discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
Vita Nova Evola - Marano
1. «Ciò che vi è di "universale" in un essere sarà considerato come il meno, come quel che in
esso vi è di meno reale, di più astratto, di incompiuto; nell'"individuale" si intenderà invece ciò
che ha valore, ciò che va voluto, ciò che è più reale, la perfezione, o fine (τελoς), di un essere.
Ma, com'è noto, è esattamente questa la veduta di uno dei massimi esponenti dell'antica
nostra cultura, di Aristotele, il quale contro Platone affermò che i "generi" e le "idee" in tanto
hanno realtà, in quanto si incarnino e si attuino negli individui. Questa veduta generale
antimistica e antiuniversalistica, nel caratterizzare esattamente lo spazio del mondo
occidentale in opposto a quello orientale, non esprime, anch'essa, che l'opposizione che in
questo piano è determinata dal duplice riferimento a "verità guerriere" e "verità
contemplative".»
Julius Evola: Per una difesa romana dell'Occidente, in "Vita Nova", ottobre 1931,
ora in Vita Nova (1925-1933), Roma 1999.
In questo passo di “Vita Nova” Evola mette a confronto due scuole di pensiero: quella
platoniana e quella aristoteliana, che rappresentano, in modi diversi e opposti, l’essere.
Il primo, Platone, che con il suo mondo delle idee, il suo iperuranio, aveva posto l’essere
come un insieme di idee genarali; mentre il secondo, Aristotele, la pensava diversamente,
definendo l’essere sì, come un insieme di idee, ma di idee individuali, diverse da quelle
altrui, e soprattutto, non un insieme di idee universali.
L’autore si trova quindi a sostenere la tesi di Aristotele sin dai primi passi del brano, dove,
attraverso l’utilizzo di climax, descrive i due modi di essere dell’uomo, e va ad esaltare
l’”individuale”, definendolo come “ciò che ha valore, ciò che va voluto, ciò che è più reale, la
perfezione, o fine (τελoς), di un essere.”