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LA MALATTIA DI ALZHEIMER
Il diavolo non è così brutto come lo si
dipinge?!
Dott.ssa Annapaola PRESTIA
Psicologia – Neuropsicologia – Psicologa Forense –
Coordinatrice del centro diurno per Alzheimer “F.Candussi” Romans
d’Isonzo (GO)
STUDIO: Via San Maurizio,2
34129 Trieste
Tel: 331/4933554
E-mail: annapaolaprestia@annapaolaprestia.it
www.obiettivopsicologia.it
1^ SESSIONE
www.obiettivopsicologia.it
L’allungamento della
vita e il
miglioramento delle
condizioni di salute
hanno prodotto una
nuova risorsa:
l’energia lavorativa
e l’esperienza degli
anziani.
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Anziano attivo:
• maggior longevità in
buona salute
• benessere
psicofisico derivato
da nuovi stili di vita
• esperienza e
competenza
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L'anziano attivo
svolge ruoli
trasversali:

Nella famiglia:

importanza dei
nonni

contributo
attivo alla vita
famigliare
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
Nella società:

impegno nel
sociale

nel volontariato

nella politica
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Fattori che rallentano l’invecchiamentoFattori che rallentano l’invecchiamento
• Soddisfazione del proprio lavoro
• Relazione stabile, matrimonio felice
• Capacita’ di avere e mantenere amicizie
• Senso dell’umorismo ed ottimismo
• Piacere nel trascorrere il tempo libero
• Capacita’ di esprimere le emozioni
• Sensazione di non mancare di mezzi finanziari
• Capacita’ di reagire creativamente ai cambiamenti
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Fattori che accelerano l’invecchiamentoFattori che accelerano l’invecchiamento
• Solitudine
• Depressione
• Preoccupazioni costanti ed eccessive
• Insoddisfazione del proprio lavoro
• Rimpianti, irritabilita’, ipercriticismo
• Eccesso di lavoro
• Problemi finanziari
• Incapacita’ di esprimere le proprie emozioni
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Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia
Chi vuol esser lieto sia
Del diman non v’è certezza
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Età (anni) Categorie
40 – 60 “Middlescence”
60 – 80 “Late Adulthood”
80 –100 “Old Age”
100+ “Very Old age”
Suddivisione dell’età adulta
(Spirduso, 1999)
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L’ETA’…
Quanto vecchio è uno
che è troppo vecchio?
“Per me età avanzata sarà
sempre quella di chi avrà
15 anni più di me”
(Bernard M Baruch, 1870-1965, Economist)
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Scommettiamo che….
www.obiettivopsicologia.it
I “DONI” della vecchiaia…. (1)
www.obiettivopsicologia.it
LE DEMENZE
DEMENZA=malattia del cervello che comporta la compromissione
delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio) tale da
pregiudicare la possibilità di una vita autonoma.
N.B: LA DEMENZA NON
COSTITUISCE UNA
CONSEGUENZA
INESORABILE, UN
DESTINO INELUTTABILE
DI CHI INVECCHIA!
La demenza è una
sindrome, cioè un insieme
di sintomi; circa il 10%
degli ultra 65enni e il 20%
degli ultra 80enni che
risiedono al domicilio
manifestano un grado
variabile di
deterioramento delle
funzioni cognitive.
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CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE
CLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA:
1. Demenze primarie su base degenerativa
2. Demenze secondarie legate a patologie di varia natura e a patologie neurologiche (es. Parkinson)
che secondariamente portano allo sviluppo di un quadro dementigeno
DEMENZE PRIMARIE CORTICALI
-AD
-FTD
-Pick
SOTTOCORTICALI
-LBD
-Idrocefalo
-Corea di Huntington
-PSP
-Degenerazione cortico basale
DEMENZE
SECONDARIE
VASCOLARI STATI CARENZIALI
SOSTANZE TOSSICHE
DISTURBI ENDOCRINO-METABOLICI
-tiroide
-insufficienza renale
Disidratazione
PROCESSI ESPANSIVI
INTRACRANICI
-neoplasie
-ematomi o ascessi cerebrali
MALATTIE INFETTIVE E INFIAMMATORIE
DEL SNC
-meningiti e encefaliti
-sclerosi multipla Creutzfeld-Jacob
-AIDS
MISCELLANEA
-traumi cranici
Malattie cardiovascolari e
respiratorie
CLASSIFICAZIONE DELLE
DEMENZE
CLASSIFICAZIONE NEUROPATOLOGICA:
1. Demenze CORTICALI caratterizzate da disturbi di
apprendimento, deficit corticali, afasia, disinibizione o
indifferenza, motilità normale fino negli stadi avanzati
2. Demenze SOTTOCORTICALI (Parkinson) caratterizzate da
disturbi del richiamo del materiale mnestico,
apprendimento relativamente conservato, disartria,
ipofonia, bradifrenia, apatia, sintomi extrapiramidali
(rigidità, tremore, paralisi dello sguardo).
CLASSIFICAZIONE PROGNOSTICA:
1. Demenze IRREVERSIBILI ad esempio VAD o PSP
2. Demenze REVERSIBILI perché trattabili con interventi
chirurgici o farmacologici
ESPERIENZA “WHAT IF”…
CHIUDETE GLI OCCHI, RILASSATEVI,
CONCENTRATEVI, PROVATE AD IMMAGINARE DI
RIAPRIRE GLI OCCHI E DI NON ESSERE PIU’ A CASA
VOSTRA DI FRONTE AL PC MA DI RISVEGLIARVI
BRUSCAMENTE DA UN’ALTRA PARTE; NON SAPETE
COME CI SIETE ARRIVATI/E, NON RICONOSCETE LE
PERSONE CHE VI CIRCONDANO, NON SAPETE SE
RIUSCITE A CAPIRE LA LORO LINGUA..COME VI
SENTITE?
SCRIVETEMI 1 AGGETTIVO CHE VI DESCRIVA IN
QUESTO MOMENTO
LA MALATTIA DI ALZHEIMER
ESORDIO: Clinicamente è caratterizzata da un deterioramento
ingravescente delle capacità cognitive e dalla comparsa di
disturbi comportamentali e dell’affettività che portano il
malato ad una perdita dell’autonomia funzionale e
all’impossibilità di mantenere rapporti con altre persone e
con l’ambiente.
DECORSO: La durata media della malattia è pari a 7-10 anni
(dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso)
SINTOMI: L’AD è caratterizzata da disturbi cognitivi,
comportamentali e perdita progressiva dell’autonomia
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Cervello Alzheimer:
atrofico
NON LO FANNO APPOSTA!
PERCEZIONE
MOVIMENTO
MEMORIA
RAGIONAMENTO
ATTENZIONE E
PERSONALITA’
LINGUAGGIO
Non riesco proprio a conversare
bene e questo è molto limitante.
Non riesco a pensare a una cosa
da dire prima che un altro
l’abbia già detta, le parole si
confondono facilmente tra loro.
E allora impreco.
Mi era venuta un’idea brillante,
ma prima di spingere il tasto
della registrazione è sparita del
tutto.
Prima riuscivo a parlare con le
persone e a camminare senza
dovermi chiedere se il
pavimento c’è. Quando mi
inciampo su qualcosa mi
arrabbio.
Tantissime volte non riesco a
visualizzare le cose, non riesco
a ragionarci sopra. Diventa
frustrante e mi arrabbio.
In effetti le persone con
l’Alzheimer pensano, forse non
pensano le stesse cose delle
persone normali, ma pensano.
Si domandano come le cose
succedano, perché succedano
in un dato modo. Ed è un
mistero.
Leggere mi è quasi impossibile.
Tanto per cominciare le cose
non stanno ferme, le parole non
stanno ferme. Mi sembra che
ondeggino, non riesco a fissarle
ad afferrarle.
Ci sono tantissime cose che
sconcertano dell’Alzheimer. Si
possono avere sbalzi di umore
spaventosi, secondo me.
Qualche volta mi sento al
settimo cielo, come un paio di
giorni fa. Oggi invece sono
completamente distrutto.
LA MALATTIA DI ALZHEIMER
EZIOLOGIA:
L’ipotesi eziopatogenetica più accreditata, la CASCATA
DELL’AMILOIDE, indica la deposizione extracellulare
dell’amiloide non fibrillare come causa dell’AD, sottoforma
di placche diffuse o immature che, maturando, assumono
la forma di un’area di neuroni distrofici ricchi di grovigli
neurofibrillari. Questo processo è mediato dall’incremento
della produzione di radicali liberi, dalla presenza di
alluminio, di ferro…Si va quindi affermando l’idea che
l’accumulo di beta amiloide sia un fattore necessario ma
non sufficiente nel determinare la comparsa dei sintomi
dell’Alzheimer.
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PERCHE’ CI SI AMMALA DI
ALZHEIMER?
L’amiloide come neurotossinaL’amiloide come neurotossina
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
β
β
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
Aβ
IL DANNO CEREBRALE NELLA
MALATTIA DI ALZHEIMER
Cervello normale:
non atrofico
Cervello Alzheimer:
atrofico
Gomitoli neurofibrillariPlacche di beta amiloide
Demenza di Alzheimer
Lievi dimenticanze
Nessun
disturbo
PERCHE’ CI SI AMMALA DI
ALZHEIMER?
30 40 50 60 70 80 90 100 Eta
Accumulo di
Amiloide
LA MALATTIA DI ALZHEIMER: CRITERI
DIAGNOSTICI
Criteri diagnostici NINCDS – ADRDA (McKchann et al., 1984) per la
malattia di Alzheimer
Secondo questi criteri la diagnosi di AD DEFINITA si fonda solo
sull’esame neuropatologico.
1. Malattia di Alzheimer DEFINITA
pazienti che soddisfano i criteri clinici per la diagnosi di AD probabile;
La biopsia e/o l’autopsia evidenziano un quadro compatibile con AD.
2. Malattia di Alzheimer PROBABILE
Demenza documentata al mini mental state esamination e confermata da altri test
neuropsicologici
deficit di 2 o più aree cognitive
Peggioramento progressivo della memoria e di altre funzioni cognitive;
Stato di coscienza integro;
Esordio di malattia tra i 40-90 anni;
Assenza di disturbi sistemici o cerebrali che possano giustificare il progressivo
decadimento;
3. Malattia di Alzheimer POSSIBILE
Esordio, presentazione e decorso della demenza vari ed inusuali per AD, ma senza altra
speigazione;
Presenza di un disturbo cerebrale secondario che potrebbe provocare una sindrome
demenziale ma che non è la causa attuale della demenza;
Demenza di Alzheimer
Lievi dimenticanze
DIFFICOLTA’ DELLA
DIAGNOSI DI ALZHEIMER
Accumulo di
Amiloide
Nessun
disturbo
“Facile”
Possibile
con esami sofisticati
Impossibile
AD
path.
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DIAGNOSI PRECOCE
Marcatori di malattia Alzheimer
Risonanza
Magnetica
a alta definizione
Alzheimer
Normal
CSFtotaltau
CSF Abeta42
Puntura
Lombare
PET: Tomografia
a Emissione di
Positroni con Glucosio
LA MALATTIA DI ALZHEIMER
FASI DELL’AD
1. grado LIEVE: deficit mensici di lieve entità, lievi deficit di problem solving, episodi
di disorientamento, ansia per la consapevolezza del deficit, anomie
2. Grado MODEARTO: deficit interferenti con la vita quotidiana, comunicazione poco
efficace, scarsa igiene personale, disturbi comportamentali, incontinenza urinaria
3. Grado GRAVE: dipendenza totale dai familiari, mancati riconoscimenti, linguaggio
ridotto, fatica a deambulare
4. Fase TERMINALE: catatonia e complicazioni internistiche
ALTERAZIONE DELLE FUNZIONI COGNITIVE:
• MEMORIA
• ATTENZIONE
• ASTRAZIONE
• LINGUAGGIO
• PRASSIA
• AGNOSIA
• DISTURBI COMPORTAMENTALI
LA MALATTIA DI ALZHEIMER
GLI INIZI DELL’ALZHEIMER:
Le caratteristiche della malattia possono variare da soggetto a soggetto,
tuttavia l’inizio è generalmente subdolo ed insidioso ed il decorso cronico-
progressivo. I sintomi iniziali sono spesso attribuiti all’invecchiamento, allo
stress oppure a depressione. Nella grande maggioranza dei casi, solo a
distanza di uno-due anni dall’esordio della malattia il disturbo della memoria è
tale che i familiari ricorrono all’aiuto di uno specialista.
SINTOMI DELL’ALZHEIMER:
•Problemi a ricordare avvenimenti o fatti recenti;
•Alterazioni della personalità;
•Deficit di pensiero astratto e di giudizio;
•Ridotto rendimento lavorativo;
•Incapacità a risolvere i problemi anche semplici;
•Perdita di interesse per l’ambiente e per gli altri;
•Difficoltà di denominazione;
•Impoverimento del discorso;
•Difficoltà nella guida e nell’orientamento;
•Depressione
ALZHEIMER ED EREDITARIETA’
QUALE RISCHIO HO DIQUALE RISCHIO HO DI
SVILUPPARE L’ALZHEIMER???SVILUPPARE L’ALZHEIMER???
Nel 95% dei casi la risposta è
semplice: “ IL RISCHIO E’
ANALOGO A QUELLO DI UN
FIGLIO DI UN GENITORE CON
IPERTENSIONE ARTERIOSA O
CON DIABETE”.
Cioè, vi è una generica
predisposizione, lievemente
maggiore rispetto a quella dei figli
i cui genitori non sono affetti da
demenza. Si tratta di un rischio
che, almeno per ora, non è
quantificabile a priori. Nella
grande maggioranza dei casi,
pertanto, la malattia si manifesta
in modo casuale, imprevedibile, inin
assenza di una trasmissioneassenza di una trasmissione
genetica diretta.genetica diretta.
ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO
Si definiscono fattori di rischio le condizioni caratteristiche dello stile di vita la cui
presenza favorisce, ma non determina con un meccanismo di causa-effetto, la
comparsa di una malattia.
Per l’ Alzheimer le nostre conoscenze sui fattori di rischio sono tutt’ora in una fase
iniziale: se si esclude una lieve prevalenza nel sesso femminile, la cui causa è
sconosciuta, la malattia interessa tutti.
** le prove sono
consistenti;
* Le prove sono
parzialmente
consistenti;
? Prove insufficienti –
fattori di rischio oggetto
di scrutinio
FATTORI DI RISCHIO PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER:
Età avanzata (**)
Familiarità (**)
Sesso femminile (*)
Bassa scolarità (*)
Traumi cranici (*)
Riduzione delle strutture ippocampali e para-ippocampali (*)
Asimmentria di flusso tra un emisfero e l’altro più marcata (*)
Anomalie metaboliche
Depressione (*)
Ipertensione arteriosa (*)
Ipotiroidismo (?)
Diabete (?)
Esposizione a alluminio e zinco (?)
Consumo di farmaci antidolorifici (ruolo protettivo ?)
Consumo di sostanze antiossidanti (Es vitamina E; ruolo protettivo
IPOTESI:
La malattia di Alzheimer rappresenta la conseguenza dell’eccessivo
accumulo di frammenti insolubili della proteina beta-amiloide,
principale costituente delle placche senili; il problema starebbe nella
sua eccessiva produzione oppure nel suo difettoso smaltimento. Tutte
le mutazioni genetiche associate alla comparsa di malattia di
Alzheimer (3-5% dei casi) comportano un eccessivo accumulo di beta-
amiloide.
PROSPETTIVE TERAPEUTICHE:
Risiedono fondamentalmente nella possibilità di impedire l’eccessivo
accumulo di proteina beta-amiloide, oppure favorendone lo
smaltimento; gli sforzi proseguono in questa direzione.
PROSPETTIVE PREVENTIVE:
I fattori di rischio noti per l’arteriosclerosi quali l’ipertensione arteriosa, il
diabete, l’ipercolesterolemia, il fumo e le aritmie cardiache, sono stati
dimostrati rilevanti anche per l’Alzheimer. Interventi preventivi su
questi fattori di rischio potrebbero influenzare positivamente anche la
diffusione della malattia di Alzheimer.
ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO (2)
LE ULTIME FRONTIERE NEL CAMPO DELLA RICERCA: LALE ULTIME FRONTIERE NEL CAMPO DELLA RICERCA: LA
PROGRESSIONE DELL’ALZHEIMERPROGRESSIONE DELL’ALZHEIMER
LE DEMENZE
DYNAMICS OF GRAY MATTER LOSS IN ALZHEIMER'S DISEASE (Authors: Paul Thompson, Kiralee Hayashi, Greig de Zubicaray,
Andrew Janke, Stephen Rose, James Semple, David Herman, Michael Hong, Stephanie Dittmer, David Doddrell, Arthur W. Toga)
DI COSA PARLEREMO LA PROSSIMA VOLTA?
Nella seconda metà del nostro webinar ci
dedicheremo ad approfondire questi argomenti:
1. Comunicazione e malattia di Alzheimer
2. Ambiente idoneo e vivibile per il malato e la sua
famiglia
3. Il metodo Gentlecare: fondamenti e pratica
4. La check list per le consulenze ambientali
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ESERCITAZIONE PRATICA
Le vostre idee…
Maria non vuole entrare nella vasca da bagno e
sembra spaventata
Giovanni rifiuta di lavarsi dicendo di averlo già
fatto
Elsa rovista negli armadi e cassetti mettendo
tutto in disordine
Carlo è agitato perché sono venuti degli intrusi
Amelia è convinta che la mamma la sta
aspettando a casa
Giuseppe rifiuta il cibo e reagisce ai tentativi di
imboccarlo con comportamenti aggressivi
2^ SESSIONE
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Il metodo Gentlecare, ideato e promosso
dalla terapista della riabilitazione
Moyra Jones
rappresenta un modello possibile di
intervento protesico,
che persegue l’obiettivo del benessere
inteso come
miglior livello funzionale possibile
in assenza di segni di stress
attraverso 3 fondamentali elementi di cura
( persone-programmi-spazio fisico)
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Gentlecare
La Protesi è
un Progetto Individuale
costituito da
tre elementi
in relazione dinamica tra loro:
l’ ambiente fisico
le persone che curano
le attività e i programmi che
contribuiscono a dare un
senso alla giornata
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Gentlecare
• Sicurezza
• Contenzione
• Facilità
• Conoscere la persona
• Comunicazione
• Formazione ai familiari
e alle assistenti familiari
• Dare un senso alla
giornata
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PER SEGUIRE
UNA PERSONA AFFETTA DA DEMENZA
NON BASTA CONOSCERE LA MALATTIA,
NON BASTA NEMMENO
CONOSCERE IL PROPRIO LAVORO,
BISOGNA CONOSCERE LA PERSONA.
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I punti fermi
di Gentlecare
• Conoscere la persona
• Osservare
• Connettere
• Favorire una comunicazione protesica
• Dare un senso alla giornata
• Formare chi vive con la persona
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Conoscere la persona
La Biografia
Il Diario
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“
Risveglio naturale/ idratazione
RIPOSO
COLAZIONE
RIPOSO
ATTIVITA’
RIPOSO
PRANZO
RIPOSO
ATTIVITA’
SOCIALIZZAZIONE- CONVERSAZIONE- PASSEGGIATE
RIPOSO
CENA
ATTIVITA’ DI RILASSAMENTO/NUTRIZIONE
SONNO NATURALE
PREPARIAMO
L’ANTIPASTO
DELLA
GIORNATA
ATTIVITA’
FISICA
TRADIZIONI DI UNA VOLTA
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Come comunicare con un
anziano malato?
I malati d’Alzheimer perdono progressivamente la
capacità di capire la lingua parlata e scritta. Le
persone malate fanno fatica a trovare le parole
giuste, si sbagliano fanno confusione con le parole;
queste difficoltà rendono difficile comunicare.
Chi assiste deve cercare di capire quali sono i bisogni
e i desideri del malato per aiutarlo nella
conversazione
Come prepararsi
• Evitare le situazioni di gruppo
• Mettersi in una stanza tranquilla, senza
la radio e la TV
• Quando si parla, si parla e basta
• Agganciare con lo sguardo
• Mettersi seduti, uno di fronte all’altro
• Assicurarsi che il paziente abbia la
protesi acustica e gli occhiali
• Illuminare bene la stanza
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La Comunicazione protesica
Per riuscire a parlare
con la persona con demenza
• Dobbiamo ascoltare con molta attenzione
quello che dice, qualsiasi cosa egli dica;
• Dobbiamo scegliere consapevolmente le
parole da dire senza lasciarci prendere
dalla fretta e dall’automatismo.
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Saper parlare e saper tacere
• Per riuscire a parlare bene con la
persona con demenza bisogna
imparare a tacere e ad aspettare
• Il ritmo della conversazione è più lento
• Se non abbiamo la pazienza di
aspettare, la persona non riuscirà mai
a cominciare: contate mentalmente
fino a 5
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COSA NON FARE ?
• domande indirette: non dire "Non trovi che faccia
caldo?" ma "Vuoi che ti apra la finestra?“
• EVITARE LE DOMANDE CHIUSE
“INTERROGATORIO”;
• evitare espressioni ambigue: non dire "Mi gira la
testa !" ma "Mi fa male la testa ..."; non dire
"Tutto va liscio come l’olio..." ma "Tutto sta
andando bene ...";
• evitare le deduzioni: aspettando l’arrivo di un
familiare non dire "Oramai, sono passate le
tre ...“, ma "Credo che Paolo non venga questo
pomeriggio"
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----------- Fase intermedia -----------
(facili dimenticanze, non riesce più a vivere da solo , non può cucinare
e pulire, diviene dipendente, ha bisogno di assistenza per l’igiene e
per vestirsi, disturbi del linguaggio e del comportamento)
COSA FARE ?
• Affrontare la ripetitività verbale
rispondendo con tatto avvicinandolo,
guardandolo negli occhi e toccandolo con
affetto
• Comprendere l’emozione
sottostante la ripetitività, è il suo modo di
dire che "qualcosa non va" (malessere,
ansia, insicurezza, ecc.)
------------ Fase avanzata -----------
(difficoltà alimentazione, non riconosce parenti ed amici, non riesce a
capire ed interpretare eventi, non riconosce i percorsi interni a casa,
difficoltà a camminare, incontinenza, comportamenti disinibiti, essere
confinato a letto o su sedia a rotelle)
• La persona ha bisogno di attenzione e
contatto fisico
• Cogliere l’emozione che si nasconde sotto
le rare parole che riesce ancora a
pronunciare
• Parlare con frasi elementari, associate a
gesti ed espressioni che ne suggeriscano
il contenuto;
L’AMBIENTE E GLI AUSILI PER LE ATTIVITA’
QUOTIDIANE
In ogni fase della malattia, l’ambiente può compensare o accentuare le
conseguenze del deficit cognitivo; lo spazio e l’ambiente possono
rappresentare, per la persona affetta da demenza, da un lato una risorsa
terapeutica, dall’altro il motivo scatenante di alterazioni comportamentali
apparentemente ingiustificate.
SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:
 Eliminare le fonti di pericolo;
 Semplificare al massimo l’ambiente e la disposizione degli oggetti,
 Evitare o ridurre al minino i cambiamenti (cambiare disposizione ai mobili
o ai quadri può comportare problemi; lo spostamento del letto può favorire
la comparsa di incontinenza perché il paziente non riesce a trovare la via
per il bagno;
 Fornire indicazioni segnaletiche per orientarsi nelle varie stanze;
 Fare in modo che le stanze siano ben illuminate ed evitare la presenza di
rumori o suoni disturbanti;
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L’ANZIANO
PER
VIVERE HA
BISOGNO
DI ABITARE
54
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Le questioni oggi
• Invecchiamento della popolazione
• L’analisi della situazione in Nord Europa e Canada
evidenzia che le residenze per anziani, ad elevata
intensità sanitaria, accolgono solo le persone anziane
negli ultimissimi anni di vita (ultimi 2,7 anni)
• Per il resto della popolazione anziana la politica europea
(in particolare DK, FIN, D, FR) punta a: migliorare
l’habitat con adeguamento alloggi e a forme di
residenzialità leggera
• La crisi, l’assistenza a casa, caregiver familiari, dalle
residenze a casa
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DOVE VOLETE INVECCHIARE ?
COME VOLETE INVECCHIARE ?
• filiera di servizi
appropriati ai bisogni
delle persone:
assistente familiare di
condominio
gruppi appartamento
alloggi protetti
progetti di coabitazione
condomini solidali
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IL CONDOMINIO SOLIDALE “A CASA DI ZIA JESSY” A TORINO
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L’AMBIENTE E GLI AUSILI PER LE ATTIVITA’
QUOTIDIANE
I principali obiettivi terapeutici che devono sorreggere e guidare le
relative scelte ambientali sono i seguenti:
1. Garantire la sicurezza;
2. Compensare le disabilità e i disturbi della memoria e
dell’orientamento;
3. Evitare stimoli stressanti e/o ridondanti;
4. Rispettare la privacy e le capacità decisionali residue;
NB: particolare attenzione va data ai COLORI delle pareti, dei pavimenti e
degli oggetti che dovrebbero essere ben contrastanti; sono consigliati i colori
primari, mentre sono da evitare le tonalità morbide. L’impiego dei colori
consente anche di compensare la riduzione delle capacità di comprendere
messaggi verbali (segnali scritti); da qui l’utilità di contrassegnare spazi o
percorsi con diverse destinazioni.
Altri ausili ambientali sono costituiti da calendari o orologi, oppure dalla
fotografia del paziente collocata sulla porta di ingresso della propria stanza.
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PROBLEMI CONNESSI ALLA VISIONEPROBLEMI CONNESSI ALLA VISIONE
VISIONI A CONFRONTOVISIONI A CONFRONTO
(dott. Piero Angelo Bonati – Parma)(dott. Piero Angelo Bonati – Parma)
ANZIANO SANOANZIANO SANO ANZIANO CON DEMENZAANZIANO CON DEMENZA
LO SPAZIO DEL
RIORIENTAMENTO
GENTILE
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55
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DIFFICOLTA’ DURANTE I
PASTIIl momento dei pasti può diventare sempre più difficile: a
volte il malato si sporca mentre mangia, altre volte deve
essere aiutato a usare coltello e forchetta. Può succedere
che il malato mangi più spesso perché si dimentica di aver
già mangiato o al contrario che non mangi del tutto. Può
darsi che si metta a mangiare qualsiasi cosa, o che mangi
una cosa sola. Le sue stesse difficoltà a volte lo turbano, può
sentirsi imbarazzato o frustrato dalla propria incapacità a
mangiare correttamente, oppure soffre di altri problemi:
stitichezza, difficoltà di masticazione, disturbi del gusto.
Cosa fare?
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Cosa fare ?
• Aiutare il malato a mantenere una certa indipendenza (cibo
già tagliato, poche posate a tavola, mangiare con le mani,
dare piccoli suggerimenti, stare a tavola insieme)
• Fare in modo che i pasti siano un'esperienza gradevole
(musica di sottofondo, preparare assieme tavola e cibo)
• Non preoccuparsi troppo delle buone maniere e della pulizia
• Organizzare i pasti in base alle particolari esigenze del malato
(mantenere la routine, pasti più piccoli e frequenti se
dimentica, togliere i condimenti dopo averli usati, lasciargli il
tempo di mangiare, è meglio servire il cibo in una tazza)
• Assicurare un’adeguata idratazione (almeno un litro e mezzo
di acqua, 8 tazze, al giorno), attenzione alle bevande troppo
calde, potrebbero scottarsi senza accorgersene!
• In caso di perdita dell'appetito, consultare il medico
• Consultare un dentista
A TAVOLA
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CHECKLIST AMBIENTALE
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UN PO’ DI BIBLIOGRAFIA
• Alzheimer senza paura: come parlare e cosa dire – P. Vigorelli
• Alzheimer: come favorire la comunicazione nella vita quotidiana –
P. Vigorelli
• Il metodo gentlecare – Moyra Jones
• Visione Parziale – Carey Smith Anderson
• Risposta all’alzheimer – Marwan Sabbagh
• Le Demenze – A cura di Marco Trabucchi
• Gentlecare: cronache di assistenza – A cura di Elena
Bortolomiol, Laura Lionetti e Enzo Angiolini
• Aria nuova in RSA – P. Vigorelli
• Le demenze: una guida per I familiari – IRCCS Brescia
• Arrugas – Rughe – Cartone animato
• Still Alice – Film
• Una sconfinata giovinezza – Film
• Iris, una storia vera – Film
• Robot and Frank - Film
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Dimmi – dimenticherò
Mostrami – potrei
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Webinar | Gentlecare a domicilio per la gestione del malato di Alzheimer: strumenti pratici per lo psicologo

  • 1. LA MALATTIA DI ALZHEIMER Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge?! Dott.ssa Annapaola PRESTIA Psicologia – Neuropsicologia – Psicologa Forense – Coordinatrice del centro diurno per Alzheimer “F.Candussi” Romans d’Isonzo (GO) STUDIO: Via San Maurizio,2 34129 Trieste Tel: 331/4933554 E-mail: annapaolaprestia@annapaolaprestia.it www.obiettivopsicologia.it
  • 3. L’allungamento della vita e il miglioramento delle condizioni di salute hanno prodotto una nuova risorsa: l’energia lavorativa e l’esperienza degli anziani. www.obiettivopsicologia.it
  • 4. Anziano attivo: • maggior longevità in buona salute • benessere psicofisico derivato da nuovi stili di vita • esperienza e competenza www.obiettivopsicologia.it
  • 5. L'anziano attivo svolge ruoli trasversali:  Nella famiglia:  importanza dei nonni  contributo attivo alla vita famigliare www.obiettivopsicologia.it
  • 6.  Nella società:  impegno nel sociale  nel volontariato  nella politica www.obiettivopsicologia.it
  • 7. Fattori che rallentano l’invecchiamentoFattori che rallentano l’invecchiamento • Soddisfazione del proprio lavoro • Relazione stabile, matrimonio felice • Capacita’ di avere e mantenere amicizie • Senso dell’umorismo ed ottimismo • Piacere nel trascorrere il tempo libero • Capacita’ di esprimere le emozioni • Sensazione di non mancare di mezzi finanziari • Capacita’ di reagire creativamente ai cambiamenti www.obiettivopsicologia.it
  • 8. Fattori che accelerano l’invecchiamentoFattori che accelerano l’invecchiamento • Solitudine • Depressione • Preoccupazioni costanti ed eccessive • Insoddisfazione del proprio lavoro • Rimpianti, irritabilita’, ipercriticismo • Eccesso di lavoro • Problemi finanziari • Incapacita’ di esprimere le proprie emozioni www.obiettivopsicologia.it
  • 9. Quant’è bella giovinezza Che si fugge tuttavia Chi vuol esser lieto sia Del diman non v’è certezza www.obiettivopsicologia.it
  • 10. Età (anni) Categorie 40 – 60 “Middlescence” 60 – 80 “Late Adulthood” 80 –100 “Old Age” 100+ “Very Old age” Suddivisione dell’età adulta (Spirduso, 1999) www.obiettivopsicologia.it
  • 11. L’ETA’… Quanto vecchio è uno che è troppo vecchio? “Per me età avanzata sarà sempre quella di chi avrà 15 anni più di me” (Bernard M Baruch, 1870-1965, Economist) www.obiettivopsicologia.it
  • 13. I “DONI” della vecchiaia…. (1) www.obiettivopsicologia.it
  • 14. LE DEMENZE DEMENZA=malattia del cervello che comporta la compromissione delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio) tale da pregiudicare la possibilità di una vita autonoma. N.B: LA DEMENZA NON COSTITUISCE UNA CONSEGUENZA INESORABILE, UN DESTINO INELUTTABILE DI CHI INVECCHIA! La demenza è una sindrome, cioè un insieme di sintomi; circa il 10% degli ultra 65enni e il 20% degli ultra 80enni che risiedono al domicilio manifestano un grado variabile di deterioramento delle funzioni cognitive. www.obiettivopsicologia.it
  • 15. CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE CLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA: 1. Demenze primarie su base degenerativa 2. Demenze secondarie legate a patologie di varia natura e a patologie neurologiche (es. Parkinson) che secondariamente portano allo sviluppo di un quadro dementigeno DEMENZE PRIMARIE CORTICALI -AD -FTD -Pick SOTTOCORTICALI -LBD -Idrocefalo -Corea di Huntington -PSP -Degenerazione cortico basale DEMENZE SECONDARIE VASCOLARI STATI CARENZIALI SOSTANZE TOSSICHE DISTURBI ENDOCRINO-METABOLICI -tiroide -insufficienza renale Disidratazione PROCESSI ESPANSIVI INTRACRANICI -neoplasie -ematomi o ascessi cerebrali MALATTIE INFETTIVE E INFIAMMATORIE DEL SNC -meningiti e encefaliti -sclerosi multipla Creutzfeld-Jacob -AIDS MISCELLANEA -traumi cranici Malattie cardiovascolari e respiratorie
  • 16. CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE CLASSIFICAZIONE NEUROPATOLOGICA: 1. Demenze CORTICALI caratterizzate da disturbi di apprendimento, deficit corticali, afasia, disinibizione o indifferenza, motilità normale fino negli stadi avanzati 2. Demenze SOTTOCORTICALI (Parkinson) caratterizzate da disturbi del richiamo del materiale mnestico, apprendimento relativamente conservato, disartria, ipofonia, bradifrenia, apatia, sintomi extrapiramidali (rigidità, tremore, paralisi dello sguardo). CLASSIFICAZIONE PROGNOSTICA: 1. Demenze IRREVERSIBILI ad esempio VAD o PSP 2. Demenze REVERSIBILI perché trattabili con interventi chirurgici o farmacologici
  • 17. ESPERIENZA “WHAT IF”… CHIUDETE GLI OCCHI, RILASSATEVI, CONCENTRATEVI, PROVATE AD IMMAGINARE DI RIAPRIRE GLI OCCHI E DI NON ESSERE PIU’ A CASA VOSTRA DI FRONTE AL PC MA DI RISVEGLIARVI BRUSCAMENTE DA UN’ALTRA PARTE; NON SAPETE COME CI SIETE ARRIVATI/E, NON RICONOSCETE LE PERSONE CHE VI CIRCONDANO, NON SAPETE SE RIUSCITE A CAPIRE LA LORO LINGUA..COME VI SENTITE? SCRIVETEMI 1 AGGETTIVO CHE VI DESCRIVA IN QUESTO MOMENTO
  • 18. LA MALATTIA DI ALZHEIMER ESORDIO: Clinicamente è caratterizzata da un deterioramento ingravescente delle capacità cognitive e dalla comparsa di disturbi comportamentali e dell’affettività che portano il malato ad una perdita dell’autonomia funzionale e all’impossibilità di mantenere rapporti con altre persone e con l’ambiente. DECORSO: La durata media della malattia è pari a 7-10 anni (dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso) SINTOMI: L’AD è caratterizzata da disturbi cognitivi, comportamentali e perdita progressiva dell’autonomia www.obiettivopsicologia.it
  • 19. Cervello Alzheimer: atrofico NON LO FANNO APPOSTA! PERCEZIONE MOVIMENTO MEMORIA RAGIONAMENTO ATTENZIONE E PERSONALITA’ LINGUAGGIO Non riesco proprio a conversare bene e questo è molto limitante. Non riesco a pensare a una cosa da dire prima che un altro l’abbia già detta, le parole si confondono facilmente tra loro. E allora impreco. Mi era venuta un’idea brillante, ma prima di spingere il tasto della registrazione è sparita del tutto. Prima riuscivo a parlare con le persone e a camminare senza dovermi chiedere se il pavimento c’è. Quando mi inciampo su qualcosa mi arrabbio. Tantissime volte non riesco a visualizzare le cose, non riesco a ragionarci sopra. Diventa frustrante e mi arrabbio. In effetti le persone con l’Alzheimer pensano, forse non pensano le stesse cose delle persone normali, ma pensano. Si domandano come le cose succedano, perché succedano in un dato modo. Ed è un mistero. Leggere mi è quasi impossibile. Tanto per cominciare le cose non stanno ferme, le parole non stanno ferme. Mi sembra che ondeggino, non riesco a fissarle ad afferrarle. Ci sono tantissime cose che sconcertano dell’Alzheimer. Si possono avere sbalzi di umore spaventosi, secondo me. Qualche volta mi sento al settimo cielo, come un paio di giorni fa. Oggi invece sono completamente distrutto.
  • 20. LA MALATTIA DI ALZHEIMER EZIOLOGIA: L’ipotesi eziopatogenetica più accreditata, la CASCATA DELL’AMILOIDE, indica la deposizione extracellulare dell’amiloide non fibrillare come causa dell’AD, sottoforma di placche diffuse o immature che, maturando, assumono la forma di un’area di neuroni distrofici ricchi di grovigli neurofibrillari. Questo processo è mediato dall’incremento della produzione di radicali liberi, dalla presenza di alluminio, di ferro…Si va quindi affermando l’idea che l’accumulo di beta amiloide sia un fattore necessario ma non sufficiente nel determinare la comparsa dei sintomi dell’Alzheimer. www.obiettivopsicologia.it
  • 21. PERCHE’ CI SI AMMALA DI ALZHEIMER? L’amiloide come neurotossinaL’amiloide come neurotossina Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ β β Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ
  • 22. IL DANNO CEREBRALE NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER Cervello normale: non atrofico Cervello Alzheimer: atrofico Gomitoli neurofibrillariPlacche di beta amiloide
  • 23. Demenza di Alzheimer Lievi dimenticanze Nessun disturbo PERCHE’ CI SI AMMALA DI ALZHEIMER? 30 40 50 60 70 80 90 100 Eta Accumulo di Amiloide
  • 24. LA MALATTIA DI ALZHEIMER: CRITERI DIAGNOSTICI Criteri diagnostici NINCDS – ADRDA (McKchann et al., 1984) per la malattia di Alzheimer Secondo questi criteri la diagnosi di AD DEFINITA si fonda solo sull’esame neuropatologico. 1. Malattia di Alzheimer DEFINITA pazienti che soddisfano i criteri clinici per la diagnosi di AD probabile; La biopsia e/o l’autopsia evidenziano un quadro compatibile con AD. 2. Malattia di Alzheimer PROBABILE Demenza documentata al mini mental state esamination e confermata da altri test neuropsicologici deficit di 2 o più aree cognitive Peggioramento progressivo della memoria e di altre funzioni cognitive; Stato di coscienza integro; Esordio di malattia tra i 40-90 anni; Assenza di disturbi sistemici o cerebrali che possano giustificare il progressivo decadimento; 3. Malattia di Alzheimer POSSIBILE Esordio, presentazione e decorso della demenza vari ed inusuali per AD, ma senza altra speigazione; Presenza di un disturbo cerebrale secondario che potrebbe provocare una sindrome demenziale ma che non è la causa attuale della demenza;
  • 25. Demenza di Alzheimer Lievi dimenticanze DIFFICOLTA’ DELLA DIAGNOSI DI ALZHEIMER Accumulo di Amiloide Nessun disturbo “Facile” Possibile con esami sofisticati Impossibile AD path. www.obiettivopsicologia.it
  • 26. DIAGNOSI PRECOCE Marcatori di malattia Alzheimer Risonanza Magnetica a alta definizione Alzheimer Normal CSFtotaltau CSF Abeta42 Puntura Lombare PET: Tomografia a Emissione di Positroni con Glucosio
  • 27. LA MALATTIA DI ALZHEIMER FASI DELL’AD 1. grado LIEVE: deficit mensici di lieve entità, lievi deficit di problem solving, episodi di disorientamento, ansia per la consapevolezza del deficit, anomie 2. Grado MODEARTO: deficit interferenti con la vita quotidiana, comunicazione poco efficace, scarsa igiene personale, disturbi comportamentali, incontinenza urinaria 3. Grado GRAVE: dipendenza totale dai familiari, mancati riconoscimenti, linguaggio ridotto, fatica a deambulare 4. Fase TERMINALE: catatonia e complicazioni internistiche ALTERAZIONE DELLE FUNZIONI COGNITIVE: • MEMORIA • ATTENZIONE • ASTRAZIONE • LINGUAGGIO • PRASSIA • AGNOSIA • DISTURBI COMPORTAMENTALI
  • 28. LA MALATTIA DI ALZHEIMER GLI INIZI DELL’ALZHEIMER: Le caratteristiche della malattia possono variare da soggetto a soggetto, tuttavia l’inizio è generalmente subdolo ed insidioso ed il decorso cronico- progressivo. I sintomi iniziali sono spesso attribuiti all’invecchiamento, allo stress oppure a depressione. Nella grande maggioranza dei casi, solo a distanza di uno-due anni dall’esordio della malattia il disturbo della memoria è tale che i familiari ricorrono all’aiuto di uno specialista. SINTOMI DELL’ALZHEIMER: •Problemi a ricordare avvenimenti o fatti recenti; •Alterazioni della personalità; •Deficit di pensiero astratto e di giudizio; •Ridotto rendimento lavorativo; •Incapacità a risolvere i problemi anche semplici; •Perdita di interesse per l’ambiente e per gli altri; •Difficoltà di denominazione; •Impoverimento del discorso; •Difficoltà nella guida e nell’orientamento; •Depressione
  • 29. ALZHEIMER ED EREDITARIETA’ QUALE RISCHIO HO DIQUALE RISCHIO HO DI SVILUPPARE L’ALZHEIMER???SVILUPPARE L’ALZHEIMER??? Nel 95% dei casi la risposta è semplice: “ IL RISCHIO E’ ANALOGO A QUELLO DI UN FIGLIO DI UN GENITORE CON IPERTENSIONE ARTERIOSA O CON DIABETE”. Cioè, vi è una generica predisposizione, lievemente maggiore rispetto a quella dei figli i cui genitori non sono affetti da demenza. Si tratta di un rischio che, almeno per ora, non è quantificabile a priori. Nella grande maggioranza dei casi, pertanto, la malattia si manifesta in modo casuale, imprevedibile, inin assenza di una trasmissioneassenza di una trasmissione genetica diretta.genetica diretta.
  • 30. ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO Si definiscono fattori di rischio le condizioni caratteristiche dello stile di vita la cui presenza favorisce, ma non determina con un meccanismo di causa-effetto, la comparsa di una malattia. Per l’ Alzheimer le nostre conoscenze sui fattori di rischio sono tutt’ora in una fase iniziale: se si esclude una lieve prevalenza nel sesso femminile, la cui causa è sconosciuta, la malattia interessa tutti. ** le prove sono consistenti; * Le prove sono parzialmente consistenti; ? Prove insufficienti – fattori di rischio oggetto di scrutinio FATTORI DI RISCHIO PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER: Età avanzata (**) Familiarità (**) Sesso femminile (*) Bassa scolarità (*) Traumi cranici (*) Riduzione delle strutture ippocampali e para-ippocampali (*) Asimmentria di flusso tra un emisfero e l’altro più marcata (*) Anomalie metaboliche Depressione (*) Ipertensione arteriosa (*) Ipotiroidismo (?) Diabete (?) Esposizione a alluminio e zinco (?) Consumo di farmaci antidolorifici (ruolo protettivo ?) Consumo di sostanze antiossidanti (Es vitamina E; ruolo protettivo
  • 31. IPOTESI: La malattia di Alzheimer rappresenta la conseguenza dell’eccessivo accumulo di frammenti insolubili della proteina beta-amiloide, principale costituente delle placche senili; il problema starebbe nella sua eccessiva produzione oppure nel suo difettoso smaltimento. Tutte le mutazioni genetiche associate alla comparsa di malattia di Alzheimer (3-5% dei casi) comportano un eccessivo accumulo di beta- amiloide. PROSPETTIVE TERAPEUTICHE: Risiedono fondamentalmente nella possibilità di impedire l’eccessivo accumulo di proteina beta-amiloide, oppure favorendone lo smaltimento; gli sforzi proseguono in questa direzione. PROSPETTIVE PREVENTIVE: I fattori di rischio noti per l’arteriosclerosi quali l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’ipercolesterolemia, il fumo e le aritmie cardiache, sono stati dimostrati rilevanti anche per l’Alzheimer. Interventi preventivi su questi fattori di rischio potrebbero influenzare positivamente anche la diffusione della malattia di Alzheimer. ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO (2)
  • 32. LE ULTIME FRONTIERE NEL CAMPO DELLA RICERCA: LALE ULTIME FRONTIERE NEL CAMPO DELLA RICERCA: LA PROGRESSIONE DELL’ALZHEIMERPROGRESSIONE DELL’ALZHEIMER LE DEMENZE DYNAMICS OF GRAY MATTER LOSS IN ALZHEIMER'S DISEASE (Authors: Paul Thompson, Kiralee Hayashi, Greig de Zubicaray, Andrew Janke, Stephen Rose, James Semple, David Herman, Michael Hong, Stephanie Dittmer, David Doddrell, Arthur W. Toga)
  • 33. DI COSA PARLEREMO LA PROSSIMA VOLTA? Nella seconda metà del nostro webinar ci dedicheremo ad approfondire questi argomenti: 1. Comunicazione e malattia di Alzheimer 2. Ambiente idoneo e vivibile per il malato e la sua famiglia 3. Il metodo Gentlecare: fondamenti e pratica 4. La check list per le consulenze ambientali www.obiettivopsicologia.it
  • 34. ESERCITAZIONE PRATICA Le vostre idee… Maria non vuole entrare nella vasca da bagno e sembra spaventata Giovanni rifiuta di lavarsi dicendo di averlo già fatto Elsa rovista negli armadi e cassetti mettendo tutto in disordine Carlo è agitato perché sono venuti degli intrusi Amelia è convinta che la mamma la sta aspettando a casa Giuseppe rifiuta il cibo e reagisce ai tentativi di imboccarlo con comportamenti aggressivi
  • 36. Il metodo Gentlecare, ideato e promosso dalla terapista della riabilitazione Moyra Jones rappresenta un modello possibile di intervento protesico, che persegue l’obiettivo del benessere inteso come miglior livello funzionale possibile in assenza di segni di stress attraverso 3 fondamentali elementi di cura ( persone-programmi-spazio fisico) www.obiettivopsicologia.it
  • 37. Gentlecare La Protesi è un Progetto Individuale costituito da tre elementi in relazione dinamica tra loro: l’ ambiente fisico le persone che curano le attività e i programmi che contribuiscono a dare un senso alla giornata www.obiettivopsicologia.it
  • 38. Gentlecare • Sicurezza • Contenzione • Facilità • Conoscere la persona • Comunicazione • Formazione ai familiari e alle assistenti familiari • Dare un senso alla giornata www.obiettivopsicologia.it
  • 39. PER SEGUIRE UNA PERSONA AFFETTA DA DEMENZA NON BASTA CONOSCERE LA MALATTIA, NON BASTA NEMMENO CONOSCERE IL PROPRIO LAVORO, BISOGNA CONOSCERE LA PERSONA. www.obiettivopsicologia.it
  • 40. I punti fermi di Gentlecare • Conoscere la persona • Osservare • Connettere • Favorire una comunicazione protesica • Dare un senso alla giornata • Formare chi vive con la persona 44 www.obiettivopsicologia.it
  • 41. Conoscere la persona La Biografia Il Diario www.obiettivopsicologia.it
  • 42. “ Risveglio naturale/ idratazione RIPOSO COLAZIONE RIPOSO ATTIVITA’ RIPOSO PRANZO RIPOSO ATTIVITA’ SOCIALIZZAZIONE- CONVERSAZIONE- PASSEGGIATE RIPOSO CENA ATTIVITA’ DI RILASSAMENTO/NUTRIZIONE SONNO NATURALE
  • 45. TRADIZIONI DI UNA VOLTA www.obiettivopsicologia.it
  • 46. Come comunicare con un anziano malato? I malati d’Alzheimer perdono progressivamente la capacità di capire la lingua parlata e scritta. Le persone malate fanno fatica a trovare le parole giuste, si sbagliano fanno confusione con le parole; queste difficoltà rendono difficile comunicare. Chi assiste deve cercare di capire quali sono i bisogni e i desideri del malato per aiutarlo nella conversazione
  • 47. Come prepararsi • Evitare le situazioni di gruppo • Mettersi in una stanza tranquilla, senza la radio e la TV • Quando si parla, si parla e basta • Agganciare con lo sguardo • Mettersi seduti, uno di fronte all’altro • Assicurarsi che il paziente abbia la protesi acustica e gli occhiali • Illuminare bene la stanza 44 www.obiettivopsicologia.it
  • 48. La Comunicazione protesica Per riuscire a parlare con la persona con demenza • Dobbiamo ascoltare con molta attenzione quello che dice, qualsiasi cosa egli dica; • Dobbiamo scegliere consapevolmente le parole da dire senza lasciarci prendere dalla fretta e dall’automatismo. www.obiettivopsicologia.it
  • 49. Saper parlare e saper tacere • Per riuscire a parlare bene con la persona con demenza bisogna imparare a tacere e ad aspettare • Il ritmo della conversazione è più lento • Se non abbiamo la pazienza di aspettare, la persona non riuscirà mai a cominciare: contate mentalmente fino a 5 44 www.obiettivopsicologia.it
  • 50. COSA NON FARE ? • domande indirette: non dire "Non trovi che faccia caldo?" ma "Vuoi che ti apra la finestra?“ • EVITARE LE DOMANDE CHIUSE “INTERROGATORIO”; • evitare espressioni ambigue: non dire "Mi gira la testa !" ma "Mi fa male la testa ..."; non dire "Tutto va liscio come l’olio..." ma "Tutto sta andando bene ..."; • evitare le deduzioni: aspettando l’arrivo di un familiare non dire "Oramai, sono passate le tre ...“, ma "Credo che Paolo non venga questo pomeriggio" www.obiettivopsicologia.it
  • 51. ----------- Fase intermedia ----------- (facili dimenticanze, non riesce più a vivere da solo , non può cucinare e pulire, diviene dipendente, ha bisogno di assistenza per l’igiene e per vestirsi, disturbi del linguaggio e del comportamento) COSA FARE ? • Affrontare la ripetitività verbale rispondendo con tatto avvicinandolo, guardandolo negli occhi e toccandolo con affetto • Comprendere l’emozione sottostante la ripetitività, è il suo modo di dire che "qualcosa non va" (malessere, ansia, insicurezza, ecc.)
  • 52. ------------ Fase avanzata ----------- (difficoltà alimentazione, non riconosce parenti ed amici, non riesce a capire ed interpretare eventi, non riconosce i percorsi interni a casa, difficoltà a camminare, incontinenza, comportamenti disinibiti, essere confinato a letto o su sedia a rotelle) • La persona ha bisogno di attenzione e contatto fisico • Cogliere l’emozione che si nasconde sotto le rare parole che riesce ancora a pronunciare • Parlare con frasi elementari, associate a gesti ed espressioni che ne suggeriscano il contenuto;
  • 53. L’AMBIENTE E GLI AUSILI PER LE ATTIVITA’ QUOTIDIANE In ogni fase della malattia, l’ambiente può compensare o accentuare le conseguenze del deficit cognitivo; lo spazio e l’ambiente possono rappresentare, per la persona affetta da demenza, da un lato una risorsa terapeutica, dall’altro il motivo scatenante di alterazioni comportamentali apparentemente ingiustificate. SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:  Eliminare le fonti di pericolo;  Semplificare al massimo l’ambiente e la disposizione degli oggetti,  Evitare o ridurre al minino i cambiamenti (cambiare disposizione ai mobili o ai quadri può comportare problemi; lo spostamento del letto può favorire la comparsa di incontinenza perché il paziente non riesce a trovare la via per il bagno;  Fornire indicazioni segnaletiche per orientarsi nelle varie stanze;  Fare in modo che le stanze siano ben illuminate ed evitare la presenza di rumori o suoni disturbanti; www.obiettivopsicologia.it
  • 55. Le questioni oggi • Invecchiamento della popolazione • L’analisi della situazione in Nord Europa e Canada evidenzia che le residenze per anziani, ad elevata intensità sanitaria, accolgono solo le persone anziane negli ultimissimi anni di vita (ultimi 2,7 anni) • Per il resto della popolazione anziana la politica europea (in particolare DK, FIN, D, FR) punta a: migliorare l’habitat con adeguamento alloggi e a forme di residenzialità leggera • La crisi, l’assistenza a casa, caregiver familiari, dalle residenze a casa 55 www.obiettivopsicologia.it
  • 56. DOVE VOLETE INVECCHIARE ? COME VOLETE INVECCHIARE ? • filiera di servizi appropriati ai bisogni delle persone: assistente familiare di condominio gruppi appartamento alloggi protetti progetti di coabitazione condomini solidali 55 www.obiettivopsicologia.it
  • 57. IL CONDOMINIO SOLIDALE “A CASA DI ZIA JESSY” A TORINO www.obiettivopsicologia.it
  • 58. L’AMBIENTE E GLI AUSILI PER LE ATTIVITA’ QUOTIDIANE I principali obiettivi terapeutici che devono sorreggere e guidare le relative scelte ambientali sono i seguenti: 1. Garantire la sicurezza; 2. Compensare le disabilità e i disturbi della memoria e dell’orientamento; 3. Evitare stimoli stressanti e/o ridondanti; 4. Rispettare la privacy e le capacità decisionali residue; NB: particolare attenzione va data ai COLORI delle pareti, dei pavimenti e degli oggetti che dovrebbero essere ben contrastanti; sono consigliati i colori primari, mentre sono da evitare le tonalità morbide. L’impiego dei colori consente anche di compensare la riduzione delle capacità di comprendere messaggi verbali (segnali scritti); da qui l’utilità di contrassegnare spazi o percorsi con diverse destinazioni. Altri ausili ambientali sono costituiti da calendari o orologi, oppure dalla fotografia del paziente collocata sulla porta di ingresso della propria stanza. www.obiettivopsicologia.it
  • 59. PROBLEMI CONNESSI ALLA VISIONEPROBLEMI CONNESSI ALLA VISIONE VISIONI A CONFRONTOVISIONI A CONFRONTO (dott. Piero Angelo Bonati – Parma)(dott. Piero Angelo Bonati – Parma) ANZIANO SANOANZIANO SANO ANZIANO CON DEMENZAANZIANO CON DEMENZA
  • 65. DIFFICOLTA’ DURANTE I PASTIIl momento dei pasti può diventare sempre più difficile: a volte il malato si sporca mentre mangia, altre volte deve essere aiutato a usare coltello e forchetta. Può succedere che il malato mangi più spesso perché si dimentica di aver già mangiato o al contrario che non mangi del tutto. Può darsi che si metta a mangiare qualsiasi cosa, o che mangi una cosa sola. Le sue stesse difficoltà a volte lo turbano, può sentirsi imbarazzato o frustrato dalla propria incapacità a mangiare correttamente, oppure soffre di altri problemi: stitichezza, difficoltà di masticazione, disturbi del gusto. Cosa fare? www.obiettivopsicologia.it
  • 66. Cosa fare ? • Aiutare il malato a mantenere una certa indipendenza (cibo già tagliato, poche posate a tavola, mangiare con le mani, dare piccoli suggerimenti, stare a tavola insieme) • Fare in modo che i pasti siano un'esperienza gradevole (musica di sottofondo, preparare assieme tavola e cibo) • Non preoccuparsi troppo delle buone maniere e della pulizia • Organizzare i pasti in base alle particolari esigenze del malato (mantenere la routine, pasti più piccoli e frequenti se dimentica, togliere i condimenti dopo averli usati, lasciargli il tempo di mangiare, è meglio servire il cibo in una tazza) • Assicurare un’adeguata idratazione (almeno un litro e mezzo di acqua, 8 tazze, al giorno), attenzione alle bevande troppo calde, potrebbero scottarsi senza accorgersene! • In caso di perdita dell'appetito, consultare il medico • Consultare un dentista A TAVOLA www.obiettivopsicologia.it
  • 68. UN PO’ DI BIBLIOGRAFIA • Alzheimer senza paura: come parlare e cosa dire – P. Vigorelli • Alzheimer: come favorire la comunicazione nella vita quotidiana – P. Vigorelli • Il metodo gentlecare – Moyra Jones • Visione Parziale – Carey Smith Anderson • Risposta all’alzheimer – Marwan Sabbagh • Le Demenze – A cura di Marco Trabucchi • Gentlecare: cronache di assistenza – A cura di Elena Bortolomiol, Laura Lionetti e Enzo Angiolini • Aria nuova in RSA – P. Vigorelli • Le demenze: una guida per I familiari – IRCCS Brescia • Arrugas – Rughe – Cartone animato • Still Alice – Film • Una sconfinata giovinezza – Film • Iris, una storia vera – Film • Robot and Frank - Film www.obiettivopsicologia.it
  • 69. Dimmi – dimenticherò Mostrami – potrei ricordare Ma coinvolgimi ed io capirò. Antico proverbio cinese www.obiettivopsicologia.it
  • 70. GRAZIE per la cortese attenzione!!! www.obiettivopsicologia.it
  • 71. GRAZIE A TUTTI E ARRIVERCI AL PROSSIMO WEBINAR DI www.obiettivopsicologia.it Obiettivo Psicologia s.r.l. webinar@obiettivopsicologia.it www.opsonline.it www.scuoladicounselingpsicologico.it

Hinweis der Redaktion

  1. Numerosi autori hanno proposto di risuddividere (riinventare) l’età adulta. Uno di questi è Spirduso e in questa slide viene riporto il suo nuovo concetto di vecchiaia Allungando quella che è la categoria anziana e introducendo una nuova categoria chiamata tarda età adulta Questà è una suddivisione legata all’eta cronologica. Se si vuole fare una suddivisione in base all’età biologica…. As consequences of these recent findings, Spirduso (1999) proposed a new definition of age. The following quotation is adapted from a speech he made at the 1999 Albert and Elaine Borchard Symposium: “We humans have arrived at the threshold of the new Millennium having figured out several ways to allow us to live longer, and we have managed to compress morbidity somewhat. Because we are living so much longer than we could at the beginning of this century it is apparent that new definitions of age are needed. From 40 to 60 years a new stage, called Middlescence, can be detected, which is followed by a stage called “Late Adulthood”, related to the 60 to 80 years life time .A third stage, postponed and somewhat lengthened, going from 80 to 100 years is called “Old Age”. The last one is the “Very Old Age” stage, which refers to individuals aged more than 100 years. So many people will live to a relatively healthy old age, that there will be many more elderly than young people. We expect more physical competence and energy from Middlescence than we ever expected from these ages before, because we've learned that many of our limitations were in our mind and our attitude. And because older people are now stretching the envelope of human physical achievements at all ages, we have come to believe that more is yet to come”.