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PRESENTAZIONE DEL TRADUTTORE
La letteratura sportiva tedesca, e non solo tedesca, è ricca di libri di “teoria dell’allenamento”,
molti dei quali tradotti in italiano.
Rispetto ad essi L’allenamento ottimale di Jürgen
Weineck è fuori quadro e non perché non sia un
classico libro di teoria dell’allenamento, intendendo per teoria la formulazione sistematica dei principi relativi ad una scienza, arte o branca del
sapere, e anche delle deduzioni e delle applicazioni pratiche che si possono ricavare da essa.
Piuttosto invece perché non si limita ad una enunciazione di principi e all’esposizione di metodi e
contenuti pratici.
L’intenzione di Weineck è quella di illustrare e
spiegare, dal punto di vista medico-sportivo e
della fisiologia del lavoro muscolare, i motivi e i
principi che sono alla base dei vari metodi di
allenamento in modo tale da giustificarne e renderne comprensibile l'impiego.
Un fatto che gli permette di rientrare a pieno
titolo, nella corrente attuale che ha riportato in
primo piano le nozioni di scienze biologiche
nella discussione sulla teoria dell’allenamento.
Il lettore della seconda edizione italiana (quindicesima tedesca) de L’allenamento ottimale, ha di
fronte un’opera rielaborata nei contenuti e arricchita di oltre duecento pagine che conserva e
migliora i pregi della 1a edizione.
Durante la traduzione e la cura di questa seconda edizione, in virtù e forza di quanto esaminato
negli ultimi anni sulla letteratura internazionale
dedicata allo specifico argomento per carpirne
gli elementi più significativi da riportare, come
redattore, nella rivista SDS-Scuola dello Sport, ho
potuto appurare come a Weineck non sia sfuggito alcuno dei più recenti lavori delle varie scienze che attengono alla teoria e metodologia dell’allenamento.
Il risultato è un libro in cui l’Autore è riuscito a
esporre in modo chiaro, sintetico e scientificamente corretto, contenuti diversi e complessi che
vanno dalle basi generali della teoria e della
scienza dello sport, ai principi dell’allenamento
delle forme fondamentali di sollecitazione motoria (resistenza, forza, rapidità, mobilità articolare), a quelli dell’insegnamento e allenamento
della tecnica e della tattica sportiva, ai metodi
psicologici che permettono di migliorare la prestazione sportiva, ai fattori che influiscono sulla
capacità di prestazione sportiva (riscaldamento,
PRESENTAZIONE
defaticamento, recupero e ristabilimento, superallenamento, alimentazione), all’allenamento
diretto alla promozione e allo sviluppo della
salute e alla prevenzione delle patologie legate
alla mancanza di movimento.
Quest'ultimo attualissimo argomento in questa
seconda edizione occupa uno spazio quasi tre
volte maggiore di quello che gli era stato dedicato nella prima.
L’allenamento ottimale è quasi un’enciclopedia
dell’allenamento e dei principi biologici che ne
sono alla base, con un particolare accento sulle
problematiche dell’allenamento infantile e giovanile.
Rimane per questo un indispensabile strumento di
studio e di lavoro per chi è impegnato o studia
per impegnarsi nell’allenamento giovanile, insegna o studia per insegnare educazione fisica, nel
quale teoria e pratica si uniscono grazie ai numerosi esempi pratici che contiene.
Cento pagine di bibliografia permettono di verificare come ogni affermazione contenuta nel libro
sia ricavata da una fonte sicura e affidabile, e
consentiranno ad ogni lettore interessato a un
qualsiasi argomento, di accedere a quegli indispensabili riferimenti bibliografici per approfondirlo.
L'indice analitico di oltre mille voci permette di
orientarsi nel mare magnum di argomenti trattati nel libro.
Naturalmente la traduzione delle aggiunte, la
revisione e il controllo completo di quanto già
tradotto per la prima edizione, ma arricchito e
rielaborato nell’originale tedesco per un totale di
oltre mille pagine, non è stata semplice.
Non dal punto di vista linguistico, infatti e fortunatamente la lingua dell’Autore non indulge a
narcisismi letterari e a sfoggi di erudizione linguistica ed esercizi retorici, ma da quello della
conoscenza della terminologia tedesca e italiana
di varie scienze.
Utilissimi in questo senso sono risultati anni di
lavoro redazionale in questo campo, e quello
strumento principe, nella verifica della correttezza della giusta interpretazione legata alla traduzione, che è diventato Internet.
Che le scelte fatte – anche nel tradurre parole
con sfumature di significato diverse in tedesco
cui corrisponde una sola parola in italiano e viceversa – non fossero errate ha trovato il conforto
di chi si è sobbarcato la fatica di rivedere e curare il testo.
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PRESENTAZIONE
Un ringraziamento va al prof. Massimiliano Gollin del Centro Ricerche Scienze Motorie, Unità di
Allenamento e Performance, dello SUISM, Università degli Studi di Torino, revisore accurato ed
attento del capitolo sulla mobilità articolare,
come anche ai collaboratori della Casa editrice
per il loro lavoro di correzione definitiva delle
bozze. Merita però una menzione particolare la
dott.ssa Olga Yurchenko, cui si devono non solo
il progetto grafico e l’impaginazione, ma anche il
rifacimento, la cura, e il miglioramento rispetto
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all’edizione tedesca, di tutto l’apparato iconografico – disegni, grafici e tabelle – che rappresenta sicuramente uno dei pregi di questa seconda edizione italiana de L’allenamento ottimale.
Siamo anche certi che tra qualche anno, seguirà
una terza edizione, perché il testo di Weineck, fin
dalla sua prima edizione degli anni ‘80, è stato e
rimane un work in progress, come lo sono la
scienza e la metodologia dell’allenamento, dei
cui progressi è specchio evidente.
Mario Gulinelli
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PRESENTAZIONE
DELLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA
Weineck, ovvero il testo sull’allenamento di Weineck, celeberrimo al punto da poter essere considerato uno dei migliori esistenti oggi al mondo,
sul tema “allenamento sportivo: teoria e pratica”,
è – a giudizio di chi scrive – un vero punto di arrivo. Definitivo, per il momento. Definitivo nel senso
che, avendo raccolto praticamente tutto l’esistente, altro non resta – per il momento – da aggiungere ad alcuna siffatta silloge. Ci troviamo davvero di fronte ad un insieme poderoso (e ponderoso)
di conoscenze specialistiche sull’allenamento
sportivo, raccolte con certosina pazienza e perizia
estrema, organizzate razionalmente ed esposte
chiaramente e semplicemente al lettore interessato, già affermato addetto ai lavori oppure professionista in formazione. Ritornerò, più avanti sui
concetti di semplicità e chiarezza.
Intanto, proviamo a precisare meglio (I). Punto di
arrivo: nel senso di condensazione di tutto quanto è indispensabile sapere, nel 2001, per operare
con atleti, ma anche con non atleti, interessati
questi ultimi a salvaguardare il proprio stato di
benessere psicofisico, la propria salute, attraverso l’uso razionale del più potente “farmaco” (la
parola è volutamente scelta, per antitesi al farmaco in senso stretto!) che la natura ha messo a
disposizione dell’uomo e che allo stesso è immanente: il farmaco movimento, a misura d’uomo
dosato e organizzato. “Inutile cercare in altri
libri” (credo che consiglierò proprio questo slogan al saggio e provvido Editore!), è già tutto
qui: qui documentatevi, qui cercate, qui muovete
le vostre (ragionevoli, per favore) critiche, da qui
partite per nuove ricerche, nuovi viaggi, nuovi
approdi.
Proviamo a precisare meglio (II). Dunque, anche
punto di partenza: nel senso che la miniera di
informazioni che l’ultimo Weineck (chi ricorda la
prima versione tedesca dell’Optimales Training,
che è del 1980?) mette a disposizione si può
considerare anche la base di conoscenze con la
quale solo si può andare nel futuro, modificando
(è ovvio, è umano, guai se non fosse così) il presente che abbiamo. Presente che non tutto ci
convince, presente che è anche da rivedere, presente che chiede di essere ancora più chiarito (o
finalmente chiarito?), per essere utile davvero
PRESENTAZIONE
alle persone, alla società degli umani (di cui atleti ed allenatori fanno parte). Degli umani, perché
si possa dire che l’allenamento è un fatto squisitamente umano, da studiare non su macchine,
ma su viventi irripetibili, su pensanti geniali (tale
è ogni essere umano, a guardarlo bene), a farlo
muovere secondo il se stesso che egli è, assecondando il se stesso che chiede di affermarsi, di
non essere anonimo, di competere con il sé di
ieri, con altri incontrati solo oggi, con altri da cui
si fu (fortunatamente) sconfitti, con altri che si
riuscì (fortunatamente? fortunosamente?) a vincere per un istante (rimandando a domani un’altra sfida: quando, cioè, mi sarò migliorato, quando avrò la consapevolezza di poter fare meglio e
di più, comunque).
Proviamo a precisare meglio (III). Ho parlato di
una miniera di dati: bene, è nel senso della ricchezza di dati, ma anche in quello della profondità della gran parte di essi. Il testo già approfondisce e, poi, sempre rimanda. Rimanda ad
una delle più ricche ed esaurienti bibliografie di
cui si abbia conoscenza: certo, non vi è tutto. Ma
è già incredibile che vi sia quasi tutto il pubblicato sui diversi argomenti, anche (e specie) raccogliendo dalle diverse branche scientifiche il loro
contributo. Non sempre la scienza ha dato, non
dirò un grande, ma un reale concreto pratico
contributo ad una scienza che è prassi prima di
essere teoria, scienza che si riconosce di più nell’allenatore che crea una prestazione, anche
ideando, anche inventando il nuovo, (è stato
spesso così, in passato, si pensi a quanti grandi e
“veri” allenatori ci sono stati che – senza essere
scienziati – hanno costruito la scienza dell’allenamento, ovvero la sua prassi, qualche volta
supportata da teoria!), che nell’allenatore che
pedissequamente segue quanto gli si propina
dalle cattedre e dai laboratori (e anche dalle riviste cosiddette specialistiche).
Proviamo a precisare meglio (IV). Nulla da ridire
sulle cattedre e sui laboratori: le une e gli altri
sono “la” maniera per trasmettere conoscenze
acquisite e per acquisire nuove conoscenze. Il
problema è: cosa cercare, cosa trovare, cosa e
come trasmettere?Del resto non è cattedra rigorosa quella risultante dall’esperienza di decine di
anni, con centinaia di soggetti, (anche da esperimento, certo, anche da esperimento), con i quali
si prova a costruire qualcosa che prima non
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PRESENTAZIONE
c’era, ovvero una prestazione della quale si
possa dire che, verosimilmente, è la migliore possibile e che è sempre una vittoria dell’individuo
che l’ha realizzata, anche se arriva ultimo e non
vince un bel niente? Solo vince se stesso, rendendosi meno ignoto e strappandosi di dosso
uno dei mille misteri che ancora l’avvolgono. E
nulla da dire, ovviamente, sui laboratori di ricerca. Ma quale più bel laboratorio di un organismo
in crescita su cui studiare, e di un organismo
adulto, formato, in grado di trovare inedite soluzioni al problema di un risultato nuovo, mai
fatto, mai sperimentato, equazione mai risolta di
un volo più in alto e più lontano, di un gesto più
bello di sempre, di un armonico assecondamento
del movimento? Provare per credere: c’è Galileo
nel laboratorio dello stadio, con il suo metodo
insuperato, Ma c’è anche tutto Popper, con il
pressante, categorico invito a rendere noi stessi
false le nostre conoscenze, sottoponendole a critica spietata, perché altri non lo facciano loro
con spregio e perché possiamo noi stessi così
superarci e scoprire cosa c’è dietro le colonne di
Ercole, che ancora non conosciamo. Ce lo dirà,
ancora una volta, solo la prassi, che è certa oggi,
incerta domani, perché superabile, perché da
adattare ad una realtà. L’allenatore sperimenta
tutti i giorni l’incertezza del suo sapere e giornalmente fa i conti con le nuove conoscenze che
non possiede e che deve trovare, spesso da solo,
perché forse nemmeno altri le possiedono.
Proviamo a precisare meglio (V). Non vorrei si
equivocasse. Conoscere dalla propria esperienza
pratica è importante quanto conoscere dall’esperienza altrui, narrata o depositata sulla carta, che
essa sia. Per questo va letto Weineck, per questo
va studiato e, come dicevo all’inizio, anche criticato. Ma, intanto, quanti sedicenti esperti conoscono almeno l’1% di quanto Weineck ci propone nel suo libro? E quanti esperti si riconoscono
nel suo linguaggio? Weineck si fa ben capire e ci
fa chiaramente capire la complessità del processo di costruzione di una prestazione: complessità
che occorre conoscere, non per temerla o per
rinunciarvi, solo per non eluderla. Passa dalla
conoscenza della complessità del training la strada che porta alla prestazione sportiva. Non vi
sono altre strade. Né gli scienziati ne conoscono
diverse. E chi ne conosce diverse (strade che
allungano e strade che accorciano, entrambe
non servono affatto) è perché conosce quelle che
XIII
non ci competono e non competono a nessuno
che voglia definirsi umano e voglia stare alla
religione dello sport e alla sua fede olimpica.
Non vi sono altre strade che la ricerca giornaliera
di soluzione ai problemi. e fu così che Euclide
poté rispondere a Tolomeo, che cercava una via
più comoda – lui re, lui sovrano – per giungere a
padroneggiare gli Elementi della Geometria: “Oh
Tolomeo, non esistono strade regie per arrivare
alla Geometria”.
Proviamo a precisare ancora meglio (VI). La strada di Weineck è quella che passa per il gergo,
per la terminologia da campo che si prefigge lo
scopo, e ad esso arriva, di chiarire, di non equivocare, di no trincerarsi dietro paroloni e formule
non comprensibile: Weineck spiega e commenta.
L’immediatezza (a discapito, anche, ove sia
necessario, del rigore – ma sarà poi vero? –
scientifico) è stata perciò l’obiettivo pure dei
Curatori che volutamente (ed assumendosene
per intera la responsabilità) non hanno fatto
nulla per elevare il linguaggio al rango delle
discipline scientifiche, che hanno dato, fornito
contributi per l’opera: così è rimasta l’immediatezza, la chiarezza, la familiarità, la comprensibilità. Non ci si sente spaesati leggendo Weineck,
e non si potrà criticare Weineck né i curatori
della presente edizione, per la fedeltà alla necessità di semplificare l’allenamento sportivo, almeno nel linguaggio; “Qualcuno” loderà pure questo tentativo di parlare chiaro ed ai cuori, più che
ai cervelli! Bene, per questi ultimi (i “qualcuno”
sono tanti, sono tanti, invece, lo so per certo!)
Weineck ha scritto, Gulinelli ha tradotto, il duo
Gulinelli + il sottoscritto ha “curato” l’opera
nella sua versione italiana.
Se avrà fortuna. Avrà fortuna (non mercato, il
mercato lo avrà senz’altro, è inevitabile. per più
di un motivo) quest’opera? nel senso di: saprà
farsi amare? Saprà farsi collocare nella biblioteca
personale di molti, nello scaffale preferito,
accanto ai testi che più si amano e si sono
amati? Sarà raccolta molte volte e molte volte
sfogliata, per un dubbio, per una citazione, per
uno spunto da trasferire nella realtà dell’allenamento, per avviare una ricerca nuova, per ripassare, per studiare metodicamente, per concordare, per disapprovare e rigettare un metodo? Qui,
nessuna certezza. Qui l’auspicio, che tutto questo avvenga, perché l’opera lo merita: merita
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ovviamente anche le critiche (che non sono a
Weineck, ma al mondo che certe teorie ha accettato, diffuso, lasciato attecchire, e che per primi i
curatori no accettano e, anzi, contestano. Weineck ha riportato tutto quanto ha trovato in letteratura: per fortuna, diciamo noi, ci consente di
avere una visione a 360°).
Proviamo a precisare meglio (VII). Una visione a
360° devono possedere, anzi dovranno (così
mostriamo insieme il nostro pessimismo presente e la nostra speranza futura), tutti coloro che
“studiano” l’allenamento sportivo. Mi riferisco,
in particolare, agli studenti dei nuovi Corsi di
Laurea in Scienze Motorie, che hanno bisogno di
formarsi una base solida di conoscenze e di
esperienze pratiche: in Weineck troveranno le
une ed anche il riferimento alle altre: sapranno le
altre padroneggiarle, per esperienza diretta, fin
da subito. È un consiglio e un invito. Passa per
loro una parte importante del futuro dello sport.
Altri consigli, altri inviti. Addetti ai lavori, misuratevi anche con il libro di Weineck. ricercatori,
anche voi: vi sembrerà poi, di conoscere meglio
PRESENTAZIONE
la materia “allenamento sportivo” e certo vi verranno utili idee e suggestioni di ricerche, mai
provate ma utili alla causa.
Alla fine, l’Editore. Editori avveduti i signori Calzetti
e Mariucci che danno il nome alla Casa. Avveduti e
– aggiungerei – lungimiranti, come pochi oggigiorno. Opere come questa, che vengono da lontano,
vanno per forza lontano. Faranno e faranno fare
molta strada. Abbiamo bisogno di buoni libri, ben
pubblicati, ora come mai. Solo così, l’uomo sportivo, l’atleta, sarà sempre meno oggetto di esperimenti rischiosi, sempre più protagonista (egli, con
un cervello di cui sappiamo tropo poco, pur sapendo – non del tutto utilmente! – tutto sulla bioenergetica muscolare e anche su altro) del rapporto
con l’allenatore (e con “altri” di un team, anche
importanti, ma che restano, devono restare a più
debita distanza), che lo vede, giorno per giorno,
divenire diverso e sempre migliore di ieri e di oggi
stesso. Insegna anche Weineck che, già dopo un
solo carico di lavoro ben strutturato e proposto, si
è diversi, si è migliori!
Pasquale Bellotti, MD
Roma, Luglio del 2001
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PRESENTAZIONE
INSEGNARE E PRATICARE
L’ALLENAMENTO SPORTIVO, OGGI
Ho chiesto espressamente all’Editore (sempre cortese Roberto Calzetti con il sottoscritto) di mantenere la Presentazione al Weineck che scrissi nel
luglio del 2001 per l’edizione italiana della decima
edizione tedesca. L’ho chiesto perché ogni parola
di allora vale ancora oggi: i meriti che all’epoca
attribuivo all’opera restano e sono tutti da riconfermare. Ma il testo è enormemente cresciuto di
dimensioni e di profondità. E questi due fatti meritano di essere segnalati a chiare note, corroborandoli – io penso – con alcune considerazioni e
riflessioni. Le une e le altre mi accingo a fare, qui,
dopo 8 anni. Due quadrienni. Anche due quadrienni di trasformazioni dell’universo. Lo sport no, è
rimasto com’era, secondo me, ma con molti più
bisogni di allora. Il doping è cresciuto ed ha attecchito ancora di più, a tutti i livelli, l’allenamento è
sempre meno conosciuto e sempre peggio insegnato e studiato. Nel mondo intero intendo, non
solo nella nostra piccola penisola. Per il mondo di
chi insegna e per quello di chi impara (vorrei essere chiaro, il mondo di chi insegna è quello degli
studenti: da loro e dalla loro curiosità e dalla loro
capacità di intuire ho personalmente imparato
assai di più che dai cosiddetti esperti ed addetti ai
lavori – ai lavori forzati dovrebbero essere mandati
la gran parte di loro! –; il mondo di chi dovrebbe
imparare lo riferisco, invece, a coloro che pensano
di sapere tutto (lo sono quasi tutti gli addetti ai
lavori ed una parte molto consistente della universitas) e, come diceva Pascal (frammento 83-327),
“fanno i saputi” e “tengono in agitazione il
mondo e giudicano male di ogni cosa” [“font les
entendus” e “troublent le monde et jugent mal de
tout”], con i risultati che sono sotto gli occhi di
tutti: pochi oggi in Italia sanno davvero cosa significa allenamento ed allenare ed in che cosa consista il processo dell’allenamento, la preparazione
presente ai comportamenti (motori) del futuro, in
cui l’essere umano dovrebbe essere maestro per
davvero, avendovi fondato la propria capacità evolutiva (siamo quelli che siamo per la capacità che
abbiamo di anticipare, prevedendolo e preparandolo, il futuro e così salvaguardare la nostra vita,
elevandola e migliorandola). “Saper davvero” qui
non significa affatto possedere nozioni per aver
letto quattro libri (magari mal tradotti) e aver scritto a propria volta una bella sinossi di stupidaggini,
da traduttori di traduttori di traduttori di Omero!
XV
Significa conoscere la vita dell’allenamento: come
lo si ricava da un’esigenza specifica, lo si propone,
lo si svolge e lo si incastona nella vita di tutti i
giorni. Poiché l’allenamento altro non è che la scelta di uno stile di vita da portare avanti, sempre
nuovo, ogni mattina. L’allenamento lo conosco
solo dopo che lo ho svolto. Il programma dettagliato con cui mi presento allo stadio è generalmente, non sempre ovviamente, una castroneria!
Ecco, abbiamo un nuovo Weineck, con i pregi di
allora, ora moltiplicati. Questa è opera davvero
completa: quello che mancava (completamenti,
aggiunte, evoluzioni, novità e prospettive) ora c’è.
Ora davvero ci siamo. Buttiamo tutta la spazzatura
di cui ci siamo nutriti finora. Abbiamo finalmente
l’occasione di imparare tutto ciò che c’è da sapere
per avviarsi all’arte, meravigliosa e rischiosa, di
allenare persone, per lo sport e per la vita. Ci si
deve allenare alla motricità di cui è fatta la vita:
senza movimento si muore, c’è poco da fare.
Giulio, che è un fedele allievo ed un vero amico, mi
rimprovera – qualche volta, ma con l’affetto e con
la cortesia e la gentilezza che gli sono propri, lui
grande! – perché spesso critico e distruggo e non
ricostruisco: mi rifaccio, perciò, proprio con il
nuovo Weineck e dico che questa è l’opera con cui
si ricostruisce, si fa piazza pulita di tante scorie e si
incamerano strumenti di lavoro, oltre alle indispensabili nozioni (su queste ultime ritorneremo).
Vediamo dunque perché Weineck serve, oggi. E
perché serve proprio all’insegnamento dell’allenamento sportivo. Dovrei dire: “all’insegnamento
dell’allenamento sportivo, oggi”. Si tratta di un
tema troppo importante e vitale per tenerlo celato
e per il quale io credo che vadano considerati
diversi aspetti, almeno cinque, tra loro evidentemente collegati ed embricati.
Primo aspetto. Del significato odierno di insegnare
l’allenamento sportivo. Da tempo mi vado chiedendo (ed in assai pochi, in verità, ci chiediamo),
cosa significhi, oggigiorno, insegnare l’allenamento sportivo. In realtà, c’è da porsi anche un’altra
domanda. Quale è l’autorità che può sancire quale
debba essere il corpo dottrinario che va insegnato,
in questo specifico ambito di conoscenze? E come
avviene l’aggiornamento del core curriculum? Su
che base e ogni quanto tempo? Una risposta è
che, a dire il vero, fino ad oggi, non lo ha fatto mai
nessuno veramente, perché una vera autorità, in
questo specifico ambito di conoscenze, sempre
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fino ad oggi, non c’è stata, in nessun Paese del
mondo. Né ha agito da autorità il CIO (che ha
organizzato convegni mondiali su tematiche biologiche ma non metodologiche), né nessuna delle
associazioni esistenti nel mondo, né alcuna fondazione, né alcun gruppo organizzato di allenatori.
Di allenamento sportivo, come constatiamo, molti
parlano (in genere sono quelli che non allenano),
molti scrivono (di questi la gran parte conosce
poco anche la lingua madre), qualcuno sentenzia
solo perché ha avuto la fortuna di seguire le vicende agonistiche di un campione (senza minimamente porsi il problema se al campione abbia procurato anche danni, con la propria azione professionale, oppure sicuramente soltanto benefici).
Invece, sarebbe ora di fare chiarezza su alcuni fondamentali ed irrinunciabili temi. Quelli che mi sentirei di proporre riguardano proprio l’insegnamento della “dottrina” dell’allenamento sportivo, con
le “leggi” (ammesso che ve ne siano) che lo governano:
• cosa è necessario insegnare oggi? Quali i contenuti dell’insegnamento di allenamento sportivo?
• Quale è l’obiettivo di un tale insegnamento?
Ovviamente, sembrerebbe quello di rendere
l’allenatore in grado di svolgere la sua funzione di primo ed unico responsabile del processo di allenamento dell’atleta. Ciò in contrasto
con una linea di tendenza attuale, dove l’allenatore è una parte – a volte nemmeno determinante – del team che segue l’atleta. Gli ultimi anni ci hanno messo davanti agli occhi una
realtà consistente nell’espropriazione del
ruolo dell’allenatore, ruolo in parte assunto
dal dirigente (che governa le regole del “fare
sport” e, perciò, anche quelle del prepararsi
alle competizioni e ad un “certo numero” di
competizioni), in parte dallo sponsor, quando
c’è (“io metto i danari, avrò ben diritto di dire
e di imporre la mia”) e in parte dal medico
(senza voler per forza immaginare un medico
che somministri farmaci o proponga e somministri il doping. Va da sé che il medico non è
l’unico in grado di proporre e di somministrare il doping: anche diverse altre figure losche
lo hanno fatto ed attualmente, con certezza,
lo fanno).
• Dei due grandi aspetti che fanno la scienza, a
quale dare la preminenza, l’enfasi nell’insegnamento? Alla teoria? Alla pratica?
PRESENTAZIONE
• Ma la teoria dell’allenamento di cosa sarebbe
fatta? Di quali evidenze scientifiche? Di quali
contenuti dottrinari, di quali apporti utili per
la professione?
• E la pratica come dovrebbe essere insegnata?
Con la pratica stessa (la pratica si apprende
con la pratica)? Vivendo accanto ad un esperto, in grado di tramandare precetti rivelatisi
utili nella prassi quotidiana, anche se non fondati sulle acquisizioni della scienza?
• Ed insegnando l’allenamento, occorre insegnare anche la storia di come esso si è dipanato nel tempo? La Storia insegnerebbe? Collocare gli avvenimenti nei contesti in cui essi
si verificarono serve a capire il presente e ad
orientarsi meglio? È utile capire che le concezioni che sull’allenamento si sono via via
avute nel tempo sono figlie dell’epoca che,
dunque, le generò? Se sì, perché la Storia dell’allenamento non viene insegnata mai? E
con essa anche altre conoscenze non vengono impartite, di norma? Penso alla metodologia della ricerca, penso alla filosofia della
scienza? M’auguro che a nessuno venga
voglia di ridere, a sentire parlare di tutte queste cose: perché sono – io credo – il nostro
futuro, l’unico che abbiamo oggigiorno, per
cambiare e superare l’impasse di relative
conoscenze e di grandi incertezze in cui viviamo ed operiamo.
• Bene, il nuovo Weineck consente di rispondere ad una buona parte di queste domande.
Specie laddove si diffonde a descrivere il
ruolo dell’allenatore, specie degli sport di
squadra (una parte davvero molto bella), che
mancava nelle edizioni precedenti (essendovi
solo tratteggiata). Specie laddove argomenta
che attualmente siamo in possesso soltanto
di una prassi (non di una scienza) per operare. Una prassi significa la consolidata conoscenza che un certo comportamento preparatorio avrà verosimilmente una possibile
gamma di effetti. Non certezze, non un
numero che esce dalla scatola nera. Da questa, magari alcuni numeri, un ambito. Ecco,
solo questo è l’allenamento. La certezza di
un’incertezza dai margini contenuti. Il passaggio sulle prassi dell’allenamento è all’inizio del nuovo Weineck. Da non perdere, tranquillizza e fa lavorare assai meglio. Non
lavorare, scusate, creare, fa creare assai
meglio.
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PRESENTAZIONE
Secondo aspetto. Di chi insegna e di chi studia l’allenamento. Sono attive sul territorio, da qualche
anno, ormai più di 30 università (si tratta di Istituti,
di Facoltà, di Corsi di Laurea in Scienze Motorie),
nelle quali si insegna l’allenamento sportivo: l’allenamento sportivo come materia di insegnamento
universitario. Sembra un grande passo in avanti
rispetto al passato: e se fosse un salto nel buio?
Chi insegna oggi tale, così importante, materia?
Con quali contenuti si insegna? Con quale formazione specifica e con quali conoscenze specifiche
un docente arriva alla cattedra? Cosa deve sapere
e saper fare, alla fine, lo studente? Che vuol dire
superare un esame di teoria e tecnica dell’allenamento sportivo? Solo sapere oppure anche saper
fare?
Io sono del parere che occorra mettersi insieme,
insieme alle Università intendo, per trovare strade
comuni, convergenze, accordi di massima, tentativi
di “fare scuola”. Pertanto, deve essere considerata
indispensabile per tutti una riflessione sul tema
dell’insegnare l’allenamento ai nostri giorni.
Terzo aspetto. Della letteratura specialistica sull’allenamento sportivo. C’è anche un terzo aspetto da
considerare. Ed è relativo alla letteratura specialistica sul tema dell’allenamento sportivo. Quando
esce un buon libro è sempre un’occasione di festa.
È per questo che si fanno, oggi, così poche feste.
Una festa per dire: finalmente abbiamo qualcosa
di buono da leggere, qualcosa di utile, qualcosa
che, insieme alla teoria, è in grado di consegnare
strumenti per fare la pratica. La letteratura specialistica non offre granché in tutto il mondo. E nemmeno in Italia. Ce ne è molta e di molti autori,
quasi tutti con la “a” minuscola. Letteratura che
pretende di essere scientifica, ma che non è scientifica ed è senza un metodo che la giustifichi. Letteratura tecnica timida e per lo più inconsistente.
Paura di scrivere. Paura di volare. Non avere nulla
da dire. Oppure dire le cose tradotte da una lingua
da uno che le ha tradotte da un’altra da uno che le
ha tradotte da un’altra.
Letteratura, quella cosiddetta scientifica, quella
cosiddetta tecnica, con molti risultati contrastanti,
assai poco utilizzabile, addirittura sospetta. C’è
anche in giro un bel po’ di spazzatura, con cui
dovrebbe essere arrivato il momento di fare i conti,
relegandola nel posto che merita. Dove è il testo
che ti prende per mano e ti porta lontano? Dove il
testo più pratico che teorico (ammesso che ci si
possa esprimere così), che puoi conservare tra i
XVII
pochi libri degni di essere serbati? Eccolo, il nuovo
testo, nelle vostre mani, ecco una panacea, dove
trovi tutto il conosciuto, lo sperimentato, l’arguito
fino ad ora. Un bel manuale di navigazione nel
mare della preparazione motoria. Un manuale che
consente di superare l’impasse per il quale l’allenamento sportivo non può essere considerato attualmente una cosa seria, per come viene insegnato e
per il corpo dottrinario di cui lo si riveste pressoché
dappertutto. Anche in alcuni degli Atenei di questo
e di altri Paesi d’Europa e del resto del mondo. Di
esso vanno riscritte le regole e definiti nuovamente
i principi. Occorre definirli e scriverli, i principi, perché i giovani li tengano bene a mente e, potendo
operare nella pratica, divengano anche capaci, nel
tempo, di produrre gli avanzamenti necessari, con
nuove acquisizioni e nuovi spunti per progettare il
futuro, cambiando finalmente il presente, che è presente da troppo tempo.
Il nuovo Weineck è davvero tutto questo. È il libro
che si aspettava, che può veramente aiutare. Che
può, davvero e sostanzialmente, orientare il cammino. Un libro che nobilita il lavoro e l’arte di allenare.
Quarto aspetto. Chi allena accompagna. Ed è per
questo che deve possedere buone mappe e buone
guide, magari anche tascabili. Non so se si dedicano le Presentazioni delle opere che si curano. Non
so, ma non mi astengo dal dedicare la presente.
Dedicarla a tutti coloro che desiderano accompagnare nell’arte della cura del corpo attraverso il
movimento (e l’allenamento). È dedicata agli studenti, ai miei tanti: a Giulio ed a Marco, ad Alfredo,
a Giovanni ed a Ciro; ad Antonio, a Leonardo, a
Claudio. Alle Valentine, alle Ilarie, alle Paole. Agli
Antonio ed alle Antonelle. Ai Mario ed alle Marie.
A quanti altri ed altre? Centinaia, migliaia forse.
Insomma a tutti quelli che mi aiutarono allora e mi
aiutano ancora adesso a formarmi. È dedicata
anche (ve ne meravigliate?) ai tanti insegnanti di
allenamento. Ne critico diversi, perché copiano e
saccheggiano a piene mani, per il loro modo – non
autonomo – di fare e di concepire l’allenamento. Li
critico, ma li amo: penso che Weineck darà loro
una visione non strampalata, non bizzarra, più
seria, meno disumana e più coerente dell’allenamento e della sua collocazione nella vita delle persone (campioni e non, giovani ed adulti che siano).
Una visione, in definitiva, più proponibile. Mi spiace per la spesa che è da fare, ma questo testo deve
essere acquistato da molti. Farà un gran bene
all’allenamento nostrano e lo renderà migliore,
9. Weinek 2009
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LE BASI GENERALI DELLA TEORIA DELL’ALLENAMENTO
certamente. Lo renderà anche capace di fare un
po’ di guerra al doping, all’imbroglio e alla frode
nello sport. Lotta che non si può quasi per niente
fare dai giornali e dalle riviste e dalle ribalte televisive saldamente nelle mani dei cantori e dei Pindari di regime, fisiologi (sedicenti, poiché erano da 18
all’esame di fisiologia ai loro arcaici tempi) di
Stato, allenatori di grido (sedicenti sempre, hanno
allenato talenti tolti ad altri, sovente impedendo
loro di esprimersi al meglio), giornalisti da antipremio Pulitzer. Weineck sarà un buon antidoto:
molti guariranno, molti non si ammaleranno. Verrà
meglio davvero l’allenamento. Verrà meglio la preparazione dell’allenatore che trova così poca ospitalità anche nel CIO.
Quinto aspetto. Delle precisazioni e delle lodi. Il
periodare di Weineck è stato conservato, adeguato
alla lingua italiana quanto necessario. Punti controversi oppure ostici oppure da chiarire meglio
sono stati evidenziati, a bella posta, con note del
Traduttore e del Curatore. Note che, a seconda dei
casi, puntualizzano, spiegano, chiariscono, eliminano dubbi e perplessità. Ve ne sono un bel po’: non
se ne abbia a male il lettore, non fanno perdere di
fluidità, aggiungono comprensibilità. Ancora, sono
stato sempre assai perplesso sulla facilità ed ovvietà con cui si importano le Konditionellen Fähigkeiten in italiano, rendendole con la locuzione – abusata, abusatissima, sempre errata – “capacità condizionali”. Noi abbiamo reso con capacità organico-muscolari, che non è una resa eccellente, ma
migliore dell’altra, del tutto errata e fuorviante.
Ancora: le figure di esercizi del Weineck: numerose,
assai belle ed efficaci, a completamento di un’iconografia che non poteva essere migliore e che
costituisce un altro pregio del volume. Ancora una
volta, ha curato la realizzazione del testo la bravissima Olga Yurchenko. Non v’è dubbio che un libro
così complesso ed articolato deve molto a chi lo
“configura” e gli dà una veste onorevole. Così è
avvenuto del presente.
Il Weineck non solo risolverà problemi, servirà
anche per porsene. Per esempio, quando vedrete
atleti supermuscolosi e vedrete atleti ed atlete
diventati tali (supermuscolosi) in poco tempo e
confronterete quei risultati con i vostri che in allenamento quelle cose lì non siete mai riusciti ad
ottenerle, forse vi si apriranno gli occhi e capirete…
Pasquale Bellotti, MD
maggio del 2009