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Idee italiane
in moto
Fra gli incontri di alto interesse avuti a Milano a 3DPrint Hub (la prossima
edizione della fiera della stampa 3D professionale è fissata dal 10 al 12
marzo 2016) c’è stato quello con designer, modellisti e progettisti italiani
impegnati nel settore automotive. Pensano, disegnano, partecipano alla creazione di
progetti per le due e quattro ruote, che, una volta diventati prodotti, eccellono in cam-
po internazionale. Marco Giacometti, Antonio Arcadu, Gianandrea Fabbro ci hanno
detto che la stampa 3D ormai incide nell’attività di progettazione di un’autovettura o
una motocicletta con varie proporzioni e differenti modalità.
Il settore automotive
attinge da sempre al genio tricolore.
Ora lo fa anche con la stampa 3D.
Vediamo come Di Dario Colombo
2. storie 3d
maggio · 2015 11
Perché no? Per Fabbro, di Ducati,
«non è rischioso: in campo automotive
la fornitura esterna è all'ordine del
giorno. Meglio però non avere un
singolo fornitore, non gli va data la
visione totale di insieme del prodotto»
stampare
in service?
dettagli per il prodotto finale. E questo può avvenire non
solo per la scocca. Tecnologia Fdm per le parti, sinte-
rizzazione metallica per il motore portano alla corretta
gestione dei costi di progettazione. E non è affatto poco.
Più gradi di libertà
Antonio Arcadu di Honda, da modellista, evidenzia
come in Italia il processo sia più creativo rispetto alla
casa madre. A Roma, quartier generale italiano della ri-
cerca e sviluppo della casa giapponese, da qualche tem-
po c’è una stampante 3D, con tecnologia Fdm, quindi a
basso costo. E con la quale ci si sbizzarrisce. «Ne stiamo
prendendo un’altra, personalizzata, per fare pezzi più
ANTONIO ARCADU
Sei mesi in Italia, sei in Giappone, in
qualità di modeling project leader del
dipartimento di concept e design di Honda
GIANANDREA
FABBRO
Le grandi idee di
Borgo Panigale
vengono anche dal
Chief Designer di
Ducati Motor Holding
MARCO GIACOMETTI
Progettista e maker: da 27 anni in Formula
1, ora mette la sua esperienza e creatività
anche nel neonato Fablab Imola
Tanto 3D quanto serve
Giacometti, con un’esperienza ultraventennale in Formu-
la 1, lato costruzione e produzione, ha parlato di passione
del creare (tant’è che fa anche parte del neonato Fablab
Imola): «con la stampa 3D da tempo si collabora alla rea-
lizzazione di un prodotto finale complessissimo». E non
in modo residuale: al 70% si decidono i componenti dei
modelli che entrano in galleria del vento, sposando la logi-
ca in cui si deve personalizzare le parti continuamente. In
Formula 1, come intuibile, prevale l’aspetto ultratecnico.
Cosa che pare accadere meno in campo motociclistico.
In Ducati, per esempio, come ha spiegato Gianandrea Fab-
bro, sul fronte del disegno del prodotto c’è un approccio
più parcellizzato. Fabbro dice di sfruttare «in maniera par-
ziale l’aiuto che viene dalla prototipazione rapida. Il valore
aggiunto, invece, lo si trova nelle fasi di industrializzazio-
ne». Il processo di partecipazione della stampa 3D, quindi,
parte dal reverse engineering per arrivare alla conclusione
del modello. «Usiamo la prototipazione - dice Fabbro - nel
cosiddetto clinic model» il modello di stile. Questo modo
di procedere serve a produrre la quantità necessaria di
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grandi, in modo più veloce». Quali pezzi? «Facciamo
singoli componenti e li integriamo con elementi in clay».
E una moto intera? «No: la moto completamente creata
in 3D è puro marketing: non si può stampare tutto».
Percentuali su strada
Allora, quanta influenza c’è da parte della stampa 3D sul
prodotto finale? Per Giacometti è totale, se la si intende
con tecnologia SLS. Fabbro sostiene che per Ducati (non
Corse) influenza il 40% del prodotto: «per noi è una par-
te. Noi siamo più estetici. In Ducati il designer segue il
prodotto dal giorno zero fino alla fine della produzione».
Per Arcadu è al 30% con tendenza a crescere: «stiamo
andando verso il virtuale. Ogni tanto facciamo qualche
modello in scala uno a due, per stampare più pezzi».
Così facendo prende il componente e lo porta fino alla
produzione, nel rispetto di una triangolazione perfetta:
CBR600F
La Honda CBR600F, modello
della stagione 2010-2011
durante le fasi del disegno,
della modellazione con la
plastilina, della produzione di
parti in 3D e finita (a sinistra)
DUCATI 999
La 999 è stata la prima moto Ducati a
essere realizzata con il contributo della
stampa 3D nelle fasi di progettazione
stampa
quotidiana
La stampa 3D è di casa nell’automotive.
In Honda, presente ormai da anni, la
prototipazione è stata sdoganata dall’industria
bellica. A Borgo Panigale è arrivata a cavallo
fra il cambio di secolo: per progettare la Ducati
999, su strada dal 2002 al 2007, arrivarono
pezzi in 3D stampati con carta e taglio laser,
addirittura fu proposta in questo modo
una ruota anteriore. Per non parlare della
Formula 1: le prime macchine prototipatrici con
tecnologia Sla sono state usate sin dalla fine
degli Anni 90, per soddisfare le richieste degli
uffici tecnici.
«modellista, ingegnere e designer sono le tre figure che
mettono insieme il prodotto». Con la maggiore diffusio-
ne dell’idea dell’autoproduzione, insita nella stampa 3D,
Arcadu vede «cambiare l’approccio all’idea creativa, che
può prendere corpo con persone diverse rispetto al pas-
sato, dal basso. Un po’ come avviene in campo artistico.
In fondo, i designer sono un po’ scultori». Per Fabbro il
designer deve stare più attento al cambio dei gusti, del
mercato. Allora con la stampa 3D diffusa, popolare, che
fine faranno gli standard di produzione industriale? Potrà
capitare che arrivino sul tavolo dei progettisti argomen-
ti che un esecutore materiale non avrebbe mai trattato.
Insomma, si sta stabilendo un cambio di metodo, come
avvenuto con il Cad, che ha dato modo di fare qualsiasi
cosa. Nel bene e nel male, dicono i designer. ∞