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Il Rendiconto Finanziario
Come costruire il rendiconto Finanziario Aziendale
Emilio
Il rendiconto finanziario
Le condizioni di liquidità di un’impresa vengono valutate, in prima battuta,
impiegando margini e indici.
Gli indici di liquidità e i margini ai quali essi sono correlati si concentrano su
determinate risorse finanziarie che l’impresa è chiamata a governare.
Le quantità-livello nulla dicono sulla natura e consistenza dei flussi che le
hanno originate e modificate. Da qui la necessità, per un sempre più
approfondito esame delle condizioni di solvibilità dell’impresa, di ricostruire,
secondo la logica dei flussi finanziari, i movimenti che hanno determinato
variazioni delle quantità-livello finanziarie
Il rendiconto finanziario
In concreto l’analisi per flussi cerca di mettere in evidenza quali operazioni di
gestione hanno comportato, in un certo intervallo di tempo:
• riduzioni della risorsa finanziaria. Tali operazioni si configurano come
impieghi della risorsa. Esse, quindi, sono all’origine dei fabbisogni
finanziari;
• incrementi della risorsa finanziaria. Tali operazioni si configurano come
fonti della risorsa, quindi come forme di copertura di quei fabbisogni.
Una volta individuati e quantificati, fonti e impieghi della risorsa finanziaria
vengono riepilogati e messi in evidenza mediante la redazione di un
particolare prospetto chiamato rendiconto finanziario.
Il rendiconto finanziario
Un rendiconto dei flussi di disponibilità liquide, se ben strutturato, permette
di conoscere:
• da un lato, la natura e la consistenza dei diversi esborsi monetari richiesti
dallo svolgimento della gestione;
• dall’altro, le specifiche fonti attraverso le quali l’impresa si è procurata i
mezzi monetari per far fronte a fabbisogni finanziari originati da tali
esborsi.
Esso, quindi, meglio di qualunque indice costruito impiegando quantità-livello,
contribuisce a descrivere in senso dinamico l’evoluzione della solvibilità a
breve dell’impresa.
Il rendiconto finanziario
A questo fine, il periodo di tempo preso a riferimento per l’analisi non
corrisponde necessariamente all’anno.
Proprio tenuto conto dell’esigenza di verificare la presenza dell’equilibrio
monetario momento per momento, può essere opportuno svolgere l’analisi
utilizzando anche bilanci infrannuali, redatti a brevi intervalli di tempo.
Analogamente, i dati di bilancio da utilizzare non sono solamente quelli dei
bilanci consuntivi. Avvalendosi di bilanci preventivi, è possibile comprendere
la formazione del fabbisogno finanziario suscitato dai programmi di gestione e
definire le forme di copertura più opportune di tale fabbisogno.
Il rendiconto finanziario
Le aree di gestione intorno a cui sviluppare l’analisi dei flussi finanziari sono
le stesse che hanno animato la riclassificazione dello Stato Patrimoniale e del
Conto Economico, ossia:
• area della gestione operativa. Questa, a sua volta, si articola in gestione
operativa corrente e gestione operativa strutturale;
• area della gestione finanziaria, all’interno della quale è utile distinguere fra
gestione finanziaria passiva e gestione finanziaria attiva.
Il rendiconto finanziario
Alla luce di quanto richiamato, i flussi finanziari generati dalla gestione
operativa possono essere suddivisi fra:
• flussi della gestione operativa corrente;
• flussi della gestione operativa strutturale.
Ai fini delle analisi dei flussi monetari, l’area della gestione finanziaria
passiva può essere intesa in senso ampio, come gestione delle diverse fonti di
capitali finanziari negoziati sia con vincolo di debito che con vincolo di pieno
rischio. In questo senso, essa viene a comprendere anche le operazioni che
riguardano il capitale netto visto nelle sue componenti ideali (capitale sociale,
riserve, utili).
Il rendiconto finanziario
Metodo diretto o indiretto?
L’esame del flusso di cassa operativo corrente e dei principali problemi che si
incontrano nella sua determinazione può essere condotto adottando due
metodi:
• metodo diretto o dall’alto;
• metodo indiretto o dal basso.
Metodo diretto
Il metodo diretto prende le mosse dai valori che si trovano nella parte alta del
Conto Economico riclassificato. Esso si basa sulla contrapposizione fra ricavi e
costi generati dal ciclo operativo, debitamente corretti per ricondurli da una
logica di competenza economica a una di competenza monetaria. Le correzioni
riguardano:
• i ricavi delle vendite che vengono rettificati in relazione alla variazione
intervenuta, fra l’inizio e la fine dell’esercizio, nell’ammontare dei crediti
verso clienti;
• i costi operativi di derivazione monetaria, ossia costi per acquisti di
materiali, merci e simili, costi per servizi e costi per il personale, i quali
vengono rettificati in relazione alla variazione intervenuta, fra l’inizio e la
fine dell’esercizio, nell’ammontare dei debiti verso fornitori e delle scorte di
magazzino. Ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti, in quanto costi
non di derivazione numeraria, vengono scartati.
Metodo indiretto
Il metodo indiretto muove dalla parte bassa o dalla parte alta dell’area
operativa del Conto Economico. Esso prende le mosse dal REDDITO
OPERATIVO, il margine netto dell’area operativa; risalendo verso l’alto, al
REDDITO OPERATIVO vengono sommati i valori degli ammortamenti e
svalutazioni e sottratto l’importo di eventuali perdite su crediti. Il valore così
ottenuto, infine, viene corretto con la variazione intervenuta, fra l’inizio e la
fine dell’esercizio, nell’ammontare del CCNc.
Metodo diretto o indiretto?
Indubbiamente il metodo diretto e più immediatamente comprensibile. Esso
nasce dalla contrapposizione fra entrate e uscite monetarie quali derivano dai
ricavi di vendita e dai costi di produzione dell’impresa. E’, dunque, logico che
la differenza fra questi valori misuri il saldo (flusso) di cassa derivante dalle
attività del ciclo operativo.
Meno immediato, invece, e capire che procedendo indirettamente, ossia
risommando al REDDITO OPERATIVO i costi di derivazione non monetaria
(come gli ammortamenti materiali) e correggendo il risultato cosi ottenuto con
la variazione di un margine patrimoniale (il CCNc), si perviene a un analogo
risultato.
Perchè, dunque, ricostruire in modo indiretto il flusso di cassa corrente? Si
ottengono forse dei vantaggi?
Metodo diretto o indiretto?
Il primo, più elementare, ma non per questo trascurabile, vantaggio e
rappresentato dalla maggior rapidità e facilità di calcolo. Una volta
predisposti lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico riclassificati, infatti, il
calcolo del flusso corrente è immediato.
Il sistema dei valori nei quali si articola il flusso di cassa operativo corrente,
ottenuto per via indiretta, consente di apprezzare separatamente l’influsso
esercitato sui risultati monetari dell’impresa da quattro grandezze:
• l’autofinanziamento;
• le imposte;
• il CCNc;
• i fondi rischi e oneri.
Ciascuna di queste grandezze riflette specifiche condizioni interne d’azienda e
esterne d’ambiente che caratterizzano la gestione dell’impresa.
Metodo diretto o indiretto?
• l’autofinanziamento esprime la capacità potenziale dell’impresa di generare
risorse monetarie attraverso le attività del ciclo operativo. Esso dipende dai
volumi di attività e dai margini reddituali, ossia dallo scarto tra prezzi-
ricavo e prezzi-costo che la gestione dell’impresa riesce a conseguire;
• le imposte, invece, mettono in evidenza, oltre che le condizioni fiscali del
paese in cui l’impresa opera, le ricadute monetarie delle politiche di tax
planning adottate dagli amministratori;
• quanto al CCNc, esso riflette le politiche commerciali praticate o subite
dall’impresa. Si tratta delle scelte in materia di: dilazione concesse ai clienti;
costituzione delle scorte di magazzino; dilazioni ottenute/imposte dai/ai
fornitori.
• i fondi rischi e oneri, questi dipendono prevalentemente da: le regole dettate
dalla normativa in tema di bilancio e dai principi contabili; le politiche di
autoassicurazione adottate, nel rispetto delle suddette regole, dagli
amministratori.
Metodo diretto o indiretto?
Il riferimento ai driver diventa la premessa per una lettura qualitativa del
flusso di cassa corrente, separando il motore monetario della gestione
(l’autofinanziamento lordo), di cui e possibile apprezzare la potenza, dalle
ricadute della pianificazione fiscale (l’autofinanziamento netto), dagli effetti
delle condizioni commerciali di svolgimento del ciclo (il CCNc) e dalle politiche
adottate per fronteggiare rischi ed eventi di futura manifestazione (i fondi).
Metodo diretto o indiretto?
La gestione operativa corrente
Il punto di partenza del rendiconto finanziario è rappresentato dall’ambito
corrente della gestione operativa.
Come sul piano economico è alla gestione operativa corrente che spetta
produrre reddito, così sul piano finanziario è da questo ambito di gestione che
devono provenire le disponibilità di mezzi monetari da impiegare per far
fronte ai diversi impegni di pagamento suscitati dalle altre attività della
gestione aziendale.
Si pensi, ad esempio, all’acquisto di nuovi impianti, al rimborso dei debiti, alla
corresponsione di dividendi.
La gestione operativa corrente
Per valutare le condizioni di equilibrio finanziario della gestione è, dunque,
indispensabile misurare il flusso di cassa operativo corrente, ossia
comprendere se le attività che animano il ciclo operativo determinano, nel loro
complesso, un avanzo di cassa o un fabbisogno monetario.
A questo fine occorre, anzitutto, procedere a quantificare il margine operativo
lordo (MOL o EBITDA, come spesso viene identificata questa grandezza nel
linguaggio internazionale).
La gestione operativa corrente
Il ruolo del MOL nel calcolo del flusso di cassa corrente può essere compreso
avvalendosi di un semplice esempio. Al termine del suo primo esercizio di
attività, l'impresa Alfa presenti i seguenti valori di reddito operativo:
• Ricavi 1.000
• Costi 700 (di cui 100 per ammortamenti e accantonamenti)
• Reddito operativo 300
Si supponga, inoltre, che l’impresa negozi solo in contanti e non costituisca
scorte di magazzino. (i crediti verso clienti alla fine dell’esercizio saranno pari
a zero, come pure zero saranno le scorte di magazzino e i debiti verso fornitori)
La gestione operativa corrente
• Infatti, in assenza di quote di fatturato ancora da riscuotere dai clienti
(crediti verso clienti = 0) , tutti i ricavi si sono trasformati in entrate;
• in mancanza di scorte (scorte di magazzino = 0) tutte le merci acquistate
sono state vendute;
• non esistendo debiti verso fornitori (debiti verso fornitori = 0),tutti gli
acquisti risultano pagati, come pure interamente pagati sono gli stipendi e
gli altri costi per servizi;
• l'ammortamento, le svalutazioni e gli altri accantonamenti operativi vengono
esclusi dal calcolo perchè evidentemente non corrispondono a uscite
monetarie.
La gestione operativa corrente
A questo punto, il significato finanziario del MOL è di immediata evidenza.
In quanto differenza fra ricavi e costi di derivazione monetaria, esso
corrisponde al saldo monetario generato dalle operazioni di acquisto-
trasformazione-vendita.
Come tale, dunque, il MOL e espressione di sintesi del flusso di cassa
potenziale generato dalla gestione operativa corrente.
Nella misura in cui, invece, esistono ricavi negoziati a credito, costi a
pagamento differito e si procede alla costituzione di scorte le cose cambiano.
La gestione operativa corrente
Riprendiamo l’esempio precedente e si supponga che al termine del primo
esercizio di gestione si abbiano:
• crediti verso clienti pari a 300;
• rimanenze finali di merci pari a 150;
• debiti verso fornitori pari a 100.
Ricalcoliamo, ora, il flusso di cassa seguendo, il procedimento diretto, entrate
meno uscite.
Il Capitale Circolante Netto
Commerciale
Gli elementi che fanno la differenza fra flusso potenziale e flusso reale sono gli
investimenti in crediti e in scorte di magazzino, al netto del finanziamento
indiretto accordato dai fornitori.
Questi elementi configurano il Capitale Circolante Netto Commerciale
(CCNc).
Il ruolo esercitato da questa grandezza tipicamente patrimoniale, nella
determinazione del flusso di cassa, è agevolmente comprensibile solo che si
rifletta sul suo significato finanziario.
Il Capitale Circolante Netto
Commerciale
Crediti verso clienti e scorte di magazzino, infatti, rappresentano tipiche
attività legate al ciclo operativo. Esse esprimono gli investimenti suscitati
specificamente dallo svolgimento della gestione operativa corrente.
In quanto attività, ossia impieghi di capitale in attesa di essere recuperati,
clienti e scorte misurano con il loro valore la consistenza del fabbisogno
finanziario lordo del ciclo, il fabbisogno finanziario, cioè, che si manifesta
indipendentemente dalle fonti utilizzate per coprire tale fabbisogno.
Di contro, i debiti verso fornitori indicano in che misura il fabbisogno lordo si
riduce grazie alle dilazioni di pagamento ottenute dai fornitori e simili. Nella
misura in cui i fornitori consentono di “non pagare” i fattori impiegati nel
ciclo, il capitale impiegato in esso, e quindi il correlato fabbisogno finanziario
effettivamente da affrontare, si riduce.
Il Capitale Circolante Netto
Commerciale
In questo senso il CCNc, quale differenza fra attività e passività legate al ciclo
operativo, non può che esprimere il fabbisogno finanziario netto generato dallo
svolgimento del processo di acquisto-trasformazione-vendita.
In quanto espressione di un fabbisogno finanziario, il CCNc opera, in
sostanza, come un filtro fra il flusso di cassa potenziale e quello reale.
Un’espansione del CCNc assorbe la liquidità potenziale dell’impresa e, quindi,
va a ridurre il flusso di cassa potenzialmente disponibile
Una contrazione del CCNc genera liquidità e, quindi, va ad aggiungersi alla
liquidità potenziale generata nell’esercizio dal ciclo operativo.
Flusso di cassa operativo corrente
Flusso di cassa operativo corrente
La combinazione “MOL - Δ CCNc” aiuta a spiegare la gran parte del flusso di
cassa operativo corrente. Tuttavia, se vogliamo determinare correttamente il
profilo monetario della gestione operativa corrente, occorre mettere alcuni
“puntini sulle i”.
In particolare, dobbiamo considerare con piu attenzione i seguenti problemi:
• l’accantonamento per trattamento fine rapporto;
• gli accantonamenti a fondi rischi e oneri
• la svalutazione dei crediti commerciali
• l’effetto delle imposte e dei debiti tributari.
Accantonamento TFR
Il MOL e al netto dei costi riconducibili al fattore “lavoro”; quindi, e al netto
anche dell’accantonamento a TFR, che del costo del lavoro, di fatto, e parte
integrante.
Cosi facendo, l’accantonamento a TFR viene considerato come un costo
monetario.
L’interpretazione della variazione del fondo TFR o, più propriamente, del
debito verso dipendenti per TFR e la seguente:
• se la variazione del fondo è pari all’accantonamento operato, ciò significa che
il fondo non è stato utilizzato e quindi non ci sono stati esborsi monetari.
• se la variazione è inferiore all’accantonamento, ciò significa che il fondo è
stato utilizzato con riflessi sulla cassa.
Accantonamento TFR
• Per chiarire il concetto si consideri la seguente esemplificazione numerica.
Supponendo di avere:
• ricavi 1000;
• costi 700 di cui 100 per ammortamenti e altri accantonamenti e 50 per
accantonamento a TFR;
• il MOL sia pari a 400;
• il CCNc si incrementi di 30.
Formuliamo, ora, delle ipotesi circa la variazione del fondo TFR fra l’inizio e la fine
dell’esercizio:
• ipotesi 1): il fondo subisce un incremento di 50;
• ipotesi 2): il fondo subisce un incremento di 40.
Accantonamento TFR
L’effetto del TFR sul flusso di cassa operativo corrente poteva essere
quantificato anche procedendo in modo diverso. Si poteva, infatti, aggiungere
al MOL l’intera consistenza dell’accantonamento a TFR, considerando tale
accantonamento alla stregua degli altri costi non monetari, come ad esempio
l’ammortamento.
Tuttavia, lasciare il MOL al netto dell’accantonamento TFR ha una precisa
motivazione logica. Infatti, l’accantonamento a TFR si configura come un vero
a proprio costo a esborso monetario differito, correlato a una posizione
debitoria dell’impresa verso i dipendenti.
Pertanto, mantenere il MOL al netto dell’accantonamento TFR e al lordo degli
ammortamenti consente di configurare il MOL come espressione di un vero e
proprio autofinanziamento, ossia di risorse finanziarie prodotte
autonomamente dall’impresa e non gravate da debiti verso nessuno.
Accantonamento fondi rischi e oneri
Alla luce dell’obiettivo di quantificare l’ammontare dell’autofinanziamento
dell’impresa, è chiaro in che modo trattare tutti gli accantonamenti per rischi
e oneri contabilizzati nel Conto Economico e i correlati fondi presenti nello
Stato Patrimoniale.
Tutti i costi per accantonamento rilevati a Conto Economico devono essere
sottratti dall’importo del MOL.
Per quanto riguarda i Fondi, invece, bisogna distinguere fra:
• quelli già considerati nel calcolo del CCNc. Per questi non occorre una
specifica evidenziazione, poichè la loro variazione è già considerata
all’interno della variazione del CCNc e, quindi, partecipa al calcolo del flusso
di cassa;
• quelli non considerati nel calcolo del CCNc. Questi devono essere
esplicitamente inseriti nel flusso di cassa, aggiungendo la loro variazione in
una apposita voce dello schema di rendiconto.
Accantonamento fondi rischi e oneri
Alla luce dell’obiettivo di quantificare l’ammontare dell’autofinanziamento
dell’impresa, è chiaro in che modo trattare tutti gli accantonamenti per rischi
e oneri contabilizzati nel Conto Economico e i correlati fondi presenti nello
Stato Patrimoniale.
Tutti i costi per accantonamento rilevati a Conto Economico devono essere
sottratti dall’importo del MOL.
Per quanto riguarda i Fondi, invece, bisogna distinguere fra:
• quelli già considerati nel calcolo del CCNc. Per questi non occorre una
specifica evidenziazione, poichè la loro variazione è già considerata
all’interno della variazione del CCNc e, quindi, partecipa al calcolo del flusso
di cassa;
• quelli non considerati nel calcolo del CCNc. Questi devono essere
esplicitamente inseriti nel flusso di cassa, aggiungendo la loro variazione in
una apposita voce dello schema di rendiconto.
Svalutazione dei crediti commerciali
Fra le svalutazioni rientra anche quella relativa ai crediti commerciali. Le
svalutazioni, infatti, non rappresentano costi di derivazione monetaria.
Questa circostanza, apparentemente innocua, può creare seri problemi di
calcolo.
Si supponga, al termine del primo esercizio di attività, di avere la seguente
situazione:
• ricavi di vendita 1000;
• costi per personale e merci 600; ammortamenti 90; svalutazione crediti 10;
• risultato operativo 300;
• il CCNc alla fine dell’esercizio è composto da:
 clienti 100;
 fondo svalutazione crediti 10.
Svalutazione dei crediti commerciali
• A ben vedere, l’effetto dell’accantonamento e conteggiato due volte nel calcolo
del flusso di cassa:
• una prima volta accrescendo il valore dell’autofinanziamento. Infatti, il MOL
di 400 corrisponde a: risultato operativo 300, più ammortamenti (90), più
svalutazione crediti (10);
• una seconda volta riducendo l’incremento del CCNc e, quindi, l’assorbimento
di cassa da esso esercitato. L’incremento del CCNc infatti, al netto del fondo
svalutazione, e di 90; se non avessimo conteggiato il fondo, l’incremento
sarebbe stato di 100.
Se non si escludono dall’autofinanziamento le svalutazioni che interessano
componenti del circolante, il flusso del ciclo operativo viene erroneamente
aumentato.
Imposte e debiti tributari
• Il flusso di cassa operativo corrente può essere calcolato:
• al lordo delle imposte;
• al netto delle imposte.
Indubbiamente, individuare le imposte relative ai soli risultati del ciclo
operativo è assai difficile. Tuttavia, poichè la maggior parte del reddito nasce
proprio dal ciclo operativo, è plausibile attribuire tutte le imposte all’ambito
corrente della gestione operativa.
Cosi facendo, si vengono a configurare, in seno al calcolo del flusso di cassa
operativo corrente, due valori di autofinanziamento:
• autofinanziamento lordo;
• autofinanziamento netto.
Imposte e debiti tributari
REDDITO OPERATIVO
+ ammortamenti
+ svalutazioni (escluse quelle che riguardano componenti del CCNc)
= autofinanziamento lordo (MOL)
- imposte dell’esercizio
= autofinanziamento netto
- Δ CCNc
+ Δ fondo TFR e altri fondi rischi e oneri non ricompresi nel CCNc
= flusso di cassa operativo corrente
Free cash flow from operation
Dopo aver determinato i movimenti monetari dovuti alla gestione operativa
corrente, si passa a considerare i movimenti di moneta derivanti dalla
gestione operativa strutturale.
La gestione operativa strutturale è rappresentata dal complesso delle
operazioni attraverso le quali viene predisposto, conservato e sviluppato
l’apparato produttivo dell’impresa. Si tratta, dunque, di operazioni di acquisto
(e dismissione) di fabbricati, impianti, macchinari, ma anche brevetti, know
how, ecc.
• acquisizioni di immobilizzazioni materiali e immateriali, le quali causano
uscite di moneta;
• dismissioni di immobilizzazioni materiali e immateriali, le quali generano
entrate di moneta.
Free cash flow from operation
Dalla gestione operativa strutturale, in conclusione, può derivare un
disavanzo (ossia un fabbisogno) o (più raramente) un avanzo netto di cassa.
L’importo di tale saldo viene comunemente indicato con il termine capex
(capital expenditure).
Determinato il capex, si è in grado di calcolare il flusso di cassa complessivo
della gestione operativa. Esso si ottiene sommando l’avanzo (o il disavanzo) di
cassa della gestione operativa corrente con il disavanzo (o l’avanzo) di cassa
della gestione operativa strutturale.
Il risultato monetario complessivo della gestione operativa viene
comunemente indicato come free cash flow from operations.
Free cash flow from operation
Il segno del free cash flow può essere:
• positivo, nel qual caso esso misura l’ammontare di mezzi monetari a
disposizione dell’impresa per far fronte agli impegni di pagamento derivanti
da altre operazioni di gestione;
• negativo, nel qual caso si configura un fabbisogno monetario operativo. Il
fabbisogno finanziario operativo indica l’ammontare dei mezzi monetari
necessari per realizzare gli investimenti collegati ai piani di consolidamento
e sviluppo nelle arene competitive prescelte. Tali mezzi monetari dovranno
essere raccolti attraverso operazioni svolte nell’ambito della gestione
finanziaria.
Free cash flow operativo
Il calcolo del Capex
L’acquisto o la vendita di immobilizzazioni, nel bilancio, produce due effetti:
• un effetto patrimoniale, evidenziato nello Stato Patrimoniale dalla
variazione (positiva o negativa) delle immobilizzazioni materiali ed
immateriali;
• un eventuale effetto reddituale, che emerge in Conto Economico per la
presenza di plusvalenze o minusvalenze realizzate in seguito alla cessione
delle immobilizzazioni.
Il calcolo dei flussi monetari originati dalla gestione operativa strutturale
richiede, quindi, la determinazione dei:
• flussi patrimoniali, originati dalla vendita e dall’acquisto di
immobilizzazioni;
• flussi reddituali, espressi da plusvalenze o minusvalenze da cessione.
Il calcolo del Capex
Considerando il ruolo del capex nel calcolo complessivo del flusso di cassa, si
comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti:
• gli incrementi devono essere accompagnati dal segno meno, poiché
rappresentano entrate nette;
• i decrementi, dal segno più, in quanto corrispondono a entrate nette.
La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che
deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di
flusso monetario.
Il calcolo del Capex
I flussi di cassa della gestione
finanziaria attiva
Esaurita la gestione operativa, l’attenzione si sposta sulla gestione
finanziaria. L’esame dei movimenti di quest’area della gestione viene compiuto
sulla scorta della distinzione fra:
• gestione finanziaria attiva;
• gestione finanziaria passiva.
La gestione finanziaria attiva può produrre:
• entrate monetarie;
• uscite monetarie.
I flussi di cassa della gestione
finanziaria attiva
Le entrate sono associate a operazioni di:
• incasso di dividendi, cedole e simili;
• vendita di attività finanziarie. La vendita di attività finanziarie è segnalata
da decrementi nei conti accesi alle immobilizzazioni finanziarie o alle
attività iscritte fra i valori dell’attivo circolante.
Le uscite sono associate a operazioni di:
• acquisto diritti d’opzione, pagamento ratei interessi e simili;
• acquisto di attività finanziarie. L’acquisto di attività finanziarie è segnalato
da incrementi nei conti accesi alle immobilizzazioni finanziarie o alle attività
iscritte fra i valori dell’attivo circolante.
I flussi di cassa della gestione
finanziaria attiva
Ai fini di un corretto calcolo delle variazioni monetarie derivanti dalla gestione
finanziaria attiva occorre procedere in modo analogo alla gestione operativa
strutturale. In questo senso, il calcolo dei flussi monetari originati dalla
gestione finanziaria attiva richiede, quindi, la determinazione dei:
• flussi patrimoniali, originati dalla vendita e dall’acquisto di attività
finanziarie;
• flussi reddituali, espressi da plusvalenze o minusvalenze da cessione, ma
anche dai proventi e dalle perdite derivanti dalla gestione delle attività
finanziarie possedute.
I flussi di cassa della gestione
finanziaria attiva
Una differenza positiva segnala acquisizioni nette di attività; una differenza
negativa, vendite nette.
Considerando il ruolo della gestione finanziaria attiva nel calcolo complessivo
del flusso di cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti:
• le differenze positive devono essere accompagnate dal segno meno;
• le differenze negative, dal segno più.
La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che
deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di
flusso monetario.
I flussi di cassa della gestione
finanziaria attiva
Il flusso della gestione dei debiti
finanziari
La gestione dei debiti finanziari si articola in due momenti distinti: la raccolta
e la restituzione del capitale di credito; il primo momento determina entrate
monetarie, il secondo uscite.
In via generale, la gestione del debito genera, in bilancio, due effetti:
• un effetto patrimoniale, evidenziato nello Stato Patrimoniale dalla
variazione dell’indebitamento netto;
• un effetto reddituale, che emerge in Conto Economico con la presenza di
oneri finanziari e altri costi legati ai rapporti con i terzi finanziatori, come,
ad esempio, oneri per servizi bancari.
Il servizio del debito riguarda le variazioni di debiti e medio-lungo termine, e
comunque di tutti i debiti che sono stati esclusi dalla liquidità netta.
Il flusso della gestione dei debiti
finanziari
Per rappresentare le uscite relative al servizio del debito separatamente dalle
entrate derivanti dall’accensione di nuovi debiti occorrono informazioni
dettagliate.
In mancanza di informazioni di dettaglio non è, però, possibile distinguere
flussi di restituzione da flussi della raccolta. La conseguenza è la
determinazione di un flusso netto dell’indebitamento finanziario.
Muovendosi in questa prospettiva, la ricostruzione del flusso netto
dell’indebitamento finanziario prende le mosse dal calcolo della differenza fra
la consistenza del valore contabile del debito finanziario espresso nello Stato
Patrimoniale alla fine e all’inizio del periodo osservato.
Il flusso della gestione dei debiti
finanziari
Una differenza positiva segnala accensioni (nette) di nuovi debiti; una
differenza negativa, rimborsi (netti).
Considerando il ruolo di queste variazioni nel calcolo complessivo del flusso di
cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti:
• gli incrementi di indebitamento devono essere accompagnati dal segno più,
poiché corrispondono a entrate nette;
• i decrementi, dal segno meno, in quanto rappresentano uscite nette.
La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che
deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di
flusso monetario.
Il flusso della gestione dei debiti
finanziari
Il flusso della gestione del capitale di
rischio
Assumendo una visione allargata della gestione finanziaria, ossia
considerando accanto a quelle sul capitale di credito anche le operazioni sul
capitale di rischio, ulteriori uscite ed entrate monetarie si possono manifestare
in corrispondenza a:
• aumenti di capitale sociale;
• riduzioni di capitale sociale;
• distribuzioni di utili;
• distribuzioni di riserve.
Il flusso della gestione del capitale di
rischio
Anche per i movimenti monetari del capitale di rischio vale quanto detto per i
movimenti monetari del capitale di credito e, cioè, che ai fini di costruire un
rendiconto finanziario con un forte contenuto informativo è opportuno tenere
distinti i due ordini di flussi monetari.
I flussi finanziari derivanti dalla gestione del capitale di rischio sono, in
genere, meno articolati di quelli relativi all’indebitamento. L’esame del
prospetto dei movimenti del patrimonio netto consente di solito di evidenziare
separatamente i flussi in entrata da quelli in uscita.
In mancanza di questa documentazione o laddove si voglia sveltire e
semplificare il calcolo, il flusso della gestione del capitale netto viene
rappresentato complessivamente, individuando un flusso finanziario netto.
Il flusso della gestione del capitale di
rischio
Una differenza positiva segnala incrementi (netti) di capitale di rischio; una
differenza negativa, riduzioni (nette).
Considerando il ruolo di queste variazioni nel calcolo complessivo del flusso di
cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti:
• gli incrementi di equity devono essere accompagnati dal segno più, poiché
corrispondono a entrate nette;
• i decrementi, dal segno meno, in quanto rappresentano uscite nette.
La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che
deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di
flusso monetario.
Il flusso della gestione del capitale di
rischio
Il flusso di cassa complessivo
Il flusso di cassa complessivo, che risulta dopo aver considerato anche gli
esborsi relativi al servizio del capitale netto, può essere:
• positivo, nel qual caso si parla di flusso di cassa disponibile o discrezionale.
Il flusso di cassa discrezionale indica l’ammontare di mezzi monetari netti a
disposizione dell’impresa per gli usi più diversi. Esso corrisponde a un
incremento netto di disponibilità liquide registrato nel periodo di
riferimento;
• negativo, nel qual caso si configura un fabbisogno finanziario complessivo
della gestione. Il fabbisogno finanziario complessivo non si presenta, però,
come un’entità indistinta. Grazie al percorso di analisi seguito, infatti, è
possibile conoscerne la composizione qualitativa, individuando in che misura
le diverse aree di gestione (operativa, finanziaria attiva, finanziaria passiva)
hanno contribuito alla sua formazione.
Il flusso di cassa complessivo
Il flusso di cassa complessivo
Bibliografia
*L’analisi di Bilancio, F.Giunta e M.Pisani
*Il controllo della liquidità nelle PMI, F.Manca
*Cash Management e Gestione Tesoreria, il sole 24ore
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Il rendiconto finanziario: costruzione ed analisi

  • 1. Il Rendiconto Finanziario Come costruire il rendiconto Finanziario Aziendale Emilio
  • 2. Il rendiconto finanziario Le condizioni di liquidità di un’impresa vengono valutate, in prima battuta, impiegando margini e indici. Gli indici di liquidità e i margini ai quali essi sono correlati si concentrano su determinate risorse finanziarie che l’impresa è chiamata a governare. Le quantità-livello nulla dicono sulla natura e consistenza dei flussi che le hanno originate e modificate. Da qui la necessità, per un sempre più approfondito esame delle condizioni di solvibilità dell’impresa, di ricostruire, secondo la logica dei flussi finanziari, i movimenti che hanno determinato variazioni delle quantità-livello finanziarie
  • 3. Il rendiconto finanziario In concreto l’analisi per flussi cerca di mettere in evidenza quali operazioni di gestione hanno comportato, in un certo intervallo di tempo: • riduzioni della risorsa finanziaria. Tali operazioni si configurano come impieghi della risorsa. Esse, quindi, sono all’origine dei fabbisogni finanziari; • incrementi della risorsa finanziaria. Tali operazioni si configurano come fonti della risorsa, quindi come forme di copertura di quei fabbisogni. Una volta individuati e quantificati, fonti e impieghi della risorsa finanziaria vengono riepilogati e messi in evidenza mediante la redazione di un particolare prospetto chiamato rendiconto finanziario.
  • 4. Il rendiconto finanziario Un rendiconto dei flussi di disponibilità liquide, se ben strutturato, permette di conoscere: • da un lato, la natura e la consistenza dei diversi esborsi monetari richiesti dallo svolgimento della gestione; • dall’altro, le specifiche fonti attraverso le quali l’impresa si è procurata i mezzi monetari per far fronte a fabbisogni finanziari originati da tali esborsi. Esso, quindi, meglio di qualunque indice costruito impiegando quantità-livello, contribuisce a descrivere in senso dinamico l’evoluzione della solvibilità a breve dell’impresa.
  • 5. Il rendiconto finanziario A questo fine, il periodo di tempo preso a riferimento per l’analisi non corrisponde necessariamente all’anno. Proprio tenuto conto dell’esigenza di verificare la presenza dell’equilibrio monetario momento per momento, può essere opportuno svolgere l’analisi utilizzando anche bilanci infrannuali, redatti a brevi intervalli di tempo. Analogamente, i dati di bilancio da utilizzare non sono solamente quelli dei bilanci consuntivi. Avvalendosi di bilanci preventivi, è possibile comprendere la formazione del fabbisogno finanziario suscitato dai programmi di gestione e definire le forme di copertura più opportune di tale fabbisogno.
  • 6. Il rendiconto finanziario Le aree di gestione intorno a cui sviluppare l’analisi dei flussi finanziari sono le stesse che hanno animato la riclassificazione dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico, ossia: • area della gestione operativa. Questa, a sua volta, si articola in gestione operativa corrente e gestione operativa strutturale; • area della gestione finanziaria, all’interno della quale è utile distinguere fra gestione finanziaria passiva e gestione finanziaria attiva.
  • 7. Il rendiconto finanziario Alla luce di quanto richiamato, i flussi finanziari generati dalla gestione operativa possono essere suddivisi fra: • flussi della gestione operativa corrente; • flussi della gestione operativa strutturale. Ai fini delle analisi dei flussi monetari, l’area della gestione finanziaria passiva può essere intesa in senso ampio, come gestione delle diverse fonti di capitali finanziari negoziati sia con vincolo di debito che con vincolo di pieno rischio. In questo senso, essa viene a comprendere anche le operazioni che riguardano il capitale netto visto nelle sue componenti ideali (capitale sociale, riserve, utili).
  • 9. Metodo diretto o indiretto? L’esame del flusso di cassa operativo corrente e dei principali problemi che si incontrano nella sua determinazione può essere condotto adottando due metodi: • metodo diretto o dall’alto; • metodo indiretto o dal basso.
  • 10. Metodo diretto Il metodo diretto prende le mosse dai valori che si trovano nella parte alta del Conto Economico riclassificato. Esso si basa sulla contrapposizione fra ricavi e costi generati dal ciclo operativo, debitamente corretti per ricondurli da una logica di competenza economica a una di competenza monetaria. Le correzioni riguardano: • i ricavi delle vendite che vengono rettificati in relazione alla variazione intervenuta, fra l’inizio e la fine dell’esercizio, nell’ammontare dei crediti verso clienti; • i costi operativi di derivazione monetaria, ossia costi per acquisti di materiali, merci e simili, costi per servizi e costi per il personale, i quali vengono rettificati in relazione alla variazione intervenuta, fra l’inizio e la fine dell’esercizio, nell’ammontare dei debiti verso fornitori e delle scorte di magazzino. Ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti, in quanto costi non di derivazione numeraria, vengono scartati.
  • 11. Metodo indiretto Il metodo indiretto muove dalla parte bassa o dalla parte alta dell’area operativa del Conto Economico. Esso prende le mosse dal REDDITO OPERATIVO, il margine netto dell’area operativa; risalendo verso l’alto, al REDDITO OPERATIVO vengono sommati i valori degli ammortamenti e svalutazioni e sottratto l’importo di eventuali perdite su crediti. Il valore così ottenuto, infine, viene corretto con la variazione intervenuta, fra l’inizio e la fine dell’esercizio, nell’ammontare del CCNc.
  • 12. Metodo diretto o indiretto? Indubbiamente il metodo diretto e più immediatamente comprensibile. Esso nasce dalla contrapposizione fra entrate e uscite monetarie quali derivano dai ricavi di vendita e dai costi di produzione dell’impresa. E’, dunque, logico che la differenza fra questi valori misuri il saldo (flusso) di cassa derivante dalle attività del ciclo operativo. Meno immediato, invece, e capire che procedendo indirettamente, ossia risommando al REDDITO OPERATIVO i costi di derivazione non monetaria (come gli ammortamenti materiali) e correggendo il risultato cosi ottenuto con la variazione di un margine patrimoniale (il CCNc), si perviene a un analogo risultato. Perchè, dunque, ricostruire in modo indiretto il flusso di cassa corrente? Si ottengono forse dei vantaggi?
  • 13. Metodo diretto o indiretto? Il primo, più elementare, ma non per questo trascurabile, vantaggio e rappresentato dalla maggior rapidità e facilità di calcolo. Una volta predisposti lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico riclassificati, infatti, il calcolo del flusso corrente è immediato. Il sistema dei valori nei quali si articola il flusso di cassa operativo corrente, ottenuto per via indiretta, consente di apprezzare separatamente l’influsso esercitato sui risultati monetari dell’impresa da quattro grandezze: • l’autofinanziamento; • le imposte; • il CCNc; • i fondi rischi e oneri. Ciascuna di queste grandezze riflette specifiche condizioni interne d’azienda e esterne d’ambiente che caratterizzano la gestione dell’impresa.
  • 14. Metodo diretto o indiretto? • l’autofinanziamento esprime la capacità potenziale dell’impresa di generare risorse monetarie attraverso le attività del ciclo operativo. Esso dipende dai volumi di attività e dai margini reddituali, ossia dallo scarto tra prezzi- ricavo e prezzi-costo che la gestione dell’impresa riesce a conseguire; • le imposte, invece, mettono in evidenza, oltre che le condizioni fiscali del paese in cui l’impresa opera, le ricadute monetarie delle politiche di tax planning adottate dagli amministratori; • quanto al CCNc, esso riflette le politiche commerciali praticate o subite dall’impresa. Si tratta delle scelte in materia di: dilazione concesse ai clienti; costituzione delle scorte di magazzino; dilazioni ottenute/imposte dai/ai fornitori. • i fondi rischi e oneri, questi dipendono prevalentemente da: le regole dettate dalla normativa in tema di bilancio e dai principi contabili; le politiche di autoassicurazione adottate, nel rispetto delle suddette regole, dagli amministratori.
  • 15. Metodo diretto o indiretto? Il riferimento ai driver diventa la premessa per una lettura qualitativa del flusso di cassa corrente, separando il motore monetario della gestione (l’autofinanziamento lordo), di cui e possibile apprezzare la potenza, dalle ricadute della pianificazione fiscale (l’autofinanziamento netto), dagli effetti delle condizioni commerciali di svolgimento del ciclo (il CCNc) e dalle politiche adottate per fronteggiare rischi ed eventi di futura manifestazione (i fondi).
  • 16. Metodo diretto o indiretto?
  • 17. La gestione operativa corrente Il punto di partenza del rendiconto finanziario è rappresentato dall’ambito corrente della gestione operativa. Come sul piano economico è alla gestione operativa corrente che spetta produrre reddito, così sul piano finanziario è da questo ambito di gestione che devono provenire le disponibilità di mezzi monetari da impiegare per far fronte ai diversi impegni di pagamento suscitati dalle altre attività della gestione aziendale. Si pensi, ad esempio, all’acquisto di nuovi impianti, al rimborso dei debiti, alla corresponsione di dividendi.
  • 18. La gestione operativa corrente Per valutare le condizioni di equilibrio finanziario della gestione è, dunque, indispensabile misurare il flusso di cassa operativo corrente, ossia comprendere se le attività che animano il ciclo operativo determinano, nel loro complesso, un avanzo di cassa o un fabbisogno monetario. A questo fine occorre, anzitutto, procedere a quantificare il margine operativo lordo (MOL o EBITDA, come spesso viene identificata questa grandezza nel linguaggio internazionale).
  • 19. La gestione operativa corrente Il ruolo del MOL nel calcolo del flusso di cassa corrente può essere compreso avvalendosi di un semplice esempio. Al termine del suo primo esercizio di attività, l'impresa Alfa presenti i seguenti valori di reddito operativo: • Ricavi 1.000 • Costi 700 (di cui 100 per ammortamenti e accantonamenti) • Reddito operativo 300 Si supponga, inoltre, che l’impresa negozi solo in contanti e non costituisca scorte di magazzino. (i crediti verso clienti alla fine dell’esercizio saranno pari a zero, come pure zero saranno le scorte di magazzino e i debiti verso fornitori)
  • 20. La gestione operativa corrente • Infatti, in assenza di quote di fatturato ancora da riscuotere dai clienti (crediti verso clienti = 0) , tutti i ricavi si sono trasformati in entrate; • in mancanza di scorte (scorte di magazzino = 0) tutte le merci acquistate sono state vendute; • non esistendo debiti verso fornitori (debiti verso fornitori = 0),tutti gli acquisti risultano pagati, come pure interamente pagati sono gli stipendi e gli altri costi per servizi; • l'ammortamento, le svalutazioni e gli altri accantonamenti operativi vengono esclusi dal calcolo perchè evidentemente non corrispondono a uscite monetarie.
  • 21. La gestione operativa corrente A questo punto, il significato finanziario del MOL è di immediata evidenza. In quanto differenza fra ricavi e costi di derivazione monetaria, esso corrisponde al saldo monetario generato dalle operazioni di acquisto- trasformazione-vendita. Come tale, dunque, il MOL e espressione di sintesi del flusso di cassa potenziale generato dalla gestione operativa corrente. Nella misura in cui, invece, esistono ricavi negoziati a credito, costi a pagamento differito e si procede alla costituzione di scorte le cose cambiano.
  • 22. La gestione operativa corrente Riprendiamo l’esempio precedente e si supponga che al termine del primo esercizio di gestione si abbiano: • crediti verso clienti pari a 300; • rimanenze finali di merci pari a 150; • debiti verso fornitori pari a 100. Ricalcoliamo, ora, il flusso di cassa seguendo, il procedimento diretto, entrate meno uscite.
  • 23. Il Capitale Circolante Netto Commerciale Gli elementi che fanno la differenza fra flusso potenziale e flusso reale sono gli investimenti in crediti e in scorte di magazzino, al netto del finanziamento indiretto accordato dai fornitori. Questi elementi configurano il Capitale Circolante Netto Commerciale (CCNc). Il ruolo esercitato da questa grandezza tipicamente patrimoniale, nella determinazione del flusso di cassa, è agevolmente comprensibile solo che si rifletta sul suo significato finanziario.
  • 24. Il Capitale Circolante Netto Commerciale Crediti verso clienti e scorte di magazzino, infatti, rappresentano tipiche attività legate al ciclo operativo. Esse esprimono gli investimenti suscitati specificamente dallo svolgimento della gestione operativa corrente. In quanto attività, ossia impieghi di capitale in attesa di essere recuperati, clienti e scorte misurano con il loro valore la consistenza del fabbisogno finanziario lordo del ciclo, il fabbisogno finanziario, cioè, che si manifesta indipendentemente dalle fonti utilizzate per coprire tale fabbisogno. Di contro, i debiti verso fornitori indicano in che misura il fabbisogno lordo si riduce grazie alle dilazioni di pagamento ottenute dai fornitori e simili. Nella misura in cui i fornitori consentono di “non pagare” i fattori impiegati nel ciclo, il capitale impiegato in esso, e quindi il correlato fabbisogno finanziario effettivamente da affrontare, si riduce.
  • 25. Il Capitale Circolante Netto Commerciale In questo senso il CCNc, quale differenza fra attività e passività legate al ciclo operativo, non può che esprimere il fabbisogno finanziario netto generato dallo svolgimento del processo di acquisto-trasformazione-vendita. In quanto espressione di un fabbisogno finanziario, il CCNc opera, in sostanza, come un filtro fra il flusso di cassa potenziale e quello reale. Un’espansione del CCNc assorbe la liquidità potenziale dell’impresa e, quindi, va a ridurre il flusso di cassa potenzialmente disponibile Una contrazione del CCNc genera liquidità e, quindi, va ad aggiungersi alla liquidità potenziale generata nell’esercizio dal ciclo operativo.
  • 26. Flusso di cassa operativo corrente
  • 27. Flusso di cassa operativo corrente La combinazione “MOL - Δ CCNc” aiuta a spiegare la gran parte del flusso di cassa operativo corrente. Tuttavia, se vogliamo determinare correttamente il profilo monetario della gestione operativa corrente, occorre mettere alcuni “puntini sulle i”. In particolare, dobbiamo considerare con piu attenzione i seguenti problemi: • l’accantonamento per trattamento fine rapporto; • gli accantonamenti a fondi rischi e oneri • la svalutazione dei crediti commerciali • l’effetto delle imposte e dei debiti tributari.
  • 28. Accantonamento TFR Il MOL e al netto dei costi riconducibili al fattore “lavoro”; quindi, e al netto anche dell’accantonamento a TFR, che del costo del lavoro, di fatto, e parte integrante. Cosi facendo, l’accantonamento a TFR viene considerato come un costo monetario. L’interpretazione della variazione del fondo TFR o, più propriamente, del debito verso dipendenti per TFR e la seguente: • se la variazione del fondo è pari all’accantonamento operato, ciò significa che il fondo non è stato utilizzato e quindi non ci sono stati esborsi monetari. • se la variazione è inferiore all’accantonamento, ciò significa che il fondo è stato utilizzato con riflessi sulla cassa.
  • 29. Accantonamento TFR • Per chiarire il concetto si consideri la seguente esemplificazione numerica. Supponendo di avere: • ricavi 1000; • costi 700 di cui 100 per ammortamenti e altri accantonamenti e 50 per accantonamento a TFR; • il MOL sia pari a 400; • il CCNc si incrementi di 30. Formuliamo, ora, delle ipotesi circa la variazione del fondo TFR fra l’inizio e la fine dell’esercizio: • ipotesi 1): il fondo subisce un incremento di 50; • ipotesi 2): il fondo subisce un incremento di 40.
  • 30. Accantonamento TFR L’effetto del TFR sul flusso di cassa operativo corrente poteva essere quantificato anche procedendo in modo diverso. Si poteva, infatti, aggiungere al MOL l’intera consistenza dell’accantonamento a TFR, considerando tale accantonamento alla stregua degli altri costi non monetari, come ad esempio l’ammortamento. Tuttavia, lasciare il MOL al netto dell’accantonamento TFR ha una precisa motivazione logica. Infatti, l’accantonamento a TFR si configura come un vero a proprio costo a esborso monetario differito, correlato a una posizione debitoria dell’impresa verso i dipendenti. Pertanto, mantenere il MOL al netto dell’accantonamento TFR e al lordo degli ammortamenti consente di configurare il MOL come espressione di un vero e proprio autofinanziamento, ossia di risorse finanziarie prodotte autonomamente dall’impresa e non gravate da debiti verso nessuno.
  • 31. Accantonamento fondi rischi e oneri Alla luce dell’obiettivo di quantificare l’ammontare dell’autofinanziamento dell’impresa, è chiaro in che modo trattare tutti gli accantonamenti per rischi e oneri contabilizzati nel Conto Economico e i correlati fondi presenti nello Stato Patrimoniale. Tutti i costi per accantonamento rilevati a Conto Economico devono essere sottratti dall’importo del MOL. Per quanto riguarda i Fondi, invece, bisogna distinguere fra: • quelli già considerati nel calcolo del CCNc. Per questi non occorre una specifica evidenziazione, poichè la loro variazione è già considerata all’interno della variazione del CCNc e, quindi, partecipa al calcolo del flusso di cassa; • quelli non considerati nel calcolo del CCNc. Questi devono essere esplicitamente inseriti nel flusso di cassa, aggiungendo la loro variazione in una apposita voce dello schema di rendiconto.
  • 32. Accantonamento fondi rischi e oneri Alla luce dell’obiettivo di quantificare l’ammontare dell’autofinanziamento dell’impresa, è chiaro in che modo trattare tutti gli accantonamenti per rischi e oneri contabilizzati nel Conto Economico e i correlati fondi presenti nello Stato Patrimoniale. Tutti i costi per accantonamento rilevati a Conto Economico devono essere sottratti dall’importo del MOL. Per quanto riguarda i Fondi, invece, bisogna distinguere fra: • quelli già considerati nel calcolo del CCNc. Per questi non occorre una specifica evidenziazione, poichè la loro variazione è già considerata all’interno della variazione del CCNc e, quindi, partecipa al calcolo del flusso di cassa; • quelli non considerati nel calcolo del CCNc. Questi devono essere esplicitamente inseriti nel flusso di cassa, aggiungendo la loro variazione in una apposita voce dello schema di rendiconto.
  • 33. Svalutazione dei crediti commerciali Fra le svalutazioni rientra anche quella relativa ai crediti commerciali. Le svalutazioni, infatti, non rappresentano costi di derivazione monetaria. Questa circostanza, apparentemente innocua, può creare seri problemi di calcolo. Si supponga, al termine del primo esercizio di attività, di avere la seguente situazione: • ricavi di vendita 1000; • costi per personale e merci 600; ammortamenti 90; svalutazione crediti 10; • risultato operativo 300; • il CCNc alla fine dell’esercizio è composto da:  clienti 100;  fondo svalutazione crediti 10.
  • 34. Svalutazione dei crediti commerciali • A ben vedere, l’effetto dell’accantonamento e conteggiato due volte nel calcolo del flusso di cassa: • una prima volta accrescendo il valore dell’autofinanziamento. Infatti, il MOL di 400 corrisponde a: risultato operativo 300, più ammortamenti (90), più svalutazione crediti (10); • una seconda volta riducendo l’incremento del CCNc e, quindi, l’assorbimento di cassa da esso esercitato. L’incremento del CCNc infatti, al netto del fondo svalutazione, e di 90; se non avessimo conteggiato il fondo, l’incremento sarebbe stato di 100. Se non si escludono dall’autofinanziamento le svalutazioni che interessano componenti del circolante, il flusso del ciclo operativo viene erroneamente aumentato.
  • 35. Imposte e debiti tributari • Il flusso di cassa operativo corrente può essere calcolato: • al lordo delle imposte; • al netto delle imposte. Indubbiamente, individuare le imposte relative ai soli risultati del ciclo operativo è assai difficile. Tuttavia, poichè la maggior parte del reddito nasce proprio dal ciclo operativo, è plausibile attribuire tutte le imposte all’ambito corrente della gestione operativa. Cosi facendo, si vengono a configurare, in seno al calcolo del flusso di cassa operativo corrente, due valori di autofinanziamento: • autofinanziamento lordo; • autofinanziamento netto.
  • 36. Imposte e debiti tributari REDDITO OPERATIVO + ammortamenti + svalutazioni (escluse quelle che riguardano componenti del CCNc) = autofinanziamento lordo (MOL) - imposte dell’esercizio = autofinanziamento netto - Δ CCNc + Δ fondo TFR e altri fondi rischi e oneri non ricompresi nel CCNc = flusso di cassa operativo corrente
  • 37. Free cash flow from operation Dopo aver determinato i movimenti monetari dovuti alla gestione operativa corrente, si passa a considerare i movimenti di moneta derivanti dalla gestione operativa strutturale. La gestione operativa strutturale è rappresentata dal complesso delle operazioni attraverso le quali viene predisposto, conservato e sviluppato l’apparato produttivo dell’impresa. Si tratta, dunque, di operazioni di acquisto (e dismissione) di fabbricati, impianti, macchinari, ma anche brevetti, know how, ecc. • acquisizioni di immobilizzazioni materiali e immateriali, le quali causano uscite di moneta; • dismissioni di immobilizzazioni materiali e immateriali, le quali generano entrate di moneta.
  • 38. Free cash flow from operation Dalla gestione operativa strutturale, in conclusione, può derivare un disavanzo (ossia un fabbisogno) o (più raramente) un avanzo netto di cassa. L’importo di tale saldo viene comunemente indicato con il termine capex (capital expenditure). Determinato il capex, si è in grado di calcolare il flusso di cassa complessivo della gestione operativa. Esso si ottiene sommando l’avanzo (o il disavanzo) di cassa della gestione operativa corrente con il disavanzo (o l’avanzo) di cassa della gestione operativa strutturale. Il risultato monetario complessivo della gestione operativa viene comunemente indicato come free cash flow from operations.
  • 39. Free cash flow from operation Il segno del free cash flow può essere: • positivo, nel qual caso esso misura l’ammontare di mezzi monetari a disposizione dell’impresa per far fronte agli impegni di pagamento derivanti da altre operazioni di gestione; • negativo, nel qual caso si configura un fabbisogno monetario operativo. Il fabbisogno finanziario operativo indica l’ammontare dei mezzi monetari necessari per realizzare gli investimenti collegati ai piani di consolidamento e sviluppo nelle arene competitive prescelte. Tali mezzi monetari dovranno essere raccolti attraverso operazioni svolte nell’ambito della gestione finanziaria.
  • 40. Free cash flow operativo
  • 41. Il calcolo del Capex L’acquisto o la vendita di immobilizzazioni, nel bilancio, produce due effetti: • un effetto patrimoniale, evidenziato nello Stato Patrimoniale dalla variazione (positiva o negativa) delle immobilizzazioni materiali ed immateriali; • un eventuale effetto reddituale, che emerge in Conto Economico per la presenza di plusvalenze o minusvalenze realizzate in seguito alla cessione delle immobilizzazioni. Il calcolo dei flussi monetari originati dalla gestione operativa strutturale richiede, quindi, la determinazione dei: • flussi patrimoniali, originati dalla vendita e dall’acquisto di immobilizzazioni; • flussi reddituali, espressi da plusvalenze o minusvalenze da cessione.
  • 42. Il calcolo del Capex Considerando il ruolo del capex nel calcolo complessivo del flusso di cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti: • gli incrementi devono essere accompagnati dal segno meno, poiché rappresentano entrate nette; • i decrementi, dal segno più, in quanto corrispondono a entrate nette. La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di flusso monetario.
  • 43. Il calcolo del Capex
  • 44. I flussi di cassa della gestione finanziaria attiva Esaurita la gestione operativa, l’attenzione si sposta sulla gestione finanziaria. L’esame dei movimenti di quest’area della gestione viene compiuto sulla scorta della distinzione fra: • gestione finanziaria attiva; • gestione finanziaria passiva. La gestione finanziaria attiva può produrre: • entrate monetarie; • uscite monetarie.
  • 45. I flussi di cassa della gestione finanziaria attiva Le entrate sono associate a operazioni di: • incasso di dividendi, cedole e simili; • vendita di attività finanziarie. La vendita di attività finanziarie è segnalata da decrementi nei conti accesi alle immobilizzazioni finanziarie o alle attività iscritte fra i valori dell’attivo circolante. Le uscite sono associate a operazioni di: • acquisto diritti d’opzione, pagamento ratei interessi e simili; • acquisto di attività finanziarie. L’acquisto di attività finanziarie è segnalato da incrementi nei conti accesi alle immobilizzazioni finanziarie o alle attività iscritte fra i valori dell’attivo circolante.
  • 46. I flussi di cassa della gestione finanziaria attiva Ai fini di un corretto calcolo delle variazioni monetarie derivanti dalla gestione finanziaria attiva occorre procedere in modo analogo alla gestione operativa strutturale. In questo senso, il calcolo dei flussi monetari originati dalla gestione finanziaria attiva richiede, quindi, la determinazione dei: • flussi patrimoniali, originati dalla vendita e dall’acquisto di attività finanziarie; • flussi reddituali, espressi da plusvalenze o minusvalenze da cessione, ma anche dai proventi e dalle perdite derivanti dalla gestione delle attività finanziarie possedute.
  • 47. I flussi di cassa della gestione finanziaria attiva Una differenza positiva segnala acquisizioni nette di attività; una differenza negativa, vendite nette. Considerando il ruolo della gestione finanziaria attiva nel calcolo complessivo del flusso di cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti: • le differenze positive devono essere accompagnate dal segno meno; • le differenze negative, dal segno più. La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di flusso monetario.
  • 48. I flussi di cassa della gestione finanziaria attiva
  • 49. Il flusso della gestione dei debiti finanziari La gestione dei debiti finanziari si articola in due momenti distinti: la raccolta e la restituzione del capitale di credito; il primo momento determina entrate monetarie, il secondo uscite. In via generale, la gestione del debito genera, in bilancio, due effetti: • un effetto patrimoniale, evidenziato nello Stato Patrimoniale dalla variazione dell’indebitamento netto; • un effetto reddituale, che emerge in Conto Economico con la presenza di oneri finanziari e altri costi legati ai rapporti con i terzi finanziatori, come, ad esempio, oneri per servizi bancari. Il servizio del debito riguarda le variazioni di debiti e medio-lungo termine, e comunque di tutti i debiti che sono stati esclusi dalla liquidità netta.
  • 50. Il flusso della gestione dei debiti finanziari Per rappresentare le uscite relative al servizio del debito separatamente dalle entrate derivanti dall’accensione di nuovi debiti occorrono informazioni dettagliate. In mancanza di informazioni di dettaglio non è, però, possibile distinguere flussi di restituzione da flussi della raccolta. La conseguenza è la determinazione di un flusso netto dell’indebitamento finanziario. Muovendosi in questa prospettiva, la ricostruzione del flusso netto dell’indebitamento finanziario prende le mosse dal calcolo della differenza fra la consistenza del valore contabile del debito finanziario espresso nello Stato Patrimoniale alla fine e all’inizio del periodo osservato.
  • 51. Il flusso della gestione dei debiti finanziari Una differenza positiva segnala accensioni (nette) di nuovi debiti; una differenza negativa, rimborsi (netti). Considerando il ruolo di queste variazioni nel calcolo complessivo del flusso di cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti: • gli incrementi di indebitamento devono essere accompagnati dal segno più, poiché corrispondono a entrate nette; • i decrementi, dal segno meno, in quanto rappresentano uscite nette. La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di flusso monetario.
  • 52. Il flusso della gestione dei debiti finanziari
  • 53. Il flusso della gestione del capitale di rischio Assumendo una visione allargata della gestione finanziaria, ossia considerando accanto a quelle sul capitale di credito anche le operazioni sul capitale di rischio, ulteriori uscite ed entrate monetarie si possono manifestare in corrispondenza a: • aumenti di capitale sociale; • riduzioni di capitale sociale; • distribuzioni di utili; • distribuzioni di riserve.
  • 54. Il flusso della gestione del capitale di rischio Anche per i movimenti monetari del capitale di rischio vale quanto detto per i movimenti monetari del capitale di credito e, cioè, che ai fini di costruire un rendiconto finanziario con un forte contenuto informativo è opportuno tenere distinti i due ordini di flussi monetari. I flussi finanziari derivanti dalla gestione del capitale di rischio sono, in genere, meno articolati di quelli relativi all’indebitamento. L’esame del prospetto dei movimenti del patrimonio netto consente di solito di evidenziare separatamente i flussi in entrata da quelli in uscita. In mancanza di questa documentazione o laddove si voglia sveltire e semplificare il calcolo, il flusso della gestione del capitale netto viene rappresentato complessivamente, individuando un flusso finanziario netto.
  • 55. Il flusso della gestione del capitale di rischio Una differenza positiva segnala incrementi (netti) di capitale di rischio; una differenza negativa, riduzioni (nette). Considerando il ruolo di queste variazioni nel calcolo complessivo del flusso di cassa, si comprende il segno da attribuire alla differenza. Infatti: • gli incrementi di equity devono essere accompagnati dal segno più, poiché corrispondono a entrate nette; • i decrementi, dal segno meno, in quanto rappresentano uscite nette. La variazione così determinata, tuttavia, è soltanto una variazione grezza che deve essere opportunamente rettificata per giungere a una misura corretta di flusso monetario.
  • 56. Il flusso della gestione del capitale di rischio
  • 57. Il flusso di cassa complessivo Il flusso di cassa complessivo, che risulta dopo aver considerato anche gli esborsi relativi al servizio del capitale netto, può essere: • positivo, nel qual caso si parla di flusso di cassa disponibile o discrezionale. Il flusso di cassa discrezionale indica l’ammontare di mezzi monetari netti a disposizione dell’impresa per gli usi più diversi. Esso corrisponde a un incremento netto di disponibilità liquide registrato nel periodo di riferimento; • negativo, nel qual caso si configura un fabbisogno finanziario complessivo della gestione. Il fabbisogno finanziario complessivo non si presenta, però, come un’entità indistinta. Grazie al percorso di analisi seguito, infatti, è possibile conoscerne la composizione qualitativa, individuando in che misura le diverse aree di gestione (operativa, finanziaria attiva, finanziaria passiva) hanno contribuito alla sua formazione.
  • 58. Il flusso di cassa complessivo
  • 59. Il flusso di cassa complessivo
  • 60. Bibliografia *L’analisi di Bilancio, F.Giunta e M.Pisani *Il controllo della liquidità nelle PMI, F.Manca *Cash Management e Gestione Tesoreria, il sole 24ore
  • 61. Trasforma le tue competenze