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Pagine da SDS Scuola Dello Sport 102
1. SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
SPORT FEMMINILE
Rossana Ciuffetti
Direttore della Scuola dello Sport del Coni
SPORT FEMMINILE:
PASSATO,
PRESENTE e FUTURO
Attualità, prospettive
future e problemi
dello sport femminile
Negli ultimi decenni e soprattutto in
questi ultimi anni, si assiste ad una
evoluzione nella quale la pratica
dello sport da parte delle donne sta
assumendo una rilevanza culturale,
economica e sociale sempre maggiore,
tale che essa è ormai una componente
integrante e importante del sistema
sportivo attuale. Ciò è una conseguenza
sia del notevole incremento
della pratica dello sport e di tutte
le attività fisiche a livello nazionale
e internazionale, sia della partecipazione
femminile allo sport di prestazione
in Italia e nel mondo. Come evidenzia
l’aumento progressivo del numero
delle competizioni e delle atlete
nei Giochi olimpici. Se a lungo
lo sviluppo storico dello sport
è stato caratterizzato da una evidente
predominanza maschile, l’attuale parità
di competizioni maschili e femminile
raggiunta nei Giochi olimpici è
il risultato evidente del superamento
definitivo di pregiudizi di natura medica,
culturale e di costume di una società
avviata verso la parità di genere.
Sotto questo aspetto, il nostro Paese
è perfettamente in linea con le tendenze
che si riscontrano a livello
internazionale. Sia a livello di praticanti,
sia di partecipazione delle atlete italiane
ai Giochi olimpici, mondiali
e continentali. Nei quali i risultati
ottenuti dalle nostre atlete sono ormai
componente essenziale della posizione
di prestigio che ha in essi lo sport
italiano. Un elemento critico che resta
nell’attuale sviluppo dello sport
femminile è che esso, ancora oggi,
è caratterizzato da differenze di genere
in termini di finanziamenti, di sponsor
e di presenza nei media. E soprattutto
al suo sviluppo in campo agonistico
non corrisponde una affermazione
e una presenza della stessa misura
nelle strutture di direzione politica,
organizzativa e tecnica. Ciò malgrado
gli sforzi messi in atto sia dal Comitato
olimpico internazionale sia dal Comitato
olimpico italiano. Questi e altri aspetti
restano settori d’impegno per rafforzare
una scelta strategica verso lo sport
femminile in modo tale che esso possa
continuare nel suo sviluppo e grazie
ad esso il nostro Paese possa mantenere
il ruolo di eccellenza che ha a livello
olimpico e mondiale.
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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
SPORT FEMMINILE
Gwenda Ward United Kingdom Athletics
ALLENARE la DONNA ATLETA
Un punto di vista psicologico
Se vuole sfruttare al massimo il suo potenziale è indispensabile che
la donna-atleta sia in grado di avere il controllo di se stessa e della propria
prestazione. Il diverso modo di pensare tra i due generi rende tutto ciò
più complicato nel rapposto con l’allenatore. Esiste un conflitto di ruoli
e per molte donne-atlete fare proprie le pressioni e il modo di pensare
necessari per un ruolo nel dominio di un altro è un problema e certe
caratteristiche di genere, che potrebbero essere vantaggiose per esse,
possono diventare uno svantaggio se male interpretate dall’allenatore.
È possibile che le “star” dello sport femminile dal punto di vista psicologico
tendano ad essere più atipiche per il loro sesso che non le “star” dello sport
maschile. Non necessariamente ciò può rappresentare un vantaggio
implicito. Potrebbe essere invece che gli allenatori percepiscano questo
genere di donna-atleta come più capace di avere successo.
Per cui l’obiettivo dovrebbe essere quello di ampliare i criteri che
si considerano necessari per il successo e sviluppare una gamma
di abilità psicologiche più ampia per soddisfare esigenze diverse.
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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
I SEGRETI di LONDRA
SPORT NEL MONDO
Hartmut Sandner
Istituto di scienza applicata allo sport, Lipzia
Lo sport di alto livello in Gran Bretagna:
struttura organizzativa, finanziamento, promozione e sostegno,
ricerca e supporto scientifico, promozione del talento
Dopo avere toccato il punto più basso nei Giochi olimpici
di Atlanta del 1996 – un solo vincitore e quindici medaglie
in totale – è la quarta volta di seguito che la Gran Bretagna
è riuscita a migliorare nettamente il suo bilancio olimpico,
piazzandosi al terzo posto nel computo delle medaglie d’oro
vinte nei Giochi olimpici di Londra. Dopo il 10° posto nel
computo totale delle medaglie dei Giochi olimpici del 2000
e del 2004 (ad Atene però già furono vinte 12 medaglie più
di Sidney) e al di là del 4° posto di Pechino, i risultati ottenuti
nei Giochi olimpici di Londra provano che le strategie e
i piani per lo sviluppo dello sport ad alto livello, messi a punto
alla fine del secolo scorso, hanno prodotto il loro effetto e
si deve anche osservare che se con l’assegnazione dei Giochi
a Londra nel 2005 fu data una spinta decisiva alla loro
realizzazione, essi rappresentano un modello di riuscita che
darà i suoi frutti anche in proiezione Rio de Janeiro 2016.
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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
Matteo Bonato
Dipartimento di Scienze
Biomediche per la Salute,
Università degli Studi di Milano;
Stefano Gobbo
Scuola di Scienze motorie, Università
degli Studi di Milano;
Pietro Luigi Invernizzi
Dipartimento di Scienze Biomediche per
la Salute, Università degli Studi di Milano;
Antonio La Torre
Dipartimento di Scienze Biomediche per
la Salute, Università degli Studi di Milano
La CAPACITÀ
di REAZIONE
MOTORIA
La capacità di reazione
e i fattori che la influenzano
Dal momento in cui il nostro cervello percepisce un segnale
all’istante in cui i muscoli che devono compiere l'azione richie-sta
si muovono trascorre un intervallo detto tempo di reazione.
Tale tempo varia secondo il tipo di stimolo che può essere acusti-co,
ottico o tattile, il numero dei muscoli e la massa muscolare
da mettere in movimento, la loro distanza dal sistema nervoso
centrale, le caratteristiche genetiche del soggetto e l’allenamento.
Viene eseguita un’analisi della letteratura scientifica in modo
da definire correttamente il concetto di tempo di reazione, i fattori
che lo influenzano e l’eventuale possibilità di allenarlo.
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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
La PRESTAZIONE
nella GINNASTICA RITMICA
Una proposta di analisi della prestazione
nella Ginnastica Ritmica
MATCH ANALYSIS
Gaia Liviotti Dipartimento di Scienze biomediche
e neuromotorie, Università degli Studi, Bologna,
Franco Merni Dipartimento di Scienze biomediche
e neuromotorie, Università degli Studi, Bologna,
Marina Piazza Dipartimento di Medicina
sperimentale e clinica, Universitá degli Studi
di Firenze, Federazione Ginnastica d’Italia, Roma,
Anita Hökelmann Istituto di scienza dello sport,
Universitá Otto-von-Guericke, Magdeburgo
L’analisi della prestazione è un tema che da
decenni domina lo scenario dello sport di alto
livello. A tal fine vengono impiegati software
sempre più tecnologici e complessi. La presente
ricerca vuole avvicinare anche una disciplina
a carattere tecnico-compositore come la
Ginnastica Ritmica all’analisi della prestazione
(definita qui come analisi della coreografia)
impiegando un software per l’analisi di gioco,
SIMI Scout (SimiGmbH, Unterschleißheim,
Germania), adattato all’analisi della coreografia
nella GR attraverso lo sviluppo di un template
adeguato. Le otto squadre finaliste
nella composizione con 5 palle al Campionato
Mondiale 2011 (Montpellier, Francia) sono
state analizzate quantitativamente al fine di
sensibilizzare il mondo della Ginnastica Ritmica
in particolare e quello degli sport tecnico-compositori
in generale alla pratica dell’analisi
quantitativa della prestazione. Gli scopi sono:
fornire dati relativi allo sport di alto livello
agli staff tecnici di squadre/atleti “minori” per
aspirare a risultati sempre migliori; rendere
tali discipline più obiettive e quindi più
comprensibili al pubblico; gettare le basi per
la creazione di banche dati per i futuri
cambiamenti dei Codici dei Punteggi.
Si auspica inoltre che in futuro si possano
rendere più oggettive le caratteristiche
qualitative di tali discipline e si possano così
condurre analisi il più complete possibile.
FOTO FILIPPO TOMASI – ARCHIVIO FGI
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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
Le organizzazioni sportive sono poste quotidianamente di fronte al dilemma
tra l’indispensabile ruolo dei volontari e l’esigenza di livelli crescenti di qualità
del lavoro. A quanto dice l’ISTAT, le istituzioni non profit sportive sono 92.838,
circa un terzo di tutte le istituzioni non profit censite. Il 92,3% degli uomini
e delle donne che organizzano e gestiscono le attività sportive sono volontari:
una cifra che raggiunge il milione in valore assoluto. Contemporaneamente,
lo sport sta diventando sempre più complesso da gestire: la competizione
internazionale, l’emergere di discipline nuove, l’aumento complessivo di offerta
sportiva, oggi copre fasce di età impensabili fino a venti anni fa. All’aumento
di complessità corrisponde il bisogno di qualificare il lavoro degli operatori
sportivi. Nello scritto si mettono in relazione concetti usualmente non accostati
tra loro: volontarietà dell’impegno e costruzione della competenza. Il primo
passo è il riconoscimento dell’esistenza di uno specifico modello di competenza,
costituito da una somma di conoscenze, capacità, valori che ne fanno
un unicum, per cui il volontario sportivo non può essere assimilato a figure
professionali prelevate da altri mondi. Il secondo passo è ammettere che
le conoscenze sono generate socialmente da una comunità di persone che
condividono storia, significati e contesti. La competenza va considerata in
una prospettiva sistemica dove il volontario non è una risorsa umana, ma
l'attore di un progetto dotato di valore strategico per l’intero movimento
sportivo. L’adozione di un modello complesso di competenza del volontario
ha due conseguenze. Da una parte, non ha senso valutarne le prestazioni
usando gli stessi strumenti adottati nelle organizzazioni costruite per
il profitto, perché il lavoro del volontario sportivo produce un impegno
pro-sociale, autonomo, prolungato nel tempo, responsabile, dove la gratuità
è un elemento fondamentale. Dall’altra gli uomini e le donne di sport hanno
diritto a processi di formazione culturalmente densi, progettati ad hoc,
rispettosi della loro identità di volontari.
Maurizio Cevoli
Scuola dello Sport, Coni Servizi, Roma
COMPETENZA
e PROCESSO
FORMATIVO
del VOLONTARIO
SPORTIVO
Profilo di competenze
e caratteristiche
dei processi formativi
del volontario sportivo
FORMAZIONE NELLO SPORT
Premessa
Questo scritto è dedicato al volontario
dello sport, o meglio al suo particolare
profilo di competenza e alle caratteristiche
dei processi di formazione che lo dovreb-bero
vedere destinatario.
Il titolo contiene due parole, volontario e
competenza, che raramente sono coniuga-te
insieme.
Di volontari dello sport si parla spesso,
molte volte per inneggiare alla loro pre-senza,
assai più di frequente per lamentar-sene.
Al contrario, il concetto di competenza è
molto meno indagato nel mondo sportivo.
Eppure l’unica autentica ricchezza di cui
una Federazione o un’Associazione possono
vantarsi è proprio la capacità dei propri
operatori volontari di organizzare e gestire
in modo qualificato le attività. Si aggiunga
a questa considerazione quella che una
normale associazione sportiva non possiede
in realtà altri valori spendibili: né importanti
attività fisse, né volumi finanziari, né quote
di mercato appetibili.
Cominciamo con un esperimento mentale.
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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
MACCHINE, MANUBRI,
BILANCIERI e ALTRO
L’uso dei sovraccarichi
nella preparazione fisica sportiva
METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
Carlo Varalda
Federazione italiana pesistica, Roma
Dopo una introduzione sul ruolo dei sovraccarichi
nella preparazione sportiva attuale, con particolare
riferimento alla loro utilizzazione con i giovani,
si espongono brevemente le modificazioni indotte
dall’allenamento con i sovraccarichi e si analizzano
i vari mezzi di allenamento che possono essere
utilizzati (macchine, bilancieri, manubri, cavi,
elastici). Si trattano poi le modalità attraverso
le quali si può ottimizzare l’uso dei sovraccarichi e
il ruolo che svolgono nella preparazione fisica gli
esercizi della pesistica e gli esercizi adattati da essa.
Si illustra quale sia la progressione didattica degli
esercizi della cultura fisica e e vengono esposte alcune
riflessioni conclusive sull’allenamento della forza.
FOTO ARCHIVIO FIPE
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L’ALLENAMENTO della FORZA
nel WHEELCHAIR TENNIS
L’allenamento della forza con sovraccarichi
e il wheelchair tennis: studio longitudinale
Lo scopo di questa ricerca è quello di valutare la variazione della forza isometrica massima di propulsione del mezzo di gara
senza (NR) e con (R) l’utilizzo della racchetta in relazione alla preparazione fisica specifica con sovraccarichi del tratto
superiore del corpo inun gruppo di atleti praticanti tennis in carrozzina. Il gruppo campione è composto da 12 atleti praticanti
wheelchair tennis (WCT) condiversi livelli di disabilità. I soggetti sono stati suddivisi in due gruppi di sei atleti, uno sperimentale
(GS) che ha affiancato alla pratica del tennis un periodo 8 settimane di allenamento con i sovraccarichi in palestra
e uno di controllo (GC) che ha continuato apraticare tennis regolarmente. Il GS ha eseguito un mese diapprendimento
della tecnica degli esercizi utilizzati nei protocolli di allenamento per escludere l’effetto apprendimento. I gruppi sono stati
valutati dopo due mesi di allenamento per la verifica degli effetti provocati dal programma di esercizi in palestra.
La forza isometrica massima di propulsione è stata misurata utilizzando il sistema TESYS (Total Evaluation System,
Globus Italia, Treviso, Italy) a cui è stata collegata una cella di carico (ESYCC300, Globus Italia,Treviso, Italy).
I risultati hanno evidenziato una variazione statisticamente significativa nel GS con incremento della forza sia
nella condizione senza racchetta (p<0,05, +16%) sia con racchetta (p<0,05, +11%). In GC non si sono osservate
variazioni significative. L’utilizzo dell’allenamento con sovraccarichi ha incrementato la forza isometrica
di propulsione sul mezzo di gara sia senza sia con l’utilizzo della racchetta da tennis, mentre la sola pratica
del tennis ha avuto una funzione conservativa sulla forza isometrica di propulsione. I risultati indicano come
l’allenamento con sovraccarichi del tratto superiore del corpo possa contribuire in modo significativo
al miglioramento della performance sportiva in atleti praticanti wheelchair tennis.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXXIII n.102 • 2014
Massimiliano Gollin Dipartimento di Scienze biologiche e chimiche, Centro di ricerche motorie,
Scuola universitaria di Scienze motorie, Università di Torino;
Luca Beratto Centro di ricerche motorie, Scuola universitaria di Scienze motorie, Università di Torino;
Nina Serravite, Ruben Allois Università di Torino; Pietro Mazzei allenatore di weelchair
METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
FOTO AUCELLO MARIO