4. CONTESTO Dalla sua indipendenza (1962) il Paese ha subito numerosi colpi di stato e guerre civili che hanno danneggiato gravemente le strutture sanitarie, educative e sociali. Il 35% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il tasso di mortalità infantile è tra i più alti dell’Africa subsahariana. Le morti neonatali rappresentano il 38% delle morti infantili e più della metà avvengono nella prima settimana di vita a causa di infezioni e complicazioni legate al parto. A queste si aggiungono diarrea , malnutrizione e HIV/AIDS . Molte madri, ben 435 su 100mila bambini nati vivi, muoiono durante o immediatamente dopo il parto. UGANDA: salute materno – infantile OBIETTIVO: Il progetto si svolge nei distretti di Kampala e Kasese e vuole contribuire a ridurre il tasso di mortalità materno – infantile migliorando la qualità dei servizi sanitari e incrementandone la disponibilità e l’accesso. Il progetto mira inoltre a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di rivolgersi ai servizi sanitari esistenti e a formare il personale sanitario a livello locale nell’ottica di migliorare la diagnosi, l’assistenza e la cura di madri e bambini.
5. UGANDA: salute materno – infantile PRINCIPALI RISULTATI ATTESI: dal gennaio 2011 2.000 bambini e 3.000 adulti hanno iniziato a beneficiare direttamente del miglioramento dei servizi sanitari. Entro l’anno, 200.000 abitanti della zona di Kampala, capitale dell’Uganda, saranno sensibilizzati su igiene e salute grazie alla diffusione di messaggi radiofonici e all’organizzazione di campagne di comunicazione.
6. Evalyn, 21 anni è sieropositiva . Vive con la sua figlioletta di due anni, Diana (risultata negativa al test), suo marito e altri componenti della famiglia. Grazie a Save the Children, Evalyn ha ricevuto assistenza per sè e la sua bambina durante il parto, medicinali e supporto psicologico per affrontare con coraggio e serenità la sua condizione. “ I miei amici e la mia famiglia non capiscono perchè dovrei continuare a studiare, pensano che io sia senza speranza. Io, invece, voglio termirare la scuola, andare all’università e studiare e aiutare le donne sieropositive come me”. Oggi Evalyn è membro del comitato “Giovani Positive” e spiega alle donne della comunità, in gravidanza e neomamme, come evitare di trasmettere il virus ai propri figli, come usare i medicinali e soprattutto come affrontare la maternità con forza e speranza per il futuro, nonostante l’HIV. LA STORIA DI EVALYN
8. CONTESTO Nei Territori Palestinesi donne, bambini e uomini lottano quotidianamente per i bisogni di base. I bambini (52 % della popolazione) sono esposti a violenza, paura e pericoli fisici . I servizi sanitari mancano; le scuole e gli asili sono stati danneggiati, distrutti, oppure non hanno insegnanti, giochi e materiale didattico. Le persone con disabilità nella Striscia di Gaza rappresentano circa il 3% della popolazione. Le autorità sanitarie non sono in grado di fornire loro una corretta assistenza e i genitori spesso non sanno come gestire la disabilità dei loro figli. TERRITORI PALESTINESI: tutela dei minori con disabilità OBIETTIVO: il progetto intende promuovere le potenzialità dei bambini con disabilità, sostenendo la loro educazione e rafforzando il loro ruolo nelle famiglie e nelle comunità di appartenenza. Dal marzo 2011 sono in corso azioni concrete e di impatto immediato come la creazione di servizi di riabilitazione per i bambini e di gruppi di sostegno per le famiglie, la distribuzione di ausili tecnici (es. sedie a rotelle) e di materiale informativo .
9.
10. Mohammed Hassan Al Najar ha 5 anni e, fin dalla nascita, soffre di una malformazione al midollo spinale (Spina Bifida) che gli impedisce di camminare e di correre nel cortile insieme ai suoi compagni. Save the Children ha offerto a Mohammed una sedia a rotelle , pannolini , sedute di fisioterapia e supporto psicologico per lui e la sua famiglia, al fine superare l’estrema timidezza nei confronti degli altri bambini e della famiglia. “ Mohammed ha finalmente accettato la sua disabilità. Ora, con la sua sedia a rotelle, mio figlio va a giocare in cortile tutti i giorni, interagisce con gli altri bambini e ha tanta voglia di andare a scuola”. Mamma di Mohammed LA STORIA DI MOHAMMED