1. LE CEFALEE: CONSIDERAZIONI STORICHE E DINAMICHE Dott. Alessandro Capponi Psicologo Psicoterapeuta Psicoanalitico
2. IL MAL DI TESTA NELLA STORIA 7000 A.C età neolitica pratica della trapanazione del cranio per allontanamento demoni Antico Egitto (Studio condotto da Ckarenberg e Leitz-2001) aspetti psicologici lontani dall'essere considerati. Cause del mal di testa attribuite prima ad influssi demoniaci e poi a disfunzionalità digestive Le parti del cranio interessate erano 4: 1- intero cranio 2- metà del cranio 3- le tempie 4- la nuca
3. GALENO: 129-200 D.C. Introduzione al concetto di EMICRANIA (Dato da vapori tossici al cervello attraverso la circolazione) 1 descrizione specifica ad opera di Areteo di Cappadocia: Forma dolorosa grave e cronica con distribuzione unilaterale ed associata a nausea, vomito, fotofobia, con intervalli liberi dal dolore.
4. EPOCA MEDIEVALE E RINASCIMENTALE Mal di testa Affaticamento lavoro intenso nervoso
5. XVII SECOLO: WILLIS Individuò i presupposti della teoria vascolare che si riteneva caratteristica dell'emicrania successivamente elaborata da Graham e Wolff (1938) evidenziando che:
6. “ ...una circolazione troppo veloce del sangue nella testa che finisce con il ribollire ed occludere il lume vasale in certi punti e vi si ristagna, se poi in quegli stessi punti il sangue arriva in quantità troppo copiosa i vasi si dilatano, le membrane si rigonfiano, le fibre nervose subiscono uno stiramento eccessivo e si formano delle rugosità che danno dolore.” (De Anima bruorum, Oxford 1672)
7. FINE DEL 1800 CHARCOT E BABINSKI INTRODUZIONE ALLA FORMA ISTERICA DELL'EMICRANIA BASATA SUL SINTOMO DI CONVERSIONE INAUGURANDO L'APPROC CIO PSICOGENO ALLA PATOGENESI DELLE CEFALEE CHE NON AVRA' MOLTO RISCONTRO NEGLI SCRITTI DI FREUD.
8. LA POSIZIONE DI FREUD “ Per ragioni didattiche ho dovuto trattenere gli analisti dall'intraprendere questi studi: innervazione, vasodilatazione, vie nervose, avrebbero costituito tentazioni troppo pericolose, essi dovevano limitarsi al ragionamento psicologico” (Freud 1932)
9. Per comprendere e risolvere la malattia il medico deve occuparsi non solo dei problemi di funzioni e organi, ma deve rivolgere l’attenzione agli aspetti psicologici, sociali, familiari dell’individuo, fra loro interagenti e in grado di influenzare l’evoluzione della malattia.
10. IL SE CORPOREO Le prime esperienze del bambino sono corporee poi il sé corporeo si lega al sé psichico, se ciò non accade nasce la patologia psicosomatica. Ci saranno somatizzazioni e non conversioni.
11. Secondo Freud qualunque funzione psichica si appoggia dapprima su una funzione fisica che viene poi trasportata a livello mentale. L'io psichico del bambino man mano che si va strutturando dovrebbe fondersi con l'io corporeo e la personalità del bambino si dovrebbe legare al corpo, con la pelle che diventa la membrana-frontiera che delimita l'io dal non io. (IO PELLE - ANZIEU)
12. Le cefalee all'interno della cornice bio-psico-sociale Il modello bio-psico-sociale si contrappone al modello bio-medico, secondo il quale la malattia è riconducibile a variabili biologiche che il medico deve identificare e correggere con interventi terapeutici mirati.
13. IL MODELLO BIO-MEDICO Il paradigma dominante nella medicina (biomedico) è basato su una visione dualistica dell'uomo: mente e corpo sono due entità separate. Dentro questa cornice, " la salute è una funzione esclusiva di uno stato fisico della persona e la malattia è ritenuta essere una funzione di un collasso dei processi bio - fisiologici " (Engel,1980) e gli interventi consistono interamente in tecnologie mediche.
14. Tale modello si basa su una serie di assunzioni e valori fondamentali: • 1. Dualismo mente - corpo: • 2. Causalità lineare sia per la malattia che per la guarigione (causa - effetto) • 3. Corpo come semplice somma di parti (organi, tessuti, cellule) • 4. Impermeabilità del corpo alle forze esterne • 5. Processo di cura: identifico la causa A che origina la malattia B attraverso un'indagine e un'analisi delle varie parti del corpo in sequenza. Una volta individuata, ci sarà la fase dell'intervento.
15. IL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE Nel campo medico il primo a proporre questa nuova visione fu Howard Brody nel 1973 con l'articolo " The systems view of man: implications for medicine, science and ethics ". Nel 1977 George Engel presentò al mondo medico un modello relativo alla salute costruito sui principi esposti dalla teoria generale dei sistemi: L'APPROCCIO BIO-PSICO-SOCIALE.
16. Tale approccio considera il corpo umano come una " configurazione di sistemi " (organi, cellule, ma anche esperienze, emozione, pensiero) collegati a sistemi esterni più ampi (es. relazioni interpersonali, famiglia, cultura, ecc.); proprio partendo da tale assunzione " possiamo avere molte più informazioni sulla malattia osservandola nel suo contesto piuttosto che rimuovendola da esso e scomponendola in parti più piccole " (Saba, 2005).
17. Data la rete di relazioni che caratterizza questi sistemi è difficile individuare una specifica causa per un disturbo, come si prefigge l'approccio biomedico. È necessario quindi abbandonare la ricerca di una causa e tentare di ipotizzare qual è la probabile influenza dei vari fattori.
18. 1) Professionisti della “salute fisica” (medici, infermieri, ecc.) tendono a rilevare i problemi legati alle funzioni e alle strutture del corpo, 2) Professionisti della “salute mentale” (psichiatri, psicologi,ecc.) attribuiscono rilevanza ai problemi delle funzioni intellettive, psicologiche, emozionali, 3) Operatori della “salute sociale” (sociologi, assistenti sociali, educatori, ecc.) sono interessati ad affrontare i problemi dell’ambiente di vita del paziente.
19. Tutto ciò significa lavorare insieme per scoprire i punti di forza e permettere al paziente e alla sua famiglia di ricostruire un senso di competenza e controllo di fronte alla malattia
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21. I sintomi comprendono alterazioni della coordinazione e dell'equilibrio, paralisi localizzate, perdita della voce (afonia), difficoltà di deglutire o sensazione di nodo alla gola, ritenzione urinaria, emicrania, perdita della sensibilità tattile o del dolore, cecità, sordità, allucinazioni, attacchi pseudo-epilettci o convulsioni. I sintomi di conversione non corrispondono all'alterazione di nessuna struttura anatomica o meccanismo neuro-fisiologico, ma seguono piuttosto i sintomi psico-somatici che il soggetto mette in atto. La conversione deriva dalla fatto che il sintomo somatico presentato dal soggetto rappresenta la risoluzione simbolica di un conflitto psicologico interno, che riduce l'ansia e che serve a tenere il a bada tale conflitto.
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24. L'Edipo preorganizza la futura struttura sotto il primato del genitale: l'oggetto è intero e riconosciuto, la relazione parentale è elaborata sotto il primato del genitale