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::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

DAI TREND DI SPESA SANITARIA
AI TASSELLI DI UNA NUOVA GOVERNANCE
CON FINANZIAMENTO MULTIPILLAR E FONDO WELFARE DEL CERM

di Nicola C. Salerno1




Nei prossimi decenni tutti i Paesi ad economia e welfare sviluppati
dovranno         fronteggiare               spese    sanitarie      fortemente       crescenti,   con
trend potenziali che nel lungo periodo, al 2050-2060, potrebbero
raddoppiare            o    più      che     raddoppiare      l’incidenza       della    componente
pubblica sul Pil. Così emerge dalle più recenti proiezioni Awg-
Ecofin, Ocse e Fmi. Non si tratta di casi scolastici di proiezione,
dal momento che la dinamica storicamente osservata dal Dopoguerra ad
oggi ci ha già posto di fronte ad aumenti di questa proporzione e
anche più forti. Alla domanda «Dove va la spesa?», la risposta che
appare       più      responsabile            è     «È   questo   l’ordine     di     grandezza   del
potenziale          di     crescita          sul    Pil»,   oltre      che   delle    pressioni   che
potranno giungere alle finanze pubbliche e all’equilibrio socio-
economico.


E si deve anche considerare che la dinamica storicamente osservata
ingloba gli effetti delle politiche di governo e stabilizzazione
della         spesa.           Corrispondentemente,               la     dinamica       potenziale,
sottostante i profili di incidenza della spesa sul Pil dal 1960 ad
oggi, è stata addirittura superiore. Se per la spesa effettiva si
deve parlare di incidenza sul Pil raddoppiata e, in alcuni casi,
aumentata di multipli sino a tre e oltre, per la spesa potenziale
l’aumento sarebbe stato molto più intenso.


Di fronte a tali prospettive, è necessario che il policy maker si
attivi         subito         affinché            gli    strumenti      a    disposizione     siano


1
    Direttore Area Finanza Pubblica e Regolazione, CeRM.
                                                                                                    1
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all’altezza di governare e bilanciare costantemente il trade-off tra
sostenibilità finanziaria e adeguatezza delle prestazioni. Il solo
finanziamento a ripartizione che contraddistingue la maggior parte
dei     sistemi         sanitari            non     potrà    reggere       l’impatto;         ma    non    potrà
essere risolutivo neppure l’affiancamento di finanziamenti privati
che si affidino a soluzioni di pura mutualità o di assicurazione.


Criteri        di     finanziamento,                in     ambito      pubblico      o    privato,        che    si
affidino         esclusivamente                 o   prevalentemente            al    concorso,       anno       per
anno, di tutti gli assicurati per finanziare il fabbisogno espresso
nello stesso anno, inevitabilmente produrranno effetti distorsivi e
depressivi.            È     impensabile,                infatti,        che    la       massa      reddituale
disponibile anno per anno possa sostenere il confronto con una spesa
a finanziare che crescerà a ritmi così forti. E assieme agli effetti
distorsivi/depressivi                       è       certo        che     emergeranno             fenomeni       di
razionamento             e       restringimento             del        perimetro         delle     prestazioni
offerte        (sia        nel    pubblico           che    nel     privato),        oppure       rinunce       dei
diretti interessati a dotarsi di coperture sanitarie (nel privato).


Tutti i Paesi, con sistemi a prevalenza pubblica o privata, e tra i
pubblici sia quelli di tradizione bismarckiana che beveridgiana,
dovranno         affrontare            ristrutturazioni                profonde      nei     meccanismi         di
finanziamento del loro welfare.


Un punto cardine dovrà essere la diversificazione multipilastro del
finanziamento, per affiancare al criterio a ripartizione pubblico
(pay-as-you-go), a quello privato di mutualità pura, e a quello
assicurativo privato (pooling supportato da riserve matematiche), il
criterio basato su investimenti reali di lungo termine sui mercati
(l’accumulazione reale). Un punto che, nei meccanismi fondamentali,
si presenta tel quel sia per la sanità che per le pensioni. Finché
l’affiancamento                  del        privato         al      pubblico         avviene        rimanendo
nell’ambito della messa in comune di risorse prodotte anno per anno,
per far fronte alle esigenze di coloro che esprimono, in quello
stesso         anno,         richieste              di      prestazioni,            la     diversificazione
multipillar non è in grado di produrre cambiamenti strutturali. Il

                                                                                                                  2
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fattore, in grado di fare la differenza sul piano strutturale, è
l’inserimento di sufficienti quote di accumulazione reale, tramite
programmi di investimento reale di lungo termine.


Nelle pagine seguenti si approfondisce questo snodo, essenziale nel
disegno delle riforme.




1. Dalle proiezioni di spesa sanitaria
all’equilibrio socio-economico



Bastano         pochi       esempi          per   rendersi      conto    di     quali     saranno    le
difficoltà per la finanza pubblica e per il sistema sanitario, senza
interventi sul lato del reperimento delle risorse.


In     Italia,         per      stabilizzare            l’incidenza     della     spesa       sanitaria
pubblica sul Pil al livello attuale, nel 2050 il coverage2 dovrebbe
ridursi dall’attuale 75 per cento circa al 50 per cento se si fa
riferimento allo scenario centrale di Awg-Ecofin, quello incentrato
sul solo invecchiamento della popolazione e preso a riferimento ogni
anno nei Programmi di Stabilità presentati dai Partner Ue). Oppure
significativamente al di sotto del 50 per cento se si fa riferimento
allo scenario a più intensa crescita tracciato dall’Ocse, che oltre
alla          variabile               demografica           considera         anche           l’impatto
dell’avanzamento tecnologico e dell’emersione di nuovi bisogni. Si
manifesterebbero                 problemi         sia     per   la      copertura       dei    livelli
essenziali di assistenza sia, a maggior ragione, per l’inclusione
dell’innovazione nei livelli essenziali.


Se le proiezioni sono quelle Ocse, per ricondurre il debito pubblico
italiano al 60 per cento del Pil nel 2050, sarebbe necessario un

2
  Il rapporto tra la spesa sanitaria pubblica e la spesa sanitaria complessiva
(pubblica e privata).
                                                                                                      3
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profilo         di     avanzi        di      bilancio      continuamente      crescente    sino    a
superare          il      10      per       cento    del     Pil,    con     conseguente    totale
«ingessamento» della politica annuale di bilancio3.


Oggi, in Italia, ogni persona attiva finanzia la spesa pubblica per
pensioni e sanità dedicata agli ultrasessantacinquenni con risorse
equivalenti ad oltre il 31 per cento del Pil pro-capite. Al 2050,
questo        valore        sarà       del    42,2    per    cento    se     si   considerano     le
proiezioni per pensioni e sanità dello scenario centrale di Awg-
Ecofin; e del 48,6 per cento se le proiezioni della sanitaria sono
quelle         dello         scenario          a     più    intensa        crescita   dell’Ocse4.
L’incremento dei ratios al 2050 deriverà soprattutto dalla sanità,
come testimonia il dato che emerge se le proiezioni sanitarie Awg-
Ecofin (scenario Awg-reference) sono sostituite con quelle Ocse.
Nella media Ue-15, i tre valori sono rispettivamente 25,2, 38,3 e
45%5.

3
  Cfr. F. Pammolli e N.C. Salerno, La sanità in Italia – Federalismo, regolazione
dei mercati, sostenibilità delle finanze pubbliche, Bologna, il Mulino – Arel,
2008. Gli avanzi sono quelli complessivi di bilancio. La previsione di spesa è
essenziale per verificare quale avanzo di bilancio è necessario per ottenere un
prefissato target di debito pubblico (in % Pil). Se una voce di spesa aumenta in
percentuale del Pil, di pari passo si dovranno correggere o le entrate (in
aumento) o le altre spese (in diminuzione), a parità di target che si desidera
raggiungere. La dinamica delle entrate e delle uscite definisce la dinamica del
saldo di bilancio. Nell’esercizio condotto, le ipotesi macroeconomiche (evoluzione
del Pil, tasso di interesse sul debito, evoluzione delle altre voci di spesa
collegate e non collegate all’età) sono mutuate dal Programma di Stabilità
dell’Italia del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
4
   L’esercizio è descritto in dettaglio in F. Pammolli e N.C. Salerno, Spesa
sanitaria: quali ipotesi per quali proiezioni? Ecofin e Ocse a confronto. La spesa
per ultra 65enni è rapportata agli attivi (o agli occupati in altro scenario pure
sviluppato), mentre come grandezza di scala si utilizza il Pil pro-capite su tutti
i residenti. Con il rapporto tra, da un lato, la spesa sopportata da ogni attivo a
titolo di ripartizione (pay-as-you-go) e, dall’altro, il Pil per cittadino
residente, si intende cogliere quale percentuale del Pil di cui mediamente dispone
un cittadino attivo/occupato andrà a servizio della ripartizione. Un ordine di
grandezza che aiuta ad interrogarsi sulla sostenibilità di un meccanismo di
finanziamento affidato quasi esclusivamente alla ripartizione e dei flussi di
redistribuzione che esso formalmente attiva tra individui e tra generazioni. Sono
i flussi formali di redistribuzione che rilevano ai fini della valutazione degli
effetti distorsivi che possono diffondersi sul mercato del lavoro (offerta e
domanda) e sulle scelte di investimento. Ipotesi che riguardino la condivisione
interna ai nuclei familiari delle prestazioni sanitarie e assistenziali (i flussi
di redistribuzione informali) non possono essere considerate, perché trascurano le
modalità con cui le risorse si formano nel sistema economico e sono allocate. Nel
citato lavoro di Pammolli e Salerno i calcoli sono descritti integralmente.
5
    Molto interessante, su questo punto, un confronto con la contabilità
intergenerazionale descritta per gli Usa in L.J. Kotlikoff, The Healthcare Fix -
Universal Insurance for All Americans, 2007, The MIT Press. Ne emerge come
l’Europa, e in particolare l’Italia, si trovino oggi a vivere sproporzioni che gli
Usa paventano di raggiungere tra quindici/venti anni. Per inciso, il volume
                                                                                                   4
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Oggi, in Italia, ogni persona occupata finanzia la spesa pubblica
per     pensioni          e     sanità        dedicata       agli    ultrasessantacinquenni          con
risorse equivalenti ad oltre il 52,6 per cento del Pil pro-capite.
Al 2050, questo valore sarà del 62,3 per cento se si considerano le
proiezioni per pensioni e sanità dello scenario centrale di Awg-
Ecofin; e del 71,5 per cento se le proiezioni della sanitaria sono
quelle dello scenario a più intensa crescita dell’Ocse. Nella media
Ue-15, i tre valori sono rispettivamente 36,2, 51,5 e 60,4 per
cento. I sistemi di finanziamento monopillar pay-as-you-go pubblici,
che contraddistinguono quasi tutti i Paesi europei, reggeranno a
cambiamenti di questa entità?6


Se    la     dinamica          della        spesa       si   posizionasse    anche      solo   in    una
situazione           intermedia             tra   lo     scenario     centrale    di    Awg-Ecofin     e
quello        a    più        intensa        crescita        dell’Ocse,     in    Italia   nel      2050
l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil arriverebbe ad
approssimare quella della spesa pensionistica pubblica. Quale spazio
rimarrebbe          per       finanziare          gli    altri    istituti   di     welfare?     Questa
domanda        non      può      rimanere         senza      risposta,     tenuto      conto   che    la
diversificazione degli istituti di welfare (per famiglia, minori,
povertà, accesso alla casa, education, mercato del lavoro, etc.) ha
effetti positivi sia sullo stato di salute (fisica e mentale) che
sullo sviluppo economico, e con ciò rientra a pieno titolo nelle
azioni di policy su cui puntare per governare il trade-off tra
esigenze di spesa sanitaria e disponibilità di risorse. E tenuto
altresì conto che gli istituti di welfare a finalità redistributiva-
assicurativa              non      possono          fare      a     meno   del    finanziamento        a
ripartizione, oggi in Italia esaurito dai due monopillar pubblici
delle pensioni e della sanità.


contiene numerosi spunti per valutare i vincoli finanziari con cui dovrà misurarsi
la sanità pubblica Usa dopo che la recente riforma «Obama» ne ha esteso il
coverage.
6
  Sono coinvolti tutti, sia sistemi à la Bismarck che sistemi à la Beveridge.
Variazioni significative (tra i 10 e i 20 punti percentuali) del carico sugli
attivi e sugli occupati si realizzeranno, a policy invariata, anche per Paesi,
come la Francia, la Germania e la Svezia, che sinora hanno «convissuto» bene, e
sicuramente meglio dell’Italia, con elevati cunei contributivi sui redditi da
lavoro.
                                                                                                       5
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2. Le ragioni del multipillar in sanità




Se      non       si      inseriranno             quote        ad     accumulazione               reale       nella
predisposizione               delle         risorse      con    cui       fronteggiare         i    fabbisogni
futuri, la pressione sui redditi (da lavoro e non) anno per anno
prodotti diventerà esorbitante, con probabili effetti distorsivi e
depressivi sull’attività economica, che si abbineranno ad effetti di
razionamento              delle         prestazioni            dovuti,          questi        ultimi,         alla
difficoltà             delle       risorse          disponibili           a     tenere       il     passo       del
fabbisogno potenziale. Ma sarà solo il pay-as-you-go dei sistemi
pubblici ad essere posto sotto pressione?


Nel     seguito          si    passano         in     rassegna        i       tratti       fondamentali        dei
meccanismi          di     ripartizione             della      spesa      /     dei    costi       nei    sistemi
pubblici e privati. Esistono differenze strutturali significative di
fronte ad una dinamica di spesa come quella prefigurata nei prossimi
decenni.




2.1 La ripartizione nei sistemi pubblici universalistici


I sistemi sanitari pubblici universalistici à la Beveridge (come
l’italiano Ssn) si basano sul finanziamento a ripartizione o pay-as-
you-go (tramite la fiscalità generale). Già ora non vale più il
cosiddetto           «teorema          di     Aaron»      che,      nelle        fasi       demografiche        di
espansione,            identifica            la     ripartizione              come    il    meccanismo         più
efficiente sia per spostare risorse nel tempo (le pensioni) sia per
finanziare prestazioni sanitarie per l’intera cittadinanza. Negli
anni      ’60      e     ’70,       quando        quel      teorema           trovava      riscontro          nella
demografia,            con      un      contributo          relativamente              contenuto          e    poco
distorsivo a carico di tutti i redditi si potevano reperire risorse
adeguate. In prospettiva, quel contributo dovrà aumentare sino a
toccare soglie insostenibili, con effetti depressivi sul mercato del
lavoro,         sugli         investimenti            e     sulla         produttività.             Sistemi      a

                                                                                                                  6
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prevalente           finanziamento                a    ripartizione       dovranno          necessariamente
ristrutturarsi, e la soluzione non potrà limitarsi a restringere il
perimetro           delle        prestazioni                fornite     oppure         ad        aumentare      la
compartecipazione dei cittadini ai costi (per le proporzioni in cui
si    manifesteranno               le       pressioni         della     spesa,    sarebbero          due     non-
soluzioni).




2.2 La mutualità nei sistemi pubblici categoriali


La criticità appena descritta abbraccia anche i sistemi pubblici à
la Bismarck, basati sulla mutualità obbligatoria interna a comparti,
settori, categorie. Per tenere il passo della spesa, i contributi a
carico        degli        iscritti           e       dei     loro    datori     di     lavoro        dovranno
necessariamente aumentare riproducendo quella stessa pressione sugli
occupati che, nei sistemi universalistici, passa per la via fiscale.
C’è da dire, inoltre, che le differenze tra sistemi beveridgiani e
bismarckiani, nette sino a tutta la metà del Novecento, si sono poi
ridotte notevolmente quando i bismarchiani                                 hanno mano mano esteso,
sempre       con      logica        categoriale,              la     copertura    della          platea    degli
occupati.          L’affidarsi              alla       fiscalità       generale,        piuttosto         che    a
contribuzioni specifiche levate per comparti/settori/categorie, non
crea di per sé diverse capacità di fronteggiare una dinamica di
spesa       così       intensa,             soprattutto         quando     entrambi          i     sistemi      si
prefiggono            obiettivi             di        ampia    copertura         sia        in     termini      di
beneficiari che di prestazioni. In entrambi i casi, la necessità di
reperire risorse crescenti si trasforma in una                                    pressione sempre più
alta sui redditi che il sistema economico genera anno per anno.




                                                                                                                 7
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2.3 La mutualità privata


In     effetti,          la     mutualità             categoriale          obbligatoria           nei   sistemi
bismarckiani             altro        non        fa        che    applicare       il        finanziamento        a
ripartizione, anno per anno, non sul complesso dei redditi, ma sui
singoli          sottogruppi                di       redditi        individuati             a     seconda       di
comparto/settore/categoria.                           L’insostenibilità           della          ripartizione,
quando        utilizzata           come       criterio           esclusivo       di    finanziamento,           si
estende tout court anche ai sistemi bismarckiani. E per la stessa
ragione arriva a coinvolgere anche le forme di mutualità privata
(come       le    nostre        società          di       mutuo    soccorso),         con       cui   gruppi    di
persone scelgono volontariamente di mettere in comune delle risorse
per fare risk sharing. Di fronte a dinamiche di spesa così intense,
le     organizzazioni              di       mutualità            privata    saranno         costrette     o     ad
aumentare significativamente i contributi dei partecipanti (anche a
titolo di compartecipazione ai costi), o a restringere il novero
delle prestazioni, oppure a selezionare (screaming) in maniera più
stringente i partecipanti all’ingresso (rimedio in contrasto con la
definizione stessa di mutualità). Non è un caso che, scostandosi
dallo spirito originario con cui sono sorte nell’Ottocento, molte
società di muto soccorso oggi si rivolgano esclusivamente alle fasce
dei quadri e dei dirigenti. Fintantoché la mutualità privata si
affida, per il finanziamento, ad una ripartizione della spesa sui
propri       iscritti,          emergono             le    stesse    criticità         evidenziate        per    i
sistemi pubblici beveridgiani e bismarckiani, con una aggravante:
quando la ripartizione si svolge su gruppi piccoli, essa rimane
statisticamente più esposta sia all’assottigliarsi del numero degli
aderenti         in     età     attiva           e    contributiva,         sia       all’aumentare       della
frequenza          e    del     costo        medio         delle    richieste         di    prestazioni        (la
ripartizione delle spese trova le condizioni ideali di funzionamento
sui grandi numeri). Se nei prossimi anni il remix di finanziamento
della sanità dovesse avvenire con trasferimento di quote dal carico
dei     sistemi         pubblici            alla      mutualità       privata,         si       rimarrebbe,     in
realtà,          sempre       all’interno                 del    criterio    a    ripartizione,           senza
superarne le difficoltà strutturali.



                                                                                                                 8
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

2.4 L’assicurazione privata


Non è immune da criticità anche la copertura assicurativa privata,
cui spesso in Italia le organizzazioni di mutuo soccorso ricorrono
svolgendo funzioni “passacarte”. La logica assicurativa differisce
da quella della mutualità per le modalità con cui contribuzioni e
prestazioni            attese         sono     poste       in      connessione        tra        di   loro:    la
mutualità non ricerca un proporzionamento specifico tra contributi e
prestazioni           attese        (normalmente,             si     erogano     prestazioni           sino    ad
esaurimento            delle       risorse         anno       per     anno);    al     contrario,        nella
copertura assicurativa questa connessione è centrale, e i premi da
corrispondere sono dimensionati a seconda delle caratteristiche del
singolo         (polizza          individuale)            o     di     quelle    medie        della     platea
(polizza          collettiva),              oltre    che       delle     tipologie          di    prestazioni
assicurate. A parte questa distinzione (che è comunque sostanziale
dal punto di vista dei rapporti con gli iscritti), le assicurazioni
gestiscono           la     loro      esposizione             finanziaria       facendo          pooling      dei
profili di contribuzione/rischio dei loro sottoscrittori (a fronte
del pagamento dei premi da parte di tutti, non tutti incorreranno
contemporaneamente negli eventi avversi), e mantenendo una base di
riserve         matematiche            investite          sui        mercati.    La        proporzione        tra
pooling e risorse investite è cruciale. Quanto più la copertura
assume la forma assicurativa pura (tutto o prevalentemente pooling),
tanto       più     si     ricade       nelle       stesse       criticità       del       finanziamento        a
ripartizione dei sistemi pubblici, con premi destinati ad aumentare
per       tenere          il      passo        della          spesa     sanitaria,           assieme         alle
compartecipazioni                 e         allo    screaming.           Il     pooling          assicurativo
riproduce, in ambito privatistico e su platee più ristrette, il
meccanismo             della          ripartizione              nei      sistemi           pubblici,          con
l’aggravante, da un punto di vista della sostenibilità sociale, che
gli       aumenti           dei       premi         possono           variare     a         seconda      della
caratteristiche sanitarie soggettive (la differenza rispetto alla
mutualità volontaria). È qualcosa cui si sta già assistendo negli
Stati       Uniti        (il     Paese        in    cui    la       copertura    assicurativa            è    più
diffusa), dove i premi delle assicurazioni sanitarie hanno fatto
registrare,            negli        ultimi         anni,       una     dinamica        a    doppia      cifra,

                                                                                                                9
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inducendo           l’Amministrazione            “Obama”          a        parlare     apertamente          di
insostenibilità               del      sistema   (è     del       22       Febbraio        2010     l’Health
Insurance Industry Fair Competition Act, H. R. n. 4626).




3. La convergenza dei modelli: ma verso dove?
Verso multipillar con quote di accumulazione reale



Se sistemi così diversi, pubblici e privati, prestano il fianco agli
scenari di crescita della spesa sanitaria, esiste una soluzione? Al
di là degli sforzi di efficientamento (organizzazione dei sistemi
sanitari          nazionali,            concorrenza     tra        provider,          concorrenza          nel
mercato assicurativo, responsabilizzazione dei cittadini fruitori e
dei     medici        prescrittori,          etc.),    il       punto       critico    appare        proprio
quello       del      criterio         di   finanziamento.            Se    alla     maggior       spesa    si
tenterà        di     far      fronte       utilizzando         quote       crescenti        dei     redditi
prodotti anno per anno dal sistema economico, l’effetto sarà quello
di una crescente pressione fiscale e/o contributiva.


All’interno            dei       sistemi      pubblici          obbligatori           tale        pressione,
evitabile solo nella misura in cui si restringano le prestazioni,
porterà        con     sé     effetti       distorsivi      e     depressivi.         All’interno          dei
sistemi privati, è probabile che la pressione crescente si traduca
anche in una rinuncia alla copertura, con conseguenze che potrebbero
generare maggior spesa in futuro (per la minore attenzione alle cure
e l’aggravarsi delle condizioni di salute) e pressioni su altri
capitoli del welfare system.


Fintantoché                     il           finanziamento                     sarà                ricercato
esclusivamente/prevalentemente                        nella           ripartizione           (i      sistemi
pubblici),           nella        mutualità      diretta          tra       gruppi     e     nel     pooling
assicurativo             (i     sistemi      privati),        o       in    pagamenti        diretti       dei
cittadini, trasferimenti di quote delle prestazioni e della domanda

                                                                                                            10
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dal pubblico al privato e viceversa non incideranno sulla capacità
sistemica di governare le tendenze di spesa. Eppure, apparentemente
è proprio questa la tendenza in atto: da una parte, gli Stati Uniti,
con il programma “Obama”, si stanno muovendo verso una estensione
della copertura pubblica finanziata a ripartizione per sopperire
all’insostenibilità                    economica        e      sociale            delle     assicurazioni
sanitarie           private;         dall’altra         parte,          in   Europa       sta     lentamente
maturando           il     processo          opposto,        con    le       difficoltà         dei    sistemi
pubblici beveridgiani e bismarckiani che richiamano l’esigenza di
rafforzare la copertura complementare privata (in Italia, i decreti
“Turco” e “Sacconi” hanno riproposto il dibattito sullo sviluppo dei
fondi sanitari integrativi del Ssn7).


In    questa         convergenza            transatlantica          verso      un    sistema          sanitario
multipilastro maggiormente equilibrato nelle componenti pubbliche e
private manca, per adesso, una caratteristica essenziale per ovviare
alle criticità del finanziamento basato su ripartizione / mutualità
/ pooling assicurativo e sovraccarico sui redditi prodotti anno per
anno: il finanziamento tramite i frutti di programmi di investimento
di lungo termine sui mercati.


Laddove         i     criteri        di      finanziamento          oggi       prevalenti         utilizzano
redditi         già      prodotti           (intervengono          ex-post,         per    dedicare       alla
finalità sanitaria quote di risorse già prodotte), i programmi di
investimento entrano nei processi di generazione delle risorse e le
preparano per tempo. Tramite una idonea gestione di portafoglio, i
risparmi            andrebbero          a     selezionare          le    migliori         opportunità         di
rendimento a livello internazionale, potendosi rivolgere anche ai
Paesi più giovani, quelli dove le fasce di età attive saranno ancora
per     molto        tempo       più        numerose    di    quelle         anziane      (una        sorta   di
riequilibrio             internazionale            degli       effetti            dell’invecchiamento).
Diminuirebbe             la     pressione        sugli        attivi,        si     guadagnerebbe         base
imponibile al Fisco nazionale e, nella misura in cui i risparmi


7
   Cfr. F. Pammolli e N.C. Salerno, L’integrazione pubblico-privato nel
finanziamento della sanità e della cura alla persona, Quaderno Cerm, n. 3-2010,
liberamente disponibile sul sito www.cermlab.it.
                                                                                                              11
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

trovassero            valide        opportunità         di     investimento           all’interno,     si
darebbe impulso alla capitalizzazione dell’economia e alla crescita.


Ovviamente            l’accumulazione             non   è    una   panacea;      le    mancano    alcune
proprietà positive e salienti sia della ripartizione (è il canale
più adatto alla coesione inter e inter generazionale e alle finalità
redistributive8) che della mutualità e della copertura assicurativa
(contro grandi eventi avversi, l’accumulazione potrebbe non essere
capiente o, se lo è, potrebbe venire in larga parte assorbita).
Inoltre,         un    eccesso         di      accumulazione       reale    esporrebbe        troppo   al
rischio         di      mercato           e    potrebbe       essere   esso       stesso      fonte    di
instabilità             dei       mercati         (in       concomitanza        con     i    flussi    di
investimento e di disinvestimento9).


Queste considerazioni, qui ripercorse in sintesi, lasciano intendere
come uno degli aspetti più importanti di quel “territorio di mezzo”,
verso cui cominciano ad avvicinarsi i sistemi sanitari dell’Europa e
degli       Stati       Uniti,        è       proprio   il    riproporzionamento            dei   diversi
criteri di finanziamento, in un mix che permetta di coglierne gli
aspetti positivi e di controbilanciarne quelli negativi.


Lungo questa strada, che sia per l’Europa che per gli Stati Uniti
implica          il       rafforzamento             del       canale       di    finanziamento         ad
accumulazione reale, è necessario vagliare a fondo le sinergie e le
complementarietà con i fondi pensione, anche gettando da subito le
basi di una cornice regolamentare condivisa e, progressivamente nel
tempo, coordinata a livello internazionale10.

8
   Quantunque obiettivi redistributivi possono esser veicolati anche dal pilastro
privato, previa un opportuno disegno delle agevolazioni fiscali (detraibilità vs.
deducibilità), un coordinamento completo e organico con il pilastro di base
universale e selettivo, e regole di funzionamento che favoriscano la copertura
assicurativa collettiva dei rischi maggiori (come la Ltc).
9
   Esiste un rischio di overreliance sulla accumulazione reale che è speculare e
simmetrico a quello di overreliance sulla ripartizione.
10
     Cfr. F. Pammolli e N.C. Salerno, L’integrazione pubblico-privato nel
finanziamento della sanità e della cura alla persona, cit.. Qui si descrivono i
termini di una proposta di un nuovo strumento, il fondo welfare, che può
permettere l’introduzione di quote di accumulazione reale nel finanziamento delle
prestazioni sanitarie, farmaceutiche e di assistenza alla persona. Si tratta di un
fondo in cui i contributi degli aderenti si accumulano in capitalizzazione reale
grazie ad una gestione di portafoglio sui mercati internazionali. I frutti
dell’investimento possono essere utilizzati: per coprire le spese di prestazioni
                                                                                                       12
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::




4. Conclusioni e proposta del Welfare Fund



Il    «giusto         dosaggio»             di       ripartizione         e    accumulazione     reale     sarà
l’elemento           chiave        attorno             al        quale    ruoteranno      le    riforme       del
finanziamento della sanità, così come quelle delle pensioni.


Dal «giusto dosaggio» delle modalità di finanziamento11 dipenderà
anche       la     possibilità              di        dare       copertura       finanziaria     agli      altri
istituti           di       welfare              a     carattere              redistributivo      (famiglia,
figli/minori, conciliazione vita-lavoro, accesso/mantenimento casa
di abitazione, contrasto povertà, etc.), che non possono prescindere
dalla copertura pubblica e dal finanziamento a ripartizione. Se la
ripartizione             sarà      «monopolizzata»                  dalla       sanità,   in    aggiunta      al
carico       di     finanziamento                assorbito           dalle      pensioni,      poco    o   nullo
spazio rimarrà per dare copertura agli altri istituti di welfare e
agli altri bisogni.


Sostenibilità                 finanziaria                    e      sostenibilità           sociale        sono
intrinsecamente connesse e passano per il crocevia di un multipillar
che,      nel      mix     di     finanziamento,                  abbia       una   sufficiente       quota   di
accumulazione reale delle risorse.



non finanziate dal pubblico (extra Lea nella terminologia italiana); per coprire
le spese di compartecipazione del privato ai costi delle prestazioni finanziate
dal pubblico (nella prospettiva di un sistema pubblico sempre più universale e
selettivo); per pagare, anno per anno, i premi di assicurazioni collettive per la
copertura delle prestazioni più costose (che non fossero ricomprese nei livelli
essenziali),    e   delle    prestazioni    di    assistenza    continuativa   per
invalidità/inabilità (Ltc). Il montane netto maturato alla fine del programma di
investimento a fruibile dal cittadino investitore nella forma di una rendita
pensionistica di complemento alla pensione pubblica di base. Le caratteristiche
peculiari del fondo welfare sono anche sintetizzate in F. Pammolli e N.C. Salerno,
Il pilastro complementare a capitalizzazione: Tredici buona ragioni per i fondi
aperti per il welfare, Nota Cerm n. 3-2008.
11
   Per il caso italiano, cfr. la ricostruzione normativa e le proposte in F.
Pammolli e N.C. Salerno, L’integrazione pubblico-privato nel finanziamento della
sanità e della cura alla persona, cit.. A questo contributo si rimanda anche per
una trattazione approfondita sul disegno dello strumento, il fondo welfare, che
può permettere l’introduzione di quote di accumulazione reale nel finanziamento
delle prestazioni sanitarie, farmaceutiche e di assistenza alla persona. Le
caratteristiche peculiari del fondo welfare sono anche sintetizzate in F. Pammolli
e N.C. Salerno, Il pilastro complementare a capitalizzazione: Tredici buona
ragioni per i fondi aperti per il welfare, Nota Cerm n. 3-2008.
                                                                                                               13
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

In Italia, il dibattito sui limiti del sistema pay-as-you-go si è
sviluppato quasi esclusivamente con riguardo alle pensioni. Per le
pensioni,           anche        se     il        pilastro        privato       mantiene             ancora    una
dimensione ridotta e non si può certo dire che la fiscalità sia
approdata a un assetto trasparente e consolidato, si è raggiunta una
sufficiente consapevolezza del problema, ed esistono sia un corpo
normativo di riferimento che un’autorità di sorveglianza (la Covip).


Per     la     sanità,         la     strada           è    ancora     lunga     e       coinvolge       aspetti
complessi, sul piano politico e tecnico, come la riorganizzazione
federalista dello Stato, la definizione dei livelli essenziali delle
prestazioni (Lea), l’individuazione di benchmark per le quantità e i
costi unitari delle stesse prestazioni.


Eppure,        la     diversificazione                     multipilastro       ha       per     la    sanità    un
rilievo ancora più critico, alla luce delle considerazioni svolte in
precedente sulle proiezioni di spesa.


Nel      medio-lungo            termine           le       dinamiche     della          spesa    sanitaria      e
pensionistica porranno due problematiche diverse: per le pensioni,
se i tassi di occupazione non riassorbiranno i gap nei confronti dei
Partner Ue, la vita lavorativa non si allungherà e il pilastro
privato        non      riuscirà            ad    integrare        a    sufficienza,            emergerà       una
questione di sostenibilità sociale (adeguatezza degli importi con il
criterio di calcolo contributivo nozionale a regime); per la sanità
si     porrà,         in      maniera            drastica,        un    vero        e    proprio        problema
finanziario, di pressioni insostenibili sul bilancio pubblico.


Lo sviluppo del pilastro privato porterebbe con sé anche effetti
positivi in termini di incentivo al lavoro, alla produttività e al
prolungamento della vita attiva, dal momento che, sostenuti dalle
agevolazioni               fiscali,          i         risparmi        del     singolo           aderente       si
accumulerebbero a suo esclusivo vantaggio, con garanzia di piena
appropriabilità dei frutti. Da questo punto di vista, il pilastro
privato rafforzerebbe le proprietà virtuose delle regole di calcolo



                                                                                                                14
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

contributive a capitalizzazione nozionale introdotte dalla riforma
pensionistica “Dini” del 199512.




4.1 Il Welfare Fund: fondo aperto a capitalizzazione
per il finanziamento di sanità e pensioni


Per       favorire             lo     sviluppo          del         canale        di    finanziamento        a
capitalizzazione, appare utile riflettere sulla possibilità di una
convergenza delle due coperture complementari: quella pensionistica
e quella per prestazioni sanitarie e socio-sanitarie (i casi di non
autosufficienza). Un tema, questo, che riguarda soprattutto i fondi
(pensione e sanitari), che di semplificazione, standardizzazione e
massa critica fanno leve importanti nell’abbattimento dei costi. Con
una     maggiore             convergenza       tra      finalità          pensionistiche          e   finalità
sanitarie           e     socio-sanitarie,                  si     potrebbe       mutuare       direttamente
l’assetto            di        base         dei        fondi         pensione,         completandolo         e
perfezionandolo.                    Più     precisamente,                le     tre     prestazioni,        la
pensionistica, la sanitaria e la socio-sanitaria, potrebbero far
capo       a      uno         stesso        soggetto             giuridico,       di      natura      privata,
identificabile come fondo aperto a capitalizzazione per il welfare,
operante attraverso l’accumulazione finanziaria dei contributi su
conti        individuali             degli        aderenti,          e        collegato     con       coperture
assicurative collettive per i rischi sanitari maggiori e la non
autosufficienza.


Per inciso, la normativa vigente già permetterebbe che il fondo
pensione perseguisse finalità di natura sanitaria / socio-sanitaria
attraverso              la     possibilità             di        smobilizzo       di      una     percentuale
prefissata           del       capitale           in    accumulazione             e    l’inserimento       nel
patrimonio del fondo di una polizza assicurativa sia per eventi
acute che, in particolare, long-term care.


12
   Per una discussione sulle proprietà virtuose di un sistema di finanziamento
misto (pay as you go e capitalizzazione reale) si può consultare Pammolli-Salerno
(2008); “Quale riforma per le pensioni?”, sta in “La riforma del welfare dieci
anni dopo la ‘Commissione Onofri’”, libro bianco a cura di Astrid – Fondazione
Gorrieri – Irs.
                                                                                                             15
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

4.2 I vantaggi del Welfare Fund


Dalla convergenza in un unico prodotto di finalità pensionistiche e
sanitarie           possono       discendere             diversi       vantaggi.         Li    si    ripercorre
sinteticamente qui di seguito:


1.      L’omogeneizzazione del trattamento fiscale farebbe guadagnare
        trasparenza ed efficacia al complesso degli incentivi, che oggi
        sono diversi per la copertura pensionistica e quella sanitaria.
        Ci     si     potrebbe         concentrare             sul    disegno    della         fiscalità         per
        trasmettere              incentivi           efficaci           alle     platee             più       ampie,
        contenendo la tax expenditure.


2.      Sia i fondi sanitari che i fondi pensione fanno oggi appello,
        “contendendosele”,                   alle        stesse       fonti     di       finanziamento:            i
        contributi dei lavoratori dipendenti e delle imprese sponsor, i
        contributi             dell’aderente              indipendentemente              dal    rapporto          di
        lavoro, il TFR. Il fondo aperto per il welfare canalizzerebbe
        queste risorse su un unico programma di accumulazione.


3.      Il      fondo       aperto          per     il       welfare     aprirebbe            possibilità         di
        abbattimenti              dei       costi       di     amministrazione            e,     soprattutto,
        renderebbe             possibile            una        gestione        integrata            dei       flussi
        finanziari,               in        grado         di     sfruttare           i        benefici         della
        capitalizzazione composta su orizzonti temporali medio-lunghi,
        e di attuare un’ampia diversificazione del rischio.


4.      Per         quanto           riguarda             l’erogazione           delle           prestazioni,
        l’assolvimento delle diverse funzioni potrebbe essere garantito
        in       condizioni             di        maggiore           flessibilità,            efficienza          ed
        efficacia:


                 4.1      Il     montante          in     maturazione          all’interno           del      fondo
                 potrebbe           essere         smobilizzabile          nel       corso          della      vita
                 lavorativa dell’aderente, entro i limiti e per le finalità
                 specificatamente                 individuate,           per    far       fronte          a   spese

                                                                                                                  16
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                 sanitarie           proprie        e    dei   familiari;      in    particolare,       si
                 potrebbe prevedere la disponibilità di una quota annuale
                 del montante a copertura delle compartecipazioni ai costi
                 dei Lea;


                 4.2 Per le prestazioni acute non incluse nei Lea e che
                 comportano spese elevate, così come per le prestazioni
                 socio-sanitarie                  non    incluse      nei     Lea,     si    potrebbero
                 acquisire tra gli asset del fondo coperture assicurative
                 collettive per gli aderenti, pagandone i premi sempre a
                 valere          sul            montante       in     accumulazione          nei     conti
                 individuali.               I    premi     assicurativi      del     singolo       aderente
                 sarebbero finanziati dai frutti dell’accumulazione sul suo
                 conto        (restano            intatti      gli     incentivi       individuali       a
                 massimizzare               l’accumulazione          di    risorse),    ma     contro    i
                 rischi sanitari e socio-sanitari si godrebbe dei vantaggi
                 della copertura collettiva (cfr. punti 5-6-7)13;


                 4.3 Utilizzando una parte del montante maturato al momento
                 del      pensionamento              e     fruibile       una-tantum    in     forma    di
                 capitale,            il         fondo     potrebbe        stipulare     una       polizza
                 sanitaria collettiva di tipo long-term care per tutto il
                 periodo di quiescenza degli aderenti;


13
   Le spese sanitarie “minori” (copayment ma anche altre di importo assoluto non
elevato non rientranti nei LEA) possono essere direttamente finanziate accedendo
ai frutti dell’accumulazione individuale (al montante). Per le spese più grandi
(come per la non autosufficienza, ma anche altre non rientranti nei LEA) è
indispensabile mantenere la copertura di natura assicurativa, per non indebolire
troppo l’accumulazione e non esporre a rischio gli aderenti. Qui si giustifica la
connessione tra modello fondo, basato sull’accumulazione di contributi individuali
su conti individuali, e l’acquisto di polizze collettive, con premi finanziati a
valere sul montante in accumulazione nei singoli conti individuali. È il modello
solo assicurativo che non è idoneo a fronteggiare le dinamiche di spesa future,
perché, come dimostrano le difficoltà che le compagnie assicurative americane
stanno attraversando, finisce col ripresentare in ambito privatistico gli stessi
difetti del finanziamento a ripartizione dei sistemi pubblici. Di fronte
all’aumento della domanda di prestazioni e della spesa, le assicurazioni tendono a
tutelarsi facendo levitare i premi, operando screaming più selettivo (per
escludere i soggetti a più elevato rischio o richiedere loro premi più elevati),
ricorrendo a compartecipazioni crescenti ai costi delle prestazioni. Un modello
che, non solo ha meno capacità, rispetto a quello dei fondi, di riequilibrare il
finanziamento pay as you go pubblico con iniezioni di capitalizzazione reale, ma
che, se le tendenze restano quelle attuali, si troverà presto di fronte a problemi
di sostenibilità finanziaria della stessa natura di quelli oggi coinvolgenti i
sistemi sanitari pubblici.
                                                                                                          17
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                 4.4 Poiché uno degli aspetti ritenuti meno soddisfacenti
                 per       i     fondi       pensione             è     proprio        la     rigidità     della
                 suddivisione delle prestazioni tra rendita e capitale una
                 tantum, si potrebbe consentire la richiesta di prestazioni
                 più elevate in forma di capitale da parte di coloro che,
                 aderendo          alla       polizza         collettiva             long-term        care,    già
                 onorano parte della funzione previdenziale pura associata
                 alla rendita e non assolta dal capitale;


                 4.5       Le     polizze             collettive             avrebbero        i    vantaggi      di
                 abbattere i costi di contrattazione individuale per gli
                 aderenti, e di facilitare la gestione dell’esposizione al
                 rischio da parte delle assicurazioni;


                 4.6       Le     polizze             collettive,            inoltre,        ridurrebbero        le
                 distorsioni dovute alla selezione avversa da parte degli
                 aderenti          (tendono           a    ricorrere          a     coperture        sanitarie    e
                 socio-sanitarie                  i       soggetti          più     esposti        agli    eventi
                 avversi), e allo screaming, o addirittura alla mancata
                 offerta           del        prodotto,                da      parte         delle     compagnie
                 assicurative               (l’offerta            si        rivolge     preferibilmente          ai
                 soggetti meno a rischio);


                 4.7 Gli effetti virtuosi descritti ai due precedenti punti
                 sarebbero rinforzati se il fondo, pur rimanendo volontario
                 nell’adesione, avesse l’obbligo normativo di acquisire le
                 polizze          collettive               (una        sorta      di    condizione         “doc”,
                 qualificante               per       l’accesso         alle      agevolazioni         fiscali),
                 perché in tal caso il rischio sanitario / socio-sanitario
                 sarebbe           sicuramente              diffuso            su      una        platea      molto
                 differenziata (quella di tutti coloro che nel contempo
                 stanno costituendo una pensione integrativa);


                 4.8      Infine,           con       il    fondo       aperto         per    il     welfare     si
                 realizzerebbe                una           più         forte          responsabilizzazione

                                                                                                                  18
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

                 dell’aderente nei confronti della richiesta di finanziare
                 prestazioni                sanitarie:       le    risorse            non    utilizzate         per
                 finalità          sanitarie            continuano,         infatti,         ad    accumularsi
                 all’interno del conto di capitalizzazione individuale a
                 formare i benefici per la pensione, riducendo così la
                 possibilità                di       comportamenti      opportunistici                di   moral
                 hazard.


5.      La     natura           aperta          del    fondo,     da    un    lato,         non     impedirebbe
        l’adesione collettiva, ma sempre volontaria, da parte di interi
        gruppi         (dipendenti               di     un’impresa,          di       un    settore,       di    un
        comparto, etc.); dall’altro, è quella che, assieme alla piena
        portabilità              delle          posizioni       individuali           e     alla    separazione
        delle competenze e dei ruoli, permette di mantenere la più alta
        trasparenza,              a     tutela          dell’aderente             e    a    beneficio       della
        concorrenza e dell’efficienza nei costi.


6.      Ai vantaggi elencati se ne può aggiungere un altro. All’interno
        di     una      idonea         cornice          normativa       e    regolamentare,            i    fondi
        welfare         avrebbero               le    caratteristiche         adatte         per    fungere      da
        selettori            degli          erogatori        di    prestazioni,              incanalando         la
        domanda dei loro iscritti verso i migliori, pubblici o privati
        che siano. Un meccanismo che, supportato da ampia e certificata
        informazione             sui        comportamenti         dei       fondi,         potrebbe    divenire
        presidio non solo di efficienza nei costi, ma anche di qualità.
        Per non dire che, ponendo in positiva concorrenza erogatori
        pubblici            e     privati              (senza     vincoli             di     appartenenza         o
        convenzionamento                    a    Regioni     o    ASL),       potrebbe            concorrere      a
        ricomporre quel confine tra sfera della politica e sfera della
        organizzazione                sanitaria          e   della      prestazione               professionale
        spesso zona grigia in Italia.




                                                                                                                  19
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

Uno strumento nuovo, come quello qui proposto, necessita sicuramente
di un disegno accurato e anche di uno sforzo innovativo da parte dei
gestori finanziari e delle compagnie di assicurazione. Tuttavia, la
convergenza            tra       fondi       pensione            e     fondi       sanitari             può    aprire
potenzialità            importanti           nella      riforma            del    finanziamento               dei   due
maggiori capitoli di spesa del welfare. Potrebbe derivarne l’impulso
decisivo          allo        sviluppo         di      un        pilastro          di           finanziamento        ad
accumulazione             reale,        integrandolo             con       coperture            assicurative        per
prestazioni non Lea che, per loro natura, non possono ricercare il
finanziamento solo nei frutti degli investimenti sui mercati che si
accumulano in conti individuali.


I fondi aperti per il welfare avrebbero il pregio di affiancare al
finanziamento pay-as-you-go quello basato sull’accumulazione reale
di     risorse,         mantenendo,           attraverso              il    concorso             della    fiscalità
agevolata e le coperture assicurative collettive collegate, quei
principi di solidarietà e coesione che sono alla base del nostro
welfare system.


Sostenibilità,                 responsabilizzazione                        individuale              e         gestione
efficiente          dei      rischi         senza      restrizioni           di    accesso:          un       pilastro
privato        “alleato”          del       pilastro        di       base    e    “alleato”          delle      altre
prestazioni            del     welfare        system        che,        senza          un       riequilibrio        tra
ripartizione e accumulazione reale, andranno incontro a crescenti
problemi di reperimento delle risorse..


I due argomenti – quello del «ridosaggio» ripartizione-accumulazione
e quello del Welfare Fund - meritano un serio approfondimento sia in
sede       tecnica         che      politica.          E     siccome          si       toccano          cambiamenti
strutturali comuni a tutti i Paesi ad economia e welfare sviluppati,
sarebbe opportuno che il dibattito si svolgesse e si incanalasse ad
un    livello         internazionale               o   quantomeno           europeo,             coinvolgendo        da
subito Ecofin, la Commissione Europea e l’Eiopa, la neocostituita
Authority           europea          per      le       assicurazioni               e        i     fondi       pensione
(https://eiopa.europa.eu).



                                                                                                                     20
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

Riferimenti bibliografici



Astrid,        Gruppo        di     lavoro     sulla    sanità,      working    paper   e   volume
conclusivo
(http://www.astrid-online.it/Politiche-/Note-e-con/index.htm e
http://www.astrid-online.it/Politiche-/Studi--ric/index.htm)


Awg-Ecofin, The impact of ageing populations on public expenditure,
2006


Awg-Ecofin, Ageing Report - 2009 edition, 2009


Awg-Ecofin,            The      2012        Ageing   Report     -    Economic     and   budgetary
projections for the 27 EU Member States (2010-2060), edition 2012


Blanchard O., C. Cottarelli, Ten Commandments for Fiscal Adjustment
in Advanced Economies, Commandment Five, su iMFdirect, 2010
(http://blog-imfdirect.imf.org/2010/06/24/tencommandments-for-
fiscal-adjustment-in-advanced-economies/)


CeRM, vari lavori di Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno su sanità,
pensioni           e      welfare           system     (tutti       disponibili     on-line     su
www.cermlab.it)


Fmi, Fiscal Monitor, Maggio 2010


Fmi, Long-Term Trends in Public Finances in the G-7 Economies,
Fiscal Affairs Department, Settembre 2010
(http://www.imf.org/external/pubs/ft/spn/2010/spn1013.pdf)


Kotlikoff L.J., The Healthcare Fix - Universal Insurance for All
Americans, The MIT Press, 2007


Lucas R.E., Econometric policy evaluation: a critique, in Brunner,
K. e Meltzer, A., The Phillips Curve and Labor Markets, Carnegie-

                                                                                                21
::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET :::

Rochester Conference Series on Public Policy, 1, New York, American
Elsevier, pp. 19–46, ISBN 0444110070, 1976
(http://www.sciencedirect.com/science/article/B6V8D-4MMGM65-
3/2/1d8e1da5257a13cbfc986753bd2169c3)


Ocse, Health data, database online, varie edizioni sino a quella del
2009


Ocse, Projecting OECD health care and long term care expenditures:
what are the main drivers?, 2006


Rogoff K., Better red than dead?, su Project Syndicate
(http://www.project-syndicate.org/commentary/rogoff33/English), 2007




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  • 1. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: DAI TREND DI SPESA SANITARIA AI TASSELLI DI UNA NUOVA GOVERNANCE CON FINANZIAMENTO MULTIPILLAR E FONDO WELFARE DEL CERM di Nicola C. Salerno1 Nei prossimi decenni tutti i Paesi ad economia e welfare sviluppati dovranno fronteggiare spese sanitarie fortemente crescenti, con trend potenziali che nel lungo periodo, al 2050-2060, potrebbero raddoppiare o più che raddoppiare l’incidenza della componente pubblica sul Pil. Così emerge dalle più recenti proiezioni Awg- Ecofin, Ocse e Fmi. Non si tratta di casi scolastici di proiezione, dal momento che la dinamica storicamente osservata dal Dopoguerra ad oggi ci ha già posto di fronte ad aumenti di questa proporzione e anche più forti. Alla domanda «Dove va la spesa?», la risposta che appare più responsabile è «È questo l’ordine di grandezza del potenziale di crescita sul Pil», oltre che delle pressioni che potranno giungere alle finanze pubbliche e all’equilibrio socio- economico. E si deve anche considerare che la dinamica storicamente osservata ingloba gli effetti delle politiche di governo e stabilizzazione della spesa. Corrispondentemente, la dinamica potenziale, sottostante i profili di incidenza della spesa sul Pil dal 1960 ad oggi, è stata addirittura superiore. Se per la spesa effettiva si deve parlare di incidenza sul Pil raddoppiata e, in alcuni casi, aumentata di multipli sino a tre e oltre, per la spesa potenziale l’aumento sarebbe stato molto più intenso. Di fronte a tali prospettive, è necessario che il policy maker si attivi subito affinché gli strumenti a disposizione siano 1 Direttore Area Finanza Pubblica e Regolazione, CeRM. 1
  • 2. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: all’altezza di governare e bilanciare costantemente il trade-off tra sostenibilità finanziaria e adeguatezza delle prestazioni. Il solo finanziamento a ripartizione che contraddistingue la maggior parte dei sistemi sanitari non potrà reggere l’impatto; ma non potrà essere risolutivo neppure l’affiancamento di finanziamenti privati che si affidino a soluzioni di pura mutualità o di assicurazione. Criteri di finanziamento, in ambito pubblico o privato, che si affidino esclusivamente o prevalentemente al concorso, anno per anno, di tutti gli assicurati per finanziare il fabbisogno espresso nello stesso anno, inevitabilmente produrranno effetti distorsivi e depressivi. È impensabile, infatti, che la massa reddituale disponibile anno per anno possa sostenere il confronto con una spesa a finanziare che crescerà a ritmi così forti. E assieme agli effetti distorsivi/depressivi è certo che emergeranno fenomeni di razionamento e restringimento del perimetro delle prestazioni offerte (sia nel pubblico che nel privato), oppure rinunce dei diretti interessati a dotarsi di coperture sanitarie (nel privato). Tutti i Paesi, con sistemi a prevalenza pubblica o privata, e tra i pubblici sia quelli di tradizione bismarckiana che beveridgiana, dovranno affrontare ristrutturazioni profonde nei meccanismi di finanziamento del loro welfare. Un punto cardine dovrà essere la diversificazione multipilastro del finanziamento, per affiancare al criterio a ripartizione pubblico (pay-as-you-go), a quello privato di mutualità pura, e a quello assicurativo privato (pooling supportato da riserve matematiche), il criterio basato su investimenti reali di lungo termine sui mercati (l’accumulazione reale). Un punto che, nei meccanismi fondamentali, si presenta tel quel sia per la sanità che per le pensioni. Finché l’affiancamento del privato al pubblico avviene rimanendo nell’ambito della messa in comune di risorse prodotte anno per anno, per far fronte alle esigenze di coloro che esprimono, in quello stesso anno, richieste di prestazioni, la diversificazione multipillar non è in grado di produrre cambiamenti strutturali. Il 2
  • 3. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: fattore, in grado di fare la differenza sul piano strutturale, è l’inserimento di sufficienti quote di accumulazione reale, tramite programmi di investimento reale di lungo termine. Nelle pagine seguenti si approfondisce questo snodo, essenziale nel disegno delle riforme. 1. Dalle proiezioni di spesa sanitaria all’equilibrio socio-economico Bastano pochi esempi per rendersi conto di quali saranno le difficoltà per la finanza pubblica e per il sistema sanitario, senza interventi sul lato del reperimento delle risorse. In Italia, per stabilizzare l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil al livello attuale, nel 2050 il coverage2 dovrebbe ridursi dall’attuale 75 per cento circa al 50 per cento se si fa riferimento allo scenario centrale di Awg-Ecofin, quello incentrato sul solo invecchiamento della popolazione e preso a riferimento ogni anno nei Programmi di Stabilità presentati dai Partner Ue). Oppure significativamente al di sotto del 50 per cento se si fa riferimento allo scenario a più intensa crescita tracciato dall’Ocse, che oltre alla variabile demografica considera anche l’impatto dell’avanzamento tecnologico e dell’emersione di nuovi bisogni. Si manifesterebbero problemi sia per la copertura dei livelli essenziali di assistenza sia, a maggior ragione, per l’inclusione dell’innovazione nei livelli essenziali. Se le proiezioni sono quelle Ocse, per ricondurre il debito pubblico italiano al 60 per cento del Pil nel 2050, sarebbe necessario un 2 Il rapporto tra la spesa sanitaria pubblica e la spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata). 3
  • 4. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: profilo di avanzi di bilancio continuamente crescente sino a superare il 10 per cento del Pil, con conseguente totale «ingessamento» della politica annuale di bilancio3. Oggi, in Italia, ogni persona attiva finanzia la spesa pubblica per pensioni e sanità dedicata agli ultrasessantacinquenni con risorse equivalenti ad oltre il 31 per cento del Pil pro-capite. Al 2050, questo valore sarà del 42,2 per cento se si considerano le proiezioni per pensioni e sanità dello scenario centrale di Awg- Ecofin; e del 48,6 per cento se le proiezioni della sanitaria sono quelle dello scenario a più intensa crescita dell’Ocse4. L’incremento dei ratios al 2050 deriverà soprattutto dalla sanità, come testimonia il dato che emerge se le proiezioni sanitarie Awg- Ecofin (scenario Awg-reference) sono sostituite con quelle Ocse. Nella media Ue-15, i tre valori sono rispettivamente 25,2, 38,3 e 45%5. 3 Cfr. F. Pammolli e N.C. Salerno, La sanità in Italia – Federalismo, regolazione dei mercati, sostenibilità delle finanze pubbliche, Bologna, il Mulino – Arel, 2008. Gli avanzi sono quelli complessivi di bilancio. La previsione di spesa è essenziale per verificare quale avanzo di bilancio è necessario per ottenere un prefissato target di debito pubblico (in % Pil). Se una voce di spesa aumenta in percentuale del Pil, di pari passo si dovranno correggere o le entrate (in aumento) o le altre spese (in diminuzione), a parità di target che si desidera raggiungere. La dinamica delle entrate e delle uscite definisce la dinamica del saldo di bilancio. Nell’esercizio condotto, le ipotesi macroeconomiche (evoluzione del Pil, tasso di interesse sul debito, evoluzione delle altre voci di spesa collegate e non collegate all’età) sono mutuate dal Programma di Stabilità dell’Italia del Ministero dell’Economia e delle Finanze. 4 L’esercizio è descritto in dettaglio in F. Pammolli e N.C. Salerno, Spesa sanitaria: quali ipotesi per quali proiezioni? Ecofin e Ocse a confronto. La spesa per ultra 65enni è rapportata agli attivi (o agli occupati in altro scenario pure sviluppato), mentre come grandezza di scala si utilizza il Pil pro-capite su tutti i residenti. Con il rapporto tra, da un lato, la spesa sopportata da ogni attivo a titolo di ripartizione (pay-as-you-go) e, dall’altro, il Pil per cittadino residente, si intende cogliere quale percentuale del Pil di cui mediamente dispone un cittadino attivo/occupato andrà a servizio della ripartizione. Un ordine di grandezza che aiuta ad interrogarsi sulla sostenibilità di un meccanismo di finanziamento affidato quasi esclusivamente alla ripartizione e dei flussi di redistribuzione che esso formalmente attiva tra individui e tra generazioni. Sono i flussi formali di redistribuzione che rilevano ai fini della valutazione degli effetti distorsivi che possono diffondersi sul mercato del lavoro (offerta e domanda) e sulle scelte di investimento. Ipotesi che riguardino la condivisione interna ai nuclei familiari delle prestazioni sanitarie e assistenziali (i flussi di redistribuzione informali) non possono essere considerate, perché trascurano le modalità con cui le risorse si formano nel sistema economico e sono allocate. Nel citato lavoro di Pammolli e Salerno i calcoli sono descritti integralmente. 5 Molto interessante, su questo punto, un confronto con la contabilità intergenerazionale descritta per gli Usa in L.J. Kotlikoff, The Healthcare Fix - Universal Insurance for All Americans, 2007, The MIT Press. Ne emerge come l’Europa, e in particolare l’Italia, si trovino oggi a vivere sproporzioni che gli Usa paventano di raggiungere tra quindici/venti anni. Per inciso, il volume 4
  • 5. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: Oggi, in Italia, ogni persona occupata finanzia la spesa pubblica per pensioni e sanità dedicata agli ultrasessantacinquenni con risorse equivalenti ad oltre il 52,6 per cento del Pil pro-capite. Al 2050, questo valore sarà del 62,3 per cento se si considerano le proiezioni per pensioni e sanità dello scenario centrale di Awg- Ecofin; e del 71,5 per cento se le proiezioni della sanitaria sono quelle dello scenario a più intensa crescita dell’Ocse. Nella media Ue-15, i tre valori sono rispettivamente 36,2, 51,5 e 60,4 per cento. I sistemi di finanziamento monopillar pay-as-you-go pubblici, che contraddistinguono quasi tutti i Paesi europei, reggeranno a cambiamenti di questa entità?6 Se la dinamica della spesa si posizionasse anche solo in una situazione intermedia tra lo scenario centrale di Awg-Ecofin e quello a più intensa crescita dell’Ocse, in Italia nel 2050 l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil arriverebbe ad approssimare quella della spesa pensionistica pubblica. Quale spazio rimarrebbe per finanziare gli altri istituti di welfare? Questa domanda non può rimanere senza risposta, tenuto conto che la diversificazione degli istituti di welfare (per famiglia, minori, povertà, accesso alla casa, education, mercato del lavoro, etc.) ha effetti positivi sia sullo stato di salute (fisica e mentale) che sullo sviluppo economico, e con ciò rientra a pieno titolo nelle azioni di policy su cui puntare per governare il trade-off tra esigenze di spesa sanitaria e disponibilità di risorse. E tenuto altresì conto che gli istituti di welfare a finalità redistributiva- assicurativa non possono fare a meno del finanziamento a ripartizione, oggi in Italia esaurito dai due monopillar pubblici delle pensioni e della sanità. contiene numerosi spunti per valutare i vincoli finanziari con cui dovrà misurarsi la sanità pubblica Usa dopo che la recente riforma «Obama» ne ha esteso il coverage. 6 Sono coinvolti tutti, sia sistemi à la Bismarck che sistemi à la Beveridge. Variazioni significative (tra i 10 e i 20 punti percentuali) del carico sugli attivi e sugli occupati si realizzeranno, a policy invariata, anche per Paesi, come la Francia, la Germania e la Svezia, che sinora hanno «convissuto» bene, e sicuramente meglio dell’Italia, con elevati cunei contributivi sui redditi da lavoro. 5
  • 6. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: 2. Le ragioni del multipillar in sanità Se non si inseriranno quote ad accumulazione reale nella predisposizione delle risorse con cui fronteggiare i fabbisogni futuri, la pressione sui redditi (da lavoro e non) anno per anno prodotti diventerà esorbitante, con probabili effetti distorsivi e depressivi sull’attività economica, che si abbineranno ad effetti di razionamento delle prestazioni dovuti, questi ultimi, alla difficoltà delle risorse disponibili a tenere il passo del fabbisogno potenziale. Ma sarà solo il pay-as-you-go dei sistemi pubblici ad essere posto sotto pressione? Nel seguito si passano in rassegna i tratti fondamentali dei meccanismi di ripartizione della spesa / dei costi nei sistemi pubblici e privati. Esistono differenze strutturali significative di fronte ad una dinamica di spesa come quella prefigurata nei prossimi decenni. 2.1 La ripartizione nei sistemi pubblici universalistici I sistemi sanitari pubblici universalistici à la Beveridge (come l’italiano Ssn) si basano sul finanziamento a ripartizione o pay-as- you-go (tramite la fiscalità generale). Già ora non vale più il cosiddetto «teorema di Aaron» che, nelle fasi demografiche di espansione, identifica la ripartizione come il meccanismo più efficiente sia per spostare risorse nel tempo (le pensioni) sia per finanziare prestazioni sanitarie per l’intera cittadinanza. Negli anni ’60 e ’70, quando quel teorema trovava riscontro nella demografia, con un contributo relativamente contenuto e poco distorsivo a carico di tutti i redditi si potevano reperire risorse adeguate. In prospettiva, quel contributo dovrà aumentare sino a toccare soglie insostenibili, con effetti depressivi sul mercato del lavoro, sugli investimenti e sulla produttività. Sistemi a 6
  • 7. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: prevalente finanziamento a ripartizione dovranno necessariamente ristrutturarsi, e la soluzione non potrà limitarsi a restringere il perimetro delle prestazioni fornite oppure ad aumentare la compartecipazione dei cittadini ai costi (per le proporzioni in cui si manifesteranno le pressioni della spesa, sarebbero due non- soluzioni). 2.2 La mutualità nei sistemi pubblici categoriali La criticità appena descritta abbraccia anche i sistemi pubblici à la Bismarck, basati sulla mutualità obbligatoria interna a comparti, settori, categorie. Per tenere il passo della spesa, i contributi a carico degli iscritti e dei loro datori di lavoro dovranno necessariamente aumentare riproducendo quella stessa pressione sugli occupati che, nei sistemi universalistici, passa per la via fiscale. C’è da dire, inoltre, che le differenze tra sistemi beveridgiani e bismarckiani, nette sino a tutta la metà del Novecento, si sono poi ridotte notevolmente quando i bismarchiani hanno mano mano esteso, sempre con logica categoriale, la copertura della platea degli occupati. L’affidarsi alla fiscalità generale, piuttosto che a contribuzioni specifiche levate per comparti/settori/categorie, non crea di per sé diverse capacità di fronteggiare una dinamica di spesa così intensa, soprattutto quando entrambi i sistemi si prefiggono obiettivi di ampia copertura sia in termini di beneficiari che di prestazioni. In entrambi i casi, la necessità di reperire risorse crescenti si trasforma in una pressione sempre più alta sui redditi che il sistema economico genera anno per anno. 7
  • 8. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: 2.3 La mutualità privata In effetti, la mutualità categoriale obbligatoria nei sistemi bismarckiani altro non fa che applicare il finanziamento a ripartizione, anno per anno, non sul complesso dei redditi, ma sui singoli sottogruppi di redditi individuati a seconda di comparto/settore/categoria. L’insostenibilità della ripartizione, quando utilizzata come criterio esclusivo di finanziamento, si estende tout court anche ai sistemi bismarckiani. E per la stessa ragione arriva a coinvolgere anche le forme di mutualità privata (come le nostre società di mutuo soccorso), con cui gruppi di persone scelgono volontariamente di mettere in comune delle risorse per fare risk sharing. Di fronte a dinamiche di spesa così intense, le organizzazioni di mutualità privata saranno costrette o ad aumentare significativamente i contributi dei partecipanti (anche a titolo di compartecipazione ai costi), o a restringere il novero delle prestazioni, oppure a selezionare (screaming) in maniera più stringente i partecipanti all’ingresso (rimedio in contrasto con la definizione stessa di mutualità). Non è un caso che, scostandosi dallo spirito originario con cui sono sorte nell’Ottocento, molte società di muto soccorso oggi si rivolgano esclusivamente alle fasce dei quadri e dei dirigenti. Fintantoché la mutualità privata si affida, per il finanziamento, ad una ripartizione della spesa sui propri iscritti, emergono le stesse criticità evidenziate per i sistemi pubblici beveridgiani e bismarckiani, con una aggravante: quando la ripartizione si svolge su gruppi piccoli, essa rimane statisticamente più esposta sia all’assottigliarsi del numero degli aderenti in età attiva e contributiva, sia all’aumentare della frequenza e del costo medio delle richieste di prestazioni (la ripartizione delle spese trova le condizioni ideali di funzionamento sui grandi numeri). Se nei prossimi anni il remix di finanziamento della sanità dovesse avvenire con trasferimento di quote dal carico dei sistemi pubblici alla mutualità privata, si rimarrebbe, in realtà, sempre all’interno del criterio a ripartizione, senza superarne le difficoltà strutturali. 8
  • 9. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: 2.4 L’assicurazione privata Non è immune da criticità anche la copertura assicurativa privata, cui spesso in Italia le organizzazioni di mutuo soccorso ricorrono svolgendo funzioni “passacarte”. La logica assicurativa differisce da quella della mutualità per le modalità con cui contribuzioni e prestazioni attese sono poste in connessione tra di loro: la mutualità non ricerca un proporzionamento specifico tra contributi e prestazioni attese (normalmente, si erogano prestazioni sino ad esaurimento delle risorse anno per anno); al contrario, nella copertura assicurativa questa connessione è centrale, e i premi da corrispondere sono dimensionati a seconda delle caratteristiche del singolo (polizza individuale) o di quelle medie della platea (polizza collettiva), oltre che delle tipologie di prestazioni assicurate. A parte questa distinzione (che è comunque sostanziale dal punto di vista dei rapporti con gli iscritti), le assicurazioni gestiscono la loro esposizione finanziaria facendo pooling dei profili di contribuzione/rischio dei loro sottoscrittori (a fronte del pagamento dei premi da parte di tutti, non tutti incorreranno contemporaneamente negli eventi avversi), e mantenendo una base di riserve matematiche investite sui mercati. La proporzione tra pooling e risorse investite è cruciale. Quanto più la copertura assume la forma assicurativa pura (tutto o prevalentemente pooling), tanto più si ricade nelle stesse criticità del finanziamento a ripartizione dei sistemi pubblici, con premi destinati ad aumentare per tenere il passo della spesa sanitaria, assieme alle compartecipazioni e allo screaming. Il pooling assicurativo riproduce, in ambito privatistico e su platee più ristrette, il meccanismo della ripartizione nei sistemi pubblici, con l’aggravante, da un punto di vista della sostenibilità sociale, che gli aumenti dei premi possono variare a seconda della caratteristiche sanitarie soggettive (la differenza rispetto alla mutualità volontaria). È qualcosa cui si sta già assistendo negli Stati Uniti (il Paese in cui la copertura assicurativa è più diffusa), dove i premi delle assicurazioni sanitarie hanno fatto registrare, negli ultimi anni, una dinamica a doppia cifra, 9
  • 10. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: inducendo l’Amministrazione “Obama” a parlare apertamente di insostenibilità del sistema (è del 22 Febbraio 2010 l’Health Insurance Industry Fair Competition Act, H. R. n. 4626). 3. La convergenza dei modelli: ma verso dove? Verso multipillar con quote di accumulazione reale Se sistemi così diversi, pubblici e privati, prestano il fianco agli scenari di crescita della spesa sanitaria, esiste una soluzione? Al di là degli sforzi di efficientamento (organizzazione dei sistemi sanitari nazionali, concorrenza tra provider, concorrenza nel mercato assicurativo, responsabilizzazione dei cittadini fruitori e dei medici prescrittori, etc.), il punto critico appare proprio quello del criterio di finanziamento. Se alla maggior spesa si tenterà di far fronte utilizzando quote crescenti dei redditi prodotti anno per anno dal sistema economico, l’effetto sarà quello di una crescente pressione fiscale e/o contributiva. All’interno dei sistemi pubblici obbligatori tale pressione, evitabile solo nella misura in cui si restringano le prestazioni, porterà con sé effetti distorsivi e depressivi. All’interno dei sistemi privati, è probabile che la pressione crescente si traduca anche in una rinuncia alla copertura, con conseguenze che potrebbero generare maggior spesa in futuro (per la minore attenzione alle cure e l’aggravarsi delle condizioni di salute) e pressioni su altri capitoli del welfare system. Fintantoché il finanziamento sarà ricercato esclusivamente/prevalentemente nella ripartizione (i sistemi pubblici), nella mutualità diretta tra gruppi e nel pooling assicurativo (i sistemi privati), o in pagamenti diretti dei cittadini, trasferimenti di quote delle prestazioni e della domanda 10
  • 11. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: dal pubblico al privato e viceversa non incideranno sulla capacità sistemica di governare le tendenze di spesa. Eppure, apparentemente è proprio questa la tendenza in atto: da una parte, gli Stati Uniti, con il programma “Obama”, si stanno muovendo verso una estensione della copertura pubblica finanziata a ripartizione per sopperire all’insostenibilità economica e sociale delle assicurazioni sanitarie private; dall’altra parte, in Europa sta lentamente maturando il processo opposto, con le difficoltà dei sistemi pubblici beveridgiani e bismarckiani che richiamano l’esigenza di rafforzare la copertura complementare privata (in Italia, i decreti “Turco” e “Sacconi” hanno riproposto il dibattito sullo sviluppo dei fondi sanitari integrativi del Ssn7). In questa convergenza transatlantica verso un sistema sanitario multipilastro maggiormente equilibrato nelle componenti pubbliche e private manca, per adesso, una caratteristica essenziale per ovviare alle criticità del finanziamento basato su ripartizione / mutualità / pooling assicurativo e sovraccarico sui redditi prodotti anno per anno: il finanziamento tramite i frutti di programmi di investimento di lungo termine sui mercati. Laddove i criteri di finanziamento oggi prevalenti utilizzano redditi già prodotti (intervengono ex-post, per dedicare alla finalità sanitaria quote di risorse già prodotte), i programmi di investimento entrano nei processi di generazione delle risorse e le preparano per tempo. Tramite una idonea gestione di portafoglio, i risparmi andrebbero a selezionare le migliori opportunità di rendimento a livello internazionale, potendosi rivolgere anche ai Paesi più giovani, quelli dove le fasce di età attive saranno ancora per molto tempo più numerose di quelle anziane (una sorta di riequilibrio internazionale degli effetti dell’invecchiamento). Diminuirebbe la pressione sugli attivi, si guadagnerebbe base imponibile al Fisco nazionale e, nella misura in cui i risparmi 7 Cfr. F. Pammolli e N.C. Salerno, L’integrazione pubblico-privato nel finanziamento della sanità e della cura alla persona, Quaderno Cerm, n. 3-2010, liberamente disponibile sul sito www.cermlab.it. 11
  • 12. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: trovassero valide opportunità di investimento all’interno, si darebbe impulso alla capitalizzazione dell’economia e alla crescita. Ovviamente l’accumulazione non è una panacea; le mancano alcune proprietà positive e salienti sia della ripartizione (è il canale più adatto alla coesione inter e inter generazionale e alle finalità redistributive8) che della mutualità e della copertura assicurativa (contro grandi eventi avversi, l’accumulazione potrebbe non essere capiente o, se lo è, potrebbe venire in larga parte assorbita). Inoltre, un eccesso di accumulazione reale esporrebbe troppo al rischio di mercato e potrebbe essere esso stesso fonte di instabilità dei mercati (in concomitanza con i flussi di investimento e di disinvestimento9). Queste considerazioni, qui ripercorse in sintesi, lasciano intendere come uno degli aspetti più importanti di quel “territorio di mezzo”, verso cui cominciano ad avvicinarsi i sistemi sanitari dell’Europa e degli Stati Uniti, è proprio il riproporzionamento dei diversi criteri di finanziamento, in un mix che permetta di coglierne gli aspetti positivi e di controbilanciarne quelli negativi. Lungo questa strada, che sia per l’Europa che per gli Stati Uniti implica il rafforzamento del canale di finanziamento ad accumulazione reale, è necessario vagliare a fondo le sinergie e le complementarietà con i fondi pensione, anche gettando da subito le basi di una cornice regolamentare condivisa e, progressivamente nel tempo, coordinata a livello internazionale10. 8 Quantunque obiettivi redistributivi possono esser veicolati anche dal pilastro privato, previa un opportuno disegno delle agevolazioni fiscali (detraibilità vs. deducibilità), un coordinamento completo e organico con il pilastro di base universale e selettivo, e regole di funzionamento che favoriscano la copertura assicurativa collettiva dei rischi maggiori (come la Ltc). 9 Esiste un rischio di overreliance sulla accumulazione reale che è speculare e simmetrico a quello di overreliance sulla ripartizione. 10 Cfr. F. Pammolli e N.C. Salerno, L’integrazione pubblico-privato nel finanziamento della sanità e della cura alla persona, cit.. Qui si descrivono i termini di una proposta di un nuovo strumento, il fondo welfare, che può permettere l’introduzione di quote di accumulazione reale nel finanziamento delle prestazioni sanitarie, farmaceutiche e di assistenza alla persona. Si tratta di un fondo in cui i contributi degli aderenti si accumulano in capitalizzazione reale grazie ad una gestione di portafoglio sui mercati internazionali. I frutti dell’investimento possono essere utilizzati: per coprire le spese di prestazioni 12
  • 13. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: 4. Conclusioni e proposta del Welfare Fund Il «giusto dosaggio» di ripartizione e accumulazione reale sarà l’elemento chiave attorno al quale ruoteranno le riforme del finanziamento della sanità, così come quelle delle pensioni. Dal «giusto dosaggio» delle modalità di finanziamento11 dipenderà anche la possibilità di dare copertura finanziaria agli altri istituti di welfare a carattere redistributivo (famiglia, figli/minori, conciliazione vita-lavoro, accesso/mantenimento casa di abitazione, contrasto povertà, etc.), che non possono prescindere dalla copertura pubblica e dal finanziamento a ripartizione. Se la ripartizione sarà «monopolizzata» dalla sanità, in aggiunta al carico di finanziamento assorbito dalle pensioni, poco o nullo spazio rimarrà per dare copertura agli altri istituti di welfare e agli altri bisogni. Sostenibilità finanziaria e sostenibilità sociale sono intrinsecamente connesse e passano per il crocevia di un multipillar che, nel mix di finanziamento, abbia una sufficiente quota di accumulazione reale delle risorse. non finanziate dal pubblico (extra Lea nella terminologia italiana); per coprire le spese di compartecipazione del privato ai costi delle prestazioni finanziate dal pubblico (nella prospettiva di un sistema pubblico sempre più universale e selettivo); per pagare, anno per anno, i premi di assicurazioni collettive per la copertura delle prestazioni più costose (che non fossero ricomprese nei livelli essenziali), e delle prestazioni di assistenza continuativa per invalidità/inabilità (Ltc). Il montane netto maturato alla fine del programma di investimento a fruibile dal cittadino investitore nella forma di una rendita pensionistica di complemento alla pensione pubblica di base. Le caratteristiche peculiari del fondo welfare sono anche sintetizzate in F. Pammolli e N.C. Salerno, Il pilastro complementare a capitalizzazione: Tredici buona ragioni per i fondi aperti per il welfare, Nota Cerm n. 3-2008. 11 Per il caso italiano, cfr. la ricostruzione normativa e le proposte in F. Pammolli e N.C. Salerno, L’integrazione pubblico-privato nel finanziamento della sanità e della cura alla persona, cit.. A questo contributo si rimanda anche per una trattazione approfondita sul disegno dello strumento, il fondo welfare, che può permettere l’introduzione di quote di accumulazione reale nel finanziamento delle prestazioni sanitarie, farmaceutiche e di assistenza alla persona. Le caratteristiche peculiari del fondo welfare sono anche sintetizzate in F. Pammolli e N.C. Salerno, Il pilastro complementare a capitalizzazione: Tredici buona ragioni per i fondi aperti per il welfare, Nota Cerm n. 3-2008. 13
  • 14. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: In Italia, il dibattito sui limiti del sistema pay-as-you-go si è sviluppato quasi esclusivamente con riguardo alle pensioni. Per le pensioni, anche se il pilastro privato mantiene ancora una dimensione ridotta e non si può certo dire che la fiscalità sia approdata a un assetto trasparente e consolidato, si è raggiunta una sufficiente consapevolezza del problema, ed esistono sia un corpo normativo di riferimento che un’autorità di sorveglianza (la Covip). Per la sanità, la strada è ancora lunga e coinvolge aspetti complessi, sul piano politico e tecnico, come la riorganizzazione federalista dello Stato, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lea), l’individuazione di benchmark per le quantità e i costi unitari delle stesse prestazioni. Eppure, la diversificazione multipilastro ha per la sanità un rilievo ancora più critico, alla luce delle considerazioni svolte in precedente sulle proiezioni di spesa. Nel medio-lungo termine le dinamiche della spesa sanitaria e pensionistica porranno due problematiche diverse: per le pensioni, se i tassi di occupazione non riassorbiranno i gap nei confronti dei Partner Ue, la vita lavorativa non si allungherà e il pilastro privato non riuscirà ad integrare a sufficienza, emergerà una questione di sostenibilità sociale (adeguatezza degli importi con il criterio di calcolo contributivo nozionale a regime); per la sanità si porrà, in maniera drastica, un vero e proprio problema finanziario, di pressioni insostenibili sul bilancio pubblico. Lo sviluppo del pilastro privato porterebbe con sé anche effetti positivi in termini di incentivo al lavoro, alla produttività e al prolungamento della vita attiva, dal momento che, sostenuti dalle agevolazioni fiscali, i risparmi del singolo aderente si accumulerebbero a suo esclusivo vantaggio, con garanzia di piena appropriabilità dei frutti. Da questo punto di vista, il pilastro privato rafforzerebbe le proprietà virtuose delle regole di calcolo 14
  • 15. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: contributive a capitalizzazione nozionale introdotte dalla riforma pensionistica “Dini” del 199512. 4.1 Il Welfare Fund: fondo aperto a capitalizzazione per il finanziamento di sanità e pensioni Per favorire lo sviluppo del canale di finanziamento a capitalizzazione, appare utile riflettere sulla possibilità di una convergenza delle due coperture complementari: quella pensionistica e quella per prestazioni sanitarie e socio-sanitarie (i casi di non autosufficienza). Un tema, questo, che riguarda soprattutto i fondi (pensione e sanitari), che di semplificazione, standardizzazione e massa critica fanno leve importanti nell’abbattimento dei costi. Con una maggiore convergenza tra finalità pensionistiche e finalità sanitarie e socio-sanitarie, si potrebbe mutuare direttamente l’assetto di base dei fondi pensione, completandolo e perfezionandolo. Più precisamente, le tre prestazioni, la pensionistica, la sanitaria e la socio-sanitaria, potrebbero far capo a uno stesso soggetto giuridico, di natura privata, identificabile come fondo aperto a capitalizzazione per il welfare, operante attraverso l’accumulazione finanziaria dei contributi su conti individuali degli aderenti, e collegato con coperture assicurative collettive per i rischi sanitari maggiori e la non autosufficienza. Per inciso, la normativa vigente già permetterebbe che il fondo pensione perseguisse finalità di natura sanitaria / socio-sanitaria attraverso la possibilità di smobilizzo di una percentuale prefissata del capitale in accumulazione e l’inserimento nel patrimonio del fondo di una polizza assicurativa sia per eventi acute che, in particolare, long-term care. 12 Per una discussione sulle proprietà virtuose di un sistema di finanziamento misto (pay as you go e capitalizzazione reale) si può consultare Pammolli-Salerno (2008); “Quale riforma per le pensioni?”, sta in “La riforma del welfare dieci anni dopo la ‘Commissione Onofri’”, libro bianco a cura di Astrid – Fondazione Gorrieri – Irs. 15
  • 16. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: 4.2 I vantaggi del Welfare Fund Dalla convergenza in un unico prodotto di finalità pensionistiche e sanitarie possono discendere diversi vantaggi. Li si ripercorre sinteticamente qui di seguito: 1. L’omogeneizzazione del trattamento fiscale farebbe guadagnare trasparenza ed efficacia al complesso degli incentivi, che oggi sono diversi per la copertura pensionistica e quella sanitaria. Ci si potrebbe concentrare sul disegno della fiscalità per trasmettere incentivi efficaci alle platee più ampie, contenendo la tax expenditure. 2. Sia i fondi sanitari che i fondi pensione fanno oggi appello, “contendendosele”, alle stesse fonti di finanziamento: i contributi dei lavoratori dipendenti e delle imprese sponsor, i contributi dell’aderente indipendentemente dal rapporto di lavoro, il TFR. Il fondo aperto per il welfare canalizzerebbe queste risorse su un unico programma di accumulazione. 3. Il fondo aperto per il welfare aprirebbe possibilità di abbattimenti dei costi di amministrazione e, soprattutto, renderebbe possibile una gestione integrata dei flussi finanziari, in grado di sfruttare i benefici della capitalizzazione composta su orizzonti temporali medio-lunghi, e di attuare un’ampia diversificazione del rischio. 4. Per quanto riguarda l’erogazione delle prestazioni, l’assolvimento delle diverse funzioni potrebbe essere garantito in condizioni di maggiore flessibilità, efficienza ed efficacia: 4.1 Il montante in maturazione all’interno del fondo potrebbe essere smobilizzabile nel corso della vita lavorativa dell’aderente, entro i limiti e per le finalità specificatamente individuate, per far fronte a spese 16
  • 17. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: sanitarie proprie e dei familiari; in particolare, si potrebbe prevedere la disponibilità di una quota annuale del montante a copertura delle compartecipazioni ai costi dei Lea; 4.2 Per le prestazioni acute non incluse nei Lea e che comportano spese elevate, così come per le prestazioni socio-sanitarie non incluse nei Lea, si potrebbero acquisire tra gli asset del fondo coperture assicurative collettive per gli aderenti, pagandone i premi sempre a valere sul montante in accumulazione nei conti individuali. I premi assicurativi del singolo aderente sarebbero finanziati dai frutti dell’accumulazione sul suo conto (restano intatti gli incentivi individuali a massimizzare l’accumulazione di risorse), ma contro i rischi sanitari e socio-sanitari si godrebbe dei vantaggi della copertura collettiva (cfr. punti 5-6-7)13; 4.3 Utilizzando una parte del montante maturato al momento del pensionamento e fruibile una-tantum in forma di capitale, il fondo potrebbe stipulare una polizza sanitaria collettiva di tipo long-term care per tutto il periodo di quiescenza degli aderenti; 13 Le spese sanitarie “minori” (copayment ma anche altre di importo assoluto non elevato non rientranti nei LEA) possono essere direttamente finanziate accedendo ai frutti dell’accumulazione individuale (al montante). Per le spese più grandi (come per la non autosufficienza, ma anche altre non rientranti nei LEA) è indispensabile mantenere la copertura di natura assicurativa, per non indebolire troppo l’accumulazione e non esporre a rischio gli aderenti. Qui si giustifica la connessione tra modello fondo, basato sull’accumulazione di contributi individuali su conti individuali, e l’acquisto di polizze collettive, con premi finanziati a valere sul montante in accumulazione nei singoli conti individuali. È il modello solo assicurativo che non è idoneo a fronteggiare le dinamiche di spesa future, perché, come dimostrano le difficoltà che le compagnie assicurative americane stanno attraversando, finisce col ripresentare in ambito privatistico gli stessi difetti del finanziamento a ripartizione dei sistemi pubblici. Di fronte all’aumento della domanda di prestazioni e della spesa, le assicurazioni tendono a tutelarsi facendo levitare i premi, operando screaming più selettivo (per escludere i soggetti a più elevato rischio o richiedere loro premi più elevati), ricorrendo a compartecipazioni crescenti ai costi delle prestazioni. Un modello che, non solo ha meno capacità, rispetto a quello dei fondi, di riequilibrare il finanziamento pay as you go pubblico con iniezioni di capitalizzazione reale, ma che, se le tendenze restano quelle attuali, si troverà presto di fronte a problemi di sostenibilità finanziaria della stessa natura di quelli oggi coinvolgenti i sistemi sanitari pubblici. 17
  • 18. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: 4.4 Poiché uno degli aspetti ritenuti meno soddisfacenti per i fondi pensione è proprio la rigidità della suddivisione delle prestazioni tra rendita e capitale una tantum, si potrebbe consentire la richiesta di prestazioni più elevate in forma di capitale da parte di coloro che, aderendo alla polizza collettiva long-term care, già onorano parte della funzione previdenziale pura associata alla rendita e non assolta dal capitale; 4.5 Le polizze collettive avrebbero i vantaggi di abbattere i costi di contrattazione individuale per gli aderenti, e di facilitare la gestione dell’esposizione al rischio da parte delle assicurazioni; 4.6 Le polizze collettive, inoltre, ridurrebbero le distorsioni dovute alla selezione avversa da parte degli aderenti (tendono a ricorrere a coperture sanitarie e socio-sanitarie i soggetti più esposti agli eventi avversi), e allo screaming, o addirittura alla mancata offerta del prodotto, da parte delle compagnie assicurative (l’offerta si rivolge preferibilmente ai soggetti meno a rischio); 4.7 Gli effetti virtuosi descritti ai due precedenti punti sarebbero rinforzati se il fondo, pur rimanendo volontario nell’adesione, avesse l’obbligo normativo di acquisire le polizze collettive (una sorta di condizione “doc”, qualificante per l’accesso alle agevolazioni fiscali), perché in tal caso il rischio sanitario / socio-sanitario sarebbe sicuramente diffuso su una platea molto differenziata (quella di tutti coloro che nel contempo stanno costituendo una pensione integrativa); 4.8 Infine, con il fondo aperto per il welfare si realizzerebbe una più forte responsabilizzazione 18
  • 19. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: dell’aderente nei confronti della richiesta di finanziare prestazioni sanitarie: le risorse non utilizzate per finalità sanitarie continuano, infatti, ad accumularsi all’interno del conto di capitalizzazione individuale a formare i benefici per la pensione, riducendo così la possibilità di comportamenti opportunistici di moral hazard. 5. La natura aperta del fondo, da un lato, non impedirebbe l’adesione collettiva, ma sempre volontaria, da parte di interi gruppi (dipendenti di un’impresa, di un settore, di un comparto, etc.); dall’altro, è quella che, assieme alla piena portabilità delle posizioni individuali e alla separazione delle competenze e dei ruoli, permette di mantenere la più alta trasparenza, a tutela dell’aderente e a beneficio della concorrenza e dell’efficienza nei costi. 6. Ai vantaggi elencati se ne può aggiungere un altro. All’interno di una idonea cornice normativa e regolamentare, i fondi welfare avrebbero le caratteristiche adatte per fungere da selettori degli erogatori di prestazioni, incanalando la domanda dei loro iscritti verso i migliori, pubblici o privati che siano. Un meccanismo che, supportato da ampia e certificata informazione sui comportamenti dei fondi, potrebbe divenire presidio non solo di efficienza nei costi, ma anche di qualità. Per non dire che, ponendo in positiva concorrenza erogatori pubblici e privati (senza vincoli di appartenenza o convenzionamento a Regioni o ASL), potrebbe concorrere a ricomporre quel confine tra sfera della politica e sfera della organizzazione sanitaria e della prestazione professionale spesso zona grigia in Italia. 19
  • 20. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: Uno strumento nuovo, come quello qui proposto, necessita sicuramente di un disegno accurato e anche di uno sforzo innovativo da parte dei gestori finanziari e delle compagnie di assicurazione. Tuttavia, la convergenza tra fondi pensione e fondi sanitari può aprire potenzialità importanti nella riforma del finanziamento dei due maggiori capitoli di spesa del welfare. Potrebbe derivarne l’impulso decisivo allo sviluppo di un pilastro di finanziamento ad accumulazione reale, integrandolo con coperture assicurative per prestazioni non Lea che, per loro natura, non possono ricercare il finanziamento solo nei frutti degli investimenti sui mercati che si accumulano in conti individuali. I fondi aperti per il welfare avrebbero il pregio di affiancare al finanziamento pay-as-you-go quello basato sull’accumulazione reale di risorse, mantenendo, attraverso il concorso della fiscalità agevolata e le coperture assicurative collettive collegate, quei principi di solidarietà e coesione che sono alla base del nostro welfare system. Sostenibilità, responsabilizzazione individuale e gestione efficiente dei rischi senza restrizioni di accesso: un pilastro privato “alleato” del pilastro di base e “alleato” delle altre prestazioni del welfare system che, senza un riequilibrio tra ripartizione e accumulazione reale, andranno incontro a crescenti problemi di reperimento delle risorse.. I due argomenti – quello del «ridosaggio» ripartizione-accumulazione e quello del Welfare Fund - meritano un serio approfondimento sia in sede tecnica che politica. E siccome si toccano cambiamenti strutturali comuni a tutti i Paesi ad economia e welfare sviluppati, sarebbe opportuno che il dibattito si svolgesse e si incanalasse ad un livello internazionale o quantomeno europeo, coinvolgendo da subito Ecofin, la Commissione Europea e l’Eiopa, la neocostituita Authority europea per le assicurazioni e i fondi pensione (https://eiopa.europa.eu). 20
  • 21. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: Riferimenti bibliografici Astrid, Gruppo di lavoro sulla sanità, working paper e volume conclusivo (http://www.astrid-online.it/Politiche-/Note-e-con/index.htm e http://www.astrid-online.it/Politiche-/Studi--ric/index.htm) Awg-Ecofin, The impact of ageing populations on public expenditure, 2006 Awg-Ecofin, Ageing Report - 2009 edition, 2009 Awg-Ecofin, The 2012 Ageing Report - Economic and budgetary projections for the 27 EU Member States (2010-2060), edition 2012 Blanchard O., C. Cottarelli, Ten Commandments for Fiscal Adjustment in Advanced Economies, Commandment Five, su iMFdirect, 2010 (http://blog-imfdirect.imf.org/2010/06/24/tencommandments-for- fiscal-adjustment-in-advanced-economies/) CeRM, vari lavori di Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno su sanità, pensioni e welfare system (tutti disponibili on-line su www.cermlab.it) Fmi, Fiscal Monitor, Maggio 2010 Fmi, Long-Term Trends in Public Finances in the G-7 Economies, Fiscal Affairs Department, Settembre 2010 (http://www.imf.org/external/pubs/ft/spn/2010/spn1013.pdf) Kotlikoff L.J., The Healthcare Fix - Universal Insurance for All Americans, The MIT Press, 2007 Lucas R.E., Econometric policy evaluation: a critique, in Brunner, K. e Meltzer, A., The Phillips Curve and Labor Markets, Carnegie- 21
  • 22. ::: BOZZA PER CAPITOLO LIBRO PREVINET ::: Rochester Conference Series on Public Policy, 1, New York, American Elsevier, pp. 19–46, ISBN 0444110070, 1976 (http://www.sciencedirect.com/science/article/B6V8D-4MMGM65- 3/2/1d8e1da5257a13cbfc986753bd2169c3) Ocse, Health data, database online, varie edizioni sino a quella del 2009 Ocse, Projecting OECD health care and long term care expenditures: what are the main drivers?, 2006 Rogoff K., Better red than dead?, su Project Syndicate (http://www.project-syndicate.org/commentary/rogoff33/English), 2007 22