1. Conversione di San
Paolo 1477-80
L’affresco fa parte della decorazione
parietale della sagrestia, con scene di
Apostoli a figura intera . In questa
raffigurazione della conversione di San Paolo
l’artista evidenzia una notevole capacità
drammatica e teatrale nel rendere
l’espressione di incredulità e sorpresa di
Saulo, che caduto da cavallo, rimane
abbagliato dalla luce divina, che sorprende e
acceca anche i soldati. Compare qui per la
prima volta quella “cifra stilistica” propria del
Signorelli nella rappresentazione della
anatomia guizzante e nervosa dei
personaggi.
2. Volta della Sagrestia della Cura
Realizzata tra il 1477-1480 fu il primo incarico
ufficiale affidato al Signorelli nel Santuario
della Santa Casa di Loreto. Gli affreschi della
volta, suddivisa in otto spicchi, raffigurano
Evangelisti e Dottori della Chiesa sovrastati
da una corona di angeli. Dal punto di vista
stilistico la raffigurazione è ancora
abbastanza tradizionale, risentendo degli
influssi di Piero della Francesca e
dell’ambiente artistico urbinate.
3. Testamento e morte di
Mosè – Cappella
Sistina 1482
Poco più che trentenne l’artista fu coinvolto,
prima come aiutante del Perugino, poi a
pieno titolo, nella decorazione delle pareti
della Cappella Sistina in Vaticano. A lui
vengono attribuite le raffigurazione del
Testamento e morte di Mosè, per la quale
permangono però ancora dubbi attributivi,
essendo molto forte la partecipazione del
suo allievo Bartolomeo della Gatta. Di mano
del Signorelli sono sicuramente la figura
dell’ignudo al centro e quella dei due uomini
di spalle, che sono la cifra stilistica del
cortonese.
4. Madonna col bambino e ignudi
1490
Galleria degli Uffizi
Attorno al 1490 l’artista si trovava a Firenze ove frequentava la
cerchia dell’Accademia Neoplatonica e gli ambienti colti della corte
di Lorenzo il Magnifico. Frutto di questo contesto culturale è questa
tavola degli Uffizi, che, a detta del Vasari nelle sue vite, apparteneva
a Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, quindi un committente molto
esigente e colto. La Vergine è seduta su un prato fiorito, contro uno
sfondo con figure slanciate di ignudi in un paesaggio di rovine., che
potrebbero rappresentare virtù ascetiche. Evidenti sono i rimandi
alla cultura fiamminga nella descrizione del paesaggio molto
dettagliata e nelle rocce sullo sfondo. Questa tavola fu sicuramente
un modello significativo per il giovane Michelangelo del Tondo Doni,
che ne riprese la iconografia dei nudi atletici .
5. Beato Angelico, Cristo
giudice, Cappella di
San Brizio 1447
Da fonti certe si ricava che il Signorelli il 5
aprile 1499 firmò il contratto per il
completamento del ciclo di affreschi della
Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto,
che era stato iniziato nel 1447 dal Beato
angelico, ma rimasto incompiuto. Questa
scena rappresenta la lunetta affrescata
dall’Angelico secondo il programma
iconografico del Giudizio Universale, che
vede raffigurato il Cristo Giudice entro una
mandorla circondato da angeli su fondo oro,
secondo lo stile più aulico e “sacro”
dell’Angelico.
6. Predica e fatti
dell’Anticristo, Cappella
di San Brizio
1499-1502
I
In questa scena il Signorelli rappresenta la predica
dell’Anticristo, raffigurato su un podio, con alle spalle il
demonio che gli suggerisce all’orecchio le parole da dire.
Questo artificio pittorico dona un carattere di estrema
teatralità alla scena, caratterizzata da una forte
drammaticità nella raffigurazione di una umanità degradata
e ormai preda delle peggiori efferatezze. I colori sono
modulati in gamme stridenti e le anatomie pervase da un
linearismo nervoso e dinamico. Come anche nelle scene
successive, prevale un groviglio inestricabile di nudi e di
lineee contorte e attorte, come in una sorta di horror vacui.
9. Compianto sul Cristo morto 1502 – Museo Diocesano Cortona
• Ricordata da Vasari come “opera rarissima”, il
Compianto venne realizzato dopo l’epidemia
di peste che colpì Cortona nel 1502. Vasari
stesso ricorda che l’autore perse il proprio
figlio Antonio e lo volle ritrarre nel corpo
senza vita di Cristo. In realtà questa opera
colpisce per la vividezza dei colori e per la
monumentalità dell’impianto scenografico,
per la forza plastica delle figure, in cui
Signorelli si dimostra maestro nell’arte di
esprimere il dolore, cristallizzandolo in una
forma statuaria.
10. Madonna col Bambino e Santi 1523
• L'ultima opera nota è una grande pala con la Madonna col Bambino e
santi, commissionata dalla Confraternita di San Girolamo ad Arezzo
nel 1519, che venne messa in opera quando l'artista era ormai
settantenne, nel 1523. In quell'occasione l'artista soggiornò in casa dei
suoi lontani parenti Vasari, dove conobbe quel Giorgio allora di otto
anni, che molto tempo dopo ne scrisse la biografia. Il ritratto che
l'aretino tracciò dell'anziano pittore è vivido e ricco di nostalgia:
• « Fu condotta quest'opera da Cortona in Arezzo, sopra le spalle
degl'uomini di quella Compagnia; e Luca, così vecchio come era, volle
venire a metterla su et in parte a rivedere gl'amici e parenti suoi. E
perché alloggiò in casa de' Vasari, dove io era piccolo fanciullo d'otto
anni, mi ricorda che quel buon vecchio, il quale era tutto grazioso e
pulito, avendo inteso dal maestro che m'insegnava le prime lettere,
che io non attendeva ad altro in iscuola che a far figure, mi ricorda,
dico, che voltosi ad Antonio mio padre gli disse: "Antonio, poi che
Giorgino non traligna, fa ch'egli impari a disegnare in ogni modo,
perché quando anco attendesse alle lettere, non gli può essere il
disegno, sì come è a tutti i galantuomini, se non d'utile, d'onore e di
giovamento". Poi rivolto a me, che gli stava diritto inanzi, disse:
"Impara parentino". » Dopo la visita ad Arezzo Luca tornò a Cortona,
dove morì poco dopo, cadendo da un ponteggio mentre attendeva ad
alcuni lavori per il cardinale Silvio Passerini. Essendo membro della
Confraternita dei Laudesi di San Francesco, fu probabilmente sepolto
nella sede di quella confraternita.