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Federazione Nazionale Pro Natura
VERSO UN
PROGETTO ECOLOGISTA
quaderni di
=|natura.e |
= societa Th.
quaderni di n. 5
natura.e |
: societa
VERSO UN
PROGETTO ECOLOGISTA
Federazione Nazionale Pro Natura
Quaderni di Natura e Societa:
1.1 giornali scolastici e il problema dell’inquinamento (esaurito)
2. La programmazione e l’ambiente (esaurito)
3. Natura produzione lavoro (esaurito)
4. Stampa e informazione ambientale
5. Verso un progetto ecologista
In copertina: Il mese di Aprile (pittura indiana - ca. 1790)
= inaturae |
societa
Trimestrale di informazione ecologica:
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Pro Natura
Direzione Redazione Amministrazione: Via Pastrengo, 20 - 10128 TORINO- Tel.011-512789
Direttore: Alberto Silvestri - Direttore responsabile: Walter Giuliano
Stampato da: I.R.C. Borgaro T.se - Giugno '83 con il contributo di: "Pro Natura - Torino”
INTRODUZIONE
Le attivita umane hanno sempre modificato l’ambiente naturale, spessoin
modo profondo e con conseguenze distruttive: perfino societa semplici
(quelle dei cosidetti “primitivi”) possono trasformare un ambiente nel
lungo periodo, fino anche a distruggerlo.
Ma il primo grave impatto storico dell’uomo sull’ambiente naturale risale a
migliaia di anni or sono, all’epoca del passaggio tra Paleolitico e Neolitico.
Si ebbe allora una "crisi ecologica”, con il mutamento del rapporto uomo-am
biente dovuto al passaggio da un’economia di sostentamento basata
sulla caccia e la raccolta di prodotti selvatici ad una di scambio, basata sul-
la coltivazione e l’allevamento. Questa trasformazione segno l’inizio della
distruzione delle foreste del pianeta: il disboscamento éinfatti una pratica
antichissima, legata alla richiesta di legname per combustibile e costru-
zioni di ogni genere, al pascolo, alla messaacoltura di nuove terre. Possia-
mo percio parlare di un problema ambientale gia nel mondo antico. Di con-
seguenza, preoccupazioniper la conservazione della natura e dei boschi
in particolare, venivano espresse gia al tempo dei Greci e dei Romani e
trovavano spesso espressione in editti di protezione di luoghi ”sacri”,
precursori dei parchi naturali di oggi (anche se spesso queste "riserve”
avevano il fine di garantire la disponibilita di legname). Ma é soprattutto
negli ultimi due secoli che il problema della conservazione della natura ha
assunto maggiore importanza, divenendo sempre piu grave: la rivoluzione
industriale e le scoperte tecnico-scientifiche pongono problemi sempre
maggiori di inquinamento, di consumo di materie prime e di energia, di
alterazioni ambientali sempre pit massiccie ed irreversibili: ilmiglioramento
delle condizioni di vita ed i progressi nella medicina permettono una cre-
scita della popolazione molto piu rapida che in passato e tale da annullare
pertino gli effetti positivi delle grandi trasformazioni agricole come la
”rivoluzione verde”.
La rivoluzione industriale provoco il brusco e rapido distacco degli uomini
dalle campagne con tutte le conseguenze dell’urbanizzazione che ne
derivo: i contadini furono trasformati in operai, risucchiati nelle fabbriche
cittadine. Attraverso il loro lavoro, compiuto in condizioni disumane, fu e-
dificato quel progresso industriale che oggi sommerge l’uomo e la
biosfera con i suoi rifiuti.
Fino a pochi secoli addietro il controllo diretto dell’uomo sull’ambiente na-
turale era cresciuto lentamente e gradualmente nel tempo, tanto che la zo-
na di influenza dell’uomo (tecnosfera) e la zona di influenza della natura
(biosfera) coesistevano in condizioni di relativo equilibrio.
Con l’avwvento della rivoluzione industriale, preceduta da nuove scoperte
geografiche e dalla rivoluzione dei trasporti e accompagnata dalla rivolu-
zione tecnica e scientifica, questo equilibrio fu definitivamente spezzato.
Sotto la spinta del capitale, che aveva trovato nella fabbrica i] mezzo piu
efficace per accrescersi nel tempo, l’attivita umana esplose letteralmente
e la tecnosfera comincio ad invadere massicciamente la biosfera.
Sviluppo colossale della tecnologia, aumento esponenziale della popola-
zione, affermarsi della societa dei consumi, travolsero le ultime barriere
della biosfera e a causa delle alterazioni ambientali, del dissennato uso e
spreco delle risorse naturali, degliinquinameniti, il pianeta Terra é giunto in
questi ultimi anni sull’orlo del collasso ecologico.
L’uomo moderno, prodotto dalla civilta industriale ha costantemente di-
menticato o ignorato i tre principi fondamentali dell’ecologia e vorremmo
dire della sopravvivenza:
1) non abbiamo altro ambiente di vita che non sia la Terra;
2) le dimensionie le risorse della Terra sono limitate ed in parte non rinno-
vabili, per cui stiamo intaccando un capitale di risorse che una volta
consumato non ci Sara piu;
3) non facciamo altro, con la nostra attivita, che trasformare le risorse
naturaliin merci che dopo un periodo dj utilizzo piu o meno lungo diventa-
no rifiuti che a loro volta non scompaiono ma vanno ad inquinare quelle
stesse risorse naturali da cui dobbiamo trarre cio che ci é indispensabile
per vivere e per produrre.
Questi problemi sono stati denunciati gia da tempo in modi diversi da sin-
goli, attenti ora ad un aspetto ora ad un altro del problema, ma sié trattato
fino agli anni’50 di voci isolate, come ad esempio A. Huxleye G. Orwell che
presentano del futuro un quadro allucinante, rispettivamente in Brave
New World (1932, I! mondo nuovo) e in Nineteen Eighty-four (”1981”, del
1949).
Oppure il lamento del capo indiano Seattle: Sappiamo che luomo bianco
noncomprende inostri principi. Perlui unaterra vale l’altra perché é come
lo straniero che viene di notte e prende dalla terra quello che gli serve. La
terra non @ sua madre, ma sua nemica, e, dopo averla conquistata,
’'abbandona. Rapiscela terra ai proprifiglie non se necura. Ilsuo appetito
divorera la terra, lasciandosi dietro soltanto un deserto.
Molti altri potrebbero essere citati, anche tornando indietro nel tempo, ma
di una coscienza naturalistica in quegli anni, si pud parlare solo per alcuni.
Eancorailtempo in cuiavolteigrandi naturalistisono anche cacciatoried
il problema di un patrimonio naturalistico destinato a perdersi é conside-
rato da pochi.
Gia nel periodo immediatamente seguente la seconda guerra mondiale,
sotto lo stimolo di uomini di cultura e di scienza, cominciano a nutrirsi le
prime attenzioni verso l’importanza del mondo naturale. Questa attenzione
tuttavia é rivolta soprattutto ad aspetti esteticied alla necessita dieducare
tutti i cittadini alla conoscenza ed alla tutela delle componenti della florae
della fauna. Questa visione specifica la si ritrova nelle motivazioni addotte
alla costituzione dei primi parchi nazionali e nella stessa Costituzione
della Repubblica italiana; in essa l’affermazione della necessita di salva-
guardia, é indirizzata genericamente al paesaggio.
Agli inizi degli anni’60, conl’aggravarsi del problema legato alla crescente
industrializzazione ed allo sviluppo di tecnologie sempre piu inquinanti, si
SviluppO una nuova coscienza naturalistica.
Appaiono negli anni ’60 le prime denunce circostanziate, destinate ad
avere grande eco: Silent Spring (Primavera silenziosa) della Carson é del
1962, mentre Avant que nature meure (Prima che la natura muoia) di Dorst,
é del 1965.
Paul Gaugin (1848 - 1903): Arearea
La polemica infuria pero quasi Subito; da una parte le previsioni pessimiste
sono accuSsate di essere eccessive, prive di basi reali (doomsday ecologist
dicono gli inglesi: ecologi dell’apocalisse), destinate magari a distrarre
l’'attenzione di molti da problemi ben piu gravi, dalla fame nel mondo alle
ingiustizie sociali: una specie di specchietto per allodole, per anime
candide; dall’altra parte nessuno vuole rinunciare ai privilegi di una
crescita che sembra promettere benessere per tutti, perfino per il Terzo
Mondo: the american way of life é alla portata di ognuno, perché rinun-
Ciarvi?
In Italia le prime traduzioni e gli articoli di riviste come "Panorama
cominciano ad aprire gli occhi ad alcuni, a porre almeno un problema che i
piu continuano ad ignorare, pur vivendoci dentro.
Ma anche in Italia l’ecologia é guardata con diffidenza, la sinistra in parti-
colare, che pure dovrebbe fare sua questa battaglia, non siimpegna su un
campo che Marx non aveva previsto. Spesso agli ecologisti sono rivolte
accuse di strumentalizzazione; L-imbroglio ecologico di Dario Paccino
nasce proprio da questo clima.
Negli anni ’70 lanalisi dei problemi all’estero continua ed appaiono le
prime proposte di strategie per uscire dalla crisi, non limitandosi ad inter-
venti parziali: il progetto per la sopravvivenza (Blueprint for Survival, infeli-
cemente tradotto in italiano La morte ecologica) é de! 1972, lo stesso anno
in cui | limiti dello sviluppo del M.I.T. trovano ampia eco grazie anche
all’aspetto "scientifico” (in realta per molti versi discutibile) ed in cui il rap-
porto introduttivo alla Conferenza Internazionale di Stoccolma Una sola
Terraportaad un vasto pubblico la sintesi dei piu gravi problemi ambienta-
li; la lucidissima analisi di Schumacher Small is Beautiful (Piccolo é bello) é
del 1973 e a questo periodo risalgono diversi contributi di Illich.
Mai progetti alternativi sono accusati di essere utopici, ignorando che in
realta il dilemma é prorio L’utopia o la morte secondo il titolo del libro di R.
Dumont. Accomunati a visionari e sognatori, gli ecologisti sono destinati
alla stessa sorte: il compatimento o, se rompono troppo, il rogo.
Le polemiche infuriano mentre la situazione va trasformandosi. La cieca
fiducia nel progresso, nella crescita all’infinito € ormai caduta: che la
strada imboccata non porti al benessere universale appare sempre piu
chiaro. Sempre meno persone sono disposte a credere che il vicolo cieco
imboccato sia proprio la via imperiale. La gravita dei problemi appare
sempre piu chiara e le nuove soluzioni tecnologiche rivelano sempre piu in
fretta le loro implicazioni negative, come nel caso dell’energia nucleare.
Alle soglie degli anni ’70, nuovi sviluppi nella situazione internazionale
my
VI
portano ad una obbligatoria quanto traumatica presa di coscienza dei
problemi ambientali anche da parte di coloro che fino ad allora hanno
guardato con sufficienza e spesso con derisione alle istanze portate
avanti dal movimento ecologico. In particolare la crisi petrolifera, con la
drastica riduzione dei consumi che impone e piu in generale la crisi ener-
getica che si va profilando, pongono drasticamente in crisi il modello di
sviluppo industriale, sino ad allora assunto come panacea verso un
mondo migliore ed indicato ai paesi in via di sviluppo come strada ottimale
da percorrere. In questa atmosfera le voci dell’alternativa ecologica si fan-
no sempre piu pressantie coloro che fino a ieri erano definiti come profeti
di sventura ottengono sempre maggiore ascolto. || movimento in difesa
dell’ambiente continua la sua crescita, sia quantitativamente che qualita-
tivamente: aumenta il numero di coloro che si impegnano nella tutela
ambientale, il movimento si misura con le forze politiche, fino a presentarsi
alle elezioni con risultati lusinghieri (basti pensare all’ingresso dei verdi
nel Parlamento tedesco); attraverso il confronto con altre forze politiche si
elaborano progetti non piu solo sui temi ambientali, ma globali.
Deindustrialising society (Deindustrializzare la societa) del 1977 segna
’evoluzione di Goldsmith in questa direzione. Il testo degli ecologisti
francesi Le Pouvoir de vivre (// potere di vivere) del 1981, presenta una
strategia di interventi precisi sulla realta francese in tuttii campi: dall’agri-
coltura ai mezzi di comunicazione di massa, dalla scuola agli armameniti.
Il passaggio dall’ecologia all’ecologismo é ormai concluso.
In Italia il riflusso, il ritorno al privato, la crisi politica, incidono negativa-
mente, rallentando questa crescita, mentre in altri paesi europei la
maggiore attenzione al quotidiano arricchisce il movimento di nuove pro-
spettive (e ne é segno la grande partecipazione femminile, che in Italia
manca ancora). Eppure sono anni importanti anche per noi: nel 1975
appare La distruzione della natura in Italia, di Antonio Cederna, uno dei
piu completi atti d’accusa sullo sfascio del "bel paese”! Nel 1977 Giorgio
Nebbia traccia le linee per un diverso tipo di sviluppo con l’intervento Alla
ricerca di una societa neotecnica
Gli anni ’80 presentano anche in Italia un quadro ormai mutato. Sono
cadute le illusioni trionfalistiche sul futuro: la situazione del Terzo Mondo
appare sempre piu grave, invece di progredire con il tempo. II-divario tra
paesi ricchi e paesi poveri ha un inequivocabile andamento a forbice. Le
malattie legate all’inquinamento, ai prodotti in uso nella nostra societa ed
al ritmo di vita che essa impone, si moltiplicano. Foreste equatorialie delle
zone temperate scompaiono, il numero di specie in via d’estinzione é in
continuo aumento, le nuove tecnologie tendono ad aumentare disoccu-
VII
pazione, inquinamento e consumo di energia e materie prime; la ricerca
neicampi della biologia, della genetica, degli armamenti, apre prospettive
sempre piu allarmanti.
| modello di sviluppo industriale cerca appigli per sopravvivere nella pro-
duzione ed utilizzazione dell’energia nucleare e nello sviluppo del settore
bellico. Ma proprio queste scelte scatenano un allargamento delle temati-
che e dei programmi del movimento ecologista che da un lato promuove in
tuttii paesi un movimento di opinione antinucleare, dall’altro trova motivi
di aggregazione sempre maggiori con i pacifisti ed i movimenti per il
disarmo.
Proprio perché coinvolgono in maniera globale un modo di vivere e di
pensare diverso ed un’organizzazione sociale, politica ed economica al-
ternativa, questi temi segnano un momento fondamentale nella crescitae
nella maturazione del movimento ecologista.
La strada seguita dall’attuale sistema é sbagliata, occorre cercarne un’al-
tra. Quale?
Molti cominciano a rendersi conto che la risposta giusta non possono cer-
tamente darla né i tecnici, né i politici dei grandi partiti; che é ora di cercar-
la insieme invece di aspettarla bell’é pronta, ancora una volta calata dall’al-
to. E proprio in questi anni ’80 che il movimento ecologista inizia a
compiere in Italia quella svolta che in Francia e nella Repubblica Federale
Tedesca é gia in atto: comincia a formulare la proposta di un modello
alternativo di societa. || materiale probabilmente c’é gia tutto, le esperien-
ze sono State fatte. I] lavoro ancora da fare é quello di mettere insieme i
contributi piu diversi, di inventariare le risorse, di stabilire i contatti con le
altre forze interessate. || progetto di una societa diversa deve infatti scatu-
rire dall’incontro di tutti coloro che vogliono trastormare la realta attuale
nella direzione diunrapporto piu corretto tra uomo e ambiente e tra uomo
e uomo: ecologisti, pacifisti, non-violenti, femministe, associazioni che si
battono per una reale democrazia in tuttii campi, dalla informazione alla
magistratura, dalla sanita alla scuola, potranno scrivere questo progetto
in cui le diverse proposte parzialitroveranno il loro contesto ed il loro sen-
so piu preciso.
Convegni come quelli del febbraio 1983 a Milano, riviste, contatti diretti,
possono contribuire a questa evoluzione in atto, verso una proposta che
parta dalla base, raccogliendo le esperienze comuni e non dai vertici.
Il progetto ecologista é ormai in gestazione.
/ldocumento qui presentato vuole essere un contributo della Federazione
Nazionale Pro Natura a questo progetto. Esso indica le linee d’azione della
Federazione stessa, ma contemporaneamente alcune caratteristiche del-
la societa che vogliamo costruire. Insieme ad altri progetti pud essere un
primo passo verso una cultura ecologista.
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Sohni che nuota per incontrare Mahinwald (pittura indiana, particolare - ca. 1790)
La Federazione Nazionale Pro Natura é stata sempre una delle forze che
hanno promosso quesia trasformazione nel modo di “fare ecologia”. Nel
19783 a Forli, i rappresentanti delle Federate approvarono un documento
per quei tempi molto avanzato, che riportiamo in appendice a questo
volumetio: se oggiesso appare sconiato, molti dei temi che allora vi trova-
rono spazio erano ancora poco noti e non erano mai Stati inseriti in una
dichiarazione di piu ampie dimensioni.
In questo momento di grande atienzione e dibaitito attorno al movimento
ecologista, ci pare estremamente significativo proporre all’attenzione di
chi si occupa di queste tematiche un documento che dimostra come
resigenza di un progetio globale ecologisia non é una novita di questi
ultimi mesi o di questi ultimi anni. Solo chi ha seguiio superficialmente e
marginalmenie il lavoro delle associazioni ecologiche pud pensare che
queste solo ora siano passate dalla tutela del fiorellino o dell’animale in via
d’estinzione, ad una visione politica della tutela ambientale; senza per
questo rinnegare I'utilita della politica protezionistica.
[1 documento programmatico sta proprio a dimostrare le radici storiche di
questa esigenza.
Se poi si riflette sul fatto che lo stesso é il risultato e la sintesi delle
discussioni svoltesi negli anni precedenti all’interno della Federazione
Nazionale Pro Natura, sicapisce come la globalita del pensiero ecologista
risalga ad oltre dieci anni or sono.
Certamente non é stato allora facile dare la necessaria pubblicazione a
questo pensiero, proprio perché esso era un discorso di avanguardia e
come tale incontrava scarso interesse a livello generale, quando non
laperta opposizione con il conseguente boicottaggio, a volte anche da
parte delle associazioni consnrelle ...
Ora che la situazione é cambiata, soprattutto sotto lo stimolo dell’evolu-
zione del movimento a livello internazionale, anche queste istanze trova-
no maggiore attenzione e maggiori spazi.
Non bisogna poi dimenticare che proprio per la coerenza del suo discorso
e della sua azione Federnatura non ha mai goduto di particolare pubblicita.
Non avere santi protettori né nei salotti della Milano o della Roma-bene, né
neipartiti, ne negli organidi stampa, ciconsente tuttavia di presentarciog-
gi in tutta la nostra limpidezza e senza il sospetto di essere strumento di
quell’ecologismo compensativo che le forze di potere tradizionali stanno
muovendo per esorcizzare la carica innovativa del movimento ecologista.
/l nuovo documento, presentato a Bologna nel 1981, pur mantenendo so-
stanzialmente la base - ancora valida - del 1973, raccoglie le principali te-
matiche emerse negli anni ’70 e propone alcune direzioni d’intervento:
volendo tener conto della realta attuale e affrontando temi tuttora in di-
scussione, esso Si propone proprio come un contributo al dibattito in corso.
Anche questo documento sara presto superato dalla spinta del movimento
ecologista di cui abbiamo prima cercato di cogliere la direzione. Per il mo-
mento pero ci sembra un punto di partenza per una discussione “interna”
al movimento ed un programma per gli interventi in difesa dell’ambiente.
W.g. - Fn.
!l commento al documento é opera di un gruppo di lavoro costituito da: Roberto Bosetti,
Walter Giuliano, Riccardo Neri, Patrizia Vaschetto e Giulio Zanetti, che ha anche curato I’ag-
giornamento e la revisione del testo del 1973. || commento al Documento programmatico
non é stato discusso dalla Federazione Nazionale Pro Natura ed impegna percio esclusiva-
mente gli Autori.
Testi citati:
- R. Carson, Primavera silenziosa - Feltrinelli, 1963
- A. Cederna, La distruzione della natura in Italia - Einaudi, 1975
-J. Dorst, Prima che la natura muoia- Labor, 1969 (non pit: in commercio;
esiste una edizione aggiornata del 1975)
-R. Dumont, L’utopia o la morte - Laterza, 1974
- E. Goldsmith - R. Allen, La morte ecologica - Laterza 1972
- Meadwos, | limiti dello sviluppo - Mondadori, 1972
- E. Schumacher, Piccolo é bello - Mondadori 1978
- B. Ward - R. Dubos, Una sola terra - Mondadori, 1972
Dendustrialising society di Goldsmith, apparso su The Ecologist del
maggio 1977 non é tradotto in italiano. Esiste una traduzione ad uso
interno della Pro Natura Torino. Anche di Le Pouvoir de Vivre (numero
speciale dé! mensile Ecologie, marzo 1981) non esiste traduzione italiana.
Di Illich possiamo ricordare:
- Descolarizzare la societa - Mondadori 1972
- La convivialita - Mondadori 1974
- Nemesi medica - Mondadori 1977
tou
Claude Monet (1840 - 1926): Regate ad Argenteuil
Amanti che guardano nubi di pioggia (pittura indiana - ca. 1790)
XII
DOCUMENTO PROGRAMMATICO DELLA «FEDERAZIONE NAZIONALE PRO
NATURA»
Questo documento rappresenta Ia linea programmatica di Federnatura di fronte ai
principali problemi di gestione e di salvaguardia dell’ambiente; con esso l’opinio-
ne pubblica risulta informata in maniera chiara della posizione della Federazione.
A tale posizione dovranno attenersi tutti coloro che, in varie circostanze, possono
trovarsi a parlare in suo nome. Questo documento costituisce la modifica e l’ag-
giornamento dell’analogo documento approvato nel 1973. Esso, come il prece-
dente va considerato e utilizzato nella sua unitarieta.
PREMESSE
L’orientamento naturalistico di Federnatura costituisce un carattere Originario e
distintivo; deve essere quindi considerato fondamentale. Adesioni individuali o
collettive a Federnatura devono essere qualificate non soltanto da interessi
scientifici o informativi, ma soprattutto da una coscienza naturalistica nel senso
piu aderente all’attuale e piu valida problematica ecologica. Con pari forza deve
essere affermata |’esigenza di una apertura verso i grandi problemi non soltanto
scientifici, ma anche umani, propri di una concezione ecologica globale. Questa
esigenza deve impegnare criticamente non soltanto nei confronti degli stati di
fatto, ma anche nei confronti delle cause profonde sia storiche che attuali.
CONSTATAZIONI DI PRINCIPIO
1) L’uomo é parte integrante della natura e non puo ritenersi indipendente
dalle sue leggi. Puo e deve cercarne la conoscenza per tenerne conto ai fini
di una corretta gestione ambientale.
La concezione di una posizione speciale dell’uomo, al di sopra della natura e de-
gli altri esseri viventi, é tipica della nostra civiltaé ed appare gia chiaramente nella
Bibbia, soprattutto nell’Antico Testamento (Genesi).
In Occidente la natura € sempre stata vista come una forza ostile, da domare.
Ancora oggi questo modo di vedere é dominante: espressioni come «sfida alla
natura» ricorrono frequentemente. Anche a livello scientifico l’immagine della
Terra al centro dell’ Universo e dell’uomo creato direttamente da Dio dopo gli al-
tri esseri (inferiori) e del tutto diversi da esso, rimase |’unica ammessa per secoli,
fino alla rivoluzione copernicana ed alle ipotesi evoluzionistiche di Darwin. Che
la Terra fosse solo uno dei pianeti che giravano intorno al sole, una delle tante
stelle, e che l’uomo si fosse formato attraverso una lenta evoluzione, come tutte
le altre forme di vita, furono idee scandalose non solo per la Chiesa, ma per tutto
il mondo della cultura. E lo scandalo si ripeté agli inizi di questo secolo, quando
Freud e la psicoanalisi misero in luce la natura «animale» dell’uomo.
1
Al di fuori dell’Europa pero questa concezione non é sempre presente: civilta co-
me quella degli Indiani d’America davano all’uomo un posto nella natura.
Tra i numerosi testi indiani che testimoniano questo atteggiamento, é giusta-
mente famosa la lettera al presidente degli Stati Uniti del capo Seattle Capriolo
Zoppo, che fornisce anche una precisa analisi dell’atteggiamento dell’uomo
bianco.
Alla conoscenza della leggi naturali la nostra civita é arrivata tardi: concetti base
come quelli di evoluzione e lo stesso termine «ecologia» hanno poco piu di un se-
colo. Il primo approccio scientifico all’ambiente é stato piuttosto di tipo classifi-
catorio (tentativo di far rientrare tutta la realta in schemi, di far ordine): botanica
e zoologia sono nate assai prima dell’ecologia, che propone un approccio globa-
le indispensabile ad una reale comprensione.
Con queste premesse é inevitabile che |’atteggiamento nei confronti dell’am-
biente sia sempre stato di rapina: sfruttarlo al massimo, senza preoccuparsi piu
di tanto delle conseguenze.
Un corretta gestione ambientale é all’opposto di quella attuata oggi nei paesi in-
dustriali: si tratta di superare l’economia di rapina, basata sull’espansione conti-
nua, senza considerazione alcuna per i limiti dello sviluppo (v. in proposito la di-
scutibile ma fondamentale opera del MIT). Alcune economie «primitive» (termine
questo tipicamente europeo) attuano una corretta gestione ambientale, sfruttan-
do risorse rinnovabili, in misura non superiore alle loro capacita di rigenerazio-
ne: ma questa affermazione non é generalizzabile. Anche trai popoli che vivono
piu a contatto con la natura vi possono essere economie di rapina, che non por-
tano ad un disastro immediato per la popolazione perché questa si sposta, ma
non sono meno distruttive per l’ambiente; il «buon selvaggio» non é necessaria-
mente né buono né selvaggio.
2) L’unico spazio di vita per l’uomo é la biosfera.
Le soluzioni fantascientifiche (trasportare la popolazione su altri pianeti o su sa-
telliti artificiali in orbita intorno alla Terra) sono puramente fantastiche e per nulla
scientifiche: fino ad oggi infatti tutti gli studi tendono ad affermare che il nostro é
l’unico pianeta adatto alla vita umana nel sistema solare ed inoltre i costi, in ter-
mini di risorse, per simili operazioni sarebbero altissimi. A meno di non scegliere
di mandare un piccolo gruppo di eletti.... D’altronde non é sostenibile che questa
sia una soluzione dei problemi ambientali!!
3) Lo spazio del pianeta Terra é limitato.
E evidente. Anche supponendo di sfruttare deserti e foreste (con quali conse-
guenze sull’equilibrio planetario é noto) ed il fondo del mare, la superficie totale
é sempre limitata. Questa innegabile .verita sembra pero sfuggire a molti.
Gli uomini oggi sembrano credere nella scienza e nella tecnica e nelle loro pos-
sibilita di risolvere tutti i problemi, con una fede ben piu profonda di quella con
2
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i hee
eS SA »*
‘Le Douanier’ Rousseau (1844-1910): Foresta vergine all’alba (Negro attaccato da un leopardo).
cui il credente ingenuo si aspetta i miracoli dal santo protettore. La fede nella
scienza e nella tecnica ha sostituito la fede religiosa: da esse si aspetta la solu-
zione di tutti i problemi, compresi quelli che esse hanno creato.
4) Le risorse naturali ed energetiche sono limitate.
Le risorse minerarie ed i combustibili fossili tendono ad esaurirsi; per quanto si
trovino nuovi giacimenti, all’attuale tasso di incremento dei consumi, anch’essi
dureranno pochissimo; si pud rimandare il problema, non eliminarlo del tutto, in
quanto noi stiamo sfruttando ed eliminando il «capitale» disponibile e non solo la
sua «rendita» (v. oltre al testo del MIT, «Piccolo é bello» di Schumacher).
| limiti delle fonti di energia alternative (solare, eolica, geotermica, ecc.) sono di-
versi, enon sempre indagati a fondo per il momento, ma la possibilita di utilizzar-
le non é illimitata per problemi di spazio e di impianti. Esse sono comunque le
fonti su cui occorrera basarsi per il futuro. L’energia nucleare ha limiti insupera-
bili dovuti all’impatto sull’ambiente ed ai rischi che presenta.
2
o
5) L’attuale densita ed espansione di popolazione é, sia a livello mondiale,
sia in italia, tale da provocare un eccessivo danno all’ambiente e alle risor-
se, danno che verrebbe aggravato se, come é auspicabile, migliorassero le
condizioni di vita di tutta umanita. Ogni ulteriore incremento demografico
provocherebbe un aggravarsi della situazione presente, gia critica.
L’impatto sull’ambiente si manifesta come eccessiva richiesta di risorse alimen-
tari, che a sua volta comporta:
— aumento aella superficie coltivata: la superficie irrigata della Terra € passata
dai 40 milioni di ettari del 1900 ai 104 del 1950 e ai 184 del 1970 (previsioni per il
2000: 256). Il tasso di incremento annuo é stato tra il 1900 ed il 1950 dell’1,9%
mentre tra il 1950 ed il 1970 é salito al 2,9%. Si prevede che sia dell’1,1%% tra il
1970 ed il 2000 (Secondo il Production Yearbook della Fao). Gia oggi vengono
coltivate in Asia terre che per le loro caratteristiche sono inadatie alla coltivazio-
ne (secondo i documenti dell’ONU, raccolti nel testo «The Population Debate»,
in Asia é coltivato il 101% delle terre potenzialmente coltivabili: gli attuali 0,3 et-
tari per persona sono quindi destinati a ridursi drasticamente a 0,2 nel 1985 pro-
prio in alcune delle regioni in cui il problema alimentare é piu grave); in Asia ed
in Africa la quantita di calorie pro-capite é inferiore a quella che si calcola neces-
saria per una dieta equilibrata; .
— e quindi: distruzione degli ambienti naturali, con profonde alterazioni nell’ equi-
librio di tutto il pianeta; desertificazione: il Sahara avanza ogni anno di 50 Km
verso sud, inglobando 650.000 kmq di savana e di 13 Km verso il Nilo: secondo il
World Watching sono minacciate 50.000.000 di persone; disboscamenti, come
nel caso dell’Amazzonia questo provoca erosione (e apre un processo di deserti-
ficazione); estinzione di specie animali e vegetali: ben 982 specie di animali sono
oggi in pericolo di estinzione (v. il testo di Brown); per le specie attualmente rare
la distruzione dell’habitat é la causa dello loro scarsita nel 30% dei casi per gli
uccelli e nel 29% per i mammiferi (secondo il Red Book); modificazioni climati-
che, legate alla realizzazione di progetti come quello dell’Amazzonia, ormai real-
ta, o a quello di deviare i grandi fiumi siberiani; uso eccessivo di fertilizzanti e pro-
dotti chimici e quindi aumento dell’inquinamento;
— eccessiva richiesta di risorse energetiche e minerarie nei paesi piu ricchi; dal
punto di vista energetico infatti la nascita di un cittadino statunitense incide co-
me la nascita di 200 nigeriani (e di 5 cittadini italiani: il consumo energetico pro-
capite in USA, secondo lo U.N. Statistical Yearbook del 1977, é di 11.244 kg, in
Italia di 2.682, in Nigeria di 59);
— aumento dell’inquinamento in tutte le sue forme;
— eccessiva crescita delle citta (v. punto 9) con le ben note conseguenze sulle
condizioni di vita in. citta;
— aumento delle strade:
In Italia in particolare la popolazione € passata da una densita di 99 abitanti per
kmq del 1881 ai 189 del 1979: una densita molto superiore a quella cinese e vici-
4
na a quella indiana; il fabbisogno energetico ed alimentare non é soddisfatto dal-
la produzione: |’ltalia ha importato nel 1977 ben 9.141 miliardi di lire in oli greggi
di petroli (1° voce nelle importazioni), 1.373 miliardi in carni (3% voce), 5665 mi-
liardi in frumento e 375 in granoturco; la produzione é aumentata in 10 anni
(1970-1979) del 41% e le strade hanno raggiunto una lunghezza complessiva di
293.127 Km per un territorio di 301.252 kmq.
Pieter Bruegel (1526-69): Danza degli invitati alle nozze.
6) Nei paesi industrializzati si é affermato un sistema produttivo competitivo
che tende ad imporre e propagare un aumento artificioso e indefinito della
produzione, correlato con l’aumento dei consumi.
La competizione favorisce |’instabilita del sistema ed i suoi squilibri: fallimenti,
crescite anomale, periodi di crisi, inflazione, disoccupazione. Ma si continua ad
affermare che continuando lo sviluppo industriale poverta e squilibri scompari-
ranno e vi sara un’eta dell’oro. Il mito dello sviluppo é uno dei piu saldamente ra-
dicati nella nostra societa, proprio perché corrisponde perfettamente agli inte-
ressi dei grandi gruppi capitalisti. L’indice di produzione industriale diventa cosi
il segno del benessere, la sua crescita é l’ascesa dell’umanita verso la felicita
universale.
7) L’attuale produzione basata sull’eccesso dei consumi e sullo spreco, é la
maggiore responsabile dello sfruttamento dissennato delle risorse e della
produzione di rifiuti in quantita e in qualita incompatibili con le limitate ca-
pacita di tolleranza dei sistemi ecologici.
Per incrementare il consumo si ricorre di solito a due mezzi: si soddisfano i biso-
gni fondamentali con prodotti non duraturi, che vanno sostituiti rapidamente, o
che comunque diventano obsoleti: é la moda, che impone il rinnovo del guarda-
roba o dell’arredamento; ma é anche la scomparsa di vecchi modelli di automo-
bili o altre macchine, di cui non si trovano piu i pezzi di ricambio e la cui linea di-
venta «vecchia». E in una societa sempre «giovane» il vecchio non serve: essere
umano oppure oggetto, va buttato via. Oppure si creano nuovi bisogni, sempre
piu raffinati, da soddisfare con nuovi prodotti. Ma lo spreco si manifesta anche
attraverso gli involucri, gli imballaggi, che nel caso dei prodotti alimentari danno
un’apparenza di perfetta igiene per meglio nascondere le sofisticazioni. Involu-
cri, prodotti superati, rottami, tutto finisce nei monumenti pil tipici dela nostra ci-
vita: i depositi di rifiuti. (vedi oltre) Intanto.il consumo energetico e di materie pri-
me aumenta vertiginosamente: dal 1950 al 1971, il consumo mondiale di ferro é
piu che triplicato, quello di fosfati e di bauxite si € quintuplicato.
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Pieter Bruegel (1526-69): La raccolta del grano.
8) All’aumento della popolazione, dei consumi e dei rifiuti, si accompagna
una sempre piu ineguale distribuzione delle risorse e dei prodotti e in gene-
rale un aumento del divario tra paesi ricchi e paesi poveri e un peggiora-
mento delle condizioni di vita degli strati sociali emarginati.
Tra regioni e paesi ricchi e regioni e paesi poveri si crea un rapporto di dipen-
denza per cui i paesi poveri diventano insieme serbatoio di manodopera a basso
costo, fornitori di materie prime, energia, alimenti, mercati per le produzioni di
serie e sedi per produzioni inquinanti. Basti pensare che in paesi in cui si soffre
la fame, piu di meta della superficie coltivata é destinata alla produzione di gene-
ri per l’esportazione; ad esempio in Colombia su 3.630.000 ha di arativo,
1.640.000 sono dedicati al caffé ed al tabacco; in Costarica su 283.000 ha,
162.000 sono utilizzati per la coltivazione di caffé e cacao. Anche I’Italia ospita
molte lavorazioni inquinanti (v. il caso dell’Icmesa a Seveso), tra cui in primo pia-
no le raffinerie petrolifere.
9) L’attuale tendenza della popolazione all’inurbamento e il conseguente
spopolamento rurale e montano — che nei paesi industrializzati é conse-
guenza del fatto che il sistema attuale favorisce un eccessivo passaggio
dalle attivita di produzione primaria (agricoltura) a quelle di trasformazione
(industria) e terziarie — aggrava enormemente da un lato il problema am-
bientale e dall’altro porta a fenomeni di disgregazione sociale nei centri ur-
bani.
Il passaggio dall’agricoltura al terziario @ stato massiccio in Italia: ancora all’ini-
zio del secolo (1901) gli addetti all’agricoltura erano il 61,7% contro il 22,3%
nell’industria ed il 16% nei servizi. Ancora il 42,2% nel 1951, gli addetti all’agri-
coltura sono rapidamente calati al 14,1% nel 1981, contro un 48,7 di addetti
all’industria ed un 37,6 per i servizi.
Si tratta di un fenomeno che riguarda tutto il nostro pianeta. La popolazione
mondiale dedita all’agricoltura € passata dal 1950 al 1970 dal 63,5% al 51,2%
(dal 35,1 al 18,9 nei paesi sviluppati, dal 77,8 al 64,3 nei paesi meno sviluppati).
La crescita delle citta 6 vertiginosa, sia nel terzo mondo che negli altri paesi:
Abidjan ha un tasso d’incremento annuo dell’11% (raddoppio deila popolazione
in 66 anni!), Nairobi del 6%, Bogota del 7%, Mexico del 5% (ed aveva gia nel
1976 una popolazione di oltre otto milioni, pit di undici se si considera l’intero
agglomerato urbano). Nel ’75 New York aveva superato i 9 milioni di abitanti co-
me agglomerato, ma Tokyo, Los Angeles, Parigi, Shangai superavano questi li-
miti. In Italia un secolo (1861-1971) ha visto la popolazione di Roma da 212.432
abitanti a 2.781.993, quella di Milano da 267.618 a 1.732.000, quella di Torino da
173.305 a 1.167.968.
| problemi posti dalla crescita vertiginosa della citta e delle aree metropolitane
sono ampiamente noti: |’aumento della criminalita e dei fenomeni di devianza
7
sociale in generale, |’acuirsi dei problemi di trasporto fino al rischio della paralisi
totale, il crearsi di condizioni al limite della tolleranza umana (emblematico il ca-
so di Tokyo, ma quanta strada hanno gia percorso lungo questa direzione Torino
o Mestre, Augusta o Milano?)
10) La soluzione degli attuali problemi ambientali richiede precise scelte po-
litiche e non solo interventi tecnologici. La tecnologia quando é asservi-
mento della scienza al profitto, e propone rimedi settoriali lungi dal risolve-
re il problema ambientale, tende ad aggravare il danno globale. Ricerca
scientifica e tecnologia non devono essere poste né al servizio del potere
economico né di qualsivoglia potere centralizzato, ma essere sotto il con-
trollo diretto della popolazione che deve conoscerne gli indirizzi e poterli
modificare nel senso di una rispondenza ai suoi bisogni reali.
Il disinquinamento é spesso soltanto un trasferire l’inquinamento da un’area ad
un’altra o un cambiare tipo di inquinamento: l'inceneritore inquina |’aria per eli-
minare i rifiuti solidi, ma rende molto alle ditte che lo vendono. (vedi oltre). _
Una ricerca assogettata ad interessi militari, politici o economici e non controlla-
bile puo rendere possibili manipolazioni del patrimonio genetico, la creazione di
nuove armi, la creazione di sostanze dannose per gli usi piu diversi: tutte vie gia
ampiamente percorse.
11) L’uomo non é al centro dell’universo e non possiede un diritto illimitato
di vita e di morte su quanto lo circonda. E quindi da condannare |’elimina-
zione di qualsiasi forma vivente, se non necessaria, cioé se non collegata
direttamente alla sopravvivenza dell’uomo.
C’é un collegamento tra queste affermazioni ed il discorso dei vegetariani, an-
che se questo punto non prescrive certamente una dieta vegetariana.
Vengono invece chiaramente condannate la caccia, quando non éattivita fonda-
mentale per procurarsi il cibo (e questo é il caso solo di alcune popolazioni ad
economia primitiva) e la vivisezione quando non é realmente necessaria per la
ricerca o la pratica medica. Ovviamente non possono essere considerate real-
mente necessarie quelle ricerche che servono principalmente a permettere una
pubblicazione che da un punteggio ai concorsi statali! Il ruolo della caccia
nell’alterare |’equilibrio naturale é stato deliberatamente sottovalutato in Italia, a
causa del forte numero di cacciatori e degli interessi legati all’industria della cac-
cia. Autori diversi concordano nel ritenere la caccia la principale causa
dell’estinzione delle specie di mammiferi scomparse in tempi storici ed una cau-
sa anche assai significativa per |’estinzione di numerose specie di uccelli. Lo
stesso discorso vale anche per |’attuale scarsita (e quindi il pericolo di estinzio-
ne) di molte specie animali.
Venezia - Basilica S. Marco: Atrio-Particolare arca di Noé
12) Si constata la progressiva cancellazione delle diversita in natura: a co-
minciare dalla progressiva erosione genetica provocata dalla domesticazio-
ne sino alla scomparsa di specie e ambienti naturali. Allo stesso modo i mo-
delli culturali dominati tendono ad imporsi, portando all’eliminazione totale
di ogni espressione culturale divergente.
Sono scomparse dalla Terra centinaia di specie di animali; molte altre sono
scomparse localmente ed in certi casi l’ambiente é stato modificato a tal punto
che non é piu nemmeno possibile una reintroduzione. Parecchie rischiano di
scomparire nel giro di pochi decenni. | grandi predatori sono tra le specie pit col-
pite: la lince é estinta in Italia e l’orso ed il lupo sono sulla stessa strada. Le tecni-
che di selezione utilizzate nella coltivazione portano ad una riduzione della va-
riabilita genetica.
Le coltivazioni tendono a sostituire tutti gli ambienti, la cui integrita 6 compro-
messa da strade e costruzioni di ogni genere.
| popoli che vivono in modo diverso tendono ad essere fisicamente eliminati, co-
me gli Indios dell’Amazzonia, 0 assimilati, cioé culturalmente eliminati. Cosi ad
esempio le minoranze linguistiche vengono, pil. o meno deliberatamente, elimi-
9
nate: molte lingue sono sull’orlo deil’estinzione e si tratta di un’estinzione certa-
mente non naturale. In Europa il cornico € scomparso, il gaelico scozzese é or-
mai parlato dall’1,6% della popolazione, |’occitano, nonostante la sua eccezio-
nale tradizione culturale, solo dal 10%, il frisone dal 20%, e cosi via. Numerose
isole linguistiche in Italia sono state assorbite, quasi tutte le rimanenti sono
sull’orlo dell’estinzione.
13) Qualsiasi azione in difesa dell’ambiente deve tener conto di quelli che
sonoi diritti fondamentali dell’uomo, sanciti dalla dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo dell’O.N.U. In particolare, diritto fondamentale di ogni
uomo é quello di vivere, in ogni momento e luogo, in un ambiente che non
comprometta la sua salute fisica e mentale.
Il diritto di vivere in un ambiente che non comprometta la propria salute fisica e
mentale apre il problema dell’inquinamento in generale e dell’ambiente di lavoro
in particolare. | casi dell’lpca e delle industrie chimiche dimostrano come si sia
ancora ben lontani dall’avere garanzie anche minime: le malattie professionali
colpiscono moltissimi lavoratori. Gli infortuni sono tutt’altro che rari e le norme di
sicurezza non sono sempre rispettate. Troppo spesso ancora i rischi vengono
compensati con denaro: anche la salute ha un prezzo.
LINEA D’AZIONE
La Federazione Nazionale Pro Natura, ritiene pertanto necessario e urgente impe-
gnarsi sui seguenti punti:
1) Nelle attuali forme di produzione occorre superare la mentalita «economi-
cistica» che, trascurandoi reali costi socio-ambientali, tende a valutare ogni
azione in termini esclusivamente monetari e sempre a breve scadenza.
Occorre opporsi alla crescita continua della produzione di tipo consumisti-
co, esigendo che venga sostituita con una produzione finalizzata al soddi-
sfacimento delle reali necessita primarie della popolazione. In particolare la
produzione agricola deve mirare a fornire alimenti sani e genuini, evitando
?attuale subordinazione alla logica economica dell’industria, che favorisce
aumento (talora ingiustificato, giacché porta a surplus che vengono poi
perfidamente distrutti), della quantita a danno della qualita e porta all’impie-
go di tecniche colturali nocive al suolo e alla salute. Vanno quindi scorag-
giati soprattutto Il’uso eccessivo di prodotti chimici, che provocano inquina-
mento del suolo e alterazioni nella composizione dei prodotti alimentari, e la
meccanizzazione intensiva che richiede un alto consumo energetico e ridu-
ce i posti di lavoro. Vanno invece favorite tecniche agrarie pil! «naturali»,
che cioé non danneggino I|’equilibrio ambientale e sfruttino fonti di energia
rinnovabile. Occorre inoltre evitare l’abbandono dei terreni agricoli margi-
10
Scuola di Mewar (1700 ca.): La primavera. Da un ciclo delle stagioni.
11
»
LELl
Quentin Metsys (1465/6-1530) : Il Tritico di S. Anna (particolare).
12
nali e favorirne il recupero.
Gli stessi criteri vanno applicati al settore zootecnico.
E necessario sostituire le tecniche di produzione industriale altamente in-
quinanti con altre che non danneggiano Il’ambiente esterno e che non crei-
no ambienti di lavoro nocivi.
Quando é possibile occorre riutilizzare tuiti i prodotti di rifiuto riducendo in
ogni modo il consumo di materie prime ed energia. La produzione industria-
le dovrebbe infatti evitare ogni forma di spreco, puntando su prodotti dure-
voli e di effettiva utilita. Si dovrebbe anche fare un uso limitato di prodotti
sintetici. Anche l’uso degli additivi negli alimenti dovrebbe essere limitato a
quei prodotti di provata innocuita, e ai casi in cui siano strettamente neces-
sari per la conservazione del prodotio stesso; in genere vanno evitate le
manipolazioni non necessarie dei prodotti alimentari.
L’industria farmaceutica, in quanto servizio di interesse sociale, non puod
essere assoggetiata ad una logica aziendale che risulti essere in contrasto
con la salute dei cittadini. | farmaci inutili o di non provata innocuita, do-
vrebbero essere eliminati e in generale l’abuso dei medicinali, tipico della
nostra societa, va combattuto.
E necessario perseguire ed appoggiare una politica internazionale per il di-
sarmo, con il progressivo smantellamento dell’indusiria bellica, la cui pro-
duzione provoca effetti negativi sull’ambiente naturale e, oltre ad essere
moralmente condannabile, costituisce uno spreco immane di risorse sot-
tratte ad impieghi socialmente utili ed impellenti.
L’aituale sistema sociopolitico é in gran parte fondato sull’economia politica che
tende a valutare ogni azione in base al profitto in denaro che da essa si ricava. ||
traguardo cosiante, cui le moderne societa industriali tendono, é la crescita e
’espansione economica. Cid porta al risultato che qualsiasi attivita economica-
menie valida é consideraia auspicabile, mentre qualsiasi azione che protegge o
conserva l’ambiente con qualche cosio é giudicata antieconomica e come tale
non perseguibile. E caratteristica degli economisti ignorare la stretita dipenden-
za dell’uomo dalla Natura, che viene usata soltanto per ricavarne profitto non cu-
randosi né della sua integrita né della sua produttivita a lungo termine. Allo stes-
so modo |’economia tende al miglioramento della quantita dei prodotti e non del-
la qualita, in quanto quesi?’ultima é piu difficilmente rilevabile non essendo ricon-
ducibile al calcolo matematico su cui |’economia si basa per dare una giustifica-
zione scientifica 0 pretesa tale alle proprie conclusioni.
Numerosi sono gli esempi di questo irrazionale, ma «economico», modo di agire,
in cui il «capitale» ambiente viene rapinato, non curandosi in alcun modo degli
effetti a lungo termine di questa azione: il malgoverno del territorio con i conse-
guenti dissesti idrogeologici, che altro non sono se noni debiti derivati da un uso
economico a tempi brevi che diviene fortemente antieconomico a tempi lunghi;
gli stessi ampi e putroppo diffusi fenomeni di inquinamento derivati dalla manca-
13
ta applicazione di norme antiinquinamento, non economicamente valide per j
produttori dei beni di consumo.
Tutti questi problemi sono indotti dalla necessita di agire all’interno dell’econo-
mia di mercato, che trascura i costi reali delle azioni che ricadono poi su tutta la
collettivita. Conseguenza di questa mentalita economicistica é, come si é gia
detto, il sorgere di una produzione di tipo consumistico, che crea attraverso la
pubblicita i bisogni indotti. La macchina pubblicitaria con il suo ritmo martellante
e le sue trovate accattivanti, induce al consumo di prodotti del tutto inutili al com-
pratore ma economicamente utili al produttore. Numerosi sono gli esempi in
questo settore, che poggia in maniera psicologicamente preordinata sulle carat-
teristiche peggiori della natura umana quali l’egoismo, l’invidia, l’ambizione, la
competizione; la prevaricazione, la scalata sociale, |’arrivismo. Facendo leva su
queste discutibili «qualita», l’industria, attraverso la pubblicita, tende a far appa-
rire indispensabile tutto cid che é inutile o superfluo, ma che consente di rinno-
vare e garantire la crescita continua al proprio settore; esempi di questa spirale
avvinghiante «produrre, vendere, consumare», sono da una parte la creazione di
una quantita innumerevole di oggetti superflui, di accessori, di oggetti di presti-
gio caratterizzati dal fatto di essere perfettamente inutili, dall’altra la necessita
indotta dalla moda di sostituire continuamente i vecchi modelli con i nuovi, spes-
so diversi nella forma ma non nella sostanza e nella funzione. Nemmeno il setto-
re primario sfugge a questa logica distorta: anche l’agricoltura é vittima e subi-
sce la mentalita economicistica; essa guarda con spiccato interesse piu alla
quantita che alla qualita del prodotto, con tutte le gravi conseguenze destinate a
riflettersi sulla salute del consumatore e sulle condizioni di efficienza produttiva
del terreno agrario.
In questa ottica € sempre piu percepibile |’asservimento all’industria, con il veri-
ficarsi di situazioni aberranti:
— l’abuso della meccanizzazione agricola adottata con intensita eccessiva e
squilibrata nel rapporto tra potenzialita di lavoro della macchina e superficie
agraria, oltre a notevoli dispersioni a livello energetico.
— l’eccessivo e indifferenziato impiego dei concimi chimici, che ha portato
all’abbandono di tecniche antiche ed insostituibili quali la letamazione, ha pro-
vocato fenomeni di grave squilibrio negli elementi compositivi ed il progressivo
impoverimento nella fertilita del terreno, gia gravemente compromessi dall’ab-
bandono di metodi colturali tradizionali quali la rotazione quadriennale ed altri,
garanti del corretto uso e della rinnovabilita della risorsa suolo.
Tutto cio si é verificato con notevoli sprechi energetici ed a favore di tecniche al-
tamente dannose quale ad esempio la monocultura.
— uso indiscriminato e massiccio di fitofarmaci, reso necessario dalle altera-
zioni ambientali e microclimatiche prodotte dal passaggio all’agricoltura indu-
Striale intensiva; gli effetti derivanti dall’adozione dei fitofarmaci, si annunciano
pericolosi dal punto di vista sanitario e dell’igiene ambientale a causa, rispettiva-
mente, dell’assorbimento nelle cellule vegetali (e successivi passaggi nella cate-
na alimentare) e della persistenza nel terreno (conseguente inquinamento del
suolo) delle sostanze chimiche di non provata innocuita che entrano nelle com-
14
posizioni e formulazioni di questi prodotti.
— complessivamente inoltre € gia stato ampiamente dimostrato il deficit energe-
tico in cui tutto il settore agricolo opera, e nel quale |’energia impiegata per pro-
durre i beni primari € superiore all’energia del prodotto, costituendo un vero e
proprio assurdo.
Si impone sotto tutti i punti di vista (energetico, sanitario, economico)la necessi-
ta di un profondo ripensamento capace di programmare, organizzare ed avviare
una seria politica agricola.
L’adozione di tecniche agrarie di coltivazione piu naturali e non inquinanti, che
facciano uso di fonti energetiche rinnovabili e che applichino nel campo della di-
fesa delle colture i metodi della lotta biologica, quale ad esempio «l’agricoltura
biologica» gia ampiamente applicata (non solo a titolo sperimentale) in altri pae-
si, appare come una delle tappe da raggiungere sulla strada di una razionalizza-
zione del settore agricolo, affiancato alla ricomposizione fondiaria ed al recupero
delle zone incolte e marginali a fini produttivi agro-silvo-pastorali.
Anche il settore zootecnico non si sottrae all’industrializzazione, teso a produ-
zioni quantitative elevate ma di scarsa qualita e di dubbia salubrita, spinta a cid
dalla diseducazione alimentare della collettivita; putroppo |’informazione aali-
mentare é gestita spesso in modo diseducativo dagli stessi produttori, che indu-
cono ad un alto consumo quantitativo ma che offrono prodotti squilibrati e caren-
ti dal punto di vista nutritivo.
L’uso massiccio di mangimi spesso di composizione non equilibrata, |’alleva-
mento forzato, l’impiego di ormoni, sono ormai prassi consuete di zootecnia, cui
spesso si aggiunge |’impiego di antibiotici, reso necessario dalle malattie anima-
li che intervengono in seguito all’adozione dei metodi soprascritti. Tutto cid non
puo naturalmente che riflettersi in maniera negativa sul consumatore.
Non va sottovalutata inoltre la possibilita d’impiego, specie per le zone marginali
o piu impervie, della trazione animale, che consente di operare precipuamente
anche la dove non sarebbe possibile intervenire con la meccanizzazione.
Il passaggio dall’attuale societa consumistica ad una societa equilibrata, com-
porterebbe una flessione della domanda che si rifletterebbe positivamente sotto
il profilo ambientale nel settore industriale, all’interno del quale sarebbe possibi-
le ridurre drasticamente |’attivita delle industrie che applicano tecniche altamen-
te inquinanti, quali ad esempio l’industria chimica, favorendo la riconversione
verso settori meno inquinanti.
Va comunque fin d’ora perseguita una politica che consenta il passaggio da tec-
niche altamente inquinanti ad altre pi: morbide, anche se economicamente me-
no remunerative, affiancata dall’adozione di tutte le misure antiinquinamento
necessarie: |’aumento dei costi produttivi sarebbe senza dubbio ripagato dalla
diminuzione dei costi sociali. Lo stesso discorso mantiene la validita nel caso de-
gli ambienti di lavoro ove vanno applicate severe norme atte ad eliminare il proli-
ferare delle malattie professionali, che di professionale nulla hanno se non il no-
me impostogli dalla societa.
Va favorita industria del riutilizzo, che attraverso il riciclaggio dei materiali, qua-
15
li il vetro, la carta, le stoffe, i metalli, la plastica, 6 in grado di portare un grosso
contributo alla riduzione degli sprechi energetici e al problema dell’esaurimento
delle materie prime. Per la plastica, in particolare, si impone l’immediata adozio-
ne di uniformita nella composizione chimica, che ne consenta, attraverso |’im-
piego di sostanze chimiche compatibili, il riciclaggio.
Anchei rifiuti biologici vanno riutilizzati, sia sotto forma di “compost” ad uso
agricolo, sia per la produzione di energie alternative (ad es. biogas) attraverso le
tecniche attualmente in fase sperimentale. Il settore industriale va riconvertito
verso la produzione esclusiva di prodotti utili e durevoli evitando in tal modo tutti
gli sprechi derivati dalla produzione incontrollata ed indiscriminata di oggetti a
rapido consumo e/o deterioramento, oppure inutili come gli involucri, i contenito-
ri a perdere, gli imballaggi.
—
Vincent Van Gogh (1853-1890): II riposo.
Anche la produzione degli oggetti di prestigio, la cui unica funzione é porre'l’in-
dividuo in condizione di ostentare la propria classe economica e spesso la pro-
pria incultura, deve essere eliminata o fortemente tassata, insieme alla drastica
riduzione dei prodotti sintetici derivati dal petrolio.
16
La stessa industria del “‘disinquinamento’’, ben lungi dal risolvere i problemi alla
radice, non fa altro che aggravarli, dando Ia fallace illusione che la tecnologia sia
in grado di risolvere tutti problemi, compresi quelli derivanti dall’inquinamento.
In realta tale tipo di tecnologie industriali altro non fa se non attutire gli effetti
dannosi delle sostanze inquinanti, peraltro con gravosi dispendi energetici che
la riducono, in definitiva, a semplice trasferimento dell’inquinamento, da quello
su cui agiscono a quello che si produce per garantirne il funzionamento. (Ad
esempio i fanghi industriali trattati sono meno inquinanti, ma esiste ’inquina-
mento della centrale che fornisce energia per disattivarli).
Drastiche riduzioni sono pure da perseguire nell’uso di additivi chimici, attual-
mente impiegati nell’industria alimentare: coloranti, aromatizzanti e conservanti
inutili, devono essere eliminati dagli ingredienti dei prodotti alimentari, specie in
quelli destinati alla alimentazione infantile, in cui trovano massiccio impiego.
Anche le manipolazioni cui molti prodotti (cereali, zucchero, olio) vengono sotto-
posti, vanno ridoite al minimo indispensabile a garantire le possibilita di consu-
mo, evitando l’esasperazione dei cosiddetti processi di raffinazione.
Occorre inoltre smascherare |’operazione truffaldina attraverso cui i cibi integrali
vengono venduti a prezzi maggiorati speculando sull’attuale domanda di cibi sa-
ni, garantendone invece la immissione in commercio e la vendita al detiaglio a
prezzi equi.
Da condannare fermamente risultano poi quelle operazioni di distruzione delle
derrate alimentari, che vengono perfidamente perpetrate nei paesi industriali, in
ossequio alle ferree leggi economiche di mercato, mentre potrebbero essere
vantaggiosamente impiegate a favore della intera collettivita e mentre i 2/3 della
popolazione mondiale ha una dieta insufficiente.
Per quanto concerne I’industria farmaceutica, si auspica un severo controllo da
parte dei servizi sanitari dello Stato sui prodotti attualmente in commercio, elimi-
nando quelli inutili e/o dannosi e riducendo il numero di quelli ad impiego equi-
valente, impedendo nel contempo una politica commerciale di concorrenza, i cui
effetti negativi tendono a riflettersi sulla salute del soggetto bisognoso di terapia
curativa a base farmacologica.
E piu che mai indispensabile in questo campo una seria politica di informazione
socio-sanitaria e tendente ad eliminarei preoccupanti fenomeni dell’abuso di
medicinali, delle farmaco-dipendenze. In generale una seria e programmata po-
litica dei servizi socio-sanitari preventivi dovra essere attuata su tutto il territorio
nazionale, attraverso le strutture decentrate, recentemente istituite.
Tra tutti i processi di industrializzazione consumistica a fini economici certamen-
te il piu condannabile é quello legato ai prodotti bellici, che attualmente assorbo-
no quasi 500.000 milioni all’anno in tutto il mondo. Questa spesa costituisce un
assurdo che va eliminato perseguendo I’obiettivo del disarmo e destinando |’at-
tuale spesa alla soluzione di problemi socialmente utili e di impellente soluzione
quali la fame, i servizi sanitari, assistenziali, scolastici, ambientali. Tra tutte le
17
forme di guerra quella nucleare, quella chimica e quella batteriologica, con uso
di sostanze dannose sia per le forme di vita animale che vegetale, vanno priorita-
riamente bandite con accordi internazionaili.
Parallelamente alla riduzione di sprechi e consumi energetici si otterra una dimi-
nuzione dell’inquinamento cui l’industria dei prodotti bellici contribuisce sia in
fase costruttiva che in fase di impiego.
Armand Guillaumin (1841-1927): Tramonto a lvry.
2) Il problema energetico va innanzitutto affrontato riducendo i consumi ed
eliminando i troppo numerosi sprechi, sia nel settore civile, sia soprattutto
nel settore industriale, gia nella fase di progettazione degli edifici, mezzi di
trasporto e tecniche produttive.
Nella ricerca e nelle scelte energetiche la priorita va data alle forme di ener-
gia rinnovabili. Vanno invece eliminate quelle forme energetiche che, come
l’energia nucleare, non sono sufficientemente sicure o richiedono controlli
18
di tipo militare, quindi al di fuori della possibilita di gestione democratica.
Va incoraggiata la produzione autonoma di energia, purché nel rispetto
dell’ambiente.
ll problema energetico, venuto alla ribalta in questi ultimi anni, costituisce senza
dubbio uno dei piu tenaci ostacoli contro cui il modello di sviluppo industriale si é
venuto ad imbattere.
La limitatezza delle risorse energetiche impone in tale modello di sviluppo la ne-
cessita di un drastico cambiamento, che va cercato nella decisa riduzione degli
sprechi energetici in primo luogo, nel ricorso a forme di energia rinnovabile poi.
La rinuncia alla produzione di prodotti inutili o non indispensabili, dei prodotti
sintetici in gran parte derivati dal petrolio, dei contenitori a perdere, la riduzione
dell’impiego dei prodotti chimici in agricoltura e nell’industria, la rinuncia alla
corsa ai bisogni indotti e agli armamenti, la caduta dei falsi miti della moda e de!
prestigio economico, contribuiranno in modo massiccio alla flessione della do-
manda di energia da parte dell’industria, garantendone la disponibilita per le at-
tivita necessarie.
- pg pte
Why tg ast
Vincent Van Gogh (1853-1890): Veduta a Montmartre col mulino “de la Galette”.
19
L’adozione di una severa politica di tassazione, verso le produzioni inutili o su-
perflue, potra favorire e sollecitare il passaggio ad un tipo di produzione non
consumistica.
Di pari passo andra fertemente limitato lo spreco energetico privato attualmente
determinato dalla proliferazione e dall’abuso di elettrodomestici oltreche
dall’abuso dei mezzi di trasporto privati divenuti anch’essi ulteriore mezzo per
’ostentazione del proprio livello economico.
Anche il settore edilizio dovra essere attentamente corretto ad evitare gli sprechi
energetici che si determinano gia nella fase progetiuale, la dove vengono previ-
sti ad esempio muri non coibentati, necessita di impianti di condizionamenio,
impiego di luce artificiale: il maggior costo iniziale di progettazione e di materiali
verra, nei casi in cui si tengano nel dovuto conto tali problemi, ampiamenite ri-
compensaio a tempi lunghi in termini energetici ed economici. Naturalmente é
auspicabile nell’edilizia l’impiego di tutti quegli impianti tecnologici che consen-
iono l’autosufficienza energetica della costruzione, atiraverso la produzione di
energia derivata da fonti rinnovabili.
Il settore dei trasporti va rivoluzionato dando completa priorita negli interventi ai
mezzi e agli impianti per |’uso collettivo a scapito di quello privato, favorendo ad
esempio il trasporto su rotaia (con il potenziamento della rete ferroviaria) in alter-
nativa a quello su gomma (che si serve delle autosirade).
Occorre favorire ed incentivare la ricerca e l’'applicazione delie fonti energetiche
alternative rinnovabili, quali la solare, |’eolica, la geotermica, la marina ecc. che
se anche nei calcoli economici a breve scadenza sembrano essere sfavorevoli,
si riveleranno in termini lunghi preferibili non solo in termini economici ma anche
e sopraitutto ambieniali.
Bisogna invece evitare il ricorso a fonti energetiche la cui sicurezza é fortemente
dubbia e pertanto necessitano di apparato proteitivo segreto e militarizzato che
non garantisce alcun conirollo da parte della popolazione. Tale discorso vale in
particolare modo per gli impianti termonucleari, per cui il segreto che spesso ha
circondato gli incidenti alle centrali non costituisce di certo garanzia di sicurezza
né di controllo democratico della gestione, affidata ad un ristretto numero di tec-
nocrati investito di un potere di vita e di morte su persone e generazioni, certa-
mente superiori ai limiti umani.
A causa della sua stessa essenza la scelia nucleare non puo essere certamenie
considerata né la soluzione definitiva del problema energetico né tantomeno
una scelta transitoria, a causa delle gravose ipoteche che essa pone su numero-
se generazioni future.
Ad evitare danni ambientali e sprechi energetici derivati dalla rete di distribuzio-
ne di energia, andra favorita ed incoraggiata in modo particolare per alcune zo-
ne, la produzione autonoma ed autosufficiente di energia, con il ricorso alle fonti
rinnovabili e nel rispetto dell’ambiente da attuarsi anche mediante |’eliminazione
0 l’allentamento del monopolio sull’energia elettrica.
20
Edvard Munch (1863-1944): Angoscia.
21
3) Occorre giungere ad una stabilizzazione del livello della popolazione e, in
un secondo tempo, ad una progressiva riduzione, date le condizioni di mas-
siccia antropizzazione e l’alto consumo di risorse tipiche di un paese indu-
striale come I’Italia. Questo é ottenibile organizzando una vasta campagna
di pianificazione familiare, che diffonda la conoscenza dell’attuale situazio-
ne, senza pero interferire con la libera scelta della coppia.
| problemi legati alla popolazione e in particolare alla sua crescita si sono sem-
pre riferiti alle loro necessita in termini di risorse. Schematizzando al massimo
queste ultime si possono suddividere in territorio 0 spazio, alimenti, materie pri-
me per beni strumentali (vestiario, riscaldamento, mezzi di trasporto e lavoro),
ambiente.
Mentre le prime due sono di immediata comprensione, le seconde richiedono
una piccola spiegazione.
Per produrre beni strumentali si parte da materie prime naturali di varia origine e
sparse in modo non uniforme nello spazio terrestre.
Per ambiente, nel nostro caso, si intende |’insieme di tutto cid che forma la fetta
di universo in cui si aggira l’uomo e che viene da esso pil o meno utilizzata.
Ora risulta che le necessita sono diverse da popolazione a popolazione a secon-
da del tenore e tipo di vita raggiunti. Inoltre sono molto diverse le loro disponibili-
ta di risorse. Metodi statistici vengono spesso utilizzati per calcolare quantitati-
vamente e descrivere qualitativamente queste differenze, per stabilire insomma
(in modo relativo, é chiaro, alla mentalita dello studioso che opera) se unaopola-
zione stia meglio di un’altra.
Riassumendo e fondendo insieme i vari temi che ricorrono nel dibattito interna-
zionale emersi nel cercare quali sono le possibilita di cui disponiamo per giunge-
re a una perequazione del tenore di vita tra le varie popolazioni mondiali, possia-
mo dire che le risorse devono essere ridistribuite tra paesi produttori di materie
prime poveri e sfruttati (Terzo mondo) e popolazioni di paesi trasformatori, piu
industrializzati é ricchi.
Certo la forte densita di popolazione nuoce alla conservazione degli am bienti na-
turali e poiché bisogna tener presente che la distruzione di essi si ritorce sulle
generazioni future é chiaro che bisogna studiare qual’é il limite dello sviluppo
demografico per ciascuna regione della Terra. .
Questo limite perd dipende anche dal tipo di sviluppo economico: sappiamo be-
ne che uno statunitense ed un indiano non hanno consumi equivalenti. In diver-
se zone (tra cui probabilmente |’ Italia) questo limite € stato largamente superato,
portando all’eliminazione di ogni ambiente ed equilibrio naturale.
Ci sono, é vero, anche meccanismi naturali che tendono a rallentare questo Svi-
luppo nelle regioni in cui é diventato eccessivo. Si é visto comunque che il mi-
glioramento dei livelli economico e culturale é un fattore primario per limitare
22
questa crescita.
In uno stesso paese si nota poi che le classi ricche e soprattutto quelle povere
tendono ad avere molti figli, mentre le classi medie si stanno sempre piu limitan-
do nella loro prolificita.
In Italia ad esempio notiamo che il tasso di natalita é pit alto al Sud che al Nord ed
é inversamente proporzionale al livello socio-economico e culturale raggiunto.
Il discorso demografico si salda cosi a quelli educativo, culturale, politico ed eco-
nomico. In una societa con forti differenze tra classi sociali-il problema dell’au-
mento della popolazione non pud essere realmente risolto. Occorrono percid in-
terventi economici che precedano ed accompagnino una campagna per la piani-
ficazione famigliare.
Le associazioni protezionistiche o naturalistiche devono appoggiare questa
Campagna che deve basarsi anche su studi sul livello di sopportazione dell’am-
biente naturale italiano nei riguardi del carico umano attuale. L’indice di decadi-
mento dell’ambiente derivato da questi studi dovrebbe diventare almeno altret-
tanto noto e considerato di quello delle azioni in borsa e quindi incidere profon-
damente sulla mentalita corrente ovvero contribuire a formare l’opinione pubbli-
ca in vista delle scelte politiche che é chiamata a fare.
4) E necessario giungere ad una pianificazione del territorio che assicuri
una tutela reale degli ambienti naturali ancora esistenti e delle specie vege-
tali ed animali, in modo da garantire anche la conservazione della variabilita
genetica. L’istituzione di riserve e parchi naturali pud essere soltanto un
momento all’interno di questa pianificazione in cui va compresa un’opera di
ricreazione dell’equilibrio naturale.
L’eliminazione delle fonti di inquinamento, la reintroduzione di specie ani-
mali e vegetali localmente estinte, una rigorosa regolamentazione della cac-
cia, una limitazione dell’attivita edilizia a scopo turistico sono altre condi-
zioni imprescindibili per realizzare un’adeguata politica ambientale.
Occorre ricercare un rapporto equilibrato tra citta e territorio, eliminando le
cause della crescita incontrollata dei centri urbani a danno del tessuto rura-
le maggiormente produttivo.
E pure necessario ricreare nelle citta condizioni di vita accettabili attraverso:
— una riorganizzazione dello spazio urbano che elimini gli squilibri tra le di-
verse zone della citta, ponendo fine alla dualita fra centro, talvolta forte-
mente privilegiato e sede di attivita terziarie, ma anche ghetto di emargina-
zione, e periferia, ridotta in alcuni casi a zona dormitorio;
— la creazione di isole pedonali e di spazi verdi realmente agibili e la pro-
gressiva rimozione delle barriere architettoniche:
— lo sviluppo dei trasporti pubblici, la riduzione del trasporto privato e la
salvaguardia delle esigenze del ciclista e del pedone;
— il risanamento dei centri storici, che vanno restituiti alla loro funzione
abitativa; 23
Jan van Eyck (periodo di attivita 1422-41): La Madonna del Cancelliere Rolin (particolare).
24
— la creazione dei servizi collettivi necessari:
— una distribuzione razionale degli insediamenti industriali e dei posti di la-
voro che riduca il pendolarismo, con benefici effetti sul traffico;
Le profonde interrelazioni che esistono oggi tra ambiente naturale ed ambiente
artificiale e la continua sopraffazione del secondo sul primo, richiedono una pro-
grammazione degli interventi sul territorio che tenga in maggior conto gli effetti
provocati da determinate scelte sull’ambiente, e finalizzata a ricrearne |’equili-
brio e la coerenza.
Particolarmente si rende piu che mai necessaria una politica di conservazione di
quelle zone naturalisticamente integre, la tutela del loro patrimonio faunistico e
floristico (i dati sulle cause di estinzione delle specie viventi indicano tra le prin-
cipali la distruzione dell’habitat), lo studio della reintroduzione di specie local-
mente estinte, qualora esistano ancora le condizioni necessarie. Come sempre
pero una politica preventiva é preferibile (finché si arriva in tempo), rispetto ad
una cura tardiva di effetto spesso incerto. La reintroduzione di una specie local-
mente estinta, ad esempio, é sempre difficile e spesso non ha |’esito atteso: nu-
merosissimi sono i casi in cui si € verificato il fallimento totale dell’intervento, an-
che se esso era stato accuratamente preparato.
Vincolare queste zone, porre divieti, cioé attuare tutta una serie di provvedimenti
«passivi» € solo un primo passo. E ormai generalmente acquisito che la conser-
vazione della natura deve essere finalizzata ad una piu corretta, ma piu genera-
lizzata fruizione: se ne possono trarre conoscenze scientifiche, benefici spiritua-
li, possibilita ricreative in un rapporto paritario con la natura, non di sopraffazio-
ne da parte dell’uomo. Per legge sono previsti infatti in Italia differenziati gradi di
tutela, cioé differenti gradi di protezione di un ambiente e di fruizione da parte
dell’uomo; si parla a questo proposito di riserve naturali integrali in riferimento
ad una zona sottoposta ad una protezione rigorosa, in cui si pud accedere solo
per motivi di studio. Si tratta in questi casi di zone prive di insediamenti umani.
Per esempio zone naturalisticamente intatte possono acquisire grande impor-
tanza come centri di origine genetica.
| parchi nazionali hanno la duplice finalita di proteggere ambienti di particolare
interesse naturalistico e di permettere una loro fruizione da parte dell’uomo, che
deve rispettare precise regole di comportamento rispettose dell’equilibrio natu-
rale. Sono vietate quindi attivita di disturbo e di danno (specialmente la costru-
zione di case, impianti di risalita ecc.).
Non sono invece assolutamente considerate in contrasto le attivita agro-silvo-
pastorali nella considerazione che un parco deve garantire la sopravvivenza del-
le popolazioni che ci vivono e favorirne la crescita anche economica nel rispetto
dell’ambiente. Inoltre l’attuale grado di antropizzazione di molte zone salvaguar-
dabili € diventato un elemento di caratterizzazione ambientale di cui non si pud
non tener conto.
Ci sono infine le aree attrezzate, generalmente attigue a zone urbanizzate, con
25
Katsushika Hokusai (1760-1849): Fuji.
prevalente funzione di svago e di ricreazione per 1! cittadino.
Alla tutela di zone specifiche va affiancata una politica di ricostruzione dell’am-
biente, basata sul principio che la biosfera é un sistema, dotato quindi di una
propria struttura e di proprie leggi, che si conserva, arricchisce ed impoverisce
per il gioco stesso delle sue trasformazioni: |’uomo inserito nel sistema di forze
che lo condiziona, diventa una fattore la cui incidenza varia in relazione alle nuo-
ve risorse tecniche per influire sull’ambiente, tendendo, come accade oggi, a
romperne l’equilibrio. C’é un termine molto significativo che ricorre spesso pres-
so chi con maggiore sensibilita si pone il problema di come operare sull’ambien-
te: quello di «progettazione ambientale», cioé inglobamento di tutti gli aspetti del
progettare (dalla pianificazione del territorio all’attivita edilizia) all’interno di una
metodologia unitaria che tiene conto del «condizionamento globale» per cui ogni
azione che compiamo per adattare |’ambiente alle nostre necessita, influisce
sulle condizioni di vivibilita dello stesso, quindi sul suo equilibrio. Una tecnica
molto utile é l’analisi costi-benefici, che si basa sul confronto di beni e servizi ot-
tenibili da un certo progetto di investimento, generalmente pubblico, con i beni e
i servizi che occorre utilizzare per la realizzazione del progetto. II punto qualifi-
cante di questa tecnica é |’introduzione nel calcolo, dei costi e dei benefici socia-
26
li non monetizzabili: i costi sociali sono i «costi di opportunita», equivalenti ai sa-
crifici imposti alla comunita con l’impiego delle limitate risorse disponibili (au-
mento del grado di inquinamento, diminuzione di produttivita dei terreni confi-
nanti all’opera eseguita, rumorosita, ecc.); i benefici sono costituiti dalla riduzio-
ne dei rischi, dal miglioramento delle condizioni ambientali che derivano
dall’esecuzione di un progetto. Un aspetto importante dell’ analisi costi-benefici
€ per esempio la valutazione delle «tecnologie pulite».
i punti piu urgenti della politica di ricostruzione devono essere |’eliminazione
delle fonti inquinanti (risanamento delle acque, provvedimenti contro il crescen-
te inquinamento atmosferico, smaltimento dei rifiuti solidi), la reintroduzione di
specie localmente estinte, una serie di provvedimenti che limitino il piu possibile
la caccia, specialmente negli aspetti pil. squallidi (uccellagione, distruzione si-
stematica dei migratori, raccolta di uova), la limitazione dell’attivita edilizia a
SCOfo turistico come i complessi residenziali di montagna che hanno alterato or-
mai profondamente il paesaggio, la costruzione di moli e porticcioli che, oltre a
distruggere le coste, alterano l’equilibrio delle correnti, strade, superstrade e tra-
fori, che si rivelano poco dopo la costruzione del tutto inutili se non a chi vi ha in-
vestito e speculato.
Un discorso a parte va fatto per le citta, l’'ambiente artificiale per eccellenza,
che, come |l’ambiente naturale, e per gli stessi errori metodologici di fondo, ha
perduto coerenza ed equilibrio delle parti.
E sul rapporto citta-campagna soprattutto che vanno realizzati interventi ispirati
ad una politica diversa ed essai piu adeguata. Questo rapporto ha seguito nel
corso di secoli profonde modificazioni; in epoche storiche diverse si assiste
all’alterno dominio della citta sulla campagna e della campagna sulla cittaé, ma
questo predominio in genere non coinvolge mai allo stesso modo tutte le compo-
nenti della societa: esiste di volta in volta una classe 0 un raggruppamento di
classi (cittadine o rurali) che controlla a proprio profitto lo scambio tra citta e
Campagna e questo € un fattore che permette che |’equilibrio tra citta e campa-
gna si ribalti, quando mutano i rapporti di potere tra le classi. Nella nostra epoca
invece si puo dire che il dominio della citta sulla campagna abbia assunto una
forma completa. L’equilibrio tra ambiente e territorio pud essere ristabilito non
cercando piu di risolvere separatamente i problemi dell’uno e quelli dell’altro.
Per esempio riqualificare i piccoli centri e le campagne con un’opportuna politi-
ca di decentramento puo frenare la tendenza all’inurbazione ed alla crescente
congestione urbana, ridare consistenza alle attivita produttive primarie dei pic-
coli centri, frenando i tristi fenomeni di spopolamento. All’interno delle citta, so-
prattutto delle metropoli industriali, si € ben lontani dal concetto di qualita della
vita, obiettivo prioritario della politica della citta, sostituito in un recente passato
dalla speculazione e dal massimo sfruttamento della rendita fondiaria. La dimo-
strazione piu clamorosa é |’attuale condizione del centro storico, che in quanto
zona privilegiata, per attrezzature di servizi ed accessibilita, si ێ reso molto ap-
petibile al terziario ricco (banche, uffici) con uno straordinario aumento del valo-
re fondiario.
27
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Giovanni Bellini (periodo di attivita 1459 ca.-1516) : La Madonna del Prato (particolare).
28
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La residenza, per lo piu residenza povera, é stata via via allontanata e sostituita
da utilizzazioni piu remunerative per le societa immobiliari, ma che hanno au-
mentato la caratteristica centripeta del centro.
Inoltre i piccoli proprietari di stabili per residenza del centro storico trascuravano
ogni opera di manutenzione in attesa di vendere al miglior offerente, innescando
cosi rapidi processi di degrado. Nella fase di transizione da residenza ad ufficio il
centro storico é diventato luogo di sosta temporaneo per |’immigrazione in cerca
di primo lavoro, persone che dopo qualche anno raggranellavano il necessario
per trasferirsi negli squallidi ghetti periferici. Occorre ora frenare i continui pro-
cessi di terziarizzazione ricca e, pur tenendo conto dell’indiscutibile posizione
privilegiata del centro per le connotazioni culturali, ridurre la convergenza delle
attrezzature di servizi e di trasporti, con una politica di decentramento nel resto
della citta. Questo é possibile anche rivalutando la vocazione residenziale del
centro per un’utenza non ricca e per quel terziario minuto (artigianato per esem-
pio) che € anch’esso un elemento tipico e connotante del centro. Occorre evitare
la formazione dei ghetti nella periferia, focolai di emarginazione e di conflitti so-
ciali, attraverso una programmata ed uniforme distribuzione su tutto il territorio
urbano di infrastrutture, servizi, verde.
Lo sviluppo dei trasporti pubblici va potenziato non solo nella distribuzione pit
uniforme delle reti, ma anche nel numero dei mezzi di trasporto, nella considera-
zione che il mezzo pubblico € sempre competitivo in citta rispetto al veicolo pri-
vato per quanto riguarda una piu agevole percorribilita delle vie, un loro minore
intasamento ed un minor inquinamento atmosferico. Minor numero di autoveico-
li in circolazione vuol anche dire meno parcheggi, possibilita di destinare ad uso
sociale piazze e giardini. Certe strade di particolare significato, come ad esem-
pio le antiche vie storiche, devono essere chiuse al traffico automobilistico e ri-
consegnante all’uso del cittadino.
Sono da potenziarsi anche le piste ciclabili, creando una rete di apposite corsie
che permetta di usare la bicicletta non solo per svago, ma anche per andare a la-
vorare 0 a scuola.
Occorre recuperare all’interno della citta le porzioni di verde esistenti (giardini
un tempo privati, fasce fluviali, terreni periferici sottoutilizzati, come discariche e
cimiteri di automobili, ecc.) correlandole per esempio con percorsi ciclabili, e po-
tenziare il numero delle isole pedonaii.
La dotazione di verde urbano rientra nella politica piu generale di attuazione del-
le disposizioni di legge sugli standard per i servizi collettivi (scuole, ospedaii,
servizi culturali) decentrati sul territorio urbano.
Il miglioramento della qualita della vita é da realizzarsi per tutti i cittadini: gene-
ralmente infatti la citta € progettata per un’utenza ideale, cioé per la parte sana,
efficiente, bella della popolazione, senza tenere quasi mai conto di quella parte
rimanente, composta da individui svantaggiati, temporaneamente o cronica-
29
mente, per ragioni di eta, di salute, di handicap fisici. | «diversi» non sono solo i
cosiddetti handicappati, come generalmente una persona sana ritiene: per
esempio i bambini e gli anziani sono condizionati dall’eta, le donne incinte o le
persone affette temporaneamente da malattie o infermita sono svantaggiate per
le ridotte possibilita fisiche.
Ognuno di noi pud trovarsi in determinati momenti della propria vita a sperimen-
tare quanto sia difficile salire o scendere da un mezzo pubblico, scoprire quanto
la citta sia disseminata di scalini, dislivelli, ostacoli lungo i percorsi, passaggi
troppo stretti, telefoni pubblici e buche delle lettere troppo alte.
Occorre che mezzi di trasporto, marciapiedi, attraversamenti, sottopassi, arredo
urbano, segnaletica siano adeguati ad un’utenza differenziata; che gli spazi col-
lettivi siano dotati di parcheggi per handicappati motori e percorsi senza barriere
architettoniche; accanto alla residenza tradizionale occorre predisporre alloggi
senza barriere architettoniche, tenendo conto anche di esperienze realizzate in
altri paesi: Inghilterra, Olanda, Belgio, Francia.
5) Le scelte che riguardano il territorio e la salute, devono essere diretta-
mente gestite dai cittadini: questo si pud realizzare solo attraverso una in-
formazione effettiva ed un decentramento del potere decisionale, ed impli-
ca la necessita di elevare il livello culturale della popolazione, in modo che
tutti possano consapevolmente partecipare alla gestione dell’ambiente,
portando il proprio contributo.
Un’adeguata educazione naturalistica, comprendente anche un’educazione
demografica, alimentare e sanitaria, é un obiettivo basilare.
Un’adeguata educazione naturalistica e politica pud essere realizzata soltanto
con un rinnovamento dei metodi e dei contenuti attualmente ancora dominanti
nella scuola odierna. A livello di contenuti occorre affrontare tutti i temi naturali-
stici in modo sistematico e non casuale.
Questo significa che l’educazione naturalistica va programmata sia all’interno
della scuola dell’obbligo sia di quella superiore e che essa non puo ridursi alle
osservazioni scientifiche.
| temi naturalistici infatti devono trovare spazio all’interno del discorso storico,
geografico, scientifico in primo luogo, ed eventualmente in un discorso letterario
ed artistico. E spesso proprio attraverso |’insegnamento della storia e della geo-
grafia che vengono trasmesse idee sbagliate e false come il concetto di progres-
so lineare nell’evoluzione storica, come |’equazione agricoltura = poverta; indu-
stria = ricchezza; reddito pro capite alto = benessere. Questi pregiudizi econo-
micistici sono poi alla base della scarsa coscienza naturalistica di molti. Se quin-
di le osservazioni scientifiche dovranno fornire la necessaria base di conoscen-
ze naturalistiche. la storia e la geografia avranno il compito di esaminare le va-
30
riazioni spaziali e temporali del rapporto tra uomo e ambiente. L’ecologia é en-
trata nella scuola in Italia solo in tempi recenti, ma essa rimane spesso una ma-
teria isolata e le sue implicazioni vengono spesso ignorate, riducendosi a un ge-
nerico discorso di rispetto della natura che non facilita una reale formazione natu-
ralistica.
Non basta pero un rinnovamento dei contenuti: occorre una diversa impostazio-
ne dell’insegnamento, per passare dall’informazione ecologica e sociale, ad una
educazione naturalistica e politica.
Non é€ pensabile che questo avvenga nell’ambito di una metodologia tradiziona-
le, basata sulla lezione cattedratica e sulla ripetizione mnemonica.
Le tendenze odierne della pedagogia (e non solo quelle, basti citare l’insegna-
mento socratico) individuano in un’attivita di ricerca la metodologia fondamenta-
le per il formarsi di un atteggiamento critico e partecipativo. La discussione e il
confronto di idee sono ugualmente basilari a questo fine.
Inoltre occorre arrivare a forme di educazione permanente per cui sia data a tutti
la possibilita reale di informarsi ed arricchire il proprio bagaalio culturale.
Solo a queste condizioni é pensabile che si realizzi una maggiore partecipazione
alla vita politica e quindi anche alla gestione di quelle scelte che riguardano il
territorio e la salute. :
Perché le scelte dei cittadini siano fondate, occorre che sia garantita un’informa-
zione obiettiva e completa.
La scuola deve abituare ad una lettura critica dei quotidiani e della stampa in ge-
nere ed occorre assicurare a tutti la possibilita di usufruirne ad esempio attraver-
so la costituzione di centri di lettura (anche presso i luoghi di lavoro) forniti di una
gamma molto vasta di pubblicazioni.
Naturalmente questo incontra un grosso limite nella mancanza totale di obiettivi-
ta di molti dei mezzi di informazione. Se pero la scuola é in grado di formare un
atteggiamento critico e di abituare al confronto, i cittadini saranno pit difficil-
mente tratti in inganno dalle deformazioni della verita.
Le scelte che riguardano la salute del territorio devono essere oggetto di un’atti-
vita di informazione il pil. possibile adeguata e completa: non é possibile che si
ripetano i casi come quello delle centrali nucleari, in cui scelte:cosi gravide di
conseguenze sulla sicurezza della popolazione sono state prese, non solo senza
un’adeguata informazione preventiva, ma deformando deliberatamente la verita
per controbattere le obiezioni che venivano rivolte a questo piano suicida. Si po-
ne qui il problema assai complesso del rapporto tra gli interessi locali e quelli na-
zionali e internazionali.
Se é ovvio che i secondi devono avere la prevalenza sui primi, questo pero non
puod significare che la sicurezza e il benessere degli abitanti di una zona possano
venire sacrificati ad interessi che spesso sono solo di ristretti gruppi di potere.
Come esempi significativi si possono considerare quelli delle centrali nucleari e
dei parchi nazionali. Nel primo caso abbiamo una scelta che minaccia grave-
mente la salute e la stessa esistenza delle popolazioni vicine.
La decisione di installare una centrale nucleare non potrebbe quindi essere pre-
31
sa senza il consenso della popolazione interessata, consenso che sarebbe im-
pensabile senza una corretta informazione.
La costituzione di un parco, regionale 0 nazionale, invece, pud danneggiare cer-
ti interessi locali ma non minaccia la salute degli abitanti ed inoltre pud essere
fonte di introiti collegati alle attivita turistiche. In questo caso é quindi logico che
gli interessi della collettivita prevalgano, utilizzando pero la collaborazione delle
popolazioni interessate per studiare con esse forme di realizzazione e tipo di in-
dennizzi adeguati.
In generale sono necessari precisi ordinamenti nazionali ed internazionali che
garantiscano un’adeguata tutela ambientale e che nello stesso tempo permetta-
no ai diversi enti locali di intervenire efficacemente su realta territoriali particolari
nell’interesse di tutta la popolazione.
Federnatura é ben conscia dell’enorme difficolta di soluzione dei problemi con-
nessi con quanto sopra esposto, e ritiene che sia necessario e urgente agire se-
condo una politica strategica a lungo termine basata su quanto detto sopra, e una
politica tattica a breve e medio termine per I’adozione immediata o il pit: sollecita
possibile di tutti i provvedimenti atti ad eliminare i consumi non essenziali e gli
sprechi, a salvaguardare le risorse, a migliorare la distribuzione dei beni, a conser-
vare l’ambiente nell’integrita dei suoi valori.
Pertanto le Associazioni aderenti sono tenute a:
1) Promuovere, con mezzi adatti, la diffusione in sede locale dei principi sopra
esposti, tenendo ben presente |’importanza che devono assumere I’informazione
e la formazione negli scopi dell’Associazione.
2) Intervenire presso le Amministrazioni e gli Enti locali per promuovere attivita ed
iniziative conseguenti.
3) Responsabilizzarsi nei confronti dell’utilizzazione del territorio, studiando mezzi
opportuni, sia per segnalare e denunciare gli abusi, sia per salvaguardare le carat-
teristiche ambientali.
4) Appoggiare le attivita non distruttive dell’ambiente, riconoscendo in particolare
all’agricoltura ecologicamente sana una importante funzione per la produzione
dei beni primari e la conservazione dell’equilibrio del territorio.
32
MATERIALI
In questa seconda parte vengono presentati alcuni ”materiali” di discus-
sione e di documentazione: apre uno stimolante intervento dell’amico Da-
rio Paccino (*) cui segue il testo originale del Documento Programmatico
del 1973. Completano la documentazione i testi di due dichiarazioni della
Federazione Nazionale Pro Natura, in materia di energia, assunte in occa-
sione di altrettanti convegni sull’argomento.
Claude Monet (1840 - 1926): La stazione di Saint-Lazare
(*) Giornalista, scrittore, gia Segretario della Federazione Nazionale Pro Natura e Direttore
responsabile della prima serie di Natura e Societa. E autore tra l'altro di saggicritici sull’eco-
logismo tra cui ricordiamo Domani il diluvio, L’imbroglio ecologico, L’ombra di Contucio, Dia-
rio di un provocatore, La trappola della scienza.
33
E se dicessimo basta ai documenti programmatici?
di Dario Paccino
Da venticinque secoli, nel tempio della cultura, si elaborano, sull’altare
della politica, modelli rispondenti a verita e giustizia. I] pit illuminato
teorizzatore politico, nell’Atene classica, fu Platone, persuaso che il buon
Dio, per consentire a supermen platonici /’otium necessario per coltivare
la sapienza (piangere in Jaguar anziché in bus), avesse creato due
diverse categorie di uomini, i liberi(i padroni) e gli schiavi, dualismo ch’egli
formalizza nella Repubblica, dove, com’é noto, si postula il governo dei
filosofi, cosi come oggi Adriano Buzzati Traverso postula quello degli
scienziati. Un teorizzare che rinasce perennemente dalle proprie ceneri,
acosto- quando nessuno pil crede a modelli” razionali” - dicamuffarsicol
”post-moderno”, con l’ideologia cioé della fine delle ideologie, sulla base
della quale cid che éstato é stato, onde dovremmo tenerci per buono, per
Peternita, l'attuale status quo, che si dice abbia in sé passato, presente,
futuro.
Con i post-moderni, in raccolta devozione sullaltare della politica, troviamo
oggi gli ecologisti, i verdi, col loro modello Natura, il quid che non
ha trovato di meglio, nell’area della biosfera, che inventare la morte per
rinnovarsi ed evolversi, con la conseguenzache ogni individuo, ne abbiao
no coscienza, 6 campo di battaglia di vita e morte, finché quest’ultima, pri-
ma 0 poi, finisce col trionfare e cid non solo nell’ambito individuale, ma an-
che fra le specie, e- amenoche ’uomo non colonizzi la propria galassia -
sulla stessa biosfera, essendo pure il Sole mortale, e spegnendosi
determinera la trasformazione della Terra in un deserto di ghiaccio.
Forse nessuna religione, al pari di quella cristiana, ha intuito Parcana
tragicita della natura, vista come peccato, che portacon sé la morte, pec-
cato riscattabile soltanto col sacrificio sulla croce (l’olocausto)del figlio di
Dio, Gesu Cristo. Sempre, si sa, la religione (qualunque religione) é
unilaterale, rigida, adialettica. E stata l’elaborazione critica, protrattasi
per secoli, che ci ha consentito di capire che non si da forma senza mate-
ria, e viceversa, onde risultano inscindibili natura e idea, corpo e anima,
individuo e ambiente, biosfera e cosmo, conoscenza empirica e razionale.
Di qui la validita - essendo la natura vivente minacciata dalla predazione
umana - dell’istanza verde, volta a ’tutelare” la natura.
Tuttavia, sec’é logica nell’operare verde, nonce n’é alcunanell’imitazione
di Platone da parte dei verdi, nel dedicarsi cioé ad elaborare, sull’altare
della politica, modelli razionali, la cui verita e giustizia, anziché alle
tradizionali fonti della saggezza platonicamente intesa, attingono all’eco-
34
logia, il che, oltre tutto, appare un nonsenso, dato che nessun modello,
pit di quello ecologico, sembra incarnato - nel sociale - dal capitalismo, il
cui principio fondamentale é quello stesso della natura quando invento la
morte: Homo homini lupus.
Ha dichiarato un leader verde tedesco-occidentale: Non siamo marxisti,
né socialisti, né liberali, ma contro lo sfruttamento della natura e degli
uomini.” Obiettivo che, chiaramente, non pud essere dettato da alcuna
legge ecologica, bensi da una scelta filosofico-morale, la stessa, come
sostanza, di frate Francesco (per l’'approccio alla natura) e di Gest Cristo
(nei confronti del’ uomo, nel senso che il prossimo non va predato per
Paccumulo di ricchezza da parte dei pochi, ma, al contrario, amato dello
stesso amore che abbiamo per noi stessi).
A vincere, si sa, non sono stati né Gesu Cristo, né frate Francesco, né il
filone di pensiero - religioso o laico che sia - che postula la liberazione
dallo sfruttamento per la fondazione del regno morale, il regno nel quale,
per dirla con Marx, ’uomo non sia pit limite per altro uomo, ma sua
realizzazione. Hanno vinto i ’realisti”, con questi risultati:
1. Hiroshima, con la conseguenza che oggi il dominio non prospetta piu,
per conservarsi e prosperare, la guerra (sempre riparabile, compresa
quella di stile hitleriano), ma l’'annientamento della biosfera, il deserto
radioattivo planetario.
2. Il tecnototalitarismo, inconsapevolmente finalizzato all’ecocatastrofe
nellillusione che alla tecnologia di Dio si possa sostituire quella del
Capitale, e consapevolmente proteso alla sostituzione (al limite, totale)
dell’uomo con la macchina, con due conseguenze irreversibili: a) da un
lato un processo inflattivo inarrestabile, legato per tanta parte allinces-
sante innovazione tecnologica, di pace e di guerra (l’ultimo modello di
bombardiere nucleare Usa costa 250 milioni di dollari, e fratre anni, se nel
frattempo non avra contribuito all’anientamento della biosfera, sara
obsoleto); b) dall’altro una progressiva espulsione dell’energia umana dai
processi produttivi, per cui il trend della disoccupazione va di pari passo
col ””’progresso” scientifico-tecnologico.
Se il mondo finira prima che (fra qualche miliardo di anni) si spenga il Sole,
© per guerra nucleare o per ecocidio, lo dovremo ai ”realisti”, a loro
dovremo se la comunita umana - supposto che non ci sia né apocalisse
nucleare né crollo della biosfera causato dall’attuale struttura produttiva
e consumistica - sara spiritualmente svuotata dal tecnototalitarismo, un
dominio di pochi su masse crescenti di individui esclusi in partenza da
ogni partecipazione ai processi produttivi, dannati dalla nascita a disoc-
cupazione, emarginazione, fame, degrado, terrorismo.
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  • 1. Federazione Nazionale Pro Natura VERSO UN PROGETTO ECOLOGISTA quaderni di =|natura.e | = societa Th.
  • 2. quaderni di n. 5 natura.e | : societa VERSO UN PROGETTO ECOLOGISTA Federazione Nazionale Pro Natura
  • 3. Quaderni di Natura e Societa: 1.1 giornali scolastici e il problema dell’inquinamento (esaurito) 2. La programmazione e l’ambiente (esaurito) 3. Natura produzione lavoro (esaurito) 4. Stampa e informazione ambientale 5. Verso un progetto ecologista In copertina: Il mese di Aprile (pittura indiana - ca. 1790) = inaturae | societa Trimestrale di informazione ecologica: Organo ufficiale della Federazione Nazionale Pro Natura Direzione Redazione Amministrazione: Via Pastrengo, 20 - 10128 TORINO- Tel.011-512789 Direttore: Alberto Silvestri - Direttore responsabile: Walter Giuliano Stampato da: I.R.C. Borgaro T.se - Giugno '83 con il contributo di: "Pro Natura - Torino” INTRODUZIONE Le attivita umane hanno sempre modificato l’ambiente naturale, spessoin modo profondo e con conseguenze distruttive: perfino societa semplici (quelle dei cosidetti “primitivi”) possono trasformare un ambiente nel lungo periodo, fino anche a distruggerlo. Ma il primo grave impatto storico dell’uomo sull’ambiente naturale risale a migliaia di anni or sono, all’epoca del passaggio tra Paleolitico e Neolitico. Si ebbe allora una "crisi ecologica”, con il mutamento del rapporto uomo-am biente dovuto al passaggio da un’economia di sostentamento basata sulla caccia e la raccolta di prodotti selvatici ad una di scambio, basata sul- la coltivazione e l’allevamento. Questa trasformazione segno l’inizio della distruzione delle foreste del pianeta: il disboscamento éinfatti una pratica antichissima, legata alla richiesta di legname per combustibile e costru- zioni di ogni genere, al pascolo, alla messaacoltura di nuove terre. Possia- mo percio parlare di un problema ambientale gia nel mondo antico. Di con- seguenza, preoccupazioniper la conservazione della natura e dei boschi in particolare, venivano espresse gia al tempo dei Greci e dei Romani e trovavano spesso espressione in editti di protezione di luoghi ”sacri”, precursori dei parchi naturali di oggi (anche se spesso queste "riserve” avevano il fine di garantire la disponibilita di legname). Ma é soprattutto negli ultimi due secoli che il problema della conservazione della natura ha assunto maggiore importanza, divenendo sempre piu grave: la rivoluzione industriale e le scoperte tecnico-scientifiche pongono problemi sempre maggiori di inquinamento, di consumo di materie prime e di energia, di alterazioni ambientali sempre pit massiccie ed irreversibili: ilmiglioramento delle condizioni di vita ed i progressi nella medicina permettono una cre- scita della popolazione molto piu rapida che in passato e tale da annullare pertino gli effetti positivi delle grandi trasformazioni agricole come la ”rivoluzione verde”. La rivoluzione industriale provoco il brusco e rapido distacco degli uomini dalle campagne con tutte le conseguenze dell’urbanizzazione che ne derivo: i contadini furono trasformati in operai, risucchiati nelle fabbriche cittadine. Attraverso il loro lavoro, compiuto in condizioni disumane, fu e- dificato quel progresso industriale che oggi sommerge l’uomo e la biosfera con i suoi rifiuti. Fino a pochi secoli addietro il controllo diretto dell’uomo sull’ambiente na- turale era cresciuto lentamente e gradualmente nel tempo, tanto che la zo- na di influenza dell’uomo (tecnosfera) e la zona di influenza della natura (biosfera) coesistevano in condizioni di relativo equilibrio. Con l’avwvento della rivoluzione industriale, preceduta da nuove scoperte
  • 4. geografiche e dalla rivoluzione dei trasporti e accompagnata dalla rivolu- zione tecnica e scientifica, questo equilibrio fu definitivamente spezzato. Sotto la spinta del capitale, che aveva trovato nella fabbrica i] mezzo piu efficace per accrescersi nel tempo, l’attivita umana esplose letteralmente e la tecnosfera comincio ad invadere massicciamente la biosfera. Sviluppo colossale della tecnologia, aumento esponenziale della popola- zione, affermarsi della societa dei consumi, travolsero le ultime barriere della biosfera e a causa delle alterazioni ambientali, del dissennato uso e spreco delle risorse naturali, degliinquinameniti, il pianeta Terra é giunto in questi ultimi anni sull’orlo del collasso ecologico. L’uomo moderno, prodotto dalla civilta industriale ha costantemente di- menticato o ignorato i tre principi fondamentali dell’ecologia e vorremmo dire della sopravvivenza: 1) non abbiamo altro ambiente di vita che non sia la Terra; 2) le dimensionie le risorse della Terra sono limitate ed in parte non rinno- vabili, per cui stiamo intaccando un capitale di risorse che una volta consumato non ci Sara piu; 3) non facciamo altro, con la nostra attivita, che trasformare le risorse naturaliin merci che dopo un periodo dj utilizzo piu o meno lungo diventa- no rifiuti che a loro volta non scompaiono ma vanno ad inquinare quelle stesse risorse naturali da cui dobbiamo trarre cio che ci é indispensabile per vivere e per produrre. Questi problemi sono stati denunciati gia da tempo in modi diversi da sin- goli, attenti ora ad un aspetto ora ad un altro del problema, ma sié trattato fino agli anni’50 di voci isolate, come ad esempio A. Huxleye G. Orwell che presentano del futuro un quadro allucinante, rispettivamente in Brave New World (1932, I! mondo nuovo) e in Nineteen Eighty-four (”1981”, del 1949). Oppure il lamento del capo indiano Seattle: Sappiamo che luomo bianco noncomprende inostri principi. Perlui unaterra vale l’altra perché é come lo straniero che viene di notte e prende dalla terra quello che gli serve. La terra non @ sua madre, ma sua nemica, e, dopo averla conquistata, ’'abbandona. Rapiscela terra ai proprifiglie non se necura. Ilsuo appetito divorera la terra, lasciandosi dietro soltanto un deserto. Molti altri potrebbero essere citati, anche tornando indietro nel tempo, ma di una coscienza naturalistica in quegli anni, si pud parlare solo per alcuni. Eancorailtempo in cuiavolteigrandi naturalistisono anche cacciatoried il problema di un patrimonio naturalistico destinato a perdersi é conside- rato da pochi. Gia nel periodo immediatamente seguente la seconda guerra mondiale, sotto lo stimolo di uomini di cultura e di scienza, cominciano a nutrirsi le prime attenzioni verso l’importanza del mondo naturale. Questa attenzione tuttavia é rivolta soprattutto ad aspetti esteticied alla necessita dieducare tutti i cittadini alla conoscenza ed alla tutela delle componenti della florae della fauna. Questa visione specifica la si ritrova nelle motivazioni addotte alla costituzione dei primi parchi nazionali e nella stessa Costituzione della Repubblica italiana; in essa l’affermazione della necessita di salva- guardia, é indirizzata genericamente al paesaggio. Agli inizi degli anni’60, conl’aggravarsi del problema legato alla crescente industrializzazione ed allo sviluppo di tecnologie sempre piu inquinanti, si SviluppO una nuova coscienza naturalistica. Appaiono negli anni ’60 le prime denunce circostanziate, destinate ad avere grande eco: Silent Spring (Primavera silenziosa) della Carson é del 1962, mentre Avant que nature meure (Prima che la natura muoia) di Dorst, é del 1965. Paul Gaugin (1848 - 1903): Arearea
  • 5. La polemica infuria pero quasi Subito; da una parte le previsioni pessimiste sono accuSsate di essere eccessive, prive di basi reali (doomsday ecologist dicono gli inglesi: ecologi dell’apocalisse), destinate magari a distrarre l’'attenzione di molti da problemi ben piu gravi, dalla fame nel mondo alle ingiustizie sociali: una specie di specchietto per allodole, per anime candide; dall’altra parte nessuno vuole rinunciare ai privilegi di una crescita che sembra promettere benessere per tutti, perfino per il Terzo Mondo: the american way of life é alla portata di ognuno, perché rinun- Ciarvi? In Italia le prime traduzioni e gli articoli di riviste come "Panorama cominciano ad aprire gli occhi ad alcuni, a porre almeno un problema che i piu continuano ad ignorare, pur vivendoci dentro. Ma anche in Italia l’ecologia é guardata con diffidenza, la sinistra in parti- colare, che pure dovrebbe fare sua questa battaglia, non siimpegna su un campo che Marx non aveva previsto. Spesso agli ecologisti sono rivolte accuse di strumentalizzazione; L-imbroglio ecologico di Dario Paccino nasce proprio da questo clima. Negli anni ’70 lanalisi dei problemi all’estero continua ed appaiono le prime proposte di strategie per uscire dalla crisi, non limitandosi ad inter- venti parziali: il progetto per la sopravvivenza (Blueprint for Survival, infeli- cemente tradotto in italiano La morte ecologica) é de! 1972, lo stesso anno in cui | limiti dello sviluppo del M.I.T. trovano ampia eco grazie anche all’aspetto "scientifico” (in realta per molti versi discutibile) ed in cui il rap- porto introduttivo alla Conferenza Internazionale di Stoccolma Una sola Terraportaad un vasto pubblico la sintesi dei piu gravi problemi ambienta- li; la lucidissima analisi di Schumacher Small is Beautiful (Piccolo é bello) é del 1973 e a questo periodo risalgono diversi contributi di Illich. Mai progetti alternativi sono accusati di essere utopici, ignorando che in realta il dilemma é prorio L’utopia o la morte secondo il titolo del libro di R. Dumont. Accomunati a visionari e sognatori, gli ecologisti sono destinati alla stessa sorte: il compatimento o, se rompono troppo, il rogo. Le polemiche infuriano mentre la situazione va trasformandosi. La cieca fiducia nel progresso, nella crescita all’infinito € ormai caduta: che la strada imboccata non porti al benessere universale appare sempre piu chiaro. Sempre meno persone sono disposte a credere che il vicolo cieco imboccato sia proprio la via imperiale. La gravita dei problemi appare sempre piu chiara e le nuove soluzioni tecnologiche rivelano sempre piu in fretta le loro implicazioni negative, come nel caso dell’energia nucleare. Alle soglie degli anni ’70, nuovi sviluppi nella situazione internazionale my VI portano ad una obbligatoria quanto traumatica presa di coscienza dei problemi ambientali anche da parte di coloro che fino ad allora hanno guardato con sufficienza e spesso con derisione alle istanze portate avanti dal movimento ecologico. In particolare la crisi petrolifera, con la drastica riduzione dei consumi che impone e piu in generale la crisi ener- getica che si va profilando, pongono drasticamente in crisi il modello di sviluppo industriale, sino ad allora assunto come panacea verso un mondo migliore ed indicato ai paesi in via di sviluppo come strada ottimale da percorrere. In questa atmosfera le voci dell’alternativa ecologica si fan- no sempre piu pressantie coloro che fino a ieri erano definiti come profeti di sventura ottengono sempre maggiore ascolto. || movimento in difesa dell’ambiente continua la sua crescita, sia quantitativamente che qualita- tivamente: aumenta il numero di coloro che si impegnano nella tutela ambientale, il movimento si misura con le forze politiche, fino a presentarsi alle elezioni con risultati lusinghieri (basti pensare all’ingresso dei verdi nel Parlamento tedesco); attraverso il confronto con altre forze politiche si elaborano progetti non piu solo sui temi ambientali, ma globali. Deindustrialising society (Deindustrializzare la societa) del 1977 segna ’evoluzione di Goldsmith in questa direzione. Il testo degli ecologisti francesi Le Pouvoir de vivre (// potere di vivere) del 1981, presenta una strategia di interventi precisi sulla realta francese in tuttii campi: dall’agri- coltura ai mezzi di comunicazione di massa, dalla scuola agli armameniti. Il passaggio dall’ecologia all’ecologismo é ormai concluso. In Italia il riflusso, il ritorno al privato, la crisi politica, incidono negativa- mente, rallentando questa crescita, mentre in altri paesi europei la maggiore attenzione al quotidiano arricchisce il movimento di nuove pro- spettive (e ne é segno la grande partecipazione femminile, che in Italia manca ancora). Eppure sono anni importanti anche per noi: nel 1975 appare La distruzione della natura in Italia, di Antonio Cederna, uno dei piu completi atti d’accusa sullo sfascio del "bel paese”! Nel 1977 Giorgio Nebbia traccia le linee per un diverso tipo di sviluppo con l’intervento Alla ricerca di una societa neotecnica Gli anni ’80 presentano anche in Italia un quadro ormai mutato. Sono cadute le illusioni trionfalistiche sul futuro: la situazione del Terzo Mondo appare sempre piu grave, invece di progredire con il tempo. II-divario tra paesi ricchi e paesi poveri ha un inequivocabile andamento a forbice. Le malattie legate all’inquinamento, ai prodotti in uso nella nostra societa ed al ritmo di vita che essa impone, si moltiplicano. Foreste equatorialie delle zone temperate scompaiono, il numero di specie in via d’estinzione é in continuo aumento, le nuove tecnologie tendono ad aumentare disoccu- VII
  • 6. pazione, inquinamento e consumo di energia e materie prime; la ricerca neicampi della biologia, della genetica, degli armamenti, apre prospettive sempre piu allarmanti. | modello di sviluppo industriale cerca appigli per sopravvivere nella pro- duzione ed utilizzazione dell’energia nucleare e nello sviluppo del settore bellico. Ma proprio queste scelte scatenano un allargamento delle temati- che e dei programmi del movimento ecologista che da un lato promuove in tuttii paesi un movimento di opinione antinucleare, dall’altro trova motivi di aggregazione sempre maggiori con i pacifisti ed i movimenti per il disarmo. Proprio perché coinvolgono in maniera globale un modo di vivere e di pensare diverso ed un’organizzazione sociale, politica ed economica al- ternativa, questi temi segnano un momento fondamentale nella crescitae nella maturazione del movimento ecologista. La strada seguita dall’attuale sistema é sbagliata, occorre cercarne un’al- tra. Quale? Molti cominciano a rendersi conto che la risposta giusta non possono cer- tamente darla né i tecnici, né i politici dei grandi partiti; che é ora di cercar- la insieme invece di aspettarla bell’é pronta, ancora una volta calata dall’al- to. E proprio in questi anni ’80 che il movimento ecologista inizia a compiere in Italia quella svolta che in Francia e nella Repubblica Federale Tedesca é gia in atto: comincia a formulare la proposta di un modello alternativo di societa. || materiale probabilmente c’é gia tutto, le esperien- ze sono State fatte. I] lavoro ancora da fare é quello di mettere insieme i contributi piu diversi, di inventariare le risorse, di stabilire i contatti con le altre forze interessate. || progetto di una societa diversa deve infatti scatu- rire dall’incontro di tutti coloro che vogliono trastormare la realta attuale nella direzione diunrapporto piu corretto tra uomo e ambiente e tra uomo e uomo: ecologisti, pacifisti, non-violenti, femministe, associazioni che si battono per una reale democrazia in tuttii campi, dalla informazione alla magistratura, dalla sanita alla scuola, potranno scrivere questo progetto in cui le diverse proposte parzialitroveranno il loro contesto ed il loro sen- so piu preciso. Convegni come quelli del febbraio 1983 a Milano, riviste, contatti diretti, possono contribuire a questa evoluzione in atto, verso una proposta che parta dalla base, raccogliendo le esperienze comuni e non dai vertici. Il progetto ecologista é ormai in gestazione. /ldocumento qui presentato vuole essere un contributo della Federazione Nazionale Pro Natura a questo progetto. Esso indica le linee d’azione della Federazione stessa, ma contemporaneamente alcune caratteristiche del- la societa che vogliamo costruire. Insieme ad altri progetti pud essere un primo passo verso una cultura ecologista. VII os % t A My, F rg ww =z & a” Sohni che nuota per incontrare Mahinwald (pittura indiana, particolare - ca. 1790) La Federazione Nazionale Pro Natura é stata sempre una delle forze che hanno promosso quesia trasformazione nel modo di “fare ecologia”. Nel 19783 a Forli, i rappresentanti delle Federate approvarono un documento per quei tempi molto avanzato, che riportiamo in appendice a questo volumetio: se oggiesso appare sconiato, molti dei temi che allora vi trova- rono spazio erano ancora poco noti e non erano mai Stati inseriti in una dichiarazione di piu ampie dimensioni. In questo momento di grande atienzione e dibaitito attorno al movimento ecologista, ci pare estremamente significativo proporre all’attenzione di chi si occupa di queste tematiche un documento che dimostra come resigenza di un progetio globale ecologisia non é una novita di questi ultimi mesi o di questi ultimi anni. Solo chi ha seguiio superficialmente e marginalmenie il lavoro delle associazioni ecologiche pud pensare che queste solo ora siano passate dalla tutela del fiorellino o dell’animale in via d’estinzione, ad una visione politica della tutela ambientale; senza per questo rinnegare I'utilita della politica protezionistica.
  • 7. [1 documento programmatico sta proprio a dimostrare le radici storiche di questa esigenza. Se poi si riflette sul fatto che lo stesso é il risultato e la sintesi delle discussioni svoltesi negli anni precedenti all’interno della Federazione Nazionale Pro Natura, sicapisce come la globalita del pensiero ecologista risalga ad oltre dieci anni or sono. Certamente non é stato allora facile dare la necessaria pubblicazione a questo pensiero, proprio perché esso era un discorso di avanguardia e come tale incontrava scarso interesse a livello generale, quando non laperta opposizione con il conseguente boicottaggio, a volte anche da parte delle associazioni consnrelle ... Ora che la situazione é cambiata, soprattutto sotto lo stimolo dell’evolu- zione del movimento a livello internazionale, anche queste istanze trova- no maggiore attenzione e maggiori spazi. Non bisogna poi dimenticare che proprio per la coerenza del suo discorso e della sua azione Federnatura non ha mai goduto di particolare pubblicita. Non avere santi protettori né nei salotti della Milano o della Roma-bene, né neipartiti, ne negli organidi stampa, ciconsente tuttavia di presentarciog- gi in tutta la nostra limpidezza e senza il sospetto di essere strumento di quell’ecologismo compensativo che le forze di potere tradizionali stanno muovendo per esorcizzare la carica innovativa del movimento ecologista. /l nuovo documento, presentato a Bologna nel 1981, pur mantenendo so- stanzialmente la base - ancora valida - del 1973, raccoglie le principali te- matiche emerse negli anni ’70 e propone alcune direzioni d’intervento: volendo tener conto della realta attuale e affrontando temi tuttora in di- scussione, esso Si propone proprio come un contributo al dibattito in corso. Anche questo documento sara presto superato dalla spinta del movimento ecologista di cui abbiamo prima cercato di cogliere la direzione. Per il mo- mento pero ci sembra un punto di partenza per una discussione “interna” al movimento ed un programma per gli interventi in difesa dell’ambiente. W.g. - Fn. !l commento al documento é opera di un gruppo di lavoro costituito da: Roberto Bosetti, Walter Giuliano, Riccardo Neri, Patrizia Vaschetto e Giulio Zanetti, che ha anche curato I’ag- giornamento e la revisione del testo del 1973. || commento al Documento programmatico non é stato discusso dalla Federazione Nazionale Pro Natura ed impegna percio esclusiva- mente gli Autori. Testi citati: - R. Carson, Primavera silenziosa - Feltrinelli, 1963 - A. Cederna, La distruzione della natura in Italia - Einaudi, 1975 -J. Dorst, Prima che la natura muoia- Labor, 1969 (non pit: in commercio; esiste una edizione aggiornata del 1975) -R. Dumont, L’utopia o la morte - Laterza, 1974 - E. Goldsmith - R. Allen, La morte ecologica - Laterza 1972 - Meadwos, | limiti dello sviluppo - Mondadori, 1972 - E. Schumacher, Piccolo é bello - Mondadori 1978 - B. Ward - R. Dubos, Una sola terra - Mondadori, 1972 Dendustrialising society di Goldsmith, apparso su The Ecologist del maggio 1977 non é tradotto in italiano. Esiste una traduzione ad uso interno della Pro Natura Torino. Anche di Le Pouvoir de Vivre (numero speciale dé! mensile Ecologie, marzo 1981) non esiste traduzione italiana. Di Illich possiamo ricordare: - Descolarizzare la societa - Mondadori 1972 - La convivialita - Mondadori 1974 - Nemesi medica - Mondadori 1977 tou Claude Monet (1840 - 1926): Regate ad Argenteuil
  • 8. Amanti che guardano nubi di pioggia (pittura indiana - ca. 1790) XII DOCUMENTO PROGRAMMATICO DELLA «FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA» Questo documento rappresenta Ia linea programmatica di Federnatura di fronte ai principali problemi di gestione e di salvaguardia dell’ambiente; con esso l’opinio- ne pubblica risulta informata in maniera chiara della posizione della Federazione. A tale posizione dovranno attenersi tutti coloro che, in varie circostanze, possono trovarsi a parlare in suo nome. Questo documento costituisce la modifica e l’ag- giornamento dell’analogo documento approvato nel 1973. Esso, come il prece- dente va considerato e utilizzato nella sua unitarieta. PREMESSE L’orientamento naturalistico di Federnatura costituisce un carattere Originario e distintivo; deve essere quindi considerato fondamentale. Adesioni individuali o collettive a Federnatura devono essere qualificate non soltanto da interessi scientifici o informativi, ma soprattutto da una coscienza naturalistica nel senso piu aderente all’attuale e piu valida problematica ecologica. Con pari forza deve essere affermata |’esigenza di una apertura verso i grandi problemi non soltanto scientifici, ma anche umani, propri di una concezione ecologica globale. Questa esigenza deve impegnare criticamente non soltanto nei confronti degli stati di fatto, ma anche nei confronti delle cause profonde sia storiche che attuali. CONSTATAZIONI DI PRINCIPIO 1) L’uomo é parte integrante della natura e non puo ritenersi indipendente dalle sue leggi. Puo e deve cercarne la conoscenza per tenerne conto ai fini di una corretta gestione ambientale. La concezione di una posizione speciale dell’uomo, al di sopra della natura e de- gli altri esseri viventi, é tipica della nostra civiltaé ed appare gia chiaramente nella Bibbia, soprattutto nell’Antico Testamento (Genesi). In Occidente la natura € sempre stata vista come una forza ostile, da domare. Ancora oggi questo modo di vedere é dominante: espressioni come «sfida alla natura» ricorrono frequentemente. Anche a livello scientifico l’immagine della Terra al centro dell’ Universo e dell’uomo creato direttamente da Dio dopo gli al- tri esseri (inferiori) e del tutto diversi da esso, rimase |’unica ammessa per secoli, fino alla rivoluzione copernicana ed alle ipotesi evoluzionistiche di Darwin. Che la Terra fosse solo uno dei pianeti che giravano intorno al sole, una delle tante stelle, e che l’uomo si fosse formato attraverso una lenta evoluzione, come tutte le altre forme di vita, furono idee scandalose non solo per la Chiesa, ma per tutto il mondo della cultura. E lo scandalo si ripeté agli inizi di questo secolo, quando Freud e la psicoanalisi misero in luce la natura «animale» dell’uomo. 1
  • 9. Al di fuori dell’Europa pero questa concezione non é sempre presente: civilta co- me quella degli Indiani d’America davano all’uomo un posto nella natura. Tra i numerosi testi indiani che testimoniano questo atteggiamento, é giusta- mente famosa la lettera al presidente degli Stati Uniti del capo Seattle Capriolo Zoppo, che fornisce anche una precisa analisi dell’atteggiamento dell’uomo bianco. Alla conoscenza della leggi naturali la nostra civita é arrivata tardi: concetti base come quelli di evoluzione e lo stesso termine «ecologia» hanno poco piu di un se- colo. Il primo approccio scientifico all’ambiente é stato piuttosto di tipo classifi- catorio (tentativo di far rientrare tutta la realta in schemi, di far ordine): botanica e zoologia sono nate assai prima dell’ecologia, che propone un approccio globa- le indispensabile ad una reale comprensione. Con queste premesse é inevitabile che |’atteggiamento nei confronti dell’am- biente sia sempre stato di rapina: sfruttarlo al massimo, senza preoccuparsi piu di tanto delle conseguenze. Un corretta gestione ambientale é all’opposto di quella attuata oggi nei paesi in- dustriali: si tratta di superare l’economia di rapina, basata sull’espansione conti- nua, senza considerazione alcuna per i limiti dello sviluppo (v. in proposito la di- scutibile ma fondamentale opera del MIT). Alcune economie «primitive» (termine questo tipicamente europeo) attuano una corretta gestione ambientale, sfruttan- do risorse rinnovabili, in misura non superiore alle loro capacita di rigenerazio- ne: ma questa affermazione non é generalizzabile. Anche trai popoli che vivono piu a contatto con la natura vi possono essere economie di rapina, che non por- tano ad un disastro immediato per la popolazione perché questa si sposta, ma non sono meno distruttive per l’ambiente; il «buon selvaggio» non é necessaria- mente né buono né selvaggio. 2) L’unico spazio di vita per l’uomo é la biosfera. Le soluzioni fantascientifiche (trasportare la popolazione su altri pianeti o su sa- telliti artificiali in orbita intorno alla Terra) sono puramente fantastiche e per nulla scientifiche: fino ad oggi infatti tutti gli studi tendono ad affermare che il nostro é l’unico pianeta adatto alla vita umana nel sistema solare ed inoltre i costi, in ter- mini di risorse, per simili operazioni sarebbero altissimi. A meno di non scegliere di mandare un piccolo gruppo di eletti.... D’altronde non é sostenibile che questa sia una soluzione dei problemi ambientali!! 3) Lo spazio del pianeta Terra é limitato. E evidente. Anche supponendo di sfruttare deserti e foreste (con quali conse- guenze sull’equilibrio planetario é noto) ed il fondo del mare, la superficie totale é sempre limitata. Questa innegabile .verita sembra pero sfuggire a molti. Gli uomini oggi sembrano credere nella scienza e nella tecnica e nelle loro pos- sibilita di risolvere tutti i problemi, con una fede ben piu profonda di quella con 2 | J i hee eS SA »* ‘Le Douanier’ Rousseau (1844-1910): Foresta vergine all’alba (Negro attaccato da un leopardo). cui il credente ingenuo si aspetta i miracoli dal santo protettore. La fede nella scienza e nella tecnica ha sostituito la fede religiosa: da esse si aspetta la solu- zione di tutti i problemi, compresi quelli che esse hanno creato. 4) Le risorse naturali ed energetiche sono limitate. Le risorse minerarie ed i combustibili fossili tendono ad esaurirsi; per quanto si trovino nuovi giacimenti, all’attuale tasso di incremento dei consumi, anch’essi dureranno pochissimo; si pud rimandare il problema, non eliminarlo del tutto, in quanto noi stiamo sfruttando ed eliminando il «capitale» disponibile e non solo la sua «rendita» (v. oltre al testo del MIT, «Piccolo é bello» di Schumacher). | limiti delle fonti di energia alternative (solare, eolica, geotermica, ecc.) sono di- versi, enon sempre indagati a fondo per il momento, ma la possibilita di utilizzar- le non é illimitata per problemi di spazio e di impianti. Esse sono comunque le fonti su cui occorrera basarsi per il futuro. L’energia nucleare ha limiti insupera- bili dovuti all’impatto sull’ambiente ed ai rischi che presenta. 2 o
  • 10. 5) L’attuale densita ed espansione di popolazione é, sia a livello mondiale, sia in italia, tale da provocare un eccessivo danno all’ambiente e alle risor- se, danno che verrebbe aggravato se, come é auspicabile, migliorassero le condizioni di vita di tutta umanita. Ogni ulteriore incremento demografico provocherebbe un aggravarsi della situazione presente, gia critica. L’impatto sull’ambiente si manifesta come eccessiva richiesta di risorse alimen- tari, che a sua volta comporta: — aumento aella superficie coltivata: la superficie irrigata della Terra € passata dai 40 milioni di ettari del 1900 ai 104 del 1950 e ai 184 del 1970 (previsioni per il 2000: 256). Il tasso di incremento annuo é stato tra il 1900 ed il 1950 dell’1,9% mentre tra il 1950 ed il 1970 é salito al 2,9%. Si prevede che sia dell’1,1%% tra il 1970 ed il 2000 (Secondo il Production Yearbook della Fao). Gia oggi vengono coltivate in Asia terre che per le loro caratteristiche sono inadatie alla coltivazio- ne (secondo i documenti dell’ONU, raccolti nel testo «The Population Debate», in Asia é coltivato il 101% delle terre potenzialmente coltivabili: gli attuali 0,3 et- tari per persona sono quindi destinati a ridursi drasticamente a 0,2 nel 1985 pro- prio in alcune delle regioni in cui il problema alimentare é piu grave); in Asia ed in Africa la quantita di calorie pro-capite é inferiore a quella che si calcola neces- saria per una dieta equilibrata; . — e quindi: distruzione degli ambienti naturali, con profonde alterazioni nell’ equi- librio di tutto il pianeta; desertificazione: il Sahara avanza ogni anno di 50 Km verso sud, inglobando 650.000 kmq di savana e di 13 Km verso il Nilo: secondo il World Watching sono minacciate 50.000.000 di persone; disboscamenti, come nel caso dell’Amazzonia questo provoca erosione (e apre un processo di deserti- ficazione); estinzione di specie animali e vegetali: ben 982 specie di animali sono oggi in pericolo di estinzione (v. il testo di Brown); per le specie attualmente rare la distruzione dell’habitat é la causa dello loro scarsita nel 30% dei casi per gli uccelli e nel 29% per i mammiferi (secondo il Red Book); modificazioni climati- che, legate alla realizzazione di progetti come quello dell’Amazzonia, ormai real- ta, o a quello di deviare i grandi fiumi siberiani; uso eccessivo di fertilizzanti e pro- dotti chimici e quindi aumento dell’inquinamento; — eccessiva richiesta di risorse energetiche e minerarie nei paesi piu ricchi; dal punto di vista energetico infatti la nascita di un cittadino statunitense incide co- me la nascita di 200 nigeriani (e di 5 cittadini italiani: il consumo energetico pro- capite in USA, secondo lo U.N. Statistical Yearbook del 1977, é di 11.244 kg, in Italia di 2.682, in Nigeria di 59); — aumento dell’inquinamento in tutte le sue forme; — eccessiva crescita delle citta (v. punto 9) con le ben note conseguenze sulle condizioni di vita in. citta; — aumento delle strade: In Italia in particolare la popolazione € passata da una densita di 99 abitanti per kmq del 1881 ai 189 del 1979: una densita molto superiore a quella cinese e vici- 4 na a quella indiana; il fabbisogno energetico ed alimentare non é soddisfatto dal- la produzione: |’ltalia ha importato nel 1977 ben 9.141 miliardi di lire in oli greggi di petroli (1° voce nelle importazioni), 1.373 miliardi in carni (3% voce), 5665 mi- liardi in frumento e 375 in granoturco; la produzione é aumentata in 10 anni (1970-1979) del 41% e le strade hanno raggiunto una lunghezza complessiva di 293.127 Km per un territorio di 301.252 kmq. Pieter Bruegel (1526-69): Danza degli invitati alle nozze. 6) Nei paesi industrializzati si é affermato un sistema produttivo competitivo che tende ad imporre e propagare un aumento artificioso e indefinito della produzione, correlato con l’aumento dei consumi. La competizione favorisce |’instabilita del sistema ed i suoi squilibri: fallimenti, crescite anomale, periodi di crisi, inflazione, disoccupazione. Ma si continua ad affermare che continuando lo sviluppo industriale poverta e squilibri scompari- ranno e vi sara un’eta dell’oro. Il mito dello sviluppo é uno dei piu saldamente ra- dicati nella nostra societa, proprio perché corrisponde perfettamente agli inte- ressi dei grandi gruppi capitalisti. L’indice di produzione industriale diventa cosi il segno del benessere, la sua crescita é l’ascesa dell’umanita verso la felicita universale.
  • 11. 7) L’attuale produzione basata sull’eccesso dei consumi e sullo spreco, é la maggiore responsabile dello sfruttamento dissennato delle risorse e della produzione di rifiuti in quantita e in qualita incompatibili con le limitate ca- pacita di tolleranza dei sistemi ecologici. Per incrementare il consumo si ricorre di solito a due mezzi: si soddisfano i biso- gni fondamentali con prodotti non duraturi, che vanno sostituiti rapidamente, o che comunque diventano obsoleti: é la moda, che impone il rinnovo del guarda- roba o dell’arredamento; ma é anche la scomparsa di vecchi modelli di automo- bili o altre macchine, di cui non si trovano piu i pezzi di ricambio e la cui linea di- venta «vecchia». E in una societa sempre «giovane» il vecchio non serve: essere umano oppure oggetto, va buttato via. Oppure si creano nuovi bisogni, sempre piu raffinati, da soddisfare con nuovi prodotti. Ma lo spreco si manifesta anche attraverso gli involucri, gli imballaggi, che nel caso dei prodotti alimentari danno un’apparenza di perfetta igiene per meglio nascondere le sofisticazioni. Involu- cri, prodotti superati, rottami, tutto finisce nei monumenti pil tipici dela nostra ci- vita: i depositi di rifiuti. (vedi oltre) Intanto.il consumo energetico e di materie pri- me aumenta vertiginosamente: dal 1950 al 1971, il consumo mondiale di ferro é piu che triplicato, quello di fosfati e di bauxite si € quintuplicato. a de irr ef 5] , ‘ aA ny, % SPREE“te, 18 *: A NS “3 tl 2 ae a “eS Pieter Bruegel (1526-69): La raccolta del grano. 8) All’aumento della popolazione, dei consumi e dei rifiuti, si accompagna una sempre piu ineguale distribuzione delle risorse e dei prodotti e in gene- rale un aumento del divario tra paesi ricchi e paesi poveri e un peggiora- mento delle condizioni di vita degli strati sociali emarginati. Tra regioni e paesi ricchi e regioni e paesi poveri si crea un rapporto di dipen- denza per cui i paesi poveri diventano insieme serbatoio di manodopera a basso costo, fornitori di materie prime, energia, alimenti, mercati per le produzioni di serie e sedi per produzioni inquinanti. Basti pensare che in paesi in cui si soffre la fame, piu di meta della superficie coltivata é destinata alla produzione di gene- ri per l’esportazione; ad esempio in Colombia su 3.630.000 ha di arativo, 1.640.000 sono dedicati al caffé ed al tabacco; in Costarica su 283.000 ha, 162.000 sono utilizzati per la coltivazione di caffé e cacao. Anche I’Italia ospita molte lavorazioni inquinanti (v. il caso dell’Icmesa a Seveso), tra cui in primo pia- no le raffinerie petrolifere. 9) L’attuale tendenza della popolazione all’inurbamento e il conseguente spopolamento rurale e montano — che nei paesi industrializzati é conse- guenza del fatto che il sistema attuale favorisce un eccessivo passaggio dalle attivita di produzione primaria (agricoltura) a quelle di trasformazione (industria) e terziarie — aggrava enormemente da un lato il problema am- bientale e dall’altro porta a fenomeni di disgregazione sociale nei centri ur- bani. Il passaggio dall’agricoltura al terziario @ stato massiccio in Italia: ancora all’ini- zio del secolo (1901) gli addetti all’agricoltura erano il 61,7% contro il 22,3% nell’industria ed il 16% nei servizi. Ancora il 42,2% nel 1951, gli addetti all’agri- coltura sono rapidamente calati al 14,1% nel 1981, contro un 48,7 di addetti all’industria ed un 37,6 per i servizi. Si tratta di un fenomeno che riguarda tutto il nostro pianeta. La popolazione mondiale dedita all’agricoltura € passata dal 1950 al 1970 dal 63,5% al 51,2% (dal 35,1 al 18,9 nei paesi sviluppati, dal 77,8 al 64,3 nei paesi meno sviluppati). La crescita delle citta 6 vertiginosa, sia nel terzo mondo che negli altri paesi: Abidjan ha un tasso d’incremento annuo dell’11% (raddoppio deila popolazione in 66 anni!), Nairobi del 6%, Bogota del 7%, Mexico del 5% (ed aveva gia nel 1976 una popolazione di oltre otto milioni, pit di undici se si considera l’intero agglomerato urbano). Nel ’75 New York aveva superato i 9 milioni di abitanti co- me agglomerato, ma Tokyo, Los Angeles, Parigi, Shangai superavano questi li- miti. In Italia un secolo (1861-1971) ha visto la popolazione di Roma da 212.432 abitanti a 2.781.993, quella di Milano da 267.618 a 1.732.000, quella di Torino da 173.305 a 1.167.968. | problemi posti dalla crescita vertiginosa della citta e delle aree metropolitane sono ampiamente noti: |’aumento della criminalita e dei fenomeni di devianza 7
  • 12. sociale in generale, |’acuirsi dei problemi di trasporto fino al rischio della paralisi totale, il crearsi di condizioni al limite della tolleranza umana (emblematico il ca- so di Tokyo, ma quanta strada hanno gia percorso lungo questa direzione Torino o Mestre, Augusta o Milano?) 10) La soluzione degli attuali problemi ambientali richiede precise scelte po- litiche e non solo interventi tecnologici. La tecnologia quando é asservi- mento della scienza al profitto, e propone rimedi settoriali lungi dal risolve- re il problema ambientale, tende ad aggravare il danno globale. Ricerca scientifica e tecnologia non devono essere poste né al servizio del potere economico né di qualsivoglia potere centralizzato, ma essere sotto il con- trollo diretto della popolazione che deve conoscerne gli indirizzi e poterli modificare nel senso di una rispondenza ai suoi bisogni reali. Il disinquinamento é spesso soltanto un trasferire l’inquinamento da un’area ad un’altra o un cambiare tipo di inquinamento: l'inceneritore inquina |’aria per eli- minare i rifiuti solidi, ma rende molto alle ditte che lo vendono. (vedi oltre). _ Una ricerca assogettata ad interessi militari, politici o economici e non controlla- bile puo rendere possibili manipolazioni del patrimonio genetico, la creazione di nuove armi, la creazione di sostanze dannose per gli usi piu diversi: tutte vie gia ampiamente percorse. 11) L’uomo non é al centro dell’universo e non possiede un diritto illimitato di vita e di morte su quanto lo circonda. E quindi da condannare |’elimina- zione di qualsiasi forma vivente, se non necessaria, cioé se non collegata direttamente alla sopravvivenza dell’uomo. C’é un collegamento tra queste affermazioni ed il discorso dei vegetariani, an- che se questo punto non prescrive certamente una dieta vegetariana. Vengono invece chiaramente condannate la caccia, quando non éattivita fonda- mentale per procurarsi il cibo (e questo é il caso solo di alcune popolazioni ad economia primitiva) e la vivisezione quando non é realmente necessaria per la ricerca o la pratica medica. Ovviamente non possono essere considerate real- mente necessarie quelle ricerche che servono principalmente a permettere una pubblicazione che da un punteggio ai concorsi statali! Il ruolo della caccia nell’alterare |’equilibrio naturale é stato deliberatamente sottovalutato in Italia, a causa del forte numero di cacciatori e degli interessi legati all’industria della cac- cia. Autori diversi concordano nel ritenere la caccia la principale causa dell’estinzione delle specie di mammiferi scomparse in tempi storici ed una cau- sa anche assai significativa per |’estinzione di numerose specie di uccelli. Lo stesso discorso vale anche per |’attuale scarsita (e quindi il pericolo di estinzio- ne) di molte specie animali. Venezia - Basilica S. Marco: Atrio-Particolare arca di Noé 12) Si constata la progressiva cancellazione delle diversita in natura: a co- minciare dalla progressiva erosione genetica provocata dalla domesticazio- ne sino alla scomparsa di specie e ambienti naturali. Allo stesso modo i mo- delli culturali dominati tendono ad imporsi, portando all’eliminazione totale di ogni espressione culturale divergente. Sono scomparse dalla Terra centinaia di specie di animali; molte altre sono scomparse localmente ed in certi casi l’ambiente é stato modificato a tal punto che non é piu nemmeno possibile una reintroduzione. Parecchie rischiano di scomparire nel giro di pochi decenni. | grandi predatori sono tra le specie pit col- pite: la lince é estinta in Italia e l’orso ed il lupo sono sulla stessa strada. Le tecni- che di selezione utilizzate nella coltivazione portano ad una riduzione della va- riabilita genetica. Le coltivazioni tendono a sostituire tutti gli ambienti, la cui integrita 6 compro- messa da strade e costruzioni di ogni genere. | popoli che vivono in modo diverso tendono ad essere fisicamente eliminati, co- me gli Indios dell’Amazzonia, 0 assimilati, cioé culturalmente eliminati. Cosi ad esempio le minoranze linguistiche vengono, pil. o meno deliberatamente, elimi- 9
  • 13. nate: molte lingue sono sull’orlo deil’estinzione e si tratta di un’estinzione certa- mente non naturale. In Europa il cornico € scomparso, il gaelico scozzese é or- mai parlato dall’1,6% della popolazione, |’occitano, nonostante la sua eccezio- nale tradizione culturale, solo dal 10%, il frisone dal 20%, e cosi via. Numerose isole linguistiche in Italia sono state assorbite, quasi tutte le rimanenti sono sull’orlo dell’estinzione. 13) Qualsiasi azione in difesa dell’ambiente deve tener conto di quelli che sonoi diritti fondamentali dell’uomo, sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’O.N.U. In particolare, diritto fondamentale di ogni uomo é quello di vivere, in ogni momento e luogo, in un ambiente che non comprometta la sua salute fisica e mentale. Il diritto di vivere in un ambiente che non comprometta la propria salute fisica e mentale apre il problema dell’inquinamento in generale e dell’ambiente di lavoro in particolare. | casi dell’lpca e delle industrie chimiche dimostrano come si sia ancora ben lontani dall’avere garanzie anche minime: le malattie professionali colpiscono moltissimi lavoratori. Gli infortuni sono tutt’altro che rari e le norme di sicurezza non sono sempre rispettate. Troppo spesso ancora i rischi vengono compensati con denaro: anche la salute ha un prezzo. LINEA D’AZIONE La Federazione Nazionale Pro Natura, ritiene pertanto necessario e urgente impe- gnarsi sui seguenti punti: 1) Nelle attuali forme di produzione occorre superare la mentalita «economi- cistica» che, trascurandoi reali costi socio-ambientali, tende a valutare ogni azione in termini esclusivamente monetari e sempre a breve scadenza. Occorre opporsi alla crescita continua della produzione di tipo consumisti- co, esigendo che venga sostituita con una produzione finalizzata al soddi- sfacimento delle reali necessita primarie della popolazione. In particolare la produzione agricola deve mirare a fornire alimenti sani e genuini, evitando ?attuale subordinazione alla logica economica dell’industria, che favorisce aumento (talora ingiustificato, giacché porta a surplus che vengono poi perfidamente distrutti), della quantita a danno della qualita e porta all’impie- go di tecniche colturali nocive al suolo e alla salute. Vanno quindi scorag- giati soprattutto Il’uso eccessivo di prodotti chimici, che provocano inquina- mento del suolo e alterazioni nella composizione dei prodotti alimentari, e la meccanizzazione intensiva che richiede un alto consumo energetico e ridu- ce i posti di lavoro. Vanno invece favorite tecniche agrarie pil! «naturali», che cioé non danneggino I|’equilibrio ambientale e sfruttino fonti di energia rinnovabile. Occorre inoltre evitare l’abbandono dei terreni agricoli margi- 10 Scuola di Mewar (1700 ca.): La primavera. Da un ciclo delle stagioni. 11 » LELl
  • 14. Quentin Metsys (1465/6-1530) : Il Tritico di S. Anna (particolare). 12 nali e favorirne il recupero. Gli stessi criteri vanno applicati al settore zootecnico. E necessario sostituire le tecniche di produzione industriale altamente in- quinanti con altre che non danneggiano Il’ambiente esterno e che non crei- no ambienti di lavoro nocivi. Quando é possibile occorre riutilizzare tuiti i prodotti di rifiuto riducendo in ogni modo il consumo di materie prime ed energia. La produzione industria- le dovrebbe infatti evitare ogni forma di spreco, puntando su prodotti dure- voli e di effettiva utilita. Si dovrebbe anche fare un uso limitato di prodotti sintetici. Anche l’uso degli additivi negli alimenti dovrebbe essere limitato a quei prodotti di provata innocuita, e ai casi in cui siano strettamente neces- sari per la conservazione del prodotio stesso; in genere vanno evitate le manipolazioni non necessarie dei prodotti alimentari. L’industria farmaceutica, in quanto servizio di interesse sociale, non puod essere assoggetiata ad una logica aziendale che risulti essere in contrasto con la salute dei cittadini. | farmaci inutili o di non provata innocuita, do- vrebbero essere eliminati e in generale l’abuso dei medicinali, tipico della nostra societa, va combattuto. E necessario perseguire ed appoggiare una politica internazionale per il di- sarmo, con il progressivo smantellamento dell’indusiria bellica, la cui pro- duzione provoca effetti negativi sull’ambiente naturale e, oltre ad essere moralmente condannabile, costituisce uno spreco immane di risorse sot- tratte ad impieghi socialmente utili ed impellenti. L’aituale sistema sociopolitico é in gran parte fondato sull’economia politica che tende a valutare ogni azione in base al profitto in denaro che da essa si ricava. || traguardo cosiante, cui le moderne societa industriali tendono, é la crescita e ’espansione economica. Cid porta al risultato che qualsiasi attivita economica- menie valida é consideraia auspicabile, mentre qualsiasi azione che protegge o conserva l’ambiente con qualche cosio é giudicata antieconomica e come tale non perseguibile. E caratteristica degli economisti ignorare la stretita dipenden- za dell’uomo dalla Natura, che viene usata soltanto per ricavarne profitto non cu- randosi né della sua integrita né della sua produttivita a lungo termine. Allo stes- so modo |’economia tende al miglioramento della quantita dei prodotti e non del- la qualita, in quanto quesi?’ultima é piu difficilmente rilevabile non essendo ricon- ducibile al calcolo matematico su cui |’economia si basa per dare una giustifica- zione scientifica 0 pretesa tale alle proprie conclusioni. Numerosi sono gli esempi di questo irrazionale, ma «economico», modo di agire, in cui il «capitale» ambiente viene rapinato, non curandosi in alcun modo degli effetti a lungo termine di questa azione: il malgoverno del territorio con i conse- guenti dissesti idrogeologici, che altro non sono se noni debiti derivati da un uso economico a tempi brevi che diviene fortemente antieconomico a tempi lunghi; gli stessi ampi e putroppo diffusi fenomeni di inquinamento derivati dalla manca- 13
  • 15. ta applicazione di norme antiinquinamento, non economicamente valide per j produttori dei beni di consumo. Tutti questi problemi sono indotti dalla necessita di agire all’interno dell’econo- mia di mercato, che trascura i costi reali delle azioni che ricadono poi su tutta la collettivita. Conseguenza di questa mentalita economicistica é, come si é gia detto, il sorgere di una produzione di tipo consumistico, che crea attraverso la pubblicita i bisogni indotti. La macchina pubblicitaria con il suo ritmo martellante e le sue trovate accattivanti, induce al consumo di prodotti del tutto inutili al com- pratore ma economicamente utili al produttore. Numerosi sono gli esempi in questo settore, che poggia in maniera psicologicamente preordinata sulle carat- teristiche peggiori della natura umana quali l’egoismo, l’invidia, l’ambizione, la competizione; la prevaricazione, la scalata sociale, |’arrivismo. Facendo leva su queste discutibili «qualita», l’industria, attraverso la pubblicita, tende a far appa- rire indispensabile tutto cid che é inutile o superfluo, ma che consente di rinno- vare e garantire la crescita continua al proprio settore; esempi di questa spirale avvinghiante «produrre, vendere, consumare», sono da una parte la creazione di una quantita innumerevole di oggetti superflui, di accessori, di oggetti di presti- gio caratterizzati dal fatto di essere perfettamente inutili, dall’altra la necessita indotta dalla moda di sostituire continuamente i vecchi modelli con i nuovi, spes- so diversi nella forma ma non nella sostanza e nella funzione. Nemmeno il setto- re primario sfugge a questa logica distorta: anche l’agricoltura é vittima e subi- sce la mentalita economicistica; essa guarda con spiccato interesse piu alla quantita che alla qualita del prodotto, con tutte le gravi conseguenze destinate a riflettersi sulla salute del consumatore e sulle condizioni di efficienza produttiva del terreno agrario. In questa ottica € sempre piu percepibile |’asservimento all’industria, con il veri- ficarsi di situazioni aberranti: — l’abuso della meccanizzazione agricola adottata con intensita eccessiva e squilibrata nel rapporto tra potenzialita di lavoro della macchina e superficie agraria, oltre a notevoli dispersioni a livello energetico. — l’eccessivo e indifferenziato impiego dei concimi chimici, che ha portato all’abbandono di tecniche antiche ed insostituibili quali la letamazione, ha pro- vocato fenomeni di grave squilibrio negli elementi compositivi ed il progressivo impoverimento nella fertilita del terreno, gia gravemente compromessi dall’ab- bandono di metodi colturali tradizionali quali la rotazione quadriennale ed altri, garanti del corretto uso e della rinnovabilita della risorsa suolo. Tutto cio si é verificato con notevoli sprechi energetici ed a favore di tecniche al- tamente dannose quale ad esempio la monocultura. — uso indiscriminato e massiccio di fitofarmaci, reso necessario dalle altera- zioni ambientali e microclimatiche prodotte dal passaggio all’agricoltura indu- Striale intensiva; gli effetti derivanti dall’adozione dei fitofarmaci, si annunciano pericolosi dal punto di vista sanitario e dell’igiene ambientale a causa, rispettiva- mente, dell’assorbimento nelle cellule vegetali (e successivi passaggi nella cate- na alimentare) e della persistenza nel terreno (conseguente inquinamento del suolo) delle sostanze chimiche di non provata innocuita che entrano nelle com- 14 posizioni e formulazioni di questi prodotti. — complessivamente inoltre € gia stato ampiamente dimostrato il deficit energe- tico in cui tutto il settore agricolo opera, e nel quale |’energia impiegata per pro- durre i beni primari € superiore all’energia del prodotto, costituendo un vero e proprio assurdo. Si impone sotto tutti i punti di vista (energetico, sanitario, economico)la necessi- ta di un profondo ripensamento capace di programmare, organizzare ed avviare una seria politica agricola. L’adozione di tecniche agrarie di coltivazione piu naturali e non inquinanti, che facciano uso di fonti energetiche rinnovabili e che applichino nel campo della di- fesa delle colture i metodi della lotta biologica, quale ad esempio «l’agricoltura biologica» gia ampiamente applicata (non solo a titolo sperimentale) in altri pae- si, appare come una delle tappe da raggiungere sulla strada di una razionalizza- zione del settore agricolo, affiancato alla ricomposizione fondiaria ed al recupero delle zone incolte e marginali a fini produttivi agro-silvo-pastorali. Anche il settore zootecnico non si sottrae all’industrializzazione, teso a produ- zioni quantitative elevate ma di scarsa qualita e di dubbia salubrita, spinta a cid dalla diseducazione alimentare della collettivita; putroppo |’informazione aali- mentare é gestita spesso in modo diseducativo dagli stessi produttori, che indu- cono ad un alto consumo quantitativo ma che offrono prodotti squilibrati e caren- ti dal punto di vista nutritivo. L’uso massiccio di mangimi spesso di composizione non equilibrata, |’alleva- mento forzato, l’impiego di ormoni, sono ormai prassi consuete di zootecnia, cui spesso si aggiunge |’impiego di antibiotici, reso necessario dalle malattie anima- li che intervengono in seguito all’adozione dei metodi soprascritti. Tutto cid non puo naturalmente che riflettersi in maniera negativa sul consumatore. Non va sottovalutata inoltre la possibilita d’impiego, specie per le zone marginali o piu impervie, della trazione animale, che consente di operare precipuamente anche la dove non sarebbe possibile intervenire con la meccanizzazione. Il passaggio dall’attuale societa consumistica ad una societa equilibrata, com- porterebbe una flessione della domanda che si rifletterebbe positivamente sotto il profilo ambientale nel settore industriale, all’interno del quale sarebbe possibi- le ridurre drasticamente |’attivita delle industrie che applicano tecniche altamen- te inquinanti, quali ad esempio l’industria chimica, favorendo la riconversione verso settori meno inquinanti. Va comunque fin d’ora perseguita una politica che consenta il passaggio da tec- niche altamente inquinanti ad altre pi: morbide, anche se economicamente me- no remunerative, affiancata dall’adozione di tutte le misure antiinquinamento necessarie: |’aumento dei costi produttivi sarebbe senza dubbio ripagato dalla diminuzione dei costi sociali. Lo stesso discorso mantiene la validita nel caso de- gli ambienti di lavoro ove vanno applicate severe norme atte ad eliminare il proli- ferare delle malattie professionali, che di professionale nulla hanno se non il no- me impostogli dalla societa. Va favorita industria del riutilizzo, che attraverso il riciclaggio dei materiali, qua- 15
  • 16. li il vetro, la carta, le stoffe, i metalli, la plastica, 6 in grado di portare un grosso contributo alla riduzione degli sprechi energetici e al problema dell’esaurimento delle materie prime. Per la plastica, in particolare, si impone l’immediata adozio- ne di uniformita nella composizione chimica, che ne consenta, attraverso |’im- piego di sostanze chimiche compatibili, il riciclaggio. Anchei rifiuti biologici vanno riutilizzati, sia sotto forma di “compost” ad uso agricolo, sia per la produzione di energie alternative (ad es. biogas) attraverso le tecniche attualmente in fase sperimentale. Il settore industriale va riconvertito verso la produzione esclusiva di prodotti utili e durevoli evitando in tal modo tutti gli sprechi derivati dalla produzione incontrollata ed indiscriminata di oggetti a rapido consumo e/o deterioramento, oppure inutili come gli involucri, i contenito- ri a perdere, gli imballaggi. — Vincent Van Gogh (1853-1890): II riposo. Anche la produzione degli oggetti di prestigio, la cui unica funzione é porre'l’in- dividuo in condizione di ostentare la propria classe economica e spesso la pro- pria incultura, deve essere eliminata o fortemente tassata, insieme alla drastica riduzione dei prodotti sintetici derivati dal petrolio. 16 La stessa industria del “‘disinquinamento’’, ben lungi dal risolvere i problemi alla radice, non fa altro che aggravarli, dando Ia fallace illusione che la tecnologia sia in grado di risolvere tutti problemi, compresi quelli derivanti dall’inquinamento. In realta tale tipo di tecnologie industriali altro non fa se non attutire gli effetti dannosi delle sostanze inquinanti, peraltro con gravosi dispendi energetici che la riducono, in definitiva, a semplice trasferimento dell’inquinamento, da quello su cui agiscono a quello che si produce per garantirne il funzionamento. (Ad esempio i fanghi industriali trattati sono meno inquinanti, ma esiste ’inquina- mento della centrale che fornisce energia per disattivarli). Drastiche riduzioni sono pure da perseguire nell’uso di additivi chimici, attual- mente impiegati nell’industria alimentare: coloranti, aromatizzanti e conservanti inutili, devono essere eliminati dagli ingredienti dei prodotti alimentari, specie in quelli destinati alla alimentazione infantile, in cui trovano massiccio impiego. Anche le manipolazioni cui molti prodotti (cereali, zucchero, olio) vengono sotto- posti, vanno ridoite al minimo indispensabile a garantire le possibilita di consu- mo, evitando l’esasperazione dei cosiddetti processi di raffinazione. Occorre inoltre smascherare |’operazione truffaldina attraverso cui i cibi integrali vengono venduti a prezzi maggiorati speculando sull’attuale domanda di cibi sa- ni, garantendone invece la immissione in commercio e la vendita al detiaglio a prezzi equi. Da condannare fermamente risultano poi quelle operazioni di distruzione delle derrate alimentari, che vengono perfidamente perpetrate nei paesi industriali, in ossequio alle ferree leggi economiche di mercato, mentre potrebbero essere vantaggiosamente impiegate a favore della intera collettivita e mentre i 2/3 della popolazione mondiale ha una dieta insufficiente. Per quanto concerne I’industria farmaceutica, si auspica un severo controllo da parte dei servizi sanitari dello Stato sui prodotti attualmente in commercio, elimi- nando quelli inutili e/o dannosi e riducendo il numero di quelli ad impiego equi- valente, impedendo nel contempo una politica commerciale di concorrenza, i cui effetti negativi tendono a riflettersi sulla salute del soggetto bisognoso di terapia curativa a base farmacologica. E piu che mai indispensabile in questo campo una seria politica di informazione socio-sanitaria e tendente ad eliminarei preoccupanti fenomeni dell’abuso di medicinali, delle farmaco-dipendenze. In generale una seria e programmata po- litica dei servizi socio-sanitari preventivi dovra essere attuata su tutto il territorio nazionale, attraverso le strutture decentrate, recentemente istituite. Tra tutti i processi di industrializzazione consumistica a fini economici certamen- te il piu condannabile é quello legato ai prodotti bellici, che attualmente assorbo- no quasi 500.000 milioni all’anno in tutto il mondo. Questa spesa costituisce un assurdo che va eliminato perseguendo I’obiettivo del disarmo e destinando |’at- tuale spesa alla soluzione di problemi socialmente utili e di impellente soluzione quali la fame, i servizi sanitari, assistenziali, scolastici, ambientali. Tra tutte le 17
  • 17. forme di guerra quella nucleare, quella chimica e quella batteriologica, con uso di sostanze dannose sia per le forme di vita animale che vegetale, vanno priorita- riamente bandite con accordi internazionaili. Parallelamente alla riduzione di sprechi e consumi energetici si otterra una dimi- nuzione dell’inquinamento cui l’industria dei prodotti bellici contribuisce sia in fase costruttiva che in fase di impiego. Armand Guillaumin (1841-1927): Tramonto a lvry. 2) Il problema energetico va innanzitutto affrontato riducendo i consumi ed eliminando i troppo numerosi sprechi, sia nel settore civile, sia soprattutto nel settore industriale, gia nella fase di progettazione degli edifici, mezzi di trasporto e tecniche produttive. Nella ricerca e nelle scelte energetiche la priorita va data alle forme di ener- gia rinnovabili. Vanno invece eliminate quelle forme energetiche che, come l’energia nucleare, non sono sufficientemente sicure o richiedono controlli 18 di tipo militare, quindi al di fuori della possibilita di gestione democratica. Va incoraggiata la produzione autonoma di energia, purché nel rispetto dell’ambiente. ll problema energetico, venuto alla ribalta in questi ultimi anni, costituisce senza dubbio uno dei piu tenaci ostacoli contro cui il modello di sviluppo industriale si é venuto ad imbattere. La limitatezza delle risorse energetiche impone in tale modello di sviluppo la ne- cessita di un drastico cambiamento, che va cercato nella decisa riduzione degli sprechi energetici in primo luogo, nel ricorso a forme di energia rinnovabile poi. La rinuncia alla produzione di prodotti inutili o non indispensabili, dei prodotti sintetici in gran parte derivati dal petrolio, dei contenitori a perdere, la riduzione dell’impiego dei prodotti chimici in agricoltura e nell’industria, la rinuncia alla corsa ai bisogni indotti e agli armamenti, la caduta dei falsi miti della moda e de! prestigio economico, contribuiranno in modo massiccio alla flessione della do- manda di energia da parte dell’industria, garantendone la disponibilita per le at- tivita necessarie. - pg pte Why tg ast Vincent Van Gogh (1853-1890): Veduta a Montmartre col mulino “de la Galette”. 19
  • 18. L’adozione di una severa politica di tassazione, verso le produzioni inutili o su- perflue, potra favorire e sollecitare il passaggio ad un tipo di produzione non consumistica. Di pari passo andra fertemente limitato lo spreco energetico privato attualmente determinato dalla proliferazione e dall’abuso di elettrodomestici oltreche dall’abuso dei mezzi di trasporto privati divenuti anch’essi ulteriore mezzo per ’ostentazione del proprio livello economico. Anche il settore edilizio dovra essere attentamente corretto ad evitare gli sprechi energetici che si determinano gia nella fase progetiuale, la dove vengono previ- sti ad esempio muri non coibentati, necessita di impianti di condizionamenio, impiego di luce artificiale: il maggior costo iniziale di progettazione e di materiali verra, nei casi in cui si tengano nel dovuto conto tali problemi, ampiamenite ri- compensaio a tempi lunghi in termini energetici ed economici. Naturalmente é auspicabile nell’edilizia l’impiego di tutti quegli impianti tecnologici che consen- iono l’autosufficienza energetica della costruzione, atiraverso la produzione di energia derivata da fonti rinnovabili. Il settore dei trasporti va rivoluzionato dando completa priorita negli interventi ai mezzi e agli impianti per |’uso collettivo a scapito di quello privato, favorendo ad esempio il trasporto su rotaia (con il potenziamento della rete ferroviaria) in alter- nativa a quello su gomma (che si serve delle autosirade). Occorre favorire ed incentivare la ricerca e l’'applicazione delie fonti energetiche alternative rinnovabili, quali la solare, |’eolica, la geotermica, la marina ecc. che se anche nei calcoli economici a breve scadenza sembrano essere sfavorevoli, si riveleranno in termini lunghi preferibili non solo in termini economici ma anche e sopraitutto ambieniali. Bisogna invece evitare il ricorso a fonti energetiche la cui sicurezza é fortemente dubbia e pertanto necessitano di apparato proteitivo segreto e militarizzato che non garantisce alcun conirollo da parte della popolazione. Tale discorso vale in particolare modo per gli impianti termonucleari, per cui il segreto che spesso ha circondato gli incidenti alle centrali non costituisce di certo garanzia di sicurezza né di controllo democratico della gestione, affidata ad un ristretto numero di tec- nocrati investito di un potere di vita e di morte su persone e generazioni, certa- mente superiori ai limiti umani. A causa della sua stessa essenza la scelia nucleare non puo essere certamenie considerata né la soluzione definitiva del problema energetico né tantomeno una scelta transitoria, a causa delle gravose ipoteche che essa pone su numero- se generazioni future. Ad evitare danni ambientali e sprechi energetici derivati dalla rete di distribuzio- ne di energia, andra favorita ed incoraggiata in modo particolare per alcune zo- ne, la produzione autonoma ed autosufficiente di energia, con il ricorso alle fonti rinnovabili e nel rispetto dell’ambiente da attuarsi anche mediante |’eliminazione 0 l’allentamento del monopolio sull’energia elettrica. 20 Edvard Munch (1863-1944): Angoscia. 21
  • 19. 3) Occorre giungere ad una stabilizzazione del livello della popolazione e, in un secondo tempo, ad una progressiva riduzione, date le condizioni di mas- siccia antropizzazione e l’alto consumo di risorse tipiche di un paese indu- striale come I’Italia. Questo é ottenibile organizzando una vasta campagna di pianificazione familiare, che diffonda la conoscenza dell’attuale situazio- ne, senza pero interferire con la libera scelta della coppia. | problemi legati alla popolazione e in particolare alla sua crescita si sono sem- pre riferiti alle loro necessita in termini di risorse. Schematizzando al massimo queste ultime si possono suddividere in territorio 0 spazio, alimenti, materie pri- me per beni strumentali (vestiario, riscaldamento, mezzi di trasporto e lavoro), ambiente. Mentre le prime due sono di immediata comprensione, le seconde richiedono una piccola spiegazione. Per produrre beni strumentali si parte da materie prime naturali di varia origine e sparse in modo non uniforme nello spazio terrestre. Per ambiente, nel nostro caso, si intende |’insieme di tutto cid che forma la fetta di universo in cui si aggira l’uomo e che viene da esso pil o meno utilizzata. Ora risulta che le necessita sono diverse da popolazione a popolazione a secon- da del tenore e tipo di vita raggiunti. Inoltre sono molto diverse le loro disponibili- ta di risorse. Metodi statistici vengono spesso utilizzati per calcolare quantitati- vamente e descrivere qualitativamente queste differenze, per stabilire insomma (in modo relativo, é chiaro, alla mentalita dello studioso che opera) se unaopola- zione stia meglio di un’altra. Riassumendo e fondendo insieme i vari temi che ricorrono nel dibattito interna- zionale emersi nel cercare quali sono le possibilita di cui disponiamo per giunge- re a una perequazione del tenore di vita tra le varie popolazioni mondiali, possia- mo dire che le risorse devono essere ridistribuite tra paesi produttori di materie prime poveri e sfruttati (Terzo mondo) e popolazioni di paesi trasformatori, piu industrializzati é ricchi. Certo la forte densita di popolazione nuoce alla conservazione degli am bienti na- turali e poiché bisogna tener presente che la distruzione di essi si ritorce sulle generazioni future é chiaro che bisogna studiare qual’é il limite dello sviluppo demografico per ciascuna regione della Terra. . Questo limite perd dipende anche dal tipo di sviluppo economico: sappiamo be- ne che uno statunitense ed un indiano non hanno consumi equivalenti. In diver- se zone (tra cui probabilmente |’ Italia) questo limite € stato largamente superato, portando all’eliminazione di ogni ambiente ed equilibrio naturale. Ci sono, é vero, anche meccanismi naturali che tendono a rallentare questo Svi- luppo nelle regioni in cui é diventato eccessivo. Si é visto comunque che il mi- glioramento dei livelli economico e culturale é un fattore primario per limitare 22 questa crescita. In uno stesso paese si nota poi che le classi ricche e soprattutto quelle povere tendono ad avere molti figli, mentre le classi medie si stanno sempre piu limitan- do nella loro prolificita. In Italia ad esempio notiamo che il tasso di natalita é pit alto al Sud che al Nord ed é inversamente proporzionale al livello socio-economico e culturale raggiunto. Il discorso demografico si salda cosi a quelli educativo, culturale, politico ed eco- nomico. In una societa con forti differenze tra classi sociali-il problema dell’au- mento della popolazione non pud essere realmente risolto. Occorrono percid in- terventi economici che precedano ed accompagnino una campagna per la piani- ficazione famigliare. Le associazioni protezionistiche o naturalistiche devono appoggiare questa Campagna che deve basarsi anche su studi sul livello di sopportazione dell’am- biente naturale italiano nei riguardi del carico umano attuale. L’indice di decadi- mento dell’ambiente derivato da questi studi dovrebbe diventare almeno altret- tanto noto e considerato di quello delle azioni in borsa e quindi incidere profon- damente sulla mentalita corrente ovvero contribuire a formare l’opinione pubbli- ca in vista delle scelte politiche che é chiamata a fare. 4) E necessario giungere ad una pianificazione del territorio che assicuri una tutela reale degli ambienti naturali ancora esistenti e delle specie vege- tali ed animali, in modo da garantire anche la conservazione della variabilita genetica. L’istituzione di riserve e parchi naturali pud essere soltanto un momento all’interno di questa pianificazione in cui va compresa un’opera di ricreazione dell’equilibrio naturale. L’eliminazione delle fonti di inquinamento, la reintroduzione di specie ani- mali e vegetali localmente estinte, una rigorosa regolamentazione della cac- cia, una limitazione dell’attivita edilizia a scopo turistico sono altre condi- zioni imprescindibili per realizzare un’adeguata politica ambientale. Occorre ricercare un rapporto equilibrato tra citta e territorio, eliminando le cause della crescita incontrollata dei centri urbani a danno del tessuto rura- le maggiormente produttivo. E pure necessario ricreare nelle citta condizioni di vita accettabili attraverso: — una riorganizzazione dello spazio urbano che elimini gli squilibri tra le di- verse zone della citta, ponendo fine alla dualita fra centro, talvolta forte- mente privilegiato e sede di attivita terziarie, ma anche ghetto di emargina- zione, e periferia, ridotta in alcuni casi a zona dormitorio; — la creazione di isole pedonali e di spazi verdi realmente agibili e la pro- gressiva rimozione delle barriere architettoniche: — lo sviluppo dei trasporti pubblici, la riduzione del trasporto privato e la salvaguardia delle esigenze del ciclista e del pedone; — il risanamento dei centri storici, che vanno restituiti alla loro funzione abitativa; 23
  • 20. Jan van Eyck (periodo di attivita 1422-41): La Madonna del Cancelliere Rolin (particolare). 24 — la creazione dei servizi collettivi necessari: — una distribuzione razionale degli insediamenti industriali e dei posti di la- voro che riduca il pendolarismo, con benefici effetti sul traffico; Le profonde interrelazioni che esistono oggi tra ambiente naturale ed ambiente artificiale e la continua sopraffazione del secondo sul primo, richiedono una pro- grammazione degli interventi sul territorio che tenga in maggior conto gli effetti provocati da determinate scelte sull’ambiente, e finalizzata a ricrearne |’equili- brio e la coerenza. Particolarmente si rende piu che mai necessaria una politica di conservazione di quelle zone naturalisticamente integre, la tutela del loro patrimonio faunistico e floristico (i dati sulle cause di estinzione delle specie viventi indicano tra le prin- cipali la distruzione dell’habitat), lo studio della reintroduzione di specie local- mente estinte, qualora esistano ancora le condizioni necessarie. Come sempre pero una politica preventiva é preferibile (finché si arriva in tempo), rispetto ad una cura tardiva di effetto spesso incerto. La reintroduzione di una specie local- mente estinta, ad esempio, é sempre difficile e spesso non ha |’esito atteso: nu- merosissimi sono i casi in cui si € verificato il fallimento totale dell’intervento, an- che se esso era stato accuratamente preparato. Vincolare queste zone, porre divieti, cioé attuare tutta una serie di provvedimenti «passivi» € solo un primo passo. E ormai generalmente acquisito che la conser- vazione della natura deve essere finalizzata ad una piu corretta, ma piu genera- lizzata fruizione: se ne possono trarre conoscenze scientifiche, benefici spiritua- li, possibilita ricreative in un rapporto paritario con la natura, non di sopraffazio- ne da parte dell’uomo. Per legge sono previsti infatti in Italia differenziati gradi di tutela, cioé differenti gradi di protezione di un ambiente e di fruizione da parte dell’uomo; si parla a questo proposito di riserve naturali integrali in riferimento ad una zona sottoposta ad una protezione rigorosa, in cui si pud accedere solo per motivi di studio. Si tratta in questi casi di zone prive di insediamenti umani. Per esempio zone naturalisticamente intatte possono acquisire grande impor- tanza come centri di origine genetica. | parchi nazionali hanno la duplice finalita di proteggere ambienti di particolare interesse naturalistico e di permettere una loro fruizione da parte dell’uomo, che deve rispettare precise regole di comportamento rispettose dell’equilibrio natu- rale. Sono vietate quindi attivita di disturbo e di danno (specialmente la costru- zione di case, impianti di risalita ecc.). Non sono invece assolutamente considerate in contrasto le attivita agro-silvo- pastorali nella considerazione che un parco deve garantire la sopravvivenza del- le popolazioni che ci vivono e favorirne la crescita anche economica nel rispetto dell’ambiente. Inoltre l’attuale grado di antropizzazione di molte zone salvaguar- dabili € diventato un elemento di caratterizzazione ambientale di cui non si pud non tener conto. Ci sono infine le aree attrezzate, generalmente attigue a zone urbanizzate, con 25
  • 21. Katsushika Hokusai (1760-1849): Fuji. prevalente funzione di svago e di ricreazione per 1! cittadino. Alla tutela di zone specifiche va affiancata una politica di ricostruzione dell’am- biente, basata sul principio che la biosfera é un sistema, dotato quindi di una propria struttura e di proprie leggi, che si conserva, arricchisce ed impoverisce per il gioco stesso delle sue trasformazioni: |’uomo inserito nel sistema di forze che lo condiziona, diventa una fattore la cui incidenza varia in relazione alle nuo- ve risorse tecniche per influire sull’ambiente, tendendo, come accade oggi, a romperne l’equilibrio. C’é un termine molto significativo che ricorre spesso pres- so chi con maggiore sensibilita si pone il problema di come operare sull’ambien- te: quello di «progettazione ambientale», cioé inglobamento di tutti gli aspetti del progettare (dalla pianificazione del territorio all’attivita edilizia) all’interno di una metodologia unitaria che tiene conto del «condizionamento globale» per cui ogni azione che compiamo per adattare |’ambiente alle nostre necessita, influisce sulle condizioni di vivibilita dello stesso, quindi sul suo equilibrio. Una tecnica molto utile é l’analisi costi-benefici, che si basa sul confronto di beni e servizi ot- tenibili da un certo progetto di investimento, generalmente pubblico, con i beni e i servizi che occorre utilizzare per la realizzazione del progetto. II punto qualifi- cante di questa tecnica é |’introduzione nel calcolo, dei costi e dei benefici socia- 26 li non monetizzabili: i costi sociali sono i «costi di opportunita», equivalenti ai sa- crifici imposti alla comunita con l’impiego delle limitate risorse disponibili (au- mento del grado di inquinamento, diminuzione di produttivita dei terreni confi- nanti all’opera eseguita, rumorosita, ecc.); i benefici sono costituiti dalla riduzio- ne dei rischi, dal miglioramento delle condizioni ambientali che derivano dall’esecuzione di un progetto. Un aspetto importante dell’ analisi costi-benefici € per esempio la valutazione delle «tecnologie pulite». i punti piu urgenti della politica di ricostruzione devono essere |’eliminazione delle fonti inquinanti (risanamento delle acque, provvedimenti contro il crescen- te inquinamento atmosferico, smaltimento dei rifiuti solidi), la reintroduzione di specie localmente estinte, una serie di provvedimenti che limitino il piu possibile la caccia, specialmente negli aspetti pil. squallidi (uccellagione, distruzione si- stematica dei migratori, raccolta di uova), la limitazione dell’attivita edilizia a SCOfo turistico come i complessi residenziali di montagna che hanno alterato or- mai profondamente il paesaggio, la costruzione di moli e porticcioli che, oltre a distruggere le coste, alterano l’equilibrio delle correnti, strade, superstrade e tra- fori, che si rivelano poco dopo la costruzione del tutto inutili se non a chi vi ha in- vestito e speculato. Un discorso a parte va fatto per le citta, l’'ambiente artificiale per eccellenza, che, come |l’ambiente naturale, e per gli stessi errori metodologici di fondo, ha perduto coerenza ed equilibrio delle parti. E sul rapporto citta-campagna soprattutto che vanno realizzati interventi ispirati ad una politica diversa ed essai piu adeguata. Questo rapporto ha seguito nel corso di secoli profonde modificazioni; in epoche storiche diverse si assiste all’alterno dominio della citta sulla campagna e della campagna sulla cittaé, ma questo predominio in genere non coinvolge mai allo stesso modo tutte le compo- nenti della societa: esiste di volta in volta una classe 0 un raggruppamento di classi (cittadine o rurali) che controlla a proprio profitto lo scambio tra citta e Campagna e questo € un fattore che permette che |’equilibrio tra citta e campa- gna si ribalti, quando mutano i rapporti di potere tra le classi. Nella nostra epoca invece si puo dire che il dominio della citta sulla campagna abbia assunto una forma completa. L’equilibrio tra ambiente e territorio pud essere ristabilito non cercando piu di risolvere separatamente i problemi dell’uno e quelli dell’altro. Per esempio riqualificare i piccoli centri e le campagne con un’opportuna politi- ca di decentramento puo frenare la tendenza all’inurbazione ed alla crescente congestione urbana, ridare consistenza alle attivita produttive primarie dei pic- coli centri, frenando i tristi fenomeni di spopolamento. All’interno delle citta, so- prattutto delle metropoli industriali, si € ben lontani dal concetto di qualita della vita, obiettivo prioritario della politica della citta, sostituito in un recente passato dalla speculazione e dal massimo sfruttamento della rendita fondiaria. La dimo- strazione piu clamorosa é |’attuale condizione del centro storico, che in quanto zona privilegiata, per attrezzature di servizi ed accessibilita, si €é reso molto ap- petibile al terziario ricco (banche, uffici) con uno straordinario aumento del valo- re fondiario. 27
  • 22. Bae tse 2 Saat a ae df || Giovanni Bellini (periodo di attivita 1459 ca.-1516) : La Madonna del Prato (particolare). 28 =" La residenza, per lo piu residenza povera, é stata via via allontanata e sostituita da utilizzazioni piu remunerative per le societa immobiliari, ma che hanno au- mentato la caratteristica centripeta del centro. Inoltre i piccoli proprietari di stabili per residenza del centro storico trascuravano ogni opera di manutenzione in attesa di vendere al miglior offerente, innescando cosi rapidi processi di degrado. Nella fase di transizione da residenza ad ufficio il centro storico é diventato luogo di sosta temporaneo per |’immigrazione in cerca di primo lavoro, persone che dopo qualche anno raggranellavano il necessario per trasferirsi negli squallidi ghetti periferici. Occorre ora frenare i continui pro- cessi di terziarizzazione ricca e, pur tenendo conto dell’indiscutibile posizione privilegiata del centro per le connotazioni culturali, ridurre la convergenza delle attrezzature di servizi e di trasporti, con una politica di decentramento nel resto della citta. Questo é possibile anche rivalutando la vocazione residenziale del centro per un’utenza non ricca e per quel terziario minuto (artigianato per esem- pio) che € anch’esso un elemento tipico e connotante del centro. Occorre evitare la formazione dei ghetti nella periferia, focolai di emarginazione e di conflitti so- ciali, attraverso una programmata ed uniforme distribuzione su tutto il territorio urbano di infrastrutture, servizi, verde. Lo sviluppo dei trasporti pubblici va potenziato non solo nella distribuzione pit uniforme delle reti, ma anche nel numero dei mezzi di trasporto, nella considera- zione che il mezzo pubblico € sempre competitivo in citta rispetto al veicolo pri- vato per quanto riguarda una piu agevole percorribilita delle vie, un loro minore intasamento ed un minor inquinamento atmosferico. Minor numero di autoveico- li in circolazione vuol anche dire meno parcheggi, possibilita di destinare ad uso sociale piazze e giardini. Certe strade di particolare significato, come ad esem- pio le antiche vie storiche, devono essere chiuse al traffico automobilistico e ri- consegnante all’uso del cittadino. Sono da potenziarsi anche le piste ciclabili, creando una rete di apposite corsie che permetta di usare la bicicletta non solo per svago, ma anche per andare a la- vorare 0 a scuola. Occorre recuperare all’interno della citta le porzioni di verde esistenti (giardini un tempo privati, fasce fluviali, terreni periferici sottoutilizzati, come discariche e cimiteri di automobili, ecc.) correlandole per esempio con percorsi ciclabili, e po- tenziare il numero delle isole pedonaii. La dotazione di verde urbano rientra nella politica piu generale di attuazione del- le disposizioni di legge sugli standard per i servizi collettivi (scuole, ospedaii, servizi culturali) decentrati sul territorio urbano. Il miglioramento della qualita della vita é da realizzarsi per tutti i cittadini: gene- ralmente infatti la citta € progettata per un’utenza ideale, cioé per la parte sana, efficiente, bella della popolazione, senza tenere quasi mai conto di quella parte rimanente, composta da individui svantaggiati, temporaneamente o cronica- 29
  • 23. mente, per ragioni di eta, di salute, di handicap fisici. | «diversi» non sono solo i cosiddetti handicappati, come generalmente una persona sana ritiene: per esempio i bambini e gli anziani sono condizionati dall’eta, le donne incinte o le persone affette temporaneamente da malattie o infermita sono svantaggiate per le ridotte possibilita fisiche. Ognuno di noi pud trovarsi in determinati momenti della propria vita a sperimen- tare quanto sia difficile salire o scendere da un mezzo pubblico, scoprire quanto la citta sia disseminata di scalini, dislivelli, ostacoli lungo i percorsi, passaggi troppo stretti, telefoni pubblici e buche delle lettere troppo alte. Occorre che mezzi di trasporto, marciapiedi, attraversamenti, sottopassi, arredo urbano, segnaletica siano adeguati ad un’utenza differenziata; che gli spazi col- lettivi siano dotati di parcheggi per handicappati motori e percorsi senza barriere architettoniche; accanto alla residenza tradizionale occorre predisporre alloggi senza barriere architettoniche, tenendo conto anche di esperienze realizzate in altri paesi: Inghilterra, Olanda, Belgio, Francia. 5) Le scelte che riguardano il territorio e la salute, devono essere diretta- mente gestite dai cittadini: questo si pud realizzare solo attraverso una in- formazione effettiva ed un decentramento del potere decisionale, ed impli- ca la necessita di elevare il livello culturale della popolazione, in modo che tutti possano consapevolmente partecipare alla gestione dell’ambiente, portando il proprio contributo. Un’adeguata educazione naturalistica, comprendente anche un’educazione demografica, alimentare e sanitaria, é un obiettivo basilare. Un’adeguata educazione naturalistica e politica pud essere realizzata soltanto con un rinnovamento dei metodi e dei contenuti attualmente ancora dominanti nella scuola odierna. A livello di contenuti occorre affrontare tutti i temi naturali- stici in modo sistematico e non casuale. Questo significa che l’educazione naturalistica va programmata sia all’interno della scuola dell’obbligo sia di quella superiore e che essa non puo ridursi alle osservazioni scientifiche. | temi naturalistici infatti devono trovare spazio all’interno del discorso storico, geografico, scientifico in primo luogo, ed eventualmente in un discorso letterario ed artistico. E spesso proprio attraverso |’insegnamento della storia e della geo- grafia che vengono trasmesse idee sbagliate e false come il concetto di progres- so lineare nell’evoluzione storica, come |’equazione agricoltura = poverta; indu- stria = ricchezza; reddito pro capite alto = benessere. Questi pregiudizi econo- micistici sono poi alla base della scarsa coscienza naturalistica di molti. Se quin- di le osservazioni scientifiche dovranno fornire la necessaria base di conoscen- ze naturalistiche. la storia e la geografia avranno il compito di esaminare le va- 30 riazioni spaziali e temporali del rapporto tra uomo e ambiente. L’ecologia é en- trata nella scuola in Italia solo in tempi recenti, ma essa rimane spesso una ma- teria isolata e le sue implicazioni vengono spesso ignorate, riducendosi a un ge- nerico discorso di rispetto della natura che non facilita una reale formazione natu- ralistica. Non basta pero un rinnovamento dei contenuti: occorre una diversa impostazio- ne dell’insegnamento, per passare dall’informazione ecologica e sociale, ad una educazione naturalistica e politica. Non é€ pensabile che questo avvenga nell’ambito di una metodologia tradiziona- le, basata sulla lezione cattedratica e sulla ripetizione mnemonica. Le tendenze odierne della pedagogia (e non solo quelle, basti citare l’insegna- mento socratico) individuano in un’attivita di ricerca la metodologia fondamenta- le per il formarsi di un atteggiamento critico e partecipativo. La discussione e il confronto di idee sono ugualmente basilari a questo fine. Inoltre occorre arrivare a forme di educazione permanente per cui sia data a tutti la possibilita reale di informarsi ed arricchire il proprio bagaalio culturale. Solo a queste condizioni é pensabile che si realizzi una maggiore partecipazione alla vita politica e quindi anche alla gestione di quelle scelte che riguardano il territorio e la salute. : Perché le scelte dei cittadini siano fondate, occorre che sia garantita un’informa- zione obiettiva e completa. La scuola deve abituare ad una lettura critica dei quotidiani e della stampa in ge- nere ed occorre assicurare a tutti la possibilita di usufruirne ad esempio attraver- so la costituzione di centri di lettura (anche presso i luoghi di lavoro) forniti di una gamma molto vasta di pubblicazioni. Naturalmente questo incontra un grosso limite nella mancanza totale di obiettivi- ta di molti dei mezzi di informazione. Se pero la scuola é in grado di formare un atteggiamento critico e di abituare al confronto, i cittadini saranno pit difficil- mente tratti in inganno dalle deformazioni della verita. Le scelte che riguardano la salute del territorio devono essere oggetto di un’atti- vita di informazione il pil. possibile adeguata e completa: non é possibile che si ripetano i casi come quello delle centrali nucleari, in cui scelte:cosi gravide di conseguenze sulla sicurezza della popolazione sono state prese, non solo senza un’adeguata informazione preventiva, ma deformando deliberatamente la verita per controbattere le obiezioni che venivano rivolte a questo piano suicida. Si po- ne qui il problema assai complesso del rapporto tra gli interessi locali e quelli na- zionali e internazionali. Se é ovvio che i secondi devono avere la prevalenza sui primi, questo pero non puod significare che la sicurezza e il benessere degli abitanti di una zona possano venire sacrificati ad interessi che spesso sono solo di ristretti gruppi di potere. Come esempi significativi si possono considerare quelli delle centrali nucleari e dei parchi nazionali. Nel primo caso abbiamo una scelta che minaccia grave- mente la salute e la stessa esistenza delle popolazioni vicine. La decisione di installare una centrale nucleare non potrebbe quindi essere pre- 31
  • 24. sa senza il consenso della popolazione interessata, consenso che sarebbe im- pensabile senza una corretta informazione. La costituzione di un parco, regionale 0 nazionale, invece, pud danneggiare cer- ti interessi locali ma non minaccia la salute degli abitanti ed inoltre pud essere fonte di introiti collegati alle attivita turistiche. In questo caso é quindi logico che gli interessi della collettivita prevalgano, utilizzando pero la collaborazione delle popolazioni interessate per studiare con esse forme di realizzazione e tipo di in- dennizzi adeguati. In generale sono necessari precisi ordinamenti nazionali ed internazionali che garantiscano un’adeguata tutela ambientale e che nello stesso tempo permetta- no ai diversi enti locali di intervenire efficacemente su realta territoriali particolari nell’interesse di tutta la popolazione. Federnatura é ben conscia dell’enorme difficolta di soluzione dei problemi con- nessi con quanto sopra esposto, e ritiene che sia necessario e urgente agire se- condo una politica strategica a lungo termine basata su quanto detto sopra, e una politica tattica a breve e medio termine per I’adozione immediata o il pit: sollecita possibile di tutti i provvedimenti atti ad eliminare i consumi non essenziali e gli sprechi, a salvaguardare le risorse, a migliorare la distribuzione dei beni, a conser- vare l’ambiente nell’integrita dei suoi valori. Pertanto le Associazioni aderenti sono tenute a: 1) Promuovere, con mezzi adatti, la diffusione in sede locale dei principi sopra esposti, tenendo ben presente |’importanza che devono assumere I’informazione e la formazione negli scopi dell’Associazione. 2) Intervenire presso le Amministrazioni e gli Enti locali per promuovere attivita ed iniziative conseguenti. 3) Responsabilizzarsi nei confronti dell’utilizzazione del territorio, studiando mezzi opportuni, sia per segnalare e denunciare gli abusi, sia per salvaguardare le carat- teristiche ambientali. 4) Appoggiare le attivita non distruttive dell’ambiente, riconoscendo in particolare all’agricoltura ecologicamente sana una importante funzione per la produzione dei beni primari e la conservazione dell’equilibrio del territorio. 32 MATERIALI In questa seconda parte vengono presentati alcuni ”materiali” di discus- sione e di documentazione: apre uno stimolante intervento dell’amico Da- rio Paccino (*) cui segue il testo originale del Documento Programmatico del 1973. Completano la documentazione i testi di due dichiarazioni della Federazione Nazionale Pro Natura, in materia di energia, assunte in occa- sione di altrettanti convegni sull’argomento. Claude Monet (1840 - 1926): La stazione di Saint-Lazare (*) Giornalista, scrittore, gia Segretario della Federazione Nazionale Pro Natura e Direttore responsabile della prima serie di Natura e Societa. E autore tra l'altro di saggicritici sull’eco- logismo tra cui ricordiamo Domani il diluvio, L’imbroglio ecologico, L’ombra di Contucio, Dia- rio di un provocatore, La trappola della scienza. 33
  • 25. E se dicessimo basta ai documenti programmatici? di Dario Paccino Da venticinque secoli, nel tempio della cultura, si elaborano, sull’altare della politica, modelli rispondenti a verita e giustizia. I] pit illuminato teorizzatore politico, nell’Atene classica, fu Platone, persuaso che il buon Dio, per consentire a supermen platonici /’otium necessario per coltivare la sapienza (piangere in Jaguar anziché in bus), avesse creato due diverse categorie di uomini, i liberi(i padroni) e gli schiavi, dualismo ch’egli formalizza nella Repubblica, dove, com’é noto, si postula il governo dei filosofi, cosi come oggi Adriano Buzzati Traverso postula quello degli scienziati. Un teorizzare che rinasce perennemente dalle proprie ceneri, acosto- quando nessuno pil crede a modelli” razionali” - dicamuffarsicol ”post-moderno”, con l’ideologia cioé della fine delle ideologie, sulla base della quale cid che éstato é stato, onde dovremmo tenerci per buono, per Peternita, l'attuale status quo, che si dice abbia in sé passato, presente, futuro. Con i post-moderni, in raccolta devozione sullaltare della politica, troviamo oggi gli ecologisti, i verdi, col loro modello Natura, il quid che non ha trovato di meglio, nell’area della biosfera, che inventare la morte per rinnovarsi ed evolversi, con la conseguenzache ogni individuo, ne abbiao no coscienza, 6 campo di battaglia di vita e morte, finché quest’ultima, pri- ma 0 poi, finisce col trionfare e cid non solo nell’ambito individuale, ma an- che fra le specie, e- amenoche ’uomo non colonizzi la propria galassia - sulla stessa biosfera, essendo pure il Sole mortale, e spegnendosi determinera la trasformazione della Terra in un deserto di ghiaccio. Forse nessuna religione, al pari di quella cristiana, ha intuito Parcana tragicita della natura, vista come peccato, che portacon sé la morte, pec- cato riscattabile soltanto col sacrificio sulla croce (l’olocausto)del figlio di Dio, Gesu Cristo. Sempre, si sa, la religione (qualunque religione) é unilaterale, rigida, adialettica. E stata l’elaborazione critica, protrattasi per secoli, che ci ha consentito di capire che non si da forma senza mate- ria, e viceversa, onde risultano inscindibili natura e idea, corpo e anima, individuo e ambiente, biosfera e cosmo, conoscenza empirica e razionale. Di qui la validita - essendo la natura vivente minacciata dalla predazione umana - dell’istanza verde, volta a ’tutelare” la natura. Tuttavia, sec’é logica nell’operare verde, nonce n’é alcunanell’imitazione di Platone da parte dei verdi, nel dedicarsi cioé ad elaborare, sull’altare della politica, modelli razionali, la cui verita e giustizia, anziché alle tradizionali fonti della saggezza platonicamente intesa, attingono all’eco- 34 logia, il che, oltre tutto, appare un nonsenso, dato che nessun modello, pit di quello ecologico, sembra incarnato - nel sociale - dal capitalismo, il cui principio fondamentale é quello stesso della natura quando invento la morte: Homo homini lupus. Ha dichiarato un leader verde tedesco-occidentale: Non siamo marxisti, né socialisti, né liberali, ma contro lo sfruttamento della natura e degli uomini.” Obiettivo che, chiaramente, non pud essere dettato da alcuna legge ecologica, bensi da una scelta filosofico-morale, la stessa, come sostanza, di frate Francesco (per l’'approccio alla natura) e di Gest Cristo (nei confronti del’ uomo, nel senso che il prossimo non va predato per Paccumulo di ricchezza da parte dei pochi, ma, al contrario, amato dello stesso amore che abbiamo per noi stessi). A vincere, si sa, non sono stati né Gesu Cristo, né frate Francesco, né il filone di pensiero - religioso o laico che sia - che postula la liberazione dallo sfruttamento per la fondazione del regno morale, il regno nel quale, per dirla con Marx, ’uomo non sia pit limite per altro uomo, ma sua realizzazione. Hanno vinto i ’realisti”, con questi risultati: 1. Hiroshima, con la conseguenza che oggi il dominio non prospetta piu, per conservarsi e prosperare, la guerra (sempre riparabile, compresa quella di stile hitleriano), ma l’'annientamento della biosfera, il deserto radioattivo planetario. 2. Il tecnototalitarismo, inconsapevolmente finalizzato all’ecocatastrofe nellillusione che alla tecnologia di Dio si possa sostituire quella del Capitale, e consapevolmente proteso alla sostituzione (al limite, totale) dell’uomo con la macchina, con due conseguenze irreversibili: a) da un lato un processo inflattivo inarrestabile, legato per tanta parte allinces- sante innovazione tecnologica, di pace e di guerra (l’ultimo modello di bombardiere nucleare Usa costa 250 milioni di dollari, e fratre anni, se nel frattempo non avra contribuito all’anientamento della biosfera, sara obsoleto); b) dall’altro una progressiva espulsione dell’energia umana dai processi produttivi, per cui il trend della disoccupazione va di pari passo col ””’progresso” scientifico-tecnologico. Se il mondo finira prima che (fra qualche miliardo di anni) si spenga il Sole, © per guerra nucleare o per ecocidio, lo dovremo ai ”realisti”, a loro dovremo se la comunita umana - supposto che non ci sia né apocalisse nucleare né crollo della biosfera causato dall’attuale struttura produttiva e consumistica - sara spiritualmente svuotata dal tecnototalitarismo, un dominio di pochi su masse crescenti di individui esclusi in partenza da ogni partecipazione ai processi produttivi, dannati dalla nascita a disoc- cupazione, emarginazione, fame, degrado, terrorismo. 35