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le guide
per la formazione
dei quadri tecnici
della pallavolo
allenatore di
secondo grado
Federazione Italiana Pallavolo
a cura di
Marco Mencarelli
terzo livello
giovanile
COPYRIGHT PER L’ITALIA 2020
Calzetti & Mariucci Editori
di Roberto Calzetti Editore S.r.l.
Via del Sottopasso, 7 - 06089 Ferriera di Torgiano (PG)
E-mail: info@calzetti-mariucci.it
www.calzetti-mariucci.it
Tel./fax +39 075/5997310
Segui Calzetti & Mariucci Editori su:
Cura editoriale:
Irene Gubbiotti
Fotografie:
Si ringrazia la FIPAV e Fiorenzo Galbiati per la gentile concessione del loro archivio.
Progetto grafico e impaginazione:
Sara Belia e Dino Festa
Grafica di copertina:
Dino Festa
Stampa:
Tipografia Mancini (Tivoli)
È severamente vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti di questo volume
anche con supporti informatici, senza l’autorizzazione degli autori e dell’Editore.
Coordinamento e realizzazione del progetto
a cura del Settore FORMAZIONE dell’Area FORMAZIONE - PROMOZIONE - TESSERAMENTO - ORGANIZZAZIONE PERIFERICA
Coordinatore del progetto: Stefano Bellotti,
Responsabile Area FORMAZIONE - PROMOZIONE - TESSERAMENTO - ORGANIZZAZIONE PERIFERICA
Federazione Italiana Pallavolo
AREA FORMAZIONE - PROMOZIONE - TESSERAMENTO - ORGANIZZAZIONE PERIFERICA
SETTORE FORMAZIONE
Via Vitorchiano 81-87, 00189 Roma
Tel. +39 06 3334.9519 - 9543 - 9540
e-mail: settoretecnico@federvolley.it
Sito Internet: www.federvolley.it
La nostra è una disciplina estremamente tecnica che negli ultimi anni è molto cambiata.
La spettacolarità che la contraddistingue, legata a una sempre maggiore fisicità,
unitamente alle necessità tattiche, ne fanno uno sport in continuo divenire.
Sono, dunque, questi i presupposti per cui lo studio, l’analisi e la ricerca sono elementi
imprescindibili per una Federazione come la nostra, che da sempre punta all’eccellenza.
Il nostro settore tecnico è all’avanguardia e con costanza è impegnato nello studio e
nell’analisi per il miglioramento della pallavolo; in questo senso il coinvolgimento dei
tecnici è una conditio sine qua non per noi.
Da sempre, infatti, la FIPAV e i suoi allenatori sono impegnati nella stesura di
Manuali Tecnici che rappresentano preziosi strumenti per le migliaia di persone, che
quotidianamente lavorano sul territorio e nelle palestre di tutta Italia.
I nostri manuali, tra l’altro, sono degli strumenti molto utili nell’ambito di un sistema di
formazione dei quadri tecnici assai articolato e all’avanguardia nel panorama sportivo
nazionale e internazionale.
In questo senso la collaborazione con il nostro storico partner editoriale - Calzetti &
Mariucci Editori - è qualcosa che ci inorgoglisce, ma che ci impegna in una costante
ricerca di un optimum che, se da una parte è di per sé irraggiungibile, dall’altra è uno
stimolo affinché ci sia da parte nostra la continua volontà di migliorare e di allargare
sempre più la nostra base, unitamente a una conoscenza sempre più approfondita della
materia.
Ritengo che pubblicazioni di questo genere siano di grande aiuto per lo sviluppo della
pallavolo, una testimonianza eloquente di come i nostri tecnici siano sempre molto
impegnati in palestra, ma che facciano del loro meglio anche dal punto di vista didattico
e teorico.
Un grazie sincero e sentito a tutti coloro che hanno reso possibili queste pubblicazioni.
Il saluto del Presidente Federale
Pietro Bruno Cattaneo
4
INTRODUZIONE	
Il processo di specializzazione del sistema di allenamento	 6
PARTE PRIMA - LA METODOLOGIA	 14
Contenuti importanti tratti dal Primo Livello di formazione 	 17
Contenuti importanti relativi al Secondo Livello di formazione	 24
Introduzione	 30
CAPITOLO 1
LA STRUTTURA DEL PROGRAMMA A LUNGO TERMINE
NELL’ALLENAMENTO PALLAVOLISTICO	 34
1.1 I principi teorici dell’allenamento utili nella
programmazione di medio e lungo termine	 36
1.2 La periodizzazione del programma di allenamento	 40
1.3 Il programma della stagione agonistica	 42
1.4 Il controllo e il monitoraggio nella programmazione pluriennale giovanile	 56
CAPITOLO 2
LA PIANIFICAZIONE DEI PERCORSI DI SVILUPPO TECNICO
NEL CONTESTO FORMATIVO	 76
2.1 L’insegnamento e l’allenamento della tecnica sportiva	 78
2.2 L’approccio metodologico all’insegnamento tecnico
e alla correzione dell’errore esecutivo	 85
2.3 La prassi nell’insegnamento tecnico e nella correzione dell’errore esecutivo	88
2.4 La pianificazione del lavoro pluriennale per lo sviluppo tecnico	 92
CAPITOLO 3
LE COMPETENZE COMPLEMENTARI DELL’ALLENATORE DI PALLAVOLO	 100
3.1 Aspetti complementari nel bagaglio di conoscenze
dell’allenatore di pallavolo	 102
3.2 Il concetto di prestazione sportiva	 104
3.3 Il concetto di allenabilità del giocatore e della squadra	 106
3.4 Le conoscenze complementari nell’ambito della preparazione fisica	 108
3.5 L’allenamento delle espressioni specifiche di forza della pallavolo	 110
3.6 La dinamica specifica del movimento tecnico pallavolistico	 111
3.7 Un’interpretazione particolare e specifica del concetto di potenza	 115
3.8 L’allenamento della rapidità nella pallavolo	 120
3.9 Un’interpretazione particolare e specifica del concetto di rapidità	 122
3.10 L’allenamento della resistenza generale e specifica nella pallavolo	 126
3.11 Il rapporto tra preparazione neuro-muscolare
e preparazione tecnico-tattica	 129
3.12 Le conoscenze dell’allenatore nella gestione dello staff	 133
indice
5
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
PARTE SECONDA - L'ALLENAMENTO 136
Introduzione 138
CAPITOLO 4
I PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO SPECIALISTICO 140
4.1 Esemplificazione programmatica del concetto di allenamento specialistico
così come viene interpretata nel contesto della pallavolo femminile 143
4.2 Esemplificazione programmatica del concetto di allenamento specialistico
così come viene interpretata nel contesto della pallavolo maschile 150
4.3 Conclusioni 154
PARTE TERZA - APPROFONDIMENTI 156
CAPITOLO 5
IL TEMA DEL TALENTO NELLA PALLAVOLO GIOVANILE 158
5.1 Il talento nella pallavolo 164
5.2 Identificazione, promozione e sviluppo del talento:
un esempio di programmazione 168
5.3 Conclusioni e ricadute metodologiche 171
CAPITOLO 6
LA COMUNICAZIONE DIDATTICA NELLO SPORT 174
Il rapporto allenatore-atleta: un modello motivazionale e di comunicazione
(contributo del Dott. Valter Borellini) 179
BIBLIOGRAFIA 220
indice
0000
introintro
duzi
one
8
Il processo di
specializzazione
del sistema di
allenamento
La specializzazione è un
processo attraverso cui il
giovane sviluppa una serie
di competenze, specifiche
per una determinata
finalizzazione motoria e/o
sportiva, in relazione alle
qualità che sono insite nel
proprio sistema motorio,
sotto forma di attitudini.
Questa è l’accezione del
concetto di specializzazione
che la Federazione Italiana
Pallavolo ha inteso
assumere come riferimento
per la formazione degli
allenatori.
Nel manuale dedicato all’Allievo
Allenatore è stata utilizzata
una definizione per identificare
il concetto di attitudine che,
in questa sede, è necessario
richiamare alla mente: “Le
attitudini primarie sono
comportamenti motori, altresì
detti presupposti tecnico–
coordinativi, correlati con il
raggiungimento di alti livelli di
maestria esecutiva nelle tecniche
specialistiche di un determinato
ruolo” (da “Allievo Allenatore
– Primo livello giovanile, a cura
di Marco Mencarelli, Calzetti
& Mariucci Editori, Perugia,
2019). In essa, l’aggettivo
“primarie” è stato utilizzato non
per sottolineare una particolare
importanza strategica, bensì allo
scopo di evidenziare il rapporto
cronologico nel processo di
specializzazione, ossia il fatto
che siano identificabili sin
dall’inizio rispetto ad altri step
programmatici.
9
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
Tale concetto metodologico, in letteratura, presenta interpretazioni controverse so-
prattutto perché è un tema che, seppur affrontato in tutte le discipline sportive, nel-
la loro eterogeneità metodologica, è stato approfondito attraverso differenti criteri
di analisi e di giudizio.
La definizione più semplice ed esaustiva dei contenuti, tratta dalla letteratura spor-
tiva e metodologica, sembra essere: “(…) specializzazione dell’allenamento signifi-
ca strutturare richieste complesse di allenamento che, sia dal punto di vista orga-
nico-muscolare che tecnico, si orientano sull’esercizio di gara” (Martin-Lehnertz,
Manuale di teoria dell’allenamento, Società Stampa Sportiva, Roma, 1997, 243).
La sintesi delle due definizioni di specializzazione, citate precedentemente, pone
attenzione ad alcuni termini chiave in esse contenuti:
- innanzitutto, la specializzazione, indicata come processo, intende enfatiz-
zare come essa sia conseguenza di un percorso che richiede un determina-
to tempo. Questo aspetto, tradotto in un linguaggio attinente la metodo-
logia dell’allenamento sportivo, presuppone alcuni concetti fondamentali:
principalmente, l’importanza di riconoscere indicatori correlati al modello
prestativo di un determinato livello di qualificazione sportiva, che orientino
l’approccio alla specializzazione, in ogni forma essa si manifesti (specializza-
zione motoria verso competenze particolari, specializzazione tecnica verso
un determinato ruolo tattico, specializzazione del sistema di allenamento,
sia esso tecnico-tattico che fisico); di conseguenza, l’importanza di affron-
tare i primi passi del suddetto processo senza abbandonare le esercitazio-
ni sulle dinamiche tecniche di base per quella specifica disciplina sportiva;
infine, l’importanza di riferire il programma di specializzazione a modelli
identificati in età di massima prestazione. Nella pallavolo, molto spesso,
quest’ultimo aspetto viene disatteso in varia misura perché vengono utiliz-
zati come riferimenti i modelli prestativi del momento, utili a creare compe-
titività a breve termine, ma non necessariamente compatibili con i modelli
prestativi caratteristici dell’età seniores;
- il concetto di specificità funzionale e/o sportiva è un aspetto determinante
per mantenere il percorso di specializzazione programmato rispondente alle
caratteristiche essenziali richieste dal gioco o dalla specifica disciplina spor-
tiva. In tale percorso e nella struttura programmatica che lo caratterizza, de-
vono essere previste tutte le forme di controllo, monitoraggio e valutazione
dei particolari step evolutivi programmati, sia in forma individualizzata che
in forma collettiva, per lo specifico riferimento agli sport di squadra;
- l’esigenza di programmare un percorso specializzante partendo da quali-
tà insite nel sistema motorio del giocatore, ossia dalle attitudini evidenti
o evidenziabili, è un aspetto strettamente correlato al raggiungimento di
forme di eccellenza sportiva. La possibilità di raggiungere i massimi livelli
di qualificazione rende imprescindibile il riconoscimento dei punti di forza
individuali, interpretandoli sia come l’obiettivo da qualificare che, al tempo
stesso, come mezzo per sviluppare la competitività sportiva;
- infine, la tendenza ad identificare le richieste di allenamento e le conse-
guenti proposte operative, sulla base dell’esercizio di gioco e della gara, è
una strategia correlata ad un principio metodologico che pone da un lato il
gioco come obiettivo fondamentale del processo di allenamento, dall’al-
tro le varie forme di allenamento (tecnico-coordinativo, organico-musco-
lare, tattico-cognitivo e psicologico-comportamentale) come mezzi per la
sua qualificazione. Sulla base di questa considerazione, il gioco è l’aspetto
centrale del sistema perché esso consente preventivamente l’elaborazione
degli obiettivi di sviluppo e successivamente la valutazione di quanto pro-
posto e perseguito attraverso il sistema di allenamento adottato.
Questo tempo
è identificabile
essenzialmente in un
tempo di apprendimento
motorio inteso
nella sua sequenza
strutturale completa:
acquisizione grezza
del gesto sportivo,
perfezionamento
coordinativo del gesto
attraverso la ripetizione
tecnica e situazionale
per acquisire sicurezza
e capacità di utilizzo del
gesto in gara, sviluppo
dell’efficacia del gesto in
gara per la costruzione
della componente
comportamentale
e mentale della
prestazione.
Il riconoscimento
di indicatori e di
attitudini non implica
in modo immediato il
successo del processo
di specializzazione. In
quanto tale, il processo è
graduale e tale percorso
è valutabile in itinere
proprio per modificare le
proposte adeguandole
costantemente ai
bisogni del giocatore o
dell’atleta.
Questo è quanto
indicano i dati relativi
a molti studi, condotti
anche su altre discipline
sportive e posti a
confronto con la
pallavolo.
1
2
3
4
10
introduzione
Il processo di specializzazione del sistema di allenamento
Questa chiave di lettura lascia spazio anche a un’interpretazione del concet-
to di specializzazione come fattore determinante per il raggiungimento delle
massime prestazioni sportive, sia assolute che individuali. Nella prassi dello
sport e nella quotidianità dell’allenamento, ci troviamo di fronte costantemente
all’utilizzazione, più o meno programmata, di forme di stimolazione non speci-
fica che, tuttavia, contribuiscono allo sviluppo di presupposti importanti del-
la prestazione, senza esaurire la cosiddetta “riserva di adattamento” (Mader,
1989). Tale concetto richiama il meccanismo fisiologico di adattamento come
risposta agli stimoli allenanti ed è un aspetto della teoria dell’allenamento spor-
tivo più inerente a quelle discipline che presentano dei fattori oggettivamente
limitanti le possibilità di sviluppo prestativo. In discipline come i giochi sportivi,
in cui è molto difficile identificare fattori di prestazione assolutamente determi-
nanti, in cui i fattori suddetti riguardano la sfera cognitiva e comportamentale
dell’atleta (aspetti tecnico-tattici e mentali), in cui i fattori suddetti sono sotto-
posti a continui adattamenti situazionali imprevedibili, perciò non standardizza-
bili, il concetto di riserva di adattamento è di difficile applicazione. È possibile
comprendere il meccanismo con una metafora: immaginiamo la costruzione di
una piramide (l’altezza massima del suo apice rappresenta la prestazione); in
essa, più è ampia la superficie della base (attività di base o generale), più sarà
innalzabile l’apice (riserva d’adattamento).
Questa immagine descrive in maniera semplicistica l’interazione tra i concetti
di allenamento generale e specifico. Tuttavia, la costruzione di una superficie
ampia richiede tempo e risorse che vengono tolte al raggiungimento dell’obiet-
tivo fondamentale, ossia la massima altezza dell’apice della piramide. Nei gio-
chi sportivi di squadra e negli sport di situazione, la complessità delle strutture
motorie implicate determina una ricchezza di esperienze motorie straordina-
ria ed efficace anche sul piano educativo relativamente a tutte le sfere della
personalità dell’atleta (la sfera psico-motoria, la sfera socio-relazionale, la sfera
emotiva e la sfera cognitiva). Questo aspetto, assieme al fatto che le strategie
di allenamento specialistiche, nei giochi sportivi, riguardano tendenzialmente
fasce d’età tardive, rispetto a discipline caratterizzate da limiti oggettivi di svi-
luppo prestativo, rende i processi specializzanti una fondamentale strategia me-
todologica per conseguire rapidamente un obiettivo parziale ma di importanza
primaria: rendere il gioco stesso, la sua ricchezza motoria, la sua complessità
situazionale e la sua significativa stimolazione mentale, mezzi di sviluppo e di
formazione del giocatore.
Il concetto di specializzazione è significativamente dibattuto a livello teorico tra am-
biti tendenzialmente orientati allo sviluppo di prestazioni (orientamento alla pre-
cocizzazione della ricerca di risultati sportivi) ed ambiti tendenzialmente orientati
alla formazione e alla facilitazione di processi di accrescimento e sviluppo a caratte-
re complessivo della persona (orientamento alla ricerca di risultati sportivi collocati
nella cosiddetta età di massima prestazione specifica della disciplina).
Il problema della “specializzazione precoce” nello sport rappresenta una tematica
che ancora oggi fatica a trovare un’interpretazione capace di coniugare il rispetto
delle naturali propensioni allo sviluppo ed alla maturazione, caratteristiche del gio-
vane, con la sempre più anticipata ricerca della prestazione per la competizione con
l’avversario e con sé stessi. Perciò, e per fare chiarezza, il problema della specia-
lizzazione riferito alla strutturazione coordinativa e allo sviluppo della motricità
della persona rappresenta un aspetto pedagogico di primaria importanza che va
riferito alle tematiche più ampie della maturazione e della crescita del giovane.
terzolivello
in alcune specialità
dell’atletica leggera,
nel nuoto o nella
ginnastica artistica
la specializzazione
si colloca in età
commisurate alle
fasi sensibili della
strutturazione
coordinativa, ossia nella
fascia d’età compresa tra
i 6 e gli 11 anni, quando
invece nei giochi sportivi
molto spesso non inizia
prima dei 14 o 15 anni.
11
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
diformazione
Il problema, prettamente sportivo, della specializzazione tecnica in competenze
particolari, che nei giochi sportivi identificano un ruolo tattico in seno alla squa-
dra, è un aspetto metodologico con un’interpretazione più ampia e che richiede
una chiave di lettura differente. Se da un lato è importante ritardare il processo
di specializzazione motoria e la tendenza ad un allenamento monodisciplinare in
un’età in cui le esigenze neurologiche dello sviluppo sono dominanti rispetto a quel-
le organico-muscolari, dall’altro è pur vero che, in discipline come la pallavolo, carat-
terizzate da vari ruoli che spesso esprimono la propria prestazione in compiti diversi
e con tecniche diverse, il processo di specializzazione può addirittura diventare
strategia metodologica per eccellenza a favorire la possibilità di gioco, a determina-
re l’opportunità per dare il proprio contributo all’obiettivo agonistico della squadra,
a suscitare quella spinta motivazionale che induce la sicurezza comportamentale
necessaria a sostenere i processi di apprendimento successivi. I presupposti affinché
quanto descritto abbia un effetto, sono:
- oggettività nell’identificazione di attitudini, correlate con il raggiungimento
di adeguati livelli di qualificazione in un determinato ruolo, ed identificazio-
ne di un momento in cui le suddette attitudini diventano indicatori adeguati
per pianificazioni a lungo termine;
- assoluta condivisione del percorso con il giovane atleta, aspetto che appa-
re imprescindibile perché predispone l’atleta ad un atteggiamento di assolu-
ta allenabilità, creando un clima adeguato all’apprendimento;
- l’esigenza di monitorare il carico localizzato, in quanto una specializzazione
tecnica comporta un uso dominante di alcune strutture corporee rispetto
ad altre, quindi può determinare squilibri funzionali che spesso sono pre-
supposti di manifestazioni patologiche da sovraccarico.
Gli assunti in materia sono pochi e talora anche confusi perché molti studi, che sono
stati condotti sul tema specifico, riguardano solo le discipline caratterizzate da limiti
oggettivi di sviluppo delle capacità di prestazione. In sintesi, un programma di lavoro
dovrebbe essere impostato sulla base dei seguenti presupposti a carattere generale:
- il rispetto delle tappe di sviluppo auxologico della persona, di conseguen-
za della capacità di risposta agli stimoli allenanti, attraverso delle forme di
adattamento strutturale e fisiologico, è assolutamente un principio metodo-
logico che non può essere messo in discussione;
- il rispetto dell’allenabilità dei sistemi motori implicati nel gesto sportivo è
un aspetto metodologico opportuno da considerare per qualificare le pro-
poste di lavoro. Il concetto di allenabilità è strettamente correlato alle tappe
di sviluppo auxologico tanto che per le capacità motorie coordinative ed or-
ganico-muscolari sono state identificate fasi della crescita particolarmente
sensibili agli stimoli allenanti specifici;
- il rispetto di forme di esercizio multilaterali, atte a creare una stimolazione
motoria differenziata;
- il rispetto dei tempi di adattamento funzionale dell’organismo alle forme
di stimolazione proposte;
- il rispetto dell’alternanza corretta tra carico e recupero;
- l’esigenza di un lavoro strutturale sul piano organico-muscolare come pre-
supposto della prevenzione di sovraccarichi funzionali localizzati.
Queste indicazioni, preziose sul piano programmatico ed educativo, si identificano
come esigenze peculiari di una fascia d’età decisamente antecedente rispetto ai per-
corsi specialistici che riguardano i giochi sportivi e la pallavolo.
12
introduzione
Il processo di specializzazione del sistema di allenamento
Il motivo per cui nei giochi sportivi i processi di specializzazione sono ritardati è
perché la padronanza situazionale e funzionale della tecnica sportiva richiede mol-
ta prassi allenante (volume complessivo di allenamento) e l’incidenza significativa
dell’esperienza sulla capacità di gioco richiede un numero di gare elevato (volume
complessivo delle esperienze di gioco). Un sistema che identifica i presupposti del-
la specializzazione, sulla base di attitudini espresse nel movimento tecnico, neces-
sita sia di un apprendimento di base che della corretta identificazione della fascia
d’età in cui la lettura delle attitudini diventa predittiva della reale prospettiva di
qualificazione del giovane.
La conseguenza metodologica più immediata del concetto di specializzazione dell’al-
lenamento coincide con la differenziazione della proposta didattica e di allenamen-
to (allenamento differenziato) secondo criteri totalmente dedotti dalla specificità
del gioco (personalizzazione basata su criteri esecutivi delle tecniche di gioco; dif-
ferenziazione per ruolo basata su criteri dettati dai principi del sistema di gioco
della squadra; differenziazione per situazione specifica di gioco basata su criteri
dettati dagli indicatori utilizzati per la match analysis): in tal senso, il gioco diventa la
chiave di lettura di ogni struttura allenante identificabile e proponibile nella prassi.
Le competenze dell’allenatore trovano la massima espressione proprio nella se-
quenza programmatica che, attraverso la lettura oggettiva delle dinamiche del gio-
co, trova una proposta di sviluppo dei valori dei sistemi tattici, delle competenze
dei ruoli che in essi interagiscono e dei giocatori che interpretano i suddetti ruoli:
l’allenatore diventa un sarto che costruisce l’abito a misura della propria squadra e
dei giocatori che ne fanno parte. Nel suddetto processo, l’esperienza, costruita sulla
progressiva autonomia metodologica e sulla capacità di adattare i propri principi al
contesto, rappresenta l’elemento distintivo maggiormente correlato al successo e,
soprattutto, al perdurare del successo nel tempo e nel cambiamento del contesto:
l’allenatore, formatosi secondo i principi e i valori dell’autonomia, rappresenta la
figura in grado di assumere ruoli leader, come ad esempio quello dell’allenatore
che accentra mansioni tecniche, organizzative e amministrative, frequentemente
diffuso nella pallavolo di medio e basso livello, quello del direttore tecnico, diffuso
nelle progettualità plurisocietarie, e quello manageriale correlato con il profilo an-
glosassone dell’head coach, prerogativa dei livelli di competizione più elevati.
13
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
0101
lala
meto
dolo
giagia
16
la metodologia
introduzione
introduzione
Nel Primo Livello di formazione sono stati affrontati una serie di
argomenti che costituiscono importanti presupposti di successivi
approfondimenti e, soprattutto, che risulteranno complementari
ai contenuti metodologici delle trattazioni successive. Lo scopo di
questa parte è proprio la sintesi dei suddetti contenuti, sia per fo-
calizzare aspetti essenziali della conoscenza teorica dell’allenatore
di pallavolo, sia per facilitare i collegamenti metodologici con la
prassi dell’organizzazione, della condizione e della valutazione del
programma di allenamento a breve termine, focus principale del
secondo livello di formazione.
17
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
Contenuti importanti tratti dal
Primo Livello di formazione
L’ALLENAMENTO TECNICO E L’ALLENAMENTO DELLA CAPACITÀ DI GIOCO
La struttura del gioco della pallavolo richiede un processo di allenamento che può
essere orientato sia al singolo giocatore (allenamento tecnico–tattico individuale, i
cui presupposti sono la didattica delle tecniche di base, la specializzazione nel ruo-
lo e la didattica delle tecniche specialistiche, la capacità di scelta tattica situazionale
e la capacità di gioco individuale) che alla squadra (allenamento tecnico–tattico
collettivo, i cui presupposti sono l’allenamento dei cosiddetti sistemi tattici: il siste-
ma di ricezione, il sistema di attacco di cambiopalla, il sistema di muro, il sistema di
difesa, il sistema di contrattacco e il sistema di copertura d’attacco).
L’allenamento della tecnica consiste nell’azione didattica, correttiva e di sviluppo
del movimento del giocatore: è perciò un intervento sulla meccanica o sulla dina-
mica del gesto sportivo, più o meno calato nella situazione specifica del gioco. La
didattica del movimento finalizzato si basa su procedure classificabili in proposte
analitiche, sintetiche e globali secondo la seguente esemplificazione:
- esempio di procedimento analitico: varie esercitazioni per lo sviluppo del colpo
d’attacco sulla palla (ad esempio, senza salto, alla parete, di gestione e controllo
selettivo dell’azione della mano sulla palla, ecc.). In questo caso, l’esercizio ana-
litico tende a sensibilizzare alcuni aspetti esecutivi di un segmento del gesto
motorio d’attacco;
- esempio di un procedimento di sintesi collegato metodologicamente alla pro-
posta analitica di cui sopra: varie esercitazioni per lo sviluppo del collegamento
della sequenza stacco–salto con il colpo sulla palla (ad esempio, esecuzioni del
gesto in situazione facilitata, da alzata tramite un lancio a due mani dal basso
dell’allenatore, sincrono con la rincorsa del giocatore proprio per eliminare la
problematica della scelta del tempo di attacco, esecuzioni analoghe a quella
descritta ma con alzate caratterizzate da un timing indotto, ossia sincrono con
il tocco di palla dell’alzatore). In questo esempio, l’esercizio di sintesi collega
alcune o tutte le fasi esecutive del gesto motorio di attacco;
- esempio di una conseguente esercitazione globale: esercitazioni per lo svi-
luppo del timing di inizio rincorsa, del timing esecutivo del colpo sulla palla e
dell’intesa con le traiettorie di alzata (ad esempio, esecuzioni di schiacciate su
alzata del palleggiatore più o meno calate nel contesto di un’azione di gioco ti-
pica). In questo caso, l’esercizio globale consente l’esecuzione di un gesto in cui
sono rispettati tutti parametri richiesti.
L’allenamento situazionale di una tecnica o di una caratteristica sequenza motoria
di gioco richiede analoghe procedure di analisi, di sintesi e proposte globali, riferite
all’azione di gioco e non al movimento del singolo giocatore:
- esempio di procedimento analitico: varie esercitazioni di ricezione individuale,
proposta in differenti zone del campo e contro una specifica casistica di tipi di
servizio. In questo caso, l’esercizio analitico consente lo sviluppo individuale di
una tecnica o lo sviluppo di un rendimento individuale (il rendimento può esse-
re espresso in termini di efficacia o positività, oppure in termini di efficienza);
- esempio di un procedimento di sintesi collegato metodologicamente alla pro-
posta analitica di cui sopra: varie esercitazioni di ricezione di due giocatori posti
in collegamento per gestire una zona di conflitto di competenze, oppure eser-
citazioni di ricezione a cui il giocatore collega la successiva azione di attacco.
In questo caso, l’esercizio di sintesi, attraverso una progressiva introduzione di
variabili situazionali, consente di sviluppare sia sul piano tecnico, sia sul piano
18
la metodologia
introduzione
tattico ed organizzativo, sia dal punto di vista mentale, la funzionalità e/o il ren-
dimento di un sistema tattico (ricezione e/o collegamento ricezione ed attacco
di cambiopalla);
- esempio di una conseguente esercitazione globale: gioco 6 contro 6 ad obiet-
tivo specifico (tecnico o di punteggio) per l’allenamento del cambiopalla. In
questo caso, l’esercizio globale consente lo sviluppo della capacità di utilizzo,
in situazione complessa e in gara, delle competenze individuali integrate nel
sistema tattico.
L’INTERPRETAZIONE DELLA TECNICA E LA STRUTTURA DEL MOVIMENTO
In ambito motorio–sportivo, non è ancora stata fornita un’accezione condivisa del
termine “struttura”. Il concetto di struttura del movimento, in certa letteratura
scientifica, descrive “la modalità di collegamento degli elementi che lo costituiscono
e delle sue fasi esecutive”. Schematicamente si possono individuare tre fasi esecu-
tive che compongono un gesto sportivo finalizzato, ovvero la preparazione, la fase
principale e la fase finale:
- la preparazione, come indica il nome, ha la funzione di “creare le premesse
ottimali” all’esecuzione della fase principale. Ad esempio, il caricamento prima
di eseguire un salto verticale è un gesto preparatorio: tramite esso, si piegano
rapidamente le gambe per potenziare la successiva azione di spinta per il salto;
- la fase principale è quella dell’esecuzione specifica del gesto richiesto e può
essere divisa in due possibili modalità espressive:
• produrre un impulso capace di spingere il corpo in un movimento razionale,
ergonomico e funzionale (corsa, marcia, salti ecc.);
• accelerare una componente, della catena cinetica impegnata, per trasmet-
tere un impulso capace di imprimere movimento a un attrezzo o a un av-
versario (lanci, colpi ecc.);
- la fase finale inizia in concatenazione alla fase principale e ha varie funzioni: re-
cupero di condizioni di disequilibrio indotte dall’intensità dell’impulso; rispetto
e salvaguardia delle condizioni preventive nei confronti di possibili infortuni;
collegamento esecutivo con gestualità funzionalmente connesse.
Negli sport di situazione, la struttura del movimento deve essere correttamente
interpretata dall’allenatore che conduce l’esercitazione tecnico–tattica. Il rispetto
della struttura costituisce una necessità metodologica soprattutto nella didattica
delle tecniche specialistiche e nell’applicazione di esse nelle azioni di gioco. In tal
senso, la pallavolo è una disciplina sportiva “open skill” (caratterizzata da “pattern
motori” aperti), ovvero “caratterizzata da reiterazione di abilità motorie aperte”.
Ne consegue che il movimento va inquadrato sempre in un sistema sequenziale
complesso. La sequenza prevede la percezione del segnale esterno ricollegabile con
la determinata situazione; l’elaborazione di una possibile risposta motoria; l’effet-
tuazione, ossia l’esecuzione della risposta motoria scelta; la memorizzazione sen-
soriale e centrale del gesto compiuto; l’analisi di una serie di informazioni utili alla
valutazione degli effetti della prestazione motoria (feedback).
LA COMPONENTE PERCETTIVA NEL MOVIMENTO FINALIZZATO
La percezione di un segnale, che orienta a scegliere una determinata risposta moto-
ria, rappresenta ciò che nella prassi dell’allenamento è convenzionalmente identifi-
cato con il concetto di “lettura situazionale”. Tale concetto presuppone la gestione
e l’orientamento del focus attentivo, ossia la concentrazione dell’attenzione (nello
sport di situazione, i processi attentivi sono legati prevalentemente alla funzione
dell’analizzatore ottico), che rappresenta la capacità di inquadrare in modo più o
meno selettivo un determinato segnale o un punto di riferimento collocato nel
campo visivo.
19
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
LA COMPONENTE ELABORATIVA NEL MOVIMENTO FINALIZZATO
(SCELTA TATTICA EFFETTUATA NEL GIOCO)
L’elaborazione di una risposta motoria adeguata è un aspetto che risente del grado
di esperienza specifica che possiede il giocatore. Infatti, l’elaborazione della risposta
sarà più rapida e adeguata quanto maggiore è l’esperienza specifica vissuta dalla
persona. Le implicazioni metodologiche insite nella correlazione tra elaborazione e
memoria sono straordinariamente importanti nella costruzione di un sistema effi-
cace di allenamento negli sport di situazione. Ad esempio, i meccanismi di autocor-
rezione attuati attraverso la ripetizione del gesto, si attivano grazie ad una specie
di traccia sensoriale, associabile alla memoria a breve termine, che si estingue in
pochi secondi.
LA COMPONENTE ESECUTIVA E L’ADATTAMENTO DEL GESTO TECNICO
L’esecuzione è la parte visibile dell’intero processo motorio perché di essa possiamo
osservare tutto lo sviluppo; possiamo misurare i parametri che la caratterizzano;
possiamo identificare gli aspetti che favoriscono il controllo della palla, quelli che
consentono di identificare possibili errori e gli aspetti organico–muscolari che so-
stengono, sul piano prestativo, l’espressione motoria.
La prassi dell’allenamento, sulla base delle considerazioni di cui sopra, sintetizza
alcuni principi metodologici come determinanti nell’attuazione di efficaci protocolli
di allenamento tecnico–tattico:
- la ripetizione tecnica e situazionale. Il sistema di insegnamento tecnico e di
allenamento è fondato sulla ripetizione del movimento. Nel suddetto sistema
di approccio metodologico, l’allenamento tecnico agisce sul movimento del
giocatore, migliorandone sia il controllo esecutivo del gesto eseguito che il
controllo della palla; l’allenamento della capacità di gioco e dei sistemi tattici
collettivi agisce sulle sequenze specifiche, tatticamente finalizzate al successo
nell’azione di gioco, migliorandone le capacità di adattamento alle peculiari e
variabili situazioni che il gioco stesso determina;
- il rapporto tra strategie di sviluppo della prestazione tecnico–tattica e strate-
gie di preparazione fisica. Il suddetto rapporto appare inscindibile e, soprattut-
to nei giochi sportivi, identifica la preparazione fisica come mezzo complemen-
tare e non come obiettivo dello sviluppo prestativo;
20
la metodologia
introduzione
- il monitoraggio delle dinamiche di apprendimento motorio e la correzione de-
gli errori esecutivi. Le dinamiche di apprendimento e la gestione dell’errore,
sia nel corso della proposta didattica che nell’esperienza di competizione, sono
correlate allo sviluppo della capacità di gioco, agli indicatori di prospettiva e
concorrono alla definizione del talento: per questo motivo costituiscono un
aspetto che deve essere costantemente all’attenzione dell’allenatore;
- il concetto di specializzazione e la sua collocazione cronologica ottimale. La
specializzazione, in uno sport complesso come la pallavolo, rappresenta un
aspetto da interpretare correttamente: in primo luogo, si intende come spe-
cializzazione nel ruolo tattico e non come specializzazione motoria; in secondo
luogo, tale processo abbraccia una fase dello sviluppo auxologico decisamente
avanzata; infine, costituisce una strategia metodologica che precocizza l’inseri-
mento nel gioco di giocatori in possesso di poche abilità tecnico–motorie, faci-
litando così lo sviluppo dell’esperienza di gioco, fattore di prestazione costante-
mente correlato alla stabilità prestativa.
Un aspetto che la prassi dell’allenamento pallavolistico ha definito in modo esausti-
vo, è l’interpretazione della tecnica come mezzo per esprimere la tattica nel corso
delle azioni di gioco.
Nelle sequenze motorie che caratterizzano il gioco, le tecniche di base si differen-
ziano e si adattano, tanto da assumere caratteristiche diverse a seconda del ruolo
che le interpreta, della posizione in campo in cui la tecnica viene eseguita o dell’o-
biettivo tattico ad essa attribuito nella specifica situazione. In tale forma esecutiva,
esse sono considerate tecniche specialistiche. Esse si espletano sempre in modo
finalizzato al gioco e devono essere analizzate nel corso dell’azione attraverso le
seguenti chiavi di lettura:
- i concetti di postura e posizione. Ogni tecnica specialistica richiede una specifi-
ca postura d’attesa in una caratteristica posizione nello spazio di gioco. I con-
cetti di postura e posizione perciò dovranno essere interpretati correttamente,
ovvero considerando la postura del giocatore e la posizione riferita alla sua col-
locazione in campo;
- il concetto di tempo tecnico. Nel movimento adattato al variare delle situazioni,
il concetto di tempo tecnico descrive il tempo che intercorre tra due riferimenti
percettivi, che diventa necessario affinché ogni gesto possa essere preparato,
eseguito e collegato allo sviluppo eventuale dell’azione;
- la relazione tra ampiezza e velocità di movimento segmentario. Il gesto esplo-
sivo, estremamente reiterato nelle tecniche specialistiche della pallavolo, basti
pensare al salto o al colpo sulla palla: nel corso di un’azione d’attacco, è la con-
seguenza di un equilibrio ottimale tra accelerazione del movimento e la forza,
tramite esso, che viene trasmessa all’attrezzo.
LA PALLAVOLO COME SPORT BASATO SUL RIMBALZO DELLA PALLA
Le discipline situazionali basate sul rimbalzo della palla richiedono volumi comples-
sivi di allenamento tendenzialmente molto elevati, associano l’apprendimento ef-
ficace e stabile della tecnica al volume delle ripetizioni analitiche e di sintesi, con-
feriscono importanza al concetto di anticipazione motoria e la tecnica diventa un
mezzo per espletare una serie di strategie tattiche valutabili solo ed esclusivamente
nel rispettivo utilizzo in gioco (ciò certifica anche l’assoluta centralità del gioco nella
valutazione dei processi di apprendimento, della loro stabilità esecutiva e della loro
adattabilità alla variabilità situazionale e alla creatività tattica dell’avversario).
primolivello
21
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
Le problematiche motorie che incidono sulla richiesta di volume complessivo di al-
lenamento sono riconoscibili proprio in quei fattori che determinano l’apprendi-
mento e lo sviluppo del controllo della palla:
- problematiche relative all’interpretazione delle traiettorie della palla che ar-
riva al giocatore (posizionamenti nello spazio di gioco, posture preparatorie
all’intervento e posture al momento del tocco di palla);
- problematiche dell’orientamento al bersaglio nella ricerca di precisione (aspet-
ti caratteristici delle tecniche orientate alla ricerca di massima precisione nella
gestione della palla);
- problematiche nella ricerca dell’ottimale rapporto potenza–precisione. In tale
rapporto, la potenza va intesa sia come conseguenza di una espressione di ve-
locità esecutiva segmentaria del gesto tecnico che come impegno massimale
nell’impulso iniziale del movimento; analogamente la precisione va intesa sia
come frutto di un ottimale controllo esecutivo del gesto tecnico che come fun-
zionale adattamento motorio alla specifica situazione di gioco o di esercizio;
- problematiche nella ricerca dell’ampiezza ottimale di movimento, aspetto che
nel processo di velocizzazione del gesto segmentario risulta significativamente
condizionato dalla velocizzazione esecutiva volontaria.
La conoscenza delle traiettorie, che migliora il comportamento tecnico del giocato-
re, avviene per prove ed errori e la misura del suddetto processo di apprendimento
è la stabilità dell’efficacia motoria rilevata nelle situazioni specifiche del gioco, non
nell’esercizio proposto in forma analitica.
Il posizionamento che precede l’intercettazione della palla diventa un aspetto de-
terminante l’efficacia del gesto (il corretto posizionamento costituisce la cosiddetta
fase preparatoria del gesto sportivo finalizzato). Infatti, un sistema di allenamento
efficace non può prescindere dal concetto di tempo tecnico che impegna il giocato-
re nell’esecuzione di una sequenza completa di percezione–elaborazione–effettua-
zione. Il fattore tempo tecnico così inteso è determinato dal livello di competizione
e di qualificazione tecnica che caratterizza un determinato contesto agonistico.
Nella ricerca di precisione nel controllo della palla, la relazione al bersaglio diventa
un aspetto prioritario a tal punto da essere considerato un indicatore di attitudine
specifica (attitudine a un utilizzo delle tecniche di precisione fino a prestazioni di
assoluta eccellenza; ovvero, attitudine ai ruoli che fanno delle suddette tecniche i
propri fattori principali di prestazione). Il concetto relazione al bersaglio, apparente-
mente generico, in realtà corrisponde a comportamenti ben definiti:
- l’orientamento dei piani di rimbalzo;
- l’orientamento della direzione delle spinte e degli impulsi trasferiti all’attrezzo
(nel caso della pallavolo, alla palla).
Nei colpi sulla palla, la costruzione dell’ottimale rapporto ampiezza–potenza–pre-
cisione è la chiave della didattica efficace: il suddetto rapporto indica la corretta
cronologia da rispettare nel processo pluriennale di sviluppo tecnico. La costruzione
del movimento tecnico deve impostare la meccanica esecutiva in modo da salva-
guardare le ampiezze di movimento ottimali; la padronanza esecutiva deve indurre
progressivamente rapidità segmentaria e velocità del gesto massimale o adeguata
rispetto alle richieste di finalizzazione tattica; l’applicazione tattica al gioco sviluppa
i livelli di precisione migliori per garantire efficacia e rendimento.
Una teoria specifica per i giochi sportivi di squadra non possiede, ad oggi, un livello
adeguato di chiarezza e di efficacia esplicativa dei fenomeni: per questo motivo,
non è casuale, che proprio nei giochi sportivi, nasca un concetto di metodologia che
deriva dalla prassi.
diformazione
22
la metodologia
introduzione
LA FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI
La formulazione degli obiettivi è il presupposto del monitoraggio del sistema di alle-
namento. Essi devono possedere alcune caratteristiche determinanti affinché siano
qualificanti il sistema di allenamento e di formazione dei giocatori, devono essere:
Gli obiettivi possono essere riferiti a vari aspetti del sistema generale di allenamento:
- obiettivi relativi alla ricerca di un risultato sportivo comportano il confronto
della prestazione di squadra con quella di altre squadre;
- obiettivi relativi alla ricerca della prestazione specifica comportano il confronto
tra prestazioni specifiche (individuali o di sistema tattico) prodotte in tempi di-
versi per verificare il processo evolutivo;
- obiettivi relativi alla ricerca di processi di apprendimento motorio comportano
il focus attentivo sull’acquisizione stabile di particolari abilità motorie o tecni-
co–sportive.
Gli obiettivi possono essere classificati secondo vari criteri. I più importanti per la
comprensione e l’organizzazione dell’allenamento sono:
- a breve, a medio e a lungo termine;
- generali e specifici;
- da perseguire nelle varie fasce d’età giovanili. Questi obiettivi sono identificati
in base alle caratteristiche dei livelli di qualificazione delle categorie giovanili
(aspetti ampiamente sviluppati in un apposito spazio del manuale)
- da perseguire nei diversi contesti in cui opera l’allenatore. Questi obiettivi
identificano le aspettative relative alle caratteristiche del gruppo. In tal senso è
possibile riconoscere nel panorama pallavolistico italiano cinque ambiti carat-
teristici:
• settore giovanile importante, in cui l’obiettivo generale sarà formativo e di
identificazione, sviluppo e promozione del talento;
• centro di qualificazione, che raccoglie giocatrici importanti di un certo nu-
mero di Società che collaborano in un progetto, in cui l’obiettivo generale
resta di formazione e di qualificazione del percorso di crescita individuale
e/o di squadra;
• gruppo–squadra in cui sono presenti giocatrici giovani di elevata prospet-
tiva, in cui l’obiettivo generale sarà il rispetto dei percorsi di crescita e delle
prospettive diverse che interagiscono nel gruppo;
• settore giovanile di basso livello, in cui l’obiettivo generale sarà lo sviluppo
di aspetti culturali e di educazione motoria;
• attività a sfondo socio–ricreativo, in cui l’obiettivo generale sarà sociale,
relazionale, ricreativo e basato sui principi dell’educazione motoria di base.
- gli obiettivi da perseguire nei diversi contesti sociali, in cui si colloca il Club
(differenziazione che determina una casistica straordinariamente eterogenea,
soprattutto in sport come la pallavolo, profondamente radicati sul territorio).
stimolanti raggiungibili realistici specifici
23
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
IL MODELLO PRESTATIVO
Il concetto generale di modello di prestazione si può descrivere come la sintesi dei
fattori (tali fattori sono definiti come fattori di prestazione) che interagiscono nella
struttura motoria, comportamentale e sociale di una competizione sportiva.
Il limite di sviluppo prestativo è un concetto metodologico che identifica il motivo
per cui un sistema di allenamento smette di essere efficace a prescindere dalla pos-
sibilità di sviluppo di uno o più presupposti (fattori di prestazione).
Le componenti del modello di prestazione nella pallavolo sono:
- tecnico–esecutive;
- tecnico–tattiche;
- tattiche;
- neuro–fisiologiche, bioenergetiche e organico–muscolari;
- psicologico–comportamentali e mentali.
Inoltre, almeno per quanto concerne la pallavolo, esiste anche una differenziazione
di genere, determinata dalla stretta dipendenza, dai livelli di forza relativa, che la
gestualità tecnica pallavolistica generalmente richiede. La richiesta di forza relativa
riguarda una serie di dettagli che differenziano i modelli prestativi nella pallavolo
maschile rispetto alla pallavolo femminile: le modalità esecutive di alcune tecniche
di gioco (ad esempio, i salti da fermi o la dipendenza dalle accosciate profonde nel
controllo di palla in ricezione e difesa); la dipendenza del risultato dalla prestazione
di certi ruoli (ad esempio, l’opposto nella pallavolo maschile) piuttosto che altri (ad
esempio il ricevitore–attaccante nella pallavolo femminile); la gestione tattica del
margine di rischio rispetto alla potenza di colpo d’attacco e di battuta.
L’ALLENATORE DEL SETTORE GIOVANILE
Se il giovane apprende senza riferimenti a modelli preesistenti, ma semplicemente
per avere a disposizione un modo, o diversi modi, per risolvere un problema speci-
fico, se è motivato da consapevolezza di acquisizione di competenze specifiche e se
coglie le proprie insicurezze come bisogno di apprendimento di competenze e ci
convive perché rappresentano il motore della propria realizzazione, l’atleta adulto
apprende attraverso un meccanismo razionale ed utilitaristico che deve, in tempi
brevi, apparire finalizzato ed efficace, è motivato dalla possibilità di tradurre i pro-
pri allenamenti in risultati e soffre le proprie insicurezze come punto debole del
proprio essere competitivo.
Tali sostanziali differenzi di approccio alla pratica motoria e sportiva rende differen-
te anche il profilo di competenze da attribuire all’allenatore del contesto giovanile.
L’allenatore nel settore giovanile:
- deve essere capace di indurre il giovane all’autonomia;
- deve essere principalmente orientato al singolo;
- deve garantire un costante processo di acquisizione di competenze specifiche
e rendere consapevole il proprio atleta dei passi avanti compiuti;
- può modificare alcuni aspetti, oltre che fisici e tecnici, anche comportamentali
del giovane;
- deve saper cogliere le attitudini individuali verso gli aspetti che caratterizzano
la pallavolo;
- deve mettersi a confronto con il gruppo costantemente, per far sì che i singoli
si “affidino” a lui.
Diversamente, l’allenatore nella prima squadra:
- deve dare esempio di capacità di assumersi grandi responsabilità;
- deve sintetizzare le caratteristiche dei propri giocatori e interpretarle non come
fattori modificabili nel tempo, ma come aspetti della personalità dell’atleta;
- deve essere principalmente orientato al gruppo.
24
la metodologia
introduzione
Contenuti importanti relativi
al Secondo Livello di formazione
LA FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI NELL’ORGANIZZAZIONE
DELLA SEDUTA DI ALLENAMENTO
La seduta di allenamento richiede la stesura di un programma specifico di lavo-
ro e, anche in questo caso, il procedimento programmatico fondamentale si basa
sull’identificazione e la formulazione di obiettivi adeguati. La lettura e l’analisi della
situazione, presupposti fondamentali del processo programmatico, consentono di
formulare i suddetti obiettivi che, nella stesura del piano di intervento, possono
essere proposti sotto forma di: obiettivo permanente, obiettivo principale e obiet-
tivo secondario. La lettura della prestazione (attraverso la match analysis o attra-
verso varie forme di osservazione più o meno sistematiche) consente di riconoscere
la necessità di sviluppare alcuni aspetti della prestazione stessa, che si traducono
immediatamente in obiettivi. In un secondo momento, è necessario classificare gli
obiettivi: perciò, la struttura complessa richiesta nello sviluppo degli aspetti iden-
tificati, il tempo previsto di lavoro, la richiesta di ripetizione tecnica o situazionale
necessaria per riconoscere segnali di crescita, sono tutti fattori che consentono di
definire se un obiettivo deve essere inteso come permanente, nell’ambito di una
eventuale unità didattica, principale o secondario, nell’ambito sia dell’unità didatti-
ca che della seduta singola. Infine, attraverso la definizione delle forme di esercizio
adeguate per il raggiungimento degli obiettivi identificati e classificati, prende cor-
po il piano di lavoro e la sequenza di esercizi che lo caratterizzano. Così descritta, la
strategia progettuale sembra relativamente semplice e lineare ma, in realtà, duran-
te lo svolgimento del lavoro, saranno le risposte costantemente identificate e valu-
tate dall’allenatore a suggerire eventuali adattamenti da apportare alla sequenza
didattica programmata, assicurandone l’efficacia. La qualità dei suddetti processi
di adattamento è correlata in modo significativo sia all’esperienza professionale
di un allenatore sia, soprattutto, al grado di autonomia metodologica conseguita
attraverso conoscenza e prassi.
Il concetto di obiettivo permanente va interpretato alla lettera rispetto al significato
dell’aggettivo che lo qualifica: “permanente” significa che permane rispetto al mu-
tare di altri aspetti in qualche modo ad esso collegati. È un concetto metodologico
utilizzato principalmente nell’unità didattica, piuttosto che nella seduta (unità) di
allenamento. L’unità didattica, infatti, può essere composta da una o più sedute di
allenamento collegate e complementari proprio rispetto ad uno specifico obiettivo,
per l’appunto, l’obiettivo permanente. L’obiettivo permanente può essere riferito a
tutti gli aspetti della prestazione tecnico–tattica: ad un’azione di gioco (ad esempio,
all’azione di cambiopalla), ad un fondamentale (ad esempio, alla ricezione del servi-
zio), ad una tecnica (ad esempio, alla tecnica di palleggio per l’alzata di ricostruzione
del contrattacco) o ad un aspetto analitico della tecnica di gioco (ad esempio, al
colpo sulla palla per la schiacciata).
L’obiettivo principale è sempre riferito alla singola seduta di allenamento (anche
nel caso in cui il programma fosse inerente all’unità didattica) e ne rappresenta la
chiave di lettura essenziale, l’aspetto al centro della sequenza di esercitazioni pro-
posta, l’aspetto su cui anche i giocatori possono essere chiamati a riconoscere una
ricerca di efficacia e quindi di sviluppo. L’obiettivo principale è strettamente colle-
gato con l’obiettivo permanente secondo le regole strutturali del gioco (si identifica
in esso quando la seduta di allenamento singola è una seduta che si completa nella
propria struttura ed è orientata verso uno o pochi contenuti essenziali) e assieme
rappresentano fattori contigui.
25
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
L’obiettivo principale, analogamente a quanto indicato per l’obiettivo permanente,
può riguardare tutti gli aspetti dell’allenamento tecnico–tattico della pallavolo.
L’obiettivo secondario è riferito alla seduta di allenamento e può essere o non
essere inserito nel programma di allenamento. Infatti, non tutte le sedute di alle-
namento hanno la struttura che può contemplare un obiettivo secondario. La pos-
sibilità di inserire un obiettivo secondario è spesso legata al tempo complessivo di-
sponibile per l’allenamento e alla disponibilità (nel senso di abitudine al lavoro) da
parte dei giocatori. Esso deve essere scelto con gli stessi criteri con cui viene scelto
l’obiettivo principale (e con il quale può non avere collegamenti diretti) rispetto
all’obiettivo permanente.
LA VALUTAZIONE NELLA PROGRAMMAZIONE A BREVE TERMINE
In discipline caratterizzate da modelli di prestazione complessi, come avviene nei
giochi sportivi e negli sport di situazione, l’idea di tracciare il profilo individuale
dell’atleta consente, oltre che il controllo di alcuni indici direttamente correlati alla
prestazione tecnica in situazione di gara, anche la costante verifica della capacità
di carico, direttamente correlata con le strategie di programmazione del sistema di
allenamento e dei parametri che ne caratterizzano lo sviluppo.
La valutazione qualitativa del sistema di allenamento è possibile attraverso il moni-
toraggio delle risposte adattative che gli atleti manifestano. La valutazione diventa
sempre più consueta, accurata e determinante nella programmazione del lavoro,
man mano che le richieste di qualità del sistema di allenamento crescono, che l’e-
sigenza di collegare il lavoro tecnico al lavoro fisico diventa un procedimento indi-
spensabile, e che il livello di qualificazione del contesto si orienta verso l’eccellenza
e necessita di elaborare sistemi efficaci di identificazione del talento.
Le forme di valutazione che si possono riconoscere nel sistema di allenamento pal-
lavolistico, senza soffermarsi sulle inevitabili differenze di contesto operativo, sono:
- la valutazione antropometrica. Essa serve per monitorare prima di tutto
la dinamica della crescita staturale e segmentaria, che per la pallavolo,
soprattutto in alcuni ruoli, assume importanza particolare; serve per cal-
colare alcuni rapporti antropometrici che appaiono correlati alla qualità
dei processi di apprendimento e di correzione della tecnica; serve infine
per monitorare il rapporto dell’altezza con il peso corporeo (rapporto sin-
tetizzato in un indice che si chiama BMI, acronimo di Body Mass Index, o
indice di massa corporea) per identificare quelle condizioni di equilibrio tra
livelli di forza, di volume di esercizio e incidenza di patologie da sovraccarico
funzionale e strutturale, concorrendo nello scopo di isolare eventuali fattori
di rischio.
- La valutazione funzionale e posturale. Questa forma di valutazione è spes-
so complessa e difficile da attuare perché è quella che richiede maggiore
competenza ed esperienza. Essa deve comprendere quegli equilibri dina-
mici e di forza che consentono la prevenzione degli stati di sovraccarico
localizzato, dovuto al volume complessivo della ripetizione tecnica. In sport
come la pallavolo in cui, come più volte ribadito, è necessario predisporre
significativi volumi di esercizio, diventa anche importante valutare l’inci-
denza dei sovraccarichi funzionali in correlazione con particolari assetti po-
sturali (soprattutto a livello di: colonna vertebrale, articolazioni della spalla
e muscolatura che stabilizza l’articolazione del ginocchio).
- La valutazione tecnica individuale. La valutazione delle esecuzioni delle
tecniche di gioco rappresenta oggi una forma di controllo dei processi di
apprendimento motorio. Consiste essenzialmente nella video-analisi e, in-
fatti, l’ampia disponibilità di mezzi video di ripresa ha permesso l’utilizzo
dell’analisi tecnica come feedback visivo da fornire costantemente al gioca-
tore al fine di stimolare i procedimenti autocorrettivi.
26
la metodologia
introduzione
- La valutazione prestativa neuromuscolare. Questa valutazione ha come
oggetto il salto, movimento identificativo della pallavolo, e diverse sue de-
clinazioni: il salto dinamico, il salto da fermi, il salto reattivo e anche la
stabilità esecutiva del salto massimale. I suddetti aspetti sono a loro volta
correlati a modalità di erogazione della forza, tanto da rappresentare un
fondamentale anello di congiunzione tra preparazione fisica e preparazione
tecnico–tattica.
- La valutazione prestativa tecnico–tattica. Essa è riferita al gioco della squa-
dra, all’efficacia dei sistemi tattici, alla capacità di contrapposizione tattica
con l’avversario, alla funzionale strategia di sviluppo prestativo attraverso il
gioco stesso e attraverso forme di esercizio globale 6 vs 6 a punteggio. Essa
consiste essenzialmente nelle procedure di match analysis.
IL SIGNIFICATO METODOLOGICO DELLA RIPETIZIONE
La ripetizione del movimento costituisce il meccanismo più rispondente affinché
il sistema motorio umano apprenda un gesto finalizzato, ne possa sfruttare i van-
taggi nelle mansioni che, attraverso quell’azione motoria, svolge abitualmente, e
ne possa perfezionare di volta in volta l’esecuzione, fino a gestire l’adattamento
del gesto alla variabilità situazionale. Per ripetere un gesto sportivo o un’azione
motoria complessa, sul piano metodologico, è necessario predisporre una specifica
situazione di esercizio in cui la ripetitività del movimento resta l’aspetto strutturale
fondamentale. In tal modo, la ripetizione consente al sistema nervoso centrale, e
alle relative zone deputate al controllo motorio, di sfruttare la memoria come mec-
canismo fisiologico di valutazione dell’esecuzione del gesto. La memoria sensoriale
ha una funzionalità estremamente limitata nel tempo, per cui il meccanismo della
ripetizione necessita di alcuni accorgimenti metodologici: innanzi tutto, di un tem-
po minimo di intervallo tra una esecuzione e la successiva dello stesso movimento;
in secondo luogo, di una variabilità situazionale minima nella fase di approccio
all’apprendimento di un gesto; infine, di una valutazione del progresso ottenuto
attraverso una imprevedibilità situazionale che implichi la fase percettiva e valuti il
gesto appreso come risposta motoria alla situazione complessa di gioco.
LA GESTIONE DEL GRUPPO
La gestione di una squadra, ossia di un gruppo costituito allo scopo di raggiugere un
obiettivo condiviso, ruota attorno ad alcuni principi essenziali. Essi sono:
- consapevolezza della mission del contesto in cui il gruppo squadra trova
la propria collocazione. La mission rappresenta lo scopo fondamentale al
quale il gruppo deve la sua nascita, la sua esistenza e il fatto di concepire
obiettivi intermedi peculiari.
- La presenza di una vision, cioè la rappresentazione del futuro del gruppo,
generalmente contenente la forza coinvolgente che tende ad ispirare, ad
indirizzare e a mantenere uniti gli elementi del gruppo. La vision altro non è
che la cornice all’interno della quale si vuole realizzare la mission del grup-
po. La vision nello sport di oggi non è mai proiettabile a lungo termine o in
forme di programmazione pluriennali.
- La genesi strutturale di ogni gruppo, che è caratterizzata da un passaggio
attraverso cinque fasi:
• FORMING o formazione (in senso strutturale, ossia il contatto tra i
membri del gruppo che, in ambito sportivo, può essere identificato
con il mercato che confluisce nella formazione della squadra e con
l’attribuzione delle competenze individuali).
• STORMING o tempesta. Questa fase è caratterizzata dall’insorgen-
za di conflitti all’interno del gruppo. I membri spesso dimostrano
ostilità e conflittualità.
secondolivello
27
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
• La leadership istituzionale dell’allenatore viene messa in discussio-
ne e i tentativi di strutturare il gruppo trovano spesso grandi resi-
stenze.
• NORMING o regolamentazione. Superata la fase precedente, il
gruppo comincia a raggiungere una certa armonia e a collaborare
per il raggiungimento degli obiettivi concreti, condividendo le in-
formazioni e le difficoltà che andranno via via a presentarsi, e svi-
luppando un aspetto fondamentale per l’ottenimento del risultato
anche in condizioni estremamente difficili: la fiducia reciproca.
• PERFORMING o rendimento. A questo punto la squadra è funzio-
nante: in essa si lavora orientando le iniziative individuali verso la
vision futura ed è concentrata sul raggiungimento dei risultati.
• ADJOURNING o sospensione. Questa fase, particolare e non sem-
pre determinante nel ciclo prestativo del gruppo squadra, precede
lo scioglimento del gruppo.
Le dinamiche che investono la gestione di un gruppo sportivo, sia esso maschile che
femminile, le regole che definiscono la convivenza all’interno del gruppo, lo stile di
gestione di esse e di tutti gli aspetti relazionali e delle interazioni tra i membri con
i relativi conflitti, le responsabilità individuali delle iniziative, la motivazione che
lega i singoli agli obiettivi, alla vision e alla mission, gli atteggiamenti dell’allenatore
e i comportamenti anomali dei membri del gruppo.
La leadership istituzionale dell’allenatore è effettiva con la costruzione del sistema
di regole che sarà determinante per strutturare la convivenza all’interno del gruppo.
Un primo passo opportuno e strategico consiste nel cercare di capire quali siano le
regole che i membri del gruppo apprezzano e considerano decisive per una gestione
efficace.
diformazione
28
la metodologia
introduzione
Lo stile con cui l’allenatore gestisce il proprio gruppo squadra diventa con il passare
del tempo un fattore orientativo per i membri del gruppo. In tal senso, consente ad
essi di prevedere le sfumature comportamentali del coach, di prevenire le eventuali
sue prese di posizione, di condividere le espressioni emotive che necessariamente
fanno parte della vita di squadra e rappresenta il presupposto essenziale per il pas-
saggio da leadership istituzionali a forme relazionali.
La coerenza dell’allenatore, nel caso specifico, diventa un elemento fondamentale
per salvaguardare il proprio stile e mantenerlo costante per la durata del percorso di
raggiungimento degli obiettivi condivisi. Le questioni che riguardano questo punto
investono:
- innanzi tutto, la fiducia del gruppo, che non è mai pregressa, ma sempre
frutto di un percorso di lavoro condiviso. Tale fiducia inizialmente si fonda
sul riconoscimento della competenza tecnica e tattica dell’allenatore, del-
la sua capacità di insegnamento e della sua capacità di gestire il rapporto
umano.
- In secondo luogo, la gestione del cosiddetto opinion leader costituisce una
costante nei gruppi squadra, soprattutto quelli che hanno obiettivi presta-
tivi da raggiugere in tempi relativamente brevi. L’opinion leader, con il suo
punto di vista, è in grado di influenzare quello di tutta la squadra.
- Infine, la gestione delle riserve costituisce un capitolo estremamente deli-
cato all’interno del gruppo. La riserva può essere in grado di sostituire un
titolare portando in campo analoghe competenze tecnico–tattiche e analo-
ghi livelli di specializzazione: in tal senso, il fatto che sia una riserva classifica
subito le sue competenze come di livello inferiore, rispetto alle competenze
di chi è titolare ed è improprio considerare il cambio come risolutivo delle
problematiche di gioco.
- La riserva può anche essere un giocatore con caratteristiche e competenze
differenti rispetto al titolare che dovrebbe sostituire: in tal senso, la riserva
modifica alcuni principi del gioco della squadra e la squadra deve essere
pronta a tali cambiamenti tattici. Ciò significa che, anche in allenamento,
tale tipo di cambio deve trovare una giusta collocazione ed integrazione,
proprio perché tutto il sistema deve essere in grado di adeguarsi alle novità
tecnico–tattiche messe in gioco con il cambio.
29
le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo
terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
LE RESPONSABILITÀ
Il concetto di responsabilità, nella sua accezione più comune, identifica il corrispet-
tivo dell’autonomia decisionale. Ossia, l’allenatore agisce, reagisce e decide in auto-
nomia, con presa di responsabilità piena delle proprie scelte, costruendo il proprio
curriculum professionale sugli eventi positivi, legati alle scelte stesse e pagando lo
scotto delle scelte meno fortunate. In tal senso, l’allenatore capace di prendersi
responsabilità legate al proprio ruolo professionale, istituzionale e carismatico, co-
stituisce un esempio.
Un contesto orientato alla competizione sportiva implica generalmente tre grandi
ambiti di responsabilità: l’ambito dirigenziale (che gestisce le problematiche or-
ganizzative e amministrative), quello medico–sanitario (che gestisce la salute dei
membri del gruppo) e quello tecnico–tattico (che gestisce tutto ciò che va nella di-
rezione dello sviluppo delle capacità tecnico–motorie e delle capacità di prestazio-
ne). I tre ambiti non sovrappongono il proprio raggio d’azione e le proprie compe-
tenze e sono identificativi delle tre figure attorno a cui si concentrano le assunzioni
di responsabilità: il direttore sportivo (che fa capo alla presidenza, alla dirigenza
amministrativa o, talvolta, che fa capo al direttore generale, se previsto dall’orga-
nico societario), il medico sociale (che assume piena responsabilità nella gestione
della salute dei giocatori) e l’head coach (che esercita la propria leadership tecnico–
sportiva, in senso generale).
LA MOTIVAZIONE
La motivazione altro non è che un bisogno. Quando la percezione del bisogno si tra-
sforma in atto di volontà, la forza con cui l’essere umano persegue i propri obiettivi
aumenta notevolmente. Il concetto di atto di volontà è estremamente esaustivo del
significato di spinta motivazionale.
La motivazione alla pratica sportiva per conseguire divertimento, salute, capacità
e socialità, la motivazione verso l’appartenenza ad un gruppo, la motivazione al
successo attraverso il conseguimento di risultati sportivi, la motivazione alla compe-
tizione e al confronto, sono tutti aspetti che caratterizzano il mondo della pallavolo
influenzando, in diversa misura, nelle varie fasce d’età e di livello di qualificazione,
le dinamiche all’interno dei gruppi squadra.
La motivazione è legata al bisogno individuale di consolidamento di autostima e al
bisogno di autorealizzazione che ogni atleta manifesta in relazione alla disciplina
sportiva intrapresa e in seno al gruppo di appartenenza. Nella fase di formazione
del gruppo (forming) le aspettative personali, riferite alla propria autodetermina-
zione, sono dominanti. Man mano che la squadra attraverserà le fasi successive
emergeranno sempre più le motivazioni riferibili al gruppo, alle sue dinamiche, al
confronto agonistico e talora al risultato sportivo; tali spinte motivazionali decresce-
ranno solamente in periodi di crisi (storming) o nella fase finale del gruppo stesso
(adjourning).
30
la metodologia
introduzione
la
metodologia
La figura dell’allenatore di pallavolo è variamente interpretata nel
panorama italiano.
Essa racchiude altissimi livelli di specializzazione e professionismo
nello stesso contenitore che accoglie motivazioni educative, asso-
ciative e spesso ricreative, riconoscibili in figure tecniche che prati-
cano poco più che un hobby o un passatempo. In un ambito così ete-
rogeneo, risulta molto complesso dare linee efficaci di riferimento.
Tuttavia la scuola italiana, che si caratterizza come scuola tecnico–
tattica, il cui punto di forza si identifica nella capacità di sviluppa-
re strategie metodologiche, misurandole su giocatori e contesti in
modo specifico, così da ottimizzarne i rispettivi livelli prestativi, ri-
chiede un livello di competenza elevato sul piano tecnico–tattico,
ma qualificato anche negli aspetti complementari che interagisco-
no nella prestazione sportiva, quali ad esempio la componente or-
ganico–muscolare, quella psicologico–comportamentale e la com-
ponente organizzativa e promozionale.

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  • 1. le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo allenatore di secondo grado Federazione Italiana Pallavolo a cura di Marco Mencarelli terzo livello giovanile
  • 2. COPYRIGHT PER L’ITALIA 2020 Calzetti & Mariucci Editori di Roberto Calzetti Editore S.r.l. Via del Sottopasso, 7 - 06089 Ferriera di Torgiano (PG) E-mail: info@calzetti-mariucci.it www.calzetti-mariucci.it Tel./fax +39 075/5997310 Segui Calzetti & Mariucci Editori su: Cura editoriale: Irene Gubbiotti Fotografie: Si ringrazia la FIPAV e Fiorenzo Galbiati per la gentile concessione del loro archivio. Progetto grafico e impaginazione: Sara Belia e Dino Festa Grafica di copertina: Dino Festa Stampa: Tipografia Mancini (Tivoli) È severamente vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti di questo volume anche con supporti informatici, senza l’autorizzazione degli autori e dell’Editore. Coordinamento e realizzazione del progetto a cura del Settore FORMAZIONE dell’Area FORMAZIONE - PROMOZIONE - TESSERAMENTO - ORGANIZZAZIONE PERIFERICA Coordinatore del progetto: Stefano Bellotti, Responsabile Area FORMAZIONE - PROMOZIONE - TESSERAMENTO - ORGANIZZAZIONE PERIFERICA Federazione Italiana Pallavolo AREA FORMAZIONE - PROMOZIONE - TESSERAMENTO - ORGANIZZAZIONE PERIFERICA SETTORE FORMAZIONE Via Vitorchiano 81-87, 00189 Roma Tel. +39 06 3334.9519 - 9543 - 9540 e-mail: settoretecnico@federvolley.it Sito Internet: www.federvolley.it
  • 3. La nostra è una disciplina estremamente tecnica che negli ultimi anni è molto cambiata. La spettacolarità che la contraddistingue, legata a una sempre maggiore fisicità, unitamente alle necessità tattiche, ne fanno uno sport in continuo divenire. Sono, dunque, questi i presupposti per cui lo studio, l’analisi e la ricerca sono elementi imprescindibili per una Federazione come la nostra, che da sempre punta all’eccellenza. Il nostro settore tecnico è all’avanguardia e con costanza è impegnato nello studio e nell’analisi per il miglioramento della pallavolo; in questo senso il coinvolgimento dei tecnici è una conditio sine qua non per noi. Da sempre, infatti, la FIPAV e i suoi allenatori sono impegnati nella stesura di Manuali Tecnici che rappresentano preziosi strumenti per le migliaia di persone, che quotidianamente lavorano sul territorio e nelle palestre di tutta Italia. I nostri manuali, tra l’altro, sono degli strumenti molto utili nell’ambito di un sistema di formazione dei quadri tecnici assai articolato e all’avanguardia nel panorama sportivo nazionale e internazionale. In questo senso la collaborazione con il nostro storico partner editoriale - Calzetti & Mariucci Editori - è qualcosa che ci inorgoglisce, ma che ci impegna in una costante ricerca di un optimum che, se da una parte è di per sé irraggiungibile, dall’altra è uno stimolo affinché ci sia da parte nostra la continua volontà di migliorare e di allargare sempre più la nostra base, unitamente a una conoscenza sempre più approfondita della materia. Ritengo che pubblicazioni di questo genere siano di grande aiuto per lo sviluppo della pallavolo, una testimonianza eloquente di come i nostri tecnici siano sempre molto impegnati in palestra, ma che facciano del loro meglio anche dal punto di vista didattico e teorico. Un grazie sincero e sentito a tutti coloro che hanno reso possibili queste pubblicazioni. Il saluto del Presidente Federale Pietro Bruno Cattaneo
  • 4. 4 INTRODUZIONE Il processo di specializzazione del sistema di allenamento 6 PARTE PRIMA - LA METODOLOGIA 14 Contenuti importanti tratti dal Primo Livello di formazione 17 Contenuti importanti relativi al Secondo Livello di formazione 24 Introduzione 30 CAPITOLO 1 LA STRUTTURA DEL PROGRAMMA A LUNGO TERMINE NELL’ALLENAMENTO PALLAVOLISTICO 34 1.1 I principi teorici dell’allenamento utili nella programmazione di medio e lungo termine 36 1.2 La periodizzazione del programma di allenamento 40 1.3 Il programma della stagione agonistica 42 1.4 Il controllo e il monitoraggio nella programmazione pluriennale giovanile 56 CAPITOLO 2 LA PIANIFICAZIONE DEI PERCORSI DI SVILUPPO TECNICO NEL CONTESTO FORMATIVO 76 2.1 L’insegnamento e l’allenamento della tecnica sportiva 78 2.2 L’approccio metodologico all’insegnamento tecnico e alla correzione dell’errore esecutivo 85 2.3 La prassi nell’insegnamento tecnico e nella correzione dell’errore esecutivo 88 2.4 La pianificazione del lavoro pluriennale per lo sviluppo tecnico 92 CAPITOLO 3 LE COMPETENZE COMPLEMENTARI DELL’ALLENATORE DI PALLAVOLO 100 3.1 Aspetti complementari nel bagaglio di conoscenze dell’allenatore di pallavolo 102 3.2 Il concetto di prestazione sportiva 104 3.3 Il concetto di allenabilità del giocatore e della squadra 106 3.4 Le conoscenze complementari nell’ambito della preparazione fisica 108 3.5 L’allenamento delle espressioni specifiche di forza della pallavolo 110 3.6 La dinamica specifica del movimento tecnico pallavolistico 111 3.7 Un’interpretazione particolare e specifica del concetto di potenza 115 3.8 L’allenamento della rapidità nella pallavolo 120 3.9 Un’interpretazione particolare e specifica del concetto di rapidità 122 3.10 L’allenamento della resistenza generale e specifica nella pallavolo 126 3.11 Il rapporto tra preparazione neuro-muscolare e preparazione tecnico-tattica 129 3.12 Le conoscenze dell’allenatore nella gestione dello staff 133 indice
  • 5. 5 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado PARTE SECONDA - L'ALLENAMENTO 136 Introduzione 138 CAPITOLO 4 I PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO SPECIALISTICO 140 4.1 Esemplificazione programmatica del concetto di allenamento specialistico così come viene interpretata nel contesto della pallavolo femminile 143 4.2 Esemplificazione programmatica del concetto di allenamento specialistico così come viene interpretata nel contesto della pallavolo maschile 150 4.3 Conclusioni 154 PARTE TERZA - APPROFONDIMENTI 156 CAPITOLO 5 IL TEMA DEL TALENTO NELLA PALLAVOLO GIOVANILE 158 5.1 Il talento nella pallavolo 164 5.2 Identificazione, promozione e sviluppo del talento: un esempio di programmazione 168 5.3 Conclusioni e ricadute metodologiche 171 CAPITOLO 6 LA COMUNICAZIONE DIDATTICA NELLO SPORT 174 Il rapporto allenatore-atleta: un modello motivazionale e di comunicazione (contributo del Dott. Valter Borellini) 179 BIBLIOGRAFIA 220 indice
  • 8. 8 Il processo di specializzazione del sistema di allenamento La specializzazione è un processo attraverso cui il giovane sviluppa una serie di competenze, specifiche per una determinata finalizzazione motoria e/o sportiva, in relazione alle qualità che sono insite nel proprio sistema motorio, sotto forma di attitudini. Questa è l’accezione del concetto di specializzazione che la Federazione Italiana Pallavolo ha inteso assumere come riferimento per la formazione degli allenatori. Nel manuale dedicato all’Allievo Allenatore è stata utilizzata una definizione per identificare il concetto di attitudine che, in questa sede, è necessario richiamare alla mente: “Le attitudini primarie sono comportamenti motori, altresì detti presupposti tecnico– coordinativi, correlati con il raggiungimento di alti livelli di maestria esecutiva nelle tecniche specialistiche di un determinato ruolo” (da “Allievo Allenatore – Primo livello giovanile, a cura di Marco Mencarelli, Calzetti & Mariucci Editori, Perugia, 2019). In essa, l’aggettivo “primarie” è stato utilizzato non per sottolineare una particolare importanza strategica, bensì allo scopo di evidenziare il rapporto cronologico nel processo di specializzazione, ossia il fatto che siano identificabili sin dall’inizio rispetto ad altri step programmatici.
  • 9. 9 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado Tale concetto metodologico, in letteratura, presenta interpretazioni controverse so- prattutto perché è un tema che, seppur affrontato in tutte le discipline sportive, nel- la loro eterogeneità metodologica, è stato approfondito attraverso differenti criteri di analisi e di giudizio. La definizione più semplice ed esaustiva dei contenuti, tratta dalla letteratura spor- tiva e metodologica, sembra essere: “(…) specializzazione dell’allenamento signifi- ca strutturare richieste complesse di allenamento che, sia dal punto di vista orga- nico-muscolare che tecnico, si orientano sull’esercizio di gara” (Martin-Lehnertz, Manuale di teoria dell’allenamento, Società Stampa Sportiva, Roma, 1997, 243). La sintesi delle due definizioni di specializzazione, citate precedentemente, pone attenzione ad alcuni termini chiave in esse contenuti: - innanzitutto, la specializzazione, indicata come processo, intende enfatiz- zare come essa sia conseguenza di un percorso che richiede un determina- to tempo. Questo aspetto, tradotto in un linguaggio attinente la metodo- logia dell’allenamento sportivo, presuppone alcuni concetti fondamentali: principalmente, l’importanza di riconoscere indicatori correlati al modello prestativo di un determinato livello di qualificazione sportiva, che orientino l’approccio alla specializzazione, in ogni forma essa si manifesti (specializza- zione motoria verso competenze particolari, specializzazione tecnica verso un determinato ruolo tattico, specializzazione del sistema di allenamento, sia esso tecnico-tattico che fisico); di conseguenza, l’importanza di affron- tare i primi passi del suddetto processo senza abbandonare le esercitazio- ni sulle dinamiche tecniche di base per quella specifica disciplina sportiva; infine, l’importanza di riferire il programma di specializzazione a modelli identificati in età di massima prestazione. Nella pallavolo, molto spesso, quest’ultimo aspetto viene disatteso in varia misura perché vengono utiliz- zati come riferimenti i modelli prestativi del momento, utili a creare compe- titività a breve termine, ma non necessariamente compatibili con i modelli prestativi caratteristici dell’età seniores; - il concetto di specificità funzionale e/o sportiva è un aspetto determinante per mantenere il percorso di specializzazione programmato rispondente alle caratteristiche essenziali richieste dal gioco o dalla specifica disciplina spor- tiva. In tale percorso e nella struttura programmatica che lo caratterizza, de- vono essere previste tutte le forme di controllo, monitoraggio e valutazione dei particolari step evolutivi programmati, sia in forma individualizzata che in forma collettiva, per lo specifico riferimento agli sport di squadra; - l’esigenza di programmare un percorso specializzante partendo da quali- tà insite nel sistema motorio del giocatore, ossia dalle attitudini evidenti o evidenziabili, è un aspetto strettamente correlato al raggiungimento di forme di eccellenza sportiva. La possibilità di raggiungere i massimi livelli di qualificazione rende imprescindibile il riconoscimento dei punti di forza individuali, interpretandoli sia come l’obiettivo da qualificare che, al tempo stesso, come mezzo per sviluppare la competitività sportiva; - infine, la tendenza ad identificare le richieste di allenamento e le conse- guenti proposte operative, sulla base dell’esercizio di gioco e della gara, è una strategia correlata ad un principio metodologico che pone da un lato il gioco come obiettivo fondamentale del processo di allenamento, dall’al- tro le varie forme di allenamento (tecnico-coordinativo, organico-musco- lare, tattico-cognitivo e psicologico-comportamentale) come mezzi per la sua qualificazione. Sulla base di questa considerazione, il gioco è l’aspetto centrale del sistema perché esso consente preventivamente l’elaborazione degli obiettivi di sviluppo e successivamente la valutazione di quanto pro- posto e perseguito attraverso il sistema di allenamento adottato. Questo tempo è identificabile essenzialmente in un tempo di apprendimento motorio inteso nella sua sequenza strutturale completa: acquisizione grezza del gesto sportivo, perfezionamento coordinativo del gesto attraverso la ripetizione tecnica e situazionale per acquisire sicurezza e capacità di utilizzo del gesto in gara, sviluppo dell’efficacia del gesto in gara per la costruzione della componente comportamentale e mentale della prestazione. Il riconoscimento di indicatori e di attitudini non implica in modo immediato il successo del processo di specializzazione. In quanto tale, il processo è graduale e tale percorso è valutabile in itinere proprio per modificare le proposte adeguandole costantemente ai bisogni del giocatore o dell’atleta. Questo è quanto indicano i dati relativi a molti studi, condotti anche su altre discipline sportive e posti a confronto con la pallavolo. 1 2 3 4
  • 10. 10 introduzione Il processo di specializzazione del sistema di allenamento Questa chiave di lettura lascia spazio anche a un’interpretazione del concet- to di specializzazione come fattore determinante per il raggiungimento delle massime prestazioni sportive, sia assolute che individuali. Nella prassi dello sport e nella quotidianità dell’allenamento, ci troviamo di fronte costantemente all’utilizzazione, più o meno programmata, di forme di stimolazione non speci- fica che, tuttavia, contribuiscono allo sviluppo di presupposti importanti del- la prestazione, senza esaurire la cosiddetta “riserva di adattamento” (Mader, 1989). Tale concetto richiama il meccanismo fisiologico di adattamento come risposta agli stimoli allenanti ed è un aspetto della teoria dell’allenamento spor- tivo più inerente a quelle discipline che presentano dei fattori oggettivamente limitanti le possibilità di sviluppo prestativo. In discipline come i giochi sportivi, in cui è molto difficile identificare fattori di prestazione assolutamente determi- nanti, in cui i fattori suddetti riguardano la sfera cognitiva e comportamentale dell’atleta (aspetti tecnico-tattici e mentali), in cui i fattori suddetti sono sotto- posti a continui adattamenti situazionali imprevedibili, perciò non standardizza- bili, il concetto di riserva di adattamento è di difficile applicazione. È possibile comprendere il meccanismo con una metafora: immaginiamo la costruzione di una piramide (l’altezza massima del suo apice rappresenta la prestazione); in essa, più è ampia la superficie della base (attività di base o generale), più sarà innalzabile l’apice (riserva d’adattamento). Questa immagine descrive in maniera semplicistica l’interazione tra i concetti di allenamento generale e specifico. Tuttavia, la costruzione di una superficie ampia richiede tempo e risorse che vengono tolte al raggiungimento dell’obiet- tivo fondamentale, ossia la massima altezza dell’apice della piramide. Nei gio- chi sportivi di squadra e negli sport di situazione, la complessità delle strutture motorie implicate determina una ricchezza di esperienze motorie straordina- ria ed efficace anche sul piano educativo relativamente a tutte le sfere della personalità dell’atleta (la sfera psico-motoria, la sfera socio-relazionale, la sfera emotiva e la sfera cognitiva). Questo aspetto, assieme al fatto che le strategie di allenamento specialistiche, nei giochi sportivi, riguardano tendenzialmente fasce d’età tardive, rispetto a discipline caratterizzate da limiti oggettivi di svi- luppo prestativo, rende i processi specializzanti una fondamentale strategia me- todologica per conseguire rapidamente un obiettivo parziale ma di importanza primaria: rendere il gioco stesso, la sua ricchezza motoria, la sua complessità situazionale e la sua significativa stimolazione mentale, mezzi di sviluppo e di formazione del giocatore. Il concetto di specializzazione è significativamente dibattuto a livello teorico tra am- biti tendenzialmente orientati allo sviluppo di prestazioni (orientamento alla pre- cocizzazione della ricerca di risultati sportivi) ed ambiti tendenzialmente orientati alla formazione e alla facilitazione di processi di accrescimento e sviluppo a caratte- re complessivo della persona (orientamento alla ricerca di risultati sportivi collocati nella cosiddetta età di massima prestazione specifica della disciplina). Il problema della “specializzazione precoce” nello sport rappresenta una tematica che ancora oggi fatica a trovare un’interpretazione capace di coniugare il rispetto delle naturali propensioni allo sviluppo ed alla maturazione, caratteristiche del gio- vane, con la sempre più anticipata ricerca della prestazione per la competizione con l’avversario e con sé stessi. Perciò, e per fare chiarezza, il problema della specia- lizzazione riferito alla strutturazione coordinativa e allo sviluppo della motricità della persona rappresenta un aspetto pedagogico di primaria importanza che va riferito alle tematiche più ampie della maturazione e della crescita del giovane. terzolivello in alcune specialità dell’atletica leggera, nel nuoto o nella ginnastica artistica la specializzazione si colloca in età commisurate alle fasi sensibili della strutturazione coordinativa, ossia nella fascia d’età compresa tra i 6 e gli 11 anni, quando invece nei giochi sportivi molto spesso non inizia prima dei 14 o 15 anni.
  • 11. 11 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado diformazione Il problema, prettamente sportivo, della specializzazione tecnica in competenze particolari, che nei giochi sportivi identificano un ruolo tattico in seno alla squa- dra, è un aspetto metodologico con un’interpretazione più ampia e che richiede una chiave di lettura differente. Se da un lato è importante ritardare il processo di specializzazione motoria e la tendenza ad un allenamento monodisciplinare in un’età in cui le esigenze neurologiche dello sviluppo sono dominanti rispetto a quel- le organico-muscolari, dall’altro è pur vero che, in discipline come la pallavolo, carat- terizzate da vari ruoli che spesso esprimono la propria prestazione in compiti diversi e con tecniche diverse, il processo di specializzazione può addirittura diventare strategia metodologica per eccellenza a favorire la possibilità di gioco, a determina- re l’opportunità per dare il proprio contributo all’obiettivo agonistico della squadra, a suscitare quella spinta motivazionale che induce la sicurezza comportamentale necessaria a sostenere i processi di apprendimento successivi. I presupposti affinché quanto descritto abbia un effetto, sono: - oggettività nell’identificazione di attitudini, correlate con il raggiungimento di adeguati livelli di qualificazione in un determinato ruolo, ed identificazio- ne di un momento in cui le suddette attitudini diventano indicatori adeguati per pianificazioni a lungo termine; - assoluta condivisione del percorso con il giovane atleta, aspetto che appa- re imprescindibile perché predispone l’atleta ad un atteggiamento di assolu- ta allenabilità, creando un clima adeguato all’apprendimento; - l’esigenza di monitorare il carico localizzato, in quanto una specializzazione tecnica comporta un uso dominante di alcune strutture corporee rispetto ad altre, quindi può determinare squilibri funzionali che spesso sono pre- supposti di manifestazioni patologiche da sovraccarico. Gli assunti in materia sono pochi e talora anche confusi perché molti studi, che sono stati condotti sul tema specifico, riguardano solo le discipline caratterizzate da limiti oggettivi di sviluppo delle capacità di prestazione. In sintesi, un programma di lavoro dovrebbe essere impostato sulla base dei seguenti presupposti a carattere generale: - il rispetto delle tappe di sviluppo auxologico della persona, di conseguen- za della capacità di risposta agli stimoli allenanti, attraverso delle forme di adattamento strutturale e fisiologico, è assolutamente un principio metodo- logico che non può essere messo in discussione; - il rispetto dell’allenabilità dei sistemi motori implicati nel gesto sportivo è un aspetto metodologico opportuno da considerare per qualificare le pro- poste di lavoro. Il concetto di allenabilità è strettamente correlato alle tappe di sviluppo auxologico tanto che per le capacità motorie coordinative ed or- ganico-muscolari sono state identificate fasi della crescita particolarmente sensibili agli stimoli allenanti specifici; - il rispetto di forme di esercizio multilaterali, atte a creare una stimolazione motoria differenziata; - il rispetto dei tempi di adattamento funzionale dell’organismo alle forme di stimolazione proposte; - il rispetto dell’alternanza corretta tra carico e recupero; - l’esigenza di un lavoro strutturale sul piano organico-muscolare come pre- supposto della prevenzione di sovraccarichi funzionali localizzati. Queste indicazioni, preziose sul piano programmatico ed educativo, si identificano come esigenze peculiari di una fascia d’età decisamente antecedente rispetto ai per- corsi specialistici che riguardano i giochi sportivi e la pallavolo.
  • 12. 12 introduzione Il processo di specializzazione del sistema di allenamento Il motivo per cui nei giochi sportivi i processi di specializzazione sono ritardati è perché la padronanza situazionale e funzionale della tecnica sportiva richiede mol- ta prassi allenante (volume complessivo di allenamento) e l’incidenza significativa dell’esperienza sulla capacità di gioco richiede un numero di gare elevato (volume complessivo delle esperienze di gioco). Un sistema che identifica i presupposti del- la specializzazione, sulla base di attitudini espresse nel movimento tecnico, neces- sita sia di un apprendimento di base che della corretta identificazione della fascia d’età in cui la lettura delle attitudini diventa predittiva della reale prospettiva di qualificazione del giovane. La conseguenza metodologica più immediata del concetto di specializzazione dell’al- lenamento coincide con la differenziazione della proposta didattica e di allenamen- to (allenamento differenziato) secondo criteri totalmente dedotti dalla specificità del gioco (personalizzazione basata su criteri esecutivi delle tecniche di gioco; dif- ferenziazione per ruolo basata su criteri dettati dai principi del sistema di gioco della squadra; differenziazione per situazione specifica di gioco basata su criteri dettati dagli indicatori utilizzati per la match analysis): in tal senso, il gioco diventa la chiave di lettura di ogni struttura allenante identificabile e proponibile nella prassi. Le competenze dell’allenatore trovano la massima espressione proprio nella se- quenza programmatica che, attraverso la lettura oggettiva delle dinamiche del gio- co, trova una proposta di sviluppo dei valori dei sistemi tattici, delle competenze dei ruoli che in essi interagiscono e dei giocatori che interpretano i suddetti ruoli: l’allenatore diventa un sarto che costruisce l’abito a misura della propria squadra e dei giocatori che ne fanno parte. Nel suddetto processo, l’esperienza, costruita sulla progressiva autonomia metodologica e sulla capacità di adattare i propri principi al contesto, rappresenta l’elemento distintivo maggiormente correlato al successo e, soprattutto, al perdurare del successo nel tempo e nel cambiamento del contesto: l’allenatore, formatosi secondo i principi e i valori dell’autonomia, rappresenta la figura in grado di assumere ruoli leader, come ad esempio quello dell’allenatore che accentra mansioni tecniche, organizzative e amministrative, frequentemente diffuso nella pallavolo di medio e basso livello, quello del direttore tecnico, diffuso nelle progettualità plurisocietarie, e quello manageriale correlato con il profilo an- glosassone dell’head coach, prerogativa dei livelli di competizione più elevati.
  • 13. 13 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado
  • 14. 0101
  • 16. 16 la metodologia introduzione introduzione Nel Primo Livello di formazione sono stati affrontati una serie di argomenti che costituiscono importanti presupposti di successivi approfondimenti e, soprattutto, che risulteranno complementari ai contenuti metodologici delle trattazioni successive. Lo scopo di questa parte è proprio la sintesi dei suddetti contenuti, sia per fo- calizzare aspetti essenziali della conoscenza teorica dell’allenatore di pallavolo, sia per facilitare i collegamenti metodologici con la prassi dell’organizzazione, della condizione e della valutazione del programma di allenamento a breve termine, focus principale del secondo livello di formazione.
  • 17. 17 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado Contenuti importanti tratti dal Primo Livello di formazione L’ALLENAMENTO TECNICO E L’ALLENAMENTO DELLA CAPACITÀ DI GIOCO La struttura del gioco della pallavolo richiede un processo di allenamento che può essere orientato sia al singolo giocatore (allenamento tecnico–tattico individuale, i cui presupposti sono la didattica delle tecniche di base, la specializzazione nel ruo- lo e la didattica delle tecniche specialistiche, la capacità di scelta tattica situazionale e la capacità di gioco individuale) che alla squadra (allenamento tecnico–tattico collettivo, i cui presupposti sono l’allenamento dei cosiddetti sistemi tattici: il siste- ma di ricezione, il sistema di attacco di cambiopalla, il sistema di muro, il sistema di difesa, il sistema di contrattacco e il sistema di copertura d’attacco). L’allenamento della tecnica consiste nell’azione didattica, correttiva e di sviluppo del movimento del giocatore: è perciò un intervento sulla meccanica o sulla dina- mica del gesto sportivo, più o meno calato nella situazione specifica del gioco. La didattica del movimento finalizzato si basa su procedure classificabili in proposte analitiche, sintetiche e globali secondo la seguente esemplificazione: - esempio di procedimento analitico: varie esercitazioni per lo sviluppo del colpo d’attacco sulla palla (ad esempio, senza salto, alla parete, di gestione e controllo selettivo dell’azione della mano sulla palla, ecc.). In questo caso, l’esercizio ana- litico tende a sensibilizzare alcuni aspetti esecutivi di un segmento del gesto motorio d’attacco; - esempio di un procedimento di sintesi collegato metodologicamente alla pro- posta analitica di cui sopra: varie esercitazioni per lo sviluppo del collegamento della sequenza stacco–salto con il colpo sulla palla (ad esempio, esecuzioni del gesto in situazione facilitata, da alzata tramite un lancio a due mani dal basso dell’allenatore, sincrono con la rincorsa del giocatore proprio per eliminare la problematica della scelta del tempo di attacco, esecuzioni analoghe a quella descritta ma con alzate caratterizzate da un timing indotto, ossia sincrono con il tocco di palla dell’alzatore). In questo esempio, l’esercizio di sintesi collega alcune o tutte le fasi esecutive del gesto motorio di attacco; - esempio di una conseguente esercitazione globale: esercitazioni per lo svi- luppo del timing di inizio rincorsa, del timing esecutivo del colpo sulla palla e dell’intesa con le traiettorie di alzata (ad esempio, esecuzioni di schiacciate su alzata del palleggiatore più o meno calate nel contesto di un’azione di gioco ti- pica). In questo caso, l’esercizio globale consente l’esecuzione di un gesto in cui sono rispettati tutti parametri richiesti. L’allenamento situazionale di una tecnica o di una caratteristica sequenza motoria di gioco richiede analoghe procedure di analisi, di sintesi e proposte globali, riferite all’azione di gioco e non al movimento del singolo giocatore: - esempio di procedimento analitico: varie esercitazioni di ricezione individuale, proposta in differenti zone del campo e contro una specifica casistica di tipi di servizio. In questo caso, l’esercizio analitico consente lo sviluppo individuale di una tecnica o lo sviluppo di un rendimento individuale (il rendimento può esse- re espresso in termini di efficacia o positività, oppure in termini di efficienza); - esempio di un procedimento di sintesi collegato metodologicamente alla pro- posta analitica di cui sopra: varie esercitazioni di ricezione di due giocatori posti in collegamento per gestire una zona di conflitto di competenze, oppure eser- citazioni di ricezione a cui il giocatore collega la successiva azione di attacco. In questo caso, l’esercizio di sintesi, attraverso una progressiva introduzione di variabili situazionali, consente di sviluppare sia sul piano tecnico, sia sul piano
  • 18. 18 la metodologia introduzione tattico ed organizzativo, sia dal punto di vista mentale, la funzionalità e/o il ren- dimento di un sistema tattico (ricezione e/o collegamento ricezione ed attacco di cambiopalla); - esempio di una conseguente esercitazione globale: gioco 6 contro 6 ad obiet- tivo specifico (tecnico o di punteggio) per l’allenamento del cambiopalla. In questo caso, l’esercizio globale consente lo sviluppo della capacità di utilizzo, in situazione complessa e in gara, delle competenze individuali integrate nel sistema tattico. L’INTERPRETAZIONE DELLA TECNICA E LA STRUTTURA DEL MOVIMENTO In ambito motorio–sportivo, non è ancora stata fornita un’accezione condivisa del termine “struttura”. Il concetto di struttura del movimento, in certa letteratura scientifica, descrive “la modalità di collegamento degli elementi che lo costituiscono e delle sue fasi esecutive”. Schematicamente si possono individuare tre fasi esecu- tive che compongono un gesto sportivo finalizzato, ovvero la preparazione, la fase principale e la fase finale: - la preparazione, come indica il nome, ha la funzione di “creare le premesse ottimali” all’esecuzione della fase principale. Ad esempio, il caricamento prima di eseguire un salto verticale è un gesto preparatorio: tramite esso, si piegano rapidamente le gambe per potenziare la successiva azione di spinta per il salto; - la fase principale è quella dell’esecuzione specifica del gesto richiesto e può essere divisa in due possibili modalità espressive: • produrre un impulso capace di spingere il corpo in un movimento razionale, ergonomico e funzionale (corsa, marcia, salti ecc.); • accelerare una componente, della catena cinetica impegnata, per trasmet- tere un impulso capace di imprimere movimento a un attrezzo o a un av- versario (lanci, colpi ecc.); - la fase finale inizia in concatenazione alla fase principale e ha varie funzioni: re- cupero di condizioni di disequilibrio indotte dall’intensità dell’impulso; rispetto e salvaguardia delle condizioni preventive nei confronti di possibili infortuni; collegamento esecutivo con gestualità funzionalmente connesse. Negli sport di situazione, la struttura del movimento deve essere correttamente interpretata dall’allenatore che conduce l’esercitazione tecnico–tattica. Il rispetto della struttura costituisce una necessità metodologica soprattutto nella didattica delle tecniche specialistiche e nell’applicazione di esse nelle azioni di gioco. In tal senso, la pallavolo è una disciplina sportiva “open skill” (caratterizzata da “pattern motori” aperti), ovvero “caratterizzata da reiterazione di abilità motorie aperte”. Ne consegue che il movimento va inquadrato sempre in un sistema sequenziale complesso. La sequenza prevede la percezione del segnale esterno ricollegabile con la determinata situazione; l’elaborazione di una possibile risposta motoria; l’effet- tuazione, ossia l’esecuzione della risposta motoria scelta; la memorizzazione sen- soriale e centrale del gesto compiuto; l’analisi di una serie di informazioni utili alla valutazione degli effetti della prestazione motoria (feedback). LA COMPONENTE PERCETTIVA NEL MOVIMENTO FINALIZZATO La percezione di un segnale, che orienta a scegliere una determinata risposta moto- ria, rappresenta ciò che nella prassi dell’allenamento è convenzionalmente identifi- cato con il concetto di “lettura situazionale”. Tale concetto presuppone la gestione e l’orientamento del focus attentivo, ossia la concentrazione dell’attenzione (nello sport di situazione, i processi attentivi sono legati prevalentemente alla funzione dell’analizzatore ottico), che rappresenta la capacità di inquadrare in modo più o meno selettivo un determinato segnale o un punto di riferimento collocato nel campo visivo.
  • 19. 19 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado LA COMPONENTE ELABORATIVA NEL MOVIMENTO FINALIZZATO (SCELTA TATTICA EFFETTUATA NEL GIOCO) L’elaborazione di una risposta motoria adeguata è un aspetto che risente del grado di esperienza specifica che possiede il giocatore. Infatti, l’elaborazione della risposta sarà più rapida e adeguata quanto maggiore è l’esperienza specifica vissuta dalla persona. Le implicazioni metodologiche insite nella correlazione tra elaborazione e memoria sono straordinariamente importanti nella costruzione di un sistema effi- cace di allenamento negli sport di situazione. Ad esempio, i meccanismi di autocor- rezione attuati attraverso la ripetizione del gesto, si attivano grazie ad una specie di traccia sensoriale, associabile alla memoria a breve termine, che si estingue in pochi secondi. LA COMPONENTE ESECUTIVA E L’ADATTAMENTO DEL GESTO TECNICO L’esecuzione è la parte visibile dell’intero processo motorio perché di essa possiamo osservare tutto lo sviluppo; possiamo misurare i parametri che la caratterizzano; possiamo identificare gli aspetti che favoriscono il controllo della palla, quelli che consentono di identificare possibili errori e gli aspetti organico–muscolari che so- stengono, sul piano prestativo, l’espressione motoria. La prassi dell’allenamento, sulla base delle considerazioni di cui sopra, sintetizza alcuni principi metodologici come determinanti nell’attuazione di efficaci protocolli di allenamento tecnico–tattico: - la ripetizione tecnica e situazionale. Il sistema di insegnamento tecnico e di allenamento è fondato sulla ripetizione del movimento. Nel suddetto sistema di approccio metodologico, l’allenamento tecnico agisce sul movimento del giocatore, migliorandone sia il controllo esecutivo del gesto eseguito che il controllo della palla; l’allenamento della capacità di gioco e dei sistemi tattici collettivi agisce sulle sequenze specifiche, tatticamente finalizzate al successo nell’azione di gioco, migliorandone le capacità di adattamento alle peculiari e variabili situazioni che il gioco stesso determina; - il rapporto tra strategie di sviluppo della prestazione tecnico–tattica e strate- gie di preparazione fisica. Il suddetto rapporto appare inscindibile e, soprattut- to nei giochi sportivi, identifica la preparazione fisica come mezzo complemen- tare e non come obiettivo dello sviluppo prestativo;
  • 20. 20 la metodologia introduzione - il monitoraggio delle dinamiche di apprendimento motorio e la correzione de- gli errori esecutivi. Le dinamiche di apprendimento e la gestione dell’errore, sia nel corso della proposta didattica che nell’esperienza di competizione, sono correlate allo sviluppo della capacità di gioco, agli indicatori di prospettiva e concorrono alla definizione del talento: per questo motivo costituiscono un aspetto che deve essere costantemente all’attenzione dell’allenatore; - il concetto di specializzazione e la sua collocazione cronologica ottimale. La specializzazione, in uno sport complesso come la pallavolo, rappresenta un aspetto da interpretare correttamente: in primo luogo, si intende come spe- cializzazione nel ruolo tattico e non come specializzazione motoria; in secondo luogo, tale processo abbraccia una fase dello sviluppo auxologico decisamente avanzata; infine, costituisce una strategia metodologica che precocizza l’inseri- mento nel gioco di giocatori in possesso di poche abilità tecnico–motorie, faci- litando così lo sviluppo dell’esperienza di gioco, fattore di prestazione costante- mente correlato alla stabilità prestativa. Un aspetto che la prassi dell’allenamento pallavolistico ha definito in modo esausti- vo, è l’interpretazione della tecnica come mezzo per esprimere la tattica nel corso delle azioni di gioco. Nelle sequenze motorie che caratterizzano il gioco, le tecniche di base si differen- ziano e si adattano, tanto da assumere caratteristiche diverse a seconda del ruolo che le interpreta, della posizione in campo in cui la tecnica viene eseguita o dell’o- biettivo tattico ad essa attribuito nella specifica situazione. In tale forma esecutiva, esse sono considerate tecniche specialistiche. Esse si espletano sempre in modo finalizzato al gioco e devono essere analizzate nel corso dell’azione attraverso le seguenti chiavi di lettura: - i concetti di postura e posizione. Ogni tecnica specialistica richiede una specifi- ca postura d’attesa in una caratteristica posizione nello spazio di gioco. I con- cetti di postura e posizione perciò dovranno essere interpretati correttamente, ovvero considerando la postura del giocatore e la posizione riferita alla sua col- locazione in campo; - il concetto di tempo tecnico. Nel movimento adattato al variare delle situazioni, il concetto di tempo tecnico descrive il tempo che intercorre tra due riferimenti percettivi, che diventa necessario affinché ogni gesto possa essere preparato, eseguito e collegato allo sviluppo eventuale dell’azione; - la relazione tra ampiezza e velocità di movimento segmentario. Il gesto esplo- sivo, estremamente reiterato nelle tecniche specialistiche della pallavolo, basti pensare al salto o al colpo sulla palla: nel corso di un’azione d’attacco, è la con- seguenza di un equilibrio ottimale tra accelerazione del movimento e la forza, tramite esso, che viene trasmessa all’attrezzo. LA PALLAVOLO COME SPORT BASATO SUL RIMBALZO DELLA PALLA Le discipline situazionali basate sul rimbalzo della palla richiedono volumi comples- sivi di allenamento tendenzialmente molto elevati, associano l’apprendimento ef- ficace e stabile della tecnica al volume delle ripetizioni analitiche e di sintesi, con- feriscono importanza al concetto di anticipazione motoria e la tecnica diventa un mezzo per espletare una serie di strategie tattiche valutabili solo ed esclusivamente nel rispettivo utilizzo in gioco (ciò certifica anche l’assoluta centralità del gioco nella valutazione dei processi di apprendimento, della loro stabilità esecutiva e della loro adattabilità alla variabilità situazionale e alla creatività tattica dell’avversario). primolivello
  • 21. 21 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado Le problematiche motorie che incidono sulla richiesta di volume complessivo di al- lenamento sono riconoscibili proprio in quei fattori che determinano l’apprendi- mento e lo sviluppo del controllo della palla: - problematiche relative all’interpretazione delle traiettorie della palla che ar- riva al giocatore (posizionamenti nello spazio di gioco, posture preparatorie all’intervento e posture al momento del tocco di palla); - problematiche dell’orientamento al bersaglio nella ricerca di precisione (aspet- ti caratteristici delle tecniche orientate alla ricerca di massima precisione nella gestione della palla); - problematiche nella ricerca dell’ottimale rapporto potenza–precisione. In tale rapporto, la potenza va intesa sia come conseguenza di una espressione di ve- locità esecutiva segmentaria del gesto tecnico che come impegno massimale nell’impulso iniziale del movimento; analogamente la precisione va intesa sia come frutto di un ottimale controllo esecutivo del gesto tecnico che come fun- zionale adattamento motorio alla specifica situazione di gioco o di esercizio; - problematiche nella ricerca dell’ampiezza ottimale di movimento, aspetto che nel processo di velocizzazione del gesto segmentario risulta significativamente condizionato dalla velocizzazione esecutiva volontaria. La conoscenza delle traiettorie, che migliora il comportamento tecnico del giocato- re, avviene per prove ed errori e la misura del suddetto processo di apprendimento è la stabilità dell’efficacia motoria rilevata nelle situazioni specifiche del gioco, non nell’esercizio proposto in forma analitica. Il posizionamento che precede l’intercettazione della palla diventa un aspetto de- terminante l’efficacia del gesto (il corretto posizionamento costituisce la cosiddetta fase preparatoria del gesto sportivo finalizzato). Infatti, un sistema di allenamento efficace non può prescindere dal concetto di tempo tecnico che impegna il giocato- re nell’esecuzione di una sequenza completa di percezione–elaborazione–effettua- zione. Il fattore tempo tecnico così inteso è determinato dal livello di competizione e di qualificazione tecnica che caratterizza un determinato contesto agonistico. Nella ricerca di precisione nel controllo della palla, la relazione al bersaglio diventa un aspetto prioritario a tal punto da essere considerato un indicatore di attitudine specifica (attitudine a un utilizzo delle tecniche di precisione fino a prestazioni di assoluta eccellenza; ovvero, attitudine ai ruoli che fanno delle suddette tecniche i propri fattori principali di prestazione). Il concetto relazione al bersaglio, apparente- mente generico, in realtà corrisponde a comportamenti ben definiti: - l’orientamento dei piani di rimbalzo; - l’orientamento della direzione delle spinte e degli impulsi trasferiti all’attrezzo (nel caso della pallavolo, alla palla). Nei colpi sulla palla, la costruzione dell’ottimale rapporto ampiezza–potenza–pre- cisione è la chiave della didattica efficace: il suddetto rapporto indica la corretta cronologia da rispettare nel processo pluriennale di sviluppo tecnico. La costruzione del movimento tecnico deve impostare la meccanica esecutiva in modo da salva- guardare le ampiezze di movimento ottimali; la padronanza esecutiva deve indurre progressivamente rapidità segmentaria e velocità del gesto massimale o adeguata rispetto alle richieste di finalizzazione tattica; l’applicazione tattica al gioco sviluppa i livelli di precisione migliori per garantire efficacia e rendimento. Una teoria specifica per i giochi sportivi di squadra non possiede, ad oggi, un livello adeguato di chiarezza e di efficacia esplicativa dei fenomeni: per questo motivo, non è casuale, che proprio nei giochi sportivi, nasca un concetto di metodologia che deriva dalla prassi. diformazione
  • 22. 22 la metodologia introduzione LA FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI La formulazione degli obiettivi è il presupposto del monitoraggio del sistema di alle- namento. Essi devono possedere alcune caratteristiche determinanti affinché siano qualificanti il sistema di allenamento e di formazione dei giocatori, devono essere: Gli obiettivi possono essere riferiti a vari aspetti del sistema generale di allenamento: - obiettivi relativi alla ricerca di un risultato sportivo comportano il confronto della prestazione di squadra con quella di altre squadre; - obiettivi relativi alla ricerca della prestazione specifica comportano il confronto tra prestazioni specifiche (individuali o di sistema tattico) prodotte in tempi di- versi per verificare il processo evolutivo; - obiettivi relativi alla ricerca di processi di apprendimento motorio comportano il focus attentivo sull’acquisizione stabile di particolari abilità motorie o tecni- co–sportive. Gli obiettivi possono essere classificati secondo vari criteri. I più importanti per la comprensione e l’organizzazione dell’allenamento sono: - a breve, a medio e a lungo termine; - generali e specifici; - da perseguire nelle varie fasce d’età giovanili. Questi obiettivi sono identificati in base alle caratteristiche dei livelli di qualificazione delle categorie giovanili (aspetti ampiamente sviluppati in un apposito spazio del manuale) - da perseguire nei diversi contesti in cui opera l’allenatore. Questi obiettivi identificano le aspettative relative alle caratteristiche del gruppo. In tal senso è possibile riconoscere nel panorama pallavolistico italiano cinque ambiti carat- teristici: • settore giovanile importante, in cui l’obiettivo generale sarà formativo e di identificazione, sviluppo e promozione del talento; • centro di qualificazione, che raccoglie giocatrici importanti di un certo nu- mero di Società che collaborano in un progetto, in cui l’obiettivo generale resta di formazione e di qualificazione del percorso di crescita individuale e/o di squadra; • gruppo–squadra in cui sono presenti giocatrici giovani di elevata prospet- tiva, in cui l’obiettivo generale sarà il rispetto dei percorsi di crescita e delle prospettive diverse che interagiscono nel gruppo; • settore giovanile di basso livello, in cui l’obiettivo generale sarà lo sviluppo di aspetti culturali e di educazione motoria; • attività a sfondo socio–ricreativo, in cui l’obiettivo generale sarà sociale, relazionale, ricreativo e basato sui principi dell’educazione motoria di base. - gli obiettivi da perseguire nei diversi contesti sociali, in cui si colloca il Club (differenziazione che determina una casistica straordinariamente eterogenea, soprattutto in sport come la pallavolo, profondamente radicati sul territorio). stimolanti raggiungibili realistici specifici
  • 23. 23 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado IL MODELLO PRESTATIVO Il concetto generale di modello di prestazione si può descrivere come la sintesi dei fattori (tali fattori sono definiti come fattori di prestazione) che interagiscono nella struttura motoria, comportamentale e sociale di una competizione sportiva. Il limite di sviluppo prestativo è un concetto metodologico che identifica il motivo per cui un sistema di allenamento smette di essere efficace a prescindere dalla pos- sibilità di sviluppo di uno o più presupposti (fattori di prestazione). Le componenti del modello di prestazione nella pallavolo sono: - tecnico–esecutive; - tecnico–tattiche; - tattiche; - neuro–fisiologiche, bioenergetiche e organico–muscolari; - psicologico–comportamentali e mentali. Inoltre, almeno per quanto concerne la pallavolo, esiste anche una differenziazione di genere, determinata dalla stretta dipendenza, dai livelli di forza relativa, che la gestualità tecnica pallavolistica generalmente richiede. La richiesta di forza relativa riguarda una serie di dettagli che differenziano i modelli prestativi nella pallavolo maschile rispetto alla pallavolo femminile: le modalità esecutive di alcune tecniche di gioco (ad esempio, i salti da fermi o la dipendenza dalle accosciate profonde nel controllo di palla in ricezione e difesa); la dipendenza del risultato dalla prestazione di certi ruoli (ad esempio, l’opposto nella pallavolo maschile) piuttosto che altri (ad esempio il ricevitore–attaccante nella pallavolo femminile); la gestione tattica del margine di rischio rispetto alla potenza di colpo d’attacco e di battuta. L’ALLENATORE DEL SETTORE GIOVANILE Se il giovane apprende senza riferimenti a modelli preesistenti, ma semplicemente per avere a disposizione un modo, o diversi modi, per risolvere un problema speci- fico, se è motivato da consapevolezza di acquisizione di competenze specifiche e se coglie le proprie insicurezze come bisogno di apprendimento di competenze e ci convive perché rappresentano il motore della propria realizzazione, l’atleta adulto apprende attraverso un meccanismo razionale ed utilitaristico che deve, in tempi brevi, apparire finalizzato ed efficace, è motivato dalla possibilità di tradurre i pro- pri allenamenti in risultati e soffre le proprie insicurezze come punto debole del proprio essere competitivo. Tali sostanziali differenzi di approccio alla pratica motoria e sportiva rende differen- te anche il profilo di competenze da attribuire all’allenatore del contesto giovanile. L’allenatore nel settore giovanile: - deve essere capace di indurre il giovane all’autonomia; - deve essere principalmente orientato al singolo; - deve garantire un costante processo di acquisizione di competenze specifiche e rendere consapevole il proprio atleta dei passi avanti compiuti; - può modificare alcuni aspetti, oltre che fisici e tecnici, anche comportamentali del giovane; - deve saper cogliere le attitudini individuali verso gli aspetti che caratterizzano la pallavolo; - deve mettersi a confronto con il gruppo costantemente, per far sì che i singoli si “affidino” a lui. Diversamente, l’allenatore nella prima squadra: - deve dare esempio di capacità di assumersi grandi responsabilità; - deve sintetizzare le caratteristiche dei propri giocatori e interpretarle non come fattori modificabili nel tempo, ma come aspetti della personalità dell’atleta; - deve essere principalmente orientato al gruppo.
  • 24. 24 la metodologia introduzione Contenuti importanti relativi al Secondo Livello di formazione LA FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA SEDUTA DI ALLENAMENTO La seduta di allenamento richiede la stesura di un programma specifico di lavo- ro e, anche in questo caso, il procedimento programmatico fondamentale si basa sull’identificazione e la formulazione di obiettivi adeguati. La lettura e l’analisi della situazione, presupposti fondamentali del processo programmatico, consentono di formulare i suddetti obiettivi che, nella stesura del piano di intervento, possono essere proposti sotto forma di: obiettivo permanente, obiettivo principale e obiet- tivo secondario. La lettura della prestazione (attraverso la match analysis o attra- verso varie forme di osservazione più o meno sistematiche) consente di riconoscere la necessità di sviluppare alcuni aspetti della prestazione stessa, che si traducono immediatamente in obiettivi. In un secondo momento, è necessario classificare gli obiettivi: perciò, la struttura complessa richiesta nello sviluppo degli aspetti iden- tificati, il tempo previsto di lavoro, la richiesta di ripetizione tecnica o situazionale necessaria per riconoscere segnali di crescita, sono tutti fattori che consentono di definire se un obiettivo deve essere inteso come permanente, nell’ambito di una eventuale unità didattica, principale o secondario, nell’ambito sia dell’unità didatti- ca che della seduta singola. Infine, attraverso la definizione delle forme di esercizio adeguate per il raggiungimento degli obiettivi identificati e classificati, prende cor- po il piano di lavoro e la sequenza di esercizi che lo caratterizzano. Così descritta, la strategia progettuale sembra relativamente semplice e lineare ma, in realtà, duran- te lo svolgimento del lavoro, saranno le risposte costantemente identificate e valu- tate dall’allenatore a suggerire eventuali adattamenti da apportare alla sequenza didattica programmata, assicurandone l’efficacia. La qualità dei suddetti processi di adattamento è correlata in modo significativo sia all’esperienza professionale di un allenatore sia, soprattutto, al grado di autonomia metodologica conseguita attraverso conoscenza e prassi. Il concetto di obiettivo permanente va interpretato alla lettera rispetto al significato dell’aggettivo che lo qualifica: “permanente” significa che permane rispetto al mu- tare di altri aspetti in qualche modo ad esso collegati. È un concetto metodologico utilizzato principalmente nell’unità didattica, piuttosto che nella seduta (unità) di allenamento. L’unità didattica, infatti, può essere composta da una o più sedute di allenamento collegate e complementari proprio rispetto ad uno specifico obiettivo, per l’appunto, l’obiettivo permanente. L’obiettivo permanente può essere riferito a tutti gli aspetti della prestazione tecnico–tattica: ad un’azione di gioco (ad esempio, all’azione di cambiopalla), ad un fondamentale (ad esempio, alla ricezione del servi- zio), ad una tecnica (ad esempio, alla tecnica di palleggio per l’alzata di ricostruzione del contrattacco) o ad un aspetto analitico della tecnica di gioco (ad esempio, al colpo sulla palla per la schiacciata). L’obiettivo principale è sempre riferito alla singola seduta di allenamento (anche nel caso in cui il programma fosse inerente all’unità didattica) e ne rappresenta la chiave di lettura essenziale, l’aspetto al centro della sequenza di esercitazioni pro- posta, l’aspetto su cui anche i giocatori possono essere chiamati a riconoscere una ricerca di efficacia e quindi di sviluppo. L’obiettivo principale è strettamente colle- gato con l’obiettivo permanente secondo le regole strutturali del gioco (si identifica in esso quando la seduta di allenamento singola è una seduta che si completa nella propria struttura ed è orientata verso uno o pochi contenuti essenziali) e assieme rappresentano fattori contigui.
  • 25. 25 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado L’obiettivo principale, analogamente a quanto indicato per l’obiettivo permanente, può riguardare tutti gli aspetti dell’allenamento tecnico–tattico della pallavolo. L’obiettivo secondario è riferito alla seduta di allenamento e può essere o non essere inserito nel programma di allenamento. Infatti, non tutte le sedute di alle- namento hanno la struttura che può contemplare un obiettivo secondario. La pos- sibilità di inserire un obiettivo secondario è spesso legata al tempo complessivo di- sponibile per l’allenamento e alla disponibilità (nel senso di abitudine al lavoro) da parte dei giocatori. Esso deve essere scelto con gli stessi criteri con cui viene scelto l’obiettivo principale (e con il quale può non avere collegamenti diretti) rispetto all’obiettivo permanente. LA VALUTAZIONE NELLA PROGRAMMAZIONE A BREVE TERMINE In discipline caratterizzate da modelli di prestazione complessi, come avviene nei giochi sportivi e negli sport di situazione, l’idea di tracciare il profilo individuale dell’atleta consente, oltre che il controllo di alcuni indici direttamente correlati alla prestazione tecnica in situazione di gara, anche la costante verifica della capacità di carico, direttamente correlata con le strategie di programmazione del sistema di allenamento e dei parametri che ne caratterizzano lo sviluppo. La valutazione qualitativa del sistema di allenamento è possibile attraverso il moni- toraggio delle risposte adattative che gli atleti manifestano. La valutazione diventa sempre più consueta, accurata e determinante nella programmazione del lavoro, man mano che le richieste di qualità del sistema di allenamento crescono, che l’e- sigenza di collegare il lavoro tecnico al lavoro fisico diventa un procedimento indi- spensabile, e che il livello di qualificazione del contesto si orienta verso l’eccellenza e necessita di elaborare sistemi efficaci di identificazione del talento. Le forme di valutazione che si possono riconoscere nel sistema di allenamento pal- lavolistico, senza soffermarsi sulle inevitabili differenze di contesto operativo, sono: - la valutazione antropometrica. Essa serve per monitorare prima di tutto la dinamica della crescita staturale e segmentaria, che per la pallavolo, soprattutto in alcuni ruoli, assume importanza particolare; serve per cal- colare alcuni rapporti antropometrici che appaiono correlati alla qualità dei processi di apprendimento e di correzione della tecnica; serve infine per monitorare il rapporto dell’altezza con il peso corporeo (rapporto sin- tetizzato in un indice che si chiama BMI, acronimo di Body Mass Index, o indice di massa corporea) per identificare quelle condizioni di equilibrio tra livelli di forza, di volume di esercizio e incidenza di patologie da sovraccarico funzionale e strutturale, concorrendo nello scopo di isolare eventuali fattori di rischio. - La valutazione funzionale e posturale. Questa forma di valutazione è spes- so complessa e difficile da attuare perché è quella che richiede maggiore competenza ed esperienza. Essa deve comprendere quegli equilibri dina- mici e di forza che consentono la prevenzione degli stati di sovraccarico localizzato, dovuto al volume complessivo della ripetizione tecnica. In sport come la pallavolo in cui, come più volte ribadito, è necessario predisporre significativi volumi di esercizio, diventa anche importante valutare l’inci- denza dei sovraccarichi funzionali in correlazione con particolari assetti po- sturali (soprattutto a livello di: colonna vertebrale, articolazioni della spalla e muscolatura che stabilizza l’articolazione del ginocchio). - La valutazione tecnica individuale. La valutazione delle esecuzioni delle tecniche di gioco rappresenta oggi una forma di controllo dei processi di apprendimento motorio. Consiste essenzialmente nella video-analisi e, in- fatti, l’ampia disponibilità di mezzi video di ripresa ha permesso l’utilizzo dell’analisi tecnica come feedback visivo da fornire costantemente al gioca- tore al fine di stimolare i procedimenti autocorrettivi.
  • 26. 26 la metodologia introduzione - La valutazione prestativa neuromuscolare. Questa valutazione ha come oggetto il salto, movimento identificativo della pallavolo, e diverse sue de- clinazioni: il salto dinamico, il salto da fermi, il salto reattivo e anche la stabilità esecutiva del salto massimale. I suddetti aspetti sono a loro volta correlati a modalità di erogazione della forza, tanto da rappresentare un fondamentale anello di congiunzione tra preparazione fisica e preparazione tecnico–tattica. - La valutazione prestativa tecnico–tattica. Essa è riferita al gioco della squa- dra, all’efficacia dei sistemi tattici, alla capacità di contrapposizione tattica con l’avversario, alla funzionale strategia di sviluppo prestativo attraverso il gioco stesso e attraverso forme di esercizio globale 6 vs 6 a punteggio. Essa consiste essenzialmente nelle procedure di match analysis. IL SIGNIFICATO METODOLOGICO DELLA RIPETIZIONE La ripetizione del movimento costituisce il meccanismo più rispondente affinché il sistema motorio umano apprenda un gesto finalizzato, ne possa sfruttare i van- taggi nelle mansioni che, attraverso quell’azione motoria, svolge abitualmente, e ne possa perfezionare di volta in volta l’esecuzione, fino a gestire l’adattamento del gesto alla variabilità situazionale. Per ripetere un gesto sportivo o un’azione motoria complessa, sul piano metodologico, è necessario predisporre una specifica situazione di esercizio in cui la ripetitività del movimento resta l’aspetto strutturale fondamentale. In tal modo, la ripetizione consente al sistema nervoso centrale, e alle relative zone deputate al controllo motorio, di sfruttare la memoria come mec- canismo fisiologico di valutazione dell’esecuzione del gesto. La memoria sensoriale ha una funzionalità estremamente limitata nel tempo, per cui il meccanismo della ripetizione necessita di alcuni accorgimenti metodologici: innanzi tutto, di un tem- po minimo di intervallo tra una esecuzione e la successiva dello stesso movimento; in secondo luogo, di una variabilità situazionale minima nella fase di approccio all’apprendimento di un gesto; infine, di una valutazione del progresso ottenuto attraverso una imprevedibilità situazionale che implichi la fase percettiva e valuti il gesto appreso come risposta motoria alla situazione complessa di gioco. LA GESTIONE DEL GRUPPO La gestione di una squadra, ossia di un gruppo costituito allo scopo di raggiugere un obiettivo condiviso, ruota attorno ad alcuni principi essenziali. Essi sono: - consapevolezza della mission del contesto in cui il gruppo squadra trova la propria collocazione. La mission rappresenta lo scopo fondamentale al quale il gruppo deve la sua nascita, la sua esistenza e il fatto di concepire obiettivi intermedi peculiari. - La presenza di una vision, cioè la rappresentazione del futuro del gruppo, generalmente contenente la forza coinvolgente che tende ad ispirare, ad indirizzare e a mantenere uniti gli elementi del gruppo. La vision altro non è che la cornice all’interno della quale si vuole realizzare la mission del grup- po. La vision nello sport di oggi non è mai proiettabile a lungo termine o in forme di programmazione pluriennali. - La genesi strutturale di ogni gruppo, che è caratterizzata da un passaggio attraverso cinque fasi: • FORMING o formazione (in senso strutturale, ossia il contatto tra i membri del gruppo che, in ambito sportivo, può essere identificato con il mercato che confluisce nella formazione della squadra e con l’attribuzione delle competenze individuali). • STORMING o tempesta. Questa fase è caratterizzata dall’insorgen- za di conflitti all’interno del gruppo. I membri spesso dimostrano ostilità e conflittualità. secondolivello
  • 27. 27 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado • La leadership istituzionale dell’allenatore viene messa in discussio- ne e i tentativi di strutturare il gruppo trovano spesso grandi resi- stenze. • NORMING o regolamentazione. Superata la fase precedente, il gruppo comincia a raggiungere una certa armonia e a collaborare per il raggiungimento degli obiettivi concreti, condividendo le in- formazioni e le difficoltà che andranno via via a presentarsi, e svi- luppando un aspetto fondamentale per l’ottenimento del risultato anche in condizioni estremamente difficili: la fiducia reciproca. • PERFORMING o rendimento. A questo punto la squadra è funzio- nante: in essa si lavora orientando le iniziative individuali verso la vision futura ed è concentrata sul raggiungimento dei risultati. • ADJOURNING o sospensione. Questa fase, particolare e non sem- pre determinante nel ciclo prestativo del gruppo squadra, precede lo scioglimento del gruppo. Le dinamiche che investono la gestione di un gruppo sportivo, sia esso maschile che femminile, le regole che definiscono la convivenza all’interno del gruppo, lo stile di gestione di esse e di tutti gli aspetti relazionali e delle interazioni tra i membri con i relativi conflitti, le responsabilità individuali delle iniziative, la motivazione che lega i singoli agli obiettivi, alla vision e alla mission, gli atteggiamenti dell’allenatore e i comportamenti anomali dei membri del gruppo. La leadership istituzionale dell’allenatore è effettiva con la costruzione del sistema di regole che sarà determinante per strutturare la convivenza all’interno del gruppo. Un primo passo opportuno e strategico consiste nel cercare di capire quali siano le regole che i membri del gruppo apprezzano e considerano decisive per una gestione efficace. diformazione
  • 28. 28 la metodologia introduzione Lo stile con cui l’allenatore gestisce il proprio gruppo squadra diventa con il passare del tempo un fattore orientativo per i membri del gruppo. In tal senso, consente ad essi di prevedere le sfumature comportamentali del coach, di prevenire le eventuali sue prese di posizione, di condividere le espressioni emotive che necessariamente fanno parte della vita di squadra e rappresenta il presupposto essenziale per il pas- saggio da leadership istituzionali a forme relazionali. La coerenza dell’allenatore, nel caso specifico, diventa un elemento fondamentale per salvaguardare il proprio stile e mantenerlo costante per la durata del percorso di raggiungimento degli obiettivi condivisi. Le questioni che riguardano questo punto investono: - innanzi tutto, la fiducia del gruppo, che non è mai pregressa, ma sempre frutto di un percorso di lavoro condiviso. Tale fiducia inizialmente si fonda sul riconoscimento della competenza tecnica e tattica dell’allenatore, del- la sua capacità di insegnamento e della sua capacità di gestire il rapporto umano. - In secondo luogo, la gestione del cosiddetto opinion leader costituisce una costante nei gruppi squadra, soprattutto quelli che hanno obiettivi presta- tivi da raggiugere in tempi relativamente brevi. L’opinion leader, con il suo punto di vista, è in grado di influenzare quello di tutta la squadra. - Infine, la gestione delle riserve costituisce un capitolo estremamente deli- cato all’interno del gruppo. La riserva può essere in grado di sostituire un titolare portando in campo analoghe competenze tecnico–tattiche e analo- ghi livelli di specializzazione: in tal senso, il fatto che sia una riserva classifica subito le sue competenze come di livello inferiore, rispetto alle competenze di chi è titolare ed è improprio considerare il cambio come risolutivo delle problematiche di gioco. - La riserva può anche essere un giocatore con caratteristiche e competenze differenti rispetto al titolare che dovrebbe sostituire: in tal senso, la riserva modifica alcuni principi del gioco della squadra e la squadra deve essere pronta a tali cambiamenti tattici. Ciò significa che, anche in allenamento, tale tipo di cambio deve trovare una giusta collocazione ed integrazione, proprio perché tutto il sistema deve essere in grado di adeguarsi alle novità tecnico–tattiche messe in gioco con il cambio.
  • 29. 29 le guide per la formazione dei quadri tecnici della pallavolo terzo livello giovanile per allenatori di secondo grado LE RESPONSABILITÀ Il concetto di responsabilità, nella sua accezione più comune, identifica il corrispet- tivo dell’autonomia decisionale. Ossia, l’allenatore agisce, reagisce e decide in auto- nomia, con presa di responsabilità piena delle proprie scelte, costruendo il proprio curriculum professionale sugli eventi positivi, legati alle scelte stesse e pagando lo scotto delle scelte meno fortunate. In tal senso, l’allenatore capace di prendersi responsabilità legate al proprio ruolo professionale, istituzionale e carismatico, co- stituisce un esempio. Un contesto orientato alla competizione sportiva implica generalmente tre grandi ambiti di responsabilità: l’ambito dirigenziale (che gestisce le problematiche or- ganizzative e amministrative), quello medico–sanitario (che gestisce la salute dei membri del gruppo) e quello tecnico–tattico (che gestisce tutto ciò che va nella di- rezione dello sviluppo delle capacità tecnico–motorie e delle capacità di prestazio- ne). I tre ambiti non sovrappongono il proprio raggio d’azione e le proprie compe- tenze e sono identificativi delle tre figure attorno a cui si concentrano le assunzioni di responsabilità: il direttore sportivo (che fa capo alla presidenza, alla dirigenza amministrativa o, talvolta, che fa capo al direttore generale, se previsto dall’orga- nico societario), il medico sociale (che assume piena responsabilità nella gestione della salute dei giocatori) e l’head coach (che esercita la propria leadership tecnico– sportiva, in senso generale). LA MOTIVAZIONE La motivazione altro non è che un bisogno. Quando la percezione del bisogno si tra- sforma in atto di volontà, la forza con cui l’essere umano persegue i propri obiettivi aumenta notevolmente. Il concetto di atto di volontà è estremamente esaustivo del significato di spinta motivazionale. La motivazione alla pratica sportiva per conseguire divertimento, salute, capacità e socialità, la motivazione verso l’appartenenza ad un gruppo, la motivazione al successo attraverso il conseguimento di risultati sportivi, la motivazione alla compe- tizione e al confronto, sono tutti aspetti che caratterizzano il mondo della pallavolo influenzando, in diversa misura, nelle varie fasce d’età e di livello di qualificazione, le dinamiche all’interno dei gruppi squadra. La motivazione è legata al bisogno individuale di consolidamento di autostima e al bisogno di autorealizzazione che ogni atleta manifesta in relazione alla disciplina sportiva intrapresa e in seno al gruppo di appartenenza. Nella fase di formazione del gruppo (forming) le aspettative personali, riferite alla propria autodetermina- zione, sono dominanti. Man mano che la squadra attraverserà le fasi successive emergeranno sempre più le motivazioni riferibili al gruppo, alle sue dinamiche, al confronto agonistico e talora al risultato sportivo; tali spinte motivazionali decresce- ranno solamente in periodi di crisi (storming) o nella fase finale del gruppo stesso (adjourning).
  • 30. 30 la metodologia introduzione la metodologia La figura dell’allenatore di pallavolo è variamente interpretata nel panorama italiano. Essa racchiude altissimi livelli di specializzazione e professionismo nello stesso contenitore che accoglie motivazioni educative, asso- ciative e spesso ricreative, riconoscibili in figure tecniche che prati- cano poco più che un hobby o un passatempo. In un ambito così ete- rogeneo, risulta molto complesso dare linee efficaci di riferimento. Tuttavia la scuola italiana, che si caratterizza come scuola tecnico– tattica, il cui punto di forza si identifica nella capacità di sviluppa- re strategie metodologiche, misurandole su giocatori e contesti in modo specifico, così da ottimizzarne i rispettivi livelli prestativi, ri- chiede un livello di competenza elevato sul piano tecnico–tattico, ma qualificato anche negli aspetti complementari che interagisco- no nella prestazione sportiva, quali ad esempio la componente or- ganico–muscolare, quella psicologico–comportamentale e la com- ponente organizzativa e promozionale.