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Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia 124(1):125-131
                                Comunicazione all’adunanza del 24 febbraio 2011




        Trattamento medico e chirurgico dell’osteosarcoma prossimale
                    di tibia in età pediatrica: case report
         Francesco Benazzo1, Valentina Burzio2, Valentina Caretti1, Pietro Costa1,
          Paola Guerini2, Cristian Indino1, Maria Chiara Leoni2, Matteo Marullo1,
         Mario Mosconi1, Antonio Occhini2, Gaia Ottonello2, Valeria Peschiera1,
              Roberto Raschetti2, Stefano Marco Paolo Rossi1, Marco Zecca2
    1
     Clinica Ortopedica e Traumatologica e 2Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia,
                     Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia




Trattamento medico e chirurgico dell’osteosarcoma prossimale di tibia in età pediatrica: case report
L’osteosarcoma è il tumore maligno primitivo dell’osso più frequente. Colpisce soprattutto pazienti giovani sotto
i 20 anni di età e coinvolge nel 60% dei casi la metafisi distale di tibia o quella prossimale di femore.
Il caso che descriviamo riguarda una bambina di 6 anni che ha sempre goduto di buona salute fino a quando nel
giugno del 2010 ha ricevuto diagnosi di osteosarcoma localizzato alla metafisi prossimale della tibia sinistra, in
assenza di metastasi a distanza e senza coinvolgimento della cartilagine di accrescimento.
È stata quindi trattata con polichemioterapia neoadiuvante, seguita ad ottobre 2010 da resezione tumorale, auto-
trapianto peduncolato di perone omolaterale e polichemioterapia adiuvante. Al momento la bambina è libera da
malattia e cammina ma è necessario un follow-up più prolungato per verificare l’efficacia a lungo termine del trattamento.

Medical and surgical treatment of proximal tibia osteosarcoma in pediatric patients: case report
Osteosarcoma is the most common of all primary malignancies of bone. In most cases it occurs in young patients
under 20 years of age. Almost 60% of cases involves proximal tibia or distal femur.
A 6-years-old child received in July 2010 diagnosis of osteosarocma of proximal left tibia without primary
metastases. She received neoadjuvant chemiotherapy followed in October 2010 by resection of the tumor,
vascularised fibular autograft and adjuvant chemiotherapy. Now she’s free of disease and she can walk but
there’s the need of longer surgical follow-up to verify long-term efficacy of this treatment.



Introduzione

L’osteosarcoma è un tumore mesenchimale maligno caratterizzato dalla presenza di cellule marcata-
mente atipiche e scarsamente differenziate che producono almeno focalmente matrice osteoide. È il
più frequente tumore maligno a partenza ossea. La sua incidenza ha una distribuzione bimodale con un
Francesco Benazzo et al.

primo picco al di sotto dei 20 anni (tra 15 e 19 soprattutto) che comprende circa il 75% dei casi e un
secondo picco oltre i 70 anni che comprende per lo più tumori secondari a patologie del metabolismo
osseo come la malattia di Paget. Si tratta più spesso di un tumore sporadico ma sono descritti rari casi
familiari associati a mutazioni del gene Rb (che aumenta il rischio di circa 1000 volte) o p53 (sindro-
me di Li Fraumeni). Questa neoplasia colpisce elettivamente le metafisi delle ossa lunghe coinvolgen-
do nel 60% dei casi la metafisi distale di femore o prossimale di tibia. Dal punto di vista clinico si pre-
senta tipicamente con dolore e tumefazione che coinvolgono anche i tessuti molli perilesionali.
Il trattamento prevede indipendentemente dal protocollo in uso l’impiego di polichemioterapia neoa-
diuvante (i farmaci più utilizzati sono Methotrexate ad alte dosi, Cisplatino, Adriamicina e Ifosfamide)
seguita da terapia locale del tumore primitivo e delle metastasi se presenti e polichemioterapia adiu-
vante. Al momento della diagnosi è molto importante la stadiazione in quanto la presenza di metastasi
(le più frequenti sono a livello polmonare) riduce la sopravvivenza a 5 anni dal 60% al 30% [1].


Scopo del lavoro

Abbiamo valutato a distanza di 5 mesi la validità dell’autotrapianto peduncolato di perone omolaterale come
opzione per la ricostruzione dell’arto inferiore, in particolare della gamba, in una bambina di 6 anni.


Materiali e metodi

Il caso clinico che descriviamo riguarda una bimba di 6 anni che ha sempre goduto di buona salute
fino alla fine di Aprile 2010 quando, a seguito di un trauma lieve, ha iniziato a lamentare dolore al gi-
nocchio sinistro. Per tale ragione in data 05/05/2010 la piccola ha effettuato presso il Pronto Soccorso
di un’altra struttura radiografia del ginocchio e della gamba sinistra e visita ortopedica specialistica ,
ricevendo diagnosi di sospetta infrazione del piatto tibiale sinistro e prescrizione di una terapia sinto-
matica. Persistendo la sintomatologia algica, su consiglio del Curante, in data 08/06/2010 è stata effet-
tuata un’ecografia muscolo-tendinea della tumefazione con reperto di lesione espansiva ad ecostruttura
disomogenea, orientante per neoformazione ad elevata attività biologica. In considerazione di tali re-
perti, in data 13/06/2010, la bimba è stata ricoverata presso altra struttura dove ha eseguito RMN del
ginocchio sinistro che mostrava reperti coerenti con lesione sarcomatosa a partenza ossea e nuove ra-
diografie di ginocchio e gamba sinistra, anch’esse indicanti un quadro compatibile con neoformazione
con caratteristiche aggressive. In data 15/06/2010 la piccola paziente è stata ricoverata presso il repar-
to di Oncoematologia Pediatrica di questo Policlinico. L’esame obiettivo all’ingresso mostrava come uni-
ca alterazione una tumefazione duro-elastica, poco mobile rispetto ai piani sovra e sottostanti, ricoperta da
cute indenne, a livello della metafisi prossimale della tibia sinistra in regione mediale (Figura 1). Gli esami
ematochimici risultavano nella norma. La biopsia ossea e dei tessuti molli eseguita in data 17/06/2010 mo-
strava un quadro istologico compatibile con neoplasia mesenchimale ad alto grado, scarsamente differenziata,
inquadrabile come osteosarcoma. La malattia è risultata localizzata dopo stadiazione tramite TC torace, PET
globale corporea e scintigrafia ossea. La TC di ginocchio e gamba sinistra eseguita con e senza mezzo di con-
trasto mostrava in sede metafisaria prossimale di tibia in corrispondenza del versante antero-mediale lesione
osteostrutturale irregolare con estese componenti litiche ed erosione della corticale ossea e voluminosa com-
ponente eteroplastica extracompartimentale localizzata in contiguità con la lesione osteolitica (42 mm x 60
mm); reazione periostale circonferenziale di circa 2 mm di diametro con aspetto a corona radiata con esten-
sione longitudinale di circa 36 mm; non sicuro coinvolgimento del nucleo di accrescimento (Figura 2).

                                                    - 126 -
Boll Soc Med Chir Pavia 2011;124(1):125-131

Il giorno 29/06/2010 è stato intrapreso il primo ciclo di trattamento chemioterapico secondo il Proto-
collo ISG/Oss/Os/A articolatosi secondo il seguente schema:
     • Methotrexate: 12 g/m2/die in infusione continua di 4 ore, in data 29/06/2010.

Il primo ciclo di chemioterapia è stato complicato da marcata elevazione delle transaminasi per
cui si è reso necessario posticipare il secondo ciclo previsto fino a stabilizzazione del quadro.
Al fine di limitare la tossicità epatica sono stati somministrati alla piccola calcio levofolinato,
acido ursodesossicolico, silimarina ed acetilcisteina.
In data 09/07/2010, vista la graduale normalizzazione degli enzimi epatici, è stato intrapreso il secon-
do ciclo di chemioterapia, articolatosi secondo il seguente schema:
    • Adriamicina: 75 mg/m2/die e.v. dal 09/07 al 10/07/2010;
    • Cisplatino: 120 mg/m2/die e.v. dal 09/07 al 11/07/2010.

Le dosi di cisplatino ed adriamicina sono state ben tollerate dalla bambina salvo nausea e qualche epi-
sodio di vomito controllati con somministrazione endovenosa di metoclopramide.
Nei giorni 31/07/2010 e 08/08/2010 sono stati intrapresi il terzo e il quarto ciclo di chemiotera-
pia secondo il seguente schema:
    • Methotrexate: 12 g/m2/die in infusione continua di 4 ore, in data 31/07/2010;
    • Adriamicina: 75 mg/m2/die e.v. dal 08/08 al 09/08/2010;
    • Cisplatino: 120 mg/m2/die e.v. dal 08/08 al 10/08/2010.

La terapia è stata nel complesso ben tollerata.
In data 29/08/2010 la bambina ha effettuato una RMN del ginocchio sinistro con e senza mezzo di
contrasto che ha posto in rilievo la nota lesione in regione prossimale di tibia ridotta per dimensioni
con una raccolta simil-liquida a livello del terzo medio-superiore della diafisi tibiale, probabile espres-
sione di tessuto necrotico-colliquativo (Figura 3). Il segnale della regione mediale del nucleo epifisario
prossimale di tibia mostrava tenue e disomogenea alterazione compatibile con edema.
In data 10/09/2010 la piccola è stata sottoposta a terapia di consolidamento con Methotrexate ad alte
dosi, in attesa di essere sottoposta a chirurgia radicale. La RMN è stata ripetuta in data 15/09 ed ha
escluso la presenza di metastasi a distanza. In data 27/09 la bambina è stata ricoverata per essere sottoposta
ad arteriografia dell’arto inferiore sinistro che ha mostrato regolare pervietà dell’asse femoro-popliteo.
Alla luce di questi reperti in data 05/10/2010 la piccola è stata sottoposta ad intervento di resezione
tumorale, trapianto peduncolato di perone omolaterale e sintesi con fissatore esterno ibrido. È stata
innanzitutto praticata un’incisione anteriore di gamba ad inglobare la pregressa cicatrice, dieresi del
sottocute ed emostasi per poi procedere alla scheletrizzazione della tibia e alla resezione della parte
prossimale della stessa per circa 12 cm di lunghezza a partire dalla cartilagine diafisaria che è stata
conservata in quanto libera da cellule tumorali. È stato quindi traslato un lembo peroneale a sostituire la
porzione di tibia escissa, dopodiché sono stati reinseriti il tendine rotuleo e la zampa d’oca all’epifisi con punti
transossei. Infine il lembo è stato stabilizzato tramite un fissatore esterno a montaggio ibrido.
Il pezzo operatorio è stato inviato, per l’analisi istologica, presso l’Anatomia Patologica dell’Istituto Ortopedi-
co Rizzoli di Bologna, secondo quanto stabilito dal protocollo in uso. I risultati sono stati i seguenti:
      • indagine rapida: osteosarcoma completamente necrotico;
      • cicatrice negativa;
      • margine osseo prossimale: margine marcato con inchiostro di china libero da neoplasia;
      • random dec: osteosarcoma completamente necrotico;
      • studio della mappa (M1-M10): osteosarcoma osteoblastico completamente necrotico,
         necrosi 100%, grado di Huvos 4.

                                                      - 127 -
Francesco Benazzo et al.

Nei giorni successivi all’intervento si è assistito ad un aumento marcato degli indici di flogosi associa-
to ad iperpiressia per cui la piccola è stata trattata con antibioticoterapia combinata con teicoplanina,
amikacina e meropenem, con rapido miglioramento del quadro.
Visto il reperto di necrosi tumorale totale la piccola è stata avviata a chemioterapia post-
operatoria secondo il Braccio A del protocollo ISG Oss/Os:
     • Adriamicina: 90 mg/m2 in infusione continua di 24 ore a partire dal 2/11/2010;
     • Methotrexate: 12 g/m2 in 4 ore in data 22/11/2010;
     • Cisplatino: 120 mg/mq2 in infusione continua di 48 ore dal 30/11 al 2/12/2010;
     • Adriamicina: 90 g/m2 in infusione continua di 24 ore a partire dal 21/12/10.

Contestualmente la bambina è stata avviata a fisioterapia per il recupero della deambulazione con ca-
rico graduale. Dopo circa 10 giorni dal quarto ciclo di chemioterapia la bambina ha cominciato a la-
mentare febbricola associata a dolore e difficoltà alla mobilizzazione dell’arto inferiore sinistro. Per
tale ragione la piccola è stata rivalutata tramite radiografia ed ecografia all’arto al fine di escludere la
presenza di processi infettivi a partenza ossea. In data 2/01/2011 per la comparsa di tumefazione ed
iperemia al ginocchio sinistro, di spikes febbrili fino a 38.5° ed in ragione dell’aplasia post-
chemioterapica la bimba è stata ricoverata presso un’altra struttura dove è stata sottoposta a terapia
antinfettiva con ceftriaxone, teicoplanina ed amikacina ed ha eseguito colture risultate tutte negative.
Visto il progressivo sfebbramento e il miglioramento delle condizioni cliniche è stato possibile sotto-
porre la bambina al quinto ed ultimo ciclo di chemioterapia postoperatoria presso il reparto di Oncoe-
matologia Pediatrica di questo Policlinico con Methotrexate 12 g/m2/die in 4 ore il giorno 15/01/11.
Durante il ricovero è stata proseguita la terapia antibiotica con ceftazidime, teicoplanina, amikacina e
aciclovir. È stata inoltre condotta profilassi dell’infezione polmonare da Pneumocystis Jiroveci
con sulfametossazolo e trimetoprim. Il rescue con calcio levofolinato (7.5 mg/m2 ) è stato effet-
tuato, come da protocollo, dalla 24a ora per 11 somministrazioni (una ogni 6 ore). La terapia è
stata nel complesso ben tollerata dalla bambina.


Risultati

A tutt’oggi la bambina cammina ed è libera da malattia. L’ultimo controllo radiografico eseguito in
data 18/01/2011 mostra iniziale formazione di callo osseo a livello dell’estremità distale del lembo
peroneale. Di più difficile valutazione l’attecchimento dell’autotrapianto a livello prossimale in
quanto la presenza del fissatore esterno non rende possibile una visualizzazione ottimale. È
quindi necessario un follow-up chirurgico più prolungato per poter stabilire definitivamente
l’esito essendo trascorsi solo cinque mesi circa dalla data dell’intervento.


Discussione

Inizialmente l’unico trattamento possibile vista la giovane età della bambina, il grande potenziale di accresci-
mento dell’area colpita e le dimensioni iniziali del tumore sembrava essere l’amputazione sopra il ginocchio.
Tuttavia grazie al riscontro dell’assenza di metastasi a distanza (malattia localizzata), assenza di coin-
volgimento dell’epifisi prossimale di tibia protetta dalla funzione di barriera della cartilagine di accre-
scimento (che ha permesso di risparmiare l’articolazione del ginocchio) e della marcata riduzione della


                                                    - 128 -
Boll Soc Med Chir Pavia 2011;124(1):125-131

massa tumorale dopo chemioterapia neoadiuvante con necrosi pari al 100% è stato possibile interveni-
re in modo conservativo resecando in toto la neoformazione e risparmiando così l’arto e
l’articolazione del ginocchio con la sicurezza di margini chirurgici liberi da cellule tumorali.
La chirurgia conservativa è infatti ormai il gold standard per quanto riguarda le resezioni tumorali
coinvolgenti l’arto inferiore nel paziente pediatrico. La scelta del tipo di intervento dipende dalla valu-
tazione del potenziale di accrescimento del segmento coinvolto [2-3]. Se il potenziale di crescita sti-
mato è inferiore a 2 cm possono essere applicate le stesse tecniche in uso per gli adulti in quanto l’arto
operato può essere “stirato” di un paio di cm senza provocare danno vascolo-nervoso; l’arto contro
laterale sano crescerà normalmente recuperando la differenza e i due arti risulteranno simmetrici.
Se invece il potenziale di accrescimento supera i 2 cm è necessario mettere in atto misure terapeutiche
che consentano l’allungamento dell’arto colpito. Tra le opzioni disponibili troviamo:
      • le protesi espandibili come Repiphysis, costruita con un sistema a stantuffo che può essere allungato
         senza necessità di ulteriori interventi sfruttando l’applicazione di campi magnetici. Questo consente
         un allungamento millimetrico che mima la crescita fisiologica, al contrario di quanto avveniva con i
         modelli precedenti che venivano allungati di uno o più centimetri con successivi interventi;
      • la giroplastica, che consiste nell’effettuare un’amputazione sopra il ginocchio conservando pe-
         rò la caviglia e il piede che vengono anastomizzati al moncone ruotati di 180°; in questo modo
         l’articolazione della caviglia svolge le funzioni di quella del ginocchio e al piede può essere
         applicata un protesi. Questo tipo di intervento non viene eseguito di frequente ma nei casi in cui è
         stato praticato i risultati sono stati soddisfacenti anche per quanto riguarda l’impatto psicologico gra-
         zie al buon controllo della protesi e alla scarsità di limitazioni funzionali e complicanze;
      • l’allungamento con fissatori esterni, utilizzati per stabilizzare i due monconi risultanti da
         un’osteotomia che vengono progressivamente distratti per indurre la formazione di nuovo osso;
      • allotrapianti;
      • autotrapianti.

Nel caso che abbiamo descritto è stato scelto di effettuare il trapianto peduncolato di perone autologo
in quanto si tratta della metodica che garantisce la maggior probabilità di successo e il minor rischio di
complicanze. Infatti le protesi espandibili come Repiphysis hanno i vantaggi che abbiamo appena de-
scritto ma necessitano di una scelta molto accurata dei pazienti in quanto richiedendo monitoraggio e
follow-up molto stretti nonché l’esecuzione di fisiokinesiterapia con costanza. Si tratta di interventi
molto impegnativi sia per il piccolo paziente che per la sua famiglia. Inoltre questa metodica
non è indicata per i bambini molto piccoli con grande potenziale di crescita soprattutto se con
genitori alti perché l’allungamento ottenibile è comunque limitato.
Per quanto riguarda l’allungamento con fissatori esterni invece lo svantaggio è rappresentato
dall’elevata incidenza di complicanze che arriva a superare il 50% (ad esempio infezioni, pseudoartro-
si, consolidazione precoce dei monconi) soprattutto se utilizzato in bambini così piccoli che dovrebbero
restare fuori carico e mantenere il fissatore esterno per un tempo molto lungo, stimato trai 20 e i 60 mesi.
L’allotrapianto ha il vantaggio di non dare complicanze a livello del sito di prelievo del donato-
re, tuttavia la parte centrale dello stesso non viene rivascolarizzata come le estremità risultando
più fragile e soggetta a pseudoatrosi, infezioni, fratture.
L’autotrapianto consente invece di ricostruire l’arto utilizzando solo materiale autologo, mantenendo il
peduncolo vascolare e quindi l’irrorazione del graft che risulta in questo modo più resistente e vitale,
riducendo così l’incidenza di complicanze e aumentando le possibilità di successo dell’intervento.
La letteratura disponibile a riguardo è scarsa e descrive popolazioni eterogenee per quanto riguarda la
malattia di base e la tipologia di intervento, quindi non ci è di grande aiuto nel predire i risultati [4].



                                                     - 129 -
Francesco Benazzo et al.

Oggi la bimba è libera da malattia e cammina, ma è necessario un follow-up più prolungato per
verificare l’efficacia a lungo termine del trattamento.


Tabelle e figure




Figura 1. La tumefazione in regione mediale dell’epifisi prossimale della tibia sinistra in data 15/06/2010.




Figura 2. Immagine TC del 02/07/2010.




                                                   - 130 -
Boll Soc Med Chir Pavia 2011;124(1):125-131




Figura 3. RM del 29/08/2010.



Bibliografia
1. Bielack S, Carrle D, Hardes J, et al. Bone tumors in adolescents and young adults. Current Treatment Options
   in Oncology 2008;9:67-80.
2. Lewis V. Limb salvage in the Skeletally Immature Patient. Current Oncology Reports 2005;7:285-292.
3. Wilkins R, Camozzi A, Gitelis S. Reconstruction options for pediatric bone tumors about the knee. The journal
   of knee surgery 2005;18:305-309.
4. Hariri A, Mascard E, Atlan F, et al. Free vascularised fibular graft for reconstruction of defects of the lower limb after
   resection of tumor. J Bone Joint Surg (Br) 2010;92:1574-1579.




                                                          - 131 -

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  • 1. Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia 124(1):125-131 Comunicazione all’adunanza del 24 febbraio 2011 Trattamento medico e chirurgico dell’osteosarcoma prossimale di tibia in età pediatrica: case report Francesco Benazzo1, Valentina Burzio2, Valentina Caretti1, Pietro Costa1, Paola Guerini2, Cristian Indino1, Maria Chiara Leoni2, Matteo Marullo1, Mario Mosconi1, Antonio Occhini2, Gaia Ottonello2, Valeria Peschiera1, Roberto Raschetti2, Stefano Marco Paolo Rossi1, Marco Zecca2 1 Clinica Ortopedica e Traumatologica e 2Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia Trattamento medico e chirurgico dell’osteosarcoma prossimale di tibia in età pediatrica: case report L’osteosarcoma è il tumore maligno primitivo dell’osso più frequente. Colpisce soprattutto pazienti giovani sotto i 20 anni di età e coinvolge nel 60% dei casi la metafisi distale di tibia o quella prossimale di femore. Il caso che descriviamo riguarda una bambina di 6 anni che ha sempre goduto di buona salute fino a quando nel giugno del 2010 ha ricevuto diagnosi di osteosarcoma localizzato alla metafisi prossimale della tibia sinistra, in assenza di metastasi a distanza e senza coinvolgimento della cartilagine di accrescimento. È stata quindi trattata con polichemioterapia neoadiuvante, seguita ad ottobre 2010 da resezione tumorale, auto- trapianto peduncolato di perone omolaterale e polichemioterapia adiuvante. Al momento la bambina è libera da malattia e cammina ma è necessario un follow-up più prolungato per verificare l’efficacia a lungo termine del trattamento. Medical and surgical treatment of proximal tibia osteosarcoma in pediatric patients: case report Osteosarcoma is the most common of all primary malignancies of bone. In most cases it occurs in young patients under 20 years of age. Almost 60% of cases involves proximal tibia or distal femur. A 6-years-old child received in July 2010 diagnosis of osteosarocma of proximal left tibia without primary metastases. She received neoadjuvant chemiotherapy followed in October 2010 by resection of the tumor, vascularised fibular autograft and adjuvant chemiotherapy. Now she’s free of disease and she can walk but there’s the need of longer surgical follow-up to verify long-term efficacy of this treatment. Introduzione L’osteosarcoma è un tumore mesenchimale maligno caratterizzato dalla presenza di cellule marcata- mente atipiche e scarsamente differenziate che producono almeno focalmente matrice osteoide. È il più frequente tumore maligno a partenza ossea. La sua incidenza ha una distribuzione bimodale con un
  • 2. Francesco Benazzo et al. primo picco al di sotto dei 20 anni (tra 15 e 19 soprattutto) che comprende circa il 75% dei casi e un secondo picco oltre i 70 anni che comprende per lo più tumori secondari a patologie del metabolismo osseo come la malattia di Paget. Si tratta più spesso di un tumore sporadico ma sono descritti rari casi familiari associati a mutazioni del gene Rb (che aumenta il rischio di circa 1000 volte) o p53 (sindro- me di Li Fraumeni). Questa neoplasia colpisce elettivamente le metafisi delle ossa lunghe coinvolgen- do nel 60% dei casi la metafisi distale di femore o prossimale di tibia. Dal punto di vista clinico si pre- senta tipicamente con dolore e tumefazione che coinvolgono anche i tessuti molli perilesionali. Il trattamento prevede indipendentemente dal protocollo in uso l’impiego di polichemioterapia neoa- diuvante (i farmaci più utilizzati sono Methotrexate ad alte dosi, Cisplatino, Adriamicina e Ifosfamide) seguita da terapia locale del tumore primitivo e delle metastasi se presenti e polichemioterapia adiu- vante. Al momento della diagnosi è molto importante la stadiazione in quanto la presenza di metastasi (le più frequenti sono a livello polmonare) riduce la sopravvivenza a 5 anni dal 60% al 30% [1]. Scopo del lavoro Abbiamo valutato a distanza di 5 mesi la validità dell’autotrapianto peduncolato di perone omolaterale come opzione per la ricostruzione dell’arto inferiore, in particolare della gamba, in una bambina di 6 anni. Materiali e metodi Il caso clinico che descriviamo riguarda una bimba di 6 anni che ha sempre goduto di buona salute fino alla fine di Aprile 2010 quando, a seguito di un trauma lieve, ha iniziato a lamentare dolore al gi- nocchio sinistro. Per tale ragione in data 05/05/2010 la piccola ha effettuato presso il Pronto Soccorso di un’altra struttura radiografia del ginocchio e della gamba sinistra e visita ortopedica specialistica , ricevendo diagnosi di sospetta infrazione del piatto tibiale sinistro e prescrizione di una terapia sinto- matica. Persistendo la sintomatologia algica, su consiglio del Curante, in data 08/06/2010 è stata effet- tuata un’ecografia muscolo-tendinea della tumefazione con reperto di lesione espansiva ad ecostruttura disomogenea, orientante per neoformazione ad elevata attività biologica. In considerazione di tali re- perti, in data 13/06/2010, la bimba è stata ricoverata presso altra struttura dove ha eseguito RMN del ginocchio sinistro che mostrava reperti coerenti con lesione sarcomatosa a partenza ossea e nuove ra- diografie di ginocchio e gamba sinistra, anch’esse indicanti un quadro compatibile con neoformazione con caratteristiche aggressive. In data 15/06/2010 la piccola paziente è stata ricoverata presso il repar- to di Oncoematologia Pediatrica di questo Policlinico. L’esame obiettivo all’ingresso mostrava come uni- ca alterazione una tumefazione duro-elastica, poco mobile rispetto ai piani sovra e sottostanti, ricoperta da cute indenne, a livello della metafisi prossimale della tibia sinistra in regione mediale (Figura 1). Gli esami ematochimici risultavano nella norma. La biopsia ossea e dei tessuti molli eseguita in data 17/06/2010 mo- strava un quadro istologico compatibile con neoplasia mesenchimale ad alto grado, scarsamente differenziata, inquadrabile come osteosarcoma. La malattia è risultata localizzata dopo stadiazione tramite TC torace, PET globale corporea e scintigrafia ossea. La TC di ginocchio e gamba sinistra eseguita con e senza mezzo di con- trasto mostrava in sede metafisaria prossimale di tibia in corrispondenza del versante antero-mediale lesione osteostrutturale irregolare con estese componenti litiche ed erosione della corticale ossea e voluminosa com- ponente eteroplastica extracompartimentale localizzata in contiguità con la lesione osteolitica (42 mm x 60 mm); reazione periostale circonferenziale di circa 2 mm di diametro con aspetto a corona radiata con esten- sione longitudinale di circa 36 mm; non sicuro coinvolgimento del nucleo di accrescimento (Figura 2). - 126 -
  • 3. Boll Soc Med Chir Pavia 2011;124(1):125-131 Il giorno 29/06/2010 è stato intrapreso il primo ciclo di trattamento chemioterapico secondo il Proto- collo ISG/Oss/Os/A articolatosi secondo il seguente schema: • Methotrexate: 12 g/m2/die in infusione continua di 4 ore, in data 29/06/2010. Il primo ciclo di chemioterapia è stato complicato da marcata elevazione delle transaminasi per cui si è reso necessario posticipare il secondo ciclo previsto fino a stabilizzazione del quadro. Al fine di limitare la tossicità epatica sono stati somministrati alla piccola calcio levofolinato, acido ursodesossicolico, silimarina ed acetilcisteina. In data 09/07/2010, vista la graduale normalizzazione degli enzimi epatici, è stato intrapreso il secon- do ciclo di chemioterapia, articolatosi secondo il seguente schema: • Adriamicina: 75 mg/m2/die e.v. dal 09/07 al 10/07/2010; • Cisplatino: 120 mg/m2/die e.v. dal 09/07 al 11/07/2010. Le dosi di cisplatino ed adriamicina sono state ben tollerate dalla bambina salvo nausea e qualche epi- sodio di vomito controllati con somministrazione endovenosa di metoclopramide. Nei giorni 31/07/2010 e 08/08/2010 sono stati intrapresi il terzo e il quarto ciclo di chemiotera- pia secondo il seguente schema: • Methotrexate: 12 g/m2/die in infusione continua di 4 ore, in data 31/07/2010; • Adriamicina: 75 mg/m2/die e.v. dal 08/08 al 09/08/2010; • Cisplatino: 120 mg/m2/die e.v. dal 08/08 al 10/08/2010. La terapia è stata nel complesso ben tollerata. In data 29/08/2010 la bambina ha effettuato una RMN del ginocchio sinistro con e senza mezzo di contrasto che ha posto in rilievo la nota lesione in regione prossimale di tibia ridotta per dimensioni con una raccolta simil-liquida a livello del terzo medio-superiore della diafisi tibiale, probabile espres- sione di tessuto necrotico-colliquativo (Figura 3). Il segnale della regione mediale del nucleo epifisario prossimale di tibia mostrava tenue e disomogenea alterazione compatibile con edema. In data 10/09/2010 la piccola è stata sottoposta a terapia di consolidamento con Methotrexate ad alte dosi, in attesa di essere sottoposta a chirurgia radicale. La RMN è stata ripetuta in data 15/09 ed ha escluso la presenza di metastasi a distanza. In data 27/09 la bambina è stata ricoverata per essere sottoposta ad arteriografia dell’arto inferiore sinistro che ha mostrato regolare pervietà dell’asse femoro-popliteo. Alla luce di questi reperti in data 05/10/2010 la piccola è stata sottoposta ad intervento di resezione tumorale, trapianto peduncolato di perone omolaterale e sintesi con fissatore esterno ibrido. È stata innanzitutto praticata un’incisione anteriore di gamba ad inglobare la pregressa cicatrice, dieresi del sottocute ed emostasi per poi procedere alla scheletrizzazione della tibia e alla resezione della parte prossimale della stessa per circa 12 cm di lunghezza a partire dalla cartilagine diafisaria che è stata conservata in quanto libera da cellule tumorali. È stato quindi traslato un lembo peroneale a sostituire la porzione di tibia escissa, dopodiché sono stati reinseriti il tendine rotuleo e la zampa d’oca all’epifisi con punti transossei. Infine il lembo è stato stabilizzato tramite un fissatore esterno a montaggio ibrido. Il pezzo operatorio è stato inviato, per l’analisi istologica, presso l’Anatomia Patologica dell’Istituto Ortopedi- co Rizzoli di Bologna, secondo quanto stabilito dal protocollo in uso. I risultati sono stati i seguenti: • indagine rapida: osteosarcoma completamente necrotico; • cicatrice negativa; • margine osseo prossimale: margine marcato con inchiostro di china libero da neoplasia; • random dec: osteosarcoma completamente necrotico; • studio della mappa (M1-M10): osteosarcoma osteoblastico completamente necrotico, necrosi 100%, grado di Huvos 4. - 127 -
  • 4. Francesco Benazzo et al. Nei giorni successivi all’intervento si è assistito ad un aumento marcato degli indici di flogosi associa- to ad iperpiressia per cui la piccola è stata trattata con antibioticoterapia combinata con teicoplanina, amikacina e meropenem, con rapido miglioramento del quadro. Visto il reperto di necrosi tumorale totale la piccola è stata avviata a chemioterapia post- operatoria secondo il Braccio A del protocollo ISG Oss/Os: • Adriamicina: 90 mg/m2 in infusione continua di 24 ore a partire dal 2/11/2010; • Methotrexate: 12 g/m2 in 4 ore in data 22/11/2010; • Cisplatino: 120 mg/mq2 in infusione continua di 48 ore dal 30/11 al 2/12/2010; • Adriamicina: 90 g/m2 in infusione continua di 24 ore a partire dal 21/12/10. Contestualmente la bambina è stata avviata a fisioterapia per il recupero della deambulazione con ca- rico graduale. Dopo circa 10 giorni dal quarto ciclo di chemioterapia la bambina ha cominciato a la- mentare febbricola associata a dolore e difficoltà alla mobilizzazione dell’arto inferiore sinistro. Per tale ragione la piccola è stata rivalutata tramite radiografia ed ecografia all’arto al fine di escludere la presenza di processi infettivi a partenza ossea. In data 2/01/2011 per la comparsa di tumefazione ed iperemia al ginocchio sinistro, di spikes febbrili fino a 38.5° ed in ragione dell’aplasia post- chemioterapica la bimba è stata ricoverata presso un’altra struttura dove è stata sottoposta a terapia antinfettiva con ceftriaxone, teicoplanina ed amikacina ed ha eseguito colture risultate tutte negative. Visto il progressivo sfebbramento e il miglioramento delle condizioni cliniche è stato possibile sotto- porre la bambina al quinto ed ultimo ciclo di chemioterapia postoperatoria presso il reparto di Oncoe- matologia Pediatrica di questo Policlinico con Methotrexate 12 g/m2/die in 4 ore il giorno 15/01/11. Durante il ricovero è stata proseguita la terapia antibiotica con ceftazidime, teicoplanina, amikacina e aciclovir. È stata inoltre condotta profilassi dell’infezione polmonare da Pneumocystis Jiroveci con sulfametossazolo e trimetoprim. Il rescue con calcio levofolinato (7.5 mg/m2 ) è stato effet- tuato, come da protocollo, dalla 24a ora per 11 somministrazioni (una ogni 6 ore). La terapia è stata nel complesso ben tollerata dalla bambina. Risultati A tutt’oggi la bambina cammina ed è libera da malattia. L’ultimo controllo radiografico eseguito in data 18/01/2011 mostra iniziale formazione di callo osseo a livello dell’estremità distale del lembo peroneale. Di più difficile valutazione l’attecchimento dell’autotrapianto a livello prossimale in quanto la presenza del fissatore esterno non rende possibile una visualizzazione ottimale. È quindi necessario un follow-up chirurgico più prolungato per poter stabilire definitivamente l’esito essendo trascorsi solo cinque mesi circa dalla data dell’intervento. Discussione Inizialmente l’unico trattamento possibile vista la giovane età della bambina, il grande potenziale di accresci- mento dell’area colpita e le dimensioni iniziali del tumore sembrava essere l’amputazione sopra il ginocchio. Tuttavia grazie al riscontro dell’assenza di metastasi a distanza (malattia localizzata), assenza di coin- volgimento dell’epifisi prossimale di tibia protetta dalla funzione di barriera della cartilagine di accre- scimento (che ha permesso di risparmiare l’articolazione del ginocchio) e della marcata riduzione della - 128 -
  • 5. Boll Soc Med Chir Pavia 2011;124(1):125-131 massa tumorale dopo chemioterapia neoadiuvante con necrosi pari al 100% è stato possibile interveni- re in modo conservativo resecando in toto la neoformazione e risparmiando così l’arto e l’articolazione del ginocchio con la sicurezza di margini chirurgici liberi da cellule tumorali. La chirurgia conservativa è infatti ormai il gold standard per quanto riguarda le resezioni tumorali coinvolgenti l’arto inferiore nel paziente pediatrico. La scelta del tipo di intervento dipende dalla valu- tazione del potenziale di accrescimento del segmento coinvolto [2-3]. Se il potenziale di crescita sti- mato è inferiore a 2 cm possono essere applicate le stesse tecniche in uso per gli adulti in quanto l’arto operato può essere “stirato” di un paio di cm senza provocare danno vascolo-nervoso; l’arto contro laterale sano crescerà normalmente recuperando la differenza e i due arti risulteranno simmetrici. Se invece il potenziale di accrescimento supera i 2 cm è necessario mettere in atto misure terapeutiche che consentano l’allungamento dell’arto colpito. Tra le opzioni disponibili troviamo: • le protesi espandibili come Repiphysis, costruita con un sistema a stantuffo che può essere allungato senza necessità di ulteriori interventi sfruttando l’applicazione di campi magnetici. Questo consente un allungamento millimetrico che mima la crescita fisiologica, al contrario di quanto avveniva con i modelli precedenti che venivano allungati di uno o più centimetri con successivi interventi; • la giroplastica, che consiste nell’effettuare un’amputazione sopra il ginocchio conservando pe- rò la caviglia e il piede che vengono anastomizzati al moncone ruotati di 180°; in questo modo l’articolazione della caviglia svolge le funzioni di quella del ginocchio e al piede può essere applicata un protesi. Questo tipo di intervento non viene eseguito di frequente ma nei casi in cui è stato praticato i risultati sono stati soddisfacenti anche per quanto riguarda l’impatto psicologico gra- zie al buon controllo della protesi e alla scarsità di limitazioni funzionali e complicanze; • l’allungamento con fissatori esterni, utilizzati per stabilizzare i due monconi risultanti da un’osteotomia che vengono progressivamente distratti per indurre la formazione di nuovo osso; • allotrapianti; • autotrapianti. Nel caso che abbiamo descritto è stato scelto di effettuare il trapianto peduncolato di perone autologo in quanto si tratta della metodica che garantisce la maggior probabilità di successo e il minor rischio di complicanze. Infatti le protesi espandibili come Repiphysis hanno i vantaggi che abbiamo appena de- scritto ma necessitano di una scelta molto accurata dei pazienti in quanto richiedendo monitoraggio e follow-up molto stretti nonché l’esecuzione di fisiokinesiterapia con costanza. Si tratta di interventi molto impegnativi sia per il piccolo paziente che per la sua famiglia. Inoltre questa metodica non è indicata per i bambini molto piccoli con grande potenziale di crescita soprattutto se con genitori alti perché l’allungamento ottenibile è comunque limitato. Per quanto riguarda l’allungamento con fissatori esterni invece lo svantaggio è rappresentato dall’elevata incidenza di complicanze che arriva a superare il 50% (ad esempio infezioni, pseudoartro- si, consolidazione precoce dei monconi) soprattutto se utilizzato in bambini così piccoli che dovrebbero restare fuori carico e mantenere il fissatore esterno per un tempo molto lungo, stimato trai 20 e i 60 mesi. L’allotrapianto ha il vantaggio di non dare complicanze a livello del sito di prelievo del donato- re, tuttavia la parte centrale dello stesso non viene rivascolarizzata come le estremità risultando più fragile e soggetta a pseudoatrosi, infezioni, fratture. L’autotrapianto consente invece di ricostruire l’arto utilizzando solo materiale autologo, mantenendo il peduncolo vascolare e quindi l’irrorazione del graft che risulta in questo modo più resistente e vitale, riducendo così l’incidenza di complicanze e aumentando le possibilità di successo dell’intervento. La letteratura disponibile a riguardo è scarsa e descrive popolazioni eterogenee per quanto riguarda la malattia di base e la tipologia di intervento, quindi non ci è di grande aiuto nel predire i risultati [4]. - 129 -
  • 6. Francesco Benazzo et al. Oggi la bimba è libera da malattia e cammina, ma è necessario un follow-up più prolungato per verificare l’efficacia a lungo termine del trattamento. Tabelle e figure Figura 1. La tumefazione in regione mediale dell’epifisi prossimale della tibia sinistra in data 15/06/2010. Figura 2. Immagine TC del 02/07/2010. - 130 -
  • 7. Boll Soc Med Chir Pavia 2011;124(1):125-131 Figura 3. RM del 29/08/2010. Bibliografia 1. Bielack S, Carrle D, Hardes J, et al. Bone tumors in adolescents and young adults. Current Treatment Options in Oncology 2008;9:67-80. 2. Lewis V. Limb salvage in the Skeletally Immature Patient. Current Oncology Reports 2005;7:285-292. 3. Wilkins R, Camozzi A, Gitelis S. Reconstruction options for pediatric bone tumors about the knee. The journal of knee surgery 2005;18:305-309. 4. Hariri A, Mascard E, Atlan F, et al. Free vascularised fibular graft for reconstruction of defects of the lower limb after resection of tumor. J Bone Joint Surg (Br) 2010;92:1574-1579. - 131 -