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Caprese, 6 marzo 1475 
Roma, 18 febbraio 1564
Nel 1488 
Michelangelo
entrò
nella bottega 
dei fratelli
Ghirlandaio ,
una delle più
importanti di
Firenze
I centauri -1492
Nel 1490 
inizia a frequentare il giardino delle
sculture di San Marco
studia le sculture antiche, per
desiderio di Lorenzo de' Medici.
Frequenta Palazzo Medici che gli
consente di conoscere personalità
del suo tempo quali:
Poliziano 
Marsilio Ficino  
Pico della Mirandola.
Ebbe modo così di crescere
conoscendo la dottrina platonica .
Nel 1492 
muore Lorenzo il Magnifico
-Michelangelo, che era stato
ospitato nel Palazzo Medici di via
Larga,
si ritrovò improvvisamente
senza dimora.
Riparò al convento di Santo Spirito,
dove il priore gli consentì anche di
condurre studi di anatomia sui
cadaveri dell'annesso Ospedale.
L'artista fu riammesso alla corte
medicea e il sodalizio di
Michelangelo con Piero de' Medici
durò almeno fino all'ottobre del
1494.
Michelangelo andò prima
a Venezia e poi a Bologna, dove
scolpì un San Procolo, un San
Petronio e un Angelo reggi
candelabro.
Rientrato a Firenze nel
dicembre 1495, per ripartire
nuovamente nel 1496,
spaventato dalla minaccia
dell'invasione francese e dai
disordini cittadini. In questi
mesi Michelangelo rimase
profondamente scosso dalla
predicazione e dal rigorismo
morale di frate Savonarola, che
accese in lui sia la convinzione
che la Chiesa dovesse essere
riformata, sia i primi dubbi sul
valore etico da dare all'arte.
Scolpì, sul modello dell'antico,
un Cupido dormiente. La
scultura riuscì così bene da
essere impossibile distinguerla
da una statua antica autentica.
Arrivò a Roma il 25 giugno 1496. Il
giorno stesso il cardinale mostrò a
Michelangelo la sua collezione di
sculture antiche, chiedendogli di
fare qualcosa di simile. Neppure
dieci giorni dopo, iniziò a scolpire
una figura di  Bacco
Punti forti della scultura sono:
la straordinaria espressività e
l'elasticità nelle forme, unite al
tempo stesso con un'essenziale
semplicità dei particolari.
Ai piedi di Bacco scolpì un satiro che
sta mangiando qualche acino d'uva
dalla mano del dio: questo gesto
destò molta ammirazione in tutti gli
scultori del tempo per il grande
realismo.
Nel novembre 1497 il cardinale
francese Jean de Bilhères, 
ambasciatore di Carlo VIII 
presso papa Alessandro VI,
lo incaricò di scolpire la Pietà.
Cosa ancora insolita per un
artista di quei tempi,
Michelangelo si convinse che
per scolpire le proprie statue
non aveva bisogno di
committenti
avrebbe potuto scolpire di
propria iniziativa opere da
vendere una volta terminate.
In pratica Michelangelo
diventava un imprenditore di
sé stesso e investiva sul
proprio talento senza
aspettare che altri lo
facessero per lui.
Tornato a Firenze,
intorno al 1499 
eseguì la statua
della Madonna con Bambino
scolpita per la famiglia
Mouscron e destinata alla
Cattedrale di Bruges.
L’artista vi lavorò in segreto e
fu inviata gelosamente nelle
Fiandre non appena
terminata intorno al 1504.
Esegue in questi anni anche
un tondo di marmo per la
famiglia Pitti, oggi conservato
al piano terra del Bargello
insieme al celebre Bruto.
Nel 1501, dopo molte
insistenze, l'Opera del Duomo di
Firenze commissionò a
Michelangelo la statua
del David da collocare in uno dei
contrafforti esterni posti nella
zona absidale della cattedrale 
di Santa Maria del Fiore.
Si trattava di un'impresa resa
complicata dal fatto che il
blocco di marmo era stato
precedentemente sbozzato sia
da Agostino di Duccio nel 1464 
che da Antonio
Rossellino nel 1476.
Tra il 1503 e il 1504 
realizzò il tondo
dipinto per Agnolo
Doni (come dono per
le sue nozze con
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Rientrato nell'amata e protettiva
Firenze, ci vollero ben tre brevi del papa inviate alla Signoria di Firenze e le continue
insistenze del gonfaloniere Pier Soderini, perché Michelangelo prendesse
infine in considerazione l'ipotesi della riconciliazione con il papa. L'occasione venne
data dalla presenza di Giulio II a Bologna, dove aveva sconfitto i Bentivoglio:
qui l'artista raggiunse il pontefice il 21 novembre 1506 e ottenne l'incarico di fondere
un suo ritratto in bronzo, per la facciata di San Petronio.
Tomba di Giulio II – San Pietro in Vincoli
Nel febbraio 1513, con la
morte di Giulio II, gli eredi
decisero di riprendere il
progetto della tomba, con
un nuovo disegno e un
nuovo contratto.
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del nuovo monumento era
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nella versione definitiva
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Attraverso il lento snodarsi delle
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dà l'idea del risveglio,
del ritorno ad un coscienza
consapevole
dopo il sonno.
Nel 1508  riceve da Giulio II l'incarico di decorare la volta della  Sistina,
L'impresa di proporzioni colossali ed estremamente complessa, era per Michelangelo
l'occasione di dimostrare la sua capacità di superare i limiti in un'arte quale la pittura,
che tutto sommato non sentiva come sua e non gli era congeniale.
particolare
L'insieme è organizzato con
una partitura decorativa
complessa, che rivela le
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Michelangelo anche in
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destinate a rivelarsi
pienamente negli ultimi
decenni della sua attività.
Il tema generale degli
affreschi della volta è il
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nella realizzazione dell'uomo
a sua immagine e
somiglianza.
Lato destro
Si racconta la storia dell'umanità "ante legem", cioè prima che Dio inviasse le Tavole
della Legge. Sono rappresentati: sette Profeti e cinque Sibille, assisi su troni
fiancheggiati da pilastrini che sorreggono la cornice; quest'ultima delimita lo spazio
centrale, diviso in nove scomparti attraverso la continuazione delle membrature
architettoniche ai lati di troni; in questi scomparti sono raffigurati episodi tratti dalla
Genesi, disposti in ordine cronologico partendo dalla parete dell'altare: Separazione
della luce dalle tenebre, Creazione degli astri e delle piante, Separazione della terra
dalle acque, Creazione di Adamo, Creazione di Eva, Peccato originale e cacciata dal
Paradiso Terrestre, Sacrificio di Noè, Diluvio Universale, Ebbrezza di Noè. Nei cinque
scomparti che sormontano i troni
lo spazio si restringe lasciando posto
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con scene tratte dall'Antico Testamento.
Nelle lunette e nelle vele vi sono le
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troviamo quattro scene bibliche,
che si riferiscono ad altrettanti eventi
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Nel 1519 i Medici lo incaricano di realizzare una seconda cappella funeraria nella
chiesa di San Lorenzo, la Sagrestia Nuova, per le tombe di Giuliano duca di
Nemours e Lorenzo duca di Urbino, morti di recente, e quella
dei Magnifici Lorenzo e Giuliano de' Medici.
Le tombe riprendono nella parte alta le edicole, che sono inserite sopra le otto porte dell'ambiente,
quattro vere e quattro finte. Le tombe dei due capitani si compongono di un sarcofago curvilineo
sormontato da due statue distese con le Allegorie del Tempo; in quella di Lorenzo il
Crepuscolo e l'Aurora, mentre in quella di Giuliano la Notte e il Giorno. Si tratta di figure massicce e
dalle membra poderose
che sembrano gravare
sui sarcofagi quasi a
spezzarli e a liberare
le anime dei defunti
ritratti nelle statue
inserite sopra di essi.
Inserite in una nicchia
della parete, le statue
non sono riprese dal vero
ma idealizzate mentre
contemplano, Lorenzo
in una posa pensierosa
e Giuliano con uno scatto
repentino della testa, la
statua posta sull'altare
con la Vergine allattante
il Bambino.
Nel 1527, arrivata a Firenze la notizia del
Sacco di Roma e del durissimo smacco
inferto a papa Clemente, la città di Firenze
insorse contro il suo delegato, l'odiato
Alessandro de' Medici, cacciandolo e
instaurando un nuovo governo repubblicano.
Michelangelo aderì pienamente al nuovo
regime, con un appoggio ben oltre il piano
simbolico. Dal 1528 si mise al servizio del
governo repubblicano occupandosi di nuovi
piani difensivi, specie per il colle di San
Miniato al Monte. Di questo periodo
rimangono disegni di fortificazione, realizzate
attraverso una complicata dialettica di forme
concave e convesse che sembrano macchine
dinamiche atte all'offesa e alla difesa.
Si occupa dei piani difensivi sul Colle di
San Miniato fino al 1530, anno in cui fa
proteggere il campanile dai pallettoni dei
nemici con un’armatura fatta di materassi
imbottiti. Lo stesso anno esegue l’Apollo per
Baccio Valori.
Caduta la città il 12 agosto 1530, si nascose presso il priore di San Lorenzo per sfuggire alla
vendetta dei Medici, tuttavia il perdono di Clemente VII non si fece attendere, a patto che
l'artista riprendesse immediatamente i lavori a San Lorenzo dove, oltre alla Sagrestia, si era
aggiunto cinque anni prima il progetto di una monumentale libreria. È chiaro come il papa fosse
mosso, più che dalla pietà verso l'uomo, dalla consapevolezza di non poter rinunciare all'unico
artista capace di dare forma ai sogni di gloria della sua dinastia, nonostante la sua indole
contrastata e ribelle.
La biblioteca pubblica, annessa alla
chiesa di San Lorenzo, venne
interamente progettata dal Buonarroti:
nella sala di lettura si rifece al
modello della biblioteca di Michelozzo
in San Marco, eliminando la divisione
in navate e realizzando un ambiente
con le mura scandite da finestre
sormontate da mezzanini tra pilastrini,
tutti con modanature in pietra serena.
Disegnò anche i banchi in legno e
forse lo schema di soffitto intagliato e
pavimento con decorazioni in cotto,
organizzati in medesime partiture. Il
capolavoro del progetto è il vestibolo,
con un forte slancio verticale dato
dalle colonne binate che cingono il
portale timpanato e dalle
edicole sulle pareti.
Nel 1534  Michelangelo
si trasferì
definitivamente a Roma
lasciando Firenze
sottomessa ai Medici.
Clemente VII gli
commissionò la
decorazione della
parete di fondo della
Cappella Sistina con
il Giudizio Universale e
l'incarico venne
confermato anche dal
successivo
pontefice, Paolo III;
l'opera venne iniziata
alla fine del 1536 e
proseguì fino
all'autunno del 1541.
Al centro dell'affresco vi
è il Cristo giudice con
vicino la Madonna che
rivolge lo sguardo verso
gli eletti; questi ultimi
formano un'ellissi che
segue i movimenti del
Cristo in un turbine di
santi, patriarchi e
profeti. A differenza
delle rappresentazioni
tradizionale, tutto è
caos e movimento, e
nemmeno i santi sono
esentati dal clima di
inquietudine, attesa, se
non paura e sgomento
che coinvolge
espressivamente i
partecipanti.
Con il trasferimento sul Campidoglio della statua equestre di Marco Aurelio, simbolo e
continuità tra la Roma imperiale e quella papale. Michelangelo, nel 1538, fu incaricato
dal papa di studiare la ristrutturazione della piazza, centro dell'amministrazione civile
romana fin dal Medioevo e in stato di degrado.
Vennero mantenuti e trasformati i due edifici esistenti, già ristrutturati nel XV secolo da
Rossellino, realizzando di conseguenza la piazza a pianta trapezoidale con sullo sfondo il
palazzo dei Senatori, dotato di scala a doppia rampa, e delimitata ai lati da due palazzi: il
Palazzo dei Conservatori e il cosiddetto Palazzo Nuovo, entrambi convergenti verso la
scalinata di accesso al Campidoglio. Gli edifici vennero caratterizzati da un ordine gigante
a pilastri corinzi in facciata, con massicce cornici e architravi.
Nel 1542 il papa gli commissionò la decorazione della sua cappella privata in Vaticano
che prese il suo nome (Cappella Paolina) la sua ultima opera pittorica, dove ormai
anziano lavorò per quasi dieci anni. Michelangelo realizzò due affreschi, dedicati ai santi
Pietro e Paolo, a cui lavorò da solo con faticosa pazienza, e procedendo con piccole
"giornate", fitte di interruzioni e ripensamenti.
Gli ultimi decenni di vita di Michelangelo sono caratterizzati da un progressivo
abbandono della pittura e della scultura, esercitati quasi esclusivamente per eseguire
opere di carattere privato. Prendono consistenza invece numerosi progetti architettonici e
urbanistici, che proseguono sulla strada della rottura del canone classico, anche se molti
di essi vennero portati a termine in periodi seguenti da altri architetti, che non sempre
rispettarono il suo disegno originale.
Negli ultimi anni della vita,
Michelangelo affronta più volte il
tema della “Pietà”, in una sorta
di meditazione sulla morte. La
“Pietà Rondanini” fu iniziata
intorno al 1547 e vi lavorò a più
riprese in un lungo arco di tempo
fino all’anno della sua morte.
L’opera, ospitata per lungo
tempo nel Palazzo Rondanini, è
esposta al Castello Sforzesco di
Milano dal 1952.
Rappresenta l'espressione
drammatica della lotta per
fuoriuscire dalla materia,
liberandosi dai vincoli terreni che
insieme generano e limitano sia
l'opera d'arte che l'artista stesso.
Michelangelo
muore nella sua casa romana
il 18 Febbraio 1564 ,
lasciando incompiuti numerosi
lavori che rappresentano il suo
più autentico atto
testamentario verso l’umanità.
Se dalla morte è vinta la natura
qui nel bel volto, ancor vendetta in cielo
ne fie pel mondo, a trar divo il suo velo
più che mai bel di questa sepoltura.
Michelangelo Buonarroti - Rime
PRESENTAZIONE
a cura di
ANTONIO CURRELI

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Michelangelo Buonarroti

  • 3. Nel 1490  inizia a frequentare il giardino delle sculture di San Marco studia le sculture antiche, per desiderio di Lorenzo de' Medici. Frequenta Palazzo Medici che gli consente di conoscere personalità del suo tempo quali: Poliziano  Marsilio Ficino   Pico della Mirandola. Ebbe modo così di crescere conoscendo la dottrina platonica .
  • 4. Nel 1492  muore Lorenzo il Magnifico -Michelangelo, che era stato ospitato nel Palazzo Medici di via Larga, si ritrovò improvvisamente senza dimora. Riparò al convento di Santo Spirito, dove il priore gli consentì anche di condurre studi di anatomia sui cadaveri dell'annesso Ospedale. L'artista fu riammesso alla corte medicea e il sodalizio di Michelangelo con Piero de' Medici durò almeno fino all'ottobre del 1494. Michelangelo andò prima a Venezia e poi a Bologna, dove scolpì un San Procolo, un San Petronio e un Angelo reggi candelabro.
  • 5. Rientrato a Firenze nel dicembre 1495, per ripartire nuovamente nel 1496, spaventato dalla minaccia dell'invasione francese e dai disordini cittadini. In questi mesi Michelangelo rimase profondamente scosso dalla predicazione e dal rigorismo morale di frate Savonarola, che accese in lui sia la convinzione che la Chiesa dovesse essere riformata, sia i primi dubbi sul valore etico da dare all'arte. Scolpì, sul modello dell'antico, un Cupido dormiente. La scultura riuscì così bene da essere impossibile distinguerla da una statua antica autentica.
  • 6. Arrivò a Roma il 25 giugno 1496. Il giorno stesso il cardinale mostrò a Michelangelo la sua collezione di sculture antiche, chiedendogli di fare qualcosa di simile. Neppure dieci giorni dopo, iniziò a scolpire una figura di  Bacco Punti forti della scultura sono: la straordinaria espressività e l'elasticità nelle forme, unite al tempo stesso con un'essenziale semplicità dei particolari. Ai piedi di Bacco scolpì un satiro che sta mangiando qualche acino d'uva dalla mano del dio: questo gesto destò molta ammirazione in tutti gli scultori del tempo per il grande realismo.
  • 7. Nel novembre 1497 il cardinale francese Jean de Bilhères,  ambasciatore di Carlo VIII  presso papa Alessandro VI, lo incaricò di scolpire la Pietà. Cosa ancora insolita per un artista di quei tempi, Michelangelo si convinse che per scolpire le proprie statue non aveva bisogno di committenti avrebbe potuto scolpire di propria iniziativa opere da vendere una volta terminate. In pratica Michelangelo diventava un imprenditore di sé stesso e investiva sul proprio talento senza aspettare che altri lo facessero per lui.
  • 8. Tornato a Firenze, intorno al 1499  eseguì la statua della Madonna con Bambino scolpita per la famiglia Mouscron e destinata alla Cattedrale di Bruges. L’artista vi lavorò in segreto e fu inviata gelosamente nelle Fiandre non appena terminata intorno al 1504. Esegue in questi anni anche un tondo di marmo per la famiglia Pitti, oggi conservato al piano terra del Bargello insieme al celebre Bruto.
  • 9. Nel 1501, dopo molte insistenze, l'Opera del Duomo di Firenze commissionò a Michelangelo la statua del David da collocare in uno dei contrafforti esterni posti nella zona absidale della cattedrale  di Santa Maria del Fiore. Si trattava di un'impresa resa complicata dal fatto che il blocco di marmo era stato precedentemente sbozzato sia da Agostino di Duccio nel 1464  che da Antonio Rossellino nel 1476.
  • 10. Tra il 1503 e il 1504  realizzò il tondo dipinto per Agnolo Doni (come dono per le sue nozze con Maddalena Strozzi), con una Sacra Famiglia, in primo piano: la Vergine col Bambino e subito dietro san Giuseppe, di grandiose proporzioni e dinamicamente articolati, dietro una balaustra san Giovannino e dietro ancora, un gruppo di ignudi.
  • 11. Nel 1504, gli venne commissionato l'affresco con la Battaglia di Cascina, battaglia vinta dai fiorentini contro i pisani nel 1364 . opera, destinata alla Sala Grande del Consiglio in Palazzo Vecchio, e mai portata a termine.
  • 12. Nel 1505 tornò a Roma chiamato da papa Giulio II alla realizzazione del proprio monumento funebre da collocarsi nella tribuna dell’erigenda basilica di San Pietro. Il primo progetto, prevedeva una colossale struttura architettonica isolata nello spazio, con una quarantina di statue, dimensionate in scala superiore al naturale. Il lavoro di scelta e estrazione dei blocchi (nelle cave Carraresi) richiese otto mesi, dal maggio al dicembre del 1505. Tornato a Roma, fece l'amara scoperta che il suo progetto mastodontico non era più al centro degli interessi del papa, accantonato in favore dell'impresa della basilica e di nuovi piani bellici contro Perugia e Bologna. Mosè-San Pietro in Vincoli
  • 13. Targa di piazza Galvani– Bologna Michelangelo chiese invano un'udienza chiarificatrice al papa, per avere la conferma della commissione ma, non riuscendo a farsi ricevere e sentendosi minacciato, fuggì da Roma sdegnato e in tutta fretta. A niente servirono i cinque corrieri papali mandati per dissuaderlo dalla fuga e tornare indietro. Rientrato nell'amata e protettiva Firenze, ci vollero ben tre brevi del papa inviate alla Signoria di Firenze e le continue insistenze del gonfaloniere Pier Soderini, perché Michelangelo prendesse infine in considerazione l'ipotesi della riconciliazione con il papa. L'occasione venne data dalla presenza di Giulio II a Bologna, dove aveva sconfitto i Bentivoglio: qui l'artista raggiunse il pontefice il 21 novembre 1506 e ottenne l'incarico di fondere un suo ritratto in bronzo, per la facciata di San Petronio.
  • 14. Tomba di Giulio II – San Pietro in Vincoli Nel febbraio 1513, con la morte di Giulio II, gli eredi decisero di riprendere il progetto della tomba, con un nuovo disegno e un nuovo contratto. La modifica più sostanziale del nuovo monumento era l'addossamento a una parete e l'eliminazione della camera mortuaria, caratteristiche che vennero mantenute fino al progetto finale. Nella circostanza realizzò i due Prigioni oggi al Louvre (Schiavo morente e Schiavo ribelle) e il Mosè, che poi venne riutilizzato nella versione definitiva della tomba.
  • 15. Lo Schiavo morente Attraverso il lento snodarsi delle membra dà l'idea del risveglio, del ritorno ad un coscienza consapevole dopo il sonno.
  • 16. Nel 1508  riceve da Giulio II l'incarico di decorare la volta della  Sistina, L'impresa di proporzioni colossali ed estremamente complessa, era per Michelangelo l'occasione di dimostrare la sua capacità di superare i limiti in un'arte quale la pittura, che tutto sommato non sentiva come sua e non gli era congeniale. particolare
  • 17. L'insieme è organizzato con una partitura decorativa complessa, che rivela le indubbie capacità di Michelangelo anche in campo architettonico, destinate a rivelarsi pienamente negli ultimi decenni della sua attività. Il tema generale degli affreschi della volta è il mistero della Creazione di Dio, che raggiunge il culmine nella realizzazione dell'uomo a sua immagine e somiglianza. Lato destro
  • 18. Si racconta la storia dell'umanità "ante legem", cioè prima che Dio inviasse le Tavole della Legge. Sono rappresentati: sette Profeti e cinque Sibille, assisi su troni fiancheggiati da pilastrini che sorreggono la cornice; quest'ultima delimita lo spazio centrale, diviso in nove scomparti attraverso la continuazione delle membrature architettoniche ai lati di troni; in questi scomparti sono raffigurati episodi tratti dalla Genesi, disposti in ordine cronologico partendo dalla parete dell'altare: Separazione della luce dalle tenebre, Creazione degli astri e delle piante, Separazione della terra dalle acque, Creazione di Adamo, Creazione di Eva, Peccato originale e cacciata dal Paradiso Terrestre, Sacrificio di Noè, Diluvio Universale, Ebbrezza di Noè. Nei cinque scomparti che sormontano i troni lo spazio si restringe lasciando posto a Ignudi che reggono ghirlande con foglie di quercia e medaglioni bronzei con scene tratte dall'Antico Testamento. Nelle lunette e nelle vele vi sono le quaranta generazioni degli Antenati di Cristo. Nei pennacchi angolari, troviamo quattro scene bibliche, che si riferiscono ad altrettanti eventi miracolosi a favore del popolo eletto: Giuditta e Oloferne, David e Golia, Punizione di Aman e il Serpente di bronzo.
  • 19. Nel 1519 i Medici lo incaricano di realizzare una seconda cappella funeraria nella chiesa di San Lorenzo, la Sagrestia Nuova, per le tombe di Giuliano duca di Nemours e Lorenzo duca di Urbino, morti di recente, e quella dei Magnifici Lorenzo e Giuliano de' Medici.
  • 20. Le tombe riprendono nella parte alta le edicole, che sono inserite sopra le otto porte dell'ambiente, quattro vere e quattro finte. Le tombe dei due capitani si compongono di un sarcofago curvilineo sormontato da due statue distese con le Allegorie del Tempo; in quella di Lorenzo il Crepuscolo e l'Aurora, mentre in quella di Giuliano la Notte e il Giorno. Si tratta di figure massicce e dalle membra poderose che sembrano gravare sui sarcofagi quasi a spezzarli e a liberare le anime dei defunti ritratti nelle statue inserite sopra di essi. Inserite in una nicchia della parete, le statue non sono riprese dal vero ma idealizzate mentre contemplano, Lorenzo in una posa pensierosa e Giuliano con uno scatto repentino della testa, la statua posta sull'altare con la Vergine allattante il Bambino.
  • 21. Nel 1527, arrivata a Firenze la notizia del Sacco di Roma e del durissimo smacco inferto a papa Clemente, la città di Firenze insorse contro il suo delegato, l'odiato Alessandro de' Medici, cacciandolo e instaurando un nuovo governo repubblicano. Michelangelo aderì pienamente al nuovo regime, con un appoggio ben oltre il piano simbolico. Dal 1528 si mise al servizio del governo repubblicano occupandosi di nuovi piani difensivi, specie per il colle di San Miniato al Monte. Di questo periodo rimangono disegni di fortificazione, realizzate attraverso una complicata dialettica di forme concave e convesse che sembrano macchine dinamiche atte all'offesa e alla difesa. Si occupa dei piani difensivi sul Colle di San Miniato fino al 1530, anno in cui fa proteggere il campanile dai pallettoni dei nemici con un’armatura fatta di materassi imbottiti. Lo stesso anno esegue l’Apollo per Baccio Valori.
  • 22. Caduta la città il 12 agosto 1530, si nascose presso il priore di San Lorenzo per sfuggire alla vendetta dei Medici, tuttavia il perdono di Clemente VII non si fece attendere, a patto che l'artista riprendesse immediatamente i lavori a San Lorenzo dove, oltre alla Sagrestia, si era aggiunto cinque anni prima il progetto di una monumentale libreria. È chiaro come il papa fosse mosso, più che dalla pietà verso l'uomo, dalla consapevolezza di non poter rinunciare all'unico artista capace di dare forma ai sogni di gloria della sua dinastia, nonostante la sua indole contrastata e ribelle.
  • 23. La biblioteca pubblica, annessa alla chiesa di San Lorenzo, venne interamente progettata dal Buonarroti: nella sala di lettura si rifece al modello della biblioteca di Michelozzo in San Marco, eliminando la divisione in navate e realizzando un ambiente con le mura scandite da finestre sormontate da mezzanini tra pilastrini, tutti con modanature in pietra serena. Disegnò anche i banchi in legno e forse lo schema di soffitto intagliato e pavimento con decorazioni in cotto, organizzati in medesime partiture. Il capolavoro del progetto è il vestibolo, con un forte slancio verticale dato dalle colonne binate che cingono il portale timpanato e dalle edicole sulle pareti.
  • 24. Nel 1534  Michelangelo si trasferì definitivamente a Roma lasciando Firenze sottomessa ai Medici. Clemente VII gli commissionò la decorazione della parete di fondo della Cappella Sistina con il Giudizio Universale e l'incarico venne confermato anche dal successivo pontefice, Paolo III; l'opera venne iniziata alla fine del 1536 e proseguì fino all'autunno del 1541.
  • 25. Al centro dell'affresco vi è il Cristo giudice con vicino la Madonna che rivolge lo sguardo verso gli eletti; questi ultimi formano un'ellissi che segue i movimenti del Cristo in un turbine di santi, patriarchi e profeti. A differenza delle rappresentazioni tradizionale, tutto è caos e movimento, e nemmeno i santi sono esentati dal clima di inquietudine, attesa, se non paura e sgomento che coinvolge espressivamente i partecipanti.
  • 26. Con il trasferimento sul Campidoglio della statua equestre di Marco Aurelio, simbolo e continuità tra la Roma imperiale e quella papale. Michelangelo, nel 1538, fu incaricato dal papa di studiare la ristrutturazione della piazza, centro dell'amministrazione civile romana fin dal Medioevo e in stato di degrado. Vennero mantenuti e trasformati i due edifici esistenti, già ristrutturati nel XV secolo da Rossellino, realizzando di conseguenza la piazza a pianta trapezoidale con sullo sfondo il palazzo dei Senatori, dotato di scala a doppia rampa, e delimitata ai lati da due palazzi: il Palazzo dei Conservatori e il cosiddetto Palazzo Nuovo, entrambi convergenti verso la scalinata di accesso al Campidoglio. Gli edifici vennero caratterizzati da un ordine gigante a pilastri corinzi in facciata, con massicce cornici e architravi.
  • 27. Nel 1542 il papa gli commissionò la decorazione della sua cappella privata in Vaticano che prese il suo nome (Cappella Paolina) la sua ultima opera pittorica, dove ormai anziano lavorò per quasi dieci anni. Michelangelo realizzò due affreschi, dedicati ai santi Pietro e Paolo, a cui lavorò da solo con faticosa pazienza, e procedendo con piccole "giornate", fitte di interruzioni e ripensamenti.
  • 28. Gli ultimi decenni di vita di Michelangelo sono caratterizzati da un progressivo abbandono della pittura e della scultura, esercitati quasi esclusivamente per eseguire opere di carattere privato. Prendono consistenza invece numerosi progetti architettonici e urbanistici, che proseguono sulla strada della rottura del canone classico, anche se molti di essi vennero portati a termine in periodi seguenti da altri architetti, che non sempre rispettarono il suo disegno originale.
  • 29. Negli ultimi anni della vita, Michelangelo affronta più volte il tema della “Pietà”, in una sorta di meditazione sulla morte. La “Pietà Rondanini” fu iniziata intorno al 1547 e vi lavorò a più riprese in un lungo arco di tempo fino all’anno della sua morte. L’opera, ospitata per lungo tempo nel Palazzo Rondanini, è esposta al Castello Sforzesco di Milano dal 1952. Rappresenta l'espressione drammatica della lotta per fuoriuscire dalla materia, liberandosi dai vincoli terreni che insieme generano e limitano sia l'opera d'arte che l'artista stesso.
  • 30. Michelangelo muore nella sua casa romana il 18 Febbraio 1564 , lasciando incompiuti numerosi lavori che rappresentano il suo più autentico atto testamentario verso l’umanità.
  • 31. Se dalla morte è vinta la natura qui nel bel volto, ancor vendetta in cielo ne fie pel mondo, a trar divo il suo velo più che mai bel di questa sepoltura. Michelangelo Buonarroti - Rime PRESENTAZIONE a cura di ANTONIO CURRELI