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1919-1938
L’avvento dei
REGIMI
TOTALITARI
Georg Grosz,
L’agitatore (1930)
Sfondo economico e
sociale
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno2
I principali REGIMI TOTALITARI che si affermano in
Europa tra le due guerre mondiali furono:
Prima di affrontarli uno per uno, vediamo per linee generali il contesto economico
nel quale si svilupparono.
lo STALINISMO
in Unione Sovietica
(1924-1953)
il REGIME
FASCISTA
in Italia
(1922-1945)
il REGIME NAZISTA
in Germania (1933-1945)
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno3
Il dopoguerra: la crisi economica
Alla fine della prima guerra mondiale, si erano determinate le seguenti condizioni:
• il centro economico del mondo si era spostato
– non più l’Europa, ma gli Stati Uniti, detenevano il primato economico mondiale
– la politica estera statunitense si orientò verso l’isolazionismo, non assumendo quel
ruolo-guida nelle relazioni internazionali che si sarebbe dovuto accompagnare alla
fondazione della Società delle nazioni (alle cui riunioni non parteciparono mai)
• l’Europa era in piena crisi economica
– la guerra aveva prosciugato tutte le ricchezze e le risorse
– per riconvertire l’industria di guerra in industria “di pace”, servivano investimenti di
capitali che i paesi europei avevano difficoltà a reperire
– l’inflazione ( = svalutazione del potere d’acquisto della moneta) strozzava i consumi e
aumentava vertiginosamente il costo del denaro e la povertà dei singoli cittadini
• i domini coloniali europei erano in rapido declino
– i paesi che avevano conservato domini coloniali (Francia e Inghilterra) facevano fatica
a controllare le spinte antimperialiste e indipendentiste delle loro colonie
• le colonie britanniche a prevalenza demografica bianca divennero “dominions” =
comunità autonome legate all’impero britannico da un vincolo di “fedeltà commerciale”
(Canada, Australia, Nuova Zelanda e Unione sudafricana: paesi del Commonwealth,
fondato nel 1926)
• l’Irlanda centro-meridionale fu riconosciuta indipendente nel 1922
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno4
Gli anni Venti: la ripresa
• Alla crisi post-bellica fece seguito un periodo di grande sviluppo
dell’economia internazionale, che vide protagonisti sia gli USA
(in testa) che i principali stati europei (con la Germania in coda)
• si avvia un ciclo economico positivo fondato su:
– la produzione industriale di massa
– l’estensione del taylorismo (teoria del management esposta da
Frederick Taylor nel 1911)
• analisi delle mansioni, creazione del prototipo
di lavoratore ideale per quelle mansioni,
selezione del lavoratore ideale -> catena di
montaggio, altissima crescita della produttività del
lavoro
– ampliamento dei consumi
– dilatazione dei commerci internazionali
• integrazione dei mercati e delle economie mondiali
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno5
The Roaring Twenties
Sono i “ruggenti anni Venti”, nei quali negli
USA si diffonde la musica Jazz, si balla il
Charleston, la moda femminile si trasforma
(capelli corti a caschetto, gonne sempre più
corte: nascono le cosiddette “flappers”, o
“maschiette”, spregiudicate e disinvolte).
In generale, le classi agiate, anche in
Europa, vivono di lusso e divertimenti.
L’attrice e
showgirl
americana
Louise
Brooks
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno6
Secondo alcuni dei suoi
protagonisti,
questa vita fatta di “parties” e di
spregiudicatezza morale celava, al
suo interno, un grande vuoto
esistenziale.
L’ “età del Jazz” è stata descritta
alla perfezione dallo scrittore e
sceneggiatore statunitense
Francis Scott Fitzgerald.
Flappers and Philosophers, New York, 1920
Tales of the Jazz Age, New York, 1920
The Beautiful and Damned, New York, 1922
The Great Gatsby, New York, 1925
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno7
Il proibizionismo
Gli anni Venti furono anche il periodo in cui,
negli USA, era legalmente proibito produrre,
importare, esportare e vendere bevande alcoliche.
In un periodo di crescente puritanesimo e di una
sempre più vistosa presenza di disordini sociali
causati dall'alcol, il Governo si vide costretto a
ratificare, il 16 gennaio 1919, tramite il XVIII
emendamento, la legge relativa al proibizionismo,
che divenne effettiva l'anno seguente.
Col massimo dissenso della popolazione americana,
che continuò a far uso di alcolici ritrovandosi
in appositi bar clandestini (chiamati speak-easy),
negli anni Venti il proibizionismo diede linfa vitale
al fenomeno del gangsterismo, che si dedicò al
contrabbando di alcolici.
Il proibizionismo, che provocò più danni di quanti ne
volesse sanare, fu abolito nel 1933.
Una flapper nasconde una bottiglietta d’alcol nello stivale
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno8
Gangster, mafia e cinema
I gangster sono criminali organizzati che svolgono
affari che offrono un prodotto od un servizio
più o meno richiesto, benché illegale (alcol, droga,
gioco d’azzardo, prostituzione, ecc.)
Fra le maggiori organizzazioni criminali è la Mafia, che
negli USA si era diffusa già alla fine dell’Ottocento, e
che era (ed è) prevalentemente composta da
italo-americani.
Negli anni Venti, la Mafia lottò con le altre
organizzazioni criminali irlandesi-americane per
assicurarsi il monopolio nel traffico di alcolici:
tristemente famosa è rimasta la cosiddetta “strage di
S. Valentino” del 14 febbraio 1929, quando la gang
mafiosa di Al Capone sterminò a colpi di fucile, in un
garage, la gang avversaria.
Nel corso degli anni, i mafiosi sono stati fatto
oggetto di una nutritissima bibliografia e filmografia.
Si va dai vecchi film hollywoodiani in bianco
e nero al Il Padrino – I, II, e III - di Coppola,
a Scarface e Gli intoccabili di De Palma e a
Quei bravi ragazzi di Scorsese.
Paradossalmente, questa produzione
artistica ha avuto l’effetto di favorire il
processo di
auto-identificazione ed integrazione culturale
degli immigrati di origine italiana, che si
sono potuti identificare in uno stereotipo
forte e culturalmente riconosciuto.
Robert De Niro nel ruolo di Al
Capone ne Gli Intoccabili, 1987
Al Capone nel 1931
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno9
La crisi degli anni Trenta
Il 24 ottobre 1929, il crollo di Wall Street (la Borsa di New York), il cosiddetto giovedì
nero, segna l’inizio della più famosa e nefasta delle crisi economiche globali che
caratterizzano lo sviluppo economico (inevitabilmente ciclico) dei paesi capitalisti.
Come già era accaduto nella crisi precedente (la “Grande Depressione” del 1873-
96), si verificò una sovrapproduzione di merci che i mercati non riuscivano più ad
assorbire: calo delle vendite, licenziamenti, scarsezza di acquirenti delle azioni
industriali diffusero – in un contesto di economia globale aperta – la crisi e la
povertà a macchia d’olio, dall’epicentro (USA) fino alle più remote periferie
coloniali.
Nel 1931, negli Usa, i disoccupati erano 8 milioni; nel 1932, erano 13 milioni. Molte
famiglie contadine, colpite dal ribasso dei prezzi, furono costrette ad abbandonare
le loro terre ed a vagare per tutto il paese in cerca di lavori saltuari.
La nuova Grande Depressione durò un decennio (1929-40) e trascinò con sé le
economie europea e giapponese, trasformandosi rapidamente in un fattore di
INSTABILITA’ POLITICA e contribuendo a spingere l’Occidente verso una nuova
guerra generale.
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno10
“Hobos” (vagabondi senzatetto) a Chicago
nei primi anni Trenta
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno11
Origini e meccanismo della crisi
crollo
della
Borsa
caduta degli
investimenti
nelle aziende
contrazione
della
produzione
disoccupazion
e
caduta
della domanda
smania del “denaro facile”: si comprano azioni anticipando solo il 10% del loro valore
(sistema del margin) e poi si rivendono subito, con la complicità di aziende e banche
il capitale delle aziende che risulta dalla quotazione raggiunta dai loro titoli in
Borsa non corrisponde più al capitale reale (i titoli diventano “pezzi di carta”)
il mercato è saturo (tutti hanno frigorifero, lavatrice, radio e automobile), gli stipendi
medi non aumentano, i consumi diminuiscono, i magazzini restano pieni di invenduto
il “gioco” viene scoperto, la notizia si diffonde
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno12
Dorothea Lange,
“Migrant Mother”
(1936)
Dorothea Lange (1895-1965), fotografa statunitense co-
fondatrice dell’agenzia Magnum, realizzò un reportage
completo del periodo della depressione, su commissione
della Farm Security Administration. In particolare,
documentò la situazione di immigrati, braccianti e operai.
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno13
Coda di disoccupati a New York
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno14
LA CRISI DILAGA IN EUROPA
La crisi colpì tutta l’Europa (e il mondo), ma le conseguenze più gravi si ebbero:
• in INGHILTERRA:
– la paralisi del commercio internazionale privò il paese della sua fonte tradizionale di
reddito
– la sterlina subì una forte svalutazione
– il Governo adottò misure protezionistiche per difendersi dalla concorrenza,
contribuendo così ad aggravare la crisi mondiale
• in GERMANIA:
– già colpita da una devastante inflazione negli anni Venti (a seguito della “pace
punitiva” inflittale da Clemenceau e Alleati)
– aveva appena cominciato a riprendersi grazie ai finanziamenti concessi dagli USA
(piano Dawes del 1924: l’intento era di aprire la strada ai capitali stranieri nella
ricostruzione post-bellica del paese)
– fu precipitata dalla cessazione dell’afflusso di capitali americani (dopo il 1929) in una
nuova, drammatica condizione di crisi
• sospensione dei lavori pubblici e dei piani di edilizia popolare
• crollo dell’occupazione e di ogni fiducia nel partito di governo (i Socialdemocratici moderati)
• drastica riduzione dei salari
• crescita dei consensi al Partito nazionalsocialista fondato da Adolf Hitler
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno15
La SVALUTAZIONE è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più altre monete, in regime
di cambi fissi.
Dove vi è un cambio fisso, la base monetaria è data da una quantità fissata d'oro (gold standard).
Il cambio tra monete dipende dal rapporto tra le quantità d'oro sottostanti a ciascuna moneta.
Se per esempio un'unità della moneta A vale 0,1 grammi d'oro, e un'unità della moneta B vale 1 grammo d'oro,
per acquistare un'unità di moneta B occorrono 10 unità di moneta A. Il valore della moneta B è quindi pari a 10
unità di moneta A. (Le monete che fanno da “pietra di paragone” sono quelle dei paesi maggiormente
sviluppati e potenti dal punto di vista economico).
L’oro corrispondente alla quantità di moneta emessa da un paese è conservato nella sua banca centrale. In
situazioni di grave deficit pubblico, o di notevole passivo della bilancia dei pagamenti (cioè, quando le entrate
in valuta straniera per crediti e merci vendute ed esportate all'estero sono molto scarse, mentre le uscite,
sempre in valuta straniera, per debiti e merci acquistate e importate dall'estero sono molto alte), il governo, in
accordo con la banca centrale, svaluta la moneta, cioè ne ridefinisce il valore in modo più adeguato alla
effettiva disponibilità d’oro del paese.
La svalutazione rende più costose le merci importate e di conseguenza può avere conseguenze sull'inflazione
del paese che svaluta.
Il termine INFLAZIONE indica un incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo, che
determina una perdita di potere d'acquisto della moneta: con la stessa quantità di denaro si può acquistare
una minore quantità di beni e servizi.
Per esempio, 1 Lira italiana del 1861 (la Lira coniata al momento della proclamazione del Regno d'Italia)
equivale ad oltre 6.000 lire del 1999 e ad oltre 3 Euro del 2006.
«Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca.»
(Ugo Tognazzi)
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno16
Germania, 1923:
bambini usano
come giocattoli
pacchi di
banconote prive
di ogni valore.
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno17
Germania, 1923:
Una donna usa
mazzi di banconote
per accendere
la stufa.
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno18
Germania, 1930:
manifesto
elettorale del
Partito Nazional-
Socialista.
TRADUZIONE:
Madre o Compagna?
Uomo o Macchina?
Dio o Diavolo?
Sangue o Denaro?
Razza o Ibrido?
Canto popolare o Jazz?
Nazionalsocialismo o Bolscevismo?
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno19
Tre risposte alla crisi:
CRISI
del 1929
Stati Uniti
fascismo
e nazismo
Unione
Sovietica
New Deal
di Roosevelt
protezionismo
controllo
della società
spese militari
pianificazione
centralizzata
interventi
sociali
regolamentazione
di banche
e corporations
collettivizzazione
delle campagne
industrializzazione
forzata
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno20
Il New Deal
di Franklin Delano Roosevelt
Il New Deal (letteralmente, “nuovo corso”) fu il piano di interventi statali elaborato dal
presidente Franklin Delano Roosevelt (un democratico, eletto nel 1932) per fare fronte
alla grande crisi iniziata nel 1929.
Il New Deal si fondava su due principi:
• rilancio della domanda interna
– interventi sociali contro la disoccupazione
– rialzo e difesa dei redditi
– miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici
(dunque, innalzamento della loro capacità di spesa)
• controllo del sistema bancario e delle grandi corporations
(le compagnie industriali e finanziarie associate mediante trust, talmente ricche e potenti da
condizionare la politica economica nazionale)
Veniva così fondato lo “stato sociale” (welfare state), che per la prima volta proteggeva i lavoratori
con un sistema di assicurazioni per la vecchiaia e di sussidi; inoltre venne anche effettuata una
riforma tributaria improntata ad una maggiore equità.
L’intervento dello stato nell’economia rappresentò un mutamento molto significativo per una
nazione che aveva sempre considerato come uno dei suoi principi costitutivi la totale libertà di
mercato. F.D. Roosevelt fu rieletto a pieni voti nel 1936: una vittoria politica con un significato
internazionale, ovvero il fatto che fosse possibile superare la crisi in modo democratico...
R
o
o
s
e
v
e
l
t
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno21
Una serie di lavori pubblici, indetti
nel contesto del New Deal,
assorbirono tra i 2 e i 3
milioni di lavoratori disoccupati
F.D. Roosevelt per la messa a punto del suo piano si affidò ad un brain trust
(letteralmente, "gruppo di fiducia di cervelli") che basò la propria strategia sulle teorie
dell'economista britannico John Maynard Keynes, già autore delle Conseguenze
economiche della pace (1919).
L'opera di Keynes e del suo gruppo, poi sintetizzata nel
volume Teoria generale dell'Occupazione, dell'Interesse e
della Moneta, penetrò sensibilmente nei reticolati della
cultura economica liberale americana, dando luogo ad un
lungo dibattito protrattosi negli anni.
L’economista britannico sosteneva l'incapacità del mercato
di autoregolamentarsi: in una situazione di inflazione
galoppante ed evidente recessione, l'intervento da parte
dello stato nell'attività produttiva e nel processo economico
diveniva determinante per risollevare le sorti del paese e
ridistribuire verso il basso la ricchezza, evitando dunque la
sproporzione evidente nel dato periodo.
Secondo alcuni economisti della cosiddetta “scuola
austriaca”, tra i quali spicca Murray N. Rothbard, l'effetto
del New Deal non fu miracoloso come da molti sostenuto,
dato che già nel 1937 ci fu un'ulteriore depressione che
fermò nuovamente l'economia statunitense, e che
l'occupazione in quegli anni aumentò al massimo di un paio
di milioni di lavoratori, lasciando senza lavoro (nel 1939)
più di dieci milioni di americani.
La conclusione di Rothbard, quindi, è
che l'occupazione americana non
aumentò grazie al New Deal di
Roosevelt, ma grazie alla Seconda
guerra mondiale, che assorbì l'enorme
sacca di disoccupati. (M. N. Rothbard,
America's Great Depression, 1963).
Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno22
Le “risposte totalitarie” alla crisi
Sono quelle date:
• in Unione Sovietica, con lo stalinismo;
• in Italia, col fascismo;
• in Germania, col nazismo.
Nonostante le rispettive differenze, esse furono accomunate da:
• un orientamento autarchico in economia
– creazione di un ecosistema economico nazionale autosufficiente, chiuso,
indipendente dalle tendenze internazionali: protezionismo, nazionalizzazioni
– rafforzamento dell’industria “pesante” e bellica
• una politica interna incentrata sul culto della personalità di un “capo”
– organizzazione verticistica del potere
– controllo sociale
– repressione del dissenso
Dobbiamo, innanzitutto, vedere come nacquero i tre regimi in questione.

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Anni20 e-30

  • 2. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno2 I principali REGIMI TOTALITARI che si affermano in Europa tra le due guerre mondiali furono: Prima di affrontarli uno per uno, vediamo per linee generali il contesto economico nel quale si svilupparono. lo STALINISMO in Unione Sovietica (1924-1953) il REGIME FASCISTA in Italia (1922-1945) il REGIME NAZISTA in Germania (1933-1945)
  • 3. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno3 Il dopoguerra: la crisi economica Alla fine della prima guerra mondiale, si erano determinate le seguenti condizioni: • il centro economico del mondo si era spostato – non più l’Europa, ma gli Stati Uniti, detenevano il primato economico mondiale – la politica estera statunitense si orientò verso l’isolazionismo, non assumendo quel ruolo-guida nelle relazioni internazionali che si sarebbe dovuto accompagnare alla fondazione della Società delle nazioni (alle cui riunioni non parteciparono mai) • l’Europa era in piena crisi economica – la guerra aveva prosciugato tutte le ricchezze e le risorse – per riconvertire l’industria di guerra in industria “di pace”, servivano investimenti di capitali che i paesi europei avevano difficoltà a reperire – l’inflazione ( = svalutazione del potere d’acquisto della moneta) strozzava i consumi e aumentava vertiginosamente il costo del denaro e la povertà dei singoli cittadini • i domini coloniali europei erano in rapido declino – i paesi che avevano conservato domini coloniali (Francia e Inghilterra) facevano fatica a controllare le spinte antimperialiste e indipendentiste delle loro colonie • le colonie britanniche a prevalenza demografica bianca divennero “dominions” = comunità autonome legate all’impero britannico da un vincolo di “fedeltà commerciale” (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Unione sudafricana: paesi del Commonwealth, fondato nel 1926) • l’Irlanda centro-meridionale fu riconosciuta indipendente nel 1922
  • 4. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno4 Gli anni Venti: la ripresa • Alla crisi post-bellica fece seguito un periodo di grande sviluppo dell’economia internazionale, che vide protagonisti sia gli USA (in testa) che i principali stati europei (con la Germania in coda) • si avvia un ciclo economico positivo fondato su: – la produzione industriale di massa – l’estensione del taylorismo (teoria del management esposta da Frederick Taylor nel 1911) • analisi delle mansioni, creazione del prototipo di lavoratore ideale per quelle mansioni, selezione del lavoratore ideale -> catena di montaggio, altissima crescita della produttività del lavoro – ampliamento dei consumi – dilatazione dei commerci internazionali • integrazione dei mercati e delle economie mondiali
  • 5. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno5 The Roaring Twenties Sono i “ruggenti anni Venti”, nei quali negli USA si diffonde la musica Jazz, si balla il Charleston, la moda femminile si trasforma (capelli corti a caschetto, gonne sempre più corte: nascono le cosiddette “flappers”, o “maschiette”, spregiudicate e disinvolte). In generale, le classi agiate, anche in Europa, vivono di lusso e divertimenti. L’attrice e showgirl americana Louise Brooks
  • 6. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno6 Secondo alcuni dei suoi protagonisti, questa vita fatta di “parties” e di spregiudicatezza morale celava, al suo interno, un grande vuoto esistenziale. L’ “età del Jazz” è stata descritta alla perfezione dallo scrittore e sceneggiatore statunitense Francis Scott Fitzgerald. Flappers and Philosophers, New York, 1920 Tales of the Jazz Age, New York, 1920 The Beautiful and Damned, New York, 1922 The Great Gatsby, New York, 1925
  • 7. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno7 Il proibizionismo Gli anni Venti furono anche il periodo in cui, negli USA, era legalmente proibito produrre, importare, esportare e vendere bevande alcoliche. In un periodo di crescente puritanesimo e di una sempre più vistosa presenza di disordini sociali causati dall'alcol, il Governo si vide costretto a ratificare, il 16 gennaio 1919, tramite il XVIII emendamento, la legge relativa al proibizionismo, che divenne effettiva l'anno seguente. Col massimo dissenso della popolazione americana, che continuò a far uso di alcolici ritrovandosi in appositi bar clandestini (chiamati speak-easy), negli anni Venti il proibizionismo diede linfa vitale al fenomeno del gangsterismo, che si dedicò al contrabbando di alcolici. Il proibizionismo, che provocò più danni di quanti ne volesse sanare, fu abolito nel 1933. Una flapper nasconde una bottiglietta d’alcol nello stivale
  • 8. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno8 Gangster, mafia e cinema I gangster sono criminali organizzati che svolgono affari che offrono un prodotto od un servizio più o meno richiesto, benché illegale (alcol, droga, gioco d’azzardo, prostituzione, ecc.) Fra le maggiori organizzazioni criminali è la Mafia, che negli USA si era diffusa già alla fine dell’Ottocento, e che era (ed è) prevalentemente composta da italo-americani. Negli anni Venti, la Mafia lottò con le altre organizzazioni criminali irlandesi-americane per assicurarsi il monopolio nel traffico di alcolici: tristemente famosa è rimasta la cosiddetta “strage di S. Valentino” del 14 febbraio 1929, quando la gang mafiosa di Al Capone sterminò a colpi di fucile, in un garage, la gang avversaria. Nel corso degli anni, i mafiosi sono stati fatto oggetto di una nutritissima bibliografia e filmografia. Si va dai vecchi film hollywoodiani in bianco e nero al Il Padrino – I, II, e III - di Coppola, a Scarface e Gli intoccabili di De Palma e a Quei bravi ragazzi di Scorsese. Paradossalmente, questa produzione artistica ha avuto l’effetto di favorire il processo di auto-identificazione ed integrazione culturale degli immigrati di origine italiana, che si sono potuti identificare in uno stereotipo forte e culturalmente riconosciuto. Robert De Niro nel ruolo di Al Capone ne Gli Intoccabili, 1987 Al Capone nel 1931
  • 9. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno9 La crisi degli anni Trenta Il 24 ottobre 1929, il crollo di Wall Street (la Borsa di New York), il cosiddetto giovedì nero, segna l’inizio della più famosa e nefasta delle crisi economiche globali che caratterizzano lo sviluppo economico (inevitabilmente ciclico) dei paesi capitalisti. Come già era accaduto nella crisi precedente (la “Grande Depressione” del 1873- 96), si verificò una sovrapproduzione di merci che i mercati non riuscivano più ad assorbire: calo delle vendite, licenziamenti, scarsezza di acquirenti delle azioni industriali diffusero – in un contesto di economia globale aperta – la crisi e la povertà a macchia d’olio, dall’epicentro (USA) fino alle più remote periferie coloniali. Nel 1931, negli Usa, i disoccupati erano 8 milioni; nel 1932, erano 13 milioni. Molte famiglie contadine, colpite dal ribasso dei prezzi, furono costrette ad abbandonare le loro terre ed a vagare per tutto il paese in cerca di lavori saltuari. La nuova Grande Depressione durò un decennio (1929-40) e trascinò con sé le economie europea e giapponese, trasformandosi rapidamente in un fattore di INSTABILITA’ POLITICA e contribuendo a spingere l’Occidente verso una nuova guerra generale.
  • 10. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno10 “Hobos” (vagabondi senzatetto) a Chicago nei primi anni Trenta
  • 11. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno11 Origini e meccanismo della crisi crollo della Borsa caduta degli investimenti nelle aziende contrazione della produzione disoccupazion e caduta della domanda smania del “denaro facile”: si comprano azioni anticipando solo il 10% del loro valore (sistema del margin) e poi si rivendono subito, con la complicità di aziende e banche il capitale delle aziende che risulta dalla quotazione raggiunta dai loro titoli in Borsa non corrisponde più al capitale reale (i titoli diventano “pezzi di carta”) il mercato è saturo (tutti hanno frigorifero, lavatrice, radio e automobile), gli stipendi medi non aumentano, i consumi diminuiscono, i magazzini restano pieni di invenduto il “gioco” viene scoperto, la notizia si diffonde
  • 12. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno12 Dorothea Lange, “Migrant Mother” (1936) Dorothea Lange (1895-1965), fotografa statunitense co- fondatrice dell’agenzia Magnum, realizzò un reportage completo del periodo della depressione, su commissione della Farm Security Administration. In particolare, documentò la situazione di immigrati, braccianti e operai.
  • 13. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno13 Coda di disoccupati a New York
  • 14. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno14 LA CRISI DILAGA IN EUROPA La crisi colpì tutta l’Europa (e il mondo), ma le conseguenze più gravi si ebbero: • in INGHILTERRA: – la paralisi del commercio internazionale privò il paese della sua fonte tradizionale di reddito – la sterlina subì una forte svalutazione – il Governo adottò misure protezionistiche per difendersi dalla concorrenza, contribuendo così ad aggravare la crisi mondiale • in GERMANIA: – già colpita da una devastante inflazione negli anni Venti (a seguito della “pace punitiva” inflittale da Clemenceau e Alleati) – aveva appena cominciato a riprendersi grazie ai finanziamenti concessi dagli USA (piano Dawes del 1924: l’intento era di aprire la strada ai capitali stranieri nella ricostruzione post-bellica del paese) – fu precipitata dalla cessazione dell’afflusso di capitali americani (dopo il 1929) in una nuova, drammatica condizione di crisi • sospensione dei lavori pubblici e dei piani di edilizia popolare • crollo dell’occupazione e di ogni fiducia nel partito di governo (i Socialdemocratici moderati) • drastica riduzione dei salari • crescita dei consensi al Partito nazionalsocialista fondato da Adolf Hitler
  • 15. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno15 La SVALUTAZIONE è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più altre monete, in regime di cambi fissi. Dove vi è un cambio fisso, la base monetaria è data da una quantità fissata d'oro (gold standard). Il cambio tra monete dipende dal rapporto tra le quantità d'oro sottostanti a ciascuna moneta. Se per esempio un'unità della moneta A vale 0,1 grammi d'oro, e un'unità della moneta B vale 1 grammo d'oro, per acquistare un'unità di moneta B occorrono 10 unità di moneta A. Il valore della moneta B è quindi pari a 10 unità di moneta A. (Le monete che fanno da “pietra di paragone” sono quelle dei paesi maggiormente sviluppati e potenti dal punto di vista economico). L’oro corrispondente alla quantità di moneta emessa da un paese è conservato nella sua banca centrale. In situazioni di grave deficit pubblico, o di notevole passivo della bilancia dei pagamenti (cioè, quando le entrate in valuta straniera per crediti e merci vendute ed esportate all'estero sono molto scarse, mentre le uscite, sempre in valuta straniera, per debiti e merci acquistate e importate dall'estero sono molto alte), il governo, in accordo con la banca centrale, svaluta la moneta, cioè ne ridefinisce il valore in modo più adeguato alla effettiva disponibilità d’oro del paese. La svalutazione rende più costose le merci importate e di conseguenza può avere conseguenze sull'inflazione del paese che svaluta. Il termine INFLAZIONE indica un incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo, che determina una perdita di potere d'acquisto della moneta: con la stessa quantità di denaro si può acquistare una minore quantità di beni e servizi. Per esempio, 1 Lira italiana del 1861 (la Lira coniata al momento della proclamazione del Regno d'Italia) equivale ad oltre 6.000 lire del 1999 e ad oltre 3 Euro del 2006. «Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca.» (Ugo Tognazzi)
  • 16. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno16 Germania, 1923: bambini usano come giocattoli pacchi di banconote prive di ogni valore.
  • 17. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno17 Germania, 1923: Una donna usa mazzi di banconote per accendere la stufa.
  • 18. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno18 Germania, 1930: manifesto elettorale del Partito Nazional- Socialista. TRADUZIONE: Madre o Compagna? Uomo o Macchina? Dio o Diavolo? Sangue o Denaro? Razza o Ibrido? Canto popolare o Jazz? Nazionalsocialismo o Bolscevismo?
  • 19. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno19 Tre risposte alla crisi: CRISI del 1929 Stati Uniti fascismo e nazismo Unione Sovietica New Deal di Roosevelt protezionismo controllo della società spese militari pianificazione centralizzata interventi sociali regolamentazione di banche e corporations collettivizzazione delle campagne industrializzazione forzata
  • 20. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno20 Il New Deal di Franklin Delano Roosevelt Il New Deal (letteralmente, “nuovo corso”) fu il piano di interventi statali elaborato dal presidente Franklin Delano Roosevelt (un democratico, eletto nel 1932) per fare fronte alla grande crisi iniziata nel 1929. Il New Deal si fondava su due principi: • rilancio della domanda interna – interventi sociali contro la disoccupazione – rialzo e difesa dei redditi – miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici (dunque, innalzamento della loro capacità di spesa) • controllo del sistema bancario e delle grandi corporations (le compagnie industriali e finanziarie associate mediante trust, talmente ricche e potenti da condizionare la politica economica nazionale) Veniva così fondato lo “stato sociale” (welfare state), che per la prima volta proteggeva i lavoratori con un sistema di assicurazioni per la vecchiaia e di sussidi; inoltre venne anche effettuata una riforma tributaria improntata ad una maggiore equità. L’intervento dello stato nell’economia rappresentò un mutamento molto significativo per una nazione che aveva sempre considerato come uno dei suoi principi costitutivi la totale libertà di mercato. F.D. Roosevelt fu rieletto a pieni voti nel 1936: una vittoria politica con un significato internazionale, ovvero il fatto che fosse possibile superare la crisi in modo democratico... R o o s e v e l t
  • 21. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno21 Una serie di lavori pubblici, indetti nel contesto del New Deal, assorbirono tra i 2 e i 3 milioni di lavoratori disoccupati F.D. Roosevelt per la messa a punto del suo piano si affidò ad un brain trust (letteralmente, "gruppo di fiducia di cervelli") che basò la propria strategia sulle teorie dell'economista britannico John Maynard Keynes, già autore delle Conseguenze economiche della pace (1919). L'opera di Keynes e del suo gruppo, poi sintetizzata nel volume Teoria generale dell'Occupazione, dell'Interesse e della Moneta, penetrò sensibilmente nei reticolati della cultura economica liberale americana, dando luogo ad un lungo dibattito protrattosi negli anni. L’economista britannico sosteneva l'incapacità del mercato di autoregolamentarsi: in una situazione di inflazione galoppante ed evidente recessione, l'intervento da parte dello stato nell'attività produttiva e nel processo economico diveniva determinante per risollevare le sorti del paese e ridistribuire verso il basso la ricchezza, evitando dunque la sproporzione evidente nel dato periodo. Secondo alcuni economisti della cosiddetta “scuola austriaca”, tra i quali spicca Murray N. Rothbard, l'effetto del New Deal non fu miracoloso come da molti sostenuto, dato che già nel 1937 ci fu un'ulteriore depressione che fermò nuovamente l'economia statunitense, e che l'occupazione in quegli anni aumentò al massimo di un paio di milioni di lavoratori, lasciando senza lavoro (nel 1939) più di dieci milioni di americani. La conclusione di Rothbard, quindi, è che l'occupazione americana non aumentò grazie al New Deal di Roosevelt, ma grazie alla Seconda guerra mondiale, che assorbì l'enorme sacca di disoccupati. (M. N. Rothbard, America's Great Depression, 1963).
  • 22. Prof. Carola Catenacci - STORIA 3° anno22 Le “risposte totalitarie” alla crisi Sono quelle date: • in Unione Sovietica, con lo stalinismo; • in Italia, col fascismo; • in Germania, col nazismo. Nonostante le rispettive differenze, esse furono accomunate da: • un orientamento autarchico in economia – creazione di un ecosistema economico nazionale autosufficiente, chiuso, indipendente dalle tendenze internazionali: protezionismo, nazionalizzazioni – rafforzamento dell’industria “pesante” e bellica • una politica interna incentrata sul culto della personalità di un “capo” – organizzazione verticistica del potere – controllo sociale – repressione del dissenso Dobbiamo, innanzitutto, vedere come nacquero i tre regimi in questione.