“Sembrerebbe che il muscolo non sia soggetto al riflesso miotatico, durante la stazione eretta, per tutte le sue fibre che lo compongono contemporaneamente.
Le contrazioni delle fibre muscolari che compongono il quadricipite dovute al riflesso miotatico si alternano, reclutando prima una parte e poi una altra di fibre stesse. In questo modo le fibre che sono a riposo riescono a ristorarsi per poter essere poi reclutate nel prossimo allungamento”
Ruggieri 2003
10. ASSI DI
RIFERIMENTO ASSE LONGITUDINALE
è una linea che partendo dal capo,
si estende perpendicolarmente al
terreno fino ai talloni. Passa per la
centralità del corpo e attraverso
essa è possibile individuare la
parte alta da quella bassa.
ASSE TRASVERSALE
Si estende dall’acromion della
spalla destra all’acromion
della spalla sinistra
parallelamente al terreno.
Attraverso essa è possibile ASSE SAGITTALE
determinare la parte destra Rappresentata dalla linea che
da quella sinistra. parallelamente al terreno si
estende dal processo xifoideo
dello sterno anteriormente fino
alla vertebra dorsale
corrispondente posteriormente.
L’asse sagittale delimita la parte
anteriore del corpo e la parte
posteriore del corpo.
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
11. PIANO SAGITTALE
PIANO FRONTALE
PIANO TRASVERSO
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
12. Le diverse azioni muscolari
Flessione e Estensione FLESSIONE
Flessione vuol dire piegare (determinante
una riduzione dell’angolo),
dell’angolo
mentre Estensione significa distendere
(determinante un aumento dell’angolo);
dell’angolo
L’articolazione a ginglimo ne è un esempio (gomito e ginocchio).
La flessione causa un piegamento del gomito o del ginocchio;
l’estensione li riporta nella posizione iniziale.
ESTENSIONE
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
13. Le diverse azioni muscolari
Adduzione ed abduzione
L’abduzione (allontanare) è un movimento
che allontana dalla linea mediana.
L’adduzione (avvicinare) è un movimento
che avvicina alla linea mediana.
L’abduzione consiste nel muovere gli arti inferiori allontanandoli dalla linea
mediana del corpo, mentre l’adduzione consiste nel riportarli nella posizione
iniziale. L’abduzione del polso allontana la mano dall’asse mediale del corpo,
mentre l’adduzione fa ritornare la mano verso l’asse mediale.
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
14. Le diverse azioni muscolari
Pronazione e supinazione
MOVIMENTO DI ROTAZIONE
Movimento che permette ad un segmento
di ruotare intorno al proprio asse.
supinazione: movimento pronazione:
che porta il dorso della movimento che
mano verso il basso. porta il dorso
della mano verso
l'alto.
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
15. I muscoli possono fra loro lavorare:
•in sinergia (sinergici e stabilizzatori)
•in accordo nel favorire un movimento
(agonisti)
•contrastando un movimento (antagonisti)
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
17. LE POSIZIONI DEL CORPO
• Stazione eretta
• Decubito supino (“a pancia in su”)
• Decubito prono (“a pancia in giù”)
• Decubito laterale
• Quadrupedia
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
19. • Delimita gli spazi
• Protegge gli organi vitali
• Riccamente vascolarizzato (richiesta di
energia metabolica)
• Composto da ossa (deposito di sali
minerali), articolazioni e muscoli
19
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
20. • Rivestite da periostio e con un canale midollare
all’interno
• lunghe (epifisi e diafisi)
epifisi sostanza spugnosa
periostio
• piatte (tavolati e sostanza spugnosa)
• accrescimento modulato da ormoni
(paratormone -, calcitonina +) promosso da diafisi
vitamine (D, C, E), e minerali (calcio, fosforo)
epifisi
20
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
21. LE VERTEBRE E LA COLONNA VERTEBRALE
•Sono ossa corte disposte una sulle altre a
formare la colonna vertebrale
•Sono di numero variabile da 32 a 34
•Sono distinte in:
• 7 vertebre cervicali
• 12 vertebre toraciche (o dorsali)
• 5 vertebre lombari
• 5 vertebre sacrali
• 3-5 vertebre coccigee
Possono essere distinte in:
•vertebre libere
•vertebre fuse
21
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
22. LE VERTEBRE E
LA COLONNA VERTEBRALE
Le vertebre cervicali
• Sono di dimensione più piccola rispetto alle altre vertebre della colonna vertebrale
• Presentano un corpo grossomodo di forma quadrangolare ed un foro vertebrale di forma
triangolare
• Il numero delle vertebre cervicali è di 7 ma non tutte hanno le stessa forma
• Differiscono la I, la II e la VII che hanno forma e dimensione diversa
• La I vertebra cervicale è chiamata atlante
• La II vertebra cervicale, chiamata epistrofeo
• la VII vertebra presenta un’apofisi spinosa
molto allungata e sporgente. Essa è chiamata
vertebra prominente
22
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
23. Le vertebre cervicali
ATLANTE ATLANTE
EPISTROFEO EPISTROFEO
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
25. LE VERTEBRE E
LA COLONNA VERTEBRALE
Le vertebre toraciche
• Corpo molto largo e molto spesso
• Presentano un canale midollare cilindrico
• I processi spinosi sono lunghi e rivolti verso il
basso
• Le vertebre toraciche sono tutte tastabili
al tatto nella parte medio-alta del dorso
25
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
26. LE VERTEBRE E
LA COLONNA VERTEBRALE
Le vertebre lombari
Presentano:
•un corpo molto voluminoso a causa del carico
che in questa parte della colonna risulta essere
più gravoso
•un canale vertebrale di forma triangolare
•un processo spinoso quadrangolare diretto
orizzontalmente in dietro
26
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
27. LE VERTEBRE E
Osso sacro
LA COLONNA VERTEBRALE Coccige
Osso sacro
• Formato dalla fusione delle 5 vertebre sacrali
• Le vertebre vanno diminuendo di grandezza
dall’altro verso il basso
Coccige
• Formato dalla fusione delle vertebre coccigee
• Sono vertebre molto rudimentali e di forma e
dimensione molto piccola rispetto a tutte le
altre
27
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
28. LE VERTEBRE E LA COLONNA VERTEBRALE
Osso sacro e Coccige
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
29. LE VERTEBRE E
LA COLONNA VERTEBRALE
Considerando la colonna vertebrale sul piano sagittale, essa presenta
4 curve, due concave e due convesse
• Le 7 vertebre cervicali riunite che si organizzano a
formare una curva a concavità posteriore chiamata
lordosi cervicale.
• Le 12 vertebre riunite, formano una curva a concavità
anteriore chiamata cifosi dorsale o toracica.
• Le 5 vertebre lobari, riunite insieme formano una
curva a concavità posteriore sul piano sagittale
chiamata lordosi lombare.
• L’osso sacro e il coccige sono disposti fra di loro a
formare una curva a concavità anteriore chiamata
cifosi sacro-coccigea.
29
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
30. LE VERTEBRE E
LA COLONNA VERTEBRALE
4 curve, due concave e due convesse
• lordosi cervicale.
• cifosi dorsale o toracica.
• lordosi lombare.
• cifosi sacro-coccigea.
30
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
31. LE VERTEBRE E LA COLONNA VERTEBRALE
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
32. LA GABBIA TORACICA
E’ costituita:
•Posteriormente dalle
vertebre toraciche
•In avanti dallo sterno
•Lateralmente dalle coste e
dalle cartilagini costali
Delimita e protegge gli
organi interni costituiti dal
cuore e dai polmoni
32
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
33. LA GABBIA TORACICA
Essa è in grado di dilatarsi,
aumentando il suo volume, nelle
tre dimensioni dello spazio:
•Larghezza
•Lunghezza
•Profondità
La superficie interna delle coste è a contatto con il tessuto polmonare, che
ancorandosi a esse, viene trascinato quando la gabbia toracica aumenta il
proprio volume, aumentando in tal maniera la superficie di scambio gassoso
33
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
34. IL BACINO
34
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
35. IL BACINO
Costituito:
•In avanti e sui lati dai due ossi dell’anca, congiunti
anteriormente tra loro tramite la sinfisi pubica,
•Posteriormente dall’osso sacro che si articola con i
due ossi dell’anca mediante le articolazioni sacro-
iliache e del coccige
35
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
36. IL BACINO
L’osso dell’anca è costituito dalla fusione di tre ossa primitivamente
distinte,
•ILEO
•ISCHIO
•PUBE
ILEO
PUBE
ISCHIO
36
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
37. Gli addominali comunemente
detti sono rappresentati dal
retto dell’addome, il m.
obliquo interno, il m. obliquo
esterno, il m. trasverso.
37
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
38. m. trasverso
m. obliquo esterno m. obliquo interno
38
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
39. retto
dell’addome
39
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
40. Non è
meccanicamente
possibile
sollecitare in modo
differente le varie
porzioni del
muscolo retto
dell’addome
40
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
41. Fonte img.: ab-core-
and-stomach-
exercises.com
41
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
42. IL BACINO
IL MUSCOLO ILEOPSOAS Partecipa attivamente
all’anteroversione del bacino attraverso la sua Fonte Beraldo
contrazione www.sportme
dicina.com
42
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
44. MUSCOLO DIAFRAMMA
E’ un muscolo impari disposto trasversalmente a
separare la cavità toracica da quella addominale
SEPARA
AGISCE
44
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
45. MUSCOLO DIAFRAMMA
Ha forma laminare con una forte convessità verso l’alto
Psoas
45
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
46. MUSCOLO DIAFRAMMA
Il diaframma è il più importante dei muscoli inspiratori
La sua contrazione tende ad appiattire la sua convessità
superiore, portandosi dietro i polmoni che aumentano il
loro diametro longitudinale
46
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
47. -Appartiene al gruppo dei muscoli
estrinseci spino-appendicolari.
-E’ un muscolo molto potente, di
forma triangolare, che si estende dal
cranio sino alla 12a vertebra
12L
dorsale, inserendosi a livello
scapolare.
47
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
49. Contraendosi eleva e adduce la
spalla, flette il collo lateralmente.
Si oppone
all’abbassamento
delle scapole sotto carico
49
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
50. • E’ il principale muscolo della regione dorsale
ed il più vasto, per superficie, di tutto il
corpo. E’ appiattito e di forma triangolare.
• Origina dai processi spinosi delle ultime 6
vertebre toraciche, e dalle vertebre lombari
e sacrali, dalla cresta iliaca e dalle ultime
coste, per poi inserirsi anteriormente
sull’omero.
gran dorsale
50
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
51. L’ottimale sollecitazione,
sotto il profilo allenante,
si ottiene mediante un suo
adeguato
allungamento nella fase
eccentrica.
http://www.sportmedicina.com
51
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
52. -E’ costituita da 4 ventri muscolari:
vasto mediale, vasto laterale, vasto
vasto intermedio
intermedio e retto femorale.
Originano da regioni differenti e si
inseriscono con un tendine
laminare a livello rotuleo e nella
zona infraglenoidea della tibia
-L’allenamento di questa porzione
muscolare deve essere adeguato e
proporzionale a quanto previsto
per la porzione posteriore della
coscia.
52
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
53. L’allenamento di questa
porzione muscolare deve
essere adeguato e
proporzionale a quanto
previsto per la porzione
posteriore della coscia.
53
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
54. -E’ un muscolo estremamente
potente che interviene in modo
marcato nella deambulazione.
-La sollecitazione dei flessori
dell’anca deve essere bilanciata
retto femorale
con gli estensori dell’anca
(anteroversione del bacino).
54
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
55. Bicipite femorale,
assieme al muscolo
semitendinoso e
semimembranoso
occupano il versante
posteriore della
coscia.
55
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
56. -E’ costituita da 2 ventri muscolari:
il capo lungo ed il capo breve. Il
capo breve decorre in profondità
rispetto al capo lungo. Entrambi
convergono in un unico tendine
che si inserisce a livello fibulare.
capo lungo
56
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
58. -La muscolatura del polpaccio è distribuita su 2 strati. Uno
superficiale occupato dal gastrocenemio ed uno profondo
occupato dal soleo.
-Tutti e tre i muscoli che compongono la struttura del
soleo
polpaccio, convergono verso il basso per inserirsi,
attraverso il tendine calaneale, sul tallone.
-Il gastrocnemio è composto da due ventri muscolari (i
gemelli) che originano dall’area posterosuperiore dei
condili femorali
-Il soleo origina dal margine laterale della fibula.
58
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
59. -Il soleo origina dal margine laterale della
fibula.
-Il gastrocnemio è composto da due ventri muscolari (i
gemelli) che originano dall’area posterosuperiore dei
condili femorali
soleo
59
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
60. Distinguiamo:
• Muscolatura liscia INVOLONTARIA
visceri e dei vasi sanguigni
• Muscolatura striata scheletrica
VOLONTARIA
• Muscolatura striata cardiaca
INVOLONTARIA MA STRIATA
60
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
61. LE FIBRE MUSCOLARI
• Fibre bianche a contrazione
rapida. TIPO IIB
(IIA-IIC)
Le fibre a contrazione rapida, intervengono nelle azioni muscolari
rapide ed intense.
Sviluppano forze elevate ma si affaticano rapidamente
• Fibre rosse a contrazione lenta.
TIPO I
Vengono reclutate in azioni muscolari di scarsa entità ma di lunga
durata.
Più sottili delle bianche, concentrano gli enzimi associati al
metabolismo aerobico.
61
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
62. BIOMECCANICA DEL LAVORO MUSCOLARE
Lavoro isometrico
Tensione senza variazione di lunghezza
Alcuni sarcomeri si accorciano mentre altri, nello stesso miofilamento,
vengono stirati
Lavoro concentrico
Il muscolo si accorcia
Una delle estremità del muscolo viene lasciata libera.
Il lavoro svolto è il prodotto tra accorciamento e peso sollevato
Lavoro eccentrico
Il carico è superiore alla forza
Il muscolo funge da freno e si allunga
62
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
63. BIOMECCANICA DEL LAVORO MUSCOLARE
lunghezza muscolare costante e si ottiene quando l'accorciamento del
muscolo è impedito da un carico uguale alla tensione muscolare, oppure
• Isometrico quando un carico viene sostenuto in una posizione fissa dalla tensione
del muscolo.
• Isotonico muscolo si accorcia spostando un carico che rimane costante per
l'intera durata del periodo di accorciamento
• Isocinetico esercizi muscolari a velocità costante lungo l’intero arco di movimento
• Auxotonico aumenta progressivamente con l'accorciamento muscolare
• Pliometrico contrazione concentrica esplosiva, immediatamente preceduta da
contrazione eccentrica; in tal modo si sfrutta l'energia accumulatasi nelle
strutture elastiche del muscolo nella precedente fase eccentrica.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 63
64. I RIFLESSI SPINALI
RIFLESSO SPINALE SEMPLICE
Il segnale sensitivo eccita direttamente il motoneurone spinale dello stesso segmento, senza
essere proiettato in zone diverse
Possiamo distinguere
Riflessi propriocettivi, se il recettore è di tipo tendineo o muscolare:
•Riflesso miotatico
•Riflesso miotatico inverso
Riflessi esterocettivi, se il recettore si trova nella cute:
•Riflesso puntorio
•Riflesso flessorio
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 64
65. RIFLESSO MIOTATICO
Consiste in una contrazione muscolare che si
verifica in conseguenza ad uno stiramento
del muscolo stesso
Se si percuote con un martelletto il tendine
rotuleo del quadricipite femorale a livello
patellare, si causa uno stiramento del
muscolo. L’applicazione dell’allungamento
da parte di una forza esterna, determina per
riflesso, la contrazione dello stesso e
quindi l’estensione della gamba sulla coscia
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 65
66. RIFLESSO MIOTATICO
I recettori in grado di recepire questo
segnale sono i
fusi neuromuscolari che sono presenti
all’interno delle muscolo.
Essi trasmettono il segnale dello
stiramento muscolare al midollo spinale
eccitando il motoneurone dello stesso
segmento, quest’ultimo contrarrà il
muscolo da dove origina il segnale.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 66
67. RIFLESSO MIOTATICO
Se consideriamo il quadricipite femorale, nella
stazione eretta, esso è costantemente
sottoposto ad uno stiramento a causa del
cedere del peso del corpo alle forze gravitare.
Sembrerebbe che attraverso il riflesso
miotatico esso riesca e rimanere tonico e
contratto e mantenere la postura eretta
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 67
68. RIFLESSO MIOTATICO
“Sembrerebbe che il muscolo non sia soggetto al riflesso
miotatico, durante la stazione eretta, per tutte le sue fibre che
lo compongono contemporaneamente.
Le contrazioni delle fibre muscolari che compongono il
quadricipite dovute al riflesso miotatico si alternano,
reclutando prima una parte e poi una altra di fibre stesse. In
questo modo le fibre che sono a riposo riescono a ristorarsi per
poter essere poi reclutate nel prossimo allungamento”
Ruggieri 2003
68
t t . R o b e r t o T r ic o l i
69. RIFLESSO MIOTATICO
E TONO DI BASE
L’alternanza di reclutamento delle fibre muscolari, sembra sia la chiave
per interpretare la dinamica del tono di base
L’alternanza del circuito alfa-gamma e il suo coordinamento determina
il tono di base e dunque gli stati di ipotonia (depressivi) o di ipertonia
(maniacali)
l'innervazione da parte dei motoneuroni gamma delle
fibre intrafusali e la loro azione coordinata con quella
dei motoneuroni alfa in modo che quando un muscolo
si contrae il fuso neuromuscolare rimanga comunque
attivo
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 69
70. RIFLESSO MIOTATICO INVERSO
E’ detto miotatico inverso perché, a
differenza del riflesso miotatico, lo
stimolo dei recettori che lo coordina
non determina una contrazione
muscolare ma un suo rilascio
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 70
71. RIFLESSO MIOTATICO INVERSO
Esso è dovuto al particolare ruolo che hanno delle
strutture neurotendinee dette del Golgi
Quando il muscolo si allunga eccessivamente,
da un lato il riflesso miotatico tende ad accorciarlo e
dall’altro quello inverso tende a rilasciarlo
A parità di segnale, la risposta muscolare riflessa dipende dal
carico,
se il carico non può essere vinto,
si ha variazione di tensione ma non di lunghezza
Perciavalle 2007
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 71
72. IL CIRCOLO VIZIOSO
Se il tono di base è molto rigido ed
eccessivo,
la risposta motoria si traduce in un
eccessivo sviluppo di tensione da parte
degli agonisti
che aumentano ancora di più il loro tono
per vincere la resistenza.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 72
73. IL CIRCOLO VIZIOSO
S’istaura un circolo vizioso in cui si può
avere un inibizione periferica e distrettuale
riflessa e conseguente limitazione del
movimento volontario
con compromissione della possibilità di
scaricare il peso in modo dinamico.
LIBERTA’ DEL GESTO
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 73
74. UNITÀ MOTORIE E TONO DI BASE
ALTERNANZA DI RECLUTAMENTO DELLE UNITÀ MOTORIE
TONO DI BASE
Il tono di base, non è dovuto ad una costante e continua contrazione
isometrica dei muscoli del corpo, poiché si stancherebbero troppo
velocemente, ma esso è il risultato dell’alternanza di reclutamento
delle unità motorie che compongono ogni singolo muscolo.
In questa direzione si spiegherebbe anche la presenza del “rumore di
base” del tono muscolare
Ruggieri 2003
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 74
75. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Il nostro SNC organizza la risposta elaborando la contrazione della muscolatura per macroaree,
che vengono denominate catene muscolari
Souchard 2004
Mèzières, ideatrice del metodo definì le catene muscolari come
“ un insieme di muscoli poliarticolari e con la stessa direzione, che si succedono scavalcandosi, e
ciò senza soluzione di continuità, come le tegole di un tetto”
Individuò due tipi di catene muscolari:
•le catene muscolari statiche, necessarie per assumere la postura statica
•le catene muscolari dinamiche, responsabili delle posture dinamiche e del movimento
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 75
76. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Mèzières Individuò due tipi di catene muscolari:
•le catene muscolari statiche, necessarie per
assumere la postura statica
•le catene muscolari dinamiche, responsabili
delle posture dinamiche e del movimento
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 76
77. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
• La grande catena anteriore
•Formata dal sistema sospensore del
diaframma e dei visceri, dallo sterno-
cleido-mastoideo, dal muscolo lungo del
collo, dagli scaleni, dai pilastri del
diaframma, dall’ileo-psoas e la fascia
iliaca, dagli adduttori pubici e dal tibiale
anteriore.
• La grande catena posteriore
•Formata dai muscoli spinali, dai
pelvi-trocanterici, dal grande
gluteo, dagli ischio-crurali, dal
popliteo, dal tricipite surale e
dai muscoli plantari.
Souchard 2004
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 77
78. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Inoltre si possono distinguere le catene muscolari accessorie:
•Catena respiratoria
•Catena superiore della spalla
•Catena anteriore del braccio
•Catena antero-interna dellla spalla
•Catena antero-interna dell’anca
•Catena laterale degli arti inferiori
Souchard 2004
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 78
79. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Modello Psicofisiologico Integrato
(Ruggieri 2004)
Le “catene muscolari sono costituite da muscoli che
interagiscono sviluppando sia una funzione tonico-
statica che di integrazione” tra i distretti corporei e
“l’integrazione dei diversi distretti corporei ha un
importante funzione narcisistica che è la base della
costruzione dell’identità dell’Io”
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 79
79
80. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Modello Psicofisiologico Integrato
(Ruggieri 2004)
“a livello del cervello che produce l’immagine
corporea, si disegnano quelle linee di tensione che
sono invarianti trans-posturali (nel senso che sono
presenti anche in caso di cambiamenti posturali) e
linee che si modificano, in rapporto ai diversi contesti
esperenziali”
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 80
80
81. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Modello Psicofisiologico Integrato
(Ruggieri 2004)
Le linee di tensione esercitano una trazione sulla cute
sovrastante, per cui risultano essere ben visibili e individuabili
in relazione alle piegature anche degli indumenti che il
soggetto indossa.
Ai fini clinici risulta importante individuarle poiché esse
possono generare atteggiamenti posturali in cui due strutture
anatomiche sono cristallizzate in una postura (con
contrazione isometrica) limitando l’escursione articolare
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 81
81
82. CATENE MUSCOLARI CINETICHE E
LINEE DI TENSIONE
Modello Psicofisiologico Integrato
(Ruggieri 2004)
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 82
82
83. LA DINAMICA RESPIRATORIA
ANATOMIA FUNZIONALE
VIE AEREE SUPERIORI
Dall’esterno verso l’interno:
•Cavità nasali
•Faringe
•Laringe
•Trachea
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 83
84. LA DINAMICA RESPIRATORIA
ANATOMIA FUNZIONALE
VIE AEREE SUPERIORI
Esse assolvono 5 funzioni fondamentali per la respirazione:
•Riscaldano l’aria e la umidificano grazie alla ricca vascolarizzazione di
queste strutture
•Depurano l’aria da sostanze estranee, grazie ai peli nasali e dalle ciglia
vibranti per tutto il tratto
•Consentono la fonazione per il passaggio dell’aria attraverso le corde
vocali nella laringe
•Permettono la funzione olfattiva attraverso i recettori della mucosa
nasale
•Modificano la componete dei gas rispetto a quella atmosferica
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 84
85. LA DINAMICA RESPIRATORIA
ANATOMIA FUNZIONALE
VIE AEREE INFERIORI
La trachea si divide in due grossi bronchi, che a loro volta
si dividono in rami sempre più piccoli, bronchi di grosso,
medio e piccolo calibro fino a costituire la struttura degli
alveoli polmonari, dove avviene lo scambio gassoso tra
aria e circolazione sanguigna
Tutti gli alveoli polmonari, insieme al microcircolo dei
capillari, costituiscono i polmoni
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 85
86. LA DINAMICA RESPIRATORIA
BIOMECCANICA RESPIRATORIA
Legge di Boyle:
PxV=K
La variazione di volume da parte della gabbia toracica avviene per
aumento delle tre dimensioni della stessa, altezza, lunghezza e
larghezza
•L’altezza varia per contrazione del muscolo diaframma
•La larghezza varia per rotazione esterna e innalzamento delle coste
•La lunghezza per sinergia tra l’innalzamento delle coste e le
modificazioni vertebrali che aumentano la curva cifotica toracica
Quest’atteggiamento della gabbia toracica è detto a “manico di secchio”
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 86
87. LA DINAMICA RESPIRATORIA
BIOMECCANICA RESPIRATORIA
In Un atto respiratorio normale (eupnoico),
non forzato,
soltanto l’inspirazione è un processo attivo,
attivo
cioè a carico della muscolatura preposta ad
aumentare i volumi
l’espirazione è un momento passivo,
avviene cioè per la capacità elastica dei
polmoni
a tornare allo stato iniziale per il rilascio
della muscolatura.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 87
88. INTEGRAZIONE POSTURALE
DELLA DINAMICA RESPIRATORIA
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 88
89. INTEGRAZIONE POSTURALE
DELLA DINAMICA RESPIRATORIA
CO2
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 89
90. LA POSTURA
CENTRO DI GRAVITÀ
SECONDA VERTEBRA SACRALE
LINEA DI GRAVITÀ
BASE DI APPOGGIO
CENTRO GEOMETRICO
(Wells e Luttgens 1978)
90
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
91. LA POSTURA
Non è importante dove cada la
linea di gravità, ma quali siano
gli aggiustamenti di
bilanciamenti e contro-
bilanciamenti che il soggetto
mette in atto per mantenere
costante la linea di gravità
Ruggieri V. 2000
91
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
92. LA POSTURA
Ridistribuzione meccanica delle forze
di gravità attraverso gli adeguati
spostamenti (che possono sfociare in
atteggiamenti cronici) tali da
mantenere costante la linea di
gravità sulla base di appoggio
In tal modo, non è modificata la
verticale del peso, ma sono
erroneamente modificate le
tensioni muscolari distrettuali Ruggieri V. 2000
92
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
93. LA POSTURA
EQUILIBRIO DINAMICO
93
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
94. LA POSTURA
Souchard P. (2004)
Scuola della Rieducazione Posturale Globale
SIAMO
“ESSERI PATOLOGICI UNICI”
ogni scompenso posturale e dismorfismo organico deve
essere inquadrato in una visione globale del soggetto
94
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
95. LA POSTURA E IL CONTESTO
CONNOTAZIONE COMUNICATIVA
ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE UMANA
• NON SI PUO’ NON COMUNICARE
• LIVELLI COMUNICATIVI DI CONTENUTO E DI RELAZIONE
• PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI
• COMUNICAZIONE NUMERICA E ANALOGICA (simboli, indessicalità, postura)
• COMUNICAZIONE COMPLEMENTARE E SIMMETRICA (tessitura posturale,
approach, avoidance)
Watzlawick, Beavin, Jackson (1967) Pragmatics of Human Communications: A Study of Interactional Patterns,
Pathologies and Paradoxes
95
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
96. LA POSTURA E IL CONTESTO
CONNOTAZIONE COMUNICATIVA
Esempi
•Testa protesa in avanti
•Bacino in antero-retro versione
•Portamento rilassato
•Piedi
•Braccia
96
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
97. ATTEGGIAMENTI POSTURALI
La postura è il risultato dell’integrazione di diverse posture
che la nostra identità assume nei diversi contesti sociali in cui
essa si manifesta
• Contesto sociale genitore-figlio
• Contesto sociale lavorativo
• Contesto sociale intimo relazionale
• Ecc.
97
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
98. ATTEGGIAMENTI POSTURALI
La postura è il risultato dell’integrazione di diverse posture
che la nostra identità assume nei diversi contesti sociali in cui
essa si manifesta
Nella migliore delle ipotesi:
Ognuno di noi costruisce un atteggiamento di base che costantemente identifica il nostro
modo di essere al mondo e contemporaneamente siamo in grado di modificare questo
atteggiamento, anche con notevoli modificazioni, a secondo della risposta allo stimolo che il
contesto ci richiede.
98
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
99. ATTEGGIAMENTI POSTURALI
La postura:
È l’insieme degli
atteggiamenti posturali
che il corpo assume
nello spazio per
adattarsi all’ambiente
99
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
100. ATTEGGIAMENTI POSTURALI
La postura:
È la messa in scena
del nostro modo di
essere al mondo
100
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
101. ATTEGGIAMENTI POSTURALI
La postura:
Si costruisce in
funzione di un
punto di vista
101
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
102. LO SCHEMA CORPOREO
IDENTITA’: CORRISPONDENZA TRA
L’IMMAGINE DI SE’ E CiO’ CHE UNA PERSONA E’
IMMAGINE DI SE’ POSTURA
IDENTITA’
Ogni intervento che implica un cambiamento
comporta una rielaborazione dello schema corporeo e
dell’immagine di sé
102
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
103. LO SCHEMA CORPOREO E L’IMMAGINE CORPOREA
Esistono due principali sistemi psicologici coinvolti nella
genesi e nella gestione della postura
Le rappresentazioni del proprio corpo
Lo schema corporeo L’immagine corporea
P. Schilder, 1924
103
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
104. LO SCHEMA CORPOREO E L’IMMAGINE CORPOREA
Lo schema corporeo
sistema senso
motorio CORTECCIA CELEBRALE
(sensibilità
esterocettiva e
raccoglie in sé
propriocettiva)
tutte le diverse
proiezioni
corticali delle
vie sensoriali
104
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
105. LO SCHEMA CORPOREO E L’IMMAGINE CORPOREA
Lo schema corporeo
sistema senso motorio
(sensibilità esterocettiva
e propriocettiva) CORTECCIA CELEBRALE
raccoglie in sé tutte le
diverse proiezioni
corticali delle vie
sensoriali
105
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
106. La corteccia cerebrale è suddivisa in area motoria e area
sensoriale
A livello corticale diamo al nostro corpo una forma e una
dimensione
per costruire l’immagine corporea
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 106
107. L’immagine corporea viene costruita
attraverso meccanismi di feedback
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 107
108. RAPPORTO
CIRCOLARE
Classificazione di Brodmann (1909)
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 108
109. Questo continuo confronto tra ideazione e
raggiungimento dell’obiettivo fa si che
si costruisca un archivio relativo alla forma, alla
dimensione e ai gradi di tensione
e di liberta di qualsiasi distretto corporeo.
Classificazione di Brodmann (1909)
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 109
110. LO SCHEMA CORPOREO
La circolarità centro-periferia
• L’immagine di se deficitaria, in maniera circolare
modula i recettori periferici, che se non sono
rappresentati vengono inibiti e non hanno la
possibilità di raccogliere le informazioni sensoriali.
• Le afferenze sensoriali periferiche concorrono a
formare lo schema centrale, ma d’altronde lo
schema centrale modula e regola l’attività periferica
Ruggeri 2001
110
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
111. LO SCHEMA CORPOREO
La circolarità centro-periferia
• Lo schema corporeo centrale è in grado di
influenzare e modificare la periferia corporea e in
particolare è in grado di modificare il tono posturale
• Le re-afferentazioni di ritorno periferiche
contribuiscono alla ristrutturazione e alla
rielaborazione dello schema corporeo, secondo un
processo circolare polifasico in continuo divenire di
tipo bidirezionale (periferia - centro; centro -
periferia; periferia -centro e così via) [Ruggeri 2001]
111
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
112. Attraverso l’esperienza del movimento prendiamo
percezione sin dalla nascita della forma e dimensione del
nostro corpo,
della sua evoluzione attraverso il trascorrere del tempo
e dei gradi di libertà che il nostro corpo acquisisce nella
pratica dell’apprendimento motorio.
Questo processo coinvolge aree corticali, sotto-corticali,
cerebellari e associative.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 112
113. FEEDBACK SENSITIVO
Relativo alla funzione sensitiva,
in cui nell’informazione di
ritorno sono coinvolti i sensi in
generale, ma in particolar
modo la vista e la sensazione
tattile.
In tal maniera, a livello della
corteccia sensoriale si
costruisce uno schema
corporeo relativo al numero
d’informazioni sensitive che
ritornano a livello centrale.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 113
114. FEEDBACK SENSITIVO
Avremo dunque dimensione e forma dei
distretti corporei in proporzione al numero
di recettori sensitivi coinvolti.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 114
115. FEEDBACK PROPRIOCETTIVO
recettori interni che producono
informazioni relative:
•al grado di allungamento
•alla tensione muscolare
•al numero di unità motorie coinvolte
nell’esperienza del movimento
In questo caso a livello della corteccia
cerebrale motoria si costruisce uno schema
corporeo proporzionale al livello delle
unità motorie coinvolte.
coinvolte
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 115
116. L’immagine corporea
Sistema simbolico immaginario.
La sua base è affettiva.
GLI INDIVIDUI NEI QUALI
DOMINA QUESTO O QUELLO
STATO AFFETTIVO
SENTIRANNO QUESTO O QUEL
PUNTO DEL CORPO AL
CENTRO DELLA LORO
IMMAGINE DEL CORPO (BODY
FOCUS E PIP)
116
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
118. ORGANIZZAZIONE DELLA RISPOSTA MOTORIA
1. Stimolo
2. Analisi della situazione
FASE STRATEGICA
3. Decisione del movimento da agire
4. Scelta del movimento
1. Organizzazione della sequenza di contrazione
2. Informazione alla periferia FASE TATTICA
3. Risposta
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 118
119. Il cervelletto è la sede degli schemi motori
Esso si compone di tre meccanismi
diversi:
•La costruzione dello schema motorio
•La catalogazione degli schemi motori
appresi
•L’aggiustamento degli errori
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 119
120. Il cervelletto è la sede degli schemi motori
Il programma motorio si
costituisce sulla base di
tentativi,
per prova ed errore
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 120
121. PROGRAMMAZIONE ED ESECUZIONE
Movimento Volontario
INPUT OUTPUT
PROGRAMMAZIONE ESECUZIONE
GANGLI BELLA BASE
INTEGR.
POSTUROCINETICA
AREA AREA
IDEA MUSCOLI RISPOSTA
ASSOCIATIVA MOTORIA
SCELTA
CERVELLETTO ANALISI
FEEDBACK
Modificato da Allen e Tsukahara 1974
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 121
122. IL RUOLO DELLA MOTRICITÀ
E’ alla base dei processi evolutivi di ordine
psichico ed organico, rappresenta quindi la
manifestazione dell’intera personalità
La conoscenza.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 122
123. IL RUOLO DELLA MOTRICITÀ
Consente di acquisire
consapevolezza del
proprio corpo e dello
spazio
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 123
124. IL RUOLO DELLA MOTRICITÀ
Permette l’ottimale
sviluppo e maturazione
delle componenti
nervose,
propriocettive,
cognitive
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 124
125. IL RUOLO DELLA MOTRICITÀ
• Migliora, sia in qualità che in quantità, il feedback
sensoriale e propriocettivo alla corteccia cerebrale
• Riorganizza lo schema motorio e rielabora un’immagine corporea molto più coerente con
la realtà e dunque un nuovo rapporto tra IO e SE, tra centro e periferia.
• Aumentano i programmi motori memorizzati a livello cerebellare, e la velocità di
reclutamento degli stessi
• A livello centrale il sistema associativo crea proiezioni sempre più numerose, sia tra la parte
destra e sinistra della corteccia che in direzione cortico-cerebellare e cortico-spinale.
• A livello periferico, notiamo un adattamento sia a livello midollare, con aumento della
risposta motoria e della capacità di reclutamento da parte dei motoneuroni spinali, che a
livello muscolare, con una aumento di neurotrasmettitori acetilcolinici a livello della placca
motrice, in modo da aumentare la velocità tra impulso nervoso e contrazione.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 125
126. IL RUOLO DELLA MOTRICITÀ
ESPERIENZA MOTORIA
ORGANIZZAZIONE DELLIO
IDENTITÀ
INTEGRAZIONE
• Corporea (costruzione del SE)
• Tra le parti (orizzontale, parte destra e
• Cognitiva (appropriazione del sinistra, e verticale, braccia-gambe)
SE) IDENTITÀ INTEGRAZIONE
• Tra centro e periferia (meccanismi di
• Psico-sociale ed emotiva feedback sensoriale e propriocettivo)
FLESSIBILITÀ
(elaborazione del contesto • Posturo-cinetica (postura Anticipatoria)
dove il SE viene agito) • Oculo-manuale (movimenti fini, di
precisione, destrezza)
• Spazio temporale (coordinazione
ritmico musicale, migliore risposta riflessa)
FLESSIBILITÀ
• Dei distretti corporei (comparto muscolo-tendineo e
articolare)
• Di coordinazione (tra le parti in funzione dello spazio e
tempo)
• Di adattamento (al contesto)
• Emotiva (gestione delle emozioni e degli stati d’animo)
126
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
127. L’intervento
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
128. L’OPERATORE
DARE LE INDICAZIONI SETTING
E LE ISTRUZIONI
La lezione di
ginnastica
TECNICHE posturale RELAZIONE
rispetto
AMBIENTE/CONTESTO ANALISI DELLA DOMANDA
128
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
129. La lezione di ginnastica posturale:
L’operatore
Analisi della
domanda
etica il contratto
con l’utenza
rispetto
RELAZIONE Tecnicalità vs competenza
129
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
130. La lezione di ginnastica posturale:
Setting
individuale di gruppo
130
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
131. La lezione di ginnastica posturale:
PERIFERIA corporee
POSTURA
CENTRO
Tecniche immaginative
PROCESSI IMMAGINATIVI
Stati di coscienza
Training autogeno
Tecniche di rilassamento
Sogni da svegli guidati
Meditazione, rilassamento, ecc
131
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
132. La lezione di ginnastica posturale:
DARE LE INDICAZIONI E LE ISTRUZIONI
i messaggi paradossali Metafore concrete
ANGOSCIA
132
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
133. L’intervento
deve mirare a
modificare quegli automatismi che mettono in atto atteggiamenti
viziati con compromissione dei riflessi non condizionati.
Deve istaurare un condizionamento che si manifesta per via riflessa e
sottocorticale
(non sotto il controllo della volontà) tale da diventare un automatismo
mediato da stimoli esterni e che provoca risposte riflesse positive.
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
134. L’INTERVENTO RIEDUCATIVO
Ruggeri (2001)
La posizione che noi assumiamo nello spazio è frutto dell’organizzazione integrata che l’IO attua
nella gestione del tono muscolare
“la regolazione del tono muscolare è
opera dei processi immaginativi”
Postura identitaria di base Schema corporeo (SE)
Fessibilità dell’IO Atteggiamenti posturali flessibili
Integrazione delle esperienze Modificazione dell’immaginario di se e del
SE
134
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
135. L’INTERVENTO CLINICO
• Valutazione dell’immagine che il soggetto ha di sé
• Presa di coscienza dei diversi distretti corporei attraverso la
ricostruzione tattile, mnesica e immaginativa
• Ristabilire la sensibilità sensitiva e propriocettiva per
facilitare il feedback sensoriale di ritorno alla corteccia
cerebrale
• Riappropriazione
135
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
136. ADATTAMENTO POSITIVO ALLA
PRESTAZIONE ABILE
ALLENABILITÀ
La qualità e la quantità di adattamento che il soggetto può attuare in funzione agli stimoli a cui è
sottoposto durante la pratica motoria
ALLENAMENTO
“L’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico finalizzati al miglioramento di una
prestazione”
De Pascalis P., 2009
LEGGE DI SELYE (1976)
Se somministriamo uno stimolo ad un organismo, esso avrà una risposta rispetto allo stimolo a
cui e sottoposto, e se lo stimolo viene somministrato ripetutamente, l’organismo si adatterà allo
stimolo
136
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
137. ADATTAMENTO POSITIVO ALLA
PRESTAZIONE ABILE
LO STRESS
SOMMINISTRAZIONE DI UNO STRESS
ALTERAZIONE L’EQUILIBRIO
OMEOSTATICO
DELL’ORGANISMO
COPING
ADEGUATO NON ADEGUATO
137
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
138. ADATTAMENTO POSITIVO ALLA
PRESTAZIONE ABILE
LO STRESS
SOMMINISTRAZIONE DI UNO STRESS ADATTAMENTO ALLO STRESS
ALTERAZIONE L’EQUILIBRIO
OMEOSTATICO DELL’ORGANISMO
COMPENSAZIONE
RIPETUTA ESPOSIZIONE ALLO STRESS
SUPERCOMPENSAZIONE
138
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
139. I RIFLESSI CONDIZIONATI
Un riflesso (non condizionato), è
quella risposta automatica, e non
automatica
sotto il controllo della volontà,
che un organismo ha nei confronti
di uno stimolo esterno.
139
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
140. I RIFLESSI CONDIZIONATI
I riflessi condizionati
rappresentano quei riflessi
che possono mettere in atto
riflessi semplici partendo da
stimoli differenti.
140
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
142. La postura che noi abitualmente
assumiamo nello spazio è frutto della
sommazione e gerarchizzazione di
differenti fattori di tipo riflesso e non.
- ODORE DELLA MADRE
EQUILIBRIO -POSTURA DI CHI E’ STATO
DOLORE IN RELAZIONE CON ME
VISTA - UNA CADUTA
Do t t . R o b e r t o
T r ic o l i
143. I RIFLESSI CONDIZIONATI
Il riflesso condizionato, in quanto
connessione temporanea, può essere
modificato attraverso la somministrazione
di altri agenti esterni che tendono a
modificare quegli già acquisiti e
cristallizzati
Pavlov
143
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
145. ESAME CHINESIOLOGICO
ITER
• Primo colloquio e anamnesi generale
• Interpretazione della diagnosi medica, qualora sia presente e qualora sia di nostra
competenza
• Esame morfologico
• Analisi della postura statica e dinamica
• Esame funzionale attraverso la somministrazione di test
• Diagnosi e interpretazione eziologica
• Definizione dell’intervento
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 145
146. ESAME CHINESIOLOGICO
ANAMNESI
• Quando (when) è iniziata la sintomatologia e da quanto tempo si manifesta? Essa è sempre
presente durante la giornata o si manifesta in momenti particolari?
• Quale (what) è il disturbo principale per il quale viene da noi? E quali sono i sintomi ad esso
associati?
• Che (who) provvedimenti stiamo attuando per eliminare il problema o alleviarlo? E Chi
(who) ci ha consigliato a farlo?
• Perché (why) si manifesta questo problema? È stato diagnosticato da qualcuno? E in che
modo?
146
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
148. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
GINOCCHIO
Ginocchio valgo:
Le ginocchia convergono in dentro, sino a
toccarsi.
Ginocchio varo:
Le ginocchia sono alla massima distanza e
assumono la forma di una parentesi
rotonda
Ginocchio recurvato: Ginocchio flesso:
La gamba è ipertesa sulla coscia Il ginocchio non si può estendere completamente
Ginocchio lasso:
E’ mancante la stabilità del ginocchio
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 148
149. ESAME CHINESIOLOGICO
PIEDE
•L’appoggio sul pavimento dovrebbe essere equamente ripartito sull’avampiede e sul calcagno
•La prima valutazione sarà fatta sulle scarpe che il soggetto quotidianamente usa, e si valuterà il
grado di usura della suola
149
t t . R o b e r t o T r ic o l i
150. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
PIEDE
Piede piatto:
Per collassamento di uno o tutti gli archi plantari, dovuto a lassità
muscolare della parete plantare.
Piede cavo:
Dovuto a irrigidimento di uno o tutti gli archi plantari per contrattura
muscolare della volta plantare o per scarsa mobilità articolare del tarso
e metatarso.
Piede torto:
Cattiva posizione del piede in rapporto alla gamba, può essere mono o
bilaterale e colpisce più frequentemente il sesso maschile. La causa è
una mal posizione e la compressione del feto all’interno dell’utero
(Tribastone).
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 150
151. ESAME CHINESIOLOGICO
ANALISI DELLA POSTURA
PIANO SAGITTALE:
3.Comportamento della testa protesa in avanti o in dietro?
4.Comportamento della lordosi cervicale
5.Comportamento della cifosi dorsale (toracica)
6.Comportamento della lordosi lombare
7.Comportamento del torace e presenza di gibbosità
8.Comportamento del bacino in anteroversione e retroversione
9.Comportamento degli arti inferiori in iperestensione o iperflessione del ginocchio e della
caviglia
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 151
152. ESAME CHINESIOLOGICO
ANALISI DELLA POSTURA
PIANO FRONTALE:
3.Comportamento della testa in inclinazione laterale
4.Comportamento delle spalle in elevazione bilaterale o monolaterale
5.Comportamento del torace
6.Posizione delle scapole (sporgenti, alla stessa altezza, o interiorizzate)
7.Comportamento e presenza di scoliosi
8.Atteggiamento del bacino in elevazione monolaterale
9.Altezza delle spine iliache superiori
10.Livello delle pieghe sotto-glutee;
11.Alterazione della lunghezza degli arti inferiori
12.Posizione del ginocchio (varo, valgo)
13.Posizione del piede (valgo, piatto, varo, pronato, cavo)
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 152
153. ESAME CHINESIOLOGICO
ANALISI DELLA POSTURA
PIANO TRASVERSO:
3.Rotazione del capo
4.Rotazione del cingolo scapolare
5.Prono-supinazione degli arti superiori
6.Rotazione del torace
7.Rotazione del bacino
8.Rotazione degli arti inferiori
9.Prono supinazione del piede
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 153
154. ESAME CHINESIOLOGICO
FILO A PIOMBO
Sul piano sagittale:
•la distanza tra il filo e C7 e T2 non deve superare i 2-3 cm
•la distanza del filo con L3 non andrà oltre i 4-5 cm
Sul piano frontale
•Si valuterà se il rachide è a piombo o meno
•Il rachide si dice a piombo quando il filo cade in mezzo alla linea interglutea
•Si dice a strapiombo se cade a destra o a sinistra della piega interglutea.
•Il filo a piombo ci permette, in ultima analisi di valutare la presenza o meno di atteggiamenti
scoliotici
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 154
155. ESAME CHINESIOLOGICO
LINEE DI TENSIONE
•Viene fatta in prima analisi attraverso le pieghe che
gli indumenti assumono in relazione alla scarica del
peso.
•La presenza di pieghe trasversali indica la presenza di
“punti di spezzatura”.
•Tali punti rappresentano le sedi anatomiche in cui le
catene muscolari sono interrotte e non permettono la
scarica del peso.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 155
156. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
SCOLIOSI
Deformazione spaziale del rachide che generalmente comprende:
3.Una deformazione frontale: l’inclinazione laterale
4.Una deformazione sagittale: la lordosi o la cifosi
5.Una deformazione orizzontale: la rotazione che si attua sul piano assiale e la torsione che si
attua nello spazio
EZIOLOGIA
•Congenita
•Traumatica
•Psico-fisiologica
•Turbe emotive
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 156
157. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
SCOLIOSI
IDIOPATICHE
Nel 70-75% dei casi la scoliosi è ad eziologia ignota e viene definita idiopatica (Tribastone)
Colpisce i giovani nel periodo in cui la colonna vertebrale è in accrescimento e si definisce:
•Infantile
•Giovanile
•Dell’adolescenza
Le teorie eziologiche formulate dai diversi autori, sia sulla base di ricerche sperimentali che
cliniche, sono molte, ma nessuna di esse è ancora di grado di fornire spiegazioni
scientificamente valide.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 157
158. LA PRATICA
TRATTAMENTO
KINESITERAPICO
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 158
159. LA PRATICA
TRATTAMENTO KINESITERAPICO
Tribastone
L’educazione posturale deve mirare alla:
•Percezione e conoscenza del proprio corpo
•Rilassamento muscolare
•Riconoscimento e affermazione della lateralità
•Coordinazione oculo-manuale
•Educazione respiratoria
•Educazione posturale (mediante esercizi atti a migliorare la coordinazione statica e dinamica
dei muscoli)
•Organizzazione dinamica del se
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 159
160. LA PRATICA
TRATTAMENTO KINESITERAPICO
Scuola Lionese
La rieducazione posturale deve seguire le tappe di seguito proposte:
1. Presa di coscienza corporea
2. Correzione posturale
3. Integrazione della postura corretta
4. Rieducazione propriocettiva
5. Mobilizzazione
• Auto allungamento
• Esercizio ginnico eseguito simmetricamente e asimmetricamente
6. Rafforzamento muscolare
• Catene muscolari
• Simmetria asimmetria
7. Respirazione
8. Attività sportive
• Sport di resistenza aerobica
• Nuoto
9. Studio del posto di lavoro
1. Posizione assunta durante le ore scolastiche e lavorative
2. Abitudini motorie
Do t t . R o b e r t o T r ic o160
l i
161. LA PRATICA
TRATTAMENTO KINESITERAPICO
•Ruggieri
•IDENTITÀ
•FLESSIBILITÀ
•INTEGRAZIONE
OBIETTIVO DEL TRATTAMENTO KINESIOLOGICO
161
t t . R o b e r t o T r ic o l i
162. LA PRATICA
DEFINIZIONE E STRUTTURA DELLA DIDATTICA
• FASE DI AVVIAMENTO
Serve a sollecitare le grandi funzioni organiche (respirazione, circolazione) e a mettere il
soggetto nelle condizioni ottimali di svolgere senza danni con qualità e quantità il lavoro
motorio.
2. FASE FORMATIVA
In questa parte della lezione viene sviluppato il tema centrale (in vista degli obiettivi prefissati)
che presenta per il soggetto l’impegno psicofisico più consistente
3. FASE DI RIPRISTINO
Esercizi di rilassamento e di respirazione attiva. Questa fase serve a ristabilire gli equilibri in
modo graduale e contenuto.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 162
163. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ CORPOREA
• Percezione delle parti del corpo
• I tre indici: peso, appoggio, densità
• Le contrazioni distrettuali
• Percezione dei limiti
• Gli stili di contatto
• Gli appoggi parziali
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 163
164. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER LA RIEDUCAZIONE RESPIRATORIA
• Valutazione della respirazione diaframmatica e toracica
• Basculamento antero-posteriore del bacino
• in decubito supino
• In stazione eretta
• Orologio
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 164
165. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER LA FLESSIBILITÀ CORPOREA
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Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
166. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER L’INTEGRAZIONE POSTURO-CINETICA
STAZIONE ERETTA
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 166
167. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER L’INTEGRAZIONE POSTURO-CINETICA
DECUDITO SUPINO
• Sollevamento bacino da decubito supino
• Allungamento del tratto cervicale e dorsale alto
• Allungamento del tratto dorsale
• Allungamento del tratto lombare e sacro-coccigeo
• Torsione del rachide da decubito supino
• Chiusura e mobilitazione incrociata
• Chiusura e mobilitazione laterale
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 167
168. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER L’INTEGRAZIONE POSTURO-CINETICA
DECUBITO PRONO
• Estensione progressiva bilaterale del rachide
• Estensione progressiva monolaterale del rachide
• Raddrizzamento e distensione progressiva del rachide
• Estensione completa del rachide (Posizione dell’Arco)
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 168
169. LA PRATICA
PROPOSTE OPERATIVE
PER L’INTEGRAZIONE POSTURO-CINETICA
QUADRUPEDIA
• Stabilizzazione in quadrupedia
• Mobilizzazione del rachide i quadrupedia
• Torsione del rachide in quadrupedia
• Allungamento bilaterale del rachide in quadrupedia
• Allungamento monolaterale del rachide in quadrupedia
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 169
170. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
TURBE POSTURALI
Eziopatogenesi
• Turbe dello schema corporeo:
• Per amorfosintesi (difetto di integrazione percettiva, spaziale, posturale, cinestesica
ecc.)
• Per asimbolia (difetto di concettualizzazione del proprio corpo)
2. Turbe del riconoscimento della dominanza laterale:
• Mancini contrariati
• Discordanze gravi nella dominanza dell’occhio, della mano e del piede
Pfanner P.
170
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
171. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
TURBE POSTURALI Eziopatogenesi
• Turbe dell’organizzazione spazio temporale:
• Disturbi del senso del ritmo
• Persistenza di stereotipie
• Difficoltà di adattamento imitativo
4. Turbe dell’organizzazione dinamica:
• Gli schemi motori non assumono la forma di schemi dinamici
• Turbe dovute a difficoltà emotiva:
• Depressioni e frustrazioni
• Dolore, disperazione, scoraggiamento, ecc
Pfanner P.
171
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
172. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
In relazione al grado di evoluzione e alla compromissione organica, le turbe posturali possono
sfociare in quadri differenti di alterazioni morfologiche della postura:
1. EUMORFISMI
•L’organismo umano è perfettamente sano ed armonico tra le parti che lo compongono
•Le turbe della postura sono limitate, difficilmente visibili se non con un esame kinesiologico
specifico e possono, se non trattate, evolvere in quadri più gravi
2. TURBE PSICOMOTORIE
•Secondo Tribastone, vengono determinate da carenza o inadeguatezza di esperienze
psicomotorie nella fase evolutiva dello sviluppo
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Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
173. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
3. ATTEGGIAMENTI VIZIATI
•Sono da considerare come dei vizi estetici dell’adolescenza che alterano la statica e la
dinamica del corpo
•L’intervento kinesiologico su tali turbe risulta essere di fondamentale importanza per
scongiurare l’evoluzione in stadi più gravi
•PARAMORFISMI
•Si riferisce a quadri di scompensi posturali che alterano le forme e dimensioni del corpo in
modo irreversibile ma che ancora non sfociano in quadri patologici riconoscibili
•devono essere trattati attraverso la rieducazione posturale per scongiurare quadri evolutivi
patologici
•Sono causa di lesioni strutturali e si manifestano con modeste alterazioni parapatologiche
della forma corporea
•La ginnastica posturale rende possibile una reale possibilità di intervento
173
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
174. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
5. DISMORFISMI
•Sono delle alterazioni che possono interessare la componente scheletrica
•La deformazione può essere a carico delle strutture articolari o ossee e risulta essere a
carattere irreversibile, tale da apportare scompensi anche gravi delle funzioni organiche
•Il trattamento kinesiologico posturale risulta vano nel modificare la deformazione muscolo-
scheletrica.
•Esso deve mirare ad intervenire sulla postura generale per far si di assumere degli
atteggiamenti che possano compensare tale scompenso in modo da scongiurare e prevenire
quadri patologici più gravi
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Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
175. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
DEFORMAZIONI TORACICHE
Torace carenato
La cassa toracica assume la caratteristica forma di una
carena di nave, risulta schiacciata ai lati e lo sterno,
sporgendo in avanti, assomiglia a un petto di pollo.
Torace ad imbuto
Infossamento alla base dello sterno formante un
incavo, all’interno dell’appendice xifoideo, avvolte
talmente profondo da contenere un pugno.
175
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
176. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
PORTAMENTO RILASSATO
Il principale dei paramorfismi (Sorrentino), l’alterazione tipica che si presenta in rieducazione
posturale (Villani), la premessa, la porta d’ingresso, l’humus ideale per il determinarsi di altri
paramorfismi (Tribastone)
Le caratteristiche somatiche sono:
•Piede tendente al piattismo
•Tibia obliqua in avanti
•Bacino in retroversione (Approach) determinando un appiattimento della lordosi lombare
(ipolordosi)
•Cingolo scapolare proteso in avanti con scapole alate
•Ipercifosi toracica
•Capo flesso in avanti con iperlordosi cervicale
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Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
177. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
COLONNA VERTEBRALE
CERVICALGIA
Limitazione funzionale e forte dolore del rachide cervicale che si irradia spesso alla regione
nucale, alla regione scapolare e alla spalla.
Le vertebre più comunemente interessate sono C5-C6 e C6-C7.
DORSALGIA
Si manifestano con dolori nella regione toracica. Compromette la statica posturale e la dinamica
respiratoria
Il più delle volte è di origine psicosomatica per il protrarsi, del classico atteggiamento rilassato,
di stadi depressivi o introspettivi
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Do t t . R o b e r t o T r ic o l i
178. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
COLONNA VERTEBRALE
Lombalgia
Dolore nel tratto lombare inferiore associato a
irradiazione alla natica e/o alla fascia posteriore della
coscia.
Può essere alta se interessa il tratto T11-L3 e bassa se
interessa il tratto L4-S1.
Il rachide lombare si presenta rigido contratto e con
forti dolori.
Spesso la lombalgia è dovuta ad un eccessivo
accorciamento del muscolo ileo-psoas che facendo
punto fisso sul femore provoca l’iperlordosi del tratto
dorsale causando il frizionamento della parte spinale
delle vertebre interessate (spondilolisi e/o
spondilolistesi).
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 178
179. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
COLONNA VERTEBRALE
DISCHI INTERVERTEBRALE ED ERNIE
Il disco intervertebrale subisce la legge del tempo e
dell’usura.
Dopo circa il 25-30 anni, l’anello fibroso del disco,
cominciando a diminuire di resistenza può fessurizzarsi e
dare luogo ad un ernia posteriore del nucleo polposo.
Esso nella sua fuoriuscite può andare a toccare e
schiacciare i nervi vertebrali compromettendo il passaggio
nervoso e causando stadi dolorosi in relazione al nervo che
viene compromesso.
Le ernie a carico della dischi intervertebrali possono essere
dovute a seguito di un eccessivo carico sul rachide.
La compromissione neuronale va dal dolore generale del
distretto corporeo interessato all’innervazione fino a
quadri di parestesie, dove viene compromessa la
sensazione generale dei distretti corporei.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 179
180. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
SCOLIOSI
CLASSIFICAZIONE
Scoliosi lombari
•Costituiscono il 24% delle scoliosi idiopatiche
•Limite superiore T11-12 e limite inferiore L4-5
•Sono raramente evolutive e presentano raramente alterazioni all’equilibrio estetico del
soggetto
•La rotazione vertebrale, solitamente è visibile dalla presenza di
un gibbo paravertebrale lombare.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 180
181. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
SCOLIOSI
CLASSIFICAZIONE
Scoliosi dorso-lombari
Costituiscono il 16% delle scoliosi idiopatiche
Sono curve lunghe che possono comprendere anche 9 vertebre.
Limite superiore T6-7 e inferiore L2-3
È ben evidente una prominenza costale (gibbo) e una sporgenza del fianco del lato opposto alla
curva.
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 181
182. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
SCOLIOSI
CLASSIFICAZIONE
Scoliosi combinate a due curve
•Costituiscono il 37% delle idiopatiche
•Sono costituite da 2 curve di senso opposto,
spesso dorsale DX e lombare SX
•Quasi sempre incide poco sull’aspetto esteriore
perché le 2 curve, di uguale valore ed opposte,
non comportano strapiombi o dislivello delle
spalle
•Nelle deviazioni più accentuate, si rilevano la
presenza di 2 gibbi a livello toracico e lombare e
una riduzione della lunghezza del tronco
Do t t . R o b e r t o T r ic o l i 182
183. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA POSTURA
SCOLIOSI
CLASSIFICAZIONE
Scoliosi dorsali o toraciche
Sono il 22% di quelle idiopatiche.
Provocano gravi danni all’equilibrio posturale ed estetico,
alla funzionalità dell’apparato cardio-circolatorio e
respiratorio.
Compromettono gravemente l’equilibrio estetico del
soggetto attraverso:
7.Scapola omolaterale sporgente
8.Gibbo costale
9.Spalla opposta abbassata
10.Fianco sporgente dal lato della concavità
11.Gibbo toracico anteriore dal lato opposto a quello
toracico
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