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Gestione delle Infezioni
     nosocomiali nel
   Paziente oncologico
   Prof. Paolo Cadrobbi           Dott. Giovanni Carretta
Consulente IOV specialista in    Direzione Medica Azienda
Malattie Infettive e Tropicali      Ospedaliera Padova
Da barbieri a specialisti
   Oggi un'appendicite, una
    tonsillectomia, un'asportazione di una verruca non
    sembrano neanche interventi chirurgici per la
    facilità e il lavoro di routine con cui vengono
    eseguiti.
   Per arrivare a questo ci sono voluti secoli, anzi
    millenni, in cui la chirurgia non è stata sempre una
    scelta oculata, anzi, forse era considerata
    veramente l'ultima spiaggia, da effettuare soltanto
    se il rischio di morte era almeno pari a quello
    dell'intervento.
   I due nemici giurati di questa pratica erano il dolore
    e le infezioni.
Da barbieri a specialisti
   La divisione dei compiti tra il medico ed il chirurgo
    era già palese ai tempi di Ippocrate.
   All'epoca, i chirurghi altri non erano che i barbieri.
    ecco perché i medici ci tenevano a distinguersi da
    loro.
   Gli interventi erano soprattutto salassi, cura di
    emorroidi, estrazione dei calcoli dalla
    vescica, laringotomia per evitare il
    soffocamento, svuotamento di sacche di liquido
    nell'organismo.
   Strumenti essenziali erano
    forbici, coltelli, seghe, forcipi, aghi e soprattutto
    cauteri per evitare emorragie.
Da barbieri a specialisti
   Questa forma di chirurgia rimase invariata per tutto
    il Medioevo, praticata e poi trasmessa
    essenzialmente dai monaci, dopo le invasioni
    barbariche e la caduta dell'Impero Romano
    d'Occidente, anche se ne bloccarono l'evoluzione
    per la loro nota avversione alle novità e in
    particolare alla chirurgia stessa.
   La situazione peggiorò sempre più nei secoli a
    venire, in cui la chirurgia ebbe una così bassa
    considerazione da essere bandita perfino dai
    monasteri con bolle papali.
Da barbieri a specialisti
   Ritornarono in auge allora i barbieri, in questo
    periodo detti cerusici, che si occupavano della
    tonsura dei monaci. Alcuni di essi divennero così
    bravi da travalicare la fama di barbiere.
   Fu soltanto nella metà del XIII secolo, a cominciare
    con la Scuola Salernitana, che la chirurgia tornò ad
    avere un certo ruolo nell'ambito della medicina.
    Rimaneva però il problema delle infezioni. La
    Scuola Salernitana, infatti, tendeva ad affermare
    che il pus non dava problemi.
   Furono invece Ugo e Teodorico dei Borgognoni
    (padre e figlio) a smentirli giustamente, affermando
    che il pus rallentava la guarigione e che, invece, le
    ferite andavano disinfettate e mantenute pulite.
Da barbieri a specialisti
   Ma il primo disinfettante vero e proprio fu
    scoperto casualmente da un giovane chirurgo
    francese, Ambroise Paré, medico militare, al
    campo durante l'invasione di Francesco I nel
    Piemonte.
   Egli curava le ferite da polvere da sparo con olio di
    sambuco bollente, che provocavano cicatrizzazione
    ma a prezzo di febbre forte e tumefazioni della
    pelle.
Da barbieri a specialisti
   Una sera aveva finito il suo "disinfettante", così, per
    continuare il suo mestiere se ne inventò uno
    nuovo, composto da uova, olio di rose e
    trementina; ne costituì un miscuglio omogeneo e lo
    spalmò sulle ferite dei soldati,
   … non riuscì a dormire col timore di aver arrecato
    danno ai feriti…
    invece, quando la mattina si alzò per andarli a
    controllare, scoprì, con grande gioia, che non
    soltanto le ferite non si erano infettate, ma non
    erano neanche tumefatte e non c'era febbre.
   Il miscuglio che aveva creato si era rivelato molto
    più efficace dell'olio di sambuco.
Ignaz Semmelweiss
   Non fu così fortunato, invece, un altro
    medico, Ignaz Semmelweiss, aiutante nel reparto
    di maternità dell'ospedale di Vienna.
   Egli notò una cosa molto strana: nel loro
    reparto, dove operavano medici e studenti, le
    puerpere e le gravide morivano con un'estrema
    facilità, mentre nel reparto in cui queste venivano
    visitate ed assistite soltanto dalle levatrici, la
    mortalità erano di molto inferiore.
Lavaggio mani
Ignaz Semmelweiss
   Un incidente casuale occorso ad un collega
    durante la dissezione di un cadavere (fu ferito da
    uno studente e morì con la stessa febbre che
    attaccava le puerpere) gli fece comprendere il
    nocciolo del problema: le donne che avevano
    partorito venivano infettate dai germi patogeni
    esistenti nella carne putrefatta dei cadaveri quando
    medici e studenti ne toccavano l'utero ancora
    sanguinante.
   Egli decise allora di istituire una sorta di
    disinfezione prima delle visite a queste donne da
    effettuarsi con cloruro di calce dopo aver
    accuratamente lavato le mani.
Ignaz Semmelweiss

   Purtroppo, dopo qualche
    tempo, Semmelweiss fu deriso e cacciato
    dall'ospedale e da tutti gli altri dove andò a
    lavorare e cercò di far comprendere la
    necessità dell'igiene. Morì di setticemia nel
    manicomio in cui era stato rinchiuso.
Lister
   Tutta la storia della chirurgia può essere divisa in
    due epoche: prima e dopo Lister.
   Lister ( 1827-1912 ) Lister, chirurgo scozzese, fu
    l'inventore e il più autorevole divulgatore del
    metodo dell' antisepsi che prese il suo nome.
   Dopo lo sfortunato medico delle "Mani Pulite" Ignaz
    Semmelweis ed in seguito ai lavori di Pasteur che
    avevano dimostrato come i germi patogeni siano
    presenti ovunque, Lister pensò che si dovevano
    usare disinfettanti sia nella pratica della medicina
    che in sala operatoria.
Lister (1827-1912 )
Lister


   Lister era professore di chirurgia a Glasgow
    quando maturò in lui l’idea che l’altissima mortalità
    causata dalla cosiddetta “cancrena ospedaliera” od
    “ospedalismo”,come veniva chiamato all’epoca
    quell’insieme di fenomeni oggi detti infettivi (più
    frequenti negli ospedali a causa della mancanza di
    igiene rispetto a quanto succedeva nelle private
    abitazioni),dipendesse da processi putrefattivi delle
    ferite dovuti, non solo a gas venefici dell’aria, ma
    anche a “ qualcos’altro “ che nell’aria era sospeso.
Lister


   Un suo collega chimico, della stessa
    università,Thomas Anderson lo indirizzò allo studio
    dell’opera di Pasteur, allora già celebre biologo
    francese,che a Parigi aveva dimostrato che
    l’acqua,se a lungo bollita (in pratica
    sterilizzata, privata di ogni forma vivente) non
    produceva più alcuna crescita vitale.
   Lister studiò i lavori di Pasteur e si convinse che ciò
    che avviene nelle ferite è qualcosa di simile ai
    processi “fermentativi” illustrati da Pasteur.
Lister
   Nel 1860, un chimico
    inglese,Calvert,e, separatamente,un
    francese, Lamaire, avevano sintetizzato una
    sostanza chiamata acido fenico, usato come
    deodorante e disinfettante per le fogne.
    Lister nel 1865 sceglie l’acido fenico come
    antisettico e lo prova su una frattura esposta.
   Il caso era assolutamente disperato in quanto
    questa patologia si concludeva sistematicamente
    con una cancrena. E’ un successo.
   Nel 1867 Lister pubblica sul prestigioso giornale di
    medicina inglese “ The Lancet “:
Lister
   Un nuovo metodo per trattare le fratture esposte.
   E’ la nascita del principio dell'antisepsi in chirurgia.
    L'acido fenico (fenolo) rispondeva a tali requisiti e
    la sostanza venne generosamente impiegata nella
    disinfezione delle sale operatorie, dello
    strumentario chirurgico, delle mani e dei camici
    degli operatori.
   "La chirurgia è del tutto cambiata" scrisse Lister al
    padre nell'Ottobre 1867.
    Successivamente al metodo di antisepsi si andò
    gradualmente affiancando il metodo
    "asettico", ossia quello della più rigorosa pulizia e
    sterilizzazione di tutti gli oggetti destinati a venire a
    contatto con il campo operatorio.
Lister

   Purtroppo bisogna ricordare che anche Lister fu a
    lungo osteggiato e deriso per le sue idee.
   L'igiene e l'asepsi erano un metodo scomodo e
    cambiavano totalmente le abitudini dei vecchi
    chirurghi.
   I colleghi pensavano che fosse matto da legare
    perché prima di operare si lavava le mani, si
    toglieva la giacca e si rimboccava le maniche.
Lister

   A quei tempi i chirurghi indossavano una lunga
    veste nera che veniva utilizzata per anni e
    anni, fino a quando acquistava una bella patina di
    sporco, con decorative macchie di sangue che
    erano l'orgoglio di colui che le poteva mostrare.
   Nelle asole della giacca poi, i chirurghi infilavano
    alcuni fili di seta che potevano tirare ed usare come
    legature quando se ne presentava l'occasione.
    Nel reparto di Lister i camici divennero bianchi, i
    ferri chirurgici venivano bolliti e le corsie puzzavano
    di acido fenico, ma nessuno moriva più per
    suppurazioni delle ferite.
Lister

   Nelle altre corsie, invece, era diffuso l'odore di
    carne putrefatta dovuta alla mortale cancrena.
    Ci volle tempo perché il metodo di Lister
    conquistasse il mondo della chirurgia e vincesse il
    pregiudizio, ma alla fine l'antisepsi e l'asepsi furono
    adottate in tutte le sale chirurgiche del mondo, così
    come il sistema di legatura con catgut per i punti
    interni, altra scoperta di Lister.
   Il suo metodo consentì le più clamorose conquiste
    della chirurgia moderna. La sua fama lentamente
    ma inesorabilmente si diffuse nel mondo della
    Medicina e della Chirurgia e cambiò in modo
    radicale i comportamenti dei colleghi.
Argomenti

   Epidemiologia
   Resistenze e problemi di terapia
   IVU
   Polmoniti nosocomiali
   Osteomieliti
   Infezioni Fungine
Epidemiologia

Infezione Ospedaliera



 Malattia infettiva che si manifesta
dopo il ricovero in Ospedale e la cui
origine è direttamente correlata con
          l’ospedalizzazione
Infezioni Ospedaliere….


Si tratta “solo” di batteri e
            miceti?
SARS: Il caso Canada
   Restrizioni al viaggio rimosse il 14 maggio per forti
    pressioni del governo
E’ UNA MALATTIA PARASSITARIA SOSTENUTA
DA UN ACARO, APPARTENENTE ALLA FAMIGLIA
 DEGLI ARACNIDI E SPECIFICO PER L’UOMO:

      SARCOPTES SCABIEI HOMINIS.

 L’ACARO DELLA SCABBIA NON TRASMETTE
 ALCUNA MALATTIA VIRALE O BATTERICA.
      E’ richiesto L’ISOLAMENTO dei malati fino a 24 ore
    DOPO il primo trattamento.
      Il personale di assistenza deve usare guanti e camici
    PULITI (non sterili!).
      Vanno trattati tutti i familiari ed i partners sessuali.
             Nelle COMUNITÀ che ospitano soggetti
    immunodepressi, vanno trattate anche le persone
    che non hanno avuto stretti contatti.
       L’acaro sopravvive nell’ambiente esterno per 48
    ore e, in condizioni ottimali, (ambienti molto umidi) può
    resistere al massimo 6 giorni.
       La temperatura umida a 90 distrugge l’acaro.
      Tutti gli indumenti non lavabili vanno chiusi per una
                    settimana in sacchi di nylon.
Epidemiologia

        Infezioni Ospedaliere

      17%
                             40%
5%


                                   Inf. urinarie
                                   Ferita chir.
                                   Inf. polmonari
16%                                Batteriemie
            22%                    Altre
Epidemiologia
     Principali cause di infezioni
             nosocomiali
   aumentato numero di pazienti a rischio di
    infezioni
   aumentato uso di procedure invasive
   antibioticoterapia
   aumentato numero di persone dedicate
    all’assistenza dello stesso paziente
   aumentata mobilità del paziente all’interno
    della struttura ospedaliera
   non adeguata educazione del personale
    sanitario verso la prevenzione
   strutture architettoniche e servizi igienici non
    adeguati
Catena delle infezioni
                 Agente
    Ospite       Causale
  Suscettibile               Riserva


Punto di                   Punto di
Entrata
            Modalità e      Uscita
             Mezzi di
           Trasmissione
Epidemiologia

           Vie di trasmissione

   contatto paziente - paziente
   contatto paziente - personale
   particelle contaminate dell’aria
   oggetti e superfici
   strumentazione medico-chirurgica
   cibi e bevande
Prevenzione e controllo

                 Obiettivo:
      ridurre l’incidenza delle infezioni
                  ospedaliere

   Eliminare i serbatoi d’infezione
   prevenire la trasmissione delle infezioni
   aumentare le difese del paziente
   non improvvisare
Prevenzione e controllo


   Contaminazione: presenza transitoria di
    microrganismi su substrati inanimati o sulla
    superficie corporea , senza invasione dei
    tessuti e senza reazione dell’organismo ospite
   Colonizzazione: presenza di
    microrganismi che crescono e si moltiplicano
    attivamente , senza evidenti manifestazioni
    cliniche
   Infezione: acquisizione di microrganismi
    patogeni o virulentazione dei saprofiti a causa
    di diminuite difese immunitarie
Prevenzione e controllo
                 Patogeni

   Tradizionali: possono infettare tanto i
    pazienti quanto il personale ospedaliero
    (salmonella-virus epatite)
   Opportunisti: di norma scarsamente
    patogeni, virulentano in soggetti con
    difese indebolite
Saprofiti-Commensali: convivono con l’ospite,
normalmente senza causare processi patologici
 tranne quando

   Il microrganismo venga trasferito in sedi non
    abituali
   l’ospite sia predisposto
   interventi abbassino le difese
   fattori esterni esterni modifichino l’equilibrio tra i
    microrganismi colonizzatori (antibiotico)
Prevenzione e controllo

          Serbatoi d’infezione
   Mani del personale
   personale colonizzato o infetto
   pazienti colonizzato o infetti
   microrganismi endogeni dei pazienti
   strumentazioni
   medicazioni
   cibi
   particelle contaminate dell’aria
Prevenzione e controllo
          Infezione ospedaliera
                  Può originare:

   dalla popolazione batterica del paziente
    stesso :     infezione endogena

   dalla popolazione batterica di un altro
    paziente: infezione crociata
Prevenzione e controllo

    Riduzione dell’incidenza delle
        infezioni ospedaliere:

   Miglioramento della qualità
    dell’assistenza
   riduzione delle liste d’attesa
   aumento dell’efficienza del servizio
    sanitario
   riduzione dei costi aggiuntivi di
    degenza, diagnosi e terapia
Procedure per il controllo

    Sono di primaria importanza nella lotta
            alle infezioni ospedaliere
   progettazione dell’ospedale
   distribuzione dei pazienti
   dislocazione dei servizi
   percorsi puliti-sporchi
   presenza di zone filtro
   disponibilità di materiali
Procedure per il controllo

 I migliori risultati nella lotta alle
infezioni ospedaliere si ottengono
   applicando sistematicamente
             protocolli di


   Pulizia
   Disinfezione
   Sterilizzazione
Disinfettanti

   Il disinfettante

Non ripara ad errori precedenti
      ma se usato bene
   è un efficace mezzo per
         prevenire la
      diffusione
    delle infezioni
Sterilizzazione



Processo chimico o fisico in grado
di distruggere tutte le forme viventi
presenti su un determinato oggetto
Sterilizzazione

                     Sterilità:
   condizione in cui è altamente improbabile
    la sopravvivenza di un microrganismo

   si può parlare di sterilità quando , in un
    insieme di oggetti, ne risulta contaminato
    uno su un milione
Sterilizzazione

    Efficacia della sterilizzazione
   ogni procedimento richiede il rispetto preciso
    dei parametri fisici

   lavaggio ed asciugatura preventivi riducono la
    carica batterica iniziale

   l’agente sterilizzante deve entrare
    completamente in contatto con la superficie
    dell’oggetto
Sterilizzazione

    Efficacia della sterilizzazione

   La non perfetta pulizia delle superfici ostacola
    l’azione dell’agente sterilizzante

   Non si prescinde dal confezionamento, dalla
    integrità dello stesso, dallo stoccaggio e dal
    rispetto dei tempi di scadenza
Sterilizzazione

                  Processo di sterilizzazione
                                         Materiali termolabili
Vetro - Metallo                          che non tollerano il
Tessuti – Gomma                          vapore
termoresistente




  Autoclave a                                    Ossido di
    vapore                                        Etilene
                      Vetro e metallo
                      (non sala oper.)



                        Stufetta a
                          secco
Igiene ambientale

       Pulizia e sanificazione

   La pulizia dell’ambiente ospedaliero ha
    importanza fondamentale per il controllo
    delle I.O. in quanto riduce il grado di
    contaminazione a livelli molto bassi
   lo sporco è costituito da sostanze
    organiche ed inorganiche,spesso è ricco di
    microrganismi che si moltiplicano
    attivamente
Igiene ambientale

        Pulizia e sanificazione

   Tutti i locali dell’ospedale devono essere
    sottoposti a sistematica pulizia

   la pulizia è operazione preliminare
    rispetto alla disinfezione; in alcuni casi
    un’accurata pulizia può essere efficace
    quanto una disinfezione, mentre non è
    vero il contrario
Igiene ambientale

         Sanificazione
        Rimozione polvere e sporco da:
        1. Arredi, piani di lavoro, pareti
        2. Pavimenti

     Metodi                         Materiali
1 – 2 : ad umido             1 : Panni monouso
                                 umidificati
2 : aspirazione              2 : Scopa a frange
Igiene ambientale

                          Detersione
                1.   Arredi – piani di lavoro – pareti – porte – maniglie
                                      2. Pavimenti
                       3. Lavabi – Vasche – Vuotatoi - Comode



         Metodi                                             Materiali
1.   Lavaggio                                  1. Acqua e detergente mono-
                                                   uso
2.   Lavaggio MOP                              2. Due secchi MOP +
                                                  Strizzatore
3. Lavaggio, risciacquo               3. Detergente. Panni monouso
Igiene ambientale

               Disinfezione ambientale
       La disinfezione deve essere effettuata solo nelle zone
       alto rischio o in presenza di paziente infetto

                                                     SUPERFICI
          ARREDI
                                                         &
                                                  SERVIZI IGIENICI
Disinfettante in soluzione acquosa
(Clorexidina 1,5%+Cetrimide 15%
          Clorexide S)
                                          Disinfettante derivato del cloro
                                          (Clorossidante 2% in soluzione
                                           acquosa        Antisapril)
IGIENE DELLE MANI

  IL CONTATTO DIRETTO
 è il principale meccanismo di
  trasmissione delle infezioni


           LE MANI
del personale sono il veicolo più
            comune
IGIENE DELLE MANI

IL LAVAGGIO DELLE MANI E’
GENERALMENTE CONSIDERATA
  LA PIU’ IMPORTANTE TRA LE
      PROCEDURE ATTE A
 PREVENIRE LA TRASMISSIONE
       DELLE INFEZIONI
         OSPEDALIERE
Igiene delle mani

        Quando lavarsi
• inizio e termine del turno
• prima delle attività di assistenza e cura
• dopo l’uso dei servizi igienici
• nei reparti infettivi
• dopo contatti a rischio
• prima e dopo procedure codificate asettiche
• prima dell’atto chirurgico
Igiene delle mani

Con cosa e come lavarsi
   Tipo di     materiale           tempo
  lavaggio
   sociale   Sapone liquido       1 minuto
               o in pezzi
 antisettico   Antisettico        1 minuto
               detergente
preoperatorio Antisettico     1 minuto
               detergente     ripetere 2
                                 volte
Igiene delle mani
  Prodotto ideale per lavarsi le
mani
     Deve avere azione battericida e
      contemporaneamente detergere
     deve agire rapidamente
     deve avere effetto persistente
     deve rispettare l’equilibrio dell’ecosistema
      cutaneo
     non deve essere lesivo per le mani
Igiene delle mani




  Numerosi autori raccomandano
    l’impiego di Clorexidina
          (clorexidina 4% in sol. alcolica :   Triseptil)

 per l’antisepsi preoperatoria delle
         mani, per l’azione
antibatterica residua svolta a livello
               cutaneo
 ( Bennet e Bbrachman Hosp Inf. 3rd ed. 1992, pag. 695 )
Igiene delle mani
                       Attività contro i germi
                               residenti
                                   lavaggio 30 secondi
100

 80

 60

 40

 20

  0

-20
      clorexidina 4%     esaclorofene      iodoforo   esaclor.+clorocresolo   sapone
Igiene delle mani
            Attività contro i germi
                    residenti
                     lavaggio per 2 minuti
100
 90
 80
 70
 60
 50
 40
 30
 20
 10
  0
      clorexidina 4% isopropanolo    iodoforo   sapone
                          70
Antisepsi del paziente

                  Cute integra
Iniezioni intramuscolo, intradermica e
  sottocute
 antisettico soluzione alcolica
(Benzalconio cloruro 0,1%+clorexidina 0,5% sol.alcolica
  Simp 80)
Iniezioni endovenose con ago di acciaio o ago
  cannula
 antisettico soluzione alcolica
(Benzalconio cloruro 0,1%+clorexidina 0,5% sol.alcolica
  Simp 80
Iodopovidone 1% in sol. alcolica    Braunoderm)
Antisepsi del paziente

                        Cute integra


Inserzione di cateteri venosi periferici o
centrali, prelievi
per emocolture, rachicentesi, toracentesi
Iodopovidone 1% in sol. alcolica      Braunoderm

Iodio 2% in sol. Idroalcolica       Alcol iodato

Clorexidina 0,5% in sol. Alcolica      Neoxinal alcolico 0,5
Cute integra
Preparazione del campo operatorio
  (anche per piccoli interventi)
   sgrassare la cute con etere
   lasciare asciugare
   10’ prima dell’intervento trattare l’area di incisione
    ripetutamente ( 3-4 volte) con un tampone di garza
    sterile imbevuto di antisettico alcolico
   coprire con un telino sterile
   ripetere la procedura subito prima dell’intervento
   lasciare asciugare prima di applicare telini autoadesivi
    o apparecchiature elettriche
Cute integra
Doccia-bagno preoperatorio
per diminuire il rischio di contaminazione
  del campo operatorio

   la sera precedente l’intervento il paziente deve essere
    sottoposto a doccia -bagno con un antisettico detergente
   il paziente deve essere rivestito con indumenti sterilizzati o
    almeno puliti
   la biancheria del letto deve essere cambiata
Antisepsi della cute lesa:

Evitare l’uso di soluzioni alcoliche che
    precipitano le proteine formano
      coaguli aumentano il danno
                 tissutale
Antisepsi del paziente

Ferite del pronto soccorso
   piccole ferite e abrasioni : antisettico in sol. Acquosa
   ferite molto sporche o contaminate: antisettico in
    sol.acquosa ( acqua ossigenata o betadine )
Ferita chirurgica
   in sala operatoria,dopo sutura (hibidil-savlodil-betadie
    sol)
   in corsia : pulite nessun antisettico ,settiche amuchina-
    betadine sol
Antisepsi del paziente

Area di incanulazione
 togliere la medicazione e trattare con
  antisettico in sol.acquosa es. betadine sol

Area peristomale
 sapone liquido
Ustioni
Pronto soccorso
 trattare con soluzione antisettica/detergente
  es. savlon-savlodil-betadine sol
Medicazione in reparto
 betadine pomata 10%

 argento nitrato 0,5% in acqua

 argento sulfadiazina 1% crema

 hibidil

 hibitane 5% (balneazione)
Ulcere cutanee
Pulite
   usare antisettici acquosi sterili es. savlodil-
    betadine sol.
   Passare piu volte sull’area interessata ( 2
    volte al di )
   proteggere con medicazioni
Sporche
   detersione accurata es. amuchina 10%,
    acqua ossigenata
   antisepsi es. amuchina 5% ,hibidil, betadine
    sol
Tricotomia

   Procedura a rischio : lesioni
   se indispensabile eseguire 30’ prima
    dell’intervento
   prodotti : schiuma da barba-sapone
    liquido
   usare rasoio monouso
   risciacquare
   disinfettare con antisettico in soluzione
    acquosa
Studio su 20.193 ferite

Olson (1981) in uno studio condotto su
  20.193 ferite chirurgiche pulite durato 5
  anni rileva
   una riduzione di ferite infette
          dal 6% al 1,9%
semplicemente posticipando la tricotomia al
  mattino dell’intervento.
           70% di riduzione
Mucose
Meato urinario per cateterismo o
 urinocultura
   bidet
   antisepsi meato con sol. Acquosa monouso e
    sterile (savlodil-euclorina 0,25%-betadine)
Genitali esterni in cateterizzato
   come sopra
Irrigazione vescicale
   soluzioni antisettiche o fisiologica
   non usare antibiotici
Problematiche di resistenza
Cosa desidera un microrganismo?

TERAPIE NON ERADICANTI
     ASSOCIAZIONI ANTAGONISTE
     DOSI NON BATTERICIDE
     POSOLOGIE SCORRETTE
          CONCENTRAZIONI < MIC per tempi prolungati

                       CONCENTRAZIONI di PICCO BASSE
                       AUC24 di DIMENSIONI CONTENUTE

PRESCRIZIONE MONOPOLISTICA
PROLUNGATE ESPOSIZIONI ad antibiotici
Aree di massimo
       rischio infettivo nosocomiale
    Ematologie
    Centri Trapianti
    Terapie Intensive
                           Pazienti ad alto rischio
    Malattie Infettive
    Centri Dialisi
    Neonatologie              Terapia intensive
                              Cardiochirurgie
                              Neurochirurgie
Gestione ad alto rischio
                              Ortopedie con Ch. protesica
                              Chirurgie vascolari
                              Lungodegenze
Fattori in grado di influenzare
la tipologia dei microrganismi
           nosocomiali
     e i profili di resistenza
    Gravità della patologia di base.
    Livello di immunodepressione
    Medical devices
    Misure di controllo delle infezioni inefficaci
    Mancato isolamento dei casi
    Abuso delle profilassi antibiotiche
    Uso incontrollato di antibiotici ad ampio spettro.
TITANIC DISASTER
               GREAT LOSS OF LIVE




“Pensavano fosse indistruttibile e potesse durare per sempre
      La stessa cosa molti pensano degli antibiotici”
Agosto 1941
Primo articolo sul Lancet sulla attività della Penicillina


                          1944
Introduzione della Streptomicina nella pratica clinica
dicembre 1997: descritti Stafilococchi con ridotta sensibilità
                alla Vancomicina

AAC 1999:      in 271 pazienti, con infezione da Pseudomonas,
               in 3.810 gg di terapia, il 10% ha presentato
               comparsa di resistenze

NEJ 2002      -ottobre 1999-maggio 2000 nessun Streptococco
               di gruppo A resistente ai macrolidi
               -ottobre 2000-maggio 2001: 48% di resistenza!

NEJ 2001:      fermare l’uso degli antibiotici nella
               alimentazione degli animali!!
AZIONE DEGLI ANTIBIOTICI


• inibiscono la sintesi della parete batterica


• inibiscono la sintesi delle proteine batteriche nei ribosomi


• impediscono la lettura del DNA
NUCLEO ATTIVO
     DELLE BETA-LATTAMINE



                      Penicilline
C        C
                     Cefalosporine
              Acido clavulanico-Sulbactam
CO      N           Carbapenemici
                      Aztreonam
ATTIVITA’
         DELLE BETALATTAMASI


  Le PBP possono legare 1 molecola di antibiotico
                     ogni ora


Le betalattamasi legano 1000 molecole di antibiotico
                   ogni secondo
RESISTENZA ALLE BETALATTAMINE
              PER
  VARIAZIONI DEL “ BERSAGLIO”



Pneumococchi resistenti alla Penicillina


 Stafilococchi resistenti alla Meticillina


 Enterococchi resistenti ai Glicopeptidi
RAPIDA ELIMINAZIONE DEL FARMACO
      DA PARTE DEI BATTERI
           ( EFFLUX)

           Chinolonici


            Macrolidi


           Tetracicline
12 steps to Prevent Antimicrobial Resistance
                     ( CDC aprile 2002)
                           Prevenzione
                  1) Vaccini 2) Evitare i cateteri
                             Diagnosi
3) individuare il germe responsabile 4) Controllo delle resistenze
                    Terapia antibiotica accurata
 5) tenere conto della epidemiologia locale 6) consultare esperti
    7) non trattare le contaminazioni e 8) le colonizzazioni
           9) Sapere quando dire “no” ai Glicopeptidi
        10) non prolungare il modo eccessivo la terapia.
              Evitare la diffusione delle resistenze
 11) isolamento dei germi resistenti per 12) ridurne la diffusione
Isolamenti di Stafilococco Meticillino
     resistente da sangue e liquor
          45
                         (England & Wales)
          40
          35
 % MRSA




          30
          25
          20
          15
          10
          5
          0
               89   90   91   92   93   94   95   96   97   98   99 '00
Reacher MH. BMJ 2000; 320: 213-6/PHLS data on file.
Vancomicina resistanza (%) negli
      enterococchi da sangue & CSF
                     (England & Wales)
25

20
15
10

5
0
     90      91     92      93     94     95      96     97   98    99

              E. faecium         E. faecalis          Unspeciated
Reacher MH. BMJ 2000; 320: 213-6/PHLS data on file.
Resistance (%) in pneumococci
from blood & CSF (England & Wales)
 14
              Penicillin               Erythromycin
 12

 10

  8

  6

  4

  2

  0
       89     90    91     92     93     94    95     96   97   98   99

Reacher MH. BMJ 2000; 320: 213-6/PHLS data on file.
Scelte contro la Resistenza

   Minor impiego di antimicrobici

   Miglior utilizzo

   Prevenzione delle cross infezioni

   Nuovi antibiotici
Nosocomial bloodstream infections
        Pathogen                                     %
        Coagulase-negative Staph.                    31.9
        S.aureus                                     15.7
        Enterococcus spp                             11.1
        Candida spp                                   7.6
        E.coli                                        5.7
        Klebsiella spp                                5.4
        Enterobacter spp                              4.5
        P. aeruginosa                                 4.4


Edmond MB et al. Clin Infect Dis 1999;239-244   SCOPE: N=12,243
Importance of S.aureus as an
     aetiological agent
Infection                                          % due to S. aureus


Septic arthritis                                          55
Osteomyelitis                                             50
Endocarditis                                              30
Surgical site                                             20
Bacteraemia                                               15

Rubin RJ et al . Emerging Infect Dis 1999;5:9-17
ESBL
     Beta lattamasi a spettro allargato.
    Trasmesse da plasmidi, non inducibili.
         Epidemiologia:       (Gram           negativi)
    Klebsiella, E.Coli, Proteus, Morganella, Enterobacte
    r, Serratia, Salmonella, Pseudomonas.
      Infezioni da germi portatori di ESBL hanno più
    elevata mortalità:
    Polmoniti da K.Pneumoniae (46% vs 34%) in
    rianimazione;
ESBL:DIFFUSIONE
      Descritte negli USA nei primi anni ’70; in Europa a
    partire dal 1980.
     Sono causa di infezioni nosocomiali; i germi portatori dei
    plasmidi codificanti le ESBL sono selezionati dalle
    monoterapie prolungate (ceftazidime).
        Descritte   epidemie in oncologia,        centri   per
    ustionati, neonatologia.
     Danno resistenza crociata con altre classi di antibiotici:
    chinoloni, aminoglicosidi, cotrimoxazolo.
ESBL:IDENTIFICAZIONE
       Sospetto clinico: mancata risposta alla terapia con
    cefalosporine di terza generazione; segnalazione di
    sensibilità intermedie alle cefalosporine di 3 generazione.
      I germi portatori di ESBL rimangono apparentemente
    sensibili per concentrazioni comprese tra gli 8 e i 16
    microgrammi / ml (limiti della NCCLS Commissione
    nazionale per gli standard clinici di laboratorio);
      Per ciascuna area geografica è stata individuata una
    cefalosporina “indice” , maggiormente sensibile alla azione
    inibente delle ESBL (in Europa il ceftazidime)
                Tutti gli isolati con Mic uguali o superiori ai 2
    microgrammi / ml per ceftazidime, aztreonam
    dovrebbero essere sospette per ESBL.
          In tutti i casi i ceppi produttori sono inibiti dall’acido
    clavulanico.
ESBL:IDENTIFICAZIONE
     In vitro può apparire una sensibilità alla cefoxitina (NON
    UTILIZZARE IN TERAPIA).
      Per evidenziarle in laboratorio bisogna utilizzare un
    doppio test di diffusione:
   1) Un dischetto con concentrazioni di cefalosporine di terza
    generazione a bassa concentrazione di antibiotico (mancata
    inibizione);
   2) Un discetto con acido clavulanico (inibizione).

                           TERAPIA

           Carbapenemici; Cefalosporine di IV generazione.
Terapia antibiotica di combinazione
      Quali infezioni / pazienti ?

  - Endocardite
  - Ascessi cerebrali
  - Polmonite da aspirazione
  - Piede diabetico
  - Infezioni intra-addominali complicate
  - PID
                         - FUO nel pz. neutropenico
                         - Sepsi nosocomiali primitive
                         - Meningite a liquor torbido
                         - Polmonite associata a Ventilazione
                         - Polmonite di Comunità grave
Terapia antibiotica di combinazione
      Quali microrganismi ?
 - M. tubercolosis
 - H. pylori
                                              EVIDENZE
 - Enterococcus spp.                        CONSOLIDATE
 - Streptococchi viridanti PEN-tolleranti


 - Enterobacter spp.
                          SOLO per SPECIFICHE CLASSI di
 - Serratia spp.          MOLECOLE


 - P. aeruginosa
                          TRADIZIONE ?
 - Acinetobacter spp.


 - S. maltophilia
                          POTENZIALI NUOVE INDICAZIONI
 - Aspergillus spp
Terapia antibiotica di combinazione
   Argomenti contrari al suo uso

  - Aumento della pressione antibiotica -> superinfezioni
                                        -> induzione di resistenze
  - Aumento dei costi
  - Aumento degli effetti collaterali
  - Effetti di antagonismo -> induzione di resistenze
                             -> riduzione performance terapeutica
Terapia antibiotica di combinazione
  Argomenti a favore del suo uso

 - Ampliamento dello spettro antibatterico
      |-->   terapia empirica (descalation) di infezioni gravi (es. VAP)
      |-->   terapia empirica di infezioni a spettro etiologico variabile
             (es. CAP)

 - Trattamento delle infezioni polimicrobiche


 - Effetti di sinergia e/o additività
 - Prevenzione fenomeni di resistenza
 - Riduzione posologica -> riduzione effetti collaterali


 - Sfruttamento ottimale delle caratteristiche di PD dei compos
Infezioni del tratto urinario:
       Problematiche
U.T.I.

    Infezioni del tratto urinario
   Rappresentano il 30-40% di tutte le I.O.
   Nella maggior parte dei casi sono causate da
    manovre strumentali
   la cateterizzazione è la manovra che più di
    frequente causa I.O.
   I tre quarti delle U.T.I. sono conseguenti a
    cateterizzazione
   i sistemi di raccolta di urina aperti determinano
    infezione nel 100% dei casi dopo 4 giorni
U.T.I
       gli agenti infettanti più frequentemente
                         isolati :

   E.COLI
   PROTEUS spp
   KLEBSIELLA spp
   PSEUDOMONAS spp
   STREPTOCOCCUS FAECALIS
      l’infezione è frequentemente di origine
                       endogena
U.T.I.

Catetere urinario a permanenza
              (sistema chiuso)
            Manicotto per
            prelievo urina
                                              Flusso
                                              ematico

                     connessione
                                   Meato uretrale



      rubinetto
   Punti di entrata dei batteri
U.T.I.
  La probabilità di infezione è direttamente
        proporzionale alla durata della
                cateterizzazione
                Circa il 5% di batteriuria per ogni giorno

     E’ strettamente correlata al sistema di
                raccolta delle urine
con catetere posizionato per oltre 4 giorni:
 sistema aperto 100% infetti

 sistema chiuso 25% infetti
U.T.I.

La profilassi antibiotica per prevenire
   le U.T.I. nei cateterizzati oltre ad
  essere inefficace è anche dannosa

                         infatti:
ritarda l’insorgenza dell’infezione ma la protezione
          è transitoria e spesso si selezionano
           microrganismi antibiotico-resistenti
U.T.I.
    Crescita batterica a biofilm

   per eradicare l’infezione è
    necessario rimuovere il catetere
                       Infatti:
   nella crescita a biofilm i batteri vengono
    inglobati in un film proteico che si incrosta con i
    sali urinari                 quindi:
   l’antibiotico non è in grado di venire a contatto
    con i batteri
U.T.I.
 Urinocolture nei
  cateterizzati
Diagnosi di Batteriuria

   Urinocolture con conte
inferiori a 100.000 C.F.U. /ml
   e fino a 1000 C.F.U./ml
devono considerarsi positive
% di ceppi di pseudomonas a.
     resistenti alla gentamicina
14
12
10
    8
                                                            %
%   6
    4
    2
    0
          75   76   77   78   79   80   81   82   83   84
        anni
Infezioni da Miceti
Pizzo PA J Pediatr 1981; 98: 513-523
Viscoli C In Mandell “Principle and
practice of ID”, 2005
Germi multiresistenti
               emergenti
   Streptococco Beta–emolitico di gruppo A
   Pneumococco
   Salmonelle minori
   Mycobacterium tubercolosis MDR
   Staphylococcus aureus MSSA, MRSA, VISA e VRSA
   Enterococcus fecium VR
   Pseudomonas aeruginosa MDR
   Gram Neg. ESBL
   Stenotropomonas maltophilia and Acynectobacter
    species
Nuovi antibiotici
   Oxazolidoni: Linezolid/Zyvoxid ev/os
   Ketolidi: Telitromicina/Ketek os
   Streptogranine: Quinupristin/dalfopristin/ Synercid
    ev. su CVC solo
   Nuovi chinolonici: Levofloxacina/Tavanic ev/os
    Moxifloxacina/Avalox os (presto ev)
   Nuovi antifungini: Voriconazolo/Vfend os/ev
    Caspofungina/Cancidas ev
   Nuovi antivirali antiHIV, antiCMV e antiepatite
Ricerca su Medline dal 1950 ad o
                                 N. articoli su Pub Med



 Telitromicina (1997-2004)       378
Rokitamicina (1981-2004)         185
  Josamicina (1967-2004)         542
  Spiramicina (1954-2004)        1085
 Azitromicina (1987-2004)         2553
Claritromicina (1984-2004)         4331
 Eritromicina (1952-2004)                         20683           46846
    Macrolidi (1958-2004)

                             0     10000    20000     30000   40000   50000
Ricerca su Medline dal 1950 ad o
Antibiotici a confronto
   Claritromicina      Streptococco
   Azitromicina         Beta-emolitico
   Telitromicina       Pneumococco
   Nuovi               Stafilococco
    chinolonici          aureo MS
    (levofloxacina
    e
    moxifloxacina)
Streptococco
       Beta-emolitico
   30-40% resistente ai macrolidi
    in Italia

   100% sensibile alla penicillina
    (e alle cefalosporine, ma non a
    tutte quelle di 3° generazione:
    es. ceftazidime)
PenR among S. pneumoniae bacteraemias:
             EARSS 2000
        Spain                                                                                              33
      Portugal                                                                 17
          Eire                                                            16
      Belgium                                                        15
          Italy                                            12
   Luxemburg                                      7
           UK                                     7
       Finland                                6
Czech Republic                            5
       Iceland                    3
      Sweden                  2                                                               > 30%
                          1
   Netherlands
                                                                                              10% – 29%
     Germany          0
       Austria        0
                                                                                              3% – 9%
      Bulgaria        0                                                                       < 3%
         Malta        0

                  0                   5               10        15                  20   25          30         35
                                                                                                          % PNSP
  EARSS newsletter, December 2000; www.earss.rivm.nl
Possibili linee guida
   Claritromicina e azitromicina in monoterapia
    possono essere utilizzate con tranquillità nelle
    tonsilliti e nelle bronchiti riacutizzate in fase iniziale
   Telitromicina è molto interessante (assenza di
    resistenze, per ora) ma l’esperienza è molto limitata
    (terapia massima 10 giorni)
   Nuovi chinolonici (levofloxacina e moxifloxacina)
    hanno un ruolo nella terapia delle sinusiti, bronchiti
    riacutizzate e polmoniti (ma non nelle tonsilliti: è
    eccessivo)
   Solo azitromicina e nuovi chinolonici non
    interferiscono col citocromo P-450 (attenzione
    invece per claritromicina e telitromicina:
    anticoagulati, trapiantati, etc.)
Similar pathogens in early- and late-onset
      Nosocomial Pneumonia in ICU

                                      Pathogens
          Early NP                    P. aeruginosa       25.1%
          (Mortality 37.9%)           S. aureus - MSSA    17.9%
                                      MRSA                17.9%
                                      Enterobacter spp.   10.2%

          Late NP                     P. aeruginosa       38.4%
          (Mortality 41.1%)           MRSA                21.1%
                                      Stenotrophomonas
                                      maltophilia         11.4%
                                      S. aureus – MSSA    10.8%
                                      Enterobacter spp.   10.3%
Ibrahim EH, et al. Chest. 2000;117:1434.
(Ventilator acquired Pneumonia)
        VAP clinical cure
   100
    90             Linezolid/aztreonam       Vancomycin/aztreonam
    80
    70                                                  63%
    60                            55%
             46%                           48%                  47%
    50
    40               35%
    30
    20
             45      27           32       19           20        9
    10       99      77           58       40           32       19
     0
            Intent-to-treat    Clinically evaluable   Microbiologically
                                                         evaluable
                                 Population
 Cammarata SK, et al. Poster M-166. Soc Crit Care Med, 2001.
Strategie di contenimento delle
resistenze – Politica antibiotica
  Ricorso precoce alla chirurgia




         Bishara et al, Clin Infect Dis 2001
Granulocitopenia e frequenza di
                infezioni
               6             Tutte le infezioni
                             Infezioni gravi
               5             Batteriemie


               4

               3

               2

               1     1.000        500 - 900       100 - 499     0 - 99

               0

                                       Granulociti L
Shimpff Principles & Practice of Infectious Disease. Churchill Livingstone, New York, 1995
Granulocitopenia ed incidenza di aspergillosi
         polmonare invasiva (API)




Modified with permission, from Gerson SL, Talbot GH, Hurwitz S, Strom BL, Lusk EJ, Cassileth PA.
Prolonged granulocytopenia: the major risk factor for invasive pulmonary aspergillosis in patients
With acute leukemie. Ann Intern Mrd, 1984; 100:345-351.
Resistenze
 La resistenza all’AmB avviene a carico di un solo meccanismo
molecolare, la resistenza agli altri antimicotici passa attraverso una
                 gamma più ampia di meccanismi.



                                                                       “Nonostante più di 30
                                                                       anni di uso clinico, la
                                                                     resistenza agli antibiotici
                                                                           polienici, come
                                                                         l’amfotericina B, è
                                                                               rara...”
                                                                          Ghannoum and Rice, 1999



Adapted from Lancet, Vol 2, Masià Canuto M & Gutierrez Rodero F. Antifungal drug resistance to azoles and
polyenes. 2002, pp 550-563, concessione di Elsevier Ltd.
Terapia delle micosi invasive

   Amphotericine lipidiche 5mg/Kg (nefrotossicità
    limitata)
   Voriconazolo (ev/os; passa la barriera ematoencefalica;
    interazioni con citocromo p450; controindicazioni con
    rapamicina/sirolimus)
   Caspofungina (solo ev; non passa la barriera
    ematoencefalica; nessuna interazione)
   Nel prossimo futuro: Posaconazolo (os; minori
    interazioni; attivo su zigomiceti) e Micafungina (solo
    ev; varie posologie)
Le 4 informazioni più importanti
   La dose carico va sempre fatta quando si
    inizia un trattamento con teicoplanina
   La terapia empirica di una polmonite di
    comunità grave ed ospedalizzata è
    macrolide + cefalosporina di 3 generazione
   Nella terapia della polmonite nosocomiale
    l’associazione
    betalattamine/fluorchinolonici è
    potenzialemente sinergica
   L’associazione rifampicina/glicopetidi è
    indicata nel trattamento della batteriemia
    catetere-correlata da Stafilococco aureo
“……..PRIMA LO USERAI,
PRIMA LO PERDERAI…….”




     MANDELL, 2000
USO DEI DPI
   La CEE ha emesso indicazioni sulle
    caratteristiche e sui requisiti necessari
    per il marchio CE indispensabile per il
    loro utilizzo.
   Titolo IV art. 40 comma 1 D.lgs. 626/94:
   I DPI sono “qualsiasi attrezzatura destinata ad
    essere indossata e tenuta dal lavoratore allo
    scopo di proteggerlo contro uno o più rischi
    suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute
    durante il lavoro, nonché ogni complemento od
    accessorio destinato a tale scopo”
USO DEI DPI

   art. 41 D.lgs. 626/94:
   I DPI devono essere impiegati “quando i
    rischi non possono essere evitati o
    sufficientemente ridotti da misure tecniche di
    prevenzione, da mezzi di protezione
    collettiva, da misure, metodi o procedimenti
    di riorganizzazione del lavoro”.
   Il D.lgs. 626/94 è stato modificato in
    parte e recepito nella nuova L.
    84/2008.
USO DEI DPI
   Guanti: tipi di guanti in uso (polietilene, lattice,
    vinile, gomma, cotone, antitaglio), importanza
    della corretta misura del guanto, quando usarli (in
    caso di malattie trasmissibili per contatto, quando
    si viene a contatto con sangue o liquidi biologici,
    per le procedure a contatto con accessi vascolari,
    ma anche quando le mani divengono possibili
    fonti di trasmissione di malattie). Prima di
    indossare e subito dopo tolti i guanti ci si
    deve lavare le mani.
USO DEI DPI
   Mascherine: possono essere con o
    senza visiera, si intendono quelle
    chirurgiche che proteggono coloro che
    ci circondano quando parliamo,
    tossiamo etc. e ci proteggono dalle
    malattie trasmesse per via aerea a
    breve distanza, da schizzi di sangue o
    altri liquidi biologici. Sono monouso e
    vanno eliminate come rifiuti speciali.
    Sono da indossare sempre prima di
    entrare in questo tipo di isolamento.
USO DEI DPI
   Calzari: o sovrascarpe vanno indossati
    sopra le normali calzature o sopra gli
    zoccoli per evitare di introdurre nella
    stanza tutto ciò che si è calpestato
    all'esterno.
   Copricapo: lo si indossa per evitare
    che i capelli possano cadere durante la
    sosta nella stanza.
USO DEI DPI
   Camici: vanno indossati sopra la divisa
    durante l’esecuzione di procedure che
    possono determinare schizzi di sangue e/o di
    altri liquidi biologici, devono essere sostituiti
    se vengono imbrattati e vanno eliminati al
    termine di ogni procedura. Possono essere
    sterili o non sterili con effetto barriera,
    eventualmente impermeabili. In questo tipo
    di isolamento vengono usati per evitare il
    contatto degli indumenti personali con il
    malato.
RACCOLTA CAMPIONI
        MICROBIOLOGICI
   Su tale tema si sono svolti diversi
    incontri con il Direttore della SOS di
    Microbiologia che ha presentato il
    manuale di raccolta dei campioni
    inserito in intranet e che consiglio di
    consultare.
   Se volete è possibile inserire anche le
    vostre procedure per es. la gestione
    del catetere venoso centrale
RACCOLTA CAMPIONI
           MICROBIOLOGICI
   Il prelievo per emocoltura va effettuato per
    evidenziare la presenza nel sangue di batteri
    causa di patologie specifiche (endocarditi) o
    per individuare le cause di una febbre di ndd
   va eseguito sulla puntata febbrile e ripetuto
    a distanza di 5-10 minuti fino ad ottenere 3
    campioni completi in 30-60 minuti (secondo
    alcuni è sufficiente un unico prelievo per
    effettuare tutti e 3 i campioni)
RACCOLTA CAMPIONI
         MICROBIOLOGICI
   Cambiare ogni volta il punto di
    prelievo, non utilizzare accessi venosi
    (o arteriosi) come cvp; se presente un
    cvc effettuare il prelievo sia da
    periferica che da cvc (possibile
    infezione/contaminazione del catetere)
   Utilizzare sempre il sistema vacutainer
    ed iniziare il prelievo con il terreno per
    aerobi (sempre per secondo il flacone
    per anaerobi)
RACCOLTA CAMPIONI
         MICROBIOLOGICI
   Antisettico: tintura di iodio o
    clorexidina gluconato (non
    consigliato iodo-povidone) o
    Cloramina T in soluzione alcolica
   Praticare l’antisepsi della cute nel
    punto di prelievo con l’antisettico
    iniziando con centri concentrici
    coprendo un’area di 4 -5 cm.
   Lasciare asciugare la cute
RACCOLTA CAMPIONI
         MICROBIOLOGICI
   Eseguire il prelievo con il sistema vacutainer
    iniziando il prelievo con il flacone per aerobi
   Rovesciare i flaconi subito dopo il prelievo
    per evitare la formazione di coaguli
   Identificare ogni set di prelievo numerando i
    flaconi (es. 1° coppia di flaconi 2° coppia di
    flaconi) la stessa numerazione va riportata
    sulla richiesta.
RACCOLTA CAMPIONI
        MICROBIOLOGICI
   E' opportuno prelevare 20-30 ml di
    sangue, 1 flacone può raccogliere fino
    a 10 ml;
   Nei pazienti pediatrici sono sufficienti
    3-5 ml nel flacone pediatrico,
    effettuare 2 -3 prelievi nell’arco della
    giornata;
   Nei neonati si raccomanda la raccolta
    di 1-2 ml.
RACCOLTA CAMPIONI
        MICROBIOLOGICI
   Le emocolture devono essere
    consegnate al laboratorio di
    microbiologia e incubate nel sistema
    automatico il più presto possibile.
   Durante il trasporto i flaconi e le
    richieste devono essere tenuti separati,
    meglio l’uso di valigette poste su un
    piano rigido (carrello), rispetto all’uso
    di sacchetti a due tasche
RACCOLTA CAMPIONI
            MICROBIOLOGICI
   L’emocoltura per la ricerca di micobatteri è
    indicata preferenzialmente in:
      - Soggetti immunocompetenti con
    sospetto diagnostico di forma tubercolare
    disseminata
          - Quadro radiologico di TB miliare
          - Soggetti HIV positivi o
    immunocompromessi con sospetto clinico di
    tubercolosi o micobatteriosi disseminata.
   Vanno utilizzati terreni di coltura specifici
    distribuiti dal servizio di Microbiologia.
INDICAZIONI DUANTE LA
     FASE DI NEUTROPENIA
   AMBIENTALI:
   Areare bene i locali
   Non frequentare ambienti chiusi,
    affollati o con presenza di persone
    affette da sindrome influenzale o
    altra malattia contagiosa
   Allontanare gli animali
   Lavare i sanitari con candeggina
INDICAZIONI DUANTE LA FASE
          DI NEUTROPENIA
    IGIENICHE:
    Usare asciugamani individuali
    Fare la doccia tutti i giorni
    Usare sapone liquido
    NON usare spugne, spazzolino, filo
     interdentale
    Cambiare la biancheria intima tutti i giorni
     e gli indumenti esterni almeno a giorni
     alterni
INDICAZIONI DUANTE LA
     FASE DI NEUTROPENIA
   IGIENICHE:
   Accurata igiene intima
   Accurata igiene orale dopo i pasti e
    prima di coricarsi
   Mantenere le unghie dei piedi e delle
    mani corte e pulite
   Pulizia accurata e frequente delle
    mani
INDICAZIONI DUANTE LA
     FASE DI NEUTROPENIA
 ALIMENTARI:
 Seguire una dieta “protettiva”, a
  basso contenuto batterico. Questo
  tipo di dieta è raccomandato quando
  il numero dei neutrofili è inferiore a
  500/mm₃ e termina quando il numero
  dei neutrofili è risalito e tende a valori
  normali (per i suggerimenti dietetici
  vediamo dopo)
INDICAZIONI DUANTE LA FASE
          DI NEUTROPENIA
    GENERALI:
    Evitare le iniezioni intramuscolari
    Evitare traumi e lesioni della cute
    Evitare clisteri e termometri rettali
    Usare la mascherina monouso quando si
     frequentano ambulatori e/o ospedali
    Eseguire la medicazione del cvc ogni 8-14
     giorni (secondo il vostro protocollo) da
     parte del personale della SOC (magari in
     occasione di una visita ambulatoriale)
SUGGERIMENTI DIETETICI
 Nella fase di neutropenia evitare cibi crudi o poco
    cotti
   Evitare formaggi non pastorizzati (ricotta o
    formaggi provenienti da pastori o da malghe)
   Evitare insalate o verdure crude
   Evitare gli insaccati (salame, etc.)
   Evitare gli yogurt (perché acidi) non pastorizzati
   Evitare la frutta che non può essere sbucciata,
    meglio se frutta cotta

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  • 1. Gestione delle Infezioni nosocomiali nel Paziente oncologico Prof. Paolo Cadrobbi Dott. Giovanni Carretta Consulente IOV specialista in Direzione Medica Azienda Malattie Infettive e Tropicali Ospedaliera Padova
  • 2. Da barbieri a specialisti  Oggi un'appendicite, una tonsillectomia, un'asportazione di una verruca non sembrano neanche interventi chirurgici per la facilità e il lavoro di routine con cui vengono eseguiti.  Per arrivare a questo ci sono voluti secoli, anzi millenni, in cui la chirurgia non è stata sempre una scelta oculata, anzi, forse era considerata veramente l'ultima spiaggia, da effettuare soltanto se il rischio di morte era almeno pari a quello dell'intervento.  I due nemici giurati di questa pratica erano il dolore e le infezioni.
  • 3. Da barbieri a specialisti  La divisione dei compiti tra il medico ed il chirurgo era già palese ai tempi di Ippocrate.  All'epoca, i chirurghi altri non erano che i barbieri. ecco perché i medici ci tenevano a distinguersi da loro.  Gli interventi erano soprattutto salassi, cura di emorroidi, estrazione dei calcoli dalla vescica, laringotomia per evitare il soffocamento, svuotamento di sacche di liquido nell'organismo.  Strumenti essenziali erano forbici, coltelli, seghe, forcipi, aghi e soprattutto cauteri per evitare emorragie.
  • 4. Da barbieri a specialisti  Questa forma di chirurgia rimase invariata per tutto il Medioevo, praticata e poi trasmessa essenzialmente dai monaci, dopo le invasioni barbariche e la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, anche se ne bloccarono l'evoluzione per la loro nota avversione alle novità e in particolare alla chirurgia stessa.  La situazione peggiorò sempre più nei secoli a venire, in cui la chirurgia ebbe una così bassa considerazione da essere bandita perfino dai monasteri con bolle papali.
  • 5. Da barbieri a specialisti  Ritornarono in auge allora i barbieri, in questo periodo detti cerusici, che si occupavano della tonsura dei monaci. Alcuni di essi divennero così bravi da travalicare la fama di barbiere.  Fu soltanto nella metà del XIII secolo, a cominciare con la Scuola Salernitana, che la chirurgia tornò ad avere un certo ruolo nell'ambito della medicina. Rimaneva però il problema delle infezioni. La Scuola Salernitana, infatti, tendeva ad affermare che il pus non dava problemi.  Furono invece Ugo e Teodorico dei Borgognoni (padre e figlio) a smentirli giustamente, affermando che il pus rallentava la guarigione e che, invece, le ferite andavano disinfettate e mantenute pulite.
  • 6. Da barbieri a specialisti  Ma il primo disinfettante vero e proprio fu scoperto casualmente da un giovane chirurgo francese, Ambroise Paré, medico militare, al campo durante l'invasione di Francesco I nel Piemonte.  Egli curava le ferite da polvere da sparo con olio di sambuco bollente, che provocavano cicatrizzazione ma a prezzo di febbre forte e tumefazioni della pelle.
  • 7. Da barbieri a specialisti  Una sera aveva finito il suo "disinfettante", così, per continuare il suo mestiere se ne inventò uno nuovo, composto da uova, olio di rose e trementina; ne costituì un miscuglio omogeneo e lo spalmò sulle ferite dei soldati,  … non riuscì a dormire col timore di aver arrecato danno ai feriti…  invece, quando la mattina si alzò per andarli a controllare, scoprì, con grande gioia, che non soltanto le ferite non si erano infettate, ma non erano neanche tumefatte e non c'era febbre.  Il miscuglio che aveva creato si era rivelato molto più efficace dell'olio di sambuco.
  • 8. Ignaz Semmelweiss  Non fu così fortunato, invece, un altro medico, Ignaz Semmelweiss, aiutante nel reparto di maternità dell'ospedale di Vienna.  Egli notò una cosa molto strana: nel loro reparto, dove operavano medici e studenti, le puerpere e le gravide morivano con un'estrema facilità, mentre nel reparto in cui queste venivano visitate ed assistite soltanto dalle levatrici, la mortalità erano di molto inferiore.
  • 10. Ignaz Semmelweiss  Un incidente casuale occorso ad un collega durante la dissezione di un cadavere (fu ferito da uno studente e morì con la stessa febbre che attaccava le puerpere) gli fece comprendere il nocciolo del problema: le donne che avevano partorito venivano infettate dai germi patogeni esistenti nella carne putrefatta dei cadaveri quando medici e studenti ne toccavano l'utero ancora sanguinante.  Egli decise allora di istituire una sorta di disinfezione prima delle visite a queste donne da effettuarsi con cloruro di calce dopo aver accuratamente lavato le mani.
  • 11. Ignaz Semmelweiss  Purtroppo, dopo qualche tempo, Semmelweiss fu deriso e cacciato dall'ospedale e da tutti gli altri dove andò a lavorare e cercò di far comprendere la necessità dell'igiene. Morì di setticemia nel manicomio in cui era stato rinchiuso.
  • 12. Lister  Tutta la storia della chirurgia può essere divisa in due epoche: prima e dopo Lister.  Lister ( 1827-1912 ) Lister, chirurgo scozzese, fu l'inventore e il più autorevole divulgatore del metodo dell' antisepsi che prese il suo nome.  Dopo lo sfortunato medico delle "Mani Pulite" Ignaz Semmelweis ed in seguito ai lavori di Pasteur che avevano dimostrato come i germi patogeni siano presenti ovunque, Lister pensò che si dovevano usare disinfettanti sia nella pratica della medicina che in sala operatoria.
  • 14. Lister  Lister era professore di chirurgia a Glasgow quando maturò in lui l’idea che l’altissima mortalità causata dalla cosiddetta “cancrena ospedaliera” od “ospedalismo”,come veniva chiamato all’epoca quell’insieme di fenomeni oggi detti infettivi (più frequenti negli ospedali a causa della mancanza di igiene rispetto a quanto succedeva nelle private abitazioni),dipendesse da processi putrefattivi delle ferite dovuti, non solo a gas venefici dell’aria, ma anche a “ qualcos’altro “ che nell’aria era sospeso.
  • 15. Lister  Un suo collega chimico, della stessa università,Thomas Anderson lo indirizzò allo studio dell’opera di Pasteur, allora già celebre biologo francese,che a Parigi aveva dimostrato che l’acqua,se a lungo bollita (in pratica sterilizzata, privata di ogni forma vivente) non produceva più alcuna crescita vitale.  Lister studiò i lavori di Pasteur e si convinse che ciò che avviene nelle ferite è qualcosa di simile ai processi “fermentativi” illustrati da Pasteur.
  • 16. Lister  Nel 1860, un chimico inglese,Calvert,e, separatamente,un francese, Lamaire, avevano sintetizzato una sostanza chiamata acido fenico, usato come deodorante e disinfettante per le fogne. Lister nel 1865 sceglie l’acido fenico come antisettico e lo prova su una frattura esposta.  Il caso era assolutamente disperato in quanto questa patologia si concludeva sistematicamente con una cancrena. E’ un successo.  Nel 1867 Lister pubblica sul prestigioso giornale di medicina inglese “ The Lancet “:
  • 17. Lister  Un nuovo metodo per trattare le fratture esposte.  E’ la nascita del principio dell'antisepsi in chirurgia. L'acido fenico (fenolo) rispondeva a tali requisiti e la sostanza venne generosamente impiegata nella disinfezione delle sale operatorie, dello strumentario chirurgico, delle mani e dei camici degli operatori.  "La chirurgia è del tutto cambiata" scrisse Lister al padre nell'Ottobre 1867. Successivamente al metodo di antisepsi si andò gradualmente affiancando il metodo "asettico", ossia quello della più rigorosa pulizia e sterilizzazione di tutti gli oggetti destinati a venire a contatto con il campo operatorio.
  • 18. Lister  Purtroppo bisogna ricordare che anche Lister fu a lungo osteggiato e deriso per le sue idee.  L'igiene e l'asepsi erano un metodo scomodo e cambiavano totalmente le abitudini dei vecchi chirurghi.  I colleghi pensavano che fosse matto da legare perché prima di operare si lavava le mani, si toglieva la giacca e si rimboccava le maniche.
  • 19. Lister  A quei tempi i chirurghi indossavano una lunga veste nera che veniva utilizzata per anni e anni, fino a quando acquistava una bella patina di sporco, con decorative macchie di sangue che erano l'orgoglio di colui che le poteva mostrare.  Nelle asole della giacca poi, i chirurghi infilavano alcuni fili di seta che potevano tirare ed usare come legature quando se ne presentava l'occasione. Nel reparto di Lister i camici divennero bianchi, i ferri chirurgici venivano bolliti e le corsie puzzavano di acido fenico, ma nessuno moriva più per suppurazioni delle ferite.
  • 20. Lister  Nelle altre corsie, invece, era diffuso l'odore di carne putrefatta dovuta alla mortale cancrena. Ci volle tempo perché il metodo di Lister conquistasse il mondo della chirurgia e vincesse il pregiudizio, ma alla fine l'antisepsi e l'asepsi furono adottate in tutte le sale chirurgiche del mondo, così come il sistema di legatura con catgut per i punti interni, altra scoperta di Lister.  Il suo metodo consentì le più clamorose conquiste della chirurgia moderna. La sua fama lentamente ma inesorabilmente si diffuse nel mondo della Medicina e della Chirurgia e cambiò in modo radicale i comportamenti dei colleghi.
  • 21. Argomenti  Epidemiologia  Resistenze e problemi di terapia  IVU  Polmoniti nosocomiali  Osteomieliti  Infezioni Fungine
  • 22. Epidemiologia Infezione Ospedaliera Malattia infettiva che si manifesta dopo il ricovero in Ospedale e la cui origine è direttamente correlata con l’ospedalizzazione
  • 23. Infezioni Ospedaliere…. Si tratta “solo” di batteri e miceti?
  • 24. SARS: Il caso Canada  Restrizioni al viaggio rimosse il 14 maggio per forti pressioni del governo
  • 25.
  • 26. E’ UNA MALATTIA PARASSITARIA SOSTENUTA DA UN ACARO, APPARTENENTE ALLA FAMIGLIA DEGLI ARACNIDI E SPECIFICO PER L’UOMO: SARCOPTES SCABIEI HOMINIS. L’ACARO DELLA SCABBIA NON TRASMETTE ALCUNA MALATTIA VIRALE O BATTERICA.
  • 27. E’ richiesto L’ISOLAMENTO dei malati fino a 24 ore DOPO il primo trattamento.  Il personale di assistenza deve usare guanti e camici PULITI (non sterili!).  Vanno trattati tutti i familiari ed i partners sessuali.  Nelle COMUNITÀ che ospitano soggetti immunodepressi, vanno trattate anche le persone che non hanno avuto stretti contatti.  L’acaro sopravvive nell’ambiente esterno per 48 ore e, in condizioni ottimali, (ambienti molto umidi) può resistere al massimo 6 giorni.  La temperatura umida a 90 distrugge l’acaro. Tutti gli indumenti non lavabili vanno chiusi per una settimana in sacchi di nylon.
  • 28. Epidemiologia Infezioni Ospedaliere 17% 40% 5% Inf. urinarie Ferita chir. Inf. polmonari 16% Batteriemie 22% Altre
  • 29. Epidemiologia Principali cause di infezioni nosocomiali  aumentato numero di pazienti a rischio di infezioni  aumentato uso di procedure invasive  antibioticoterapia  aumentato numero di persone dedicate all’assistenza dello stesso paziente  aumentata mobilità del paziente all’interno della struttura ospedaliera  non adeguata educazione del personale sanitario verso la prevenzione  strutture architettoniche e servizi igienici non adeguati
  • 30. Catena delle infezioni Agente Ospite Causale Suscettibile Riserva Punto di Punto di Entrata Modalità e Uscita Mezzi di Trasmissione
  • 31. Epidemiologia Vie di trasmissione  contatto paziente - paziente  contatto paziente - personale  particelle contaminate dell’aria  oggetti e superfici  strumentazione medico-chirurgica  cibi e bevande
  • 32. Prevenzione e controllo Obiettivo: ridurre l’incidenza delle infezioni ospedaliere  Eliminare i serbatoi d’infezione  prevenire la trasmissione delle infezioni  aumentare le difese del paziente  non improvvisare
  • 33. Prevenzione e controllo  Contaminazione: presenza transitoria di microrganismi su substrati inanimati o sulla superficie corporea , senza invasione dei tessuti e senza reazione dell’organismo ospite  Colonizzazione: presenza di microrganismi che crescono e si moltiplicano attivamente , senza evidenti manifestazioni cliniche  Infezione: acquisizione di microrganismi patogeni o virulentazione dei saprofiti a causa di diminuite difese immunitarie
  • 34. Prevenzione e controllo Patogeni  Tradizionali: possono infettare tanto i pazienti quanto il personale ospedaliero (salmonella-virus epatite)  Opportunisti: di norma scarsamente patogeni, virulentano in soggetti con difese indebolite
  • 35. Saprofiti-Commensali: convivono con l’ospite, normalmente senza causare processi patologici tranne quando  Il microrganismo venga trasferito in sedi non abituali  l’ospite sia predisposto  interventi abbassino le difese  fattori esterni esterni modifichino l’equilibrio tra i microrganismi colonizzatori (antibiotico)
  • 36. Prevenzione e controllo Serbatoi d’infezione  Mani del personale  personale colonizzato o infetto  pazienti colonizzato o infetti  microrganismi endogeni dei pazienti  strumentazioni  medicazioni  cibi  particelle contaminate dell’aria
  • 37. Prevenzione e controllo Infezione ospedaliera Può originare:  dalla popolazione batterica del paziente stesso : infezione endogena  dalla popolazione batterica di un altro paziente: infezione crociata
  • 38. Prevenzione e controllo Riduzione dell’incidenza delle infezioni ospedaliere:  Miglioramento della qualità dell’assistenza  riduzione delle liste d’attesa  aumento dell’efficienza del servizio sanitario  riduzione dei costi aggiuntivi di degenza, diagnosi e terapia
  • 39. Procedure per il controllo Sono di primaria importanza nella lotta alle infezioni ospedaliere  progettazione dell’ospedale  distribuzione dei pazienti  dislocazione dei servizi  percorsi puliti-sporchi  presenza di zone filtro  disponibilità di materiali
  • 40. Procedure per il controllo I migliori risultati nella lotta alle infezioni ospedaliere si ottengono applicando sistematicamente protocolli di  Pulizia  Disinfezione  Sterilizzazione
  • 41. Disinfettanti Il disinfettante Non ripara ad errori precedenti ma se usato bene è un efficace mezzo per prevenire la diffusione delle infezioni
  • 42. Sterilizzazione Processo chimico o fisico in grado di distruggere tutte le forme viventi presenti su un determinato oggetto
  • 43. Sterilizzazione Sterilità:  condizione in cui è altamente improbabile la sopravvivenza di un microrganismo  si può parlare di sterilità quando , in un insieme di oggetti, ne risulta contaminato uno su un milione
  • 44. Sterilizzazione Efficacia della sterilizzazione  ogni procedimento richiede il rispetto preciso dei parametri fisici  lavaggio ed asciugatura preventivi riducono la carica batterica iniziale  l’agente sterilizzante deve entrare completamente in contatto con la superficie dell’oggetto
  • 45. Sterilizzazione Efficacia della sterilizzazione  La non perfetta pulizia delle superfici ostacola l’azione dell’agente sterilizzante  Non si prescinde dal confezionamento, dalla integrità dello stesso, dallo stoccaggio e dal rispetto dei tempi di scadenza
  • 46. Sterilizzazione Processo di sterilizzazione Materiali termolabili Vetro - Metallo che non tollerano il Tessuti – Gomma vapore termoresistente Autoclave a Ossido di vapore Etilene Vetro e metallo (non sala oper.) Stufetta a secco
  • 47. Igiene ambientale Pulizia e sanificazione  La pulizia dell’ambiente ospedaliero ha importanza fondamentale per il controllo delle I.O. in quanto riduce il grado di contaminazione a livelli molto bassi  lo sporco è costituito da sostanze organiche ed inorganiche,spesso è ricco di microrganismi che si moltiplicano attivamente
  • 48. Igiene ambientale Pulizia e sanificazione  Tutti i locali dell’ospedale devono essere sottoposti a sistematica pulizia  la pulizia è operazione preliminare rispetto alla disinfezione; in alcuni casi un’accurata pulizia può essere efficace quanto una disinfezione, mentre non è vero il contrario
  • 49. Igiene ambientale Sanificazione Rimozione polvere e sporco da: 1. Arredi, piani di lavoro, pareti 2. Pavimenti Metodi Materiali 1 – 2 : ad umido 1 : Panni monouso umidificati 2 : aspirazione 2 : Scopa a frange
  • 50. Igiene ambientale Detersione 1. Arredi – piani di lavoro – pareti – porte – maniglie 2. Pavimenti 3. Lavabi – Vasche – Vuotatoi - Comode Metodi Materiali 1. Lavaggio 1. Acqua e detergente mono- uso 2. Lavaggio MOP 2. Due secchi MOP + Strizzatore 3. Lavaggio, risciacquo 3. Detergente. Panni monouso
  • 51. Igiene ambientale Disinfezione ambientale La disinfezione deve essere effettuata solo nelle zone alto rischio o in presenza di paziente infetto SUPERFICI ARREDI & SERVIZI IGIENICI Disinfettante in soluzione acquosa (Clorexidina 1,5%+Cetrimide 15% Clorexide S) Disinfettante derivato del cloro (Clorossidante 2% in soluzione acquosa Antisapril)
  • 52. IGIENE DELLE MANI IL CONTATTO DIRETTO è il principale meccanismo di trasmissione delle infezioni LE MANI del personale sono il veicolo più comune
  • 53. IGIENE DELLE MANI IL LAVAGGIO DELLE MANI E’ GENERALMENTE CONSIDERATA LA PIU’ IMPORTANTE TRA LE PROCEDURE ATTE A PREVENIRE LA TRASMISSIONE DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE
  • 54. Igiene delle mani Quando lavarsi • inizio e termine del turno • prima delle attività di assistenza e cura • dopo l’uso dei servizi igienici • nei reparti infettivi • dopo contatti a rischio • prima e dopo procedure codificate asettiche • prima dell’atto chirurgico
  • 55. Igiene delle mani Con cosa e come lavarsi Tipo di materiale tempo lavaggio sociale Sapone liquido 1 minuto o in pezzi antisettico Antisettico 1 minuto detergente preoperatorio Antisettico 1 minuto detergente ripetere 2 volte
  • 56. Igiene delle mani Prodotto ideale per lavarsi le mani  Deve avere azione battericida e contemporaneamente detergere  deve agire rapidamente  deve avere effetto persistente  deve rispettare l’equilibrio dell’ecosistema cutaneo  non deve essere lesivo per le mani
  • 57. Igiene delle mani Numerosi autori raccomandano l’impiego di Clorexidina (clorexidina 4% in sol. alcolica : Triseptil) per l’antisepsi preoperatoria delle mani, per l’azione antibatterica residua svolta a livello cutaneo ( Bennet e Bbrachman Hosp Inf. 3rd ed. 1992, pag. 695 )
  • 58. Igiene delle mani Attività contro i germi residenti lavaggio 30 secondi 100 80 60 40 20 0 -20 clorexidina 4% esaclorofene iodoforo esaclor.+clorocresolo sapone
  • 59. Igiene delle mani Attività contro i germi residenti lavaggio per 2 minuti 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 clorexidina 4% isopropanolo iodoforo sapone 70
  • 60. Antisepsi del paziente Cute integra Iniezioni intramuscolo, intradermica e sottocute  antisettico soluzione alcolica (Benzalconio cloruro 0,1%+clorexidina 0,5% sol.alcolica Simp 80) Iniezioni endovenose con ago di acciaio o ago cannula  antisettico soluzione alcolica (Benzalconio cloruro 0,1%+clorexidina 0,5% sol.alcolica Simp 80 Iodopovidone 1% in sol. alcolica Braunoderm)
  • 61. Antisepsi del paziente Cute integra Inserzione di cateteri venosi periferici o centrali, prelievi per emocolture, rachicentesi, toracentesi Iodopovidone 1% in sol. alcolica Braunoderm Iodio 2% in sol. Idroalcolica Alcol iodato Clorexidina 0,5% in sol. Alcolica Neoxinal alcolico 0,5
  • 62. Cute integra Preparazione del campo operatorio (anche per piccoli interventi)  sgrassare la cute con etere  lasciare asciugare  10’ prima dell’intervento trattare l’area di incisione ripetutamente ( 3-4 volte) con un tampone di garza sterile imbevuto di antisettico alcolico  coprire con un telino sterile  ripetere la procedura subito prima dell’intervento  lasciare asciugare prima di applicare telini autoadesivi o apparecchiature elettriche
  • 63. Cute integra Doccia-bagno preoperatorio per diminuire il rischio di contaminazione del campo operatorio  la sera precedente l’intervento il paziente deve essere sottoposto a doccia -bagno con un antisettico detergente  il paziente deve essere rivestito con indumenti sterilizzati o almeno puliti  la biancheria del letto deve essere cambiata
  • 64. Antisepsi della cute lesa: Evitare l’uso di soluzioni alcoliche che precipitano le proteine formano coaguli aumentano il danno tissutale
  • 65. Antisepsi del paziente Ferite del pronto soccorso  piccole ferite e abrasioni : antisettico in sol. Acquosa  ferite molto sporche o contaminate: antisettico in sol.acquosa ( acqua ossigenata o betadine ) Ferita chirurgica  in sala operatoria,dopo sutura (hibidil-savlodil-betadie sol)  in corsia : pulite nessun antisettico ,settiche amuchina- betadine sol
  • 66. Antisepsi del paziente Area di incanulazione  togliere la medicazione e trattare con antisettico in sol.acquosa es. betadine sol Area peristomale  sapone liquido
  • 67. Ustioni Pronto soccorso  trattare con soluzione antisettica/detergente es. savlon-savlodil-betadine sol Medicazione in reparto  betadine pomata 10%  argento nitrato 0,5% in acqua  argento sulfadiazina 1% crema  hibidil  hibitane 5% (balneazione)
  • 68. Ulcere cutanee Pulite  usare antisettici acquosi sterili es. savlodil- betadine sol.  Passare piu volte sull’area interessata ( 2 volte al di )  proteggere con medicazioni Sporche  detersione accurata es. amuchina 10%, acqua ossigenata  antisepsi es. amuchina 5% ,hibidil, betadine sol
  • 69. Tricotomia  Procedura a rischio : lesioni  se indispensabile eseguire 30’ prima dell’intervento  prodotti : schiuma da barba-sapone liquido  usare rasoio monouso  risciacquare  disinfettare con antisettico in soluzione acquosa
  • 70. Studio su 20.193 ferite Olson (1981) in uno studio condotto su 20.193 ferite chirurgiche pulite durato 5 anni rileva una riduzione di ferite infette dal 6% al 1,9% semplicemente posticipando la tricotomia al mattino dell’intervento. 70% di riduzione
  • 71. Mucose Meato urinario per cateterismo o urinocultura  bidet  antisepsi meato con sol. Acquosa monouso e sterile (savlodil-euclorina 0,25%-betadine) Genitali esterni in cateterizzato  come sopra Irrigazione vescicale  soluzioni antisettiche o fisiologica  non usare antibiotici
  • 73. Cosa desidera un microrganismo? TERAPIE NON ERADICANTI ASSOCIAZIONI ANTAGONISTE DOSI NON BATTERICIDE POSOLOGIE SCORRETTE CONCENTRAZIONI < MIC per tempi prolungati CONCENTRAZIONI di PICCO BASSE AUC24 di DIMENSIONI CONTENUTE PRESCRIZIONE MONOPOLISTICA PROLUNGATE ESPOSIZIONI ad antibiotici
  • 74. Aree di massimo rischio infettivo nosocomiale Ematologie Centri Trapianti Terapie Intensive Pazienti ad alto rischio Malattie Infettive Centri Dialisi Neonatologie Terapia intensive Cardiochirurgie Neurochirurgie Gestione ad alto rischio Ortopedie con Ch. protesica Chirurgie vascolari Lungodegenze
  • 75. Fattori in grado di influenzare la tipologia dei microrganismi nosocomiali e i profili di resistenza  Gravità della patologia di base.  Livello di immunodepressione  Medical devices  Misure di controllo delle infezioni inefficaci  Mancato isolamento dei casi  Abuso delle profilassi antibiotiche  Uso incontrollato di antibiotici ad ampio spettro.
  • 76. TITANIC DISASTER GREAT LOSS OF LIVE “Pensavano fosse indistruttibile e potesse durare per sempre La stessa cosa molti pensano degli antibiotici”
  • 77. Agosto 1941 Primo articolo sul Lancet sulla attività della Penicillina 1944 Introduzione della Streptomicina nella pratica clinica
  • 78. dicembre 1997: descritti Stafilococchi con ridotta sensibilità alla Vancomicina AAC 1999: in 271 pazienti, con infezione da Pseudomonas, in 3.810 gg di terapia, il 10% ha presentato comparsa di resistenze NEJ 2002 -ottobre 1999-maggio 2000 nessun Streptococco di gruppo A resistente ai macrolidi -ottobre 2000-maggio 2001: 48% di resistenza! NEJ 2001: fermare l’uso degli antibiotici nella alimentazione degli animali!!
  • 79. AZIONE DEGLI ANTIBIOTICI • inibiscono la sintesi della parete batterica • inibiscono la sintesi delle proteine batteriche nei ribosomi • impediscono la lettura del DNA
  • 80. NUCLEO ATTIVO DELLE BETA-LATTAMINE Penicilline C C Cefalosporine Acido clavulanico-Sulbactam CO N Carbapenemici Aztreonam
  • 81. ATTIVITA’ DELLE BETALATTAMASI Le PBP possono legare 1 molecola di antibiotico ogni ora Le betalattamasi legano 1000 molecole di antibiotico ogni secondo
  • 82. RESISTENZA ALLE BETALATTAMINE PER VARIAZIONI DEL “ BERSAGLIO” Pneumococchi resistenti alla Penicillina Stafilococchi resistenti alla Meticillina Enterococchi resistenti ai Glicopeptidi
  • 83. RAPIDA ELIMINAZIONE DEL FARMACO DA PARTE DEI BATTERI ( EFFLUX) Chinolonici Macrolidi Tetracicline
  • 84. 12 steps to Prevent Antimicrobial Resistance ( CDC aprile 2002) Prevenzione 1) Vaccini 2) Evitare i cateteri Diagnosi 3) individuare il germe responsabile 4) Controllo delle resistenze Terapia antibiotica accurata 5) tenere conto della epidemiologia locale 6) consultare esperti 7) non trattare le contaminazioni e 8) le colonizzazioni 9) Sapere quando dire “no” ai Glicopeptidi 10) non prolungare il modo eccessivo la terapia. Evitare la diffusione delle resistenze 11) isolamento dei germi resistenti per 12) ridurne la diffusione
  • 85. Isolamenti di Stafilococco Meticillino resistente da sangue e liquor 45 (England & Wales) 40 35 % MRSA 30 25 20 15 10 5 0 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 '00 Reacher MH. BMJ 2000; 320: 213-6/PHLS data on file.
  • 86. Vancomicina resistanza (%) negli enterococchi da sangue & CSF (England & Wales) 25 20 15 10 5 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 E. faecium E. faecalis Unspeciated Reacher MH. BMJ 2000; 320: 213-6/PHLS data on file.
  • 87. Resistance (%) in pneumococci from blood & CSF (England & Wales) 14 Penicillin Erythromycin 12 10 8 6 4 2 0 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 Reacher MH. BMJ 2000; 320: 213-6/PHLS data on file.
  • 88. Scelte contro la Resistenza  Minor impiego di antimicrobici  Miglior utilizzo  Prevenzione delle cross infezioni  Nuovi antibiotici
  • 89. Nosocomial bloodstream infections Pathogen % Coagulase-negative Staph. 31.9 S.aureus 15.7 Enterococcus spp 11.1 Candida spp 7.6 E.coli 5.7 Klebsiella spp 5.4 Enterobacter spp 4.5 P. aeruginosa 4.4 Edmond MB et al. Clin Infect Dis 1999;239-244 SCOPE: N=12,243
  • 90. Importance of S.aureus as an aetiological agent Infection % due to S. aureus Septic arthritis 55 Osteomyelitis 50 Endocarditis 30 Surgical site 20 Bacteraemia 15 Rubin RJ et al . Emerging Infect Dis 1999;5:9-17
  • 91. ESBL Beta lattamasi a spettro allargato.  Trasmesse da plasmidi, non inducibili.  Epidemiologia: (Gram negativi) Klebsiella, E.Coli, Proteus, Morganella, Enterobacte r, Serratia, Salmonella, Pseudomonas.  Infezioni da germi portatori di ESBL hanno più elevata mortalità: Polmoniti da K.Pneumoniae (46% vs 34%) in rianimazione;
  • 92. ESBL:DIFFUSIONE Descritte negli USA nei primi anni ’70; in Europa a partire dal 1980.  Sono causa di infezioni nosocomiali; i germi portatori dei plasmidi codificanti le ESBL sono selezionati dalle monoterapie prolungate (ceftazidime).  Descritte epidemie in oncologia, centri per ustionati, neonatologia.  Danno resistenza crociata con altre classi di antibiotici: chinoloni, aminoglicosidi, cotrimoxazolo.
  • 93. ESBL:IDENTIFICAZIONE  Sospetto clinico: mancata risposta alla terapia con cefalosporine di terza generazione; segnalazione di sensibilità intermedie alle cefalosporine di 3 generazione.  I germi portatori di ESBL rimangono apparentemente sensibili per concentrazioni comprese tra gli 8 e i 16 microgrammi / ml (limiti della NCCLS Commissione nazionale per gli standard clinici di laboratorio);  Per ciascuna area geografica è stata individuata una cefalosporina “indice” , maggiormente sensibile alla azione inibente delle ESBL (in Europa il ceftazidime)  Tutti gli isolati con Mic uguali o superiori ai 2 microgrammi / ml per ceftazidime, aztreonam dovrebbero essere sospette per ESBL.  In tutti i casi i ceppi produttori sono inibiti dall’acido clavulanico.
  • 94. ESBL:IDENTIFICAZIONE  In vitro può apparire una sensibilità alla cefoxitina (NON UTILIZZARE IN TERAPIA).  Per evidenziarle in laboratorio bisogna utilizzare un doppio test di diffusione:  1) Un dischetto con concentrazioni di cefalosporine di terza generazione a bassa concentrazione di antibiotico (mancata inibizione);  2) Un discetto con acido clavulanico (inibizione). TERAPIA Carbapenemici; Cefalosporine di IV generazione.
  • 95. Terapia antibiotica di combinazione Quali infezioni / pazienti ? - Endocardite - Ascessi cerebrali - Polmonite da aspirazione - Piede diabetico - Infezioni intra-addominali complicate - PID - FUO nel pz. neutropenico - Sepsi nosocomiali primitive - Meningite a liquor torbido - Polmonite associata a Ventilazione - Polmonite di Comunità grave
  • 96. Terapia antibiotica di combinazione Quali microrganismi ? - M. tubercolosis - H. pylori EVIDENZE - Enterococcus spp. CONSOLIDATE - Streptococchi viridanti PEN-tolleranti - Enterobacter spp. SOLO per SPECIFICHE CLASSI di - Serratia spp. MOLECOLE - P. aeruginosa TRADIZIONE ? - Acinetobacter spp. - S. maltophilia POTENZIALI NUOVE INDICAZIONI - Aspergillus spp
  • 97. Terapia antibiotica di combinazione Argomenti contrari al suo uso - Aumento della pressione antibiotica -> superinfezioni -> induzione di resistenze - Aumento dei costi - Aumento degli effetti collaterali - Effetti di antagonismo -> induzione di resistenze -> riduzione performance terapeutica
  • 98. Terapia antibiotica di combinazione Argomenti a favore del suo uso - Ampliamento dello spettro antibatterico |--> terapia empirica (descalation) di infezioni gravi (es. VAP) |--> terapia empirica di infezioni a spettro etiologico variabile (es. CAP) - Trattamento delle infezioni polimicrobiche - Effetti di sinergia e/o additività - Prevenzione fenomeni di resistenza - Riduzione posologica -> riduzione effetti collaterali - Sfruttamento ottimale delle caratteristiche di PD dei compos
  • 99. Infezioni del tratto urinario: Problematiche
  • 100. U.T.I. Infezioni del tratto urinario  Rappresentano il 30-40% di tutte le I.O.  Nella maggior parte dei casi sono causate da manovre strumentali  la cateterizzazione è la manovra che più di frequente causa I.O.  I tre quarti delle U.T.I. sono conseguenti a cateterizzazione  i sistemi di raccolta di urina aperti determinano infezione nel 100% dei casi dopo 4 giorni
  • 101. U.T.I gli agenti infettanti più frequentemente isolati :  E.COLI  PROTEUS spp  KLEBSIELLA spp  PSEUDOMONAS spp  STREPTOCOCCUS FAECALIS l’infezione è frequentemente di origine endogena
  • 102. U.T.I. Catetere urinario a permanenza (sistema chiuso) Manicotto per prelievo urina Flusso ematico connessione Meato uretrale rubinetto Punti di entrata dei batteri
  • 103. U.T.I. La probabilità di infezione è direttamente proporzionale alla durata della cateterizzazione Circa il 5% di batteriuria per ogni giorno E’ strettamente correlata al sistema di raccolta delle urine con catetere posizionato per oltre 4 giorni:  sistema aperto 100% infetti  sistema chiuso 25% infetti
  • 104. U.T.I. La profilassi antibiotica per prevenire le U.T.I. nei cateterizzati oltre ad essere inefficace è anche dannosa infatti: ritarda l’insorgenza dell’infezione ma la protezione è transitoria e spesso si selezionano microrganismi antibiotico-resistenti
  • 105. U.T.I. Crescita batterica a biofilm  per eradicare l’infezione è necessario rimuovere il catetere Infatti:  nella crescita a biofilm i batteri vengono inglobati in un film proteico che si incrosta con i sali urinari quindi:  l’antibiotico non è in grado di venire a contatto con i batteri
  • 106. U.T.I. Urinocolture nei cateterizzati Diagnosi di Batteriuria Urinocolture con conte inferiori a 100.000 C.F.U. /ml e fino a 1000 C.F.U./ml devono considerarsi positive
  • 107. % di ceppi di pseudomonas a. resistenti alla gentamicina 14 12 10 8 % % 6 4 2 0 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 anni
  • 109.
  • 110. Pizzo PA J Pediatr 1981; 98: 513-523 Viscoli C In Mandell “Principle and practice of ID”, 2005
  • 111.
  • 112.
  • 113.
  • 114.
  • 115.
  • 116.
  • 117.
  • 118.
  • 119.
  • 120.
  • 121.
  • 122.
  • 123.
  • 124. Germi multiresistenti emergenti  Streptococco Beta–emolitico di gruppo A  Pneumococco  Salmonelle minori  Mycobacterium tubercolosis MDR  Staphylococcus aureus MSSA, MRSA, VISA e VRSA  Enterococcus fecium VR  Pseudomonas aeruginosa MDR  Gram Neg. ESBL  Stenotropomonas maltophilia and Acynectobacter species
  • 125. Nuovi antibiotici  Oxazolidoni: Linezolid/Zyvoxid ev/os  Ketolidi: Telitromicina/Ketek os  Streptogranine: Quinupristin/dalfopristin/ Synercid ev. su CVC solo  Nuovi chinolonici: Levofloxacina/Tavanic ev/os Moxifloxacina/Avalox os (presto ev)  Nuovi antifungini: Voriconazolo/Vfend os/ev Caspofungina/Cancidas ev  Nuovi antivirali antiHIV, antiCMV e antiepatite
  • 126. Ricerca su Medline dal 1950 ad o N. articoli su Pub Med Telitromicina (1997-2004) 378 Rokitamicina (1981-2004) 185 Josamicina (1967-2004) 542 Spiramicina (1954-2004) 1085 Azitromicina (1987-2004) 2553 Claritromicina (1984-2004) 4331 Eritromicina (1952-2004) 20683 46846 Macrolidi (1958-2004) 0 10000 20000 30000 40000 50000
  • 127. Ricerca su Medline dal 1950 ad o
  • 128. Antibiotici a confronto  Claritromicina  Streptococco  Azitromicina Beta-emolitico  Telitromicina  Pneumococco  Nuovi  Stafilococco chinolonici aureo MS (levofloxacina e moxifloxacina)
  • 129. Streptococco Beta-emolitico  30-40% resistente ai macrolidi in Italia  100% sensibile alla penicillina (e alle cefalosporine, ma non a tutte quelle di 3° generazione: es. ceftazidime)
  • 130. PenR among S. pneumoniae bacteraemias: EARSS 2000 Spain 33 Portugal 17 Eire 16 Belgium 15 Italy 12 Luxemburg 7 UK 7 Finland 6 Czech Republic 5 Iceland 3 Sweden 2 > 30% 1 Netherlands 10% – 29% Germany 0 Austria 0 3% – 9% Bulgaria 0 < 3% Malta 0 0 5 10 15 20 25 30 35 % PNSP EARSS newsletter, December 2000; www.earss.rivm.nl
  • 131. Possibili linee guida  Claritromicina e azitromicina in monoterapia possono essere utilizzate con tranquillità nelle tonsilliti e nelle bronchiti riacutizzate in fase iniziale  Telitromicina è molto interessante (assenza di resistenze, per ora) ma l’esperienza è molto limitata (terapia massima 10 giorni)  Nuovi chinolonici (levofloxacina e moxifloxacina) hanno un ruolo nella terapia delle sinusiti, bronchiti riacutizzate e polmoniti (ma non nelle tonsilliti: è eccessivo)  Solo azitromicina e nuovi chinolonici non interferiscono col citocromo P-450 (attenzione invece per claritromicina e telitromicina: anticoagulati, trapiantati, etc.)
  • 132. Similar pathogens in early- and late-onset Nosocomial Pneumonia in ICU Pathogens Early NP P. aeruginosa 25.1% (Mortality 37.9%) S. aureus - MSSA 17.9% MRSA 17.9% Enterobacter spp. 10.2% Late NP P. aeruginosa 38.4% (Mortality 41.1%) MRSA 21.1% Stenotrophomonas maltophilia 11.4% S. aureus – MSSA 10.8% Enterobacter spp. 10.3% Ibrahim EH, et al. Chest. 2000;117:1434.
  • 133. (Ventilator acquired Pneumonia) VAP clinical cure 100 90 Linezolid/aztreonam Vancomycin/aztreonam 80 70 63% 60 55% 46% 48% 47% 50 40 35% 30 20 45 27 32 19 20 9 10 99 77 58 40 32 19 0 Intent-to-treat Clinically evaluable Microbiologically evaluable Population Cammarata SK, et al. Poster M-166. Soc Crit Care Med, 2001.
  • 134. Strategie di contenimento delle resistenze – Politica antibiotica Ricorso precoce alla chirurgia Bishara et al, Clin Infect Dis 2001
  • 135. Granulocitopenia e frequenza di infezioni 6 Tutte le infezioni Infezioni gravi 5 Batteriemie 4 3 2 1 1.000 500 - 900 100 - 499 0 - 99 0 Granulociti L Shimpff Principles & Practice of Infectious Disease. Churchill Livingstone, New York, 1995
  • 136. Granulocitopenia ed incidenza di aspergillosi polmonare invasiva (API) Modified with permission, from Gerson SL, Talbot GH, Hurwitz S, Strom BL, Lusk EJ, Cassileth PA. Prolonged granulocytopenia: the major risk factor for invasive pulmonary aspergillosis in patients With acute leukemie. Ann Intern Mrd, 1984; 100:345-351.
  • 137. Resistenze La resistenza all’AmB avviene a carico di un solo meccanismo molecolare, la resistenza agli altri antimicotici passa attraverso una gamma più ampia di meccanismi. “Nonostante più di 30 anni di uso clinico, la resistenza agli antibiotici polienici, come l’amfotericina B, è rara...” Ghannoum and Rice, 1999 Adapted from Lancet, Vol 2, Masià Canuto M & Gutierrez Rodero F. Antifungal drug resistance to azoles and polyenes. 2002, pp 550-563, concessione di Elsevier Ltd.
  • 138. Terapia delle micosi invasive  Amphotericine lipidiche 5mg/Kg (nefrotossicità limitata)  Voriconazolo (ev/os; passa la barriera ematoencefalica; interazioni con citocromo p450; controindicazioni con rapamicina/sirolimus)  Caspofungina (solo ev; non passa la barriera ematoencefalica; nessuna interazione)  Nel prossimo futuro: Posaconazolo (os; minori interazioni; attivo su zigomiceti) e Micafungina (solo ev; varie posologie)
  • 139. Le 4 informazioni più importanti  La dose carico va sempre fatta quando si inizia un trattamento con teicoplanina  La terapia empirica di una polmonite di comunità grave ed ospedalizzata è macrolide + cefalosporina di 3 generazione  Nella terapia della polmonite nosocomiale l’associazione betalattamine/fluorchinolonici è potenzialemente sinergica  L’associazione rifampicina/glicopetidi è indicata nel trattamento della batteriemia catetere-correlata da Stafilococco aureo
  • 140. “……..PRIMA LO USERAI, PRIMA LO PERDERAI…….” MANDELL, 2000
  • 141. USO DEI DPI  La CEE ha emesso indicazioni sulle caratteristiche e sui requisiti necessari per il marchio CE indispensabile per il loro utilizzo.  Titolo IV art. 40 comma 1 D.lgs. 626/94:  I DPI sono “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento od accessorio destinato a tale scopo”
  • 142. USO DEI DPI  art. 41 D.lgs. 626/94:  I DPI devono essere impiegati “quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro”.  Il D.lgs. 626/94 è stato modificato in parte e recepito nella nuova L. 84/2008.
  • 143. USO DEI DPI  Guanti: tipi di guanti in uso (polietilene, lattice, vinile, gomma, cotone, antitaglio), importanza della corretta misura del guanto, quando usarli (in caso di malattie trasmissibili per contatto, quando si viene a contatto con sangue o liquidi biologici, per le procedure a contatto con accessi vascolari, ma anche quando le mani divengono possibili fonti di trasmissione di malattie). Prima di indossare e subito dopo tolti i guanti ci si deve lavare le mani.
  • 144. USO DEI DPI  Mascherine: possono essere con o senza visiera, si intendono quelle chirurgiche che proteggono coloro che ci circondano quando parliamo, tossiamo etc. e ci proteggono dalle malattie trasmesse per via aerea a breve distanza, da schizzi di sangue o altri liquidi biologici. Sono monouso e vanno eliminate come rifiuti speciali. Sono da indossare sempre prima di entrare in questo tipo di isolamento.
  • 145. USO DEI DPI  Calzari: o sovrascarpe vanno indossati sopra le normali calzature o sopra gli zoccoli per evitare di introdurre nella stanza tutto ciò che si è calpestato all'esterno.  Copricapo: lo si indossa per evitare che i capelli possano cadere durante la sosta nella stanza.
  • 146. USO DEI DPI  Camici: vanno indossati sopra la divisa durante l’esecuzione di procedure che possono determinare schizzi di sangue e/o di altri liquidi biologici, devono essere sostituiti se vengono imbrattati e vanno eliminati al termine di ogni procedura. Possono essere sterili o non sterili con effetto barriera, eventualmente impermeabili. In questo tipo di isolamento vengono usati per evitare il contatto degli indumenti personali con il malato.
  • 147. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  Su tale tema si sono svolti diversi incontri con il Direttore della SOS di Microbiologia che ha presentato il manuale di raccolta dei campioni inserito in intranet e che consiglio di consultare.  Se volete è possibile inserire anche le vostre procedure per es. la gestione del catetere venoso centrale
  • 148. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  Il prelievo per emocoltura va effettuato per evidenziare la presenza nel sangue di batteri causa di patologie specifiche (endocarditi) o per individuare le cause di una febbre di ndd  va eseguito sulla puntata febbrile e ripetuto a distanza di 5-10 minuti fino ad ottenere 3 campioni completi in 30-60 minuti (secondo alcuni è sufficiente un unico prelievo per effettuare tutti e 3 i campioni)
  • 149. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  Cambiare ogni volta il punto di prelievo, non utilizzare accessi venosi (o arteriosi) come cvp; se presente un cvc effettuare il prelievo sia da periferica che da cvc (possibile infezione/contaminazione del catetere)  Utilizzare sempre il sistema vacutainer ed iniziare il prelievo con il terreno per aerobi (sempre per secondo il flacone per anaerobi)
  • 150. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  Antisettico: tintura di iodio o clorexidina gluconato (non consigliato iodo-povidone) o Cloramina T in soluzione alcolica  Praticare l’antisepsi della cute nel punto di prelievo con l’antisettico iniziando con centri concentrici coprendo un’area di 4 -5 cm.  Lasciare asciugare la cute
  • 151. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  Eseguire il prelievo con il sistema vacutainer iniziando il prelievo con il flacone per aerobi  Rovesciare i flaconi subito dopo il prelievo per evitare la formazione di coaguli  Identificare ogni set di prelievo numerando i flaconi (es. 1° coppia di flaconi 2° coppia di flaconi) la stessa numerazione va riportata sulla richiesta.
  • 152. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  E' opportuno prelevare 20-30 ml di sangue, 1 flacone può raccogliere fino a 10 ml;  Nei pazienti pediatrici sono sufficienti 3-5 ml nel flacone pediatrico, effettuare 2 -3 prelievi nell’arco della giornata;  Nei neonati si raccomanda la raccolta di 1-2 ml.
  • 153. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  Le emocolture devono essere consegnate al laboratorio di microbiologia e incubate nel sistema automatico il più presto possibile.  Durante il trasporto i flaconi e le richieste devono essere tenuti separati, meglio l’uso di valigette poste su un piano rigido (carrello), rispetto all’uso di sacchetti a due tasche
  • 154. RACCOLTA CAMPIONI MICROBIOLOGICI  L’emocoltura per la ricerca di micobatteri è indicata preferenzialmente in:  - Soggetti immunocompetenti con sospetto diagnostico di forma tubercolare disseminata  - Quadro radiologico di TB miliare  - Soggetti HIV positivi o immunocompromessi con sospetto clinico di tubercolosi o micobatteriosi disseminata.  Vanno utilizzati terreni di coltura specifici distribuiti dal servizio di Microbiologia.
  • 155. INDICAZIONI DUANTE LA FASE DI NEUTROPENIA  AMBIENTALI:  Areare bene i locali  Non frequentare ambienti chiusi, affollati o con presenza di persone affette da sindrome influenzale o altra malattia contagiosa  Allontanare gli animali  Lavare i sanitari con candeggina
  • 156. INDICAZIONI DUANTE LA FASE DI NEUTROPENIA  IGIENICHE:  Usare asciugamani individuali  Fare la doccia tutti i giorni  Usare sapone liquido  NON usare spugne, spazzolino, filo interdentale  Cambiare la biancheria intima tutti i giorni e gli indumenti esterni almeno a giorni alterni
  • 157. INDICAZIONI DUANTE LA FASE DI NEUTROPENIA  IGIENICHE:  Accurata igiene intima  Accurata igiene orale dopo i pasti e prima di coricarsi  Mantenere le unghie dei piedi e delle mani corte e pulite  Pulizia accurata e frequente delle mani
  • 158. INDICAZIONI DUANTE LA FASE DI NEUTROPENIA  ALIMENTARI:  Seguire una dieta “protettiva”, a basso contenuto batterico. Questo tipo di dieta è raccomandato quando il numero dei neutrofili è inferiore a 500/mm₃ e termina quando il numero dei neutrofili è risalito e tende a valori normali (per i suggerimenti dietetici vediamo dopo)
  • 159. INDICAZIONI DUANTE LA FASE DI NEUTROPENIA  GENERALI:  Evitare le iniezioni intramuscolari  Evitare traumi e lesioni della cute  Evitare clisteri e termometri rettali  Usare la mascherina monouso quando si frequentano ambulatori e/o ospedali  Eseguire la medicazione del cvc ogni 8-14 giorni (secondo il vostro protocollo) da parte del personale della SOC (magari in occasione di una visita ambulatoriale)
  • 160. SUGGERIMENTI DIETETICI  Nella fase di neutropenia evitare cibi crudi o poco cotti  Evitare formaggi non pastorizzati (ricotta o formaggi provenienti da pastori o da malghe)  Evitare insalate o verdure crude  Evitare gli insaccati (salame, etc.)  Evitare gli yogurt (perché acidi) non pastorizzati  Evitare la frutta che non può essere sbucciata, meglio se frutta cotta