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Esequie d’onore
Funerali e matrimoni sono da sempre, per la malavita, un’occasio-
ne per costituire alleanze o per esternare il proprio potere. Bare di
bronzo o placcate in oro, carrozze borboniche trainate da cavalli,
sfarzose corone di fuori e bande musicali. Per l’ultimo saluto ai
boss della criminalità organizzata non si bada a spese. E per i ma-
trimoni, tanti scelgono per testimone un amico politico
di Saul Caia
Carrozza nera con decorazioni
doratetrainatadaseicavallineri
e accompagnata da una banda
chesuonalacolonnasonoradeIl
Padrino.All’entratadellachiesa
lagigantografiadeldefuntoeuno
slogan: “Hai conquistato Roma,
ora conquisterai il paradiso”.
Un elicottero sorvola la zona,
cospargendola di petali di rosa.
Potrebbe sembrare solo una ce-
rimonia funebre troppo fastosa,
inunpomeriggioafosodiagosto
nella periferia di Roma. Se non
fosse che il defunto si chiamava
Vittorio,dicognomeCasamonica,
per tutti “lo Zio”, considerato il
capo indiscusso dell’omonimo
clan. Tanto clamore, ma quello
del clan d’origine sinti non è il
primo caso in cui la Chiesa è
direttamente o indirettamente
coinvolta con uomini d’onore e
criminali, sia in Italia sia all’e-
stero.
Leorganizzazionicriminalima-
nifestano una forte devozione e
fanno un largo uso di rituali con
santi e Madonne. Molti riti di
iniziazioneprevedonol’utilizzo
16 | novembre/dicembre 2015 | narcomafie
Vangelo e mafia
di santini: la ’ndrangheta usa
quellodiSanMicheleArcangelo,
lacamorraquellodellaMadonna
di Pompei. Gli uomini d’onore
sfoggiano vistosi crocifissi e ro-
sari, si tatuano immagini sacre,
s’incontrano in luoghi di culto.
Il Santuario della Madonna di
Polsi, del comune di San Luca,
in provincia di Reggio Calabria,
è stato meta di pellegrinaggio
dei boss della ’ndrangheta in
occasione della festa. La fami-
glia Santapaola e numerosi suoi
affiliatifacevanopartedellacan-
delora del circolo Sant’Agata,
protettricedellacittàdiCatania.
Elacronacadegliultimianniha
postol’accentosulleprocessioni
egliinchinidellestatuedifronte
alle case dei boss. Come nelle
dinastie reali, da sempre le ma-
fie stringono accordi attraverso
matrimoni e omaggiano i propri
defunti con fastosi funerali.
Riposa in pace. Le esequie di
VittorioCasamonicahannofatto
riemergerevecchiricordi.Come
quelli che portano la data del
1962, anno in cui a Napoli fu
celebrato il funerale di Lucky
Luciano.Ilpadrino,originariodi
Lercara Friddi, piccolo comune
palermitano, era emigrato gio-
vanissimo negli States per poi
esserne espulso nel ‘46 per le
sue attività criminali. Il giorno
dell’estremo saluto, lo sfarzoso
carro funebre con decorazioni
borbonicheinoro,rigorosamente
nero e trainato da otto cavalli
dello stesso colore, attraversò il
quartierepartenopeopergiunge-
reprimaallachiesadellaTrinità
e poi al cimitero inglese.
Ilcarrofunebreavevatrasportato
in passato anche un altro uomo
d’onore, il camorrista Giuseppe
Navarra,meglioconosciutocome
‘il Re di Poggioreale’.
Più recentemente, nel luglio del
2010hadestatoscalporelamessa
dedicata in Sicilia ad Agostino
Cuntrera, boss e noto trafficante
di droga, originario di Siculiana
ed emigrato in Canada dove era
entrato in stretti rapporti con la
famiglia dei Rizzuto. Quando il
‘SignorediSaintLéonard’(come
loavevanoribattezzatoiquotidia-
nicanadesi)fuuccisoaMontréal,
padreLeopoldoArgentocelebrò
unafunzioneriservataaiparenti
delmafioso.“Maigirarelespalle
alla fede – disse padre Leopol-
do nel corso dell’omelia – che
rappresenta l’unica ancora di
salvezza per l’umanità”.
Con più riservatezza, invece, è
stato celebrato a Catania il fu-
nerale di Giuseppe Ercolano,
conosciuto come ‘u Zu Pippo’ o
‘ilbossdegliortofrutticoli’perle
sue attività nel settore. Ercolano
era cognato di Nitto Santapaola,
nonchépadrediAldoErcolano,
esecutorematerialedell’omicidio
diGiuseppeFava,ediEnzoErco-
lano,imprenditorespecializzato
nel settore degli autotrasporti e
arrestato recentemente nell’in-
chiestaCaronte.Nell’afosoagosto
del 2012, alla chiesa di Ognina
della città etnea erano presenti
soloifamiliaripiùstrettiarrivati
conberlineemacchinedilusso.Il
feretroerastatotrasportatodalla
ditta D’Emanuele, di proprietà
di Sebastiano e Natale, cugini
di Nitto Santapaola e coinvolti
in diverse inchieste giudiziarie
dimafia,accompagnatodaquat-
tro furgoni contenenti corone di
fiori, omaggi di diverse famiglie
e amici vicini al clan. “È morto
PippoErcolano,grandeesempio
per la famiglia”, si legge nel ne-
crologio apparso su La Sicilia, il
piùdiffusoquotidianonell’isola
di proprietà dell’imprenditore
Mario Ciancio Sanfilippo, che
in passato aveva però negato la
pubblicazionedelnecrologiodel
commissario di polizia Beppe
Montana ucciso dalla mafia nel
1985.
Onorevoli testimoni. “È noto
ormaiatuttichesonostatotesti-
mone di nozze del Di Cristina,
molto prima che in Sicilia e in
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lotta alla mafia e di antimafia”.
A parlare, correvano gli anni
Settanta, è l’onorevole Graziano
Verzotto.Ildeputatoandreottiano
della Dc ammette di essere stato
testimone di nozze di Giuseppe
Di Cristina, la ‘tigre di Riesi’,
boss dell’omonima famiglia del
comune in provincia di Calta-
nissetta e figlio di don Cicco Di
Cristina,unodeipatriarchidella
mafia campieristica al pari di
CalogeroVizzinieGencoRusso.
L’altrotestimonedellosposoera
GiuseppePippoCalderone,detto
‘cannarozze d’argento’ per via
di una protesi alle corde vocali,
fondatore della prima famiglia
di mafia a Catania.
Nell’ottobre del 1977, nella
chiesa del Santissimo Crocifis-
so di Siculiana, in provincia di
Agrigento, si celebrano le nozze
tra Gerlando Caruana, figlio del
capomafiaLeonardo,elagiovane
Maria Silvana Parisi. Nel certifi-
catodimatrimonio,spiccacome
testimone dello sposo il nome
di Calogero Mannino, da poco
eletto deputato nazionale con
la Dc. Lo stesso Mannino che,
nell’agosto 1988, insieme con
il suo collega di partito nonché
sottosegretarioGiuseppeSiensi,
farà da testimone alle nozze tra
Giuseppe Calandrino e Anna
Maria Di Maida, figlia di Vito
(il quale aveva Mannino come
testimone di nozze) e nipote
di Angelo Ciraulo, ritenuto ca-
pomafia di Ravanusa, il paese
dell’onorevole.
E nei registri non mancano i
nomidipoliticichesarebberopoi
diventati presidenti. Nel 2000,
Totò Cuffaro fa da testimone a
Francesco Campanella, già pre-
sidente del consiglio comunale
di Villabate e condannato per
reatidimafia.Secondotestimone
dellosposoèClementeMastella,
politicopluri-partiticoeministro
dei governi Berlusconi e Prodi.
E a proposito di presidenti, nel
1983 Raffaele Lombardo è a Ni-
scemi perché invitato da Salva-
torePaternò,figliodelcapomafia
delpaese,checonvogliaanozze
conRenataRizzo,sorelladell’ex
sindacodemocristianoecognato
di Salvatore Giungo, boss della
mafia locale. Il futuro inquilino
diPalazzod’Orléansfaràcompa-
gniasull’altarealbossGiuseppe
‘Piddu’ Madonia, capomafia di
Vallelunga e componente della
commissione regionale di Cosa
nostra, oggi all’ergastolo. Il cer-
tificatodinozzeèpresentatonel
corsodelprocessoIblis,tenutosia
Catania,chehainseguitoportato
alla condanna in primo grado
a 6 anni e 8 mesi per concorso
esterno in associazione mafio-
sa proprio Lombardo. Anche
l’ultimo presidente della Re-
gione, Rosario Crocetta, è stato
testimone di nozze di un uomo
d’onore.“Siamostatiamicid’in-
fanzia, abitava vicino casa mia,
era orfano di madre”, racconta
Crocettaquandoparladell’amico
AlessandroBarbieri,conosciuto
nelquartiereBronxdiGelaincui
era cresciuto. Entrambi lavora-
vano come dipendenti del polo
petrolchimicogelese,enel1973
accettalarichiestadell’amicodi
fargli da testimone. “Per circa
15 anni non l’ho visto, poi è
stato arrestato, ha preso una via
17 | novembre/dicembre 2015 | narcomafie
Ritid’onore
oltreoceano
Nel novembre 1924, a Chicago,
diecimila persone (tra cui il sinda-
co, il procuratore di Stato, il capo
della polizia e quello della contea)
diedero l’ultimo saluto a “don Mi-
chele”, all’anagrafe Michele Merlo,
originario di Sambusa di Sicilia ed
emigrato negli States in cerca di
fortuna. E di fortuna, oltreoceano,
Mike ne aveva fatta tanta, arrivando
a controllare il mercato nero degli
alcolici durante il periodo proibi-
zionista. Un’attività che ne fece
il potentissimo e rispettato capo
della criminalità della città che
presto avrebbe visto la scalata di Al
Capone. Per celebrare don Michele,
l’Unione Siciliana, associazione
d’alleanza tra i residenti in Sicilia
e quelli emigrati negli States, donò
30 mila dollari per i fiori e una
statua di cera a grandezza naturale
raffigurante il volto del boss. Nel
maggio dell’anno successivo, in
centinaia presenziarono ai funerali
delsuosuccessore,AngeloGemma,
alias ‘Bloody Angelo’. Una bara
interamente di bronzo, del peso di
1.200 chilogrammi e del costo di
tremila dollari, fu accompagnata
da un corteo di una decina di auto,
con bandiere e striscioni. Stando
alle cronache dell’epoca, furono
spesi 75 mila dollari in fiori e tutti
i principali boss avevano invia-
to un omaggio floreale: i gigli di
Al Capone, le peonie di Giuseppe
‘Diamond Joe’ Esposito, i garofani
di John Torrio.
Bisognerà attendere molti anni per
rivedere in America una cerimo-
nia simile. Precisamente l’ottobre
del ’76 quando morì il capo dei
capi della mafia statunitense, Carlo
Gambino, fulminato da un infarto
mentre guardava la partita dei New
York Yankees in tv. La sua salma fu
accompagnata da cento macchine
e nella chiesa di Saint John’s Ce-
metery del quartiere del Queens,
eranostipateunmigliaiodipersone.
A Montréal, considerata da molti
la patria di Cosa nostra, in tre anni
si sono celebrati in sequenza gli
estremionoriperiRizzuto,ipadrini
del Canada. Il primo in ordine cro-
nologico – il 28 dicembre 2009 – è
stato quello di Nick Rizzuto junior,
figlio di Vito e nipote del patriarca
Niccolò,sepoltoinunabaraplaccata
in oro e accompagnata da centinaia
di amici e parenti. Ma quando a
morire è Niccolò, l’uomo d’onore
pereccellenza,emigratodaCattolica
Eracleaediventatounadellecostole
dell’organizzazione mafiosa dei
Bonanno di New York, le spoglie
delpadrinosonoaccompagnatesolo
dal silenzio nella chiesa di Notre
Dame de la Défense nel quartiere
della Little Italy di Montréal. Nel
dicembre 2012 si spegne l’ultimo
Vito. Settecento persone (scrive il
The National Post) vegliano la sua
salma nella cappella di famiglia a
St. Léonard. Anche in questo caso,
la bara è in oro, accompagnata in
corteo da decine di limousine, cia-
scunaconunacorona.Letelevisioni
riprendono l’arrivo dei familiari,
mentre agenti in borghese e uomini
dei reparti speciali filmano tutto. Il
funerale di Vito Rizzuto dà la stura
aldibattito.Loscrittoreegiornalista
del The Nation Post Adrian Hum-
phreys intervista Monsignor Incal-
talupo che ha celebrato la messa e
che rimarca come “la Chiesa non
rifiutanessuno.Eracristianoeaveva
il diritto di avere un funerale nella
Casa di Dio”. Anche il portavoce
dell’Arcidiocesi di Toronto, Neil
MacCarthyglissa:“Unfuneralenon
è una valutazione della vita di un
individuo.Èun’opportunitàpernoi
dipregareperildefuntoelafamiglia
che ne piange la scomparsa”.
sbagliata. Sapere che un amico
d’infanzia è diventato un capo-
mafiamihaprovocatoungrande
dolore,maioconluinonhomai
avuto a che fare”.
Mentre Crocetta da sindaco di
Geladiventaeurodeputatoepre-
sidente della Regione, l’amico
Barbieriscalaiverticidellamafia
gelese, diventando capomanda-
mento e consuocero di Piddu
Madonia.
Lapartecipazioneaunmatrimo-
nioimportantevalbenelafatica
diunviaggioall’estero.Marcello
Dell’Utri,fondatorediForzaItalia
con Silvio Berlusconi, nel 1987
volòaLondraperparteciparealla
celebrazione nuziale di Girola-
mo Maria Fauci, detto ‘Jimmi’,
narcotrafficante internazionale.
Tra i commensali ci sono molti
amici e parenti dello sposo, tra
cuiFrancescoDiCarlo,coinvolto
nel processo per l’omicidio del
banchiere Roberto Calvi.
Capelli corti e ricci, occhiali da
vista tondi, Angelino Alfano ha
ventisei anni e da poco è stato
eletto deputato e capogruppo
all’assemblearegionalediSicilia.
Si reca a Palma di Montechiaro
perprenderepartealmatrimonio
di Gabriella Napoli e Francesco
Provenzani.Nelcorsodeifesteg-
giamenti saluta il padre della
sposa,CroceNapoli.Ilframmen-
todiquell’immagineèimmorta-
lato nel filmino matrimoniale e
pubblicatoalcuniannidopodal
quotidianolaRepubblicacheper
l’occasionesottolineacheCroce
Napoli era anche considerato
il boss di Palma di Montechia-
ro. Inizialmente Alfano nega di
essere stato al matrimonio, poi
davanti l’evidenza corregge il
tiro: “Sono stato invitato dallo
sposo, mio conoscente. Non co-
noscevolasposa,menchemeno
suo padre”.
18 | novembre/dicembre 2015 | narcomafie

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  • 1. Esequie d’onore Funerali e matrimoni sono da sempre, per la malavita, un’occasio- ne per costituire alleanze o per esternare il proprio potere. Bare di bronzo o placcate in oro, carrozze borboniche trainate da cavalli, sfarzose corone di fuori e bande musicali. Per l’ultimo saluto ai boss della criminalità organizzata non si bada a spese. E per i ma- trimoni, tanti scelgono per testimone un amico politico di Saul Caia Carrozza nera con decorazioni doratetrainatadaseicavallineri e accompagnata da una banda chesuonalacolonnasonoradeIl Padrino.All’entratadellachiesa lagigantografiadeldefuntoeuno slogan: “Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso”. Un elicottero sorvola la zona, cospargendola di petali di rosa. Potrebbe sembrare solo una ce- rimonia funebre troppo fastosa, inunpomeriggioafosodiagosto nella periferia di Roma. Se non fosse che il defunto si chiamava Vittorio,dicognomeCasamonica, per tutti “lo Zio”, considerato il capo indiscusso dell’omonimo clan. Tanto clamore, ma quello del clan d’origine sinti non è il primo caso in cui la Chiesa è direttamente o indirettamente coinvolta con uomini d’onore e criminali, sia in Italia sia all’e- stero. Leorganizzazionicriminalima- nifestano una forte devozione e fanno un largo uso di rituali con santi e Madonne. Molti riti di iniziazioneprevedonol’utilizzo 16 | novembre/dicembre 2015 | narcomafie Vangelo e mafia
  • 2. di santini: la ’ndrangheta usa quellodiSanMicheleArcangelo, lacamorraquellodellaMadonna di Pompei. Gli uomini d’onore sfoggiano vistosi crocifissi e ro- sari, si tatuano immagini sacre, s’incontrano in luoghi di culto. Il Santuario della Madonna di Polsi, del comune di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, è stato meta di pellegrinaggio dei boss della ’ndrangheta in occasione della festa. La fami- glia Santapaola e numerosi suoi affiliatifacevanopartedellacan- delora del circolo Sant’Agata, protettricedellacittàdiCatania. Elacronacadegliultimianniha postol’accentosulleprocessioni egliinchinidellestatuedifronte alle case dei boss. Come nelle dinastie reali, da sempre le ma- fie stringono accordi attraverso matrimoni e omaggiano i propri defunti con fastosi funerali. Riposa in pace. Le esequie di VittorioCasamonicahannofatto riemergerevecchiricordi.Come quelli che portano la data del 1962, anno in cui a Napoli fu celebrato il funerale di Lucky Luciano.Ilpadrino,originariodi Lercara Friddi, piccolo comune palermitano, era emigrato gio- vanissimo negli States per poi esserne espulso nel ‘46 per le sue attività criminali. Il giorno dell’estremo saluto, lo sfarzoso carro funebre con decorazioni borbonicheinoro,rigorosamente nero e trainato da otto cavalli dello stesso colore, attraversò il quartierepartenopeopergiunge- reprimaallachiesadellaTrinità e poi al cimitero inglese. Ilcarrofunebreavevatrasportato in passato anche un altro uomo d’onore, il camorrista Giuseppe Navarra,meglioconosciutocome ‘il Re di Poggioreale’. Più recentemente, nel luglio del 2010hadestatoscalporelamessa dedicata in Sicilia ad Agostino Cuntrera, boss e noto trafficante di droga, originario di Siculiana ed emigrato in Canada dove era entrato in stretti rapporti con la famiglia dei Rizzuto. Quando il ‘SignorediSaintLéonard’(come loavevanoribattezzatoiquotidia- nicanadesi)fuuccisoaMontréal, padreLeopoldoArgentocelebrò unafunzioneriservataaiparenti delmafioso.“Maigirarelespalle alla fede – disse padre Leopol- do nel corso dell’omelia – che rappresenta l’unica ancora di salvezza per l’umanità”. Con più riservatezza, invece, è stato celebrato a Catania il fu- nerale di Giuseppe Ercolano, conosciuto come ‘u Zu Pippo’ o ‘ilbossdegliortofrutticoli’perle sue attività nel settore. Ercolano era cognato di Nitto Santapaola, nonchépadrediAldoErcolano, esecutorematerialedell’omicidio diGiuseppeFava,ediEnzoErco- lano,imprenditorespecializzato nel settore degli autotrasporti e arrestato recentemente nell’in- chiestaCaronte.Nell’afosoagosto del 2012, alla chiesa di Ognina della città etnea erano presenti soloifamiliaripiùstrettiarrivati conberlineemacchinedilusso.Il feretroerastatotrasportatodalla ditta D’Emanuele, di proprietà di Sebastiano e Natale, cugini di Nitto Santapaola e coinvolti in diverse inchieste giudiziarie dimafia,accompagnatodaquat- tro furgoni contenenti corone di fiori, omaggi di diverse famiglie e amici vicini al clan. “È morto PippoErcolano,grandeesempio per la famiglia”, si legge nel ne- crologio apparso su La Sicilia, il piùdiffusoquotidianonell’isola di proprietà dell’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, che in passato aveva però negato la pubblicazionedelnecrologiodel commissario di polizia Beppe Montana ucciso dalla mafia nel 1985. Onorevoli testimoni. “È noto ormaiatuttichesonostatotesti- mone di nozze del Di Cristina, molto prima che in Sicilia e in Italia si cominciasse a parlare di lotta alla mafia e di antimafia”. A parlare, correvano gli anni Settanta, è l’onorevole Graziano Verzotto.Ildeputatoandreottiano della Dc ammette di essere stato testimone di nozze di Giuseppe Di Cristina, la ‘tigre di Riesi’, boss dell’omonima famiglia del comune in provincia di Calta- nissetta e figlio di don Cicco Di Cristina,unodeipatriarchidella mafia campieristica al pari di CalogeroVizzinieGencoRusso. L’altrotestimonedellosposoera GiuseppePippoCalderone,detto ‘cannarozze d’argento’ per via di una protesi alle corde vocali, fondatore della prima famiglia di mafia a Catania. Nell’ottobre del 1977, nella chiesa del Santissimo Crocifis- so di Siculiana, in provincia di Agrigento, si celebrano le nozze tra Gerlando Caruana, figlio del capomafiaLeonardo,elagiovane Maria Silvana Parisi. Nel certifi- catodimatrimonio,spiccacome testimone dello sposo il nome di Calogero Mannino, da poco eletto deputato nazionale con la Dc. Lo stesso Mannino che, nell’agosto 1988, insieme con il suo collega di partito nonché sottosegretarioGiuseppeSiensi, farà da testimone alle nozze tra Giuseppe Calandrino e Anna Maria Di Maida, figlia di Vito (il quale aveva Mannino come testimone di nozze) e nipote di Angelo Ciraulo, ritenuto ca- pomafia di Ravanusa, il paese dell’onorevole. E nei registri non mancano i nomidipoliticichesarebberopoi diventati presidenti. Nel 2000, Totò Cuffaro fa da testimone a Francesco Campanella, già pre- sidente del consiglio comunale di Villabate e condannato per reatidimafia.Secondotestimone dellosposoèClementeMastella, politicopluri-partiticoeministro dei governi Berlusconi e Prodi. E a proposito di presidenti, nel 1983 Raffaele Lombardo è a Ni- scemi perché invitato da Salva- torePaternò,figliodelcapomafia delpaese,checonvogliaanozze conRenataRizzo,sorelladell’ex sindacodemocristianoecognato di Salvatore Giungo, boss della mafia locale. Il futuro inquilino diPalazzod’Orléansfaràcompa- gniasull’altarealbossGiuseppe ‘Piddu’ Madonia, capomafia di Vallelunga e componente della commissione regionale di Cosa nostra, oggi all’ergastolo. Il cer- tificatodinozzeèpresentatonel corsodelprocessoIblis,tenutosia Catania,chehainseguitoportato alla condanna in primo grado a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafio- sa proprio Lombardo. Anche l’ultimo presidente della Re- gione, Rosario Crocetta, è stato testimone di nozze di un uomo d’onore.“Siamostatiamicid’in- fanzia, abitava vicino casa mia, era orfano di madre”, racconta Crocettaquandoparladell’amico AlessandroBarbieri,conosciuto nelquartiereBronxdiGelaincui era cresciuto. Entrambi lavora- vano come dipendenti del polo petrolchimicogelese,enel1973 accettalarichiestadell’amicodi fargli da testimone. “Per circa 15 anni non l’ho visto, poi è stato arrestato, ha preso una via 17 | novembre/dicembre 2015 | narcomafie
  • 3. Ritid’onore oltreoceano Nel novembre 1924, a Chicago, diecimila persone (tra cui il sinda- co, il procuratore di Stato, il capo della polizia e quello della contea) diedero l’ultimo saluto a “don Mi- chele”, all’anagrafe Michele Merlo, originario di Sambusa di Sicilia ed emigrato negli States in cerca di fortuna. E di fortuna, oltreoceano, Mike ne aveva fatta tanta, arrivando a controllare il mercato nero degli alcolici durante il periodo proibi- zionista. Un’attività che ne fece il potentissimo e rispettato capo della criminalità della città che presto avrebbe visto la scalata di Al Capone. Per celebrare don Michele, l’Unione Siciliana, associazione d’alleanza tra i residenti in Sicilia e quelli emigrati negli States, donò 30 mila dollari per i fiori e una statua di cera a grandezza naturale raffigurante il volto del boss. Nel maggio dell’anno successivo, in centinaia presenziarono ai funerali delsuosuccessore,AngeloGemma, alias ‘Bloody Angelo’. Una bara interamente di bronzo, del peso di 1.200 chilogrammi e del costo di tremila dollari, fu accompagnata da un corteo di una decina di auto, con bandiere e striscioni. Stando alle cronache dell’epoca, furono spesi 75 mila dollari in fiori e tutti i principali boss avevano invia- to un omaggio floreale: i gigli di Al Capone, le peonie di Giuseppe ‘Diamond Joe’ Esposito, i garofani di John Torrio. Bisognerà attendere molti anni per rivedere in America una cerimo- nia simile. Precisamente l’ottobre del ’76 quando morì il capo dei capi della mafia statunitense, Carlo Gambino, fulminato da un infarto mentre guardava la partita dei New York Yankees in tv. La sua salma fu accompagnata da cento macchine e nella chiesa di Saint John’s Ce- metery del quartiere del Queens, eranostipateunmigliaiodipersone. A Montréal, considerata da molti la patria di Cosa nostra, in tre anni si sono celebrati in sequenza gli estremionoriperiRizzuto,ipadrini del Canada. Il primo in ordine cro- nologico – il 28 dicembre 2009 – è stato quello di Nick Rizzuto junior, figlio di Vito e nipote del patriarca Niccolò,sepoltoinunabaraplaccata in oro e accompagnata da centinaia di amici e parenti. Ma quando a morire è Niccolò, l’uomo d’onore pereccellenza,emigratodaCattolica Eracleaediventatounadellecostole dell’organizzazione mafiosa dei Bonanno di New York, le spoglie delpadrinosonoaccompagnatesolo dal silenzio nella chiesa di Notre Dame de la Défense nel quartiere della Little Italy di Montréal. Nel dicembre 2012 si spegne l’ultimo Vito. Settecento persone (scrive il The National Post) vegliano la sua salma nella cappella di famiglia a St. Léonard. Anche in questo caso, la bara è in oro, accompagnata in corteo da decine di limousine, cia- scunaconunacorona.Letelevisioni riprendono l’arrivo dei familiari, mentre agenti in borghese e uomini dei reparti speciali filmano tutto. Il funerale di Vito Rizzuto dà la stura aldibattito.Loscrittoreegiornalista del The Nation Post Adrian Hum- phreys intervista Monsignor Incal- talupo che ha celebrato la messa e che rimarca come “la Chiesa non rifiutanessuno.Eracristianoeaveva il diritto di avere un funerale nella Casa di Dio”. Anche il portavoce dell’Arcidiocesi di Toronto, Neil MacCarthyglissa:“Unfuneralenon è una valutazione della vita di un individuo.Èun’opportunitàpernoi dipregareperildefuntoelafamiglia che ne piange la scomparsa”. sbagliata. Sapere che un amico d’infanzia è diventato un capo- mafiamihaprovocatoungrande dolore,maioconluinonhomai avuto a che fare”. Mentre Crocetta da sindaco di Geladiventaeurodeputatoepre- sidente della Regione, l’amico Barbieriscalaiverticidellamafia gelese, diventando capomanda- mento e consuocero di Piddu Madonia. Lapartecipazioneaunmatrimo- nioimportantevalbenelafatica diunviaggioall’estero.Marcello Dell’Utri,fondatorediForzaItalia con Silvio Berlusconi, nel 1987 volòaLondraperparteciparealla celebrazione nuziale di Girola- mo Maria Fauci, detto ‘Jimmi’, narcotrafficante internazionale. Tra i commensali ci sono molti amici e parenti dello sposo, tra cuiFrancescoDiCarlo,coinvolto nel processo per l’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Capelli corti e ricci, occhiali da vista tondi, Angelino Alfano ha ventisei anni e da poco è stato eletto deputato e capogruppo all’assemblearegionalediSicilia. Si reca a Palma di Montechiaro perprenderepartealmatrimonio di Gabriella Napoli e Francesco Provenzani.Nelcorsodeifesteg- giamenti saluta il padre della sposa,CroceNapoli.Ilframmen- todiquell’immagineèimmorta- lato nel filmino matrimoniale e pubblicatoalcuniannidopodal quotidianolaRepubblicacheper l’occasionesottolineacheCroce Napoli era anche considerato il boss di Palma di Montechia- ro. Inizialmente Alfano nega di essere stato al matrimonio, poi davanti l’evidenza corregge il tiro: “Sono stato invitato dallo sposo, mio conoscente. Non co- noscevolasposa,menchemeno suo padre”. 18 | novembre/dicembre 2015 | narcomafie