pregiudizio secondo cui l'uomo vivrebbe «
di solo pane » (Mt 4, 4; cfr Dt 8, 3) — convinzione che umilia l'uomo e
disconosce proprio ciò che è più specificamente umano (Deus Caritas
Est, 28).
15
22. Anno della Fede 2012‐2013
• La nostra carità mostra il volto di Dio Padre che provvede? La
Parola di Dio è la fonte della nostra carità o si tratta solo di azione
sociale?
• Conosciamo il territorio della nostra comunità parrocchiale,
associativa o di movimento?
• Di Cosa “hanno fame”?
• Qual è la nostra missione qui oggi, nella nostra parrocchia?
e. Spunti per attività
Prima proposta: Rappresentazione scenica con travesti‐
menti delle 3 dimensioni relazionali dell’uomo attraverso
le 3 fiere dantesche.
Ascoltare tramite file sonoro una interpretazione di R. Benigni o
leggere il brano della Divina Commedia (CANTO I vv. 31,45,49) che
descrive l’incontro di Dante con le 3 fiere: 1. la LONZA, che
rappresenta la LUSSURIA e si ricollega alla prima tentazione nel
deserto; 2. il LEONE, che rappresenta la SUPERBIA e si ricollega alla
terza tentazione nel deserto; 3. la LUPA, che rappresenta la
CUPIDIGIA o AVARIZIA, soprattutto come desiderio degli onori e dei
beni terreni.
Attenzione a legare le immagini delle tre fiere alle tre dimensioni
relazionali spiegate nel “filo rosso” (vedi il paragrafo b). Discussione
finale che vuole mettere in evidenza le due modalità (positiva e
negativa) di vivere le tre dimensioni relazionali.
Seconda proposta: visione di un film o cartone con
discussione guidata finale.
‐ L’avvocato del diavolo (USA 1997)
Un film di Taylor Hackford con Al Pacino e Keanu Reeves.
16
23. Anno della Fede 2012‐2013
‐ A Christmas Carol (USA 2009)
Un film di Robert Zemeckis con Jim Carrey.
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. Questo primo incontro è una semplice liturgia della
parola, il tema fondamentale estrapolato dal vangelo corrispondente
di Luca 4,1‐13 è che ogni situazione può essere una opportunità o una
crisi nella scelta della propria strada. La risposta alla chiamata di Dio
offre sempre una doppia possibilità. Anche i termini cinesi, che in
parte tra loro sono simili (in grassetto) vogliono indicare la possibilità
di scelta che l’uomo ha nella risposta a Dio.
I due ideogrammi possono essere anche ingranditi e portati nel luogo
scelto per l’incontro. Non è detto che l’incontro debba farsi in chiesa.
Titolo della Celebrazione
OPPORTUNITÀ o CRISI
Canto iniziale: (a scelta)
Nel nome del Padre…
1
Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
2
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
3
È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
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24. Anno della Fede 2012‐2013
4
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
5
perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell'assemblea dei giusti,
6
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
Canto dell’Alleluia
Lettura del Vangelo e segni
Per la guida. Il vangelo possibilmente va letto spezzato nelle tre
parti corrispondenti alle tre tentazioni ad ogni parte ci si ferma
portando un segno corrispondente
1
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era
guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal
diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono
terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di
Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta
scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".
Per la guida. Si porta al centro della preghiera il pane
5
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni
della terra 6e gli disse: "Ti darò tutto questo potere e la loro gloria,
perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti
prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". 8Gesù gli
rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai
culto".
Per la guida. Si portano al centro del gruppo di preghiera i soldi.
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25. Anno della Fede 2012‐2013
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Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del
tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta
scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti
custodiscano; 11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il
tuo piede non inciampi in una pietra". 12Gesù gli rispose: "È stato
detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
Per la guida. Si porta al centro del gruppo di preghiera un giornale
economico e uno di gossip.
13
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui
fino al momento fissato..
Canto dell’Alleluia
Spunto di riflessione, opportunità e crisi nella vita di un
santo.
S. Ignazio di Loyola è uno dei grandi convertiti che la storia
cristiana ricordi. Nato nel 1491, la svolta della sua vita si ha all’età di
trent’anni con un gravissimo incidente che per poco non gli costa la
vita. Nel maggio del 1521 un esercito francese invase la Navarra e
attaccò Pamplona. Ignazio e altri soldati si barricarono dentro una
fortezza per respingere l’attacco dei nemici, ma un proiettile lo colpì
ad una gamba e gliela spezzò; anche l’altra gamba rimase ferita, ma
meno gravemente.
Trasportato nel suo castello di Loyola, chiese ai medici di mettergli
a posto le gambe, perché voleva tornare a essere un brillante
cavaliere. Dopo varie vicissitudini mediche, con tanto di operazioni,
fu costretto ad un lungo periodo di riposo. Non sapendo come
trascorrere il tempo, decise di dedicarsi alla lettura di libri di
cavalleria, il suo genere preferito.
Tuttavia, nel castello non c’erano libri di questo tipo. Gli portarono
due libri con argomenti di tutto altro genere: la Vita di Cristo e la
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26. Anno della Fede 2012‐2013
Legenda aurea (una raccolta edificante di vite di santi). Rimase
particolarmente impressionato dalle vite e dalle penitenze di S.
Francesco, S. Domenico e S. Onofrio, e si chiedeva se le cose che
avevano fatto loro non potesse compierle anche lui. Sentì ben presto
un forte disgusto per la vita passata e decise di andare pellegrino a
Gerusalemme.
Per la guida. Se è possibile si può fare un momento di condivisione
usando le domande trovate nel testo di commento al vangelo
corrispondente altrimenti si può fare un momento di silenzio,
dopodiché si può concludere con il salmo 84 “canto di
pellegrinaggio”.
Padre nostro…
Conclusione con un canto
2. Secondo modulo
Lc 5,17‐26. Il contenuto della domanda:
cosa chiediamo?
17
Un giorno stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e
maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della
Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva
operare guarigioni. 18Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un
uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo
davanti a lui. 19Non trovando da quale parte farlo entrare a causa
della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il
lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. 20Vedendo la loro
fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». 21Gli scribi e i
farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice
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27. Anno della Fede 2012‐2013
bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». 22Ma
Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così
nel vostro cuore? 23Che cosa è più facile: dire «Ti sono perdonati i tuoi
peccati», oppure dire «Àlzati e cammina»? 24Ora, perché sappiate che
il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a
te ‐ disse al paralitico ‐: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa
tua». 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era
disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. 26Tutti furono colti da
stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi
abbiamo visto cose prodigiose».
a. Approfondimento esegetico
Anche questo brano è attestato da tutti è tre i sinottici. Marco
dice esplicitamente che Gesù si trova a Cafarnao (Mc 2,1), Matteo
afferma che “giunse nella sua città” (Mt 9,1), e anche qui si può
dedurre che sia Cafarnao, Luca invece inizia il suo racconto riferendo
la notizia che “un giorno stava insegnando”, senza specificare la
località geografica. Da Marco noi sappiamo che Gesù, durante il suo
ministero in Galilea, aveva stabilito a Cafarnao la base della sua
attività missionaria. Questa scelta si spiega con il fatto che era una
città di passaggio lungo una strada molto importante, con una
guarnigione romana e gli esattori delle tasse. Gesù, quindi, ha
lasciato la città in cui è cresciuto, Nazaret, e si è trasferito dove c’è
movimento di persone, dove c’è gente.
Il racconto ci dice poi che sono presenti nella casa dove Gesù sta
insegnando, farisei e maestri della Legge venuti da ogni villaggio della
Galilea, della Giudea, e da Gerusalemme. Sembra quasi un consesso
ufficiale nel quale il Rabbi di Nazaret darà un insegnamento
particolarmente importante.
Gesù, però, non stava solo insegnando. “La potenza del Signore”,
cioè di Dio, gli faceva operare guarigioni. Il potere taumaturgico di
Gesù è già noto al lettore perché poco prima Egli ha guarito un
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28. Anno della Fede 2012‐2013
lebbroso, e a Cafarnao ha curato molti malati imponendo loro le
mani.
Per questo alcuni uomini portano un paralitico nel luogo in cui si
trova Gesù, ma non riescono a entrare a causa della “folla”, annota
l’evangelista. I barellieri non si scoraggiano ed escogitano il modo per
metterlo davanti a Lui. Tolgono alcune tegole e lo calano dal tetto
ma, a questo punto, non sentono da Gesù le parole che vorrebbero
ma: “Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati”. Per l’evangelista questa
è la ricompensa per la loro ostinazione: “Vedendo la loro fede”.
Quegli uomini hanno voluto a tutti i costi che il paralitico fosse messo
davanti a Gesù, certi che Egli avesse il potere di guarirlo. E proprio sul
potere di Gesù e sul vero senso della sua missione il lettore è
chiamato a riflettere. I farisei e gli scribi (maestri della Legge),
menzionati all’inizio del racconto, commentano l’affermazione di
Gesù: solo Dio può perdonare i peccati. Si capisce adesso che Gesù ha
fatto una cosa molto più grande che restituire la salute a un
paralitico: gli ha perdonato i peccati. Ma Gesù ha effettivamente
questo potere? Per dimostrarlo Egli guarisce anche fisicamente il
paralitico. La restituzione della piena salute, azione esternamente
visibile, è una prova del suo potere di perdonare di perdonare i
peccati, azione non visibile agli occhi umani. La vita nuova di
quell’uomo diventa il simbolo di ciò a cui il perdono dà inizio.
Alla fine del Vangelo Gesù risorto affiderà la missione agli Undici
dicendo che nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la
conversione e il perdono dei peccati. È questa, dunque, la missione
della Chiesa: annunciare e donare la vita nuova in Cristo. La vera
liberazione, proclama la Chiesa, è quella che rende l’uomo capace di
amare Dio e i fratelli, e di essa è autore Gesù di Nazaret.
22
29. Anno della Fede 2012‐2013
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede)
Il paralitico è stato portato fino alla presenza del Signore Gesù con
tanta difficoltà. Hanno dovuto sfasciare il tetto per calarlo, superare
barriere e – immaginiamo! – creare grandi disagi ai presenti che si
affollavano attorno a Gesù. Poi, una volta arrivati davanti a Lui, c’è da
chiedersi se fossero quelle le parole tanto attese: “Ti sono rimessi i
tuoi peccati”. Quale domanda il paralitico ha portato a Gesù: il
perdono dei peccati o la guarigione? E, soprattutto, cosa avremmo
chiesto noi al posto suo?
La guarigione può essere espressione della soluzione tanto
sperata ai problemi che ci attanagliano. Per quanto sia comprensibile
e giusto, resta il rischio dell’attesa di una risposta magica, come il
sogno di una vincita milionaria al lotto, l’inganno trovato ad una
legge, il superamento senza sforzo delle nostre limitazioni. Ma Gesù
va oltre e tocca la domanda di fondo: il perdono dei peccati, la
riconciliazione del cuore, la pace con i nostri limiti, l’esperienza di
essere amati da Dio così come siamo.
In effetti, è legittimo chiedere a Dio la guarigione, lottare contro
una malattia. Al tempo stesso è un atto di fede che, nonostante
l’incomprensibile mistero della sofferenza, si confidi nel suo progetto
di amore per noi. Significa fare nostra la preghiera di affidamento di
Gesù al Getzemani: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Ritorna, dunque, la questione del contenuto della nostra
domanda. Cosa cerco nella mia vita? Quali domande mi solleva la
sofferenza che incontro? Quando mi trovo in difficoltà, riesco a
superare le mie paralisi interiori e affidarmi al suo amore?
c. Giovani
Gesù in questo episodio ci vuole indicare quale è la cosa più
importante per l’uomo, per ciascuno di noi. Al paralitico e a quelli che
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30. Anno della Fede 2012‐2013
lo accompagnavano, che cercavano la salute, Lui dice che l’uomo ha
bisogno primariamente di un’altra salute che è quella del cuore.
Gesù ci dice che il vero male dell’uomo e quindi l’origine di tutti i
suoi malesseri, deriva dal peccato, cioè dall’aver tagliato con la fonte
della vita e dell’amore, che è Dio.
L’uomo, tagliata la fonte, ha perso anche l’orizzonte della vita e,
non vivendo nell’amore di Dio e incapace di amare gli altri, cerca
compensazioni in tante cose nelle quali rincorre la felicità e per le
quali è disposto a giocarsi tutto, affetti e vita.
Gesù è venuto a ricostruire questa relazione con Dio, attraverso il
perdono e la remissione dei peccati e quindi a ridare all’uomo la sua
dignità e libertà di persona, la capacità di vivere relazioni di amore
con gli altri e ad aprirgli la strada della vera felicità.
Gli interrogativi che derivano da questa parola del Signore
riguardano che cosa veramente cerchiamo da Dio: che rimedi le
nostre frustrazioni e i nostri malanni e che ci dia quello che noi
pensiamo buono per noi, oppure cerchiamo il suo amore, come si
manifesta concretamente attraverso i fatti della nostra vita.
Occorre che prendiamo coscienza della realtà del peccato, delle
sue conseguenze nella nostra vita, di come la vera sofferenza
dell’uomo ha le sue radici nel disordine interiore.
d. Carità e testimonianza
• Questi uomini rappresentano la Chiesa: una fede che non si fa
carico dell’altro non è tale. Gesù ha aperto e indicato nella fraternità
il cammino al Padre comune. La Chiesa è formata da coloro che
avendo ascoltato la sua Parola ed essendone stati guariti, sono in
grado di testimoniare oggi tale salvezza a tutti gli uomini.
• L'annuncio del Vangelo è il maggiore servizio che si può fare
all'uomo. Non c'è, infatti, bene più grande, in questa vita terrena, che
condurre gli uomini a Dio, risvegliare la fede, sollevare l'uomo
dall'inerzia e dalla disperazione, dare la speranza che Dio è vicino e
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31. Anno della Fede 2012‐2013
guida la storia personale e del mondo: questo, in definitiva, è il senso
profondo ed ultimo del compito di governare che il Signore ci ha
affidato. (Benedetto XVI, Udienza generale del 26 maggio 2010)
• Come ci interessiamo ai bisognosi della nostra comunità
territoriale e parrocchiale?
• Quale sussidiarietà e quale solidarietà per le “ nuove povertà” e
, in particolare quelle del mondo del lavoro?
• Siamo capaci di offrire, a chi lascia la sua terra, quella fiducia e
accoglienza che Gesù aveva offerto al paralitico ?
e. Spunti per attività
Prima proposta: lettura recitata o drammatizzazione
Il testo evangelico può essere letto in modo recitato, facendo
leggere le parti di ciascun personaggio a una persona diversa (oltre al
narratore, ovviamente), possibilmente dando espressione a quanto si
legge in modo da favorire un ascolto partecipato da parte degli
uditori. Attenzione a non fare gli attori quando non lo siamo: la
lettura non deve essere enfatica, ma realistica. Non deve esaltare
capacità del lettore, ma favorire l’ascolto degli uditori!
Il testo può essere anche rappresentato scenicamente: diverse
persone mettono in scena gli accadimenti narrati nel brano biblico e
danno voce ai personaggi coinvolti, fermandosi a quello che il testo
riporta. Attenzione: tecniche ben diverse sono il biblodramma o
addirittura lo psicodramma, che attraverso la drammatizzazione
attivano il vissuto personale in modo più o meno profondo. Queste
sono tecniche da usare con prudenza e competenza, solo da chi ha
fatto corsi di preparazione o studi specifici.
Dopo la lettura recitata o la drammatizzazione, si propone un
momento di rielaborazione in gruppo. È possibile utilizzare un
cartellone sul quale il facilitatore/catechista scrive quanto riportato
dai partecipanti, ad esempio (1) le sensazioni provate nel partecipare
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32. Anno della Fede 2012‐2013
o nell’assistere alla lettura/rappresentazione, (2) quanto compreso
della narrazione biblica (3) eventuali riscontri nella loro esperienza
personale.
Seconda proposta: il grande cuore!
Si consegnano ai partecipanti dei bigliettini sui quali si propone di
scrivere le loro sofferenze più grandi e/o difficoltà; in altri bigliettini si
propone di scrivere le relative richieste a Dio. Successivamente si
legge il testo biblico, si commenta brevemente, e si discute con loro
su cosa è bene chiedere a Dio e perché, infine si riflette sulla risposta
di Gesù.
Si invitano i partecipanti ad incollare i bigliettini ricevuti su un
grande cuore di cartone (che rappresenta l’Amore di Dio), per riporre
in Lui ogni speranza.
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. Lc 5,17‐26 parla di guarigione e di remissione dei
peccati. In questo caso si propone una liturgia penitenziale e secondo
le possibilità anche l’opportunità di potersi confessare.
Il peccato viene considerato come un ostacolo alla giusta risposta
all’amore di Dio, il peccato impedisce di realizzare la nostra vocazione
e quindi la nostra felicità/libertà. Dopo il saluto iniziale è bene che il
sacerdote o altri introduca il momento penitenziale con parole
adatte.
Se l’incontro è fatto in chiesa, va bene, altrimenti occorrerebbe
una immagine di Gesù o un crocifisso per il momento della consegna
del foglietto.
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33. Anno della Fede 2012‐2013
Titolo della Celebrazione
UOMO, TI SONO PERDONATI I TUOI PECCATI
Canto iniziale
Nel nome del Padre…
Canto dell’Alleluja ‐ lettura di Lc 5,17‐26
Per la guida. Traccia di commento al brano per la guida: Almeno
due temi possono essere sottolineati, i peccati come ostacolo alla
comprensione e alla realizzazione della propria vocazione (la folla
costringe i barellieri a smontare il tetto) e la risposta al Signore come
un fatto non semplicemente privato ed individuale (senza i portantini
il malato non sarebbe arrivato al cospetto di Gesù).
La parola ci invita a purificare dunque le nostre intenzioni, cos’è
che ci spinge verso Gesù, e inoltre ci chiede di fare in questo cammino
passi concreti verso il prossimo, non si può rispondere al Signore se
non con un tramite, la chiesa.
Pausa di silenzio
Preghiera litanica
Per la guida. La richiesta di perdono litanica può essere fatta
intervallando ogni invocazione con “Kyrie Eleison”, oppure con il
canone di Taizè “Misericordias Domini” o altro. Sempre secondo le
possibilità, sarebbe opportuna un po’ di pausa tra una invocazione e
l’altra, a mo’ di esame di coscienza.
• Per tutte le volte in cui i troppi impegni ci hanno impedito,
come la “folla”, di incontrare il Signore, …
• Per tutte le volte che non abbiamo chiesto aiuto ad altri e ci
siamo chiusi, inutilmente, nelle nostre “paralisi”, …
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34. Anno della Fede 2012‐2013
• Per tutte quelle volte che non abbiamo fatto nulla per gli altri,
ma anzi siamo stati noi ostacolo all’incontro sanante con il
Signore, …
• Per tutte quelle volte che il Signore, nel suo modo di fare si è
dimostrato, per noi, come una delusione non rispondendo alle
nostre richieste, …
• Per tutte quelle volte che il nostro rapporto con il Signore è
stato di tipo strumentale, …
• Per tutte quelle volte che il nostro rapporto con il prossimo è
misurato solo secondo la schema dell’utilità e del tornaconto, …
• Per tutte quelle volte che abbiamo rimosso i fatti della nostra
vita, anche quelli difficili, pensando di vivere meglio, …
• Per tutte quelle volte che, pigramente, abbiamo abbandonato il
nostro “lettuccio” come se la vita passata non ci appartenesse
o fosse semplicemente da dimenticare, …
Per la guida. Al termine della preghiera litanica i partecipanti, a cui
precedentemente è stato consegnato un foglietto possono da una
parte dello stesso, scrivere ciò che li “paralizza” nella vita spirituale e
dall’altra parte coloro che pensano possano essere i barellieri della
loro vita, il foglietto, anonimo, va poi posato davanti ad una croce o
altra immagine di fronte alla quale ognuno silenziosamente farà una
preghiera al momento della consegna.
Se è possibile dopo un momento di pausa e di silenzio, in ginocchio si
recita il Confesso, quindi se ci sono sacerdoti, si possono fare le
confessioni.
La parte seguente può fungere da conclusione alla celebrazione
penitenziale, oppure può essere fatta durante le confessioni:
Salmo 77, meditazione sul passato di Israele (BJ)
Salmo 131, lo spirito di infanzia (BJ)
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35. Anno della Fede 2012‐2013
Preghiera dei fedeli
Ripetiamo “ascoltaci Signore”
1. Per la chiesa, tua sposa, donale o Signore la capacità di offrire
un vero servizio verso ogni sofferente nello spirito e nel corpo. Noi ti
preghiamo.
2. Per le nostre mancanze nella fede, per tutte quelle volte che
non abbiamo sperato in te, “aumenta Signore la nostra fede”. Noi ti
preghiamo.
3. Per le vocazioni alla vita sacerdotale o consacrata, affinché
anche noi, con il nostro esempio con vita e le nostre parole non
allontaniamo mai nessuno ma fungiamo da tramite per il Signore. Noi
ti preghiamo.
4. Per i giovani e le giovani in ricerca, affinché possano trovare
lungo la loro vita persone capaci e generose che diano loro
l’opportunità di superare gli ostacoli all’incontro con il Signore. Noi ti
preghiamo.
Per la guida. Preghiere spontanee, di richiesta o ringraziamento
Padre nostro
Canto finale
Per la guida. Se c’è un sacerdote si conclude con la benedizione)
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36. Anno della Fede 2012‐2013
3. Terzo modulo
Lc 7,18‐23. Il come: quali attese e desideri
animano le nostre domande?
18
Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose.
Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore:
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
20
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha
mandati da te per domandarti: «Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo aspettare un altro?»». 21In quello stesso momento Gesù
guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista
a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a
Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli
zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti
risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui
che non trova in me motivo di scandalo!».
a. Approfondimento esegetico
Il brano si apre con la notizia che Giovanni viene informato dai
suoi discepoli “di tutte queste cose”. Dal contesto immediato non
capiamo dove si trovi il Battista mentre sappiamo quali siano gli
eventi che i suoi discepoli gli riferiscono. Occorre tornare al capitolo 3
per sapere che fine ha fatto il Precursore. L’evangelista Luca, prima di
passare a Gesù, ci dice che il tetrarca Erode ha fatto rinchiudere in
prigione Giovanni, perché questi lo rimproverava a causa di Erodiade,
moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso
(3,19‐20). Matteo, d’altra parte, riferisce che Giovanni è in carcere
all’inizio del brano parallelo al nostro (Mt 11,2).
Egli viene a sapere da alcuni del movimento che si era formato
attorno a lui in seguito alla sua predicazione, che Gesù sta
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37. Anno della Fede 2012‐2013
predicando, sta compiendo guarigioni ed è capace di risuscitare i
morti. “Tutte queste cose” nell’originale greco è neutro e si riferisce
quindi a tutto ciò che Gesù ha fatto da quando è comparso sulla
scena pubblica: dal capitolo 4 in poi. Questa sezione, che riferisce del
ministero di Gesù in Galilea, si chiude al capitolo 9: in 9,51 comincia il
racconto della “salita” di Gesù a Gerusalemme. È molto importante il
brano che viene immediatamente prima perché racconta la
risurrezione del figlio della vedova di Nain (7,11‐17, episodio che ha
solo Luca) e Gesù, nella risposta ai discepoli, dice, tra le altre cose: “i
morti risuscitano”.
L’episodio ruota attorno alla domanda “Sei tu colui deve venire o
dobbiamo aspettare un altro?”, domanda che viene ripetuta due
volte nel testo (in entrambi i casi la formulazione è identica) per far
capire al lettore che questo è l’interrogativo che si agita nel cuore del
Battista. L’espressione “colui che deve venire” traduce un participio
greco che alla lettera suona “il veniente”, e che indica il Messia,
l’Atteso delle genti. Il Battista vuole sapere da Gesù se Lui è il Messia.
Come risponde Gesù? Innanzitutto occorre notare che proprio
mentre i discepoli di Giovanni rivolgono la sua domanda a Gesù, egli
guarisce molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e dona la
vista a molti ciechi. La risposta di Gesù non è del tipo: Sì, sono io il
Messia, ma contiene il comando di riferire al Battista quello che
vedono e sentono: guarigioni, risurrezioni, annuncio della buona
notizia ai poveri. Sono allusioni ad alcuni oracoli del profeta Isaia
(26,19; 35,5‐6; 42,7; 61,1) e rimandano all’inizio del ministero di
Gesù, a Lc 4, 16‐21, quando Egli, nella sinagoga di Nazaret, aveva
letto l’oracolo di Is 61,1‐2 e l’aveva commentato così: “Oggi si è
compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Nella sua vicenda,
risponde Gesù, si stanno compiendo gli oracoli messianici; in Lui le
promesse di liberazione e salvezza si compiono: Gesù è il Messia.
Dai Vangeli sappiamo che Egli non usava questo titolo per parlare
di sé e della sua missione (preferiva il titolo Figlio dell’uomo) perché
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38. Anno della Fede 2012‐2013
poteva essere frainteso: Gesù Messia politico che ristabilisce il regno
d’Israele. Ma il Figlio dell’uomo non era venuto per instaurare un
regno politico ma perché il Regno di Dio conquistasse il cuore degli
uomini. A Gesù interessava che gli uomini accogliessero la buona
notizia perché solo così si ha la vera trasformazione del mondo. Il
cambiamento che vuole Dio è il cambiamento del cuore. Come si dice
spesso: se cambio io il mondo comincia a cambiare.
A causa dell’idea di trasformazione del mondo il Battista stava
dubitando della messianicità di Gesù. Leggendo Lc 3,17 si capisce che
Giovanni pensava che il Messia avrebbe purificato il mondo dal male
al suo avvento. Con una sorta di colpo di spugna il Messia avrebbe
tolto tutto il male dal mondo. Ci sarebbe finalmente stato un mondo
giusto: il Battista non pensava necessariamente a un regno politico,
sicuramente immaginava un mondo (il Regno di Dio) senza tracce di
ingiustizia.
Ora, lui è in carcere, i peccatori sono ancora all’opera, e con essi
l’ingiustizia: perché Gesù tergiversa? È proprio Lui il Messia? Gesù ha
scelto un’altra strada per purificare il mondo: la solidarietà con i
peccatori. Gesù condividerà con essi la conseguenza del peccato, la
morte; il suo amore totale susciterà la conversione dei cuori, il
cambiamento del mondo lento ma reale. Ma la strada scelta da Gesù
resterà sempre difficile da accettare perché esige il dono totale di sé:
“ E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede)
Nel brano precedente ci siamo concentrati sul contenuto delle
nostre domande, ora ci interroghiamo sulle attese e i desideri che le
animano. In altre parole, con il paralitico abbiamo visto che Gesù ci
libera dal nostro male più profondo, ora con Giovanni il Battista
vediamo come ci libera.
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39. Anno della Fede 2012‐2013
Giovanni nella situazione critica della prigionia non capiva più
come il Cristo avrebbe liberato lui e tutto Israele, così manda i suoi
discepoli a chiederglielo. Gesù risponde evidenziando che sta
instaurando il Regno dei Cieli (i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi
camminano, …), ma lo fa in modo chiaramente diverso da come
Giovanni se lo aspettava. Forse lui si aspettava una liberazione
politica, una rivolta civile o qualcos’altro che però non arrivava!
Anche noi possiamo vivere le stesse difficoltà del Battista. Dalla
vita, morte e resurrezione di Gesù cogliamo che Lui ci libera in modo
diverso da come noi ce lo aspetteremmo. Lui si offre per noi in una
scelta di donazione amorevole di sé. Vince l’odio facendosi servo
amorevole. Risponde al male con il bene!
Diventa importante allora interrogarci. Cosa mi aspetto dalla vita?
E cosa mi aspetto da Dio? Sono pronto come il Battista ad accettare
che Gesù deluda le mie aspettative per aprirmene di nuove? Alla luce
di Cristo, come vivo concretamente la mia fede?
c. Giovani
Come il Battista anche noi ci troviamo di fronte al Gesù dei Vangeli
che si unisce ai peccatori, li perdona, che si china sulle sofferenze
dell’umanità e le allevia, che non si mette contro le ingiustizie, non fa
la rivoluzione, che si fa solidale con l’umanità oppressa dall’ingiustizia
e che è pronto a pagare per l’ingiustizia assumendola su di sé fino alla
morte. E’ un Gesù che ci disorienta, che mette in crisi le nostre visioni
sulla vita, sulla giustizia, su ciò che è bene.
Ora il Battista ci insegna il modo di affrontare queste nostre crisi,
egli non si fa sopraffare dai dubbi, dalle delusioni ma si vuole
verificare con Gesù stesso. Noi spesso nella nostra ricerca della verità
ci facciamo condurre da un forte inganno, in realtà cerchiamo non la
verità ma chi asseconda le nostre attese.
Occorre che verifichiamo le nostre vere intenzioni. Gesù al Battista
non dà una risposta diretta ma gli presenta, attraverso il suo operato,
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40. Anno della Fede 2012‐2013
il richiamo alla parola di Dio. Noi dobbiamo interrogarci quale
attenzione abbiamo alla parola di Dio, come ci lasciamo interrogare
da essa, come ci facciamo mettere in discussione. Allora capiamo che
non dobbiamo cercare qualcuno che ci accontenti ma che nella
concretezza della vita, lì dove il Signore ci vuole, con gli strumenti che
Lui ha scelto possiamo trovare il senso di quello che viviamo, il senso
di come Lui si sta manifestando a noi e al mondo.
d. Carità e testimonianza
La storia di Gesù che cura e fa grazia è la realizzazione della
promessa. Come può essere Messia se non ci risolve i problemi? Noi
attendevamo un Messia che prendesse in mano il potere ed
eliminasse ogni male. Ma Gesù elimina il male portandolo su di sé e
facendolo diventare luogo di salvezza.
• L’azione pratica resta insufficiente se in essa non si rende
percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro
con Cristo. L’intima partecipazione personale al bisogno e alla
sofferenza dell’altro diventa così un partecipargli me stesso: perché il
dono non umilii l’altro, devo dargli non soltanto qualcosa di mio ma
me stesso, devo essere presente nel don come persona (Deus Caritas
Est, 34).
• La condivisione è il fondamento spirituale e operativo del
nostro agire “per”?
• Come possiamo vivere una gratuità quotidiana?
• Come imparare a vivere di piccoli ma necessari gesti concreti?
• Sono pronto a farmi portavoce della mia fede alle persone che
vengono da lontano, anche attraverso gesti fraterni di carità verso le
loro necessità e a sostenerle nel loro cammino di fede?
34
41. Anno della Fede 2012‐2013
e. Spunti per attività catechetiche
Attività: Statue in movimento
Dividere i partecipanti a coppie. A turno bendare un membro della
coppia e invitare l’altro a “muovere” il primo come desidera, come
fosse una statua. La “statua” è invitata a eseguire senza opporre
resistenza, ma ascoltando se stessa nella situazione. Dopo qualche
minuto si invertono i ruoli. Al termine dell’esercizio si chiede ai
partecipanti un feed‐back su cosa hanno provato, su quali erano le
loro attese ed i loro desideri rispetto al proprio “scultore”.
Successivamente occorre legare l’attività al testo biblico
attraverso osservazioni e domande, tra cui le seguenti:
‐ Come hai vissuto l’essere statua/scultore?
‐ Nella tua vita ti senti più statua o scultore?
‐ Quali sono le tue aspettative per il futuro?
‐ Chi/cosa è Dio per te? Lo senti come uno scultore o come un
“burattinaio”? Lo tratti come se fossi tu lo scultore? Magari come se
fosse un burattino nelle tue mani?
‐ Cosa ti aspetti da lui?
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. Si tratta di uno schema di adorazione eucaristica. Il
tema viene ripreso dal vangelo proposto in questa tappa del percorso.
Di fronte alla questione delle vocazioni saremmo tutti tentati di
affrontare la questione solo secondo l’atteggiamento del fare,
dell’organizzare… Gesù ci invita a pregare confidando il Lui (cfr. Lc
10,2) e non scandalizzandoci dei suoi metodi per noi incomprensibili.
In questo appuntamento si richiede la presenza di un sacerdote o un
diacono.
35
42. Anno della Fede 2012‐2013
Titolo della Celebrazione
E BEATO COLUI CHE NON SI SCANDALIZZA DI ME
Canto introduttivo
Nel nome del Padre….
C. Fratelli e sorelle ci prepariamo a questo momento di adorazione
benedicendo il Signore per ogni cosa, così come fecero i tre giovani
gettati nella fornace ardente.
52
"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui
cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57
Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58
Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59
Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60
Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61
Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
36
43. Anno della Fede 2012‐2013
62
Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63
Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64
Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65
Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66
Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67
Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68
Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69
Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70
Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71
Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72
Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73
Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74
Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75
Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76
Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77
Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
37
44. Anno della Fede 2012‐2013
78
Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79
Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80
Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81
Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82
Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83
Benedite, figli d'Israele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
84
Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85
Benedite, servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86
Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87
Benedite, santi e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88
Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha liberati dalla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89
Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché il suo amore è per sempre.
90
Benedite, voi tutti che temete il Signore, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché il suo amore è per sempre"
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45. Anno della Fede 2012‐2013
Per la guida. Due persone apparecchiano l’altare che fino a quel
momento era completamente spoglio senza tovaglie, fiori ecc. Viene
dunque preparato e alla fine viene posto il Santissimo per
l’adorazione, nel frattempo viene eseguito un canto adatto.
Momento di silenzio (almeno 5 minuti)
Dal vangelo secondo Marco
13
Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi
andarono da lui. 14Ne costituì Dodici ‐ che chiamò apostoli ‐, perché
stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i
demòni. Costituì dunque i Dodici.
Momento di silenzio (almeno 5 minuti)
Per la guida. A questo punto, dopo un canto di adorazione si può
leggere il vangelo di Lc 7,18‐23 con il commento e le domande
corrispondenti ma senza condivisione o altro
Adorazione personale
Per la guida. Davanti all’Eucarestia viene messo un piccolo
braciere con carbone acceso, ognuno si alza per mettere qualche
grano di incenso e gli viene consegnato un piccolo foglio dove è
scritto “e beato chi non si scandalizza di me”. Nel frattempo vengono
eseguiti dei canti o vengono letti dei salmi es. salmo 148, Lode
cosmica (BJ) oppure la seguente preghiera.
Preghiera di don Primo Mazzolari
Sono il fratello di tutti,
il fratello che ha bisogno di tutti,
che tende la mano a tutti.
Come potrà starci tutto questo mondo,
che si àncori all'Eterno
fatto pane,
nel cuore di un pover'uomo?
E tu che cosa mi domandi,
39
46. Anno della Fede 2012‐2013
o Signore?
Tu mi dici: "Lasciati amare"!
Tu non mi domandi di più.
Non mi domandi se ti voglio bene.
Basta che io
mi lasci amare dall'Amore,
perché anch'io sono un lontano.
A piacimento possono essere inserite preghiere spontanee
Padre nostro
Benedizione
4. Quarto modulo
Lc 12,13‐21. Il destinatario: a chi rivolgiamo
le nostre domande?
13
Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida
con me l'eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e
tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è
nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco
aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: «Che
farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così, disse:
demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi
raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima
mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia,
bevi e divèrtiti!». 20Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti
40
47. Anno della Fede 2012‐2013
sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?».
21
Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
a. Approfondimento esegetico
Nella sezione del viaggio di Gesù e dei discepoli a Gerusalemme
(9,51‐19,27) troviamo la gran parte del materiale specifico di Luca,
quei racconti, cioè, che non sono riferiti né da Marco né da Matteo. È
la cosiddetta grande inserzione lucana (9,51‐18,14) nella quale
trovano posto, fra le altre, le magnifiche parabole del buon
samaritano (cap. 10) e del figliol prodigo (cap. 15).
Anche il nostro brano è specifico del Vangelo di Luca. Esso si
compone di due parti: la domanda rivolta da uno della folla a Gesù e
la risposta, o meglio, la non risposta di Gesù; la parabola del ricco
stolto, con il commento finale dello stesso Gesù.
Un tale (in greco abbiamo un pronome indefinito) della folla
irrompe sulla scena e interrompe il discorso di Gesù, che ha parlato
della testimonianza che i discepoli devono rendere con coraggio e
fiducia. Vuole coinvolgerlo in una questione di eredità. Non deve
sorprendere il fatto che Gesù sia interpellato su un caso legale
riguardante la divisione di un’eredità, visto che è considerato un
maestro (il tale si rivolge a Lui chiamandolo “Maestro”) Egli
appartiene a una categoria che si occupa non solo di questioni
religiose ma anche civili. Gesù, però, rifiuta questo ruolo (v. 14); la
questione dei beni si pone per Lui in un’altra prospettiva: come
rinuncia a ogni cupidigia (v. 15) e condivisione con gli altri (vv. 33‐34)
in uno spirito di amore.
Il termine greco tradotto con cupidigia indica un desiderio
smodato di possedere, che si traduce nel comportamento di chi
accumula beni e non li condivide con gli altri. Gesù sa che questo
dipende dalla convinzione palesemente erronea eppure sempre in
grado di farsi spazio nel cuore dell’uomo, che accumulare beni
significa allungare la propria vita.
41
48. Anno della Fede 2012‐2013
Così il Maestro racconta una parabola che è un esempio evidente
di quanto questo calcolo sia sciocco. “Stolto”, infatti, viene chiamato
il protagonista della breve parabola. È un uomo ricco che si ritrova un
raccolto abbondante perché la sua campagna è stata particolarmente
generosa (v. 16). Deve decidere cosa fare con questi “raccolti”. Viene
descritto il suo ragionamento: realizzare magazzini più grandi dove
raccogliere tutti i suoi beni e avere così una vita comoda e beata per
molti anni. Ha escluso Dio e il prossimo dalla sua vita (si noti quante
volte nei vv. 17‐19 si usa il pronome “mio”); ha fatto male i conti, non
ha contemplato la possibilità di morire improvvisamente. Invece Dio
“richiede” la sua vita: il verbo greco, che letteralmente significa
“chiedere indietro”, suggerisce che bisogna rendere conto a Dio di
quello che si è fatto, in questo caso di come si sono usati beni.
Gesù, nel commento finale (v.21), passa dall’esempio della
parabola a un’affermazione di carattere universale. Si troverà a mal
partito davanti a Dio chi (chiunque) non si sarà arricchito davanti a
Dio ma avrà accumulato ricchezze solo per sé. Si noti l’opposizione
tra le espressioni “accumulare ricchezze” e “arricchirsi presso Dio”. La
seconda è da intendersi come “procurarsi le opere buone” con la
condivisione dei beni.
È chiaro che la capacità di condividere i beni dipende
sostanzialmente dalla fiducia in Dio. A questo riguardo è molto
importante considerare il contesto del nostro brano. In precedenza
Gesù ha parlato della fiducia che il discepolo deve avere nell’offrire la
testimonianza. Egli non deve avere paura: anche i capelli del suo capo
sono contati. Tutto è nelle mani del Padre, anche, e soprattutto, la
vita del discepolo di Gesù (Lc12,1‐11).
L’interruzione del tale della folla permette a Gesù di allargare la
sua lezione sulla fiducia in Dio come radice di serenità e di gioia (Lc
12,22‐34). Il discepolo sa che Dio è Padre e provvede a tutte le sue
creature. Questo allontana da lui l’ansia per il domani, per il
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49. Anno della Fede 2012‐2013
mangiare, per il vestire, e lo rende capace di condividere i suoi beni,
certo che ci sono dei beni che permangono oltre la morte.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede)
Insieme a questo uomo della folla vogliamo ora riflettere sul
destinatario delle nostre domande: a chi le rivolgiamo?
L’uomo del brano pensa di dover rispondere lui stesso alla sua
domanda di sicurezza e stabilità, infatti è alquanto manipolativo verso
Gesù (Maestro, di' a mio fratello…). Lui crede di sapere già tutto e
vuole mettere le sue parole sulla bocca di Gesù. Cerca la sua risposta
nell’ammassare i beni, ignorando che la sua vita non dipende da
quanto possiede, ma piuttosto da Dio. Infatti, nell’espressione
“questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita” il verbo è al passivo
che viene chiamato passivo divino, perché è Dio stesso che compie
l’azione: la vita dipende da Dio!
L’anonimo uomo della folla così preoccupato a fare da solo, non si
accorge che è Dio stesso la sua vera ricchezza! Anche noi tante volte
preghiamo in chiesa e poi, fuori, litighiamo con il vicino per questioni
di confine o con i nostri fratelli per questioni di eredità. Certo non
basta frequentare la chiesa per essere esenti da errori, ma spesso
come quell’uomo noi confidiamo più nelle nostre forze che in Dio.
Occorre allora chiederci: a chi rivolgo le mie domande? In cosa
ripongo le mie speranze? Vivo il denaro come strumento per fare il
bene o come fine per cercare la mia sicurezza? Affido a Dio le mie
necessità e i miei dubbi?
c. Giovani
I due fratelli pongono l’eredità e il denaro sopra a tutto, sopra il
fratello; uno preferisce i soldi all’amore del fratello, l’altro preferisce i
soldi all’onore del fratello, tanto che lo accusa davanti a Gesù e a
tutti.
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50. Anno della Fede 2012‐2013
Il ricco della parabola pensa che la sua dignità derivi dalla roba che
possiede e quando gli viene chiesto conto della vita si trova a mani
vuote.
I tre personaggi si sono schiavizzati ai beni, vivono cercando in essi
il senso della vita e perdono le cose più importanti, l’amore fraterno
e la cura dell’anima.
Come loro anche noi chiediamo a Dio di far andare bene le cose,
come pare a noi, ma Dio ci dà tutto quello ciò che ci serve perché noi
ci decidiamo a vivere dignitosamente e solidarmente.
Questa parola ci aiuta ad interrogarci di fronte al Dio dell’amore
che si è manifestato in Gesù Cristo, come noi tradiamo l’amore verso
noi stessi, gli altri e anche verso Dio quando poniamo la nostra
felicità nel possedere le cose non nell’essere, essere figli ed essere
fratelli.
A Dio Gesù ci fa chiedere di sperimentare e vivere l’amore anche
a costo di giocarci le cose.
d. Carità e testimonianza
• Questo giusto modo di servire rende l'operatore umile. Egli non
assume una posizione di superiorità di fronte all'altro, per quanto
misera possa essere sul momento la sua situazione. Cristo ha preso
l'ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà
radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta. Chi è in condizione di
aiutare riconosce che proprio in questo modo viene aiutato anche lui;
non è suo merito né titolo di vanto il fatto di poter aiutare. Questo
compito è grazia. Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più
capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10).
Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior
efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono. A volte
l'eccesso del bisogno e i limiti del proprio operare potranno esporlo
alla tentazione dello scoraggiamento. Ma proprio allora gli sarà
d'aiuto il sapere che, in definitiva, egli non è che uno strumento nelle
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