2. Questa prima fase dell'educazione artistica dello
scultore era forse poco nota anche ai suoi principali
biografi, Raffaello Borghini e Filippo Baldinucci, i quali
attribuirono maggiore importanza al soggiorno di
Giambologna a Roma, dove egli arrivò nel 1550 per
studiare le statue antiche nelle collezioni private e le
opere dei moderni, in particolare quelle di
Michelangelo.
3. Giambologna,
pseudonimo di Jean de
Boulogne (Douai, 1529 –
Firenze, 1608), è stato
uno scultore fiammingo
attivo in Italia, in
particolare a Firenze.
4. Nel 1552 Giambologna si trasferì a Firenze, trovando ospitalità e
protezione nella casa di Bernardo Vecchietti, uomo colto, raffinato
e grande collezionista, per il quale egli eseguì le sue prime opere
fiorentine, tra cui una Venere in marmo andata perduta, ma della
quale esiste un modellino in bronzo conservato al Museo
Nazionale del Bargello, in cui si vede la dea inginocchiata nell'atto
di asciugarsi.
5.
6. Nel 1563 Giambologna venne chiamato a Bologna per realizzare la
figura del dio Nettuno da collocare sulla monumentale fontana di
Piazza Nettuno, adicaente a Piazza Maggiore, progettata
dall'architetto siciliano Tommaso Laureti e che rientrava nel
programma di rinnovamento urbanistico voluto per la città da
papa Pio IV e dal suo delegato Pier Donato Cesi.
La statua poggia su di un alto basamento che accentua lo slancio e
la dinamicità conferita al dio dallo scultore, che lo raffigurò con
una mano stesa in un gesto di solenne autorità.
7. Mentre era ancora impegnato nei lavori per la
fontana di Piazza Maggiore il delegato papale
Cesi richiese a Giambolgna una statua da porre
nel cortile dell'Archiginnasio, sede dell'antica e
prestigiosa università bolognese; egli avrebbe
dovuto eseguire un bronzo raffigurante il dio
Mercurio con l'indice proteso verso il cielo,
simbolo dell'origina divina del sapere, che
sarebbe servito da monito per tutti gli studenti.
8. Il progetto non fu mai portato a compimento, ma Giambologna
ne elaborò un modello conservato presso il Museo civico di
Bologna, che costituisce solo il primo dei numerosi bronzi con il
medesimo soggetto realizzati dall'artista, definito appunto
Mercurio volante.
Nelle versioni successive lo scultore trasformò Mercurio in una
figura molto più dinamica e protesa verso l'alto, come pronta a
spiccare il volo, conferendole una libertà di movimento e
leggerezza inedite.
9.
10. L'opera di Giambologna più famosa a Firenze resta il
cosiddetto Ratto delle Sabine (1583), che ancora oggi si
trova sotto le arcate della Loggia della Signoria,
davanti al gruppo marmoreo di Ercole e il Centauro
Nesso (1594-1600), versione in scala monumentale di
una delle storie di Ercole eseguita per la Tribuna.
11.
12.
13. Tra le ultime opere a carattere sacro realizzate da
Gianbologna a Firenze va infine ricordata la statua di
San Luca, posta nella nicchia dell'Arte dei Giudici e
Notai della chiesa di Orsanmichele, terminata nel 1602.
14.
15. Il Giambologna fu il più importante scultore
dell'epoca del manierismo e la grande lezione che
lasciò nella città di Firenze fece sì che la sua maniera
fosse seguita ben oltre la sua morte, rendendo vana
qualsiasi concessione troppo originale a influenze
esterne, come i fasti della stagione barocca romana.
Fu solo con uno scultore formatosi a Roma, Giovan
Battista Foggini, che in epoca ormai tarda si fece strada
negli anni settanta del Seicento una cultura più barocca
anche a Firenze.