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News 49/SA/2017
Lunedì, 4 dicembre 2017
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.48 del 2017 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 92 (9 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per aflatossine in riso
rosso crudo proveniente dallo Sri Lanka, per migrazione di cromo e di manganese e
livello troppo alto di migrazione totale da utensili da cucina provenienti dalla Cina,
per aflatossine in pistacchi sgusciati provenienti dalla Turchia, per livello troppo alto
di migrazione totale da frullatore con parti di acciaio e plastica proveniente dalla
Cina; dalla Slovenia per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; dalla
Francia per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia, per mercurio in filetti
di squalo congelati provenienti dal Vietnam e per mercurio in pesce spada
congelato proveniente dal Vietnam; da Malta per aflatossine in fichi secchi
provenienti dalla Turchia; dall’Olanda per certificati sanitari fraudolenti per alimenti
trasformati per animali domestici provenienti dalla Cina, per Escherichia coli
produttrice di shigatossine in manzo disossato refrigerato proveniente dall’Argentina,
per Salmonella in mezzo petto di pollo salato congelato proveniente dal Brasile e
per Escherichia coli produttrice di shigatossine in manzo refrigerato proveniente
dall’Argentina; dalla Lituania per aflatossine in pistacchi provenienti dall’Iran; dal
Regno Unito per olio di palma proveniente dal Ghana con imballaggio improprio,
per contenuto troppo alto di colorante E 110 - Sunset Yellow FCF in bevande
analcoliche arancioni provenienti da Israel e per sostanza non autorizzata
metamidofos in fragole provenienti dall’Egitto e per aflatossine in pistacchi
provenienti dagli Stati Uniti; dalla Spagna per aflatossine in chicchi di nocciola
provenienti dalla Turchia, per scarso controllo della temperatura – rottura della
catena del freddo - di tonno pinna gialla congelato (Thunnus albacares)
proveniente dalle Seychelles e dalle isole Salomone, per aflatossine in mandorle
senza guscio provenienti dagli Stati Uniti, per contenuto troppo alto di solfiti in
gamberi congelati (Litopenaeus vannamei) provenienti dal Perù; dal Portogallo per
aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; da Cipro per aflatossine in
peperoncini rossi interi essiccati provenienti dallo Sri Lanka; dalla Romania per
Salmonella enterica ser. Typhimurium in fegato di pollo congelato proveniente dal
Brasile; dalla Croazia per alto contenuto di costituenti organici volatili in teglia in
silicone proveniente da Hong Kong e per alto livello di acrilamide in biscotti
provenienti dalla Serbia; dalla Svezia per aflatossine in fichi tagliati a dadini ed
essiccati provenienti dalla Turchia; dalla Bulgaria per fenamifos in peperoni dolci
provenienti dalla Turchia e per pirimiphos-metile in peperoni provenienti dalla
Turchia; dalla Grecia per arachidi kernels provenienti dall’Argentina infestate da
muffe, per aflatossine in pistacchi con guscio provenienti dall’Iran, per Salmonella
enterica ser. Nottingham in semi di sesamo provenienti dal Sudan; dal Portogallo per
mancanza di codice identificativo su polpo congelato (Octopus mimus)
proveniente dal Perù; dalla Germania per ocratossina A in uva passa proveniente
dalla Turchia; dalla Danimarca per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla
Turchia.
Allerta notificati dall’ Italia: per mercurio in tonno pinna gialla refrigerato (Thunnus
albacares) proveniente dalla Spagna e per crescita potenziale di Clostridium
botulinum in vari cibi conservati provenienti dall’ Italia.
Allerta notificati: dalla Danimarca per Salmonella in salame fuet refrigerato
proveniente dalla Spagna; dall’Olanda per uovo non dichiarato nel torrone
proveniente dal Brasile; dall’Estonia per arsenico in pesce gatto maculato
congelato (Anarhichas minor) e pesce gatto blue (Anarhichas denticulatus)
proveniente dalla Norvegia; dalla Polonia per frammenti di vetro in yogurt in
barattolo di vetro proveniente dalla Germania; dalla Slovenia per fumonisine in
farina di mais senza glutine proveniente dall’Italia trasformata in biscotti in Slovenia;
dal Belgio per Salmonella in formaggio al latte crudo biologico proveniente dal
Belgio, per Listeria monocytogenes in insalate di tonno e granchio congelati
provenienti dal Belgio e per Salmonella enterica ser. Typhimurium in filetti di tacchino
refrigerati provenienti dalla Polonia; dalla Germania per aflatossine e ocratossina A
in fichi secchi provenienti dall’Italia, per Salmonella enterica ser. Dibra in origano
grattugiato proveniente dalla Turchia, per grano non dichiarato in gelato
etichettato come senza glutine proveniente dalla Germania, per aflatossine e
ocratossina A in fichi secchi provenienti dall’Italia, per colorante non autorizzato
Rhodamine B in rape in salamoia provenienti dalla Siria, via Olanda, per migrazione
di ferro da padella di ghisa proveniente dalla Cina, via Olanda e per idrocarburi
policiclici aromatici in olio di nocciola proveniente dalla Francia; dalla Spagna per
glutine non dichiarato in polvere di curry organico proveniente dalla Spagna; dalla
Svizzera per frammenti di vetro in miscela fonduta refrigerata proveniente dalla
Svizzera; dalla Francia per presenza possibile di sostanza non autorizzata vardenafil
in integratore alimentare proveniente dalla Spagna e per Salmonella in chorizo
proveniente dalla Spagna; dall’Austria per ocratossina A in noce moscata
proveniente dallo Sri Lanka.
Nella lista delle informative troviamo notificate: dall’ Italia per migrazione di
formaldeide dal vassoio ovale in melamina proveniente dalla Cina, per contenuto
troppo alto di Escherichia coli in cozze vive provenienti dall’ Italia e per infestazione
parassitaria con Anisakis di nasello refrigerato (Merluccius merluccius) proveniente
dalla Spagna; dalla Svezia per Salmonella enterica ser. Typhimurium in artiglio del
diavolo macinato (Harpagophytum procumbens) proveniente dalla Germania, con
materia prima proveniente dalla Namibia e per Salmonella enterica ser. Agona in
calendula proveniente dalla Germania; dalla Spagna per cadmio in asparagi verdi
surgelati provenienti dal Perù e per contenuto troppo alto di solfiti in mais bianco
gigante in scatola proveniente dagli Stati Uniti; dall’Austria per Salmonella enterica
ser. Livingstone in torta di girasole biologica proveniente dall’Italia; dalla Lituania per
ocratossina A in uva passa proveniente dal Uzbekistan, per non dichiarato E 210 –
acido benzoico in filetti di salmone salati congelati (Sprattus Sprattus) provenienti
dalla Russia; dalla Repubblica Ceca per clorpirifos in mele provenienti dalla Polonia;
da Malta per soia non dichiarata in ed etichettatura scorretta (etichettati come
fagioli neri salati) su fagioli di soia provenienti dalla Cina; dalla Germania per
istamina in salsa di pesce proveniente dal Vietnam; dalla Svizzera per aflatossine in
polvere di peperoncino proveniente dall’India, per propiconazolo e sostanze non
autorizzate carbofurano, metamidofos, acefato, esaconazolo e clorfenapir in
peperoncino rosso proveniente dal Vietnam, per listeria monocytogenes,
Staphylococcus aureus, contenuto troppo alto di Enterobacteriaceae e numero di
piastre aerobiche troppo alto per prosciutto cotto a fette proveniente dalla Svizzera,
trattato in Italia; dal Regno Unito per Salmonella enterica ser. Enteritidis in carne di
pollo cruda congelata proveniente dalla Tailandia, per alta conta di
Enterobacteriaceae e di Escherichia coli in burrata refrigerata proveniente dall’Italia
e per senape non dichiarata e pesce in torta di pollo e funghi refrigerata
erroneamente contenente torta di pesce proveniente dal Regno Unito; dalla
Polonia per Campilobacter coli in colli di maiale refrigerato provenienti dalla
Spagna e per Salmonella in pepe nero proveniente dal Vietnam; dall’Olanda per
sostanze non autorizzate carbofurano e propargite in bacche essicate di goji
provenienti dalla Cina, per Cronobacter sakazakii in formula infantile proveniente
dall’Olanda e per sostanze non autorizzate carbofurano, esaconazolo e propargite
in bacche di goji secche provenienti dalla Cina; dalla Francia per livello troppo alto
di radioattività in funghi (Cantharellus) provenienti da Belarus e per sostanza non
autorizzata antrachinone in radice di bardana intera biologica proveniente dalla
Polonia; dal Portogallo per scarso controllo della temperatura di seppie congelate
(Sepia pharaonis) provenienti dall’ India; dal Belgio per contenuto troppo alto di
azoto basico totale volatile in alaska pollock proveniente dalla Cina; dall’Irlanda per
colorante non dichiarato E 127 - eritrosina e uso non autorizzato di colorante E 127 -
eritrosina in decorazioni per dolci commestibili provenienti dalle Filippine, via Regno
Unito; dalla Slovacchia per non autorizzato nuovo ingrediente alimentare agmatina
solfato in integratore alimentare proveniente dalla Cina; dalla Finlandia per insetti
vivi in noci provenienti dalla Francia.
Fonte: rasff.eu
Continua il successo del biologico. Nel 2017 le vendite sono cresciute fino al 30%
rispetto allo scorso anno.
In Italia il settore del biologico continua il suo trend positivo, arrivando al 3,4% delle
vendite totali dell’alimentare (Confezionato, Bevande, Freddo, Fresco, Pets).
Secondo i dati forniti da Nielsen, nei supermercati le vendite di referenze bio sono
cresciute del +21,9% e negli ipermercati addirittura del +29,3% in più rispetto allo
scorso anno.
Tra i fattori alla base di questo successo troviamo l’offerta sempre più ampia dei
prodotti a marchio del supermercato, mentre un ruolo importante lo giocano le
promozioni, con un aumento dell’intensità nei punti vendita.
Di pari passo si rileva un incremento dal punto di vista della domanda con 20,5
milioni di famiglie che hanno acquistato almeno un prodotto biologico durante
l’anno (un milione in più rispetto al 2016), di queste il 25,1% (5,2 milioni) comperano
bio almeno una volta a settimana, realizzando il 76,2% degli acquisti. Nielsen ha
delineato il profilo del consumatore tipo. Si tratta principalmente di famiglie del Nord
Italia, formate da 3/4 componenti, con una fascia d’età dai 35 ai 54 anni, con un
reddito vicino o superiore alla media. Mentre tra gli indici più bassi troviamo le
famiglie del Sud Italia, con componenti oltre i 65 anni e con reddito sotto la media.
L’analisi Niesen ha analizzato anche i prezzi degli alimenti di 20 categorie, rilevando
una certa differenza: i prodotti bio costano generalmente di più di quelli
convenzionali (vedi tabella sotto). Fanno eccezione le referenze legate alla salute e
alle intolleranze, che hanno dei livelli di prezzo già abbastanza elevati, come le
gallette di riso, i cibi di soia, le bevande alla soia e i prodotti senza glutine.
Rispetto allo scorso anno, per 9 delle 20 categorie prese in esame, il prezzo medio
del biologico si è abbassato, tra cui le uova, l’olio extravergine, la frutta secca, la
farina e la pasta. Mentre i rincari più elevati si contano su verdura e frutta fresca
confezionata, i cibi di soia, gli alimenti aproteici senza glutine (come pane, pasta,
biscotti, prodotti da forno e simili) e le creme spalmabili.
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Etichette a semaforo, tra bufale e realtà. Dossier del Fatto Alimentare per capire
come funzionano e perché qualcuno rema contro.
In Italia le etichette a semaforo non piacciono. Eppure stiamo parlando di un ottimo
sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un
prodotto. Il sistema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con
moderazione, il verde un cibo sano mentre l’arancione invita a consumare il
prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono
state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori,
vengono usate da anni in Inghilterra e adesso, con il Nutri-Score, anche in Francia.
Ma nonostante ciò, risultano invise a Coldiretti, ai ministri delle politiche agricole e
della salute, a diverse associazioni di categoria come l’Unione Italiana Food (ex
Aidepi e Aiipa), Assolatte e anche a diverse associazioni di consumatori, compresa
una nutrita rappresentanza di cuochi. Nel gruppo mancano però nutrizionisti e
società scientifiche che si occupano di alimentazione, come pure il parere del
Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) e del Crea Nut (ex Inran) che
dovrebbero essere i massimi esperti del settore.
In Italia alcuni sostengono che le etichette a semaforo siano l’espressione delle
multinazionali del cibo, a cui enti e istituzioni avrebbero aderito contro gli interessi dei
consumatori. Questa tesi è falsa. Basta dire che le etichette multicolore in Francia
sono il frutto di un progetto promosso dai ministri della salute e dell’agricoltura, da
enti scientifici e persino dell’industria con l’adesione delle associazioni di
consumatori e di importanti catene di supermercati, come Auchan, con lo scopo di
aiutare il consumatore a districarsi e a capire meglio le indicazioni nutrizionali già
presenti sulle etichette.
Purtroppo queste teorie, insieme ad altre argomentazioni portate avanti dal fronte
del “no”, attestano una scarsa conoscenza della materia e una certa confusione.
Confrontare il bollino verde di una bibita diet con quello del Parmigiano Reggiano è
scorretto. Il semaforo è stato concepito per confrontare prodotti di seconda
trasformazione, ma della stessa categoria. Non serve quindi per olio e farina, acqua
minerale e latte fresco intero, ma per yogurt, pizze, cereali per la colazione, biscotti
frollini, tortellini, bibite e quant’altro. Ecco allora che la lattina di Coca-Cola classica
avrà il bollino rosso mentre quella Zero il bollino verde chiaro, la pizza ortolana avrà
un bollino verde mentre quella al prosciutto rosso, e i tortellini italiani venduti in tutta
Europa cambieranno invece colore in funzione del ripieno, passando dal verde
all’arancione.
Anche dire che l’Europa ha bocciato le etichette a semaforo è un modo per
strappare un applauso in uno studio televisivo, ma non racconta la verità. La
possibilità di introdurre loghi come l’etichetta con i tre colori è prevista dal
regolamento europeo 1169/2011, tanto da essere usato oltre che in Francia e
Inghilterra anche in Spagna e persino in Italia. Anche dire che il semaforo penalizza i
prodotti Dop è sbagliato, perché potrebbero venire esclusi per via del loro ruolo
storico nell’alimentazione, come suggerito dall’OMS e dal legislatore europeo. Si
tratta infatti di un provvedimento a carattere volontario. Inoltre, i francesi hanno un
numero di prodotti Dop e Igp simile al nostro eppure lo hanno adottato quasi
all’unanimità.
In Italia schierarsi a favore delle etichette a semaforo è una posizione scomoda
perché vuol dire andare contro le posizioni prese da governo, industria alimentare,
lobby degli agricoltori e associazioni di consumatori. Dire no è più facile, ma
vorrebbe dire condividere argomentazioni pretestuose che dimostrano poca
dimestichezza con l’argomento. Tutto ciò sarebbe grave per Il Fatto Alimentare che
da sempre si occupa di etichette. Per questo abbiamo preparato un documento, in
cui si possono trovare queste e molte altre informazioni sulle etichette a semaforo, sul
Nutri-Score e sui profili nutrizionali, argomenti che in Italia vengono spesso confusi tra
loro (che potete trovare qui sotto), e abbiamo lanciato un appello a nutrizionisti e
società scientifiche per riconsiderare la possibilità di adottare questo utile strumento
anche nel nostro paese.
Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior
sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un
prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con
moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto
senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state
accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo
dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e
società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere
favorevoli all’adozione anche in Italia. (Articolo di Roberto La Pira)
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Etichette prodotti ittici e bottarga? Risponde l’avvocato Dario Dongo.
Egregio Avvocato Dongo,
La disturbo per chiedere la Sua opinione sulla etichettatura dei prodotti ittici. In
particolare, vorrei comprendere se esiste l’obbligo di indicare il metodo di pesca e
la zona FAO di provenienza sulle etichette della bottarga.
Molte grazie
Giuseppe
Risponde l’avvocato Dario Dongo, PhD in diritto alimentare europeo
Caro Giuseppe buongiorno,
il regolamento UE 1379/13, c.d. OCM pesca e acquacoltura, introduce alcuni
requisiti di informazione supplementari rispetto a quelli previsti per la generalità dei
prodotti.
In particolare, ‘i prodotti della pesca e dell’acquacoltura di cui alle lettere a), b), c)
ed e) dell’allegato I del presente regolamento commercializzati nell’Unione,
indipendentemente dall’origine e dal loro metodo di commercializzazione, possono
essere offerti per la vendita al consumatore finale o a una collettività solo a
condizione che un contrassegno o un’etichettatura adeguati indichino:
I prodotti della pesca e dell’acquacoltura soggetti alle informazioni
obbligatorie sopra elencate sono quelli previsti in Allegato I al reg. UE 1379/13,
lettere ‘a’, ‘b’, ‘c’, ‘e’, di cui a seguire. (1)
Si aggiungono le alghe, di cui alla successiva lettera ‘e’ (codice NC 1212 20 00).
Gli altri prodotti ittici trasformati – come le conserve e semiconserve – sono invece
esclusi dai predetti requisiti d’informazione supplementare rispetto a quelli previsti
nel reg. UE 1169/11.
La qualifica della bottarga come ‘semiconserva’ si evince dalle ‘Linee guide in
materie di igiene dei prodotti della pesca’ adottate dalla Conferenza nel 2015. (2)
‘Semiconserva: per semiconserva si intende quel prodotto alimentare confezionato
la cui stabilità, oltre che dalla natura stessa del prodotto e dal processo di
lavorazione adottato, è limitata dalle condizioni ambientali esterne; a differenza
dunque dalla conserva, la cui conservabilitá non è influenzata dall’ambiente
esterno, la semiconserva necessita per rimanere stabile di almeno uno o più dei
seguenti fattori: temperatura, salinità, attività dell’acqua, affumicatura, pH, additivi
vari, i cui valore e combinazione varieranno a seconda del prodotto alimentare
utilizzato come materie prima. Nel settore dei prodotti della pesca, svariate sono le
tipologie alimentari classificabili come semiconserve, quali per esempio: il salmone
e l’aringa affumicati, lo stoccafisso, il baccalà, le sardine e le acciughe salate, i
prodotti marinati, la bottarga, le saracche, il caviale, ecc.’ (Linee guida 5.11.15,
Capitolo 1, Definizioni e glossario).
Ai sensi delle citate linee guida, la bottarga ricade infatti nella definizione prevista
per i ‘prodotti della pesca trasformati: i prodotti trasformati risultanti dalla
trasformazione di prodotti della pesca o dall’ulteriore trasformazione di detti prodotti
trasformati.’ (Linee guida 5.11.15, Capitolo 1, Definizioni e glossario).
La bottarga deve perciò considerarsi esclusa dall’applicazione dei requisiti
d’informazione supplementare che il regolamento UE 1379/13 ha stabilito per un
elenco tassativo di prodotti, tra i quali essa appunto non figura.
Ogni diversa interpretazione di tipo estensivo configurerebbe una manifesta
violazione di legge, in palese contrasto con il principio di stretta legalità, e i suoi
corollari di determinatezza e tassatività. Come cristallizzato nella Costituzione della
Repubblica italiana (articolo 25), oltreché nel codice penale (articoli 1, 199) e nella
legge 689/1981 (articolo 1).
Cordialmente
Dario
Note
(1) Per l’ABC sulle etichette dei prodotti ittici, si segnala l’opuscolo pubblicato dalla Commissione
europea, su https://ec.europa.eu/fisheries/sites/fisheries/files/docs/body/eu-new-fish-and-
aquaculture-consumer-labels-pocket-guide_it.pdf
(2) Cfr. Rep. Atti 195/CSR del 15.11.15
Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com
Reolì, pochi grassi saturi e senza colesterolo? Risponde l’avvocato Dario Dongo
Caro Dario,
Sono entusiasmato dall’innovazione realizzata con il prodotto Reolì, che si propone
come un’alternativa a burro e margarina basata su olio extravergine di oliva.
Ho però alcuni dubbi sulle informazioni nutrizionali e salutistiche offerte sul sito di
Reolì, Tu cosa ne pensi?
Grazie,
Raffaele
Risponde l’avvocato Dario Dongo, PhD in diritto alimentare europeo
Caro Raffaele,
grazie a Te per la segnalazione di questo prodotto che risulta davvero interessante,
quale alternativa senza olio di palma alle margarine tradizionali.
L’informazione commerciale relativa al Reolì, in effetti, merita di venire corretta alla
luce di quanto previsto dai regolamenti Nutrition and Health Claims (1) e Food
Information to Consumers. (2)
L’indicazione ‘pochi grassi saturi’, anzitutto, si qualifica come un’indicazione
nutrizionale ed è perciò soggetta ai requisiti di cui in Allegato al regolamento CE
1924/06.
‘L’indicazione che un alimento è a basso contenuto di grassi saturi e ogni altra
indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite
solo se la somma degli acidi grassi saturi e degli acidi grassi trans contenuti nel
prodotto non supera 1,5 g/100 g per i solidi o 0,75 g/100 ml per i liquidi; in entrambi i
casi la somma degli acidi grassi saturi e acidi grassi trans non può corrispondere a
più del 10 % dell’apporto energetico’ (reg. CE 1924/06, Allegato)
La dichiarazione nutrizionale del Reolì extravergine tuttavia indica un tenore di grassi
saturi pari a 21 g/100 g. Evidentemente non compatibile con i requisiti di cui sopra,
per riferire a un ‘basso contenuto di acidi grassi saturi’ o altre simili indicazioni.
La ‘naturale assenza di lattosio e colesterolo’, a sua volta, non può venire reclamata
per due semplici ragioni:
– l’assenza di lattosio è comune a ogni margarina vegetale in quanto priva, ça va
sans dire, di ingredienti derivati dal latte, (3)
– ogni riferimento al tenore di colesterolo negli alimenti è tassativamente vietato dal
regolamento UE 1169/11, che ha escluso tale voce dal nucleo delle informazioni
ammesse nella dichiarazione nutrizionale.
Le altre ‘riconosciute caratteristiche benefiche’ dell’olio extravergine di oliva, quali
‘la ricchezza di polifenoli e di sostanze antiossidanti’, inoltre, devono venire
sostanziate con riguardo allo specifico prodotto. (4) Il quale contiene olio
extravergine di oliva, in misura del 60% secondo quanto dichiarato, ed è tuttavia un
alimento diverso.
Ogni paragone col burro, infine, dev’essere rigorosamente escluso. Proprio in quanto
si tratta di alimenti che appartengono a categorie diverse, realizzati con materie
prime differenti, non si può ammettere alcun confronto né evocazione. Dopo avere
affrontato i casi di ‘cheese sounding’ e ‘milk sounding’, non sembra proprio il caso
di aprire il capitolo ‘butter sounding’ (!).
Un caro saluto
Dario
Note
(1) Cfr. reg. CE 1924/06 e successive modifiche
(2) V. reg. UE 1169/11
(3) In violazione del reg. UE 1169/11, articolo 7.1.c
(4) Il reg. UE 432/12 condiziona l’impiego di riferimenti alle proprietà antiossidanti dei polifenoli
contenuti nell’olio d’oliva alla presenza, in 20 g dello stesso, di almeno 5 mg di idrotissirosolo e suoi
derivati. ‘L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si
ottiene con l’assunzione giornaliera di 20 g di olio d’oliva’

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News SA 49 2017

  • 1. News 49/SA/2017 Lunedì, 4 dicembre 2017 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.48 del 2017 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 92 (9 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per aflatossine in riso rosso crudo proveniente dallo Sri Lanka, per migrazione di cromo e di manganese e livello troppo alto di migrazione totale da utensili da cucina provenienti dalla Cina, per aflatossine in pistacchi sgusciati provenienti dalla Turchia, per livello troppo alto di migrazione totale da frullatore con parti di acciaio e plastica proveniente dalla Cina; dalla Slovenia per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; dalla Francia per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia, per mercurio in filetti di squalo congelati provenienti dal Vietnam e per mercurio in pesce spada congelato proveniente dal Vietnam; da Malta per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; dall’Olanda per certificati sanitari fraudolenti per alimenti trasformati per animali domestici provenienti dalla Cina, per Escherichia coli produttrice di shigatossine in manzo disossato refrigerato proveniente dall’Argentina, per Salmonella in mezzo petto di pollo salato congelato proveniente dal Brasile e per Escherichia coli produttrice di shigatossine in manzo refrigerato proveniente dall’Argentina; dalla Lituania per aflatossine in pistacchi provenienti dall’Iran; dal Regno Unito per olio di palma proveniente dal Ghana con imballaggio improprio, per contenuto troppo alto di colorante E 110 - Sunset Yellow FCF in bevande analcoliche arancioni provenienti da Israel e per sostanza non autorizzata metamidofos in fragole provenienti dall’Egitto e per aflatossine in pistacchi provenienti dagli Stati Uniti; dalla Spagna per aflatossine in chicchi di nocciola provenienti dalla Turchia, per scarso controllo della temperatura – rottura della catena del freddo - di tonno pinna gialla congelato (Thunnus albacares) proveniente dalle Seychelles e dalle isole Salomone, per aflatossine in mandorle senza guscio provenienti dagli Stati Uniti, per contenuto troppo alto di solfiti in gamberi congelati (Litopenaeus vannamei) provenienti dal Perù; dal Portogallo per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; da Cipro per aflatossine in
  • 2. peperoncini rossi interi essiccati provenienti dallo Sri Lanka; dalla Romania per Salmonella enterica ser. Typhimurium in fegato di pollo congelato proveniente dal Brasile; dalla Croazia per alto contenuto di costituenti organici volatili in teglia in silicone proveniente da Hong Kong e per alto livello di acrilamide in biscotti provenienti dalla Serbia; dalla Svezia per aflatossine in fichi tagliati a dadini ed essiccati provenienti dalla Turchia; dalla Bulgaria per fenamifos in peperoni dolci provenienti dalla Turchia e per pirimiphos-metile in peperoni provenienti dalla Turchia; dalla Grecia per arachidi kernels provenienti dall’Argentina infestate da muffe, per aflatossine in pistacchi con guscio provenienti dall’Iran, per Salmonella enterica ser. Nottingham in semi di sesamo provenienti dal Sudan; dal Portogallo per mancanza di codice identificativo su polpo congelato (Octopus mimus) proveniente dal Perù; dalla Germania per ocratossina A in uva passa proveniente dalla Turchia; dalla Danimarca per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia. Allerta notificati dall’ Italia: per mercurio in tonno pinna gialla refrigerato (Thunnus albacares) proveniente dalla Spagna e per crescita potenziale di Clostridium botulinum in vari cibi conservati provenienti dall’ Italia. Allerta notificati: dalla Danimarca per Salmonella in salame fuet refrigerato proveniente dalla Spagna; dall’Olanda per uovo non dichiarato nel torrone proveniente dal Brasile; dall’Estonia per arsenico in pesce gatto maculato congelato (Anarhichas minor) e pesce gatto blue (Anarhichas denticulatus) proveniente dalla Norvegia; dalla Polonia per frammenti di vetro in yogurt in barattolo di vetro proveniente dalla Germania; dalla Slovenia per fumonisine in farina di mais senza glutine proveniente dall’Italia trasformata in biscotti in Slovenia; dal Belgio per Salmonella in formaggio al latte crudo biologico proveniente dal Belgio, per Listeria monocytogenes in insalate di tonno e granchio congelati provenienti dal Belgio e per Salmonella enterica ser. Typhimurium in filetti di tacchino refrigerati provenienti dalla Polonia; dalla Germania per aflatossine e ocratossina A in fichi secchi provenienti dall’Italia, per Salmonella enterica ser. Dibra in origano grattugiato proveniente dalla Turchia, per grano non dichiarato in gelato etichettato come senza glutine proveniente dalla Germania, per aflatossine e ocratossina A in fichi secchi provenienti dall’Italia, per colorante non autorizzato Rhodamine B in rape in salamoia provenienti dalla Siria, via Olanda, per migrazione di ferro da padella di ghisa proveniente dalla Cina, via Olanda e per idrocarburi policiclici aromatici in olio di nocciola proveniente dalla Francia; dalla Spagna per
  • 3. glutine non dichiarato in polvere di curry organico proveniente dalla Spagna; dalla Svizzera per frammenti di vetro in miscela fonduta refrigerata proveniente dalla Svizzera; dalla Francia per presenza possibile di sostanza non autorizzata vardenafil in integratore alimentare proveniente dalla Spagna e per Salmonella in chorizo proveniente dalla Spagna; dall’Austria per ocratossina A in noce moscata proveniente dallo Sri Lanka. Nella lista delle informative troviamo notificate: dall’ Italia per migrazione di formaldeide dal vassoio ovale in melamina proveniente dalla Cina, per contenuto troppo alto di Escherichia coli in cozze vive provenienti dall’ Italia e per infestazione parassitaria con Anisakis di nasello refrigerato (Merluccius merluccius) proveniente dalla Spagna; dalla Svezia per Salmonella enterica ser. Typhimurium in artiglio del diavolo macinato (Harpagophytum procumbens) proveniente dalla Germania, con materia prima proveniente dalla Namibia e per Salmonella enterica ser. Agona in calendula proveniente dalla Germania; dalla Spagna per cadmio in asparagi verdi surgelati provenienti dal Perù e per contenuto troppo alto di solfiti in mais bianco gigante in scatola proveniente dagli Stati Uniti; dall’Austria per Salmonella enterica ser. Livingstone in torta di girasole biologica proveniente dall’Italia; dalla Lituania per ocratossina A in uva passa proveniente dal Uzbekistan, per non dichiarato E 210 – acido benzoico in filetti di salmone salati congelati (Sprattus Sprattus) provenienti dalla Russia; dalla Repubblica Ceca per clorpirifos in mele provenienti dalla Polonia; da Malta per soia non dichiarata in ed etichettatura scorretta (etichettati come fagioli neri salati) su fagioli di soia provenienti dalla Cina; dalla Germania per istamina in salsa di pesce proveniente dal Vietnam; dalla Svizzera per aflatossine in polvere di peperoncino proveniente dall’India, per propiconazolo e sostanze non autorizzate carbofurano, metamidofos, acefato, esaconazolo e clorfenapir in peperoncino rosso proveniente dal Vietnam, per listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus, contenuto troppo alto di Enterobacteriaceae e numero di piastre aerobiche troppo alto per prosciutto cotto a fette proveniente dalla Svizzera, trattato in Italia; dal Regno Unito per Salmonella enterica ser. Enteritidis in carne di pollo cruda congelata proveniente dalla Tailandia, per alta conta di Enterobacteriaceae e di Escherichia coli in burrata refrigerata proveniente dall’Italia e per senape non dichiarata e pesce in torta di pollo e funghi refrigerata erroneamente contenente torta di pesce proveniente dal Regno Unito; dalla Polonia per Campilobacter coli in colli di maiale refrigerato provenienti dalla Spagna e per Salmonella in pepe nero proveniente dal Vietnam; dall’Olanda per sostanze non autorizzate carbofurano e propargite in bacche essicate di goji
  • 4. provenienti dalla Cina, per Cronobacter sakazakii in formula infantile proveniente dall’Olanda e per sostanze non autorizzate carbofurano, esaconazolo e propargite in bacche di goji secche provenienti dalla Cina; dalla Francia per livello troppo alto di radioattività in funghi (Cantharellus) provenienti da Belarus e per sostanza non autorizzata antrachinone in radice di bardana intera biologica proveniente dalla Polonia; dal Portogallo per scarso controllo della temperatura di seppie congelate (Sepia pharaonis) provenienti dall’ India; dal Belgio per contenuto troppo alto di azoto basico totale volatile in alaska pollock proveniente dalla Cina; dall’Irlanda per colorante non dichiarato E 127 - eritrosina e uso non autorizzato di colorante E 127 - eritrosina in decorazioni per dolci commestibili provenienti dalle Filippine, via Regno Unito; dalla Slovacchia per non autorizzato nuovo ingrediente alimentare agmatina solfato in integratore alimentare proveniente dalla Cina; dalla Finlandia per insetti vivi in noci provenienti dalla Francia. Fonte: rasff.eu Continua il successo del biologico. Nel 2017 le vendite sono cresciute fino al 30% rispetto allo scorso anno. In Italia il settore del biologico continua il suo trend positivo, arrivando al 3,4% delle vendite totali dell’alimentare (Confezionato, Bevande, Freddo, Fresco, Pets). Secondo i dati forniti da Nielsen, nei supermercati le vendite di referenze bio sono
  • 5. cresciute del +21,9% e negli ipermercati addirittura del +29,3% in più rispetto allo scorso anno. Tra i fattori alla base di questo successo troviamo l’offerta sempre più ampia dei prodotti a marchio del supermercato, mentre un ruolo importante lo giocano le promozioni, con un aumento dell’intensità nei punti vendita. Di pari passo si rileva un incremento dal punto di vista della domanda con 20,5 milioni di famiglie che hanno acquistato almeno un prodotto biologico durante l’anno (un milione in più rispetto al 2016), di queste il 25,1% (5,2 milioni) comperano bio almeno una volta a settimana, realizzando il 76,2% degli acquisti. Nielsen ha delineato il profilo del consumatore tipo. Si tratta principalmente di famiglie del Nord Italia, formate da 3/4 componenti, con una fascia d’età dai 35 ai 54 anni, con un reddito vicino o superiore alla media. Mentre tra gli indici più bassi troviamo le famiglie del Sud Italia, con componenti oltre i 65 anni e con reddito sotto la media. L’analisi Niesen ha analizzato anche i prezzi degli alimenti di 20 categorie, rilevando una certa differenza: i prodotti bio costano generalmente di più di quelli convenzionali (vedi tabella sotto). Fanno eccezione le referenze legate alla salute e alle intolleranze, che hanno dei livelli di prezzo già abbastanza elevati, come le gallette di riso, i cibi di soia, le bevande alla soia e i prodotti senza glutine. Rispetto allo scorso anno, per 9 delle 20 categorie prese in esame, il prezzo medio del biologico si è abbassato, tra cui le uova, l’olio extravergine, la frutta secca, la farina e la pasta. Mentre i rincari più elevati si contano su verdura e frutta fresca confezionata, i cibi di soia, gli alimenti aproteici senza glutine (come pane, pasta, biscotti, prodotti da forno e simili) e le creme spalmabili.
  • 6. Fonte: www.ilfattoalimentare.it Etichette a semaforo, tra bufale e realtà. Dossier del Fatto Alimentare per capire come funzionano e perché qualcuno rema contro. In Italia le etichette a semaforo non piacciono. Eppure stiamo parlando di un ottimo sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Il sistema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre l’arancione invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori, vengono usate da anni in Inghilterra e adesso, con il Nutri-Score, anche in Francia.
  • 7. Ma nonostante ciò, risultano invise a Coldiretti, ai ministri delle politiche agricole e della salute, a diverse associazioni di categoria come l’Unione Italiana Food (ex Aidepi e Aiipa), Assolatte e anche a diverse associazioni di consumatori, compresa una nutrita rappresentanza di cuochi. Nel gruppo mancano però nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione, come pure il parere del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) e del Crea Nut (ex Inran) che dovrebbero essere i massimi esperti del settore. In Italia alcuni sostengono che le etichette a semaforo siano l’espressione delle multinazionali del cibo, a cui enti e istituzioni avrebbero aderito contro gli interessi dei consumatori. Questa tesi è falsa. Basta dire che le etichette multicolore in Francia sono il frutto di un progetto promosso dai ministri della salute e dell’agricoltura, da enti scientifici e persino dell’industria con l’adesione delle associazioni di consumatori e di importanti catene di supermercati, come Auchan, con lo scopo di aiutare il consumatore a districarsi e a capire meglio le indicazioni nutrizionali già presenti sulle etichette. Purtroppo queste teorie, insieme ad altre argomentazioni portate avanti dal fronte del “no”, attestano una scarsa conoscenza della materia e una certa confusione. Confrontare il bollino verde di una bibita diet con quello del Parmigiano Reggiano è scorretto. Il semaforo è stato concepito per confrontare prodotti di seconda trasformazione, ma della stessa categoria. Non serve quindi per olio e farina, acqua minerale e latte fresco intero, ma per yogurt, pizze, cereali per la colazione, biscotti frollini, tortellini, bibite e quant’altro. Ecco allora che la lattina di Coca-Cola classica avrà il bollino rosso mentre quella Zero il bollino verde chiaro, la pizza ortolana avrà un bollino verde mentre quella al prosciutto rosso, e i tortellini italiani venduti in tutta Europa cambieranno invece colore in funzione del ripieno, passando dal verde
  • 8. all’arancione. Anche dire che l’Europa ha bocciato le etichette a semaforo è un modo per strappare un applauso in uno studio televisivo, ma non racconta la verità. La possibilità di introdurre loghi come l’etichetta con i tre colori è prevista dal regolamento europeo 1169/2011, tanto da essere usato oltre che in Francia e Inghilterra anche in Spagna e persino in Italia. Anche dire che il semaforo penalizza i prodotti Dop è sbagliato, perché potrebbero venire esclusi per via del loro ruolo storico nell’alimentazione, come suggerito dall’OMS e dal legislatore europeo. Si tratta infatti di un provvedimento a carattere volontario. Inoltre, i francesi hanno un numero di prodotti Dop e Igp simile al nostro eppure lo hanno adottato quasi all’unanimità. In Italia schierarsi a favore delle etichette a semaforo è una posizione scomoda perché vuol dire andare contro le posizioni prese da governo, industria alimentare, lobby degli agricoltori e associazioni di consumatori. Dire no è più facile, ma vorrebbe dire condividere argomentazioni pretestuose che dimostrano poca dimestichezza con l’argomento. Tutto ciò sarebbe grave per Il Fatto Alimentare che da sempre si occupa di etichette. Per questo abbiamo preparato un documento, in cui si possono trovare queste e molte altre informazioni sulle etichette a semaforo, sul Nutri-Score e sui profili nutrizionali, argomenti che in Italia vengono spesso confusi tra loro (che potete trovare qui sotto), e abbiamo lanciato un appello a nutrizionisti e società scientifiche per riconsiderare la possibilità di adottare questo utile strumento anche nel nostro paese.
  • 9. Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia. (Articolo di Roberto La Pira) Fonte: www.ilfattoalimentare.it Etichette prodotti ittici e bottarga? Risponde l’avvocato Dario Dongo. Egregio Avvocato Dongo, La disturbo per chiedere la Sua opinione sulla etichettatura dei prodotti ittici. In particolare, vorrei comprendere se esiste l’obbligo di indicare il metodo di pesca e la zona FAO di provenienza sulle etichette della bottarga. Molte grazie Giuseppe Risponde l’avvocato Dario Dongo, PhD in diritto alimentare europeo Caro Giuseppe buongiorno, il regolamento UE 1379/13, c.d. OCM pesca e acquacoltura, introduce alcuni requisiti di informazione supplementari rispetto a quelli previsti per la generalità dei prodotti. In particolare, ‘i prodotti della pesca e dell’acquacoltura di cui alle lettere a), b), c) ed e) dell’allegato I del presente regolamento commercializzati nell’Unione, indipendentemente dall’origine e dal loro metodo di commercializzazione, possono essere offerti per la vendita al consumatore finale o a una collettività solo a condizione che un contrassegno o un’etichettatura adeguati indichino:
  • 10. I prodotti della pesca e dell’acquacoltura soggetti alle informazioni obbligatorie sopra elencate sono quelli previsti in Allegato I al reg. UE 1379/13, lettere ‘a’, ‘b’, ‘c’, ‘e’, di cui a seguire. (1) Si aggiungono le alghe, di cui alla successiva lettera ‘e’ (codice NC 1212 20 00). Gli altri prodotti ittici trasformati – come le conserve e semiconserve – sono invece esclusi dai predetti requisiti d’informazione supplementare rispetto a quelli previsti nel reg. UE 1169/11. La qualifica della bottarga come ‘semiconserva’ si evince dalle ‘Linee guide in materie di igiene dei prodotti della pesca’ adottate dalla Conferenza nel 2015. (2) ‘Semiconserva: per semiconserva si intende quel prodotto alimentare confezionato la cui stabilità, oltre che dalla natura stessa del prodotto e dal processo di lavorazione adottato, è limitata dalle condizioni ambientali esterne; a differenza dunque dalla conserva, la cui conservabilitá non è influenzata dall’ambiente esterno, la semiconserva necessita per rimanere stabile di almeno uno o più dei seguenti fattori: temperatura, salinità, attività dell’acqua, affumicatura, pH, additivi vari, i cui valore e combinazione varieranno a seconda del prodotto alimentare utilizzato come materie prima. Nel settore dei prodotti della pesca, svariate sono le tipologie alimentari classificabili come semiconserve, quali per esempio: il salmone e l’aringa affumicati, lo stoccafisso, il baccalà, le sardine e le acciughe salate, i prodotti marinati, la bottarga, le saracche, il caviale, ecc.’ (Linee guida 5.11.15, Capitolo 1, Definizioni e glossario). Ai sensi delle citate linee guida, la bottarga ricade infatti nella definizione prevista per i ‘prodotti della pesca trasformati: i prodotti trasformati risultanti dalla trasformazione di prodotti della pesca o dall’ulteriore trasformazione di detti prodotti trasformati.’ (Linee guida 5.11.15, Capitolo 1, Definizioni e glossario). La bottarga deve perciò considerarsi esclusa dall’applicazione dei requisiti d’informazione supplementare che il regolamento UE 1379/13 ha stabilito per un elenco tassativo di prodotti, tra i quali essa appunto non figura. Ogni diversa interpretazione di tipo estensivo configurerebbe una manifesta violazione di legge, in palese contrasto con il principio di stretta legalità, e i suoi
  • 11. corollari di determinatezza e tassatività. Come cristallizzato nella Costituzione della Repubblica italiana (articolo 25), oltreché nel codice penale (articoli 1, 199) e nella legge 689/1981 (articolo 1). Cordialmente Dario Note (1) Per l’ABC sulle etichette dei prodotti ittici, si segnala l’opuscolo pubblicato dalla Commissione europea, su https://ec.europa.eu/fisheries/sites/fisheries/files/docs/body/eu-new-fish-and- aquaculture-consumer-labels-pocket-guide_it.pdf (2) Cfr. Rep. Atti 195/CSR del 15.11.15 Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com Reolì, pochi grassi saturi e senza colesterolo? Risponde l’avvocato Dario Dongo Caro Dario, Sono entusiasmato dall’innovazione realizzata con il prodotto Reolì, che si propone come un’alternativa a burro e margarina basata su olio extravergine di oliva. Ho però alcuni dubbi sulle informazioni nutrizionali e salutistiche offerte sul sito di Reolì, Tu cosa ne pensi? Grazie, Raffaele Risponde l’avvocato Dario Dongo, PhD in diritto alimentare europeo Caro Raffaele, grazie a Te per la segnalazione di questo prodotto che risulta davvero interessante, quale alternativa senza olio di palma alle margarine tradizionali. L’informazione commerciale relativa al Reolì, in effetti, merita di venire corretta alla
  • 12. luce di quanto previsto dai regolamenti Nutrition and Health Claims (1) e Food Information to Consumers. (2) L’indicazione ‘pochi grassi saturi’, anzitutto, si qualifica come un’indicazione nutrizionale ed è perciò soggetta ai requisiti di cui in Allegato al regolamento CE 1924/06. ‘L’indicazione che un alimento è a basso contenuto di grassi saturi e ogni altra indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite solo se la somma degli acidi grassi saturi e degli acidi grassi trans contenuti nel prodotto non supera 1,5 g/100 g per i solidi o 0,75 g/100 ml per i liquidi; in entrambi i casi la somma degli acidi grassi saturi e acidi grassi trans non può corrispondere a più del 10 % dell’apporto energetico’ (reg. CE 1924/06, Allegato) La dichiarazione nutrizionale del Reolì extravergine tuttavia indica un tenore di grassi saturi pari a 21 g/100 g. Evidentemente non compatibile con i requisiti di cui sopra, per riferire a un ‘basso contenuto di acidi grassi saturi’ o altre simili indicazioni. La ‘naturale assenza di lattosio e colesterolo’, a sua volta, non può venire reclamata per due semplici ragioni:
  • 13. – l’assenza di lattosio è comune a ogni margarina vegetale in quanto priva, ça va sans dire, di ingredienti derivati dal latte, (3) – ogni riferimento al tenore di colesterolo negli alimenti è tassativamente vietato dal regolamento UE 1169/11, che ha escluso tale voce dal nucleo delle informazioni ammesse nella dichiarazione nutrizionale. Le altre ‘riconosciute caratteristiche benefiche’ dell’olio extravergine di oliva, quali ‘la ricchezza di polifenoli e di sostanze antiossidanti’, inoltre, devono venire sostanziate con riguardo allo specifico prodotto. (4) Il quale contiene olio extravergine di oliva, in misura del 60% secondo quanto dichiarato, ed è tuttavia un alimento diverso. Ogni paragone col burro, infine, dev’essere rigorosamente escluso. Proprio in quanto si tratta di alimenti che appartengono a categorie diverse, realizzati con materie prime differenti, non si può ammettere alcun confronto né evocazione. Dopo avere affrontato i casi di ‘cheese sounding’ e ‘milk sounding’, non sembra proprio il caso di aprire il capitolo ‘butter sounding’ (!). Un caro saluto Dario Note (1) Cfr. reg. CE 1924/06 e successive modifiche (2) V. reg. UE 1169/11 (3) In violazione del reg. UE 1169/11, articolo 7.1.c (4) Il reg. UE 432/12 condiziona l’impiego di riferimenti alle proprietà antiossidanti dei polifenoli contenuti nell’olio d’oliva alla presenza, in 20 g dello stesso, di almeno 5 mg di idrotissirosolo e suoi derivati. ‘L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di 20 g di olio d’oliva’