Il presidente di INPS Antonio Mastrapasqua presenta le novità dell'Ente previdenziale a seguito della riforma Fornero-Monti: gli obiettivi di equità, convergenza e sostenibilità, il contributivo per tutti, la fine delle pensioni di anzianità e la nuova pensione di vecchiaia.
2. La piattaforma degli obiettivi:
equità, convergenza, sostenibilità 1
La cifra o, meglio, le cifre del processo di riassetto
previdenziale (e soprattutto dell’ultima tappa appena
raggiunta) sono tutte identificabili nelle parole equità,
sostenibilità, convergenza
La piattaforma della riforma Monti-Fornero è infatti ben
definita dalle parole-chiave dello stesso decreto Salva-
Italia
3. La piattaforma degli obiettivi:
equità, convergenza, sostenibilità 2
Le misure previdenziali definite dal decreto Salva-Italia
sono dirette a garantire “il rispetto degli impegni
internazionali e con l'Unione europea, dei vincoli di
bilancio, la stabilità economico-finanziaria e a
rafforzare la sostenibilità di lungo periodo del sistema
pensionistico in termini di incidenza della spesa
previdenziale sul Prodotto interno lordo”
4. La piattaforma degli obiettivi:
equità, convergenza, sostenibilità 3
Criteri e traguardi della riforma:
a) “equità e convergenza intragenerazionale e
intergenerazionale, con abbattimento dei privilegi e
clausole derogative soltanto per le categorie più deboli;
b) flessibilità nell'accesso ai trattamenti pensionistici
anche attraverso incentivi alla prosecuzione della vita
lavorativa;
c) adeguamento dei requisiti di accesso alle variazioni
della speranza di vita; semplificazione, armonizzazione
ed economicità dei profili di funzionamento delle
diverse gestioni previdenziali”
5. I fondamentali della riforma
Estensione del metodo di calcolo contributivo a tutti;
eliminazione delle pensioni di anzianità;
equiparazione dell’età pensionabile per uomini e donne e per i
diversi ambiti lavorativi;
cancellazione di privilegi e ingiustificate differenziazioni di
regimi;
progressiva armonizzazione delle aliquote contributive per le
diverse categorie di lavoratori e di tipologie di rapporto di
lavoro;
rimozione degli ostacoli per la totalizzazione dei contributi;
creazione del nuovo Inps
6. Una riforma definitiva,
che viene da lontano
La riforma Fornero-Monti si rivela come un’operazione
definitiva destinata a dare un’architettura solida e duratura
al sistema previdenziale italiano
Le azioni sulla previdenza, realizzate dal Governo Berlusconi
e, in particolare, dai Ministri Sacconi e Tremonti, hanno di
fatto preparato il terreno ideale e concreto per l’operazione
finale messa in atto dal Ministro Fornero
Ma, anche a guardare lontano, si possono cogliere altri
essenziali nessi con la riforma del Governo Amato del ’92 e,
soprattutto, con quella del Governo Dini del ’95
Una lunga linea di continuità attraversa il processo di
riassetto dell’ultimo ventennio
7. La svolta del contributivo per tutti 1
Il primo asse della riforma è
l’estensione del metodo di
calcolo cosiddetto
contributivo a tutti
Dal primo gennaio 2012 tutte
le pensioni (per la quota
maturata da quel momento
in poi e, dunque, pro rata)
verranno calcolate con il
sistema di calcolo
contributivo
Il sistema contributivo è un
sistema di calcolo della
pensione in base al quale
l’ammontare della pensione
stessa è fondato sui
contributi versati, secondo
il principio più versi, più
prendi
Si distingue dal sistema di
calcolo retributivo, perché
in quest’ultimo caso
l’ammontare della pensione
si basa sulla media delle
retribuzioni percepite negli
ultimi anni di vita lavorativa
8. La svolta del contributivo per tutti 2
Fino al 1995 le pensioni erano interamente calcolate con il sistema
retributivo. La legge di riforma del 1995 ha introdotto il sistema
contributivo, creando tre differenti situazioni:
chi aveva almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995
aveva la pensione interamente calcolata con il sistema retributivo;
chi aveva meno di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995
aveva la pensione calcolata applicando il criterio del pro-rata: per le
anzianità maturate fino al dicembre 1995 si applicava il sistema
retributivo e per le anzianità maturate successivamente si applicava
il sistema contributivo;
chi cominciava a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 aveva la
pensione interamente liquidata con il sistema di calcolo contributivo
9. La svolta del contributivo per tutti 3
A ben vedere la novità introdotta recentemente
riguarda solo i lavoratori più anziani, perché per gli altri
la stessa formula si applicava fin dal ’96
Non per questo il passaggio è meno rilevante, perché ha
l’effetto sia di chiudere con largo anticipo l’epoca del
metodo retributivo sia di determinare, a cominciare da
questo essenziale aspetto, quella convergenza di regole
– tratto di equità intergenerazionale - che restituisce
organicità e coerenza all’intero sistema
10. La svolta del contributivo per tutti 4
Il contributivo per tutti è la condizione necessaria per
realizzare finalmente anche quel pensionamento
flessibile, con annessi incentivi/disincentivi, che trova
proprio in quel metodo di calcolo la sua base
fondamentale.
E’ infatti previsto che per coloro che vedranno calcolata
la pensione interamente con il rinnovato meccanismo, vi
sia un intervallo di età pensionabile compreso tra i 63 e
i 70 anni, con conseguenti vantaggi per l’ammontare
della rendita a mano a mano che la soglia anagrafica
cresce
11. La fine delle pensioni di anzianità
L’altro punto cardine del cambiamento che si realizza
con la riforma Monti-Fornero è, per molti versi, ancora
più simbolicamente e immediatamente epocale.
La riforma stabilisce la definitiva eliminazione dal primo
gennaio scorso, salvo per pochi e giustificati casi e
condizioni, delle pensioni di anzianità.
Cessa, in questo modo, quella che era considerata
un’anomalia italiana, tale, soprattutto, perché, a
differenza di altri analoghi istituti europei, priva di
disincentivi
12. La nuova pensione anticipata
La riforma introduce la cosiddetta pensione anticipata che
ha ben altri e più stringenti requisiti delle prestazioni di
anzianità:
occorreranno almeno 42 anni e un mese di lavoro (41 e
un mese per le donne) per ottenerla;
e se non si avranno almeno 62 anni di età, scatteranno
penalizzazioni dell’1-2 per cento sull’importo della
prestazione per ogni anno mancante alla soglia
anagrafica
13. La nuova pensione di vecchiaia
e l’età pensionabile 1
L’altra decisiva misura introdotta
dalla riforma riguarda le pensioni
di vecchiaia e, in particolare,
l’età minima per accedervi
La cifra dell’intervento è sempre
la stessa, quella della
convergenza, di regole e requisiti
Da inizio anno l’età per ottenere
la pensione di vecchiaia è di 66
anni per gli uomini di tutti i
settori e per le donne del pubblico
impiego
Le donne dipendenti del privato e
le lavoratrici autonome, invece,
salgono subito a 62 anni e nel
volgere di un lustro arriveranno
anche loro, nel 2018, a 66 anni
L’età pensionabile è stata
storicamente diversa per uomini e
donne e per i diversi settori,
lavoro pubblico, privato e
autonomo.
Il processo di convergenza verso
un’età uniforme è in corso da
tempo. La riforma lo porta a
compimento.
14. La nuova pensione di vecchiaia
e l’età pensionabile 2
L’età pensionabile, anche dopo il 2018, continuerà ad
aumentare per effetto dell’ulteriore adeguamento alla
speranza di vita
Nel 2021 non potrà essere inferiore a 67 anni
15. Pensione e speranza di vita
Sia la pensione di vecchiaia sia quella anticipata sono
adeguate nei requisiti di età e di anzianità contributiva
alla cosiddetta speranza di vita, che è l’aspettativa di
vita calcolata dall’Istat
Più aumenta la speranza di vita, più saliranno l’età
pensionabile e l’anzianità contributiva
E’ un meccanismo di salvaguardia, voluto dall’Europa e
adottato per ora solo da Italia e Svezia
16. La convergenza delle aliquote
La caratteristica della convergenza _ e in questo senso dell’equità _ è
presente ancora anche in altri due processi che erano già cominciati e
che il Ministro Fornero ha portato avanti:
l’equiparazione dell’aliquota contributiva e, dunque, del carico dei
contributi sul costo del lavoro;
e l’armonizzazione delle regole per le casse cosiddette privatizzate
Appaiono evidenti e condivisibili gli obiettivi dell’operazione:
arrivare progressivamente all’aliquota unica in modo da rendere, almeno
per questo aspetto, neutrale la scelta della tipologia contrattuale da
applicare al rapporto di lavoro;
e garantire una più sostenibile tenuta finanziaria a talune gestioni
pensionistiche storicamente caratterizzate da sottocontribuzione
17. Il nuovo Inps 1
Dal primo gennaio scorso due istituti del peso di Inpdap e Enpals
si stanno integrando progressivamente nell’Inps
Anche in questo caso il tratto emergente è sempre quello della
convergenza, unito all’esigenza del risparmio per effetto della
riduzione dei costi e delle sinergie possibili e realizzabili
A mettere bene in rilievo il significato dell’intervento è, d’altra
parte, lo stesso decreto Salva-Italia laddove si legge che “in
considerazione del processo di convergenza ed armonizzazione
del sistema pensionistico attraverso l'applicazione del metodo
contributivo, nonché al fine di migliorare l'efficienza e l'efficacia
dell'azione amministrativa nel settore previdenziale e
assistenziale, l’Inpdap e l’Enpals sono soppressi dal 1° gennaio
2012 e le relative funzioni sono attribuite all’Inps”
18. Il nuovo Inps 2
Si tratta di un progetto e di una sfida ambiziosi per l’Inps e per l’intero
Paese e perfettamente coerenti con l’impostazione complessiva della
riforma e di quel lungo processo di armonizzazione al quale si è più volte
accennato
Non siamo di fronte solo all’integrazione di due istituti nell’Inps, ma alla
nascita o rinascita o rifondazione di un ente che è percepito
nell’immaginario collettivo degli italiani come la propria casa
L’impegno richiesto è senza precedenti e lo abbiamo già cominciato a
svolgere dai primi giorni dell’anno, seguendo passo dopo passo la messa
in opera delle prime nuove pietre fondanti
Tempi e processi di integrazione sono già determinati da un preciso
cronoprogramma che scandisce il ritmo dell’operazione con lo stesso
doveroso rigore che ci viene chiesto da Governo e Parlamento
19. Un modello per l’Europa
A conti fatti, la ridefinizione del sistema previdenziale
italiano appare non solo riuscita ma foriera di un assetto
stabilizzato e in linea con i migliori sistemi di welfare europei
Non è azzardato riconoscere fin da ora che l’Italia è e potrà
diventare sempre più un modello di riferimento che non avrà
niente da invidiare ai cosiddetti più performanti riferimenti
nord-europei
E, a quel punto, equità, convergenza, stabilità potranno
tradursi in una formula che darà senso al lavoro compiuto e ai
sacrifici sopportati: tutti uguali davanti alle pensioni e
davanti al nuovo Inps