Presentazione creata per l'incontro dal tema "La disgregazione dell'abitare" nell'ambito del progetto learning week numero 891 edizione 1308 dal titolo “LA MIA CASA... LA NOSTRA CASA” a Casalmaggiore (CR)
4. Dimensioni del conflitto
●
Il più grave
genocidio d’Europa
dopo la seconda
guerra mondiale
14 giugno 2011 Antonio Ariberti
Quali
?
le ragioni
4
5. I precedenti storici
●
Alla fine della prima guerra
mondiale (1918) si dissolvono
l’impero austro-ungarico e
l’impero ottomano.
●
Sei regioni (Serbia,
Montenegro, Macedonia,
Croazia, Slovenia e Bosnia-
Erzegovina), diverse per
etnia, lingua, religione, si
uniscono formando lo stato
della Iugoslavia.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 5
6. Cultura e territorio
●
Serbia, Montenegro ortodossi
Macedonia
●
Croazia e Slovenia cattolici
●
Bosnia-Erzegovina musulmani
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 6
7. Dopo la seconda
guerra mondiale
●
La Jugoslavia si
trasforma in una
confederazione socialista
sotto la guida del
maresciallo Tito.
●
La Serbia ottiene il peso
politico maggiore.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 7
8. Decennio 1980-1990
●
1980 Muore Tito: la
confederazione comincia a perdere
unità.
●
1991 Slovenia e Croazia dichiarano
la propria indipendenza dalla
federazione.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 8
9. LA REAZIONE SERBA
●
La Serbia reagisce
negativamente alla
dichiarazione d’ indipendenza
di Slovenia e Croazia, regioni
economicamente fra le più
avanzate della Jugoslavia;
●
tuttavia:
– accetta l'indipendenza slovena
– ma si oppone alla creazione della
Repubblica croata
●
Vukovar
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 9
10. Le reazioni
internazionali
●
La comunità
internazionale assiste
allo scoppio della
guerra, rifiutandosi di
intervenire e incapace
di vedere la gravità
della situazione.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 10
11. La Bosnia
Nel 1992 anche la Bosnia -
Erzegovina dichiara la
propria indipendenza.
●
La Bosnia è a maggioranza
musulmana, ma è
composta anche da
minoranze serbe e croate.
●
Perciò la Bosnia diventa
un vero e proprio campo di
battaglia.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 11
12. La Bosnia divisa
tra due forze
●
Nell’aprile 1992 viene proclamata la
Repubblica serba della Bosnia-
Erzegovina, presieduta da Radovan
Karadzic, appoggiato da Milosevic
ma non riconosciuta dalle autorità
internazionali perché responsabile
di avere iniziato le violenze.
●
Ad essa si contrappone la
Repubblica musulmana sotto
la guida di Izetbegovic che ottiene,
in seguito, il riconoscimento dell'ONU.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 12
13. Bosnia: dimensioni di un
massacro
●
100 mila le vittime della guerra civile nel cuore dei Balcani
jugoslavi: una cifra da brivido di cui
il 67,87% vittime Bosniache (religione musulmana).
●
20 mila donne bosniache stuprate e circa 500 figli nati da
quelle violenze.
●
Mancano i numeri dei milioni di profughi, dei senza casa,
dei senza patria, delle popolazioni trasferite dalla pulizia
etnica.
●
In proporzione alla popolazione italiana, questo massacro
avrebbe cancellato contemporaneamente tutta la
popolazione di quattro regioni: Valle d'Aosta, Molise,
Basilicata e Trentino.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 13
14. I miei
ricordi
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 14
19. Predrag Matvejevic
VI RACCONTO CHE SIGNIFICA EMIGRARE
Fonte: LA REPUBBLICA – 23/7/2009
Per quanto riguarda una possibile "ricerca qualitativa",
possiamo partire da una sintassi a un tempo particolare e
ordinaria, forse usata dagli emigranti di tutti i tempi.
È caratterizzata da una specie di sdoppiamento, in cui si
distingue fra "i nostri" e "i loro", tra "noi" - giunti da altri luoghi -
e la gente "di questo paese", dove ci troviamo adesso.
A ciò corrisponde una singolare topografia: "qui" dove siamo
venuti, e "là" da dove siamo dovuti partire. Si può aggiungere
un'analoga temporalità che taglia anch'essa in due le
biografie: dividendo la vita di "prima" della partenza da quella
del "dopo" - fra "un adesso" e "un allora" ossia "una volta".
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 19
20. Vukovar
1998
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 20
24. Abdulah Sidran
● L'INCUBO
Che cosa stai facendo, figlio?
Sogno, madre mia, sogno che sto cantando,
E tu mi chiedi, nel sogno: che stai facendo, figlio?
Cosa canti, nel sogno, figlio?
Canto, madre mia, che avevo una casa.
E adesso la casa non ce l'ho. Questo canto, madre mia.
Avevo la mia voce, o madre, e la lingua avevo.
E ora non ho né voce né lingua.
Con la voce che non ho, nella lingua che non ho,
Della casa che non ho, io canto la mia canzone, o madre.
Fonte: Sarajevski tabut (La bara di Sarajevo, edizioni e, Trieste, 1996,p.269.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 24
25. Elvira Mujcic
Ogni discorso finiva con le battute: «Beh, voi
all'estero vi siete sistemati, a voi è andata bene». E
mica potevo dire no, che non era vero. Certo, le cose
non sono poi così chiare: non è proprio una figata
stare all'estero e lottare per un pezzo di carta che si
chiama permesso di soggiorno. Sbattere sempre
contro i pregiudizi che ci vogliono tutti drogati, ladri
e spacciatori in quanto extracomunitari. Mica fa bene
quando la gente mi guarda e dice: «Ma tu non
sembri straniera», e io mi chiedo cosa c'è che non va
nel sembrare stranieri.
Fonte: Elvira Mujcic, Al di là del caos, ed. infinito, febbraio 2007, Roma, p.52.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 25
26. Elvira Mujcic
Ma qualcosa c'è che non va, altrimenti mia madre
non dovrebbe fare tre lavori umilissimi e tenere la
sua laurea nel cassetto. […]
Comunque, forse hanno ragione in Bosnia: a noi
non è poi andata tanto male, non è paragonabile, è
vero. A mia discolpa potrei dire che è doloroso non
essere nulla. Vagare da una terra all'altra in cerca
di gente che mi senta sorella di vita e non trovarli,
perché ovunque io vada sono sempre straniera.
Fonte: Elvira Mujcic, Al di là del caos, ed. infinito, febbraio 2007, Roma, p.52.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 26
27. Slavenka Drakulić
«Ci troviamo di fronte a un inimmaginabile
rimpicciolimento dell'orizzonte umano. Una persona è
ridotta a una sola dimensione, la nazionalità; una
cultura è ridotta a pochi improvvisati simboli nazionali;
tutti diventiamo miopi, ci hanno rinchiuso dentro stretti
confini di cui non abbiamo mai conosciuto l'esistenza e
ora ci stanno soffocando sul piano culturale, per non
parlare delle migliaia di morti e della sofferenza fisica.
Saremo tutti intrappolati come topi. Non usciremo mai
dai discorsi nazionalistici, sia croati che serbi. Non
potremo mai costruire un nostro futuro, saremo rigettati
nel passato, nel passato remoto».
Fonte: Slavenka Drakulić, Balkan Express, ed.IL Saggiatore, Milano, 1993, p.131.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 27
28. Slavenka Drakulić
[…]
Grazie a Dražena, che non rientrava in questo
quadro, mi sono resa conto che anche dentro di
me sta succedendo qualcosa, assisto a un
processo più complesso, più profondo: la nascita
del pregiudizio contro queste persone, qualcosa
che si può definire la «sindrome del certificato
giallo».
Fonte: Slavenka Drakulić, Balkan Express, ed.IL Saggiatore, Milano, 1993, p.156-157.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 28
29. Slavenka Drakulić
Ho iniziato col ridurre una persona fisica, un
individuo reale a un astratto «loro», vale a dire
al denominatore comune di profugo, di titolare del
certificato giallo. E passare da questo status a
quello di cittadino di seconda classe, o meglio, di
non-cittadino, il passo è breve. Scivolare nel
pregiudizio è facile come infilare il paio di pantofole
familiari calde e comode, che mi aspettano a casa.
Fonte: Slavenka Drakulić, Balkan Express, ed.IL Saggiatore, Milano, 1993, p.156-157.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 29
31. Danis Tanović
«Qualche volta sento che nel 1992, quando
cadde il comunismo, ci siamo ritrovati sul bordo
di un abisso.
Il resto del mondo guardava in silenzio dall’altra
parte.
Siamo stati costretti a saltare, ma non siamo
arrivati dall’altra parte. Stiamo ancora cadendo»
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 31
32. Slavoj Žižek
The true tragedy is that, as some intelligent Bosnian
politicians pointed out, that Karadzic basically
succeeded. His basic program was that a big part of
Bosnia should be reserved — ethnically cleansed —
for Serbs. This is what effectively happened, the
Republika Srpska is 51 percent of the territory, they
have less than 10 percent of others, non-Serbs. This
was Karadzic’s program. So the irony is that — it’s
like Caesar, you know: Caesar died, Caesarism won.
For this, it’s too late. This is the hypocrisy: you
condemn the guy, the project succeeded.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 32
33. Stari Most
1993 Oggi
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 33
34. Ivo Andrić
“Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio
pensiero vada o si arresti trova fedeli e operosi
ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio
dell'uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò
che appare davanti al nostro spirito, ai nostri
occhi, ai nostri piedi, affinché non ci siano
divisioni, contrasti, distacchi”.
Fonte: Ivo Andric, Il ponte sulla Drina
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 34
35. Paolo Rumiz
“Era quel simbolo, e non il manufatto,
che si era voluto colpire. La pietra non interessava ai
generali croati [Slobodan Praljak].
Il ponte, difatti, non aveva alcun interesse strategico.
Non serviva a portare armi e uomini in prima linea.
Esisteva, semplicemente.
Era il luogo della nostalgia, il segno dell’appartenenza
e dell’alleanza tra mondi che si volevano a tutti i costi
separare”.
Fonte: Paolo Rumiz, “La Repubblica”, 2 novembre 2003.
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 35
36. Grazie
per
l'attenzione
14 giugno 2011 Antonio Ariberti 36