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News 07/A/2016
Lunedì, 15 Febbraio 2016
L’evoluzione degli incentivi per le fonti rinnovabili per il 2016 e 2017.
Il contatore delle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico non supererà, per tutto il
2016, il tetto dei 5,8 miliardi di euro, nemmeno nello scenario peggiore tra quelli
ipotizzati dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. Grazie all’aggiornamento del
contatore al 31 dicembre, sono ancora disponibili 252 milioni di euro di incentivi per
le FER-fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Nel 2016 si libereranno risorse per 363
milioni di euro mentre a fine 2017 saranno 474 milioni. Attualmente ad incidere
maggiormente sul costo indicativo cumulato annuo gli incentivi per il biogas, con il
27,3% del costo totale. La sola tariffa omnicomprensiva per il biogas ha raggiunto
1.334,6 milioni di euro (il 23,6%). Segue poi l’eolico con il 26,8%, la fonte idraulica con
il 21,3% e le biomasse con il 14,6%. I prezzi zonali registrano valori più omogenei
rispetto all’anno precedente, segnando rialzi del +4,2%. Mentre registra un
incremento di +2,66 €/MWh il prezzo di ritiro dei Certificati Verdi.
Il GSE-Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. ha aggiornato al 31 dicembre 2015 il
Contatore del “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi” riconosciuti agli
impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico (FER). Il costo
indicativo annuo risulta pari a circa 5,658 miliardi di euro, con una diminuzione di
circa 11 milioni di euro rispetto al mese precedente. La riduzione è da imputarsi
principalmente alla progressiva scadenza del periodo di incentivazione di alcuni
impianti a CV e all'attività di verifica condotta dal GSE che ha determinato
l'annullamento di alcune qualifiche IAFR.
Ma le notizie più interessanti sono contenute nelle informative che accompagnano il
comunicato del 28 gennaio, nelle quali il GSE dà alcune indicazioni sul metodo
utilizzato per il calcolo e sull'andamento previsto nei prossimi anni. Di particolare
interesse per le imprese in procinto di realizzare un investimento nel settore delle
bioenergie la stima sulle risorse che andranno via via liberandosi facendo scendere il
contatore FER. Nel solo 2016 si parla di 252 milioni di euro mentre a fine 2017 saranno
474 milioni di euro. Così come la stima del GSE sul numero di progetti che si sono
aggiudicati l'incentivo tramite asta o registro ma che non saranno realizzati: la quota
di decadenza è calcolata al 60%.
Per tutti gli operatori elettrici invece è significativa la previsione nello scenario base
del valore del prezzo dell’energia (PUN) per l’anno 2016, pari a 43,30 €/MWh, con
una forchetta tra i 47,70 €/MWh e i 39,03 €/MWh, in calo del -17% rispetto al valore
del 2015 (52,31 €/MWh). Mentre registra un incremento di +2,66 €/MWh il prezzo di
ritiro dei Certificati Verdi, stimati sulla base del prezzo di cessione dell’energia del
2015 pari a 51,69 €/MWh.
I prezzi zonali invece registrano valori più omogenei rispetto all’anno precedente,
segnando rialzi del +4,2%.
Inoltre i risultati del contatore, aggiornato al 31 dicembre 2015,
mostranol’andamento degli incentivi e delle tecnologie installate in questi ultimi
anni, mostrando le tendenze degli investimenti effettuati. Su una spesa totale annua
di 5.657,8 milioni di euro il meccanismo dei CIP 6 incide il 3,2% della spesa annua, i
CV-Certificati Verdi il 54,8%, la TO-Tariffa Omnicomprensiva il 32%, gli incentivi a
tariffe premio del D.M. 6 luglio 2012 per gli impianti già in esercizio solamente il 4,4%
mentre gli impianti iscritti a registro/aste ma non ancora in funzione pesano il 5,5%,
infine gli incentivi per il solare termodinamico risultano poco significativi. Dal lato
tecnologie, la fonte idraulica incide sugli incentivi per il 21,3%, l’eolico per il 26,8%, il
biogas per il 27,3%, le biomasse per il 14,6%, i bioliquidi per il 7,5%, la geotermia per il
2,4% mentre il solare termodinamico e moto ondoso sono irrilevanti.
Se analizziamo meglio i dati più significativi, si evidenzia che: gli incentivi per i
CV sono destinati prevalentemente alla fonte eolica con una spesa annua di
1.369,50 milioni di euro, che incide il 24,2% sulla spesa totale, alle fonte idaulica con
una spesa di 767,3 milioni di euro (e una incidenza del 13,6%), le biomasse con 440,4
milioni di euro (incidenza del 7,8%), e i bioliquidi con 322,7 milioni di euro (incidenza
del 5,7%), mentre il biogas pesa solo 81,6 milioni di euro (incidenza del 1,4%);
Guardando la Tariffa Omnicomprenssiva, introdotta con la Finanziaria 2008, la
prevalenza degli incentivi assegnati va al biogas, pari al 73,8% degli incentivi TO
assegnati, che cumula una spesa annua di 1.334,6 milioni di euro (il 23,6% del totale).
Gli incentivi feed in premium del D.M. 6 luglio 2012 per gli impianti già in esercizio,
registra una spesa complessiva di 251,2 milioni di euro (che pesa solamente il 4,4%
del costo totale annuo), ripartiti rispettivamente nel 32,9% idarulica, 32,7% eolica,
18,9% biogas, 9,1% biomassa, 6,4% geotermica. Mentre non è significativo il gettito
per gli incentivi assegnati ai bioliquidi che con una spesa di soli 0,2 milioni di euro
evidenziano lo scarso interesse per lo sfruttamento del biocombustibile anche in
piccoli impianti. Gli impianti con accesso diretto all’incentivo hanno fatto registrare
un trend di spesa per l’anno 2015 di circa 1,6 milioni di euro al mese.
Per gli incentivi feed in premium del D.M. 6 luglio 2012 per impianti iscritti a registro o
aste ma che non sono ancora entrati in esercizio si prevede una spesa di 311,3
milioni di euro, che incide solo il 5,5% sulla spesa totale. Per le biomasse si calcola
una spesa di 107,2 milioni di euro, per l’idraulica 70,6 milioni di euro, per il biogas 76,8
milioni di euro, per l’eolico 55,2 milioni di euro e soli 1,5 milioni di euro per i bioliquidi.
La simulazione del GSE sull’andamento dell’impegno di spesa per le rinnovabili non
fotovoltaiche, che consentirà agli operatori di avere un orizzonte entro cui orientare
le proprie scelte d’investimento, prevede degli scenari di evoluzione del calcolo del
costo indicativo cumulato annuo dell’incentivo FER senza però considerare gli
eventuali effetti positivi del piano dei controlli sugli impianti avviato dal GSE (i cui
effetti si stimano in 400 milioni di euro) e l’impatto che potrebbe avere l’estensione
del periodo di incentivazione dei CV a favore degli impianti a biomassa, prevista
dalla Legge di Stabilità 2016 (valutata tra i 78 e 129 milioni di euro).
In base allo scenario evolutivo elaborato dal GSE, in assenza di revisioni normative o
di eventi inattesi, anche nelle ipotesi peggiori, con prezzo dell’energia più basso,
con l’entrata effettiva in esercizio di tutti gli impianti ammessi ad aste e registri
(anche se oggi ancora allo stato di progetto) e in caso di aumento della
producibilità degli impianti stessi, il tetto dei 5,8 miliardi non sarà raggiunto nel corso
di tutto il 2016.
A gennaio 2016, quando il Contatore dovrebbe attestarsi, secondo le simulazioni, a
5,650 miliardi, sono attese le principali variazioni nel settore, con l’aggiornamento dei
prezzi dell’energia, la transizione dai Certificati Verdi alla Feed in premium e
l’aggiornamento della producibilità statistica. Stando alle simulazioni effettuate,
anche qualora si verificassero le condizioni “peggiori”, l’andamento dell’impegno di
spesa, per tutto il 2016, appare discendente.
Sulla base di uno scenario evolutivo “base”, nel 2016 si libereranno risorse per 363
milioni di euro mentre a fine 2017 saranno 474 milioni. Le stime sono sviluppate, in
assenza di revisioni normative, considerato il trend atteso di scadenza del periodo di
incentivazione degli impianti incentivati, inclusa la transizione da CV a Feed-in-
Premium a partire da gennaio 2016, con le relative specificità (utilizzo di Re 2012 fisso
per impianti a biomassa); i prezzi dell’energia con un stima del PUN 2016, pari a 43,37
€/MWh, basata sui primi consuntivi di gennaio 2016 e sugli esiti del mercato a
termine (pubblicati dal GME); la transizione graduale degli impianti del DM 6/7/2012
da graduatorie a esercizio con una progressione lineare fino alla data di scadenza
del diritto di accesso, ma con ipotesi di decadenza del 60% (prossime scadenze
principali maggio 2016 e giugno 2017), basato sull’esito del I registro eolico;
l’aggiornamento delle ore statistiche utilizzate per la stima di producibilità degli
impianti «non storicizzabili» (non aventi una produzione storica consolidata) che
comporta, a partire dal contatore di gennaio 2016, un incremento di costo. Analisi
basata sugli impianti a CV e TO, i quali evidenziano un aumento di producibilità; e
nessuna significativa progressione degli impianti solari termodinamici.
Infine, lo studio del GSE fa una prima stima dell'impatto della proroga degli incentivi
alla produzione elettrica da biomasse per gli impianti incentivati con i CV-Certificati
Verdi “in scadenza” tra il 2011 e il 2016, proroga introdotta con un emendamento
nella Legge di Stabilità. L'onere, risultante dall'eventuale adesione di tutti gli impianti
potenzialmente interessati dalla norma, è valutabile nell'intorno dei 100 milioni di
euro (nel range 78-129 milioni di euro). La stima è stata condotta considerando un
PUN compreso tra 52,31 e 43,37 €/MWh, contando 116 impianti (per 788 MW) con
scadenza degli incentivi tra il 2011 e il 2015 e 42 impianti (per 902 MW) con scadenza
egli incentivi nel 2016.
Fonte:fattoriedelsole.org
Residui vegetali e reti antigrandine, quando l’abbruciamento rischia la sanzione
penale.
L’abbruciamento di materiale agricolo o forestale naturale non è reato, ma lo
potrebbe essere se il materiale è mischiato con frammenti di rete antigrandine. Lo
afferma la Corte di cassazione penale – con sentenza numero 4624 – in riferimento
alla richiesta di annullamento della sentenza Tribunale di Castrovillari. Il Tribunale ha
condannato due persone per avere smaltito, mediante incenerimento al suolo,
cumuli di vigneto.
Secondo gli imputati il reato non sussisterebbe in quanto la bruciatura controllata e
vigilata degli esiti della potatura dei vigneti su un’area agricola da parte di colui
che ha la disponibilità del fondo è diretta all’eliminazione degli avanzi
esclusivamente della propria coltivazione, con contestuale uso delle ceneri a fini di
concimazione. Un’attività autorizzata dalla Regione Calabria, sicché – sempre a
detta degli imputati – condotta in presenza di autorizzazione.
La modifica apportata al Codice ambientale (Dlgs 152/2006) con il decreto
Competitività nel 2014 – così come modificato dalla legge di conversione – ha
escluso per l’abbruciamento di materiale agricolo o forestale naturale, anche
derivato da verde pubblico o privato, l’applicazione delle sanzioni riguardanti la
combustione illecita di rifiuti.
Questo perché, sono considerate normali pratiche agricole consentite le attività di
raggruppamento e abbruciamento (in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non
superiori a tre metri steri per ettaro) di paglia, sfalci e potature, nonché altro
materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso nel rispetto di tutte le
condizioni disciplinate nella norma. Costituiscono normali pratiche agricole
consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti e
non attività di gestione dei rifiuti.
Cosa diversa, però, potrebbe essere se oggetto della combustione non fossero solo
“cumuli di vigneto” ma anche “frammenti di rete antigrandine”. Tale circostanza
potrebbe assume valore dirimente al fine della qualificazione della condotta: i
“frammenti di rete antigrandine”, che certamente non possono essere ritenuti residui
vegetali o materiale agricolo potrebbero qualificare il tutto come reato.
Fonte: greenreport.it
Pile e accumulatori, il Cdm recupera il ritardo su nuove norme.
Il decreto italiano di recepimento della direttiva UE mette definitivamente fine alla
commercializzazione delle pile a bottone con mercurio.
Sulla testa dell’Italia pendeva una procedura d’infrazione delle norme europee,
quelle inerenti il mancato recepimento della direttiva europea 56 del 2013 su pile,
accumulatori e relativi rifiuti. A risolvere positivamente la situazione è oggi il nuovo
decreto legislativo di attuazione che colma questa lacuna facendo proprie le
indicazioni di Bruxelles.
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro
dell’ambiente Gian Luca Galletti, lo ha approvato, in esame definitivo recuperando
i mesi di ritardo accumulato. La direttiva del 2013 infatti doveva essere recepita
entro il primo luglio 2015 al fine di estendere il più velocemente possibile il divieto di
immissione sul mercato ad alcuni prodotti di comprovata tossicità.
Il provvedimento stabiliva specifici limiti temporali al divieto di immissione sul
mercato di pile a bottone con un tenore di mercurio non superiore al 2 per cento in
peso, fino al 1° ottobre 2015 e di pile e accumulatori portatili destinati ad essere
utilizzati in utensili elettrici senza fili, fino al 31 dicembre 2016.
Con l’entrata in vigore del decreto italiano (anche se ha sulle spalle un ritardo di
oltre 4 mesi) non sarà quindi più possibile commercializzarle.
Inoltre, si prevede, sempre in linea con la direttiva europea, un regime transitorio per
posticipare al 31 dicembre 2016 la deroga relativa al divieto di immissione sul
mercato delle pile e degli accumulatori portatili destinati ad essere utilizzati negli
utensili elettrici senza fili. Una scelta questa che vuole consentire agli operatori
economici dell’intera filiera di avere il tempo necessario per adeguarsi alle nuove
tecnologie sostitutive. Altro punto determinante, lo stato deve provvedere affinché i
produttori progettino apparecchi in modo tale che i rifiuti di pile e accumulatori
siano facilmente rimovibili. Qualora tali rifiuti non possano essere prontamente rimossi
dall’utilizzatore finale, la progettazione deve permettere che i rifiuti di pile e
accumulatori siano prontamente rimovibili da professionisti qualificati indipendenti
dai produttori.
Infine,il decreto stabilisce un termine di sei mesi per permettere ai produttori di
conformarsi all’obbligo di fornire istruzioni sulla corretta rimozione dei rifiuti di pile e
accumulatori ai professionisti qualificati indipendenti.
Fonte:rinnovabili.it
Mille proroghe 2016, SISTRI: conferme e novità per le imprese.
Novità e conferme per le imprese iscritte al SISTRI dopo l’approvazione in prima
lettura alla Camera del decreto Milleproroghe 2016. Viene confermata la proroga
per tutto il 2016 sia del regime del doppio binario sia dell'efficacia del contratto con
la Selex Management, attuale concessionaria del Sistema di controllo della
tracciabilità dei rifiuti. Per tutto il 2016 verranno, inoltre, dimezzate le due uniche
sanzioni, operative dal 1° aprile 2015, che puniscono l'omissione dell'iscrizione al
SISTRI e il mancato pagamento del contributo annuale: per le altre sanzioni resta
ferma l’operatività dal 2017. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
(Articolo di Claudio Bovino)
Fonte:ipsoa.it
Il provvedimento stabiliva specifici limiti temporali al divieto di immissione sul
mercato di pile a bottone con un tenore di mercurio non superiore al 2 per cento in
peso, fino al 1° ottobre 2015 e di pile e accumulatori portatili destinati ad essere
utilizzati in utensili elettrici senza fili, fino al 31 dicembre 2016.
Con l’entrata in vigore del decreto italiano (anche se ha sulle spalle un ritardo di
oltre 4 mesi) non sarà quindi più possibile commercializzarle.
Inoltre, si prevede, sempre in linea con la direttiva europea, un regime transitorio per
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economici dell’intera filiera di avere il tempo necessario per adeguarsi alle nuove
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siano facilmente rimovibili. Qualora tali rifiuti non possano essere prontamente rimossi
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Infine,il decreto stabilisce un termine di sei mesi per permettere ai produttori di
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News A 07 2016

  • 1. News 07/A/2016 Lunedì, 15 Febbraio 2016 L’evoluzione degli incentivi per le fonti rinnovabili per il 2016 e 2017. Il contatore delle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico non supererà, per tutto il 2016, il tetto dei 5,8 miliardi di euro, nemmeno nello scenario peggiore tra quelli ipotizzati dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. Grazie all’aggiornamento del contatore al 31 dicembre, sono ancora disponibili 252 milioni di euro di incentivi per le FER-fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Nel 2016 si libereranno risorse per 363 milioni di euro mentre a fine 2017 saranno 474 milioni. Attualmente ad incidere maggiormente sul costo indicativo cumulato annuo gli incentivi per il biogas, con il 27,3% del costo totale. La sola tariffa omnicomprensiva per il biogas ha raggiunto 1.334,6 milioni di euro (il 23,6%). Segue poi l’eolico con il 26,8%, la fonte idraulica con il 21,3% e le biomasse con il 14,6%. I prezzi zonali registrano valori più omogenei rispetto all’anno precedente, segnando rialzi del +4,2%. Mentre registra un incremento di +2,66 €/MWh il prezzo di ritiro dei Certificati Verdi. Il GSE-Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. ha aggiornato al 31 dicembre 2015 il Contatore del “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi” riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico (FER). Il costo indicativo annuo risulta pari a circa 5,658 miliardi di euro, con una diminuzione di circa 11 milioni di euro rispetto al mese precedente. La riduzione è da imputarsi principalmente alla progressiva scadenza del periodo di incentivazione di alcuni impianti a CV e all'attività di verifica condotta dal GSE che ha determinato l'annullamento di alcune qualifiche IAFR. Ma le notizie più interessanti sono contenute nelle informative che accompagnano il comunicato del 28 gennaio, nelle quali il GSE dà alcune indicazioni sul metodo utilizzato per il calcolo e sull'andamento previsto nei prossimi anni. Di particolare interesse per le imprese in procinto di realizzare un investimento nel settore delle bioenergie la stima sulle risorse che andranno via via liberandosi facendo scendere il contatore FER. Nel solo 2016 si parla di 252 milioni di euro mentre a fine 2017 saranno 474 milioni di euro. Così come la stima del GSE sul numero di progetti che si sono
  • 2. aggiudicati l'incentivo tramite asta o registro ma che non saranno realizzati: la quota di decadenza è calcolata al 60%. Per tutti gli operatori elettrici invece è significativa la previsione nello scenario base del valore del prezzo dell’energia (PUN) per l’anno 2016, pari a 43,30 €/MWh, con una forchetta tra i 47,70 €/MWh e i 39,03 €/MWh, in calo del -17% rispetto al valore del 2015 (52,31 €/MWh). Mentre registra un incremento di +2,66 €/MWh il prezzo di ritiro dei Certificati Verdi, stimati sulla base del prezzo di cessione dell’energia del 2015 pari a 51,69 €/MWh. I prezzi zonali invece registrano valori più omogenei rispetto all’anno precedente, segnando rialzi del +4,2%. Inoltre i risultati del contatore, aggiornato al 31 dicembre 2015, mostranol’andamento degli incentivi e delle tecnologie installate in questi ultimi anni, mostrando le tendenze degli investimenti effettuati. Su una spesa totale annua di 5.657,8 milioni di euro il meccanismo dei CIP 6 incide il 3,2% della spesa annua, i CV-Certificati Verdi il 54,8%, la TO-Tariffa Omnicomprensiva il 32%, gli incentivi a tariffe premio del D.M. 6 luglio 2012 per gli impianti già in esercizio solamente il 4,4% mentre gli impianti iscritti a registro/aste ma non ancora in funzione pesano il 5,5%, infine gli incentivi per il solare termodinamico risultano poco significativi. Dal lato tecnologie, la fonte idraulica incide sugli incentivi per il 21,3%, l’eolico per il 26,8%, il biogas per il 27,3%, le biomasse per il 14,6%, i bioliquidi per il 7,5%, la geotermia per il 2,4% mentre il solare termodinamico e moto ondoso sono irrilevanti. Se analizziamo meglio i dati più significativi, si evidenzia che: gli incentivi per i CV sono destinati prevalentemente alla fonte eolica con una spesa annua di 1.369,50 milioni di euro, che incide il 24,2% sulla spesa totale, alle fonte idaulica con una spesa di 767,3 milioni di euro (e una incidenza del 13,6%), le biomasse con 440,4 milioni di euro (incidenza del 7,8%), e i bioliquidi con 322,7 milioni di euro (incidenza del 5,7%), mentre il biogas pesa solo 81,6 milioni di euro (incidenza del 1,4%); Guardando la Tariffa Omnicomprenssiva, introdotta con la Finanziaria 2008, la prevalenza degli incentivi assegnati va al biogas, pari al 73,8% degli incentivi TO assegnati, che cumula una spesa annua di 1.334,6 milioni di euro (il 23,6% del totale). Gli incentivi feed in premium del D.M. 6 luglio 2012 per gli impianti già in esercizio, registra una spesa complessiva di 251,2 milioni di euro (che pesa solamente il 4,4% del costo totale annuo), ripartiti rispettivamente nel 32,9% idarulica, 32,7% eolica, 18,9% biogas, 9,1% biomassa, 6,4% geotermica. Mentre non è significativo il gettito per gli incentivi assegnati ai bioliquidi che con una spesa di soli 0,2 milioni di euro evidenziano lo scarso interesse per lo sfruttamento del biocombustibile anche in
  • 3. piccoli impianti. Gli impianti con accesso diretto all’incentivo hanno fatto registrare un trend di spesa per l’anno 2015 di circa 1,6 milioni di euro al mese. Per gli incentivi feed in premium del D.M. 6 luglio 2012 per impianti iscritti a registro o aste ma che non sono ancora entrati in esercizio si prevede una spesa di 311,3 milioni di euro, che incide solo il 5,5% sulla spesa totale. Per le biomasse si calcola una spesa di 107,2 milioni di euro, per l’idraulica 70,6 milioni di euro, per il biogas 76,8 milioni di euro, per l’eolico 55,2 milioni di euro e soli 1,5 milioni di euro per i bioliquidi. La simulazione del GSE sull’andamento dell’impegno di spesa per le rinnovabili non fotovoltaiche, che consentirà agli operatori di avere un orizzonte entro cui orientare le proprie scelte d’investimento, prevede degli scenari di evoluzione del calcolo del costo indicativo cumulato annuo dell’incentivo FER senza però considerare gli eventuali effetti positivi del piano dei controlli sugli impianti avviato dal GSE (i cui effetti si stimano in 400 milioni di euro) e l’impatto che potrebbe avere l’estensione del periodo di incentivazione dei CV a favore degli impianti a biomassa, prevista dalla Legge di Stabilità 2016 (valutata tra i 78 e 129 milioni di euro). In base allo scenario evolutivo elaborato dal GSE, in assenza di revisioni normative o di eventi inattesi, anche nelle ipotesi peggiori, con prezzo dell’energia più basso, con l’entrata effettiva in esercizio di tutti gli impianti ammessi ad aste e registri (anche se oggi ancora allo stato di progetto) e in caso di aumento della producibilità degli impianti stessi, il tetto dei 5,8 miliardi non sarà raggiunto nel corso di tutto il 2016. A gennaio 2016, quando il Contatore dovrebbe attestarsi, secondo le simulazioni, a 5,650 miliardi, sono attese le principali variazioni nel settore, con l’aggiornamento dei prezzi dell’energia, la transizione dai Certificati Verdi alla Feed in premium e l’aggiornamento della producibilità statistica. Stando alle simulazioni effettuate, anche qualora si verificassero le condizioni “peggiori”, l’andamento dell’impegno di spesa, per tutto il 2016, appare discendente. Sulla base di uno scenario evolutivo “base”, nel 2016 si libereranno risorse per 363 milioni di euro mentre a fine 2017 saranno 474 milioni. Le stime sono sviluppate, in assenza di revisioni normative, considerato il trend atteso di scadenza del periodo di incentivazione degli impianti incentivati, inclusa la transizione da CV a Feed-in- Premium a partire da gennaio 2016, con le relative specificità (utilizzo di Re 2012 fisso per impianti a biomassa); i prezzi dell’energia con un stima del PUN 2016, pari a 43,37 €/MWh, basata sui primi consuntivi di gennaio 2016 e sugli esiti del mercato a
  • 4. termine (pubblicati dal GME); la transizione graduale degli impianti del DM 6/7/2012 da graduatorie a esercizio con una progressione lineare fino alla data di scadenza del diritto di accesso, ma con ipotesi di decadenza del 60% (prossime scadenze principali maggio 2016 e giugno 2017), basato sull’esito del I registro eolico; l’aggiornamento delle ore statistiche utilizzate per la stima di producibilità degli impianti «non storicizzabili» (non aventi una produzione storica consolidata) che comporta, a partire dal contatore di gennaio 2016, un incremento di costo. Analisi basata sugli impianti a CV e TO, i quali evidenziano un aumento di producibilità; e nessuna significativa progressione degli impianti solari termodinamici. Infine, lo studio del GSE fa una prima stima dell'impatto della proroga degli incentivi alla produzione elettrica da biomasse per gli impianti incentivati con i CV-Certificati Verdi “in scadenza” tra il 2011 e il 2016, proroga introdotta con un emendamento nella Legge di Stabilità. L'onere, risultante dall'eventuale adesione di tutti gli impianti potenzialmente interessati dalla norma, è valutabile nell'intorno dei 100 milioni di euro (nel range 78-129 milioni di euro). La stima è stata condotta considerando un PUN compreso tra 52,31 e 43,37 €/MWh, contando 116 impianti (per 788 MW) con scadenza degli incentivi tra il 2011 e il 2015 e 42 impianti (per 902 MW) con scadenza egli incentivi nel 2016. Fonte:fattoriedelsole.org Residui vegetali e reti antigrandine, quando l’abbruciamento rischia la sanzione penale. L’abbruciamento di materiale agricolo o forestale naturale non è reato, ma lo potrebbe essere se il materiale è mischiato con frammenti di rete antigrandine. Lo afferma la Corte di cassazione penale – con sentenza numero 4624 – in riferimento alla richiesta di annullamento della sentenza Tribunale di Castrovillari. Il Tribunale ha condannato due persone per avere smaltito, mediante incenerimento al suolo, cumuli di vigneto. Secondo gli imputati il reato non sussisterebbe in quanto la bruciatura controllata e vigilata degli esiti della potatura dei vigneti su un’area agricola da parte di colui che ha la disponibilità del fondo è diretta all’eliminazione degli avanzi esclusivamente della propria coltivazione, con contestuale uso delle ceneri a fini di concimazione. Un’attività autorizzata dalla Regione Calabria, sicché – sempre a
  • 5. detta degli imputati – condotta in presenza di autorizzazione. La modifica apportata al Codice ambientale (Dlgs 152/2006) con il decreto Competitività nel 2014 – così come modificato dalla legge di conversione – ha escluso per l’abbruciamento di materiale agricolo o forestale naturale, anche derivato da verde pubblico o privato, l’applicazione delle sanzioni riguardanti la combustione illecita di rifiuti. Questo perché, sono considerate normali pratiche agricole consentite le attività di raggruppamento e abbruciamento (in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro) di paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso nel rispetto di tutte le condizioni disciplinate nella norma. Costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti e non attività di gestione dei rifiuti. Cosa diversa, però, potrebbe essere se oggetto della combustione non fossero solo “cumuli di vigneto” ma anche “frammenti di rete antigrandine”. Tale circostanza potrebbe assume valore dirimente al fine della qualificazione della condotta: i “frammenti di rete antigrandine”, che certamente non possono essere ritenuti residui vegetali o materiale agricolo potrebbero qualificare il tutto come reato. Fonte: greenreport.it Pile e accumulatori, il Cdm recupera il ritardo su nuove norme. Il decreto italiano di recepimento della direttiva UE mette definitivamente fine alla commercializzazione delle pile a bottone con mercurio. Sulla testa dell’Italia pendeva una procedura d’infrazione delle norme europee, quelle inerenti il mancato recepimento della direttiva europea 56 del 2013 su pile, accumulatori e relativi rifiuti. A risolvere positivamente la situazione è oggi il nuovo decreto legislativo di attuazione che colma questa lacuna facendo proprie le indicazioni di Bruxelles. Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, lo ha approvato, in esame definitivo recuperando i mesi di ritardo accumulato. La direttiva del 2013 infatti doveva essere recepita entro il primo luglio 2015 al fine di estendere il più velocemente possibile il divieto di immissione sul mercato ad alcuni prodotti di comprovata tossicità.
  • 6. Il provvedimento stabiliva specifici limiti temporali al divieto di immissione sul mercato di pile a bottone con un tenore di mercurio non superiore al 2 per cento in peso, fino al 1° ottobre 2015 e di pile e accumulatori portatili destinati ad essere utilizzati in utensili elettrici senza fili, fino al 31 dicembre 2016. Con l’entrata in vigore del decreto italiano (anche se ha sulle spalle un ritardo di oltre 4 mesi) non sarà quindi più possibile commercializzarle. Inoltre, si prevede, sempre in linea con la direttiva europea, un regime transitorio per posticipare al 31 dicembre 2016 la deroga relativa al divieto di immissione sul mercato delle pile e degli accumulatori portatili destinati ad essere utilizzati negli utensili elettrici senza fili. Una scelta questa che vuole consentire agli operatori economici dell’intera filiera di avere il tempo necessario per adeguarsi alle nuove tecnologie sostitutive. Altro punto determinante, lo stato deve provvedere affinché i produttori progettino apparecchi in modo tale che i rifiuti di pile e accumulatori siano facilmente rimovibili. Qualora tali rifiuti non possano essere prontamente rimossi dall’utilizzatore finale, la progettazione deve permettere che i rifiuti di pile e accumulatori siano prontamente rimovibili da professionisti qualificati indipendenti dai produttori. Infine,il decreto stabilisce un termine di sei mesi per permettere ai produttori di conformarsi all’obbligo di fornire istruzioni sulla corretta rimozione dei rifiuti di pile e accumulatori ai professionisti qualificati indipendenti. Fonte:rinnovabili.it Mille proroghe 2016, SISTRI: conferme e novità per le imprese. Novità e conferme per le imprese iscritte al SISTRI dopo l’approvazione in prima lettura alla Camera del decreto Milleproroghe 2016. Viene confermata la proroga per tutto il 2016 sia del regime del doppio binario sia dell'efficacia del contratto con la Selex Management, attuale concessionaria del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Per tutto il 2016 verranno, inoltre, dimezzate le due uniche sanzioni, operative dal 1° aprile 2015, che puniscono l'omissione dell'iscrizione al SISTRI e il mancato pagamento del contributo annuale: per le altre sanzioni resta ferma l’operatività dal 2017. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. (Articolo di Claudio Bovino) Fonte:ipsoa.it
  • 7. Il provvedimento stabiliva specifici limiti temporali al divieto di immissione sul mercato di pile a bottone con un tenore di mercurio non superiore al 2 per cento in peso, fino al 1° ottobre 2015 e di pile e accumulatori portatili destinati ad essere utilizzati in utensili elettrici senza fili, fino al 31 dicembre 2016. Con l’entrata in vigore del decreto italiano (anche se ha sulle spalle un ritardo di oltre 4 mesi) non sarà quindi più possibile commercializzarle. Inoltre, si prevede, sempre in linea con la direttiva europea, un regime transitorio per posticipare al 31 dicembre 2016 la deroga relativa al divieto di immissione sul mercato delle pile e degli accumulatori portatili destinati ad essere utilizzati negli utensili elettrici senza fili. Una scelta questa che vuole consentire agli operatori economici dell’intera filiera di avere il tempo necessario per adeguarsi alle nuove tecnologie sostitutive. Altro punto determinante, lo stato deve provvedere affinché i produttori progettino apparecchi in modo tale che i rifiuti di pile e accumulatori siano facilmente rimovibili. Qualora tali rifiuti non possano essere prontamente rimossi dall’utilizzatore finale, la progettazione deve permettere che i rifiuti di pile e accumulatori siano prontamente rimovibili da professionisti qualificati indipendenti dai produttori. Infine,il decreto stabilisce un termine di sei mesi per permettere ai produttori di conformarsi all’obbligo di fornire istruzioni sulla corretta rimozione dei rifiuti di pile e accumulatori ai professionisti qualificati indipendenti. Fonte:rinnovabili.it Mille proroghe 2016, SISTRI: conferme e novità per le imprese. Novità e conferme per le imprese iscritte al SISTRI dopo l’approvazione in prima lettura alla Camera del decreto Milleproroghe 2016. Viene confermata la proroga per tutto il 2016 sia del regime del doppio binario sia dell'efficacia del contratto con la Selex Management, attuale concessionaria del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Per tutto il 2016 verranno, inoltre, dimezzate le due uniche sanzioni, operative dal 1° aprile 2015, che puniscono l'omissione dell'iscrizione al SISTRI e il mancato pagamento del contributo annuale: per le altre sanzioni resta ferma l’operatività dal 2017. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. (Articolo di Claudio Bovino) Fonte:ipsoa.it