veDrò - Osservatorio permanente sulle imprese, PRIMO RAPPORTO.
Una formula per fare ripartire il manifatturiero, volano dell’economia italiana. Una ricetta di sviluppo che porti alla creazione di nuove imprese. È quanto è accaduto lo scorso anno, quando è stata registrata una crescita del 5,5% nella natalità delle aziende dell’industria dopo un biennio, il 2008-2009, all’insegna dei saldi negativi.
I comparti che si sono rivelati più prolifici sono alimentare, beni in metallo, abbigliamento, energia e sostenibilità. In queste aree si è concentrato poco più del 53% delle imprese nate nel 2010. Sul fronte dell’occupazione, poi, si è assistito a un trend decrescente nella riallocazione dei posti di lavoro, tecnicamente il Gross job turnover (Gjt) dato dalla somma dei posti di lavoro creati e distrutti rapportato al numero medio dei lavoratori.
A dirlo è l’Osservatorio permanente sulle imprese italiane promosso da “veDrò″ in collaborazione con le Università di Milano e Stanford. Questa mattina la presentazione del rapporto all’apertura dei lavori di “veDrò 2011″, laboratorio di scambio di idee e think tank bi-partisan che si svolge fino a mercoledì nella centrale Fies di Dro, in Trentino.
Una possibile via che porta alla crescita potrebbe proprio essere quella del manifatturiero, perché «la globalizzazione e la crisi in atto mettono a nudo le debolezze del nostro sistema industriale», spiega Marco Zanotelli, docente di Econometria dell’Università di Milano e direttore dell’Osservatorio insieme a Ursula Huws, della Metropolitan University di Londra. «Non ho dubbi – prosegue – che l’industria sia il motore della crescita e ora si debba andare alla ricerca di un modello di manifatturiero italiano da recuperare».
Oltre all’espansione dell’industria alimentare, la seconda per numero di imprese nel manifatturiero, il rapporto evidenzia l’aumento delle imprese attive nell’industria del recupero e della preparazione al riciclaggio, nicchia relativamente giovane della green economy che vale lo 0,6% del totale, in sviluppo grazie alla maggiore sensibilità verso la protezione dell’ambiente. Nel complesso però lo scenario nazionale registra una contrazione del numero delle aziende attive. La crisi ha colpito duro quelle imprese che fabbricano prodotti in metallo, macchine e apparecchiature meccaniche, mobili e legno.
«È l’istantanea di come e dove la tempesta colpisce la nostra economia – dice Benedetta Rizzo, presidente di “veDrò″ –. Si tratta di capire se e come si muove l’industria italiana. Solo così è possibile immaginare misure di politica economica e industriale in grado di incidere davvero sulla competitività generale del Paese».
Da IL SOLE 24 ORE del 29 agosto 2011, "Alimentare e metallurgia leader nelle start up" di Enrico Netti
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La trasformazione e il riposizionamento delle imprese nel sistema produttivo italiano dal 2007 al 2010
1. della dinamica demografica di impresa con un particolare focus sul
manifatturiero. Nel medio e lungo periodo l’espansione dell’economia italiana è
stata inferiore a quella delle maggiori economie industrializzate. Dal 1996, in
particolare, il nostro apparato produttivo è apparso meno dinamico rispetto al
complesso dei Paesi europei, soprattutto nelle “fasi espansive del ciclo”. Nel
periodo 2000-2003 la diminuzione della produttività totale dei fattori ha
sottratto poco meno di un punto percentuale all’anno alla crescita del prodotto,
spiegando una parte significativa della debole performance di crescita del
prodotto della nostra economia. Sotto il profilo della struttura produttiva, il
confronto con il resto dei Paesi UE conferma la persistenza di due elementi
critici del nostro apparato produttivo: l’elevato numero di imprese attive in
Italia e la loro dimensione media estremamente ridotta.
Global Competitiveness Index 2008-2009 e 2009-2010
Rank Rank
Rank Rank
Paese Paese
09-10 08-09 09-10 08-09
Svizzera 1 2 Irlanda 25 22
Stati Uniti 2 1 Islanda 26 20
Singapore 3 5 Israele 27 23
Svezia 4 4 Arabia Saudita 28 27
Danimarca 5 3 Cina 29 30
Finlandia 6 6 Cile 30 28
Germania 7 7 Repubblica Ceca 31 33
Giappone 8 9 Brunei Darussalam 32 39
Canada 9 10 Spagna 33 29
Olanda 10 8 Cipro 34 40
Hong Kong SAR 11 11 Estonia 35 32
Taiwan 12 17 Tailandia 36 34
Inghilterra 13 12 Slovenia 37 42
Norvegia 14 15 Bahrain 38 37
Australia 15 18 Kuwait 39 35
Francia 16 16 Tunisia 40 36
Austria 17 14 Oman 41 38
Belgio 18 19 Porto Rico 42 41
Corea, Rep. 19 13 Portogallo 43 43
Nuova Zelanda 20 24 Barbados 44 47
Lussemburgo 21 25 Sud Africa 45 45
Qatar 22 26 Polonia 46 53
Emirati Arabi 23 31 Slovacchia 47 46
Malesia 24 21 Italia 48 49
Fonte: elaborazione su dati Word Economic Forum
3
2. dimensioni d’impresa; b) il secondo – più tipico dei sistemi della meccanica
e di quelli del Nord-Est – vede uno spostamento verso un sistema d’impresa
più strutturato (crescono sia la densità di addetti sia la dimensione media) e
L’imprenditorialità diffusa e la specializzazione nei settori manifatturieri delle dunque maggiormente in grado di cogliere economie di scala: produttive,
filiere dei beni per la persona e la casa (il cuore del made in Italy) e nella organizzative e di presenza sui mercati.
meccanica strumentale hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo
economico del Paese ancora in tempi recenti. Eppure, le difficoltà del sistema Addetti delle imprese dei Paesi dell'Unione europea per macrosettore
produttivo italiano a fronteggiare il mutamento dello scenario competitivo e classe di addetti
degli ultimi anni sembrano derivare in buona parte dagli aspetti di
dimensione e specializzazione.
Specializzazione settoriale per Paese in termini
di numero di imprese (%)
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Fonte: Eurostat, Strutturai Business Statistics
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Percentuale di addetti sul totale per classe dimensionale
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Micro (1-9 addetti) Piccola (10-49 addetti) Media (50-249 addetti) Grande (250+ addetti)
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Fonte: elaborazione su dati UE
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-3A209566
=..2?2.B
Fonte: elaborazione su dati UE
Con riferimento alle dinamiche occupazionali emerge come tra il 1991 e il 2001
sono stati i sistemi del made in italy, concentrati soprattutto nel Nord-Est
a far registrare la crescita più sostenuta, in una ottica di più lungo periodo
(1971-2001) emergono due percorsi evolutivi : a) il primo, che riguarda
7
soprattutto le filiere del tessile-abbigliamento e del cuoio-calzature, si
distingue per una crescita della densità di addetti senza un rafforzamento della
5
3. Specializzazione settoriale per Paese in termini di numero di occupati
sul totale degli occupati per Paese (%)
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Che il presidio sui mercati esteri rappresenti un’opportunità di crescita
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segnalano che le imprese esportatrici sono mediamente più grandi, più
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profittabilità più elevata rispetto alle imprese non esposte sui mercati
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internazionali. Nei momenti di espansione del ciclo della domanda estera, le
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opportunità di crescita. Sotto il profilo dimensionale degli operatori
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operatori di grandi dimensioni.
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Principali beni esportati dall'Italia (%)
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Macchine di impiego generale 5,7
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Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in
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pelliccia 3,8
Prodotti chimici di base 3,2
Parti ed accessori per autoveicoli 3,2
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Medicinali e preparati farmaceutici 2,8
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Altri prodotti in metallo 2,6
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Articoli in materie plastiche 2,5
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Mobili 2,5
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Calzature 2,0
Motori, generatori e trasformatori elettrici 1,8
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/8/440-9-4:"+;17" 0-74201>-2./++ 742991;;-2 144-F-4:
Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi 1,8
19<51++ 92D5.-91>-2.-++ B023/77-2.18-++
Fonte: elaborazione su dati Osservatorio Economico Ministero Sviluppo Economico (2009)
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!"#$%&'(&!! La tavola seguente fornisce un quadro di insieme della distribuzione territoriale
delle imprese che risultano così ripartite sul territorio nazionale.
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Distribuzione per regione delle imprese italiane
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Fonte: Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò
Fonte: elaborazione su dati UE
La ricerca dell’Osservatorio presentata quest’anno, ha preso in esame le
Il legame tra sottodimensionamento e rilevanti aspetti della competitività imprese italiane del settore manifatturiero attive con dipendenti. Si è
Fonte: Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò
riguarda la produttività, la specializzazione produttiva e commerciale, la considerato come riferimento l’anno 2007 (base 2007 = 100) e sono state
penetrazione sui mercati esteri, la propensione alla ricerca e analizzate ledell’Osservatorio presentata quest’anno, ha tre anni. esame le
La ricerca variazioni del numero di imprese nei successivi preso in
all’innovazione, l’utilizzo di capitale umano. imprese italiane del settore manifatturiero attive con dipendenti. Si è
I risultati evidenziano nel 2008 un 102,5
Il profilo strutturale delle imprese italiane si modifica con estrema lentezza. incremento come riferimento l’anno 2007 (base 2007 = 100) e sono state
considerato delle imprese di 102,0
101,5
Negli ultimi anni la sua evoluzione ha seguito due direttrici principali: analizzate le variazioni del numero di imprese nei successivi tre anni.
tutti i settori produttivi pari al
101,0
100,5
100,0
terziarizzazione e concentrazione. Nel primo caso si tratta di tendenze di 2,2% rispetto al 2007,nel 2008nel
I risultati evidenziano mentre un 99,5
102,5
99,0
102,0
lungo periodo, anche se l’Italia rimane a vocazione manifatturiera più forte incremento delle imprese di
2009 l’inizio della crisi economica 98,5
101,5
101,0 2007 2008 2009 2010
della media UE. L’aumento del peso delle grandi imprese è invece una tutti i settori produttivi pari al
internazionale ha fatto registrare 100,5
100,0 Totale imprese
tendenza più debole e recente emersa dopo il 2001. 2,2% rispetto al 2007, mentre nel
una contrazione delle imprese Fonte:99,5 Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò
99,0
Per quanto riguarda la demografia delle imprese, negli anni a seguire si è pari all’1%. della 2010 vi è stato
2009 l’inizio Nel crisi economica 98,5
2007 2008 2009 2010
manifestato un declino nella nascita di nuove imprese, sistematico a partire ancora un calo, seppure registrare al precedente pari allo 0,7%. Data l’entità
internazionale ha fatto inferiore
Totale imprese
dal 2000 ancorché contenuto. Il tasso di mortalità, al contrario, mostra un una crisi, le contrazioni imprese Fonte: Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò
della contrazione delle si possono dire contenute, e ciò è dovuto anche
andamento ascendente arrivando nel 2002 a superare quello di natalità. all’utilizzo intensivo, da vi è stato aziende, della cassa integrazione guadagni.
pari all’1%. Nel 2010 parte delle
ancora un calo, seppure inferiore al precedente pari allo 0,7%. Data l’entità
101
della crisi, le contrazioni si possono dire contenute, e ciò è dovuto anche
100
99
all’utilizzo intensivo, da parte delle aziende, della cassa integrazione guadagni.
98
97
96
95
101
94
100
93
99
92
98
97 2007 2008 2009 2010
96
95 ATTIVITA' MANIFATTURIERE
9 94
Fonte: Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò
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