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LE LESIONI DEGLI HAMSTRING
33
Sintomi / Segni clinici Lesione degli hamstring Dolore riferito nella regione
degli hamstring
Esordio Immediato Immediato o graduale
Sintomatologia dolorosa Da minima a severa Da minima a moderata. Il
paziente può anche descrivere
una sensazione di tensione o
di crampo
Funzionalità Difficoltà nel camminare o
nel correre
È possibile camminare o
correre avendo solo un
minimo cambiamento della
sintomatologia durante
l’attività. Durante l’attività
fisica si può avere anche una
risolvenza della sintomatologia
che però si ripresenta al
termine dell’attività stessa
Ematoma / Ecchimosi Possibile nei traumi più
severi
Assente
Palpazione Possibile dolore locale Dolore locale minimo od
assente
Deficit contrattile Sostanziale Da minimo ad assente
Deficit del ROM Sostanziale Minimo
Slump test Negativo Frequentemente positivo
Trigger points a livello
della muscolatura glutea
La loro palpazione non cau-
sa la sintomatologia a livello
degli hamstring
La loro palpazione può
riprodurre la sintomatologia a
livello degli hamstring
Esame lombare
e sacroiliaco
Occasionalmente anormale Frequentemente anormale
Imaging (RM od US) Anormale, eccetto per
traumi di trascurabile entità
Normale
Tabella 1: sintomi e segni clinici di più comune riscontro nelle lesioni degli hamstring para-
gonati ai sintomi ed ai segni clinici più frequenti nell’ambito del dolore riferito nella zona
posteriore della coscia generato da altre fonti eziologiche. Da Brukner e Khan, 2006.
34
Sprint massimale o submassimale Movimento di massima flessione
dell’anca contestuale ad estensio-
ne del ginocchio
Attività Sport che comportano sprint mas-
simali o sub-massimali
Danza o movimento del calciare
Muscoli target Primariamente: capo lungo del
bicipite femorale
Secondariamente: semitendinoso
Semimembranoso, tendine
prossimale
Dislocazione
anatomica
Aponeurosi e fibre muscolari
adiacenti, prossimalmente piutto-
sto che distalmente
Tendine prossimale e/o giunzione
miotendinea
Distanza dalla
tuberosità
ischiatica (cm)*
6.7±7.1 (range da -2.1 a 21.8) -2.3±0.8 (range da -3.4 a 1.1)
Estensione della
lesione (cm)✝
18.7± 7.4 (range da 6.0 a 34.6) 9.8±5.0 (range da 2.7 a 17)
Meccanismo lesionale
Tabella 2: lesioni degli ischiocrurali classificate in funzione del meccanismo lesivo e dei dati
desumibili dall’esame di RM. Da: Heiderscheit e coll., 2010).
Legenda:
*: la distanza è quella intercorrente tra l’aspetto più caudale della tuberosità ischiatica ed il
margine più craniale della lesione. Un valore negativo indica che la lesione risulta craniale
rispetto all’aspetto più caudale della tuberosità ischiatica.
✝
: misurata in direzione cranio-caudale.
LE LESIONI DEGLI HAMSTRING
35
Sprint massimale
o sub-massimale
Movimento di massima flessio-
ne dell’anca contestuale ad
estensione del ginocchio
Ecchimosi Minima Nessuna
Deficit di forza
a gamba estesa
40% 20%
Deficit di forza nella
flessione del ginocchio
60% 20%
Livello del dolore Moderato Minimo
Dislocazione del punto di
massimo dolore (cm)*
12 ± 6 (range da 5 a 24) 2 ± 1 (range da 1 a 3)
Estensione dell’area
dolorosa✝
11 ± 5 (range da 5 a 24) 5 ± 2 (range da 2 a 9)
Tempo medio di ritorno allo
stesso livello di prestazione
pre-lesionale (settimane)
16 (range da 6 a 50) 50 (range da 30 a 76)
Meccanismo lesionale
Tabella 3: presentazione in acuto ed outcomes delle lesioni degli ischiocrurali classificate in
funzione del meccanismo lesivo.
Legenda:
*: distanza dal punto di massimo dolore alla palpazione dalla tuberosità ischiatica.
✝
: misurata in direzione cranio-caudale.
36
4.5 Imaging
L’esame di RX convenzionale trova
una sua applicazione nella lesio-
ne degli hamstring solamente nel
caso di sospetto di avulsione con
frammento osseo o di frattura epifi-
seale, e pertanto rimane un esame
di limitato utilizzo in quest’ambito
(Clanton e Coupe, 1998). Gli esami
di elezione rimangono l’US e la RM
(Koulouris e Connell, 2006; Cohen e
Bradley, 2007). Sebbene entrambi i
tipi d’indagine vengano ritenuti vali-
di nell’identificare una lesione degli
hamstring, la RM si mostra superiore
all’US quando si tratti di diagnosti-
care una lesione a livello muscola-
re profondo (Koulouris e Connell,
2005), oppure nel caso in cui nella
zona da indagare siano presenti dei
tessuti fibrotici derivanti da una pre-
cedente lesione che con l’indagine
US potrebbero essere confusi con
una lesione recente (Connell e coll.,
2004). Inoltre, la RM rispetto all’US
mostra una maggiore accuratezza
nell’identificazione di possibili sot-
tili aree edematose e nel misurare
l’estensione della lesione (Connell
e coll., 2004). Alcuni Autori hanno
anche dimostrato come l’esame RM
possa essere predittivo nei confronti
della stima del periodo riabilitativo
da affrontare a seguito del trauma
(Connell e coll., 2004; Gibbs e coll.,
2004); in particolare l’estensione e
la cross-sectional area della lesione
si sono mostrate direttamente pro-
porzionali al tempo necessario alla
guarigione (Connell e coll., 2004;
Verral e coll., 2006). Tuttavia, se la
RM si è dimostrata valida al fine di
stimare i tempi di recupero post-le-
sionale, altrettanto non si può dire
per ciò che concerne la previsione
dei rischi di recidiva (Verrall e coll.,
20067; Koulouris e coll., 2007). In-
fatti, è importante sottolineare il fatto
che lesioni che all’esame RM appaio-
no come le più severe non mostrano
poi di aver un maggior grado di re-
cidiva (Gibbs e coll., 2004; Verrall e
Figura 6: RM assiale con taglio a livello
della tuberosità ischiatica (asterisco) che
mostra una situazione di normalità anatomi-
ca degli hamstring. La freccia ricurva indica
il tendine comune del capo lungo del bicipite
femorale e del semitendinoso, la freccia
dritta indica invece il tendine del semimem-
branoso.
LE LESIONI DEGLI HAMSTRING
37
coll., 2006; Koulouris e coll., 2007;
Warren e coll., 2010). In letteratura
non vi è però un consensus per ciò
che riguarda il timing ottimale di ese-
cuzione della RM o della US dopo l’e-
vento lesivo (Ekstrand e coll., 2012;
Kerkhoffs e coll., 2013). Alcuni Autori
raccomandano di effettuare l’esame
RM a 24-48 ore di distanza dall’e-
vento lesivo, altri a 48-72 ore, ed altri
ancora ad una distanza compresa tra
le 24 ore ed i 5 giorni dall’inciden-
te (Slavotinek e coll., 2002; Connel
e coll., 2004; Askling e coll., 2007).
4.6 La classificazione delle lesioni
Le lesioni dei muscoli flessori, come
d’altro canto quella degli altri grup-
pi muscolari, sono classificabili in tre
diversi gradi in funzione della sinto-
matologia dolorosa, della perdita di
capacità contrattile e della perdita di
movimento. Classicamente i tre gra-
di lesionali sono (Schneider-Kolsky e
coll., 2006; Mason e coll., 2007):
i.	 Grado I
classificabile come blando
ii.	 Grado II
classificabile come moderato
iii.	Grado III
classificabile come severo
Ci sembra interessante segnalare la
classificazione delle lesioni musco-
lari da trauma indiretto proposta da
Nanni (2000) che suddivide queste
ultime basandosi su criteri di ordine
anamnestico, sintomatologico e ana-
tomo-patologico in:
i.	 Contrattura
ii.	 Stiramento
iii.	Strappo di I° grado
iv.	Strappo di II° grado
v.	 Strappo di III° grado
Contrattura
Criterio anamnestico
e sintomatologico
•	 Si manifesta con una sintomato-
logia dolorosa che insorge quasi
sempre ad una certa distanza
dell’attività sportiva.
•	 La latenza d’insorgenza del do-
lore è variabile: da qualche ora
al giorno dopo.
•	 Il dolore è mal localizzato, so-
stanzialmente imputabile ad
un’alterazione diffusa del tono
muscolare.
•	 Questo tipo di alterazione è
probabilmente da ritenersi come
conseguenziale ad uno stato di
affaticamento generale del mu-
scolo.
Criterio anatomo-patologico
•	 Sono assenti lesioni anatomiche
evidenziabili macroscopicamen-
te o ad un osservazione al mi-
croscopio ottico.
38
Stiramento
Criterio anamnestico
e sintomatologico
•	 Lo stiramento rappresenta sem-
pre la conseguenza di un episo-
dio doloroso acuto.
•	 La sede del dolore è, nella mag-
gior parte dei casi, ben localiz-
zata.
•	 Il soggetto è costretto ad inter-
rompere l’attività sportiva anche
se la sintomatologia lamentata
non comporta necessariamente
un’impotenza funzionale imme-
diata.
•	 Il soggetto conserva un preciso
ricordo anamnestico dell’episo-
dio lesivo.
Criterio anatomo-patologico
•	 Non sono presenti lacerazioni
macroscopiche delle fibre
•	 Il disturbo funzionale e la conse-
guente sintomatologia possono
essere attribuiti ad un’alterazio-
ne funzionale delle miofibrille,
ad un’alterazione della condu-
zione neuro-muscolare, oppure
a lesioni sub-microscopiche a
livello sarcomerale.
•	 La conseguenza sul piano clinico
è rappresentata da un ipertono
muscolare contestuale a sintoma-
tologia algica.
Strappo di I° grado
Criterio anamnestico
e sintomatologico
•	 Si manifesta con dolore acuto
e violento durante l’attività at-
tribuibile alla lacerazione di un
numero variabile di fibre.
•	 Il soggetto è costretto ad abban-
donare l’attività.
Criterio anatomo-patologico
•	 Lo strappo è sempre accompa-
gnato da stravaso ematico più o
meno evidente che è in funzione
dell’entità, e della localizzazione
anatomica della lesione, nonché
dall’integrità o meno delle fasce.
•	 La classificazione in gradi è rife-
rita all’entità del tessuto musco-
lare lacerato. Per questo motivo
nello strappo di I° grado si ve-
rifica la lacerazione di poche
miofibrille all’interno di un fascio
muscolare, ma non la lacerazio-
ne dell’intero fascio.
Strappo di II° grado
Criterio anamnestico
e sintomatologico
•	 Valgono le considerazione fatte
nel caso di strappo di I° grado.
Criterio anatomo-patologico
•	 Nello strappo di II° grado si ve-
rifica la lacerazione di uno o più
LE LESIONI DEGLI HAMSTRING
39
fasci muscolari, che coinvolge
comunque meno dei ¾ della
superficie di sezione anatomica
del muscolo nell’area conside-
rata.
•	 Il deficit funzionale è importante
ma non assoluto.
Strappo di III° grado
Criterio anamnestico
e sintomatologico
•	 Valgono le considerazione fat-
te nel caso di strappo di I° e II°
grado.
Criterio anatomo-patologico
•	 In questo caso si verifica una
perdita nella soluzione di conti-
nuità muscolare che coinvolge più
dei ¾ della superficie di sezione
anatomica del muscolo nell’area
considerata.
•	 Il deficit funzionale è pratica-
mente assoluto.
•	 La lesione può essere ulterior-
mente distinta in:
•	 Parziale: nel caso in cui la
lacerazione della sezione del
muscolo sia imponente ma
comunque incompleta.
•	 Totale: nel caso in cui si verifi-
chi una lacerazione dell’intero
ventre muscolare.
Tuttavia, oggi non possiamo disco-
noscere il ruolo fondamentale svolto
dall’imaging (RM ed ultrasonografia)
non solamente nella conferma della
diagnosi clinica ma anche, e soprat-
tutto, nell’identificazione dell’estatta
dislocazione della zona sottoposta
all’insulto traumatico nel contesto
dell’unità muscolo tendinea (UTM).
Le informazioni che si possono otte-
nere soprattutto attraverso un esame
di imaging di secondo livello come
la RM - quali l’esatta disclocazione
dell’area lesionata, la sua estensione
e la cross sectional area dell’edema
muscolare - possono essere di estre-
ma utilità nel formulare un outcome
predittivo della lesione stessa. Per
questa ragione ci sembra di estre-
mo interesse proporre di seguito la
stadiazione radiologica in seguito
ad esame di RM od US delle lesioni
muscolari proposta da Lee ed Healy
(2012) utilizzata nel loro studio in cui
sono state esaminate e classificate
516 lesioni a livello dei muscoli fles-
sori in altrettanti giocatori di calcio
partecipanti alla UEFA Champions
League1
.
1. Nello studio di Lee ed Healy (2012) l’84% delle lesioni muscolari dei flessori interessavano
il bicipite femorale, mentre per l’11% era coinvolto il semimembranoso e solamente per il 5%
le lesioni erano a livello del semitendinoso.
40
Stadiazione delle lesioni muscolari
dei muscoli flessori in seguito ad
esame di RM
Grado 0
Non vi sono un visibile edema mu-
scolare od alterazioni macroscopi-
che dell’architettura muscolare. Nello
studio proposto da Lee ed Healy i
soggetti che presentavano evidenza
clinica di un trauma acuto dei flessori
ma che mostravano un esame di RM
normale (grado 0) furono in grado di
ritornare alla piena attività dopo un
periodo medio di 8 giorni.
Strappo di I° grado
È visibile un incremento di segnale
all’interno della zona lesionale nelle
sequenze ad alto gradiente di con-
trasto (STIR e T2). Non sono tuttavia
visibili alterazioni macroscopiche
dell’architettura muscolare. L’incre-
mento del segnale è dovuto all’ede-
ma ed alla fuoruscita di sangue, in
genere proveniente dalla giunzione
neuromuscolare (NMJ), che si espan-
dono lungo i fascicoli muscolari pro-
ducendo un classico pattern a tipo
«penna di uccello» Nello strappo di
I° grado è talvolta visibile anche una
quota fluida perifasciale. Nello studio
dei due Autori i giocatori che pre-
sentavano uno strappo di I° grado
ai muscoli flessori furono in grado di
ritornare in campo dopo un periodo
medio di 17 giorni.
Strappo di II° grado
Le caratteristiche che un strappo di
II° grado mostra all’esame di RM
sono sostanzialmente delle macro-
scopiche alterazioni dell’architettu-
ra muscolare all’interno della zona
lesionale. Nel sito anatomico della
lesione è evidente un incremento del
segnale dovuto alla raccolta di liqui-
do, a testimonianza di una parziale
lacerazione del muscolo stesso. Tale
incremento di segnale rappresenta
la formazione di un ematoma. Pos-
sono contestualmente essere presenti
anche edema con pattern a «penna
di uccello» e fluido perifasciale come
nel caso di strappi di I° grado. Fre-
quentemente il liquido perifasciale
può essere molto abbondante e può
espandersi in conformità alla dislo-
cazione della lesione. Si può inoltre
evidenziare talvolta una certa lassità
del tendine centrale intra-muscolare.
Nello studio dei due Autori, i gioca-
tori che presentavano uno strappo di
II° grado ai muscoli flessori furono in
grado di ritornare in campo dopo un
periodo medio di 22 giorni.
Strappo di III° grado
Nello strappo di III° grado si può
osservare una distruzione completa
dell’UMT ed un ematoma che riem-
pe completamente il gap lesiona-
le. Generalmente gli strappi di III°
grado vengo osservati con maggior
frequenza a livello dell’origine del
LE LESIONI DEGLI HAMSTRING
41
tendine libero prossimale, mentre
sono più rari a livello dell’inserzione
distale. Gli strappi di III° grado sono
rari e nello studio di Lee ed Healy
rappresentavano solamente il 3% di
tutte le lesioni osservate. La ripara-
zione chirurgica si rende raramente
necessaria e trova una sua indicazio-
ne solamente nel caso di traumi da
avulsione con retrazione maggiore di
2-3 centimetri. Nello studio dei due
Autori, i giocatori che presentavano
uno strappo di III° grado ai muscoli
flessori furono in grado di ritornare
in campo dopo un periodo medio di
73 giorni.
Stadiazione delle lesioni muscolari
dei muscoli flessori in seguito ad
esame di US
Strappo di I° grado
L’esame US può talvolta apparire
normale oppure mostrare solamente
un modesto incremento dell’ecogeni-
cità nel sito della lesione. Tale incre-
mento dell’ecogenicità può oscurare
la MTJ. Può essere presente liquido
perifasciale.
Strappo di II° grado
Tipicamente si evidenzia una discon-
tinuità della ecogenicità delle strie
perimisiali sia a livello della MTJ
che a livello della giunzione miofa-
sciale. Vi è comunemente raccolta
liquida intermuscolare e perifasciale.
È obiettivamente difficoltoso diffe-
renziare un I° da un II° grado trami-
te esame di RM e questo può avere
un’importante ricaduta in termini di
predittività dell’outcome lesionale. In
questo caso l’esame US rappresenta
un prezioso strumento complemen-
tare al fine di confermare l’esattezza
del grado della lesione, grazie alla
possibilità che l’US stessa presenta
nel poter evidenziare delle alterazio-
ni strutturali macroscopiche del mu-
scolo a livello del sito lesionale che
avvengano durante una contrazione
dinamica, tipiche degli strappi di II°
grado.
Strappo di III° grado
Vi è una completa discontinuità del
muscolo o più frequentemente della
MTJ. Le zone di muscolo adiacenti
alla zona lesionale appaiono ipere-
cogene. Comunemente si osserva
una cospicua raccolta liquida inter-
muscolare, perifasciale e sottocuta-
nea. Spesso è osservabile un etero-
geneo ematoma che può oscurare la
zona tendinea teminale rendendo dif-
ficile una perfetta diagnosi. In questi
casi la zona tendinea terminale è me-
glio osservabile tramite esame di RM.

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Hamstring sintomatologia contrattura strappo stiramento

  • 1. LE LESIONI DEGLI HAMSTRING 33 Sintomi / Segni clinici Lesione degli hamstring Dolore riferito nella regione degli hamstring Esordio Immediato Immediato o graduale Sintomatologia dolorosa Da minima a severa Da minima a moderata. Il paziente può anche descrivere una sensazione di tensione o di crampo Funzionalità Difficoltà nel camminare o nel correre È possibile camminare o correre avendo solo un minimo cambiamento della sintomatologia durante l’attività. Durante l’attività fisica si può avere anche una risolvenza della sintomatologia che però si ripresenta al termine dell’attività stessa Ematoma / Ecchimosi Possibile nei traumi più severi Assente Palpazione Possibile dolore locale Dolore locale minimo od assente Deficit contrattile Sostanziale Da minimo ad assente Deficit del ROM Sostanziale Minimo Slump test Negativo Frequentemente positivo Trigger points a livello della muscolatura glutea La loro palpazione non cau- sa la sintomatologia a livello degli hamstring La loro palpazione può riprodurre la sintomatologia a livello degli hamstring Esame lombare e sacroiliaco Occasionalmente anormale Frequentemente anormale Imaging (RM od US) Anormale, eccetto per traumi di trascurabile entità Normale Tabella 1: sintomi e segni clinici di più comune riscontro nelle lesioni degli hamstring para- gonati ai sintomi ed ai segni clinici più frequenti nell’ambito del dolore riferito nella zona posteriore della coscia generato da altre fonti eziologiche. Da Brukner e Khan, 2006.
  • 2. 34 Sprint massimale o submassimale Movimento di massima flessione dell’anca contestuale ad estensio- ne del ginocchio Attività Sport che comportano sprint mas- simali o sub-massimali Danza o movimento del calciare Muscoli target Primariamente: capo lungo del bicipite femorale Secondariamente: semitendinoso Semimembranoso, tendine prossimale Dislocazione anatomica Aponeurosi e fibre muscolari adiacenti, prossimalmente piutto- sto che distalmente Tendine prossimale e/o giunzione miotendinea Distanza dalla tuberosità ischiatica (cm)* 6.7±7.1 (range da -2.1 a 21.8) -2.3±0.8 (range da -3.4 a 1.1) Estensione della lesione (cm)✝ 18.7± 7.4 (range da 6.0 a 34.6) 9.8±5.0 (range da 2.7 a 17) Meccanismo lesionale Tabella 2: lesioni degli ischiocrurali classificate in funzione del meccanismo lesivo e dei dati desumibili dall’esame di RM. Da: Heiderscheit e coll., 2010). Legenda: *: la distanza è quella intercorrente tra l’aspetto più caudale della tuberosità ischiatica ed il margine più craniale della lesione. Un valore negativo indica che la lesione risulta craniale rispetto all’aspetto più caudale della tuberosità ischiatica. ✝ : misurata in direzione cranio-caudale.
  • 3. LE LESIONI DEGLI HAMSTRING 35 Sprint massimale o sub-massimale Movimento di massima flessio- ne dell’anca contestuale ad estensione del ginocchio Ecchimosi Minima Nessuna Deficit di forza a gamba estesa 40% 20% Deficit di forza nella flessione del ginocchio 60% 20% Livello del dolore Moderato Minimo Dislocazione del punto di massimo dolore (cm)* 12 ± 6 (range da 5 a 24) 2 ± 1 (range da 1 a 3) Estensione dell’area dolorosa✝ 11 ± 5 (range da 5 a 24) 5 ± 2 (range da 2 a 9) Tempo medio di ritorno allo stesso livello di prestazione pre-lesionale (settimane) 16 (range da 6 a 50) 50 (range da 30 a 76) Meccanismo lesionale Tabella 3: presentazione in acuto ed outcomes delle lesioni degli ischiocrurali classificate in funzione del meccanismo lesivo. Legenda: *: distanza dal punto di massimo dolore alla palpazione dalla tuberosità ischiatica. ✝ : misurata in direzione cranio-caudale.
  • 4. 36 4.5 Imaging L’esame di RX convenzionale trova una sua applicazione nella lesio- ne degli hamstring solamente nel caso di sospetto di avulsione con frammento osseo o di frattura epifi- seale, e pertanto rimane un esame di limitato utilizzo in quest’ambito (Clanton e Coupe, 1998). Gli esami di elezione rimangono l’US e la RM (Koulouris e Connell, 2006; Cohen e Bradley, 2007). Sebbene entrambi i tipi d’indagine vengano ritenuti vali- di nell’identificare una lesione degli hamstring, la RM si mostra superiore all’US quando si tratti di diagnosti- care una lesione a livello muscola- re profondo (Koulouris e Connell, 2005), oppure nel caso in cui nella zona da indagare siano presenti dei tessuti fibrotici derivanti da una pre- cedente lesione che con l’indagine US potrebbero essere confusi con una lesione recente (Connell e coll., 2004). Inoltre, la RM rispetto all’US mostra una maggiore accuratezza nell’identificazione di possibili sot- tili aree edematose e nel misurare l’estensione della lesione (Connell e coll., 2004). Alcuni Autori hanno anche dimostrato come l’esame RM possa essere predittivo nei confronti della stima del periodo riabilitativo da affrontare a seguito del trauma (Connell e coll., 2004; Gibbs e coll., 2004); in particolare l’estensione e la cross-sectional area della lesione si sono mostrate direttamente pro- porzionali al tempo necessario alla guarigione (Connell e coll., 2004; Verral e coll., 2006). Tuttavia, se la RM si è dimostrata valida al fine di stimare i tempi di recupero post-le- sionale, altrettanto non si può dire per ciò che concerne la previsione dei rischi di recidiva (Verrall e coll., 20067; Koulouris e coll., 2007). In- fatti, è importante sottolineare il fatto che lesioni che all’esame RM appaio- no come le più severe non mostrano poi di aver un maggior grado di re- cidiva (Gibbs e coll., 2004; Verrall e Figura 6: RM assiale con taglio a livello della tuberosità ischiatica (asterisco) che mostra una situazione di normalità anatomi- ca degli hamstring. La freccia ricurva indica il tendine comune del capo lungo del bicipite femorale e del semitendinoso, la freccia dritta indica invece il tendine del semimem- branoso.
  • 5. LE LESIONI DEGLI HAMSTRING 37 coll., 2006; Koulouris e coll., 2007; Warren e coll., 2010). In letteratura non vi è però un consensus per ciò che riguarda il timing ottimale di ese- cuzione della RM o della US dopo l’e- vento lesivo (Ekstrand e coll., 2012; Kerkhoffs e coll., 2013). Alcuni Autori raccomandano di effettuare l’esame RM a 24-48 ore di distanza dall’e- vento lesivo, altri a 48-72 ore, ed altri ancora ad una distanza compresa tra le 24 ore ed i 5 giorni dall’inciden- te (Slavotinek e coll., 2002; Connel e coll., 2004; Askling e coll., 2007). 4.6 La classificazione delle lesioni Le lesioni dei muscoli flessori, come d’altro canto quella degli altri grup- pi muscolari, sono classificabili in tre diversi gradi in funzione della sinto- matologia dolorosa, della perdita di capacità contrattile e della perdita di movimento. Classicamente i tre gra- di lesionali sono (Schneider-Kolsky e coll., 2006; Mason e coll., 2007): i. Grado I classificabile come blando ii. Grado II classificabile come moderato iii. Grado III classificabile come severo Ci sembra interessante segnalare la classificazione delle lesioni musco- lari da trauma indiretto proposta da Nanni (2000) che suddivide queste ultime basandosi su criteri di ordine anamnestico, sintomatologico e ana- tomo-patologico in: i. Contrattura ii. Stiramento iii. Strappo di I° grado iv. Strappo di II° grado v. Strappo di III° grado Contrattura Criterio anamnestico e sintomatologico • Si manifesta con una sintomato- logia dolorosa che insorge quasi sempre ad una certa distanza dell’attività sportiva. • La latenza d’insorgenza del do- lore è variabile: da qualche ora al giorno dopo. • Il dolore è mal localizzato, so- stanzialmente imputabile ad un’alterazione diffusa del tono muscolare. • Questo tipo di alterazione è probabilmente da ritenersi come conseguenziale ad uno stato di affaticamento generale del mu- scolo. Criterio anatomo-patologico • Sono assenti lesioni anatomiche evidenziabili macroscopicamen- te o ad un osservazione al mi- croscopio ottico.
  • 6. 38 Stiramento Criterio anamnestico e sintomatologico • Lo stiramento rappresenta sem- pre la conseguenza di un episo- dio doloroso acuto. • La sede del dolore è, nella mag- gior parte dei casi, ben localiz- zata. • Il soggetto è costretto ad inter- rompere l’attività sportiva anche se la sintomatologia lamentata non comporta necessariamente un’impotenza funzionale imme- diata. • Il soggetto conserva un preciso ricordo anamnestico dell’episo- dio lesivo. Criterio anatomo-patologico • Non sono presenti lacerazioni macroscopiche delle fibre • Il disturbo funzionale e la conse- guente sintomatologia possono essere attribuiti ad un’alterazio- ne funzionale delle miofibrille, ad un’alterazione della condu- zione neuro-muscolare, oppure a lesioni sub-microscopiche a livello sarcomerale. • La conseguenza sul piano clinico è rappresentata da un ipertono muscolare contestuale a sintoma- tologia algica. Strappo di I° grado Criterio anamnestico e sintomatologico • Si manifesta con dolore acuto e violento durante l’attività at- tribuibile alla lacerazione di un numero variabile di fibre. • Il soggetto è costretto ad abban- donare l’attività. Criterio anatomo-patologico • Lo strappo è sempre accompa- gnato da stravaso ematico più o meno evidente che è in funzione dell’entità, e della localizzazione anatomica della lesione, nonché dall’integrità o meno delle fasce. • La classificazione in gradi è rife- rita all’entità del tessuto musco- lare lacerato. Per questo motivo nello strappo di I° grado si ve- rifica la lacerazione di poche miofibrille all’interno di un fascio muscolare, ma non la lacerazio- ne dell’intero fascio. Strappo di II° grado Criterio anamnestico e sintomatologico • Valgono le considerazione fatte nel caso di strappo di I° grado. Criterio anatomo-patologico • Nello strappo di II° grado si ve- rifica la lacerazione di uno o più
  • 7. LE LESIONI DEGLI HAMSTRING 39 fasci muscolari, che coinvolge comunque meno dei ¾ della superficie di sezione anatomica del muscolo nell’area conside- rata. • Il deficit funzionale è importante ma non assoluto. Strappo di III° grado Criterio anamnestico e sintomatologico • Valgono le considerazione fat- te nel caso di strappo di I° e II° grado. Criterio anatomo-patologico • In questo caso si verifica una perdita nella soluzione di conti- nuità muscolare che coinvolge più dei ¾ della superficie di sezione anatomica del muscolo nell’area considerata. • Il deficit funzionale è pratica- mente assoluto. • La lesione può essere ulterior- mente distinta in: • Parziale: nel caso in cui la lacerazione della sezione del muscolo sia imponente ma comunque incompleta. • Totale: nel caso in cui si verifi- chi una lacerazione dell’intero ventre muscolare. Tuttavia, oggi non possiamo disco- noscere il ruolo fondamentale svolto dall’imaging (RM ed ultrasonografia) non solamente nella conferma della diagnosi clinica ma anche, e soprat- tutto, nell’identificazione dell’estatta dislocazione della zona sottoposta all’insulto traumatico nel contesto dell’unità muscolo tendinea (UTM). Le informazioni che si possono otte- nere soprattutto attraverso un esame di imaging di secondo livello come la RM - quali l’esatta disclocazione dell’area lesionata, la sua estensione e la cross sectional area dell’edema muscolare - possono essere di estre- ma utilità nel formulare un outcome predittivo della lesione stessa. Per questa ragione ci sembra di estre- mo interesse proporre di seguito la stadiazione radiologica in seguito ad esame di RM od US delle lesioni muscolari proposta da Lee ed Healy (2012) utilizzata nel loro studio in cui sono state esaminate e classificate 516 lesioni a livello dei muscoli fles- sori in altrettanti giocatori di calcio partecipanti alla UEFA Champions League1 . 1. Nello studio di Lee ed Healy (2012) l’84% delle lesioni muscolari dei flessori interessavano il bicipite femorale, mentre per l’11% era coinvolto il semimembranoso e solamente per il 5% le lesioni erano a livello del semitendinoso.
  • 8. 40 Stadiazione delle lesioni muscolari dei muscoli flessori in seguito ad esame di RM Grado 0 Non vi sono un visibile edema mu- scolare od alterazioni macroscopi- che dell’architettura muscolare. Nello studio proposto da Lee ed Healy i soggetti che presentavano evidenza clinica di un trauma acuto dei flessori ma che mostravano un esame di RM normale (grado 0) furono in grado di ritornare alla piena attività dopo un periodo medio di 8 giorni. Strappo di I° grado È visibile un incremento di segnale all’interno della zona lesionale nelle sequenze ad alto gradiente di con- trasto (STIR e T2). Non sono tuttavia visibili alterazioni macroscopiche dell’architettura muscolare. L’incre- mento del segnale è dovuto all’ede- ma ed alla fuoruscita di sangue, in genere proveniente dalla giunzione neuromuscolare (NMJ), che si espan- dono lungo i fascicoli muscolari pro- ducendo un classico pattern a tipo «penna di uccello» Nello strappo di I° grado è talvolta visibile anche una quota fluida perifasciale. Nello studio dei due Autori i giocatori che pre- sentavano uno strappo di I° grado ai muscoli flessori furono in grado di ritornare in campo dopo un periodo medio di 17 giorni. Strappo di II° grado Le caratteristiche che un strappo di II° grado mostra all’esame di RM sono sostanzialmente delle macro- scopiche alterazioni dell’architettu- ra muscolare all’interno della zona lesionale. Nel sito anatomico della lesione è evidente un incremento del segnale dovuto alla raccolta di liqui- do, a testimonianza di una parziale lacerazione del muscolo stesso. Tale incremento di segnale rappresenta la formazione di un ematoma. Pos- sono contestualmente essere presenti anche edema con pattern a «penna di uccello» e fluido perifasciale come nel caso di strappi di I° grado. Fre- quentemente il liquido perifasciale può essere molto abbondante e può espandersi in conformità alla dislo- cazione della lesione. Si può inoltre evidenziare talvolta una certa lassità del tendine centrale intra-muscolare. Nello studio dei due Autori, i gioca- tori che presentavano uno strappo di II° grado ai muscoli flessori furono in grado di ritornare in campo dopo un periodo medio di 22 giorni. Strappo di III° grado Nello strappo di III° grado si può osservare una distruzione completa dell’UMT ed un ematoma che riem- pe completamente il gap lesiona- le. Generalmente gli strappi di III° grado vengo osservati con maggior frequenza a livello dell’origine del
  • 9. LE LESIONI DEGLI HAMSTRING 41 tendine libero prossimale, mentre sono più rari a livello dell’inserzione distale. Gli strappi di III° grado sono rari e nello studio di Lee ed Healy rappresentavano solamente il 3% di tutte le lesioni osservate. La ripara- zione chirurgica si rende raramente necessaria e trova una sua indicazio- ne solamente nel caso di traumi da avulsione con retrazione maggiore di 2-3 centimetri. Nello studio dei due Autori, i giocatori che presentavano uno strappo di III° grado ai muscoli flessori furono in grado di ritornare in campo dopo un periodo medio di 73 giorni. Stadiazione delle lesioni muscolari dei muscoli flessori in seguito ad esame di US Strappo di I° grado L’esame US può talvolta apparire normale oppure mostrare solamente un modesto incremento dell’ecogeni- cità nel sito della lesione. Tale incre- mento dell’ecogenicità può oscurare la MTJ. Può essere presente liquido perifasciale. Strappo di II° grado Tipicamente si evidenzia una discon- tinuità della ecogenicità delle strie perimisiali sia a livello della MTJ che a livello della giunzione miofa- sciale. Vi è comunemente raccolta liquida intermuscolare e perifasciale. È obiettivamente difficoltoso diffe- renziare un I° da un II° grado trami- te esame di RM e questo può avere un’importante ricaduta in termini di predittività dell’outcome lesionale. In questo caso l’esame US rappresenta un prezioso strumento complemen- tare al fine di confermare l’esattezza del grado della lesione, grazie alla possibilità che l’US stessa presenta nel poter evidenziare delle alterazio- ni strutturali macroscopiche del mu- scolo a livello del sito lesionale che avvengano durante una contrazione dinamica, tipiche degli strappi di II° grado. Strappo di III° grado Vi è una completa discontinuità del muscolo o più frequentemente della MTJ. Le zone di muscolo adiacenti alla zona lesionale appaiono ipere- cogene. Comunemente si osserva una cospicua raccolta liquida inter- muscolare, perifasciale e sottocuta- nea. Spesso è osservabile un etero- geneo ematoma che può oscurare la zona tendinea teminale rendendo dif- ficile una perfetta diagnosi. In questi casi la zona tendinea terminale è me- glio osservabile tramite esame di RM.