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La   Lirica   amorosa  nella  Grecia  del periodo arcaico: Saffo
La  lirica amorosa in Grecia                                                                                                                                 La poesia d’amore nasce  in Grecia nel periodo arcaico (VII sec. a. C.) in ambiente eolico.  Nell’isola di Lesbo, occupata, (all’epoca della prima invasione della penisola balcanica da parte degli indoeuropei), da gente che parlava un dialetto greco detto eolico, una città, Mitilene  ebbe la fortuna di dare i natali a due eccelsi poeti. La lirica amorosa, come abbiamo visto,  era detta dai Greci  melica monodica , cioè poesia cantata  da una voce solista e con l’accompagnamento di uno strumento musicale.,                                                                                                                        Il più grande poeta d’amore dell’antica Grecia fu una donna :    SAFFO ! [1]     “Dolce - ridente Saffo coronata di viole”                              la chiamò Alceo di Mitilene che ebbe la fortuna di conoscerla.  A duemila e settecento anni di distanza, Saffo continua a incantare l'umanità.  Perché la poetessa di Lesbo cantò i più delicati e sottili moti dell'anima, l'enigma dell'innamoramento, la forza struggente della passione, il distacco, la nostalgia, la melanconia;                        fu la prima   voce a parlare di sé stessa della letteratura greca       e dunque dell'intera letteratura occidentale. Saffo volle nella sua poesia cantare soprattutto l’amore, l’amore col la A maiuscola ed in tutte le sue sfumature di colore!  Conosceva bene il rosso della passione d’amore,  la vampa che accendeva  il suo cuore  e lo faceva ardere di desiderio, il giallo della gelosia,  il nero della   delusione e della disperazione... Saffo fu la prima a scoprire gli effetti psicosomatici dell’amore,      ( soprattutto  quello inconfessato, non ricambiato, negato, tradito...) e a descriverli  nella maniera più accurata e... poetica, individuandone i sintomi, prevedendone le inevitabili conseguenze.
                            Saffo  :      Inno   ad   Afrodite    Immortale Afrodite dal trono iridato,  figlia di Zeus, orditrice d’inganni, ti prego,  non abbattere, o divina, il mio animo con ansie  	e tormenti;     ma vieni qui, come altre volte udendo la mia  voce lontana, mi hai dato ascolto  e, lasciata la casa del padre, aggiogato  	il carro d’oro,     sei giunta. Passeri graziosi ed agili, sbattendo  le ali compatte, ti trasportavano allora  dal cielo sulla terra nera attraverso  il limpido etere.     D’un balzo giungevano; e tu, o beata,  sorridendo con il tuo viso immortale  mi chiedevi che cosa ancora soffrissi, perché  t’invocassi di nuovo,     e soprattutto che cosa ancora volessi ottenere col mio  animo pazzo. «Quale persona amata devo di nuovo  persuadere ad avvicinarsi a te?» chiedevi.  	«Chi, o Saffo, ti fa torto?     Se infatti fugge, ben presto t’inseguirà;  se non accetta doni, anzi  te li farà;  e se non ama ben presto ti amerà,  	anche se controvoglia».     Ora vienimi ancora in aiuto e scioglimi  dall’angoscia che mi opprime. Fa’ che si compia  tutto ciò che il cuore desidera. Realizzalo! Tu stessa  sii mia alleata!
Saffo :  L’ Inno  ad Afrodite -     Nell'inno ad Afrodite, forse una delle più belle e delicate liriche pervenuteci, Saffo esprime la pena e l'ansia per l'amore non sempre corrisposto  e mostra di avere con la dea un rapporto molto  intimo, tanto che alla fine dell'ode la poetessa ha voluto apporre una sorta di sigillo, chiamato sfreghìs, che consiste nell'apporre nel testo il proprio nome.Ma chi è la persona amata da Saffo,  quella che la fa soffrire con la sua indifferenza?   αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει                           se  non ama, presto ti amerà                               κωὐκ ἐθέλοισα ... pur non volendo ...   Ebbene proprio dal participio femminile  è possibile arguire che Saffo ama una donna, probabilmente una sua allieva ... Immortale Afrodite dal trono iridato,  figlia di Zeus, orditrice d’inganni, ti prego,  non abbattere, o divina, il mio animo con ansie e tormenti;     ma vieni qui, come altre volte udendo la mia  voce lontana, mi hai dato ascolto  e, lasciata la casa del padre, aggiogato  	il carro d’oro,     sei giunta. Passeri graziosi ed agili, sbattendo  le ali compatte, ti trasportavano allora  dal cielo sulla terra nera attraverso  il limpido etere.     D’un balzo giungevano; e tu, o beata,  sorridendo con il tuo viso immortale  mi chiedevi che cosa ancora soffrissi, perché  t’invocassi di nuovo,     e soprattutto che cosa ancora volessi ottenere col mio  animo pazzo. «Quale persona amata devo di nuovo  persuadere ad avvicinarsi a te?» chiedevi.  	«Chi, o Saffo, ti fa torto?     Se infatti fugge, ben presto t’inseguirà;  se non accetta doni, anzi  te li farà;  e se non ama ben presto ti amerà,  	anche se controvoglia».   Ora vienimi ancora in aiuto e scioglimi  dall’angoscia che mi opprime. Fa che                       si compia tutto ciò che il cuore desidera.   Realizzalo! Tu stessa  sii mia alleata! Ποικιλόθρον᾽ ἀθανάτ’ Ἀφρόδιτα,                                                                   παῖ Δίος δολόπλοκε, λίσσομαί σε,  μή μ᾽ ἄσαισι μηδ᾽ ὀνίαισι δάμνα,                                   πότνια, θῦμον,  ἀλλὰ τυίδ᾽ ἔλθ᾽, αἴ ποτα κἀτέρωτα  τὰς ἔμας αὔδας ἀίοισα πήλοι  ἔκλυες, πάτρος δὲ δόμον λίποισα  χρύσιον ἦλθες  ἄρμ᾽ ὐπασδεύξαισα· κάλοι δέ σ᾽ ἆγον  ὤκεες στροῦθοι περὶ γᾶς μελαίνας  πύκνα δίννεντες πτέρ᾽ ἀπ᾽ ὠράνω αἴθε-  ρος διὰ μέσσω·  αἶψα δ᾽ ἐξίκοντο· σὺ δ᾽, ὦ μάκαιρα,  μειδιαίσαισ᾽ ἀθανάτωι προσώπωι  ἤρε᾽ ὄττι δηὖτε πέπονθα κὤττι  δηὖτε κάλημμι  κὤττι μοι μάλιστα θέλω γένεσθαι  μαινόλαι θύμωι· τίνα δηὖτε πείθω  . . σάγην ἐς σὰν φιλότατα; τίς σ᾽, ὦ  Ψάπφ᾽, ἀδικήει;  καὶ γὰρ αἰ φεύγει, ταχέως διώξει,  αἰ δὲ δῶρα μὴ δέκετ᾽, ἀλλὰ δώσει, αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει κωὐκ ἐθέλοισα.  ἔλθε μοι καὶ νῦν, χαλέπαν δὲ λῦσον ἐκ μερίμναν, ὄσσα δέ μοι τέλεσσαι θῦμος ἰμέρρει, τέλεσον, σὺ δ᾽ αὔτα          σύμμαχος ἔσσο
Qual è la concezione che Saffo ha della vita? Quali cose ritiene importanti e degne di essere desiderate e perseguite?Ebbene in questo frammento troviamo la sua  weltanschauung : « Οi|  μὲν         ἰ ππήων   στρότον,           οἰ δὲ    πέσδων,    Alcuni     una schiera  di cavalieri,     altri   di  fanti, οἰ  δὲ       νάων      φαῖ σ'   ἐπ[ὶ]   γᾶν  μέλαι[ν]αν altri (una flotta) di navi    dicono   sulla   terra   nera ἔ] μμεναι   κάλλιστον,      ἔ γω  δὲ    κῆν'   ὄ τ- che sia     la cosa più bella,     io    invece  quello  che τω  τιςἔραται. »                (framm.  16) qualcuno      ama ο]ἰ μὲν  ἰππήων  στρότον  οἰ δὲ πέσδων, οἰ δὲ νάων φαῖσ᾿ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]ανἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν᾿ ὄτ-τω τις ἔραται 
Ecco perché Saffo volle nella sua poesia cantare soprattutto l’amore.Saffo fu la prima a scoprire gli effetti psicosomatici dell’amore,  ( soprattutto  quello inconfessato, non ricambiato, negato, tradito...)e a descriverli  nella maniera più accurata e...poetica, individuandone i sintomi, prevedendone le inevitabiliconseguenze.Nell’ ode  del Sublime[1] che affascinò Catullo al punto che egli volle tradurlain latino, Saffo raggiunge forse l’acme della sua arte :________________________________[1]È questa l'ode più celebre di Saffo, detta"sublime" perché  indicata dall'autore del Sublime come esempio di alta poesia Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν	ἔμμεν᾽ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοιἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί-      σας ὐπακούει καὶ γελαίσ‹ας› ἰμέροεν.  τό μ᾽ ἦ μάνκαρδίαν  ἐν στήθεσιν  ἐπτόαισεν.ὢς γὰρ ἔς σ᾽ ἴδω βρόχε᾽, ὤς με φώνη-      σ᾽ οὖδεν ἔτ᾽ εἴκει, ἀλλὰ κὰμ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον δ᾽ αὔτικα χρῶι πῦρ ὐπαδεδρόμακεν,ὀππάτεσσι δ᾽ οὖδεν ὄρημμ᾽, ἐπιρρόμ-      βεισι δ᾽ ἄκουαι, ἀ δέ μ᾽ ἴδρως κακχέεται, τρόμος δέπαῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας  ___ ἔμμι, τεθνάκην δ᾽ ὀλίγω ᾽πιδεύης      φαίνομ᾽ ἔμ᾽ αὔται· ἀλλὰ πᾶν τόλματον,  [ ]... Mi  sembra sia simile agli dei quell’uomo  Che siede di fronte a te e ascolta  te  Che gli parli dolcemente   E che  amorosamente ridi.  Il mio cuore martella nel petto. Non appena infatti ti vedo Non mi rimane un filo di voce, ma la lingua mi si spezza, un sottile  fuoco rapidamente mi corre sotto pelle, con gli occhi nulla più io vedo, le orecchie mi rombano. Il sudore mi scorre giù, un tremito mi Prende tutta, sono più verde dell’erba, Mi  sembra che poco manchi ch’io muoia;  ma  tutto si può sopportare ...
Ἕροv δαὖτ᾽ ὲτίναξεν ἔμοι φρέναv,                    Eros  di nuovo  mi ha squassato la menteἄνεμοv κατ ὄροv  δρύσιν ἐμπέσων.           come il vento del monte si scaglia sulle querce. Il   Tiaso  :   Saffo  e  le  sue compagne Saffo era direttrice e insegnante di un tiaso, sorta di collegio in cui fanciulle di famiglia aristocratica venivano educate. Secondo la tradizione tra l'insegnate e le fanciulle nascevano rapporti di grande familiarità,  amicizia,  intimità e talvolta  perfino d’amore.  Il tiaso diretto da Saffo era consacrato alle Muse e ad Afrodite, e nel tiaso fanciulle di ceto elevato a lei affidate per la loro formazione, imparavano la danza, il canto e le altre arti dell’eleganza, della bellezza e dell’amore, preparandosi al matrimonio a cui erano destinate . Dall’opera di Saffo emerge un mondo in cui la femminilità è un valore prioritario: ancor prima di essere preparate al loro futuro ruolo di mogli e di madri, le ragazze del tiaso imparano a essere donne e ad esprimere le loro potenzialità nel sentimento che meglio caratterizza questa loro condizione, appunto l’amore.                                           Saffo parla spesso nelle sue poesie delle sue allieve, si rivolge a loro con tenerezza,                                           con ammirazione,  rivelando talvolta nei loro confronti sentimenti di vero e proprio                                                    tanto che  oggi la parola lesbismo con l’aggettivo derivato e l’espressione amori saffici                                                 stanno ad indicare l’amore omosessuale femminile... Saffo compose  epitalami  e imenei  struggenti canti d'amore per le sue allieve                                                     destinate a nozze e questo ha lasciato supporre un innamoramento anche con                       .                                         componenti sessuali.         A  Gòngila O mia Gòngila, ti prego: metti la tunica bianchissima e vieni a me davanti: intorno a te vola desiderio d'amore. Così adorna, fai tremare chi guarda; e io ne godo, perché la tua bellezza rimprovera Afrodite.  (Frammento 36)
Caratteri   della   poesia  di   Saffo Con Saffo per la prima volta si prendono le distanze dai poemi omerici: La poetessa introduce una grande innovazione, sottolineando l’importanza dei sentimenti e della memoria che stabilisce un rapporto tra passato e presente, accrescendo l’intensità degli affetti. Ad esempio grande sensibilità e leggerezza di tocco dimostra in questa breve lirica in  esametri dattilicinella quale vuole consolare una sua allieva che è giunta al matrimonio in età un po’ più matura rispetto alle altre ragazze, che in Grecia a quel tempo venivano fatte sposare giovanissime e spesso con uomini molto più anziani. Potremmo intitolare questa lirica La  Mela  Dimenticata οἶον τὸ γλυκύμαλον ἐρεύθεται ἄκρωι ἐπ᾽ ὔσδωι,ἄκρον ἐπ᾽ ἀκροτάτωι, λελάθοντο δὲ μαλοδρόπηες·      οὐ μὰν ἐκλελάθοντ᾽, ἀλλ᾽ οὐκ ἐδύναντ᾽ ἐπίκεσθαι[. . . . . . . . . . . .]Come la dolce mela rosseggia alta sul più alto ramo,  i raccoglitori di mele  se la sono dimenticata; no, non l’hanno dimenticata,  ma non riuscirono a raggiungerla... Il tema predominante affrontato è sempre quello dell’amore, considerato da Saffo il più potente dei sentimenti umani , il cui ruolo è determinante nella vita e nell’educazione del tiaso, e colto in tutte le sue sfumature, sia quello travolgente della passione sia quello del turbamento adolescenziale della fanciulla che lo confida alla madre: Γλύκεια μᾶτερ, οὔ τοι δύναμαι κρέκην τὸν ἴστον,O dolce madre, non posso più tessere al telaio,πόθῳ δάμεισα παῖδοσ βραδίναν δἰ Ἀφρόδιταν. domata dal desiderio di un ragazzo,  a causa della  languida Afrodite... In quest’altro frammento la poetessa riesce ad esprimere e a condividere il dolore di una madre che ha perso la figlia: Ϝέσπερε, πάντα φέρων, ὄσα φαίνολισ ἐσκέδασ᾽ αγωσ,                                       O sera che riporti a casa tutte le cose φέρεισ οἴν, φέρεισ αἶγα, φέρεισ ἄπυ ματέρι παῖδα           riporti la pecora, riporti la capra,  ma non riporti alla madre la figlia...
L’amore    come   paideiéa Saffo era al centro di una comunità femminile, dedita al culto delle Muse e di Afrodite, in cui svolgeva funzioni di guida e di maestra: in casa sua, fanciulle di ceto elevato a lei affidate per la loro formazione, imparavano la danza, il canto e le altre arti dell’eleganza, della bellezza e dell’amore, preparandosi al matrimonio a cui erano destinate; faceva parte di questa educazione ed iniziazione all’età adulta anche il rapporto amoroso, spirituale e fisico, tra Saffo e le allieve, predisposte in questo modo a riconoscere nell’eros l’esperienza fondamentale della loro vita presente e futura. Per Arignota, bella come la luna tra gli astri, che aveva sposato un uomo potente ed ormai abitava lontano, e che malinconicamente supplicava la poetessa di raggiungerla, Saffo si struggeva  di nostalgia perché avrebbe voluto rivedere    il suo bel volto e le movenze aggraziate.         Ad un’altra amica, costretta a lasciarla, Saffo, pur afflitta dall’amarezza del distacco, ricordava le ore trascorse insieme in soave intimità e, frenando la commozione, e trattenendo il   pianto, la consolava :                                                                                                                                                                                                                                                                                                                “ Esser morta vorrei veramente.”                                                                                                                                 Mi lasciava piangendo,                                                                                                                         e tra molte cose mi disse: “Oh, Saffo,                                                                                                                                è terribile quello che soffriamo!                                                                                                                                      Ti lascio, non per mio volere”.                                                                                                                                      E a lei io rispondevo: “Addio,                                                                                                                                            su, vai, e ricordati di me:                                                                                                                                   tu infatti lo sai quanto ti amavo:                                                                                                                   e se non lo sai, allora io te lo voglio ricordare...  Com’era bello ciò che provavamo, quante corone di viole ti posavi sul capo, accanto a me, di rose, croco, salvia, di cerfoglio, e quante s’intrecciavano ghirlande per il tuo collo delicato fatte dei fiori della primavera…  E tutto il corpo ti ungevi di unguento profumato...  E su soffici lettisaziavi il desiderio... E non vi era danzané sacra festa... da cui noi fossimo assentiné bosco sacro...
eTwinning  -    “La lirica amorosa nella Grecia del  periodo arcaico” è stato elaborato dagli alunni della  IV C  del Liceo classico  “M. Pagano”   Campobasso - Italy sotto la guida della loro insegnante,  prof.ssa Maria Antonella Perrotta.

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La lirica amorosa nella grecia del periodo arcaico

  • 1. La Lirica amorosa nella Grecia del periodo arcaico: Saffo
  • 2. La lirica amorosa in Grecia La poesia d’amore nasce in Grecia nel periodo arcaico (VII sec. a. C.) in ambiente eolico. Nell’isola di Lesbo, occupata, (all’epoca della prima invasione della penisola balcanica da parte degli indoeuropei), da gente che parlava un dialetto greco detto eolico, una città, Mitilene ebbe la fortuna di dare i natali a due eccelsi poeti. La lirica amorosa, come abbiamo visto, era detta dai Greci melica monodica , cioè poesia cantata da una voce solista e con l’accompagnamento di uno strumento musicale., Il più grande poeta d’amore dell’antica Grecia fu una donna : SAFFO ! [1] “Dolce - ridente Saffo coronata di viole” la chiamò Alceo di Mitilene che ebbe la fortuna di conoscerla. A duemila e settecento anni di distanza, Saffo continua a incantare l'umanità. Perché la poetessa di Lesbo cantò i più delicati e sottili moti dell'anima, l'enigma dell'innamoramento, la forza struggente della passione, il distacco, la nostalgia, la melanconia; fu la prima voce a parlare di sé stessa della letteratura greca e dunque dell'intera letteratura occidentale. Saffo volle nella sua poesia cantare soprattutto l’amore, l’amore col la A maiuscola ed in tutte le sue sfumature di colore! Conosceva bene il rosso della passione d’amore, la vampa che accendeva il suo cuore e lo faceva ardere di desiderio, il giallo della gelosia, il nero della delusione e della disperazione... Saffo fu la prima a scoprire gli effetti psicosomatici dell’amore, ( soprattutto quello inconfessato, non ricambiato, negato, tradito...) e a descriverli nella maniera più accurata e... poetica, individuandone i sintomi, prevedendone le inevitabili conseguenze.
  • 3. Saffo : Inno ad Afrodite   Immortale Afrodite dal trono iridato, figlia di Zeus, orditrice d’inganni, ti prego, non abbattere, o divina, il mio animo con ansie e tormenti;   ma vieni qui, come altre volte udendo la mia voce lontana, mi hai dato ascolto e, lasciata la casa del padre, aggiogato il carro d’oro,   sei giunta. Passeri graziosi ed agili, sbattendo le ali compatte, ti trasportavano allora dal cielo sulla terra nera attraverso il limpido etere.   D’un balzo giungevano; e tu, o beata, sorridendo con il tuo viso immortale mi chiedevi che cosa ancora soffrissi, perché t’invocassi di nuovo,   e soprattutto che cosa ancora volessi ottenere col mio animo pazzo. «Quale persona amata devo di nuovo persuadere ad avvicinarsi a te?» chiedevi. «Chi, o Saffo, ti fa torto?   Se infatti fugge, ben presto t’inseguirà; se non accetta doni, anzi te li farà; e se non ama ben presto ti amerà, anche se controvoglia».   Ora vienimi ancora in aiuto e scioglimi dall’angoscia che mi opprime. Fa’ che si compia tutto ciò che il cuore desidera. Realizzalo! Tu stessa sii mia alleata!
  • 4. Saffo : L’ Inno ad Afrodite - Nell'inno ad Afrodite, forse una delle più belle e delicate liriche pervenuteci, Saffo esprime la pena e l'ansia per l'amore non sempre corrisposto e mostra di avere con la dea un rapporto molto intimo, tanto che alla fine dell'ode la poetessa ha voluto apporre una sorta di sigillo, chiamato sfreghìs, che consiste nell'apporre nel testo il proprio nome.Ma chi è la persona amata da Saffo, quella che la fa soffrire con la sua indifferenza? αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει se non ama, presto ti amerà κωὐκ ἐθέλοισα ... pur non volendo ... Ebbene proprio dal participio femminile è possibile arguire che Saffo ama una donna, probabilmente una sua allieva ... Immortale Afrodite dal trono iridato, figlia di Zeus, orditrice d’inganni, ti prego, non abbattere, o divina, il mio animo con ansie e tormenti;   ma vieni qui, come altre volte udendo la mia voce lontana, mi hai dato ascolto e, lasciata la casa del padre, aggiogato il carro d’oro,   sei giunta. Passeri graziosi ed agili, sbattendo le ali compatte, ti trasportavano allora dal cielo sulla terra nera attraverso il limpido etere.   D’un balzo giungevano; e tu, o beata, sorridendo con il tuo viso immortale mi chiedevi che cosa ancora soffrissi, perché t’invocassi di nuovo,   e soprattutto che cosa ancora volessi ottenere col mio animo pazzo. «Quale persona amata devo di nuovo persuadere ad avvicinarsi a te?» chiedevi. «Chi, o Saffo, ti fa torto?   Se infatti fugge, ben presto t’inseguirà; se non accetta doni, anzi te li farà; e se non ama ben presto ti amerà, anche se controvoglia». Ora vienimi ancora in aiuto e scioglimi dall’angoscia che mi opprime. Fa che si compia tutto ciò che il cuore desidera. Realizzalo! Tu stessa sii mia alleata! Ποικιλόθρον᾽ ἀθανάτ’ Ἀφρόδιτα, παῖ Δίος δολόπλοκε, λίσσομαί σε, μή μ᾽ ἄσαισι μηδ᾽ ὀνίαισι δάμνα, πότνια, θῦμον, ἀλλὰ τυίδ᾽ ἔλθ᾽, αἴ ποτα κἀτέρωτα τὰς ἔμας αὔδας ἀίοισα πήλοι ἔκλυες, πάτρος δὲ δόμον λίποισα χρύσιον ἦλθες ἄρμ᾽ ὐπασδεύξαισα· κάλοι δέ σ᾽ ἆγον ὤκεες στροῦθοι περὶ γᾶς μελαίνας πύκνα δίννεντες πτέρ᾽ ἀπ᾽ ὠράνω αἴθε- ρος διὰ μέσσω· αἶψα δ᾽ ἐξίκοντο· σὺ δ᾽, ὦ μάκαιρα, μειδιαίσαισ᾽ ἀθανάτωι προσώπωι ἤρε᾽ ὄττι δηὖτε πέπονθα κὤττι δηὖτε κάλημμι κὤττι μοι μάλιστα θέλω γένεσθαι μαινόλαι θύμωι· τίνα δηὖτε πείθω . . σάγην ἐς σὰν φιλότατα; τίς σ᾽, ὦ Ψάπφ᾽, ἀδικήει; καὶ γὰρ αἰ φεύγει, ταχέως διώξει, αἰ δὲ δῶρα μὴ δέκετ᾽, ἀλλὰ δώσει, αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει κωὐκ ἐθέλοισα. ἔλθε μοι καὶ νῦν, χαλέπαν δὲ λῦσον ἐκ μερίμναν, ὄσσα δέ μοι τέλεσσαι θῦμος ἰμέρρει, τέλεσον, σὺ δ᾽ αὔτα σύμμαχος ἔσσο
  • 5. Qual è la concezione che Saffo ha della vita? Quali cose ritiene importanti e degne di essere desiderate e perseguite?Ebbene in questo frammento troviamo la sua weltanschauung : « Οi| μὲν ἰ ππήων στρότον, οἰ δὲ πέσδων, Alcuni una schiera di cavalieri, altri di fanti, οἰ δὲ νάων φαῖ σ' ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]αν altri (una flotta) di navi dicono sulla terra nera ἔ] μμεναι κάλλιστον, ἔ γω δὲ κῆν' ὄ τ- che sia la cosa più bella, io invece quello che τω τιςἔραται. » (framm. 16) qualcuno ama ο]ἰ μὲν ἰππήων στρότον οἰ δὲ πέσδων, οἰ δὲ νάων φαῖσ᾿ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]ανἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν᾿ ὄτ-τω τις ἔραται 
  • 6. Ecco perché Saffo volle nella sua poesia cantare soprattutto l’amore.Saffo fu la prima a scoprire gli effetti psicosomatici dell’amore, ( soprattutto quello inconfessato, non ricambiato, negato, tradito...)e a descriverli nella maniera più accurata e...poetica, individuandone i sintomi, prevedendone le inevitabiliconseguenze.Nell’ ode del Sublime[1] che affascinò Catullo al punto che egli volle tradurlain latino, Saffo raggiunge forse l’acme della sua arte :________________________________[1]È questa l'ode più celebre di Saffo, detta"sublime" perché indicata dall'autore del Sublime come esempio di alta poesia Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν ἔμμεν᾽ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοιἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί-      σας ὐπακούει καὶ γελαίσ‹ας› ἰμέροεν. τό μ᾽ ἦ μάνκαρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν.ὢς γὰρ ἔς σ᾽ ἴδω βρόχε᾽, ὤς με φώνη-      σ᾽ οὖδεν ἔτ᾽ εἴκει, ἀλλὰ κὰμ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον δ᾽ αὔτικα χρῶι πῦρ ὐπαδεδρόμακεν,ὀππάτεσσι δ᾽ οὖδεν ὄρημμ᾽, ἐπιρρόμ-      βεισι δ᾽ ἄκουαι, ἀ δέ μ᾽ ἴδρως κακχέεται, τρόμος δέπαῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας ___ ἔμμι, τεθνάκην δ᾽ ὀλίγω ᾽πιδεύης      φαίνομ᾽ ἔμ᾽ αὔται· ἀλλὰ πᾶν τόλματον, [ ]... Mi sembra sia simile agli dei quell’uomo Che siede di fronte a te e ascolta te Che gli parli dolcemente E che amorosamente ridi. Il mio cuore martella nel petto. Non appena infatti ti vedo Non mi rimane un filo di voce, ma la lingua mi si spezza, un sottile fuoco rapidamente mi corre sotto pelle, con gli occhi nulla più io vedo, le orecchie mi rombano. Il sudore mi scorre giù, un tremito mi Prende tutta, sono più verde dell’erba, Mi sembra che poco manchi ch’io muoia; ma tutto si può sopportare ...
  • 7. Ἕροv δαὖτ᾽ ὲτίναξεν ἔμοι φρέναv, Eros di nuovo mi ha squassato la menteἄνεμοv κατ ὄροv δρύσιν ἐμπέσων. come il vento del monte si scaglia sulle querce. Il Tiaso : Saffo e le sue compagne Saffo era direttrice e insegnante di un tiaso, sorta di collegio in cui fanciulle di famiglia aristocratica venivano educate. Secondo la tradizione tra l'insegnate e le fanciulle nascevano rapporti di grande familiarità, amicizia, intimità e talvolta perfino d’amore. Il tiaso diretto da Saffo era consacrato alle Muse e ad Afrodite, e nel tiaso fanciulle di ceto elevato a lei affidate per la loro formazione, imparavano la danza, il canto e le altre arti dell’eleganza, della bellezza e dell’amore, preparandosi al matrimonio a cui erano destinate . Dall’opera di Saffo emerge un mondo in cui la femminilità è un valore prioritario: ancor prima di essere preparate al loro futuro ruolo di mogli e di madri, le ragazze del tiaso imparano a essere donne e ad esprimere le loro potenzialità nel sentimento che meglio caratterizza questa loro condizione, appunto l’amore. Saffo parla spesso nelle sue poesie delle sue allieve, si rivolge a loro con tenerezza, con ammirazione, rivelando talvolta nei loro confronti sentimenti di vero e proprio tanto che oggi la parola lesbismo con l’aggettivo derivato e l’espressione amori saffici stanno ad indicare l’amore omosessuale femminile... Saffo compose epitalami e imenei struggenti canti d'amore per le sue allieve destinate a nozze e questo ha lasciato supporre un innamoramento anche con . componenti sessuali. A Gòngila O mia Gòngila, ti prego: metti la tunica bianchissima e vieni a me davanti: intorno a te vola desiderio d'amore. Così adorna, fai tremare chi guarda; e io ne godo, perché la tua bellezza rimprovera Afrodite. (Frammento 36)
  • 8. Caratteri della poesia di Saffo Con Saffo per la prima volta si prendono le distanze dai poemi omerici: La poetessa introduce una grande innovazione, sottolineando l’importanza dei sentimenti e della memoria che stabilisce un rapporto tra passato e presente, accrescendo l’intensità degli affetti. Ad esempio grande sensibilità e leggerezza di tocco dimostra in questa breve lirica in esametri dattilicinella quale vuole consolare una sua allieva che è giunta al matrimonio in età un po’ più matura rispetto alle altre ragazze, che in Grecia a quel tempo venivano fatte sposare giovanissime e spesso con uomini molto più anziani. Potremmo intitolare questa lirica La Mela Dimenticata οἶον τὸ γλυκύμαλον ἐρεύθεται ἄκρωι ἐπ᾽ ὔσδωι,ἄκρον ἐπ᾽ ἀκροτάτωι, λελάθοντο δὲ μαλοδρόπηες· οὐ μὰν ἐκλελάθοντ᾽, ἀλλ᾽ οὐκ ἐδύναντ᾽ ἐπίκεσθαι[. . . . . . . . . . . .]Come la dolce mela rosseggia alta sul più alto ramo, i raccoglitori di mele se la sono dimenticata; no, non l’hanno dimenticata, ma non riuscirono a raggiungerla... Il tema predominante affrontato è sempre quello dell’amore, considerato da Saffo il più potente dei sentimenti umani , il cui ruolo è determinante nella vita e nell’educazione del tiaso, e colto in tutte le sue sfumature, sia quello travolgente della passione sia quello del turbamento adolescenziale della fanciulla che lo confida alla madre: Γλύκεια μᾶτερ, οὔ τοι δύναμαι κρέκην τὸν ἴστον,O dolce madre, non posso più tessere al telaio,πόθῳ δάμεισα παῖδοσ βραδίναν δἰ Ἀφρόδιταν. domata dal desiderio di un ragazzo, a causa della languida Afrodite... In quest’altro frammento la poetessa riesce ad esprimere e a condividere il dolore di una madre che ha perso la figlia: Ϝέσπερε, πάντα φέρων, ὄσα φαίνολισ ἐσκέδασ᾽ αγωσ, O sera che riporti a casa tutte le cose φέρεισ οἴν, φέρεισ αἶγα, φέρεισ ἄπυ ματέρι παῖδα riporti la pecora, riporti la capra, ma non riporti alla madre la figlia...
  • 9. L’amore come paideiéa Saffo era al centro di una comunità femminile, dedita al culto delle Muse e di Afrodite, in cui svolgeva funzioni di guida e di maestra: in casa sua, fanciulle di ceto elevato a lei affidate per la loro formazione, imparavano la danza, il canto e le altre arti dell’eleganza, della bellezza e dell’amore, preparandosi al matrimonio a cui erano destinate; faceva parte di questa educazione ed iniziazione all’età adulta anche il rapporto amoroso, spirituale e fisico, tra Saffo e le allieve, predisposte in questo modo a riconoscere nell’eros l’esperienza fondamentale della loro vita presente e futura. Per Arignota, bella come la luna tra gli astri, che aveva sposato un uomo potente ed ormai abitava lontano, e che malinconicamente supplicava la poetessa di raggiungerla, Saffo si struggeva di nostalgia perché avrebbe voluto rivedere il suo bel volto e le movenze aggraziate.   Ad un’altra amica, costretta a lasciarla, Saffo, pur afflitta dall’amarezza del distacco, ricordava le ore trascorse insieme in soave intimità e, frenando la commozione, e trattenendo il pianto, la consolava : “ Esser morta vorrei veramente.” Mi lasciava piangendo, e tra molte cose mi disse: “Oh, Saffo, è terribile quello che soffriamo! Ti lascio, non per mio volere”. E a lei io rispondevo: “Addio, su, vai, e ricordati di me: tu infatti lo sai quanto ti amavo: e se non lo sai, allora io te lo voglio ricordare... Com’era bello ciò che provavamo, quante corone di viole ti posavi sul capo, accanto a me, di rose, croco, salvia, di cerfoglio, e quante s’intrecciavano ghirlande per il tuo collo delicato fatte dei fiori della primavera… E tutto il corpo ti ungevi di unguento profumato... E su soffici lettisaziavi il desiderio... E non vi era danzané sacra festa... da cui noi fossimo assentiné bosco sacro...
  • 10. eTwinning - “La lirica amorosa nella Grecia del periodo arcaico” è stato elaborato dagli alunni della IV C del Liceo classico “M. Pagano” Campobasso - Italy sotto la guida della loro insegnante, prof.ssa Maria Antonella Perrotta.