12. THE YEARS OF CLOSURE: WORKING BEHIND THE FOREPART: RE-INVENTING THE MUSEUM IDENTITY. LOGO, BRAND AND THE FIRST WEBSITE From CittĂ di Torino Divisione Servizi Culturali Settore Museo d'Arte Antica
42. CHALLENGES "Weak thoughtâ isnât good for museum: our job is also to indicate what is âcultureâ and what it isnât. We have always done this for collections, we have to do this also for the web, avoiding âtechnology for technologyâ
43. Museum lives in two times : one, the everlasting time of its collections; the other one, the time of the world life: a time faster, more and more changeable, sometimes too faster to us. So I think this is one of the biggest challenge for us: to find a way to preserve the âsacredâ immortality of our masterpieces and of our history, but, at the same time, to live however in our time, keeping in touch with the world. â Io "amo" Palazzo Madama. lo conoscevo giĂ prima della sua chiusura. Ora lo frequento spesso, anche se ho 82 anni!â Dal libro firme del museo
Nel tempo le correzioni si arricchiscono grazie ad importanti doni e acquisizioni, spesso dettate da esigenze di salvaguardia e tutela, fino a prendere una fisionomia piĂč definita: da un lato le collezioni di arti decorative, dallâlatro le testimonianze storico artistiche del territorio dallâalto medioevo al barocco. Nel 1934 per volontĂ del direttore Vittorio Viale il museo si trasferisce a Palazzo Madama
Lâedifico racconta la storia della cittĂ . Nacque sul nucleo architettonico di una delle porte romane della cittĂ , in corrispondenza del decumano maximo e nel corso dei secoli assunse svariate funzioni, da castello difensivo a dimora principesca.
Nel quattrocento, Ăš il principe Ludovico dâAcaia a costruire lâampliamento con il fronte oggi ancora visibile dal lato Po, un castello turrito.
Eâ invece nel 700 con la seconda madama reale maria giovanna battista di savoia nemours che la facciata assume lâaspetto attuale: la madama chiamĂČ a Torino il grande architetto Filippo Juvarra che dal 1718 realizzĂČ la straordinaria quinta scenografica della facciata e dello scalone. Vi racconto questi cenni storici anche per introdurre il tema della difficoltĂ di comunicare questo museo: da una parte, collezioni complesse ed eterogenee; dallâaltro, una struttura di grande impatto, assolutamente protagonista ma che, per sua natura, Ăš percepita come luogo aulico, se non addirittura âfortificatoâ: come comunicare il IL PALAZZO accoglie il MUSEO e le sue attivitĂ per il pubblico?
Nel dicembre del 2006 i lavori erano tutti felicemente conclusi: al piano fossato le collezioni dellâalto medioevo
Al piano terra il gotico e il rinascimento
Al primo piano, nelle stanze decorate delle madame reali, le collezioni del barocco
Infine, al secondo piano, le collezioni di arti decorative, con in particolare la raccolta di ceramiche e porcellane, tra le piĂč importanti in europa.
Negli anni della chiusura il museo avvia anche una riflessione sulla sua identitĂ . Una delle conseguenze di queste riflessioni Ăš il cambiamento di logo e denominazione, fino allâattuale Palazzo Madama- museo civico dâarte antica
Nel 2004 andammo online con il primo sito di palazzo madama. La necessitĂ era di aprire un canale di comunicazione con il nostro futuro pubblico, dando informazioni sulle attivitĂ di aperture parziali del museo, raccontando gli imponenti lavori di restauro e le collezioni che presto sarebbero state visibili. Per questo fu deciso di mettere online lâintero catalogo delle opere del museo. Per quanto sistema imperfetto che oggi stiamo aggiornando, mettere a diposizione dei navigatori tutto il catalogo corredato da foto fu un passo coraggioso e, nel panorama italiano, del tutto innovativo.
A proposito di questa prima esperienza ci sono da rilevare anche delle criticitĂ : la piĂč significativa Ăš che lo staff del museo non era preparato sul tema della comunicazione sul web. Inevitabilmente le scelte tecniche suggerite dal fornitore che costruĂŹ il sito non vennero esaminate e discusse con una profonda cognizione di causa e la forma aveva inevitabilmente effetto anche sul contenuto.
Il 16 dicembre 2006 finalmente Palazzo Madama riapre le sue porte alla cittadinanza. Nel primo anno di apertura piĂč di 300 mila persone visitarono il museo.
Il nostro primo sforzo fu, per entrare efficacemente in contatto con loro (si tenga conto che per la maggior parte dello staff, si trattava della prima esperienza di museo aperto) di capire chi fossero. Abbiamo dunque approntato un sistema di rilevazioni attraverso questionari, indagini osservanti e piĂč recentemente rilevazioni con tecnologia RFID
Le rilevazioni del pubblico âfisicoâ coincidono anche con quelle dei visitatori web del sito: il pubblico di palazzo madama Ăš prevalentemente femminile
Ed ha una etĂ tra i 36 e 50 anni
Nel frattempo il mondo girava veloce: questa Ăš la arcinota copertina del Time Del dicembre 2006.
Era giunto per noi il momento di ripensare la nostra presenza sul web. Nel frattempo avevamo acquisito esperienza e studiato il problema, osservato i grandi musei stranieri ed elaborato unâidea precisa di cosa voleva dire andare sul web. Il nuovo sito, online dal dicembre 2007, Ăš pensato come un portale: volevamo che fosse massimamente comunicativo, utile per il pubblico, accostante e vivace. Tutte le notizie piĂč importanti sono in homepage, che Ăš aggiornata con molta frequenza. Allâinterno si trovano poi gli approfondimenti e gli archivi delle immagini, le notizie sulle mostre e gli eventi passati, i suggerimenti di visita etc. Particolare attenzione abbiamo messo nella barra di navigazione: al primo posto troviamo i suggerimenti di vista e i servizi al pubblico, statisticamente le pagine piĂč ricercate dai visitatori.
Abbiamo suggerito al fornitore esempi a cui ispirarsi: il sito web del nostro antico ispiratore, il victoria and albert
Le pagine dei quotidiani, caratterizzate appunto da unâestrema varietĂ e aggiornamenti continui.
Dopo un anno di uso del sito, di rilevazioni sul gradimento del pubblico, sullâ Effettiva utilitĂ che il web aveva come strumento di preparazione alla visita, eravamo pronti a prendere il largo nel mondo dei social network. Il primo esperimento Ăš nato sulla piattaforma Flickr. Il gruppo Ăš cresciuto rapidamente, confermandoci lâaffetto che nei cittadini cresceva per il museo, rispecchiato nei dati dei questionari relativi alla domanda âquante volte ha visitato il museoâ?
Le foto sono anche per noi un arricchimento: ci consentono di guardare a noi stessi con gli occhi dei visitatori
Nel 2009 spinti dalla vitalitĂ del gruppo e ricalcando, in piccolo!, il concorso del metropolitan Itâs time we met, abbiamo lanciato io lo vedo cosĂŹ, concorso fotografico bastato e promosso interamente sul web.
Sul gruppo di Flickr sono state caricate oltre 200 fotografie
Il tema dellâanno scorso era âfotografare se stessi e i propri cari in museoâ, tema risultato essere troppo generico e difficile da mettere in pratica per i partecipanti. Abbiamo lanciato la settimana scorsa la seconda edizione del concorso che questâanno ha un tema piĂč specifico: il significato del gesto.
A distanza di un altro anno e confortati dal successo dellâesperiaza del MAO siamo approdati anche su Facebook. Per PM facebook si configura come strumento con cui informare e dialogare con il nostro pubblico, in particolare con il pubblico piĂč giovane.
Queste sono le statistiche della pagina della scorsa settimana. Si vede sia come lâadesione sia in costante crescita e come sia molto basso il numero delle persone che abbandona il gruppo. Si vede anche come, rispetto ai dati sullâetĂ visti allâinizio, i fan facebook hanno unâetĂ leggermente inferiore, tra i 25 e 34 anni.
Questi dati ci confermano che dobbiamo proseguire per questa strada; nellâindagine tramite questionario allâinizio del 2010 abbiamo chiesto agli intervistati di scegliere tra unâelenco di parole quali rappresentassero meglio il museo: come si vede le scelte sono cadute su parole positive, ma le piĂč votate sono state âeleganteâ e âregaleâ mentre âcomprensibileâ Ăš ancora troppo piccola
Ultimo porto sul web partecipato, Ăš il blog dedicato allâattivitĂ specifica Madama Knit. Da due anni un gruppo di circa 200 donne viene una volta in museo a lavorare a maglia in museo.
LâattivitĂ Ăš per noi un modo di fare comunitĂ allâinterno del museo, di invitare ad entrare in museo anche chi magari normalmente non lo farebbe.
Grazie al blog sul quale ci si scambia opinioni sullâattivitĂ ma anche sulla maglia, questâanno abbiamo organizzato la giornata torinese del Word Wide Knit in Public Day, un evento mondiale (per appassionati, chiaramente) in cui negli stessi giorni ci si ritrova in luoghi pubblici a fare ai ferri.
Siamo coscienti di avere ancora tanta stada da fare, e che il margine di miglioramento Ăš ampio.
Nella piramide di Nina Simon siamo al terzo gradino: i nostri sforzi devono tendere, cosĂŹ come accade per il pubblico âfisicoâ, a creare una comunitĂ virtuale intorno al museo, una rete di persone connesse anche fra di loro attraverso il museo.
Slide ipertecnologica! Stiamo lavorando in questi mesi alle strategie triennali del museo, che comprendono anche le strategie per il web, chiaramente. Nellâimmediato, la missione del museo e le strategie si traducono in alcuni interventi âurgentiâ che metteremo in campo a partire da questâanno. Ci sono poi due progetti speciali che coinvolgeranno fortemente tutto lo staff il prossimo anno
Per i 150 anni dellâunitĂ dâitalia a palazzo madama, prima sede del senato, verrĂ ricostruita la cavea che la sala del senato, appunto, ospitĂČ dal 1848 al 1864. Allâinterno dellâaula saranno organizzate conferenze, dibattiti, presentazioni; la sala sarĂ animata da un impianto multimediale di ambientazione sonora e visiva.
Proprio per favorire il dibattito e la connessione tra i visitatori, una zona sarĂ dedicata ala possibilitĂ di votare i temi discussi nel primo senato dâitalia (pensiamo, ad esempio, allâesperienza free2choose allâanne frank museum citata dalla simon nel recente participatory museum); sul web, attraverso un minisito e con lâuso dei principali social network, cercheremo di moltiplicare e supportare lâesperienza di visita in museo
In primavera inaugurerĂ anche il giardino medievale del castello. Nel fossato del museo sarĂ ricostruito, sulla base dei documenti storici, il giardino del principe; per il web sarĂ lâoccasione di creare una prima tranche del sito per ragazzi, sul genere di quello del Moma.
Il futuro sarĂ importante affrontare anche le sfide che le nuove tecnologie e lâevoluzione del web ci pongono: da una parte, evitare la tecnologia per la tecnologia. Il relativismo culturale mal si adatta ad una istituzione culturale, e sarĂ necessario fare delle scelte sia in base alle nostre forze che su base qualitativa.
Lâaltra sfida, indissolubilmente legata alla prima, Ăš connessa al tema della memoria, particolarmente importante per un museo,locale come il nostro, che proprio per la cittĂ e per il territorio ha il valore aggiunto di custode di memorie, sia nelle collezioni che nellâarchitettura. La sfida sarĂ allora mantenere lâidentitĂ del museo anche sul web, riuscire a trasmettere lâaura di eternitĂ che il museo ha, ma che vincere la sfida dellâinnovazione, rispondendo alle esigenze della comunitĂ e diventando sempre piĂč luogo di saperi e luogo di incontro e di socialitĂ .