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Design e community!
come progettare e lavorare con le community, producendo design di valore
stefano mirti, relational design / bari, 12 marzo 2016
teorizza Marshall McLuhan circa 50 anni fa
oggi, noi potremmo dire:
...the community is the message
...se è la comunità ad essere il messaggio,
ne consegue che il messaggio diventa
completamente irrilevante…
(quindi, qui si può riempire a piacere)
per chi volesse approfondire sul tema, questo il link.
prima di iniziare
sul concetto di “top down”
prima di iniziare
sul concetto di “bottom up”
bottom-up, vuole anche dire tante community.
centinaia di comunità, migliaia, centinaia di migliaia di comunità.
autonome, autogestite e auto-organizzate.
WIkipedia è solo uno trai tanti esempi possibili...
prima di iniziare
sul concetto di “comunicazione” tradizionale
in termini tecnici si tratta di un processo che funziona all’incirca cosi’:
prima di iniziare
sul concetto di “abilitazione”
si pensi a come funziona la costruzione di una grande cattedrale...
La cattedrale e il bazaar sono due tipologie di processo molto differenti.
Entrambe interessanti e importanti, che permettono di raggiungere risultati significativi.
Però sono molto diverse tra loro.
Per chi fosse interessato al tema,
Eric S. Raymond ha scritto un saggio molto interessante.
le community on-line funzionano come quelle tradizionali
(quasi...)
altro passaggio molto importante, da non scordare:
si tratta di design di processo, non di prodotto!
un po’ come se fosse musica generativa...
o come se dovessimo organizzare un grande pic-nic
(il pic-nic è molto diverso dal un ristorante con il menù)
dover organizzare un pic-nic con le regole che definiscono il funzionamento di un
ristorante importante, è attività molto difficile, praticamente impossibile.
infine, un altro elemento da non dimenticare:
la regola dell’1%
per chi fosse interessato ad approfondire questi temi,
un paio di anni fa avevo scritto questo libro: “il mondo nuovo. una guida tascabile”
adesso, alcuni esempi a cui ho lavorato di persona
torino, geodesign, 2008
gran touristas, biennale di venezia, 2012
expo milano 2015, social media team
design 1o1, 2013 / in corso
master “Relational Design”, 2014 / in corso
ps. un suggerimento
se questi temi vi incuriosiscono,
la cosa migliore da fare è quella di provare a organizzare una community on-line.
- scegliete un argomento a vostro piacere
- scegliete un canale digitale (social) su cui lavorare
- datevi un limite temporale (una settimana?)
- datevi un obiettivo quantitativo (1000 partecipanti?)
- cercate di capire quei meccanismi che permettono di raggiungere il vostro obiettivo
ottimizzando l’energia investita
- arrivati alla fine, capite dove avete sbagliato (si impara sbagliando) e riprovate da
capo
(grazie ad Alessandro Mininno per l’idea)
....grazie per l’ascolto + buon lavoro!
stefano mirti, idlab
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stefano mirti (facebook)
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Design e Community

  • 1. Design e community! come progettare e lavorare con le community, producendo design di valore stefano mirti, relational design / bari, 12 marzo 2016
  • 2. teorizza Marshall McLuhan circa 50 anni fa
  • 3. oggi, noi potremmo dire: ...the community is the message
  • 4. ...se è la comunità ad essere il messaggio, ne consegue che il messaggio diventa completamente irrilevante… (quindi, qui si può riempire a piacere)
  • 5. per chi volesse approfondire sul tema, questo il link.
  • 6. prima di iniziare sul concetto di “top down”
  • 7. prima di iniziare sul concetto di “bottom up”
  • 8. bottom-up, vuole anche dire tante community. centinaia di comunità, migliaia, centinaia di migliaia di comunità. autonome, autogestite e auto-organizzate.
  • 9. WIkipedia è solo uno trai tanti esempi possibili...
  • 10. prima di iniziare sul concetto di “comunicazione” tradizionale
  • 11. in termini tecnici si tratta di un processo che funziona all’incirca cosi’:
  • 12. prima di iniziare sul concetto di “abilitazione”
  • 13. si pensi a come funziona la costruzione di una grande cattedrale...
  • 14.
  • 15. La cattedrale e il bazaar sono due tipologie di processo molto differenti. Entrambe interessanti e importanti, che permettono di raggiungere risultati significativi. Però sono molto diverse tra loro. Per chi fosse interessato al tema, Eric S. Raymond ha scritto un saggio molto interessante.
  • 16.
  • 17. le community on-line funzionano come quelle tradizionali
  • 19. altro passaggio molto importante, da non scordare: si tratta di design di processo, non di prodotto!
  • 20. un po’ come se fosse musica generativa...
  • 21.
  • 22.
  • 23. o come se dovessimo organizzare un grande pic-nic
  • 24. (il pic-nic è molto diverso dal un ristorante con il menù) dover organizzare un pic-nic con le regole che definiscono il funzionamento di un ristorante importante, è attività molto difficile, praticamente impossibile.
  • 25.
  • 26. infine, un altro elemento da non dimenticare: la regola dell’1%
  • 27. per chi fosse interessato ad approfondire questi temi, un paio di anni fa avevo scritto questo libro: “il mondo nuovo. una guida tascabile”
  • 28. adesso, alcuni esempi a cui ho lavorato di persona
  • 30. gran touristas, biennale di venezia, 2012
  • 31. expo milano 2015, social media team
  • 32. design 1o1, 2013 / in corso
  • 34. ps. un suggerimento se questi temi vi incuriosiscono, la cosa migliore da fare è quella di provare a organizzare una community on-line.
  • 35. - scegliete un argomento a vostro piacere - scegliete un canale digitale (social) su cui lavorare - datevi un limite temporale (una settimana?) - datevi un obiettivo quantitativo (1000 partecipanti?) - cercate di capire quei meccanismi che permettono di raggiungere il vostro obiettivo ottimizzando l’energia investita - arrivati alla fine, capite dove avete sbagliato (si impara sbagliando) e riprovate da capo (grazie ad Alessandro Mininno per l’idea)
  • 36. ....grazie per l’ascolto + buon lavoro! stefano mirti, idlab stefano.mirti@gmail.com @stefi_idlab (instagram) @stefi_idlab (twitter) stefano mirti (facebook) http://www.relationaldesign.it/