Ricerca in biologia molecolare, biotecnologie e l'impatto sul territorio e sull'impresa - Guido Martinelli, SISSA
1. RICERCA IN BIOLOGIA MOLECOLARE,
BIOTECNOLOGIE E L’IMPATTO SUL
TERRITORIO E SULL’IMPRESA
16
Dicembre
2014
XIII Conferenza annuale
del Coordinamento regionale degli Enti di Ricerca
AREA Science Park
G. Martinelli
2. Premessa:
1) La maggior parte delle considerazioni qui fatte valgono in
generale e non solo per le biotecnologie
2) Molte delle riflessioni e proposte nascono da una visita in
Israele con una delegazione di Rettori invitati dal governo
israeliano e sono state condivise e discusse con il prof.
Paleari, Presidente della CRUI, e Andrea Piccaluga,
Presidente di NETVAL
3) Quasi tutti gli spunti qui presentati sono in un documento
scritto a quattro mani con il Dott. Bravar
3. Un sistema di (grandissimo ) successo in una slide
Paragonabile a una delle regioni italiane, e.g. il Lazio, ma con alcune importanti differenze: superficie Israele
20770 Km2 (superficie Lazio 17203 Km2 - FVG 7858 Km2 ), abitanti Israele 7.8 ML (Lazio 5.8 ML- FVG 1.2 ML),
reddito medio Israele 34900 $ (Lazio 29650$ - FVG 29460 $), tasso di disoccupazione 6.8% (Lazio 10.8% - FVG
6.8% (dati da verificare e aggiornare). Israele è seconda nazione al mondo per l’educazione superiore, prima in
termini di scienziati e ingegneri per capita, in testa per numero percentuale di brevetti PCT (Patent Cooperation
Treaty) e pubblicazioni scientifiche.
Lo Stato opera una selezione dei progetti di startup meritevoli. A questo scopo si serve dell’ufficio del “Chief
Scientist” che accorda finanziamento dello Stato nelle proporzioni 85% contro 15% iniziale del capital privato di
fatto lo Stato finanzia fino a 500 K;
1) Se la startup va bene (dopo 2 o 3 anni) lo Stato si fa restituire – nel tempo e senza interessi - il capitale. Se va
male i fondi sono persi, compresi quelli del venture capitalist.
2) Lo Stato autorizza in media 4-5 progetti ogni 100 ricevuti. Dei progetti finanziati in media circa il 30% fallisce, il
30% realizza un guadagno di sopravvivenza, il 30% realizza un ritorno del 200%, il rimanente 10% è quello
delle “very successfull companies” (fino a 50 volte il capitale iniziale). La chiusura di un’impresa non è
considerata un fallimento fintanto che il sistema nel suo insieme produce lavoro e ricchezza;
3) Gli incubatori e le società di venture (anche grandi gruppi stranieri) sono private. Quelle accreditate presso il
governo, hanno accesso al sistema di credito
4) La proprietà intellettuale (IP) delle invenzioni è delle università o enti di ricerca a cui gli inventori
appartengono. In caso di successo, dei soldi ricevuti dall’impresa con cui si è concluso l’accordo, di solito il
60% va all’Università, e il 40% agli inventori. Le condizioni sono stabilite già a uno stadio molto iniziale dei
progetti.
5) L’Università fornisce HR e idee, può riceve royalties ma non ha alcun ruolo nella gestione del progetto
imprenditoriale. Es: “Universities are not able to commercialize anything. JVP (uno degli incubatori private di
successoLe università sono dunque coinvolte solo nel “primo miglio” dopo l’attività di ricerca, ma è
l’ecosistema delle imprese e dei finanziatori che prontamente “assorbe” e sfrutta economicamente i risultati di
ricerca prodotti da un sistema indubbiamente molto forte dal punto di vista scientifico.
4. 1. Ci vuole un luogo fisico per istituti di ricerca e start up
2. Nuova legislazione con facilitazioni fiscali per le start up
3. Nuove strategie delle case farmaceutiche per le start up
E`il momento di provare un nuovo modello e la nostra
regione potrebbe fare da apripista con
un nuovo sistema/modello della Regione FVG
per il trasferimento tecnologico e le start-up
partire col biotech è in qualche modo naturale
5. Il nuovo sistema/modello della Regione FVG
in quattro passi (parti):
1) Le sedi delle HR, dei laboratori e delle competenze
ovvero le tre università della Regione e gli istituti di ricerca;
2) La Società per il trasferimento tecnologico delle Università:
questo ruolo, che deve essere assunto da una struttura
indipendente dalle università, potrebbe essere svolto ad esempio
dalla Società “Innovation Factory” di Area Science Park, e
dovrebbe prevedere una partecipazione nel capitale sia delle tre
Università sia di Friulia, per poter fornire con adeguata
professionalità i servizi svolti da Isis, Yedda o Ramot per le
università israeliane
Ma…
Ognuno deve fare il suo lavoro e i ricercatori devono fare i
ricercatori e non gli imprenditori (e viceversa)…
6. Società per il trasferimento tecnologico e il collegamento con
l'industria, portando le scoperte scientifiche promettenti fatte
nell'università all'attenzione del settore industriale e dei private
equity. Innovation Factory dovrebbe fornire il quadro giuridico e
commerciale per le invenzioni fatte da docenti, studenti e
ricercatori, proteggendo le scoperte con opportuni brevetti e
lavorare congiuntamente con l'industria e con private equity, per
portare le innovazioni scientifiche al mercato. Come avviene
anche in Israele i Parchi Scientifici e Tecnologici e/o i Distretti
Tecnologici e/o i gruppi di lavoro regionali di cui al punto 4)
potrebbero bypassare questa intermediazione e mettersi
d’accordo direttamente con l’università/ricercatore
La Società per il trasferimento tecnologico delle
Università/Enti di Ricerca:
7. L’ufficio del Chief Scientist:
dovrebbe essere costituito presso la Direzione
Regionale competente in materia da un gruppo
operativo di scienziati e imprenditori totalmente
indipendente dalle università e dalle imprese che
propongono i progetti da finanziare. L’ufficio dovrebbe
avere a disposizione un budget adeguato, su base
pluriennale, per finanziare le start up. L’ammontare
potrebbe essere stabilito scalando i dati
corrispondenti di Israele.
8. Parchi scientifici e tecnologici regionali:
Focalizzate nei settori di sviluppo industriale previsti nelle Smart Specialization
Strategy della Regione (es: Tecnologie per gli Ambienti di Vita, Economia del Mare,
Tecnologie biomediche, bioinformatiche e biotecnologiche). Le attività dei Distretti
Tecnologici di settore dovrebbero essere gestite a “regime” dalle industrie e da
private equity interessati allo sviluppo dello stesso settore.
Tali Distretti Tecnologici dovrebbero fornire l’assistenza e i servizi necessari
soprattutto per far decollare le start up ovvero
i) assistere le società in ogni fase con una consulenza finanziaria professionale;
ii) fornire le condizioni per lo sviluppo finanziario e commerciale in ambito locale e
internazionale;
iii) preparare e adattare il materiale per lo sviluppo finanziario e commerciale delle
imprese (piani commerciali e di marketing, indagini di mercato, presentazione del
prodotto ecc);
iv) assistere le società per il finanziamento con raccolta fondi compresi VC, investitori
privati e programmi di aiuti governativi;
v) fornire un servizio di scouting tecnologico, ovvero di ricerca e selezione di
tecnologie appropriate, di possibili attività di sviluppo dell’idea originale, di ricerca
delle imprese manifatturiere, ecc.;
vi) fornire collegamento della società con potenziali tecnici, sviluppatori, manager,
aziende in partnership ecc.