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Una foresta ricca di monumenti
Alberi proprio come monumenti! Spesso non ci pensiamo nemmeno, ma è proprio così. Ed è proprio per questo che anche il patrimonio boschivo, merita
un’attenzione particolare come sicuramente merita opere di consolidamento, di ristrutturazione e di buona conservazione il Colosseo, o tanti altri edifici
costruiti nei secoli scorsi.
Difficile se non impossibile è la stima economica del valore di questi beni naturali non impropriamente chiamati “Alberi monumentali”, tanto è che non è
esagerato parlare di “inestimabile valore economico”, con la sola differenza che fin troppo spesso non vengono valorizzati attraverso adeguate manutenzioni, ma
anche tramite caute visite guidate che, sicuramente, potrebbero favorire oltre che le casse delle amministrazioni comunali, anche la sensibilità alla tutela e
quindi la cultura.
La condizione di "monumentalità" è individuata da uno o più criteri o caratteristiche, indispensabili a contraddistinguere tra loro gli esemplari arborei,
conferendogli titoli utili per essere censiti e quindi tutelati.
Le caratteristiche di monumentalità sono:
portamento e forma particolari;
rarità botanica;
valore storico-culturale;
valore paesaggistico;
valore architettonico e le
grandi dimensioni.
Nel 1982 il CFS (Corpo Forestale dello Stato) ha censito questo patrimonio attraverso una indagine, con l’obiettivo di far rispettare il
patrimonio artistico naturale, nel tentativo di garantire alle generazioni future alcuni diritti che potranno conoscere e quindi ammirare
questi monumenti spesso vecchi di migliaia di anni. In Italia sono stati censiti 1255 esemplari di cui 460 nel Nord, 555 nel Centro e 240
nelle Regioni meridionali, mentre nel Lazio il totale degli alberi monumentali è di 76 così ripartiti tra le province: 7 a Frosinone;17 a
Latina;15 a Rieti, 15 a Roma e 22 e a Viterbo.
A proposito di alberi da tutelare e da piantare, dal 2001 il 21 di novembre, Legambiente propone la "Festa dell'Albero", una delle
campagne di questa associazione che, più di altre, riesce a rendere protagonisti soprattutto i bambini. La giornata è dedicata al
"rinverdimento" delle città dove, grandi e piccini si muniscono di vanghe e pale per piantare piccole piante nei giardini delle scuole, nelle
aree degradate, nelle aree verdi pubbliche e nei parchi, per poi continuare ad osservarle crescere e magari anche ad adottarle.
Altra iniziativa lodevole sugli alberi da tutelare è iniziata nel 2004; si tratta della raccolta straordinaria degli Alberi di Natale,
promossa dall’Ama in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Ambientali del Verde Urbano del Comune di Roma, il Corpo Forestale
dello Stato e il Tgr Lazio. L’Ama con il Corpo Forestale dello Stato, selezionano gli abeti destinati alla discarica e verificano se tra questi
ci sono quelli che possono essere ripiantati e che quindi possono essere destinati ad iniziative di educazione ambientale, mentre gli altri
vengono portati all'impianto di compostaggio di Maccarese dove vengono trasformati in compost, un fertilizzante naturale di altissima
qualità, utile per concimare piante da vaso e da giardino.
A proposito di piante e poemi, va ricordato Ottorino Respighi (Bologna, 9 luglio 1879 – Roma, 18 aprile 1936) per essere stato un compositore e musicologo famoso soprattutto come autore di
poemi sinfonici; tra le sue opere orchestrali più famose vi è la "Trilogia romana", composta dai poemi sinfonici "Le fontane di Roma" (1916), "I pini di Roma" (1924) e "Feste romane" (1928),
Leggi che tutelano il verde pubblico
Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 - "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre, n. 352" -
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 27 dicembre 1999 - Supplemento Ordinario n. 229
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
In ogni caso se abbiamo il sospetto che è in via di abbattimento qualche albero senza la necessaria autorizzazione, è necessario contattare immediatamente i Vigili Urbani o il Corpo Forestale
dello Stato, affinché intervengano salvando il salvabile; di norma i Comuni hanno un regolamento con le indicazioni degli alberi tutelati oltre ad un elenco del patrimonio arboreo
Nella foto: l’Olivo di Fara Sabina (RI)
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Alberi Monumentali del Lazio – Frosinone e Provincia
Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Giuliano di Roma Casali Quercus robur L. 3,6 18 Farnia
Patrica San Vincenzo Celtis australis L.* 4,8 20 Bagolaro
Patrica Casette del Colle Quercus pubescens Willd. 6,7 32
Roverella
la "quecia del Tufo" vegeta in contrada Tufo; con una
età compresa tra i 600 ed i 700 anni è ritenuta la più
grande d’Italia ed è meta di visite di cultori, curiosi, e
scolaresche.
Picinisco Molino Bartolomucci Populus nigra L.* 7 35 Pioppo Nero
Picinisco Piazzale del cimitero Tilia cordata Mill. 3,4 20 Tiglio Selvatico
Settefrati Centro abitato Tilia cordata Mill. 4,3 18 Tiglio Selvatico
Terelle Valle Gariglia (cava di Mn) Castanea sativa Mill. 8,8 25
Castagno
Nonostante alcune disavventure, ora questo albero
monumentale è in piena salute; nel tronco dello stesso
c’è una caverna con le pareti carbonizzate per mano di
ignoti criminali, mentre nell’autunno del 1991 alcuni
pastori intervennero energicamente per contrastare un
incendio che fu domato poi dai pompieri che
impiegarono ben 24 ore di lavoro.
Con la presa di Roma del 1870,Giuliano di Roma entrò a far parte del Regno d’Italia con la denominazione “di Roma”, perché
facente parte di quella provincia. Nel 1927 Frosinone diventò provincia e Giuliano ne fece parte pur conservando l’appellativo
originario.
A Patrica merita visitare l’enorme Croce di Cacume, fatta erigere da Leone XIII nel 1903 in memoria del Giubileo del 1900.
A Settefrati il 26 Dicembre 2008 (giorno in cui si festeggia Santo Stefano, il Santo protettore) Don Antonio Molle - Arciprete di
Settefrati - ha regalato alla cittadinanza una statua originale del '700 di Santo Stefano Protomartire (vedi la foto a sinistra);
anche questa è degna di essere visitata anche per la presenza di un organo dotato di ben 1.122 canne.
Nella foto di sinistra un tiglio selvatico, in quella di destra la statua di Santo Stefano a Settefrati
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Alberi Monumentali del Lazio – Latina e Provincia
Comune Località Genere - Specie
Circonferenza
mt.
Altezza mt. Nome volgare
Campodimele Centro Abitato Ulmus Campestris L. 3,4 15
Olmo Campestre
Ama soprattutto i terreni freschi, profondi, con tanta
acqua e sali minerali; il legno all’esterno è chiaro, ma
tende a scurirsi ed è usato per costruire mobili, porte,
pavimenti, ma non è un buon combustibile.
Cisterna Parco Ninfa Populus Nigra L. 7,2 35
Pioppo Nero (di Gelasio Caetani *)
L’Oasi di Ninfa fu costituita nel 1976; questa pianta
(come tutte le altre) è immersa nel verde grazie
anche all’abbondanza delle acque del fiume Ninfa,
che sgorgano da ogni lato, favorendo a dismisura lo
sviluppo della flora.
* Ninfa è una cittadina di origine medioevale e fu
parte dei possedimenti della nobile famiglia Caetani;
distrutta dalla guerra nel 1385, solo agli inizi del 1900
il principe Gelasio ne curò il restauro, facendone la
residenza della famiglia.
(per approfondimenti, vai a pagina 13)
Cisterna Torrecchia Vecchia Quercus suber L. 4 14 Sughera
Monte San Biagio San Vito Quercus suber L. 4,3 20
Sughera
Zona di Tutela Ambientale istituita nel 1999; questa
sughera comprende 15,6 ettari
Monte San Biagio San Vito Quercus Morisii Borzi'* 4,8 30 Leccio - Sughera
Norma Selva Acqua Viva Quercus Pubescens Willd. 5,2 18
Roverella
Il nome indica la taglia minore rispetto alla Rovere
con la quale viene confusa. La roverella supera i 2
metri di diametro ed è longevo; si adatta a terreni
calcarei, argillosi, aridi e rocciosi. Il legno è buon
combustibile mentre le ghiande dolci, si usano -
purché tostate - per fare un surrogato del caffé
Norma Monte Gorgoglione Quercus Pubescens Willd. 5,3 18 Roverella
Pontinia Macchia Grande - La Cotarda - Quercus Farnetto Ten. 3,5 22 Farnetto
5
Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Pontinia Macchia Grande Quercus Suber L.* 4,3 25 Sughera
Pontinia Macchia Grande - La Cotarda - Quercus Robur L. 4 25 Farnia
Pontinia Macchia Grande-La Cotarda Quercus Cerris L. 4 27
Cerro
La corteccia di questa pianta è pregiata perché
contiene un'elevata percentuale di tannino,
sostanza questa che serve per conciare le pelli,
ammorbidendole e impedendone la putrefazione.
Priverno Ripa - Piancolozza Pinus pinea L. 3,5 26 Pino Domestico
Sabaudia Lestre delle Pere Quercus Farnetto Ten. 3,9 18
Farnetto
Il legno del Farnetto ha caratteristiche uguali alla
Roverella, serve per gli stessi impieghi ed è
apprezzato in particolare nelle costruzioni navali e
nella preparazione delle doghe per botti.
Sermoneta S. Francesco Quercus Ilex L. 4,5 18
Leccio
Alcune scritture farebbe risalire la messa a dimora
di questa pianta nel lontano 1492!
Sezze Valle Naforte Taxus Baccata L. 5 15 Tasso
Sezze Zoccolanti Quercus Crenata Lam. 4,5 30 Cerro-Sughera
Sezze Zoccolanti Cedrus Atlantica Man. 4,5 26 Cedro Dell'atlante
Didascalia delle
foto da sinistra
verso destra:
1) Sermoneta - La
messa a dimora di
questo leccio
risalirebbe al 1495,
quando il Convento
fu donato dal Papa
Alessandro VI, ai frati
minori francescani.
2) Monte San
Biagio - Sughereta di
San Vito
3) Priverno – l’area archeologica
4) Il Quercus Cerris appartiene alla famiglia delle Fagaceae, vive normalmente all’interno di una fascia di vegetazione compresa tra i boschi collinari ed è diffuso in vaste cerrete ad alto fusto dell’Italia sia centrale che meridionale
mentre la corteccia è brunastra e ruvida.
5) I frutti dell’Olmo Campestre
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Curiosità:: il “Pioppo di Gelasio Caetani” - Oasi di Ninfa - Cisterna di Latina.
Ha una circonferenza di 7,42 metri;l’ altezza è di 35 metri; la chioma è di 30 metri e il suo anno di nascita presunto è il 1905.
L’Oasi di Ninfa
Premessa: Ninfa - cittadina medioevale ubicata nelle proprietà della nobile famiglia Caetani - nel 1385 fu distrutta dalle frequenti guerre che
imperversavano sul territorio; i numerosi ruderi rimasero sul posto per secoli, sommersi dalla vegetazione selvaggia che aveva ripreso il
sopravvento fino a che, agli inizi del 1900, il principe Gelasio Caetani decise di restaurare le rovine, per farne una residenza per la propria
famiglia. Così fu per la parte architettonica, mentre per la parte naturalistica il merito è senz’altro di Ada Wilbraham (madre di Gelasio e
moglie di Onorato Castani), esperta giardiniera dalla grande esperienza nel costruire giardini tipici all’inglese Alla morte di Gelasio, la proprietà
passò nelle mani del fratello Roffredo che continuò il recupero della zona edificata mentre per la parte botanica, se ne occupò con maestria la
moglie americana Margherite Chapin, che incremento considerevolmente la zona impiegando nuove specie arboree. Di grande interesse nella
conservazione di quanto recuperato, furono anche Lelia la figlia di Roffredo, ed il proprio marito Hubert Howard, britannico di origine e di
professione diplomatico.
Il Pioppo
Non avendo i Caetani più discendenti, prima della morte di Lelia, venne costituita la “Fondazione Roffredo Castani”, che divenne
titolare dei possedimenti; mentre la realizzazione dell’Oasi avvenne per gradi e tra grandi difficoltà visto che negli anni
Sessanta-Settanta, tutta la zona circostante Ninfa, fu caratterizzata da una forte spinta alla cementificazione e
industrializzazione incontrollata fino a subire una lunga serie di assalti, nel tentativo di smantellare ogni vincolo (archeologico,
idrogeologico e paesistico) fino ad arrivare al 1976, anno in cui ci fu la costituzione legale dell’Oasi.
Il nome affidato al Pioppo della specie Populus nigra tra i più grandi d’Italia, si dice sia riconducibile al principe Gelasio Castani,
ovvero colui che l’ha piantato presumibilmente nel 1905, mentre lavorava per il recupero dei ruderi dell’antica cittadina; in ogni
caso, questo non è il solo pioppo gigante dell’area, visto che a cento metri dal cancello d’ingresso dell’Oasi, ve né uno simile,
anche se in scala ridotta, (con 5,20 metri di circonferenza).
Va detto che la pianta è ancora integra benché ad un attento esame sul lato sud-est del tronco, lascia intravedere una grossa
scanalatura marcescente che indica la necessità di un serio intervento botanico.
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Alberi Monumentali del Lazio – Rieti e Provincia
Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Amatrice S. Angelo Quercus Cerris L.* 6,6 21
Cerro
Botanici e cultori della materia, attribuiscono a questo
monumento il merito di essere il più grande leccio
d’Italia!
Antrodoco Persico - Monte Giano Acer pseudoplatanus L. 5,2 20 Acero Montano
Borgorose Valle Malito Castanea sativa Mill. 7 23
Castagno
Da Borgorose in direzione Colle del Tufo, ci si immerge
in un panorama unico ricco di castagni secolari la cui
visione è suggestiva quanto unica.
Cantalice Castiglioni Acer pseudoplatanus L. 5,95 25 Acero Montano
Casperia Valle Ferrara Quercus Cerris L. 4,15 25
Cerro
Un vero e proprio monumento per le caratteristiche
uniche e per la forte suggestione che crea solo a stargli
vicino per un solo attimo!
Cottanello Le Prata Quercus Cerris L. 4,5 26 Cerro
Cottanello Fondo dei Faggi Fagus sylvatica L. 5 20 Faggio
Fara Sabina Canneto - Casale Bertini - Olea europaea L.* 6,1 13
Olivo
Secondo alcuni cultori questo albero imponente
(segnalato come “L’ulivo più grande d'Europa"),
potrebbe avere duemila anni; situato in una tenuta
privata, grazie al proprietario, è possibile visitarlo senza
problemi
Marcetelli S. Maria Quercus pubescens Willd. 5,5 28 Roverella
Micigliano Colle Scangive Acer pseudoplatanus L. 5 15 Acero Montano
Monteleone Sabino I Colli Quercus pubescens Willd. 5 20 Roverella
Monteleone Sabino centro abitato Quercus pubescens Willd. 4,3 24 Roverella
Pescorocchiano Castagneta Quercus pubescens Willd. 5,65 20 Roverella
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Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Poggio S. Lorenzo Valle Gemma Quercus ilex L. 4 20
Leccio
E’ un monumento considerato il leccio più grande
d’Europa ma anche quello, in Italia, con la chioma più
grande. Agli amanti della natura, suggeriamo una visita
al Parco Faunistico di Piano dell’Abatino, il quale
collabora con diverse istituzioni scientifiche in progetti
di ricerca etologia e di conservazione.
Rivodutri Cepparo Fagus sylvatica L.* 2,3 10
Faggio
La caratteristica di questo faggio è la sua particolare
tortuosità, sconfinata nella leggenda secondo la quale
serviva a San Francesco come nascondiglio al riparo
da una tempesta.
Scandriglia Fonte degli Schiazzi Quercus Cerris L. 4,1 18
Cerro
In località Fonte degli Schiazzi, ci sono due cerri
monumentali di dimensioni simili con il tronco slanciato
e la chioma folta. Il cerro è la roverella sono piante
preziose perchè occupano i terreni più poveri, preclusi
ad altre specie; il legno, duro e pesante, è impiegato
ormai solo come combustibile.
Scandriglia Madonna della Quercia Quercus pubescens Willd. 3,6 24 Roverella
Scandriglia Casalettoitato Ulmus campestris L. 3,2 22 Olmo Campestre
In sequenza: il Faggio di San Francesco a Rivodutri; l’Olivone di Canneto Sabina; il Cerro di Amatrice e il Cerro di Scandriglia
Rivodutri - Il Faggio di San Francesco
La tradizione popolare racconta che San Francesco (il Poverello)
era sui monti di Rivodutri quando scoppiò un forte temporale;
Francesco (che poi divenne Santo) cercò di ripararsi sotto la
chioma di un faggio che, nella circostanza e per volere di Dio, piegò
i suoi rami a mo’ di ombrello. Questo faggio è famoso per la sua
straordinaria forma particolare e con i rami che s’intrecciano fino a
creare onde e nodi di straordinaria bellezza tipica solo in altri due
esemplari situati uno in Inghilterra e l’altro in Nord America. La
tradizione locale associa a questo faggio un secondo episodio
sempre di carattere mistico: Francesco per i suoi viaggi, usava
normalmente un asino ferrato da un maniscalco che veniva puntualmente ripagato con tanti ringraziamenti; il maniscalco superata la fase di inebriamento per così tanti ringraziamenti, rincorse Francesco fino al faggio, per chiedergli
anche il denaro o la restituzione dei ferri ma il religioso non avendo denari, chiese all'asino di restituire i ferri, cosa che questi puntualmente fece. Ancor oggi è visibile l'orma del piede del Santo impressa sul suolo, proprio al
momento della sua discesa dall'asino.
In questa provincia ricca di vegetazione ma anche di spiritualità (ricordiamo solo per esempio Greccio, il comune dove per mano di San Francesco è nato il primo presepio), è degno di menzione l’Olivone a Canneto Sabina, un
monumento ritenuto il più grande d’Europa che, grazie ad una attenta operazione di marketing, ha toccato le pagine migliori della cronaca bianca dei mass media tutti. Anticamente faceva parte dei possedimenti dei monaci di Farfa,
mentre dal 1870 è proprietà della famiglia Bestini che da sempre lo considerano con estremo orgoglio, lo stemma di famiglia. Una leggenda vuole che fu piantata dal re di Roma Numa Pompilio.
Nel bacino del Velino troviamo anche considerevoli quanto monumentali aceri e faggi degni di assoluta attenzione e quindi anche valorizzazione.
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Alberi Monumentali del Lazio – Roma e Provincia
Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Frascati Villa Aldobrandini Quercus Ilex L. 5 15
Leccio
Fiorisce in aprile-maggio e germoglia ghiande
protette da una cupola a squame, utili per nutrire
i suini come da antica tradizione agricola.
Frascati Villa Aldobrandini Platanus Orientalis L. 3 15
Platano Orientale
Condizione fondamentale per il suo sviluppo è la
presenza d’acqua; è stato molto utilizzato per
scopi forestali ed ornamentali fino al XVIII secolo,
quando è stato sostituito nell'utilizzo dal platano
ibrido che è più rustico e di veloce sviluppo.
Frascati Villa Falconieri Quercus Pubescens Willd. 5,3 22
Roverella
L’architettura della Villa seicentesca, si è adattata
a questo monumento che sporge dal cancello
con tutta la sua maestosità.
Roma Villa Borghese(vicino laghetto) Cedrus Libani Barr. 5,2 21
Cedro del Libano
Originario dell'Anatolia meridionale, della Siria e
del Libano, attualmente si trova sui pendii
rocciosi e calcarei esposti a settentrione, tra i
1.300 e i 3 mila metri s.l.m., con clima freddo in
inverno e secco estate ed è molto diffuso nei
parchi e nei giardini di tutta Europa dove è giunto
nel XVII secolo con foglie cortissime.
Roma Convento di S.Sabina all'Aventino Citrus Aurantium L. 0,55 7 Arancio
Roma Piazza Cavalieri di Malta, 31 Cedrus Libani Barr. 5 26 Cedro Del Libano
Roma Terme di Diocleziano Cupressus Sempervirens 4 16 Cipresso
Roma Villa Borghese Platanus Orientalis L. 5,7 20 Platano Orientale
Roma Villa Borghese Celtis Australis L. 4,3 23 Bagolaro
Roma Villa Doria Pamphili Jubaea Chilensis Baill. 3,4 13 Palma Del Cile
Roma Villa Doria Panphili Cupressus Arizonica Green. 3,6 16 Cipresso Dell'arizona
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Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Roma Villa Torlonia Cedrus Libani Barr. 5,05 24 Cedro Del Libano
Roma Villa Torlonia Pinus Pinea L. 3,6 31
Pino Domestico
Detto anche Pino da pinoli, è alto fino a 30
metri con un diametro massimo di quasi 2
metri; originario delle coste del Mediterraneo, è
molto diffuso in Italia; fin dall’antichità era
utilizzato per la produzione di pinoli che
costituivano una base dell'alimentazione
umana.
Roma Villa Torlonia - ad. Nomentana Pinus Pinea L. 3,9 26 Pino Domestico
Roma Villa Borghese ( vicino al laghetto) Quercus Ilex L. 4 19
Leccio
E’ un albero sempreverde con fusto dritto,
singolo o diviso alla base, di altezza fino a 20
metri; può assumere aspetto cespuglioso se
cresce in ambienti rupestri. I fiori sono
unissesuali, la pianta è quindi monoica. I fiori
maschili sono riuniti in amenti penduli e
pubescenti, i fiori femminili invece sono in
spighe composte da 6 a 7 fiori.
Da sinistra verso destra
1) Cedro del Libano
2) Palma del Cile
3) Pino domestico
4) Pinoli frutto del Pino
5) Leccio
Per vendere un ulivo
secolare bisognerà
chiedere un permesso; è
quanto ha stabilito
l’articolo 2 del decreto
legislativo n. 63/2008,
pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale del 9 aprile 2008, che ha incluso gli alberi monumentali fra
i beni paesaggistici di notevole interesse pubblico. Alcuni
olivicoltori hanno optato per l’infittimento dell’oliveto, operazione
che però presenta molti rischi fitosanitari: infatti spesso gli olivi
secolari sono affetti da patologie che si trasmettono facilmente alle piante giovani.
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Alberi Monumentali del Lazio – Viterbo e Provincia
Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Blera Fontanile dei Trocchi Fraxinus Angustifolia Vahl. 2,2 20 Frassino Ossifillo
Capranica Acqua Forte Cedrus Libani 4,15 37 Cedro del Libano
Capranica Fontana del Sambuco Quercus Pubescens 4 24
Roverella
Produce Ghiande ovali allungate di 2 cm, con
cupola che le ricopre fino a metà
Capranica Giardino Comunale Quercus pubescens 4 19 Roverella
Caprarola Parco Farnese Abies Alba 4 40
Abete Bianco
è un albero alto sino a 60 - 70 m. con tronco
diritto e colonnare, corona piramidale, corteccia
liscia e bianco-cenerina da giovane, poi
screpolata e nerastra, secernente resina, rami
principali verticillati e orizzontali e rami secondari
distici; ha foglie solitarie, lineari, ristrette alla
base e lisce ai margini, ottuse o appena
smarginate all'apice, di colore verde-scuro e
quasi lucide di sopra e fiorisce nei mesi di
maggio-giugno.
Caprarola Parco Farnese Castanea Sativa 6 30
Castagno
Può raggiungere i 30 m di altezza e gli 8 di
diametro del tronco; la chioma è allungata e
allargata, lobata in alto; il tronco diritto e
ramificato in alto; la corteccia grigio-scura e
solcata a spirale e reticolata e, nelle piante
giovani bruno-rossastra, è liscia.
Monte Romano Piantato Quercus Petraia 4,6 15
Rovere
E’ una quercia caducifoglie di prima grandezza
della famiglia delle Fagacee; si differenzia dalla
roverella per le dimensioni del fusto e per il lato
inferiore delle foglie (glabro) che sono semplici,
decidue con margine lobato e lobi arrotondati
con la chioma che va verso l’alto, raggiungendo
un'altezza di 40 metri.
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Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare
Orte S. Lorenzo Quercus Pubescens 4,71 15 Roverella
Soriano nel Cimino Monte Cimino Fagus Selvatica 4,6 35 Faggio
Valentano Vallette del Crosto Quercus Pubescens 5 20 Roverella
Vallerano centro abitato Cedrus Deodara Loud 3,45 20 Cedro dell'himalaya
Vetralla Pontone Quercus Cerris 4,5 26
Cerro
L’8 maggio si celebra nell'Eremo di S. Angelo sul
monte Fogliano, lo Sposalizio dell'Albero
Vetralla Stadio Comunale Quercus Cerris 5,3 37 Cerro
Vetralla Villa Comunale Cedrus Atlantica 5,2 23 Cedro dell'Atlante
Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 5,1 13 Castagno
Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 5,02 12 Castagno
Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 4,75 12 Castagno
Vetralla Sant'Angelo Buxus Sempervirens 13,4 8 Bosso
Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 4 13 Castagno
Vetralla Casal Grande Quercus Pubescens 4,6 24 Roverella
Vetralla Via S. Angelo Quercus Pubescens 5,02 15 Roverella
Viterbo Palagi Castanea Sativa 6 16 Castagno
Da sinistra verso destra
1) Frassino Ossifillo - 2) Castagno - 3) Rovere - 4) Bosso - 5) Cedro dell’Atlante – 6) Faggio
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Spunti civici di riflessione
Riciclare adeguatamente ogni rifiuto è un
dovere morale di tutti, ricordiamolo!
Roma - Raccontava Plinio che gli antichi romani seminavano cipressi (Cupressus sempervirens) quando nasceva una figlia. Quando la ragazza
era pronta per andare in sposa, i cipressi erano abbastanza alti per essere tagliati, sfrondati e venduti come pali. Così nell’antica Roma i
cipressi erano chiamati “la dote della sposa”.
Vetralla: lo “Sposalizio dell'albero”. Dal 1470 l’8 maggio di ogni anno si celebra la suggestiva tradizione di confermare solennemente e quindi
con atto pubblico, il possesso del monte Fogliano da parte dei Vetrallesi. Durante questa giornata ed in occasione della festa che ricorda
l'apparizione di San Michele Arcangelo, il sindaco di Vetralla con altri rappresentanti del Comune ed una numerosa comparsa di "testimoni",
vanno nel bosco vicino al convento di Sant'Angelo - sul monte Fogliano - per rogare l'atto di ricognizione e di possesso che la cittadinanza
vetrallese ha sull'intero bosco. Il rituale ricco di storia e tradizione, si svolge davanti ad un cerro secolare, per l’occasione inghirlandato a
festa con fiori, ginestre, narcisi ma anche – come si usa nelle migliori tradizioni – da un velo da sposa. La storia racconta che nel 1432 papa
Eugenio IV donò i possedimenti del monte Fogliano al popolo di Vetralla; la proprietà dei boschi quindi, oggetto di lunghe e aspre contese tra
gli abitanti di Viterbo e di Anguillara, fu confermata nel 1544 da una sentenza della Sacra Rota! La manifestazione è arricchita dal "Trofeo
dell'Uomo Cavallo", una gara molto partecipata da atleti che ricordano Domenico Baghini, nato a Cura di vetralla il 26 gennaio 1877, meglio
conosciuto per le sue capacità podistiche con il soprannome di "Uomo Cavallo".
La circostanza, fornisce una bella e suggestiva occasione per fare una passeggiata tra i boschi e visitare lo storico convento.
Roma 12.11.2008. “I Funghi come spie di malessere degli alberi”.
Distrattamente non pensiamo che anche gli alberi possono stare male e non solo per gli anni che si portano sulle chiome, ma anche per una moltitudine di agenti patogeni che possono rovinare
anche irrimediabilmente la loro esistenza. Spesso anche ai botanici più esperti – che per capire se la pianta è ammalata usano l’atavico metodo dell’osservazione esterna del fogliame e della
chioma -, sfuggono patologie che, diversamente, potrebbero essere rilevate semplicemente usando degli altri e più naturali indicatori ambientali, ovvero i funghi! A questa conclusione è giunto
l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che - il 12 novembre 2008 a Roma - durante un seminario molto interessante denominato “Progetto Speciale Funghi”, ha
presentato i dati di un approfondimento scientifico condotto dal prof. Naldo Anselmi dell’Università della Tuscia. “Le specie fungine presenti sulla corteccia o alla base di un determinato
albero, possono essere rilevatrici dello stato di salute di un bosco, di un ecosistema o di singolo albero” – ha ribadito il docente universitario, ricordando ancora che la presenza di alcuni tipi di
macromiceti può essere un fanalino d’allarme del deterioramento di un albero.
Secca dirlo ma: “Prevenire è meglio che curare”, e ciò vale anche per la vegetazione in senso lato.
Chi non ricorda quanto accaduto nella storica Pineta di Castefusano (Roma) durante l’estate del 2000? La causa di ciò – danni di inestimabile valore non proprio commerciale, ma di più perché i
danni sono stati a carico della natura centenaria – è stata soprattutto la pessima manutenzione dell’area verde, che ha favorito il dilaniare di un incendio favorito dalla vegetazione secca. In
quella circostanza – va ricordato – per intervenire contro l’incendio furono usati quattro Canadair il cui costo sostenuto (dai contribuenti), fu di gran lunga superiore a quello che si sarebbe
potuto spendere, facendo una adeguata attività di prevenzione.
Questo brutto ricordo, ci deve far riflettere; allora pensiamo a qualche intervento non proprio costosissimo da suggerire sommessamente agli amministratori, ma che potrebbe esserci di
grande aiuto:
1 – una adeguata attività di prevenzione comporta lo studio ottimale del territorio, con l’installazione di adeguate bocchette d’acqua e la realizzazione di piste tagliafuoco, da posizionare in
prossimità dei punti più critici;
2 – l’intervento tempestivo di una pattuglia adeguatamente istruita e dotata di veicoli fuoristrada (auto e/o moto), permette di contenere il potere distruttivo di un incendio; l’assunzione
almeno stagionale qualche operatore ecologico da impiegare nelle aree a rischio, dovrebbe essere un dovere morale della politica. A questo proposito è bene ricordare che ogni pattuglia,
composta da due operatori, può essere impiegata fino alla vigilanza di 8 ettari di territorio a rischio dove, mediamente, possono percorrerlo ogni mezz’ora, il tempo necessario quindi per un
intervento sollecito quanto risolutorio;
3 - la prevenzione, per sua natura, non comporta rischi agli operatori, cosa ben diversa è il sacrificio umano – oltre che della natura – sostenuto puntualmente in situazioni di emergenza;
4 – la rimozione periodica delle erbacce secche è un compito che non possiamo trascurare;
5 – ultimo ma non per importanza è la didattica e l’educazione ambientale che potrebbero scoraggiare sul nascere qualsiasi tentativo piromane ma anche di cittadini distratti, di distruggere
quanto di più bello la natura ci ha dato, il verde!
14
Nel Lazio, altre piante di particolare pregio ed interesse
Grottaferrata: Pino d’Aleppo Manziana: Cerro Caprarola: Faggio Tirelle: Castagno
Ramoscello
di Abete
Ulivo secolare
Tree Climbing:
gioia e dolori degli alberi
15
Tra gioie e dolori: Alberi nel mondo, senza commenti
il sito su i più piccoli comuni del Lazio

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Ambiente - Alberi monumentali nella regione Lazio (Guida)

  • 1.
  • 2. 2 Una foresta ricca di monumenti Alberi proprio come monumenti! Spesso non ci pensiamo nemmeno, ma è proprio così. Ed è proprio per questo che anche il patrimonio boschivo, merita un’attenzione particolare come sicuramente merita opere di consolidamento, di ristrutturazione e di buona conservazione il Colosseo, o tanti altri edifici costruiti nei secoli scorsi. Difficile se non impossibile è la stima economica del valore di questi beni naturali non impropriamente chiamati “Alberi monumentali”, tanto è che non è esagerato parlare di “inestimabile valore economico”, con la sola differenza che fin troppo spesso non vengono valorizzati attraverso adeguate manutenzioni, ma anche tramite caute visite guidate che, sicuramente, potrebbero favorire oltre che le casse delle amministrazioni comunali, anche la sensibilità alla tutela e quindi la cultura. La condizione di "monumentalità" è individuata da uno o più criteri o caratteristiche, indispensabili a contraddistinguere tra loro gli esemplari arborei, conferendogli titoli utili per essere censiti e quindi tutelati. Le caratteristiche di monumentalità sono: portamento e forma particolari; rarità botanica; valore storico-culturale; valore paesaggistico; valore architettonico e le grandi dimensioni. Nel 1982 il CFS (Corpo Forestale dello Stato) ha censito questo patrimonio attraverso una indagine, con l’obiettivo di far rispettare il patrimonio artistico naturale, nel tentativo di garantire alle generazioni future alcuni diritti che potranno conoscere e quindi ammirare questi monumenti spesso vecchi di migliaia di anni. In Italia sono stati censiti 1255 esemplari di cui 460 nel Nord, 555 nel Centro e 240 nelle Regioni meridionali, mentre nel Lazio il totale degli alberi monumentali è di 76 così ripartiti tra le province: 7 a Frosinone;17 a Latina;15 a Rieti, 15 a Roma e 22 e a Viterbo. A proposito di alberi da tutelare e da piantare, dal 2001 il 21 di novembre, Legambiente propone la "Festa dell'Albero", una delle campagne di questa associazione che, più di altre, riesce a rendere protagonisti soprattutto i bambini. La giornata è dedicata al "rinverdimento" delle città dove, grandi e piccini si muniscono di vanghe e pale per piantare piccole piante nei giardini delle scuole, nelle aree degradate, nelle aree verdi pubbliche e nei parchi, per poi continuare ad osservarle crescere e magari anche ad adottarle. Altra iniziativa lodevole sugli alberi da tutelare è iniziata nel 2004; si tratta della raccolta straordinaria degli Alberi di Natale, promossa dall’Ama in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Ambientali del Verde Urbano del Comune di Roma, il Corpo Forestale dello Stato e il Tgr Lazio. L’Ama con il Corpo Forestale dello Stato, selezionano gli abeti destinati alla discarica e verificano se tra questi ci sono quelli che possono essere ripiantati e che quindi possono essere destinati ad iniziative di educazione ambientale, mentre gli altri vengono portati all'impianto di compostaggio di Maccarese dove vengono trasformati in compost, un fertilizzante naturale di altissima qualità, utile per concimare piante da vaso e da giardino. A proposito di piante e poemi, va ricordato Ottorino Respighi (Bologna, 9 luglio 1879 – Roma, 18 aprile 1936) per essere stato un compositore e musicologo famoso soprattutto come autore di poemi sinfonici; tra le sue opere orchestrali più famose vi è la "Trilogia romana", composta dai poemi sinfonici "Le fontane di Roma" (1916), "I pini di Roma" (1924) e "Feste romane" (1928), Leggi che tutelano il verde pubblico Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 - "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre, n. 352" - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 27 dicembre 1999 - Supplemento Ordinario n. 229 Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche In ogni caso se abbiamo il sospetto che è in via di abbattimento qualche albero senza la necessaria autorizzazione, è necessario contattare immediatamente i Vigili Urbani o il Corpo Forestale dello Stato, affinché intervengano salvando il salvabile; di norma i Comuni hanno un regolamento con le indicazioni degli alberi tutelati oltre ad un elenco del patrimonio arboreo Nella foto: l’Olivo di Fara Sabina (RI)
  • 3. 3 Alberi Monumentali del Lazio – Frosinone e Provincia Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Giuliano di Roma Casali Quercus robur L. 3,6 18 Farnia Patrica San Vincenzo Celtis australis L.* 4,8 20 Bagolaro Patrica Casette del Colle Quercus pubescens Willd. 6,7 32 Roverella la "quecia del Tufo" vegeta in contrada Tufo; con una età compresa tra i 600 ed i 700 anni è ritenuta la più grande d’Italia ed è meta di visite di cultori, curiosi, e scolaresche. Picinisco Molino Bartolomucci Populus nigra L.* 7 35 Pioppo Nero Picinisco Piazzale del cimitero Tilia cordata Mill. 3,4 20 Tiglio Selvatico Settefrati Centro abitato Tilia cordata Mill. 4,3 18 Tiglio Selvatico Terelle Valle Gariglia (cava di Mn) Castanea sativa Mill. 8,8 25 Castagno Nonostante alcune disavventure, ora questo albero monumentale è in piena salute; nel tronco dello stesso c’è una caverna con le pareti carbonizzate per mano di ignoti criminali, mentre nell’autunno del 1991 alcuni pastori intervennero energicamente per contrastare un incendio che fu domato poi dai pompieri che impiegarono ben 24 ore di lavoro. Con la presa di Roma del 1870,Giuliano di Roma entrò a far parte del Regno d’Italia con la denominazione “di Roma”, perché facente parte di quella provincia. Nel 1927 Frosinone diventò provincia e Giuliano ne fece parte pur conservando l’appellativo originario. A Patrica merita visitare l’enorme Croce di Cacume, fatta erigere da Leone XIII nel 1903 in memoria del Giubileo del 1900. A Settefrati il 26 Dicembre 2008 (giorno in cui si festeggia Santo Stefano, il Santo protettore) Don Antonio Molle - Arciprete di Settefrati - ha regalato alla cittadinanza una statua originale del '700 di Santo Stefano Protomartire (vedi la foto a sinistra); anche questa è degna di essere visitata anche per la presenza di un organo dotato di ben 1.122 canne. Nella foto di sinistra un tiglio selvatico, in quella di destra la statua di Santo Stefano a Settefrati
  • 4. 4 Alberi Monumentali del Lazio – Latina e Provincia Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Campodimele Centro Abitato Ulmus Campestris L. 3,4 15 Olmo Campestre Ama soprattutto i terreni freschi, profondi, con tanta acqua e sali minerali; il legno all’esterno è chiaro, ma tende a scurirsi ed è usato per costruire mobili, porte, pavimenti, ma non è un buon combustibile. Cisterna Parco Ninfa Populus Nigra L. 7,2 35 Pioppo Nero (di Gelasio Caetani *) L’Oasi di Ninfa fu costituita nel 1976; questa pianta (come tutte le altre) è immersa nel verde grazie anche all’abbondanza delle acque del fiume Ninfa, che sgorgano da ogni lato, favorendo a dismisura lo sviluppo della flora. * Ninfa è una cittadina di origine medioevale e fu parte dei possedimenti della nobile famiglia Caetani; distrutta dalla guerra nel 1385, solo agli inizi del 1900 il principe Gelasio ne curò il restauro, facendone la residenza della famiglia. (per approfondimenti, vai a pagina 13) Cisterna Torrecchia Vecchia Quercus suber L. 4 14 Sughera Monte San Biagio San Vito Quercus suber L. 4,3 20 Sughera Zona di Tutela Ambientale istituita nel 1999; questa sughera comprende 15,6 ettari Monte San Biagio San Vito Quercus Morisii Borzi'* 4,8 30 Leccio - Sughera Norma Selva Acqua Viva Quercus Pubescens Willd. 5,2 18 Roverella Il nome indica la taglia minore rispetto alla Rovere con la quale viene confusa. La roverella supera i 2 metri di diametro ed è longevo; si adatta a terreni calcarei, argillosi, aridi e rocciosi. Il legno è buon combustibile mentre le ghiande dolci, si usano - purché tostate - per fare un surrogato del caffé Norma Monte Gorgoglione Quercus Pubescens Willd. 5,3 18 Roverella Pontinia Macchia Grande - La Cotarda - Quercus Farnetto Ten. 3,5 22 Farnetto
  • 5. 5 Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Pontinia Macchia Grande Quercus Suber L.* 4,3 25 Sughera Pontinia Macchia Grande - La Cotarda - Quercus Robur L. 4 25 Farnia Pontinia Macchia Grande-La Cotarda Quercus Cerris L. 4 27 Cerro La corteccia di questa pianta è pregiata perché contiene un'elevata percentuale di tannino, sostanza questa che serve per conciare le pelli, ammorbidendole e impedendone la putrefazione. Priverno Ripa - Piancolozza Pinus pinea L. 3,5 26 Pino Domestico Sabaudia Lestre delle Pere Quercus Farnetto Ten. 3,9 18 Farnetto Il legno del Farnetto ha caratteristiche uguali alla Roverella, serve per gli stessi impieghi ed è apprezzato in particolare nelle costruzioni navali e nella preparazione delle doghe per botti. Sermoneta S. Francesco Quercus Ilex L. 4,5 18 Leccio Alcune scritture farebbe risalire la messa a dimora di questa pianta nel lontano 1492! Sezze Valle Naforte Taxus Baccata L. 5 15 Tasso Sezze Zoccolanti Quercus Crenata Lam. 4,5 30 Cerro-Sughera Sezze Zoccolanti Cedrus Atlantica Man. 4,5 26 Cedro Dell'atlante Didascalia delle foto da sinistra verso destra: 1) Sermoneta - La messa a dimora di questo leccio risalirebbe al 1495, quando il Convento fu donato dal Papa Alessandro VI, ai frati minori francescani. 2) Monte San Biagio - Sughereta di San Vito 3) Priverno – l’area archeologica 4) Il Quercus Cerris appartiene alla famiglia delle Fagaceae, vive normalmente all’interno di una fascia di vegetazione compresa tra i boschi collinari ed è diffuso in vaste cerrete ad alto fusto dell’Italia sia centrale che meridionale mentre la corteccia è brunastra e ruvida. 5) I frutti dell’Olmo Campestre
  • 6. 6 Curiosità:: il “Pioppo di Gelasio Caetani” - Oasi di Ninfa - Cisterna di Latina. Ha una circonferenza di 7,42 metri;l’ altezza è di 35 metri; la chioma è di 30 metri e il suo anno di nascita presunto è il 1905. L’Oasi di Ninfa Premessa: Ninfa - cittadina medioevale ubicata nelle proprietà della nobile famiglia Caetani - nel 1385 fu distrutta dalle frequenti guerre che imperversavano sul territorio; i numerosi ruderi rimasero sul posto per secoli, sommersi dalla vegetazione selvaggia che aveva ripreso il sopravvento fino a che, agli inizi del 1900, il principe Gelasio Caetani decise di restaurare le rovine, per farne una residenza per la propria famiglia. Così fu per la parte architettonica, mentre per la parte naturalistica il merito è senz’altro di Ada Wilbraham (madre di Gelasio e moglie di Onorato Castani), esperta giardiniera dalla grande esperienza nel costruire giardini tipici all’inglese Alla morte di Gelasio, la proprietà passò nelle mani del fratello Roffredo che continuò il recupero della zona edificata mentre per la parte botanica, se ne occupò con maestria la moglie americana Margherite Chapin, che incremento considerevolmente la zona impiegando nuove specie arboree. Di grande interesse nella conservazione di quanto recuperato, furono anche Lelia la figlia di Roffredo, ed il proprio marito Hubert Howard, britannico di origine e di professione diplomatico. Il Pioppo Non avendo i Caetani più discendenti, prima della morte di Lelia, venne costituita la “Fondazione Roffredo Castani”, che divenne titolare dei possedimenti; mentre la realizzazione dell’Oasi avvenne per gradi e tra grandi difficoltà visto che negli anni Sessanta-Settanta, tutta la zona circostante Ninfa, fu caratterizzata da una forte spinta alla cementificazione e industrializzazione incontrollata fino a subire una lunga serie di assalti, nel tentativo di smantellare ogni vincolo (archeologico, idrogeologico e paesistico) fino ad arrivare al 1976, anno in cui ci fu la costituzione legale dell’Oasi. Il nome affidato al Pioppo della specie Populus nigra tra i più grandi d’Italia, si dice sia riconducibile al principe Gelasio Castani, ovvero colui che l’ha piantato presumibilmente nel 1905, mentre lavorava per il recupero dei ruderi dell’antica cittadina; in ogni caso, questo non è il solo pioppo gigante dell’area, visto che a cento metri dal cancello d’ingresso dell’Oasi, ve né uno simile, anche se in scala ridotta, (con 5,20 metri di circonferenza). Va detto che la pianta è ancora integra benché ad un attento esame sul lato sud-est del tronco, lascia intravedere una grossa scanalatura marcescente che indica la necessità di un serio intervento botanico.
  • 7. 7 Alberi Monumentali del Lazio – Rieti e Provincia Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Amatrice S. Angelo Quercus Cerris L.* 6,6 21 Cerro Botanici e cultori della materia, attribuiscono a questo monumento il merito di essere il più grande leccio d’Italia! Antrodoco Persico - Monte Giano Acer pseudoplatanus L. 5,2 20 Acero Montano Borgorose Valle Malito Castanea sativa Mill. 7 23 Castagno Da Borgorose in direzione Colle del Tufo, ci si immerge in un panorama unico ricco di castagni secolari la cui visione è suggestiva quanto unica. Cantalice Castiglioni Acer pseudoplatanus L. 5,95 25 Acero Montano Casperia Valle Ferrara Quercus Cerris L. 4,15 25 Cerro Un vero e proprio monumento per le caratteristiche uniche e per la forte suggestione che crea solo a stargli vicino per un solo attimo! Cottanello Le Prata Quercus Cerris L. 4,5 26 Cerro Cottanello Fondo dei Faggi Fagus sylvatica L. 5 20 Faggio Fara Sabina Canneto - Casale Bertini - Olea europaea L.* 6,1 13 Olivo Secondo alcuni cultori questo albero imponente (segnalato come “L’ulivo più grande d'Europa"), potrebbe avere duemila anni; situato in una tenuta privata, grazie al proprietario, è possibile visitarlo senza problemi Marcetelli S. Maria Quercus pubescens Willd. 5,5 28 Roverella Micigliano Colle Scangive Acer pseudoplatanus L. 5 15 Acero Montano Monteleone Sabino I Colli Quercus pubescens Willd. 5 20 Roverella Monteleone Sabino centro abitato Quercus pubescens Willd. 4,3 24 Roverella Pescorocchiano Castagneta Quercus pubescens Willd. 5,65 20 Roverella
  • 8. 8 Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Poggio S. Lorenzo Valle Gemma Quercus ilex L. 4 20 Leccio E’ un monumento considerato il leccio più grande d’Europa ma anche quello, in Italia, con la chioma più grande. Agli amanti della natura, suggeriamo una visita al Parco Faunistico di Piano dell’Abatino, il quale collabora con diverse istituzioni scientifiche in progetti di ricerca etologia e di conservazione. Rivodutri Cepparo Fagus sylvatica L.* 2,3 10 Faggio La caratteristica di questo faggio è la sua particolare tortuosità, sconfinata nella leggenda secondo la quale serviva a San Francesco come nascondiglio al riparo da una tempesta. Scandriglia Fonte degli Schiazzi Quercus Cerris L. 4,1 18 Cerro In località Fonte degli Schiazzi, ci sono due cerri monumentali di dimensioni simili con il tronco slanciato e la chioma folta. Il cerro è la roverella sono piante preziose perchè occupano i terreni più poveri, preclusi ad altre specie; il legno, duro e pesante, è impiegato ormai solo come combustibile. Scandriglia Madonna della Quercia Quercus pubescens Willd. 3,6 24 Roverella Scandriglia Casalettoitato Ulmus campestris L. 3,2 22 Olmo Campestre In sequenza: il Faggio di San Francesco a Rivodutri; l’Olivone di Canneto Sabina; il Cerro di Amatrice e il Cerro di Scandriglia Rivodutri - Il Faggio di San Francesco La tradizione popolare racconta che San Francesco (il Poverello) era sui monti di Rivodutri quando scoppiò un forte temporale; Francesco (che poi divenne Santo) cercò di ripararsi sotto la chioma di un faggio che, nella circostanza e per volere di Dio, piegò i suoi rami a mo’ di ombrello. Questo faggio è famoso per la sua straordinaria forma particolare e con i rami che s’intrecciano fino a creare onde e nodi di straordinaria bellezza tipica solo in altri due esemplari situati uno in Inghilterra e l’altro in Nord America. La tradizione locale associa a questo faggio un secondo episodio sempre di carattere mistico: Francesco per i suoi viaggi, usava normalmente un asino ferrato da un maniscalco che veniva puntualmente ripagato con tanti ringraziamenti; il maniscalco superata la fase di inebriamento per così tanti ringraziamenti, rincorse Francesco fino al faggio, per chiedergli anche il denaro o la restituzione dei ferri ma il religioso non avendo denari, chiese all'asino di restituire i ferri, cosa che questi puntualmente fece. Ancor oggi è visibile l'orma del piede del Santo impressa sul suolo, proprio al momento della sua discesa dall'asino. In questa provincia ricca di vegetazione ma anche di spiritualità (ricordiamo solo per esempio Greccio, il comune dove per mano di San Francesco è nato il primo presepio), è degno di menzione l’Olivone a Canneto Sabina, un monumento ritenuto il più grande d’Europa che, grazie ad una attenta operazione di marketing, ha toccato le pagine migliori della cronaca bianca dei mass media tutti. Anticamente faceva parte dei possedimenti dei monaci di Farfa, mentre dal 1870 è proprietà della famiglia Bestini che da sempre lo considerano con estremo orgoglio, lo stemma di famiglia. Una leggenda vuole che fu piantata dal re di Roma Numa Pompilio. Nel bacino del Velino troviamo anche considerevoli quanto monumentali aceri e faggi degni di assoluta attenzione e quindi anche valorizzazione.
  • 9. 9 Alberi Monumentali del Lazio – Roma e Provincia Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Frascati Villa Aldobrandini Quercus Ilex L. 5 15 Leccio Fiorisce in aprile-maggio e germoglia ghiande protette da una cupola a squame, utili per nutrire i suini come da antica tradizione agricola. Frascati Villa Aldobrandini Platanus Orientalis L. 3 15 Platano Orientale Condizione fondamentale per il suo sviluppo è la presenza d’acqua; è stato molto utilizzato per scopi forestali ed ornamentali fino al XVIII secolo, quando è stato sostituito nell'utilizzo dal platano ibrido che è più rustico e di veloce sviluppo. Frascati Villa Falconieri Quercus Pubescens Willd. 5,3 22 Roverella L’architettura della Villa seicentesca, si è adattata a questo monumento che sporge dal cancello con tutta la sua maestosità. Roma Villa Borghese(vicino laghetto) Cedrus Libani Barr. 5,2 21 Cedro del Libano Originario dell'Anatolia meridionale, della Siria e del Libano, attualmente si trova sui pendii rocciosi e calcarei esposti a settentrione, tra i 1.300 e i 3 mila metri s.l.m., con clima freddo in inverno e secco estate ed è molto diffuso nei parchi e nei giardini di tutta Europa dove è giunto nel XVII secolo con foglie cortissime. Roma Convento di S.Sabina all'Aventino Citrus Aurantium L. 0,55 7 Arancio Roma Piazza Cavalieri di Malta, 31 Cedrus Libani Barr. 5 26 Cedro Del Libano Roma Terme di Diocleziano Cupressus Sempervirens 4 16 Cipresso Roma Villa Borghese Platanus Orientalis L. 5,7 20 Platano Orientale Roma Villa Borghese Celtis Australis L. 4,3 23 Bagolaro Roma Villa Doria Pamphili Jubaea Chilensis Baill. 3,4 13 Palma Del Cile Roma Villa Doria Panphili Cupressus Arizonica Green. 3,6 16 Cipresso Dell'arizona
  • 10. 10 Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Roma Villa Torlonia Cedrus Libani Barr. 5,05 24 Cedro Del Libano Roma Villa Torlonia Pinus Pinea L. 3,6 31 Pino Domestico Detto anche Pino da pinoli, è alto fino a 30 metri con un diametro massimo di quasi 2 metri; originario delle coste del Mediterraneo, è molto diffuso in Italia; fin dall’antichità era utilizzato per la produzione di pinoli che costituivano una base dell'alimentazione umana. Roma Villa Torlonia - ad. Nomentana Pinus Pinea L. 3,9 26 Pino Domestico Roma Villa Borghese ( vicino al laghetto) Quercus Ilex L. 4 19 Leccio E’ un albero sempreverde con fusto dritto, singolo o diviso alla base, di altezza fino a 20 metri; può assumere aspetto cespuglioso se cresce in ambienti rupestri. I fiori sono unissesuali, la pianta è quindi monoica. I fiori maschili sono riuniti in amenti penduli e pubescenti, i fiori femminili invece sono in spighe composte da 6 a 7 fiori. Da sinistra verso destra 1) Cedro del Libano 2) Palma del Cile 3) Pino domestico 4) Pinoli frutto del Pino 5) Leccio Per vendere un ulivo secolare bisognerà chiedere un permesso; è quanto ha stabilito l’articolo 2 del decreto legislativo n. 63/2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 9 aprile 2008, che ha incluso gli alberi monumentali fra i beni paesaggistici di notevole interesse pubblico. Alcuni olivicoltori hanno optato per l’infittimento dell’oliveto, operazione che però presenta molti rischi fitosanitari: infatti spesso gli olivi secolari sono affetti da patologie che si trasmettono facilmente alle piante giovani.
  • 11. 11 Alberi Monumentali del Lazio – Viterbo e Provincia Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Blera Fontanile dei Trocchi Fraxinus Angustifolia Vahl. 2,2 20 Frassino Ossifillo Capranica Acqua Forte Cedrus Libani 4,15 37 Cedro del Libano Capranica Fontana del Sambuco Quercus Pubescens 4 24 Roverella Produce Ghiande ovali allungate di 2 cm, con cupola che le ricopre fino a metà Capranica Giardino Comunale Quercus pubescens 4 19 Roverella Caprarola Parco Farnese Abies Alba 4 40 Abete Bianco è un albero alto sino a 60 - 70 m. con tronco diritto e colonnare, corona piramidale, corteccia liscia e bianco-cenerina da giovane, poi screpolata e nerastra, secernente resina, rami principali verticillati e orizzontali e rami secondari distici; ha foglie solitarie, lineari, ristrette alla base e lisce ai margini, ottuse o appena smarginate all'apice, di colore verde-scuro e quasi lucide di sopra e fiorisce nei mesi di maggio-giugno. Caprarola Parco Farnese Castanea Sativa 6 30 Castagno Può raggiungere i 30 m di altezza e gli 8 di diametro del tronco; la chioma è allungata e allargata, lobata in alto; il tronco diritto e ramificato in alto; la corteccia grigio-scura e solcata a spirale e reticolata e, nelle piante giovani bruno-rossastra, è liscia. Monte Romano Piantato Quercus Petraia 4,6 15 Rovere E’ una quercia caducifoglie di prima grandezza della famiglia delle Fagacee; si differenzia dalla roverella per le dimensioni del fusto e per il lato inferiore delle foglie (glabro) che sono semplici, decidue con margine lobato e lobi arrotondati con la chioma che va verso l’alto, raggiungendo un'altezza di 40 metri.
  • 12. 12 Comune Località Genere - Specie Circonferenza mt. Altezza mt. Nome volgare Orte S. Lorenzo Quercus Pubescens 4,71 15 Roverella Soriano nel Cimino Monte Cimino Fagus Selvatica 4,6 35 Faggio Valentano Vallette del Crosto Quercus Pubescens 5 20 Roverella Vallerano centro abitato Cedrus Deodara Loud 3,45 20 Cedro dell'himalaya Vetralla Pontone Quercus Cerris 4,5 26 Cerro L’8 maggio si celebra nell'Eremo di S. Angelo sul monte Fogliano, lo Sposalizio dell'Albero Vetralla Stadio Comunale Quercus Cerris 5,3 37 Cerro Vetralla Villa Comunale Cedrus Atlantica 5,2 23 Cedro dell'Atlante Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 5,1 13 Castagno Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 5,02 12 Castagno Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 4,75 12 Castagno Vetralla Sant'Angelo Buxus Sempervirens 13,4 8 Bosso Vetralla S. Angelo Castanea Sativa 4 13 Castagno Vetralla Casal Grande Quercus Pubescens 4,6 24 Roverella Vetralla Via S. Angelo Quercus Pubescens 5,02 15 Roverella Viterbo Palagi Castanea Sativa 6 16 Castagno Da sinistra verso destra 1) Frassino Ossifillo - 2) Castagno - 3) Rovere - 4) Bosso - 5) Cedro dell’Atlante – 6) Faggio
  • 13. 13 Spunti civici di riflessione Riciclare adeguatamente ogni rifiuto è un dovere morale di tutti, ricordiamolo! Roma - Raccontava Plinio che gli antichi romani seminavano cipressi (Cupressus sempervirens) quando nasceva una figlia. Quando la ragazza era pronta per andare in sposa, i cipressi erano abbastanza alti per essere tagliati, sfrondati e venduti come pali. Così nell’antica Roma i cipressi erano chiamati “la dote della sposa”. Vetralla: lo “Sposalizio dell'albero”. Dal 1470 l’8 maggio di ogni anno si celebra la suggestiva tradizione di confermare solennemente e quindi con atto pubblico, il possesso del monte Fogliano da parte dei Vetrallesi. Durante questa giornata ed in occasione della festa che ricorda l'apparizione di San Michele Arcangelo, il sindaco di Vetralla con altri rappresentanti del Comune ed una numerosa comparsa di "testimoni", vanno nel bosco vicino al convento di Sant'Angelo - sul monte Fogliano - per rogare l'atto di ricognizione e di possesso che la cittadinanza vetrallese ha sull'intero bosco. Il rituale ricco di storia e tradizione, si svolge davanti ad un cerro secolare, per l’occasione inghirlandato a festa con fiori, ginestre, narcisi ma anche – come si usa nelle migliori tradizioni – da un velo da sposa. La storia racconta che nel 1432 papa Eugenio IV donò i possedimenti del monte Fogliano al popolo di Vetralla; la proprietà dei boschi quindi, oggetto di lunghe e aspre contese tra gli abitanti di Viterbo e di Anguillara, fu confermata nel 1544 da una sentenza della Sacra Rota! La manifestazione è arricchita dal "Trofeo dell'Uomo Cavallo", una gara molto partecipata da atleti che ricordano Domenico Baghini, nato a Cura di vetralla il 26 gennaio 1877, meglio conosciuto per le sue capacità podistiche con il soprannome di "Uomo Cavallo". La circostanza, fornisce una bella e suggestiva occasione per fare una passeggiata tra i boschi e visitare lo storico convento. Roma 12.11.2008. “I Funghi come spie di malessere degli alberi”. Distrattamente non pensiamo che anche gli alberi possono stare male e non solo per gli anni che si portano sulle chiome, ma anche per una moltitudine di agenti patogeni che possono rovinare anche irrimediabilmente la loro esistenza. Spesso anche ai botanici più esperti – che per capire se la pianta è ammalata usano l’atavico metodo dell’osservazione esterna del fogliame e della chioma -, sfuggono patologie che, diversamente, potrebbero essere rilevate semplicemente usando degli altri e più naturali indicatori ambientali, ovvero i funghi! A questa conclusione è giunto l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che - il 12 novembre 2008 a Roma - durante un seminario molto interessante denominato “Progetto Speciale Funghi”, ha presentato i dati di un approfondimento scientifico condotto dal prof. Naldo Anselmi dell’Università della Tuscia. “Le specie fungine presenti sulla corteccia o alla base di un determinato albero, possono essere rilevatrici dello stato di salute di un bosco, di un ecosistema o di singolo albero” – ha ribadito il docente universitario, ricordando ancora che la presenza di alcuni tipi di macromiceti può essere un fanalino d’allarme del deterioramento di un albero. Secca dirlo ma: “Prevenire è meglio che curare”, e ciò vale anche per la vegetazione in senso lato. Chi non ricorda quanto accaduto nella storica Pineta di Castefusano (Roma) durante l’estate del 2000? La causa di ciò – danni di inestimabile valore non proprio commerciale, ma di più perché i danni sono stati a carico della natura centenaria – è stata soprattutto la pessima manutenzione dell’area verde, che ha favorito il dilaniare di un incendio favorito dalla vegetazione secca. In quella circostanza – va ricordato – per intervenire contro l’incendio furono usati quattro Canadair il cui costo sostenuto (dai contribuenti), fu di gran lunga superiore a quello che si sarebbe potuto spendere, facendo una adeguata attività di prevenzione. Questo brutto ricordo, ci deve far riflettere; allora pensiamo a qualche intervento non proprio costosissimo da suggerire sommessamente agli amministratori, ma che potrebbe esserci di grande aiuto: 1 – una adeguata attività di prevenzione comporta lo studio ottimale del territorio, con l’installazione di adeguate bocchette d’acqua e la realizzazione di piste tagliafuoco, da posizionare in prossimità dei punti più critici; 2 – l’intervento tempestivo di una pattuglia adeguatamente istruita e dotata di veicoli fuoristrada (auto e/o moto), permette di contenere il potere distruttivo di un incendio; l’assunzione almeno stagionale qualche operatore ecologico da impiegare nelle aree a rischio, dovrebbe essere un dovere morale della politica. A questo proposito è bene ricordare che ogni pattuglia, composta da due operatori, può essere impiegata fino alla vigilanza di 8 ettari di territorio a rischio dove, mediamente, possono percorrerlo ogni mezz’ora, il tempo necessario quindi per un intervento sollecito quanto risolutorio; 3 - la prevenzione, per sua natura, non comporta rischi agli operatori, cosa ben diversa è il sacrificio umano – oltre che della natura – sostenuto puntualmente in situazioni di emergenza; 4 – la rimozione periodica delle erbacce secche è un compito che non possiamo trascurare; 5 – ultimo ma non per importanza è la didattica e l’educazione ambientale che potrebbero scoraggiare sul nascere qualsiasi tentativo piromane ma anche di cittadini distratti, di distruggere quanto di più bello la natura ci ha dato, il verde!
  • 14. 14 Nel Lazio, altre piante di particolare pregio ed interesse Grottaferrata: Pino d’Aleppo Manziana: Cerro Caprarola: Faggio Tirelle: Castagno Ramoscello di Abete Ulivo secolare Tree Climbing: gioia e dolori degli alberi
  • 15. 15 Tra gioie e dolori: Alberi nel mondo, senza commenti il sito su i più piccoli comuni del Lazio