L'attenzione sarà posta sulla generazione orizzontale e ancora più nello specifico, sulla friatria. L’obiettivo sarà quello di far luce sulle dinamiche che intercorrono nella relazione fra fratelli, in particolare quando uno di questi è il paziente designato. Ci interrogheremo sull’importanza della “risorsa fratelli”, sul ruolo del sintomo nel veicolare un messaggio al fratello e sulla trasmissione, e rielaborazione, delle aspettative e dei miti familiari, verso l’individuazione e la differenziazione del sé nella fratria. Come si sta con un fratello che fa troppo rumore? Quali vissuti, emozioni e sentimenti sperimenta il fratello “sano”? Chi ha deciso che l’altro deve essere “malato”? Queste sono alcune domande che ci guideranno e su cui mi interrogo ogni volta in cui si presenta una famiglia con un fratello, a cui è stato assegnato il ruolo di paziente designato.
1. II FFRRAATTEELLLLII DDEELL
PPAAZZIIEENNTTEE DDEESSIIGGNNAATTOO::
mmiittii ffaammiilliiaarrii ee
ddiiffffeerreennzziiaazziioonnee ddeell sséé
Veronica Gardoni
2. Spostiamo l’attenzione …
… dalle radici verticali
di un albero
… alle radici orizzontali
di piante rizomatose
3. Il sottosistema fratelli
“La relazione fra fratelli è il primo laboratorio sociale in
cui i figli possono cimentarsi nelle loro relazioni fra
coetanei. In questo contesto, i figli si appoggiano, si
isolano, si accusano reciprocamente e imparano l’uno
dall’altro. In questo mondo di coetanei, i figli imparano
a negoziare, a cooperare e a competere.
Possono prendere diverse posizioni nel destreggiarsi gli
uni con gli altri, e queste posizioni prese
precocemente nel gruppo possono essere significative
nel corso successivo della loro vita”
(Minuchin, 1976)
4. Il sottosistema fratelli
• Ogni fratello compie una lettura e una
rielaborazione delle dinamiche familiari
• Intervengono diversi fattori
Aspettative
dei genitori
Attribuzioni
di valore
Anticipazioni
di identità e
di ruolo
Famiglie
d’origine
dei
genitori
Emozioni
intercorse
durante la
gravidanza
Somiglianze e
identificazioni
fra genitori e
figli
Ordine di
nascita
5. Identificazione e differenziazione
• “Ogni fratello cresce in una famiglia diversa” (Dunn
e Plomin, 1991) e “acquisisce un diritto di prelazione
su una determinata posizione funzionale” (De
Bernard, 1992)
• Le funzioni che ogni fratello
svolge dipenderebbero
in gran parte da ciò che
acquisisce come suo
ruolo e come sua identità
nell’ambito della vita
familiare.
6. Identificazione e differenziazione
Teoria della differenziazione del sé
nel sistema familiare
(Bowen, 1979)
• Massa indifferenziata dell’Io della famiglia
• Differenziazione del sè (dipende da diversi fattori)
• Grado di differenziazione del sé (determina lo stile di vita)
• Scala di differenziazione del sé (continuum)
“Ci vogliono almeno tre generazioni perché una persona
acquisisca il livello di ‘non sé’ che culminerà nella
schizofrenia”
7. Identificazione e differenziazione
Teoria delle costellazioni familiari
(Toman, 1961, 1995)
• Le caratteristiche di personalità dei fratelli sono
determinate dalle posizioni assunte e dalla
costellazione familiare in cui sono cresciuti
• Ogni individuo alla nascita, trova un ambiente già in
parte determinato e attraverso la sua presenza,
contribuisce a dargli “forma”
• Sottolinea l’importanza dell’ordine di nascita e del
sesso nella costruzione dei ruoli, nonché della
costellazione familiare delle famiglie d’origine dei
genitori
8. Il sintomo come
comunicazione tra i fratelli
I fratelli possono essere coinvolti nel sintomo del
paziente designato in almeno tre modi
(Kahn e Lewis, 1992)
I fratelli possono
essere parte del
motivo scatenante
immediato di quel
sintomo
Il paziente
designato si può
accorgere del
vantaggio che il
suo sintomo
apporta nel
rapporto con i
fratelli
Il fratello può
venire coinvolto
solo quando il
paziente
designato tenti di
liberarsi dal
sintomo
9. Il sintomo come
comunicazione tra i fratelli
Lewis (1987) individua almeno sette funzioni svolte
dai sintomi nel rapporto con i fratelli:
1. Per avvicinarsi al fratello
2. Per rendersi uguale ai fratelli e abbassare il suo prestigio
3. Per proteggere il fratello e i genitori
4. Per riportare la pace in famiglia
5. Per comunicare rabbia al fratello
6. Per segnalare un problema che gli altri membri non
vedono
7. Per prendersi una pausa da una famiglia invischiante o da
un ruolo rigido
10. Il sintomo come
comunicazione tra i fratelli
… ma se invece provassimo ad indossare
le lenti del fratello “sano”?
Quali sentimenti ed emozioni nascono
con a fianco un fratello che fa troppo rumore?
Paura
Conflitto
interno
Rabbia
Senso di
colpa
Senso di
mancanza
di un
rapporto
“normale” Vergogna
11. La trasmissione del mito familiare
nei fratelli
“Il mito familiare si riferisce ad un certo numero di
opinioni ben sistematizzate, condivise da tutti i membri
della famiglia, concernenti i reciproci ruoli familiari e la
natura della loro relazione”
(Ferreira, 1963)
Coesione interna
(condiziona i comportamenti e i ruoli dei membri)
Protezione esterna
(difendendo il sistema ed assicurando omeostasi e stabilità)
FFuunnzziioonnee
ddeell mmiittoo
12. La trasmissione del mito familiare
nei fratelli
“ I l m it o f a miliare si costruisce e ricostruisce nel presente,
nella negoziazione interpersonale fra i membri della
famiglia e nelle routines quotidiane”
(Bagarozzi e Anderson, 1989)
I fratelli possono creare dei miti che sono
parzialmente indipendenti
dal mito familiare e dal sistema familiare
Il gruppo dei fratelli ha
una logica di adattamento
alla linearità dell’ordine di
nascita e alle
caratteristiche individuali
La logica del sistema
familiare tende
all’attenuazione delle
differenze nell’interesse del
funzionamento cooperativo
13. La trasmissione del mito familiare
nei fratelli
La mitizzazione consente ai fratelli di:
→ definire i parametri del loro
rapporto e del contesto del sistema
familiare
→ conservare un senso di diversità
mentre mostrano nello stesso
tempo di essere uguali per dare un
sostegno alla stabilità familiare
→ concedersi delle differenze
nell’adattamento alle regole
14. “Nelle fiabe, il tema della fraternità
sembra indicare che
piccoli e solitari, mal formati, mal messi,
poveri, smarriti in un bosco, o al contrario ricchi e
maritati ad una bella principessa,
prima di tutto noi siamo legati ad uno ‘simile’, a dei
simili, con cui bisognerà comunque fare i conti.
Prevedendo dei ruoli specifici per il primogenito,
o per il più piccolo o per il più furbo, le fiabe ci indicano
che noi siamo ‘condannati alla fraternità’, e quindi
a fare la difficile esperienza del simile,
necessariamente somigliante e diverso.”
(Pejù P. , “Jacob et Wihelm Grimm, fructueuse fraternité”,
in Grimm J., Grimm W., “”Le deux frères”, Paris, 1997)