Viaggio In Sicilia - luoghi itinerari emozioni noti e meno noti - Journey in ...
Retail italia maggio 2011
1. CONTENUTI DOCUMENTO
DATI ECONOMICI GENERALI
FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT
INVESTIMENTI MEDIA MERCATO ITALIA
FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT
THE ITALIAN RETAIL MARKET
FONTE IGD
I TREND PRIORITARI PER I RETAILER ITALIANI
FONTE BCG ITALIA
LE 10 PRINCIPALI SFIDE E OPPORTUNITA PER IL RETAIL IN ITALIA
FONTE PWC ITALIA
SEI TREND NEL GLOBAL RETAIL IMPLICAZIONI IN EUROPA E IN ITALIA OLTRE LA CRISI
FONTE ROLAND BERGER ITALIA
POWER TO THE PEOPLE: THE SWING OF THE PENDULUM
FONTE JONES LANG LASALLE
RETAIL CON MAGGIOR CRESCITA IN ITALIA DAL 1990
FONTE BCG ITALIA
RETAIL, COME STAI?
FONTE WWW.RETAIL-MARKETING.IT6 MAGGIO 2011
LA SFIDA È MIGLIORARE L ESPERIENZA D ACQUISTO ATTRAVERSO LA
TEATRALIZZAZIONE DEL PUNTO DI VENDITA
FONTE ACCENTURE ITALIA 2011
SOLO NEL 2014 COLMEREMO IL DIVARIO CON I MERCATI EUROPEI DI RIFERIMENTO
ABITUALE
FONTE MARK UP MAGGIO 2011
6. THE ITALIAN RETAIL MARKET
FONTE IGD
IGD Grocery Retail Market corresponds to the total annual turnover (excluding VAT) of retail
outlets predominantly selling food. It includes the sales of non-food articles (i.e. health & beauty,
pet care, clothing, DIY etc) sold by hypermarkets, supermarkets, discounters, neighborhood
stores, specialised food stores (bakeries, butchers, etc) and open markets. It excludes all cash &
carry, delivered wholesale, foodservice and drugstores/chemists.
Retail Consumer Spend Per Capita in Italy
7. The Grocery Retail Market Structure By Format For Top 11 Retailers
Top Grocery Retailers 2010
9. LE 10 PRINCIPALI SFIDE E OPPORTUNITA PER IL RETAIL IN ITALIA
FONTE PWC ITALIA
1. Innovazione di prodotto e Private Label: lo sviluppo di nuovi prodotti è un elemento
chiave per le aziende produttrici. Così come la Private Label deve essere integrata con la
2. Riduzione dei gap tra produttori, distributori e consumatori: va sfumando la distinzione
tra produttori e distributori. Il produttore cerca di distribuire direttamente al consumatore,
mentre il distributore cerca di produrre direttamente i beni destinati ai consumatori.
3. La multicanalità: nel 2008 il numero dei consumatori italiani multicanale (internet,
cellulare, ecc.) è aumen
4. Integrazione ed efficienza della filiera distributiva: la gestione della catena logistica è
sempre più complessa. Condivisione delle informazioni tramite nuove tecnologie,
miglioramento delle previsioni e introduzione della catena demand based sono alcune
delle prossime sfide.
5. Deflazione dei prezzi ed aumento dei costi: nei periodi di crisi economica e finanziaria le
reazioni immediate per fronteggiare la situazione contingente possono condurre a tagli dei
6. Ruolo del consumatore: nelle trasformazioni del settore Retail & Consumer il
i bisogni, le aspettative, migliorando la customer experience nei punti vendita.
7. La componente demografica: la percentuale degli anziani è in crescita nelle economie
industrializzate. Entro cinque anni oltre la metà della spesa al consumo sarà riconducibile
a ultracinquantenni.
8. Sostenibilità e cambiamenti climatici: la maggiore consapevolezza dei consumatori,
competizione sono tutti elementi che fanno crescere la richiesta di prodotti e performance
9. M&A espansione e consolidamento: in una situazione di recessione economica si
presentano spesso opportunità di aggregazione o acquisizione a prezzi più interessanti
10. Gestione dei talenti: il capitale umano non è solo forza lavoro ma una fonte di benefici
economici. Bisogna riconoscere e promuovere la crescita e lo sviluppo delle persone di
talento.
10. SEI TREND NEL GLOBAL RETAIL IMPLICAZIONI IN EUROPA E IN ITALIA OLTRE LA CRISI
FONTE ROLAND BERGER ITALIA
Il retail italiano ha perso share of wallet presso i consumatori, portando a un'intensificazione della
lotta per le quote di mercato. Dialogando con i vertici delle aziende leader globali del retail
vengono definiti i sei trend principali che stanno caratterizzando questo mercato.
Secondo l'istituto di studi Interactive Marketing Research, nel 2009 i consumatori sono diventati
più attenti, riducendo le spese per abiti, accessori e prodotti alimentari senza comunque
rinunciare alla buona tavola, al telefonino e all'automobile. I consumatori hanno cercato risparmi
nelle promozioni e negli incentivi statali. Roland Berger ha condotto uno studio per analizzare i
trend globali nel retail e le implicazioni oltre la crisi attuale. Per il 2010 non possiamo ancora
aspettarci una svolta importante nelle condizioni di mercato, è pertanto fondamentale guardare
oltre, al mondo post crisi.
1- Dall'internazionalizzazione ad ogni costo alla crescita selettiva
In momenti di crisi come quello attuale le strategie di espansione comportano rischi
maggiori e investimenti ingenti che il settore creditizio non è disposto a finanziare come in
passato. Di conseguenza le nuove strategie sono focalizzate sulla ricerca dell'efficienza
internazionale, e dell'impiego di capitale, e sulla massimizzazione della ''bottom line''
tramite una revisione della presenza nei vari mercati. Una crescita più selettiva e
sostenibile è ricercata dalla maggior parte dei player che finiscono così una fase
d'internazionalizzazione ad ogni costo volta a realizzare economie di scala.
2- Crescita del discount attraverso formati individualizzati.
Il canale del discount vincerà quote di mercato in tutta Europa nei prossimi anni. Questa
crescita però, come insegna la Germania non potrà essere uniforme, presenterà bensì
un'offerta eterogenea, con modelli che si differenzieranno in particolare nel significato dei
brand e nell'assortimento dei prodotti. Alcuni discounter cercheranno vantaggi competitivi
ampliando e raffinandosi in varie categorie, in particolare il segmento fresco, altri si
concentreranno sulle private labels. Questi vantaggi di first mover sono però destinati a
svanire nel medio periodo e la competizione si focalizzerà nuovamente sui prezzi.
Nel futuro i discounter puri dovranno essere sempre più attrattivi senza però aumentare la
complessità, evolvendosi con flessibilità, una delle loro doti chiave, facendo leva anche sui
produttori che potranno sfruttare il loro potere distributivo.
3- ''Less and more'' come futuro del retail tradizionale
I retailer dovranno confrontarsi con un gruppo di consumatori con esigenze differenziate.
Per gestire la dovuta eterogeneità la parola d'ordine diventa dunque meno profondità e più
ampiezza. Per esempio in Italia Esselunga col posizionamento sempre più importante delle
private label consente di passare dallo ''shopping discount'' allo ''shopping premium'' del
prestigioso reparto gastronomia, con un assortimento sufficientemente ampio da
accontentare tutti i consumatori.
4- Dai producer brand ai retailer ''life'' brand.
Le private label sono un fenomeno in forte crescita in tutte le principali economie europee.
Si realizza sempre di più il superamento del gap di qualità dal brand. I retailer sono dunque
sempre più vicini dei fornitori alla costruzione di una potente e differenziate ''brand life''
per i clienti:
''I life brand incontrano le necessità della gente al di là del consumo''
''I brand retail offrono diversi servizi oltre agli articoli stessi''
''I life brand creano una connessione intima e diventano parte della vita delle persone''
''I retail brand fanno leva sulla comunicazione one-to-one, diretta''
5- Dal marketing dei produttori al ''Customer Centric Retailing''
La sempre maggiore disponibilità di informazioni d'acquisto porta un vantaggio
competitivo nell'offerta di strumenti di marketing a disposizione dei retailer. Essi dovranno
acquisire la competenza necessaria alla gestione dei dati per potervi fare leva nelle
strategie di marketing. Questo approccio può essere definito ''Customer Centric
Retailling'' ed è un rinforzo del tradizionale Category Management essendo basato su:
Uso delle informazioni d'acquisto personalizzate degli shopper
Segmentazione in base ai bisogni degli shopper
Chiara comprensione degli shopper, chi compra cosa, come e dove
11. micromarketing sui di punti vendita secondo le necessità degli shopper
Alta qualità dei dati e database estremamente completo
Affiliazione degli shopper alle informazioni sui loro acquisti
6- Dal focus sui costi nella supply chain all'ottimizzazione end to end
La crisi ha comportato un ulteriore pressione sull'efficienza nella supply chain. Il grado di
collaborazione tra retailer e produttori in questa fase sta aumentando notevolmente, per
diminuire non solo i costi ma anche il capitale investito in magazzino. I retailer di
conseguenza puntano a un ottimizzazione dei flussi della merce, differenziando le
categorie e personalizzando il più possibile gli ordini. Sistemi come il cross-docking I e II
permettono di ridurre costi di consegna e capitale investito.
12. POWER TO THE PEOPLE: THE SWING OF THE PENDULUM
FONTE JONES LANG LASALLE
Back in the 1980s, retailers were emboldened by the idea that the pendulum had swung,
irrevocably, away from manufacturers and to the distributors.
Now the pendulum is swinging again, this time placing power gradually in the hands of the
consumer.
SOME KEY IMPLICATIONS OF AN INCREASINGLY POWERFUL CONSUMER:
whereas supermarkets gave consumers pricing power from the 1960s onwards, the internet is
retailers and shopping centres will fight back and create added-value offers that people will
pay top dollar for
many offers will be experiences and services that are harder to compare price-wise
store staff will be empowered to match internet prices and even be incentivised on making
online sales
skilled store staff will enter into negotiations with an armoury of added-value promotions,
warranties, additional services etc. to keep the sale in-house
fixed pricing will fade; we might even see, before the decade is out, early experiments in
dynamic pricing at the level of the individual. In other words, as a retailer, I will know any
customer well enough (I have lots of your personal data) to make you a personalised pricing
offer. Someone I know to be less price sensitive will be quoted a different price).
the conversation will become two way as retailers find new ways to outreach to their
customers and rebalance the relationship
ecologically aware consumers will demand more social responsibility (although expect some
-term); retailers will have to respond by
low consumer price inflation will put an increasing strain on the retailer-landlord ecosystem
- There is a twist in this tale of reduced retail strength through Power
to the People as manufacturers themselves reclaim some power lost to retailers. So, expect
this business-to-consumer (B2C) pressure to increase as manufacturers refuse to get into a
death-match with retailers and see the online benefits of global reach and the retail benefits of
expanded consumer knowledge.
14. RETAIL, COME STAI?
FONTE WWW.RETAIL-MARKETING.IT6 MAGGIO 2011
Come sta il retail? Ottima performance in borsa, in
questi giorni in cui i player del mercato hanno
pubblicato il trend delle vendite al dettaglio di aprile:
tutto meglio del previsto!
Qualche esempio: per Gap crescita dell'8% contro una
previsione di lieve calo; vendite complessive
incrementate e titolo in borsa cresciuto a dismisura!
Macy's, le cui stime di crescita erano dell'8,1%, ha
annunciato che le vendite nei negozi aperti da almeno
un anno sono aumentate del 10,8%. Il volume totale ha
registrato un aumento del 10,9%. Come è andata a Wall
Street? Le azioni Macy's salgono! Anche le vendite di
J.C. Penney nei negozi aperti da almeno un anno sono salite del 6,4%, così come quelle di
Target, per restare tra gli statunitensi.
Allora è vero che il mercato del retail tiene? Dello stesso parere la ricerca Eurelia barometer,
secondo cui nel 2010 l'Italia fa parte dei paesi meglio performanti in termini di vendite;
nel 2011 contro un tasso del 30% della disoccupazione giovanile. In apertura ci sarebbero infatti
1.152 esercizi commerciali pari a una crescita del 28,2% sul
15. LA SFIDA È MIGLIORARE L ESPERIENZA D ACQUISTO ATTRAVERSO LA
TEATRALIZZAZIONE DEL PUNTO DI VENDITA
FONTE ACCENTURE ITALIA 2011
16. SOLO NEL 2014 COLMEREMO IL DIVARIO CON I MERCATI EUROPEI DI RIFERIMENTO
ABITUALE
FONTE MARK UP MAGGIO 2011
Fra i molteplici aspetti che evidenziano le differenze tra noi e questi mercati si possono enucleare
5 fattori:
1) concentrazione distributiva: alta in Europa vs media in Italia;
2) peso limitato degli store brand (15% circa contro una media europea del 30%)
3) bassa penetrazione del discount (8,1% in Italia contro il 17,1% della media dei 4 paesi
benchmark)
4) frammentazione della struttura distributiva e alto numero di centri decisionali;
5) debolezza di alcuni indicatori chiave del conto economico, a partire dai margini (lordo merci,
netto Iva, ebitda ed ebit)