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Matteo Lencioni
LA BREVE
STORIA
DI UN
GHIACCIAIO
Autore: Matteo Lencioni
Edizione riveduta tratta da originale © Matteo Lencioni, novembre 2012
Copyright © Parco Naturale Adamello Brenta - Geopark
Via Nazionale 24. 38080 Strembo (TN)
I edizione marzo 2014
LA BREVE STORIA DI UN GHIACCIAIO
Racconto fotografico di un'escursione
sul Ghiacciaio dell'Adamello-Mandron
Matteo Lencioni
"
,
Fonte: Archivio PNAB
Gervasoni Roberto
Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area
protetta del Trentino e una delle più vaste delle Alpi. Occupa
un territorio di 620,51 kmq, posto tra 477 e 3558 metri
d'altitudine. Verso ovest comprende la parte trentina del
gruppo montuoso Adamello-Presanella, ricchissimo di acque
superficiali che, alimentate da imponenti ghiacciai, formano
suggestive cascate e numerosi laghi alpini. A est comprende il
Gruppo del Brenta, decretato dall’UNESCO nel 2009
patrimonio mondiale dell’Umanità.
All’impareggiabile patrimonio paesaggistico corrisponde
un’eccezionale ricchezza di elementi naturalistici, primi fra
tutti quelli della flora e della fauna selvatica, con la
straordinaria presenza dell’orso bruno. Ma non va dimenticato
l’inestimabile capitale di civiltà formato dal paesaggio umano
e da tutte le testimonianze storiche e artistiche tramandate
dalle generazioni passate, che costituiscono un’eredità
culturale preziosa, salvaguardata e valorizzata dal Parco.
Il Parco, coerentemente con le strategie di sviluppo
sostenibile contenute nella Carta Europea del Turismo
Sostenibile, nel giugno 2008 ha ottenuto il riconoscimento di
European e Global Unesco Geopark, entrando a far parte della
Rete Europea dei Geoparchi, con l’obiettivo di valorizzare e
conservare il patrimonio geologico dell’area protetta,
attraverso lo sviluppo del geoturismo e la promozione
dell’educazione ambientale, della formazione e della ricerca
scientifica nelle varie discipline delle Scienze della Terra e lo
sviluppo sostenibile a livello locale.
Nel 2012, a dimostrazione delle piene capacità dell’area
protetta d’interpretare compiutamente gli aspetti di
conservazione, divulgazione e promozione del patrimonio
geologico in un’ottica di sviluppo sostenibile, il Parco è stato
riconfermato nella Rete europea e mondiale dei geoparchi e ha
ottenuto, per la seconda volta, la Carta Europea del Turismo
Sostenibile.
Il Parco Naturale Adamello Brenta - Geopark
Il Ghiacciaio dell'Adamello si trova nel gruppo montuoso
dell’Adamello, a cavallo tra l'alta Val Genova, in Trentino, e la
sommità delle valli che si aprono sul versante orientale della
Val Camonica, in Lombardia. È compreso in due rispettive e
più vaste aree protette, il Parco Naturale Adamello Brenta ed
il Parco Regionale dell’Adamello (gestito dalla Comunità
Montana di Valle Camonica).
Il primo catasto dei ghiacciai italiani redatto dal Comitato
Glaciologico Italiano (CGI-CNR 1959; 1962) non considerava il
Ghiacciaio dell’Adamello come un’unica entità.
Nell’elenco venivano invece identificati 6 diversi ghiacciai:
Miller Superiore, Corno di Salarno, Salarno, Adamello-Pian di
Neve, Adamè (compresi nel settore della Lombardia, bacino
del fiume Oglio, Val Camonica) e Mandron (nel settore delle
Il Ghiacciaio dell'Adamello-Mandron Tre Venezie, bacino Fiume Sarca-Mincio, Val Rendena).
Sulla base di studi geofisici più recenti (1991 ) che hanno
dimostrato l’esistenza di un’unica zona di accumulo e
l’assenza di strutture rocciose subglaciali in grado di
differenziare il flusso delle colate, si è giunti a considerare il
Ghiacciaio dell’Adamello un unico corpo glaciale, costituito da
un corpo principale con vari corpi effluenti. La calotta
centrale è più elevata e per lo più pianeggiante e viene
comunemente chiamata Pian di Neve. Sul perimetro si
sviluppano lingue allungate in solchi vallivi secondari o
vedrette minori. Per questa sua morfologia viene classificato
come un ghiacciaio "scandinavo".
Il Comitato Glaciologico Trentino SAT lo identifica come il
Ghiacciaio Adamello-Mandron, con il codice n. 639.0;
nell’elenco del Comitato Glaciologico Lombardo si chiama
invece Ghiacciaio Adamello ed il codice è il n. 608.0.
Il Ghiacciaio del Mandron è il corpo effluente più
voluminoso ed ha caratteristiche morfologiche tipiche dei
ghiacciai vallivi o montani, incanalati e discendenti. Si estende
dal Pian di Neve verso la Val Genova in direzione nord-est.
La fusione dei ghiacciaiÈ limitato a est dal Dosson di Genova (3441 m) e la Cresta
Croce (3208 m) che lo separano dalla Vedretta della Lobbia.
Sul fianco opposto è invece limitato dalla dorsale costituita
da Corno Bianco (3434 m) - Cima Garibaldi (3239 m) - Punta
del Venerocolo (3325 m) e Monte Venezia (3236 m). Il suo
prolungamento sul versante trentino è limitato a est dalla
Lòbbia Alta (3195 m), di Mezzo e Bassa.
Dalla fronte del Ghiacciaio del Mandron fuoriesce il
torrente che, superato con una cascata il dislivello
sottostante, forma un bacino d’acqua nella conca a quota
2207 m, chiamato Lago Nuovo. Il lago si originò negli anni ’50
a seguito del ritiro del ghiacciaio.
Il suo emissario si unisce a quello del Lago Mandron ed
insieme ai torrenti del Lago Scuro e della vedretta della Lòbbia
dà origine al fiume Sarca di Genova. Nel fondovalle un’altra
spettacolare cascata d’acqua, proveniente dalla vedretta di
Nardis, alimenta questo fiume prima che si congiunga al
Sarca di Nambrone.
Il World Glacier Monitoring Service, che ogni cinque anni
pubblica i dati sui mutamenti dei ghiacciai in tutto il mondo,
nell'edizione del 2005 riferiva che quasi l’assoluta totalità dei
ghiacciai europei alpini esaminati si stava ritirando e questa
recessione avveniva ad un tasso più veloce rispetto ai decenni
precedenti. La situazione nel settore dell’Adamello-Presanella
si può inquadrare in questa tendenza generale.
Alla fine dell’800, l'ufficiale dell'esercito austriaco ed
alpinista Julius von Payer stimò che l'intero Ghiacciaio
dell'Adamello avesse una superficie superiore a 3000 ettari.
Negli anni ’20 del novecento essa si era ridotta di oltre 500
ettari. Secondo i dati del catasto del CGI del 1959 la somma
delle sei parti che lo componevano era pari a 1822,16 ettari.
Le misurazioni fatte tra il 1991 e il 1997 rilevarono una
ulteriore riduzione di massa che portò la superficie totale a
1766 ettari. Nel lasso di 150 anni si è visto come la lingua del
Mandron, che quasi raggiungeva il Rifugio Bèdole della Val
Genova, si sia ritirata di circa 2 chilometri. I rilevamenti
effettuati successivamente confermano questa tendenza ed
inoltre rilevano che la recessione avviene anche più
velocemente rispetto ai decenni precedenti.
Il soggetto che istituzionalmente promuove e coordina le
ricerche glaciologiche nelle Alpi italiane è il Comitato
Glaciologico Italiano (CGI). Nel settore dell'Adamello operano
il Comitato Glaciologico Lombardo (CGL) e il Comitato
Glaciologico Trentino SAT (CGT SAT).
Il CGT SAT è nato nel 1990 e fa parte della Commissione
Scientifica della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT). La
sua principale attività è il controllo periodico delle variazioni
glaciali, che si realizza tramite le campagne glaciologiche
annuali. Le osservazioni svolte sul campo prendono in
considerazione le varie parti dell’esteso ghiacciaio (come i
bacini d'alimentazione, le lingue laterali e le loro fronti) e ne
analizzano i movimenti dinamici attraverso lo studio di aspetti
fisici e morfologici. I dati necessari vengono forniti
principalmente da punti di misura fissi (paline) e da immagini
fotografiche. L'analisi complessiva dei dati locali fornisce una
valutazione generale sullo stato generale della formazione
glaciale.
Ogni anno si confrontano i risultati attuali con quelli
dell’anno precedente: i risultati del 2011 confermano la
generale contrazione degli apparati glaciali. Gli aspetti che
evidenziano questa tendenza sono l’innalzamento progressivo
del limite della neve residua delle precipitazioni invernali
(snow-line) e la comparsa di aree rocciose scoperte
individuate lungo il margine ovest tra il Monte Fumo e la
Lòbbia Alta. Inoltre i corpi affluenti a quote più elevate del
Pian di Neve stanno riducendo il loro spessore e la loro
superficie. Nell'attività di monitoraggio un dato rilevante è
rappresentato dalla variazione frontale: del Ghiacciaio del
Mandron si è misurato un ritiro del fronte di 5 metri rispetto
al 2010.
Il Ghiacciaio del Mandron in una cartolina del1925
Fonte: CATINA
Catalogo Trentino di Immagini
Il ghiacciaio nel 2007
La Prima Guerra Mondiale
Il 28 luglio 1914, un mese dopo l’assassinio dell'arciduca
Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, l’Austria-
Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, sancendo così l’inizio del
conflitto bellico che progressivamente si estese a scala
mondiale e che si concluse l'11 novembre 1918 con
l'Armistizio di Compiègne.
Gli eventi ebbero inizio in uno scenario politico e
diplomatico costituito sostanzialmente dalle relazioni tra il
gruppo delle Nazioni Alleate da una parte, formato dall’Italia,
la Francia, la Gran Bretagna e la Russia, e gli Imperi Centrali
dall’altra, quali l’Impero Austro-Ungarico, quello di Germania,
quello Ottomano e il Regno di Bulgaria.
La guerra coinvolse inizialmente Austria-Ungheria,
Germania, Russia, Gran Bretagna e Francia. I trentini, che
all’epoca erano governati dall’Austria, presero parte al
conflitto fin dall’inizio. Furono chiamate alle armi circa 60000
persone, facenti parte della popolazione maschile con meno di
40 anni, destinate principalmente ad affrontare i russi sul
fronte orientale.
L’Italia, non avendo raggiunto gli accordi con l’Austria-
Ungheria sulla cessione dei territori “irredenti” a cambio della
sua neutralità, aderì al Patto di Londra del 26 aprile 1915,
con il quale si decise la sua partecipazione alla guerra al
fianco della Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia,
1907). In caso di vittoria avrebbe ottenuto quei territori che
considerava italiani, quali il Trentino, il Tirolo meridionale e la
Venezia Giulia. Il 24 maggio 1915, dichiarò guerra all’Austria-
Ungheria e successivamente, il 25 agosto 1916, dichiarò
guerra alla Germania.
I fronti italiani furono sostanzialmente quello orientale,
lungo il fiume Isonzo e quello propriamente alpino, lungo i
gruppi montuosi dell’Ortles-Cevedale, Adamello-Presanella e
Marmolada (frontiera che oggi è il confine regionale lombardo-
trentino-veneto).
Con l’espressione Guerra Bianca si identificano le vicende
belliche che si sono svolte nel settore alpino, alle alte quote
delle impervie e gelide montagne innevate. In condizioni
ambientali estreme quindi, per più di tre anni, gli Alpini italiani
e gli Standschütze austriaci si disputarono i territori di
frontiera.
Le battaglie sul confine italo-austriaco occidentale, tra il
Monte Adamello e il Passo dello Stelvio ebbero un importante
ruolo strategico. Gli italiani conquistarono prima la dorsale tra
il Monte Fumo e le Lòbbie, poi l’avamposto austriaco del
Corno di Cavento e successivamente, attraverso il Passo
Maroccaro e la Conca del Presena, raggiunsero i Monticelli.
Nel novembre del 1918, dal Passo Paradiso si diressero a
Ponte di Legno e Passo del Tonale, aprendo così la strada
verso il Passo della Mendola.
Alla fine del conflitto, con il Trattato di Versailles del 28
giugno 1919, il Trentino venne annesso all'Italia e con la
neocostituita provincia di Bolzano entrò a far parte della
regione della Venezia Tridentina.
"Territori ora sotto il
dominio Austriaco, in
cui la razza Italiana
predomina"
"Attuali territori
d'Italia"
Il rifugio, intitolato ai caduti della Prima Guerra Mondiale,
si trova alle pendici meridionali della cima della Lòbbia Alta, a
3040 m di altitudine, a breve distanza dal passo omonimo. È
situato in territorio trentino ed è il punto di riferimento per le
escursioni sull’Adamello. Fu costruito sui resti della
Casermetta Generale Giordana e venne inaugurato nel 1929
due anni dopo l’inizio dei lavori. Venne poi ampliato e, a causa
del ritiro del ghiacciaio, negli anni ’50 necessitò importanti
opere di consolidamento.
È raggiungibile attraverso molteplici itinerari che si
sviluppano su entrambi i versanti regionali e che si
differenziano tra loro in termini di difficoltà e lunghezza.
Provenendo dalla Val Rendena in Trentino, una via
d’accesso possibile è quella di Val Genova. La si percorre fino
Raggiungere il Rifugio "Lòbbia Alta" ai Caduti
dell'Adamello dalla Val Genova
alla località Bèdole da dove iniziano due percorsi di risalita
diversi. Il dislivello da superare è di 1400 m.
Il sentiero SAT n. 241 (Sentiero del Mataròt, di 6,6 km di
lunghezza) rappresenta la via più breve, ma anche la più
impegnativa e pericolosa in caso di maltempo. Il sentiero è in
parte attrezzato (per escursionisti esperti muniti di
attrezzatura alpinistica) e porta al rifugio passando per il
Passo della Lòbbia Alta.
Il percorso più accessibile e frequentato è invece quello
che fa tappa al Rifugio Mandron. Dal Rifugio Bèdole a quota
1641 m si prende il sentiero SAT n. 212 (Sentiero Vigilio
Marchetti, di 4,8 km di lunghezza). Fino alla cosiddetta “sosta
di mezza via” si snoda nel bosco con una pronunciata
pendenza mentre la seconda parte è invece meno ripida e
consente di godere di un ampio panorama dell’Adamello.
Si giunge prima al Centro Studi Adamello "Julius Payer",
dedicato all'alpinista, esploratore e cartografo boemo
precursore dell'alpinismo su queste montagne. Il 2014,tra
l'altro, sarà l'anno delle celebrazioni dei 150 anni dalla sua
prima salita in Adamello.
Successivamente si arriva al Rifugio "Città di Trento" al
Mandron, a quota 2449 m. Dal Mandron la camminata
continua lungo il sentiero n. 236 (di 5 km di lunghezza). Per un
primo tratto è pianeggiante e costeggia il Lago Mandron, poi
sale fino ad incontrare il ghiacciaio a quota 2900 m, alla base
di Cima Venezia. Terminato il sentiero, si prosegue risalendo il
ghiacciaio in diagonale, direzione Lòbbia Alta, fino ad
imboccare la conca tra questa e Cresta Croce. In prossimità
del rifugio, si deve infine superare l’ultimo breve tratto
costituito da grosse pietre. Il dislivello testimonia il
progressivo ritiro del ghiacciaio, sul quale originariamente
venne costruito il rifugio.
È necessario avere sufficienti conoscenze di questo tipo di
ambiente. Un ghiacciaio è sostanzialmente costituito da una
zona di alimentazione soprastante (bacino di accumulo), dove
la neve si trasforma in ghiaccio e la parte costituita dal
deflusso dei ghiacci dal bacino superiore, detta zona di
ablazione e fronte.
Un ghiacciaio è un elemento fluido in costante movimento
gravitazionale. Lo scorrimento della massa di ghiaccio viene
condizionato dalla irregolarità e dagli ostacoli lungo il suo
percorso. Questi elementi determinano la formazione di
spaccature più o meno profonde della calotta, generalmente
chiamate crepacci. Questi si possono formare al centro, sul
fronte o lungo i margini della colata e rappresentano il
pericolo più grande per gli escursionisti. Nelle zone concave si
formano crepacci più ampi in profondità e viceversa nelle zone
convesse. Quando la neve fresca si deposita sulla superfice
può facilmente nasconderli e in tal caso il rischio è
notevolmente maggiore.
Quando si programma l’ascensione, oltre a conoscere le
previsioni meteorologiche, è buona norma reperire tutte le
informazioni riguardanti l’itinerario, l’attrezzatura da utilizzare
L’attraversamento di un ghiacciaio viene considerato
un’attività prettamente alpinistica che richiede una
preparazione adeguata. È necessario affrontare questa
situazione con le dovute cautele, procurandosi il materiale
tecnico specifico, valutando adeguatamente la propria
condizione fisica e quella ambientale, calcolando i tempi di
percorrenza e la situazione dei rifugi d’appoggio. Bisogna
considerare che le condizioni meteorologiche possono
cambiare repentinamente, producendo variazioni di
temperatura molto ampie. La nebbia, la pioggia o perfino la
neve possono sorprendere l’escursionista in qualsiasi
momento della giornata, anche nelle stagioni più calde.
L’equipaggiamento personale deve essere completato con il
materiale tecnico specifico: ramponi, piccozza, imbracatura
bassa e cordino.
Come procedere sul ghiacciaio
e la situazione attuale del ghiacciaio, rivolgendosi ai soggetti
competenti (CAI, SAT, Guide Alpine, gestori dei rifugi).
Giunti sul posto, la scelta della direzione verso la quale
muoversi deve essere verificata costantemente lungo il
percorso. Si può trovare una traccia preesistente o si possono
seguire a distanza alcune persone che ci precedono, ma visto
che ci si sta muovendo su un terreno in movimento, è bene
non smettere mai di analizzare il terreno davanti a noi.
In situazioni considerate accettabili, a seguito delle dovute
valutazioni, quando si procede con altre persone, uno dei
possibili metodi di avanzamento è la cosiddetta andatura di
conserva. Questa prevede l’utilizzo di un cordino per legare
insieme i partecipanti all’escursione che avanzano
contemporaneamente, per stabilire così un vincolo di
sicurezza dell’uno con l’altro nel caso di scivolata o nel
peggiore dei casi di caduta in un crepaccio. Per fare questo è
necessario sapere quali nodi utilizzare.
Le morene laterali, in altri casi percorribili e di aiuto in caso
di nebbia per non smarrire la direzione, sono invece pericolose
sul Mandron per i continui crolli verificatesi negli ultimi anni.
Limite delle nevipermanenti(snow-line): linea che separa la
zona di alimentazione da quella di ablazione; indica la quota al
di sopra della quale la neve accumulata in inverno si mantiene
tutto l’anno, e al di sotto della quale questa fonde
completamente in estate.
Morena: ammasso di detriti rocciosi e terrosi accumulati
per l’azione erosiva e meccanica del ghiacciaio in movimento,
trasportato e depositati sul suo fronte o i suoi margini laterali.
Seracco, seraccata: blocco di ghiaccio isolato formatosi
dall’intersezione di più crepacci. Una seraccata è una zona
costituta da un insieme di seracchi.
Torrente epiglaciale: corso d’acqua che scorre sulla
superfice del ghiacciaio.
Torrente proglaciale: corso d’acqua che fuoriesce dalla
bocca della fronte del ghiacciaio.
Vedretta: termine usato spesso come sinonimo di
ghiacciaio; più specificatamente denomina un ghiacciaio
Breve glossario glaciologico
Crepaccio: spaccatura nella massa di ghiaccio formatasi a
conseguenza delle tensioni che si producono durante il
movimento del corpo glaciale.
Firn: neve trasformata, granulare e parzialmente
compattata, in uno stato intermedio tra neve e ghiaccio
("neve vecchia di un anno").
Fronte: margine inferiore del ghiacciaio che presenta la
bocca dalla quale fuoriesce il torrente proglaciale.
Ghiacciaio: grande massa di ghiaccio a struttura
stratificata, originata dal prolungato accumulo e
trasformazione della neve meteorica.
minore circoscritto entro una conca o che ricopre un
versante, un pendio.
Zona di ablazione: parte del ghiacciaio soggetta a perdita
di massa per effetto dei processi di evaporazione e fusione del
ghiaccio.
Zona di alimentazione (o bacino di accumulo): parte del
ghiacciaio dove si verifica l’aumento di massa, dovuta alla
persistenza e trasformazione della neve meteorica in ghiaccio.
6161
6363
69
73
Fonti della parte introduttiva.
- Biblioteca Comunale di Trento, Catalogo Trentino di Immagini (CATINA):
http://www.catinabib.it/files/TIC0-0183.jpg (2 ottobre 2012)
- Istituto Geografico Militare (IGM), Italia - Atlante dei Tipi Geografici. Claudio Smiraglia, Ghiacciai vallivi e alpini, Università
degli studi di Milano:
http://www.igmi.org/pubblicazioni/atlante_tipi_geografici/pdf/36.pdf (7 giugno 2013)
- Comitato Glaciologico Italiano (CGI), I ghiacciai italiani:
http://www.glaciologia.it/wp-content/uploads/vari/catastoCGI_1957_58_I_elenco_ghiacciai.pdf (2 ottobre 2012)
http://www.glaciologia.it/wp-content/uploads/Schede_ghiacciai/0639_MANDRONE.pdf (2 ottobre 2012)
- Comitato Glaciologico Italiano (CGI), Campagne glaciologiche:
http://www.glaciologia.it/wp-content/uploads/FullText/full_text_35_2/GFDQ_35_2_Campagna_
glaciologica_2011_211_279.pdf (7 giugno 2013)
- Comitato Glaciologico Lombardo (CGL), Adamello 1990 - 2004:
http://www2.sgl.cluster.it/Joomla_1.5/images/stories/documenti/Adamello_1990-2004.pdf (7 giugno 2013)
- Comitato Glaciologico Lombardo (CGL), Campagna Glaciologica 2010:
http://www.servizioglaciologicolombardo.it/archivione/SGLcampagna2010.pdf (7 giugno 2013)
- Comm. Naz. Scuole di Alpinismo, I manuali del CAI, n.25, Alpinismo su ghiaccio e misto, Club Alpino Italiano, Milano 2011
- Rifugio “Lòbbia Alta” ai Caduti dell’Adamello:
http://www.rifugioaicadutidelladamello.it/ (7 giugno 2013)
- Parco dell'Adamello, La Guerra Bianca:
http://www.parcoadamello.it/page.php?gpi=688 (7 giugno 2013)
- Parco Naturale Adamello Brenta (PNAB):
http://www.pnab.it/ (7 giugno 2013)
- Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), Comitato Glaciologico Trentino (CGT) Ghiacciai in Trentino:
http://www.sat.tn.it/default.aspx?fn=loadarea&idarea=17 (2 ottobre 2012)
- Tabacco Editrice, Carta n. 010: Parco Naturale Adamello Brenta
- Wikipedia, Guerra bianca in Adamello:
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_bianca_in_Adamello (2 ottobre 2012)
- Wikipedia, Ritiro dei ghiacciai dal 1850:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ritiro_dei_ghiacciai_dal_1850#Europa (7 giugno 2013)
LA BREVE STORIA DI UN GHIACCIAIO
Racconto fotografico di un'escursione
sul Ghiacciaio dell'Adamello-Mandron
Matteo Lencioni
ISBN 978-88-909146-1-4

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  • 2. Autore: Matteo Lencioni Edizione riveduta tratta da originale © Matteo Lencioni, novembre 2012 Copyright © Parco Naturale Adamello Brenta - Geopark Via Nazionale 24. 38080 Strembo (TN) I edizione marzo 2014
  • 3. LA BREVE STORIA DI UN GHIACCIAIO Racconto fotografico di un'escursione sul Ghiacciaio dell'Adamello-Mandron Matteo Lencioni
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  • 6. Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area protetta del Trentino e una delle più vaste delle Alpi. Occupa un territorio di 620,51 kmq, posto tra 477 e 3558 metri d'altitudine. Verso ovest comprende la parte trentina del gruppo montuoso Adamello-Presanella, ricchissimo di acque superficiali che, alimentate da imponenti ghiacciai, formano suggestive cascate e numerosi laghi alpini. A est comprende il Gruppo del Brenta, decretato dall’UNESCO nel 2009 patrimonio mondiale dell’Umanità. All’impareggiabile patrimonio paesaggistico corrisponde un’eccezionale ricchezza di elementi naturalistici, primi fra tutti quelli della flora e della fauna selvatica, con la straordinaria presenza dell’orso bruno. Ma non va dimenticato l’inestimabile capitale di civiltà formato dal paesaggio umano e da tutte le testimonianze storiche e artistiche tramandate dalle generazioni passate, che costituiscono un’eredità culturale preziosa, salvaguardata e valorizzata dal Parco. Il Parco, coerentemente con le strategie di sviluppo sostenibile contenute nella Carta Europea del Turismo Sostenibile, nel giugno 2008 ha ottenuto il riconoscimento di European e Global Unesco Geopark, entrando a far parte della Rete Europea dei Geoparchi, con l’obiettivo di valorizzare e conservare il patrimonio geologico dell’area protetta, attraverso lo sviluppo del geoturismo e la promozione dell’educazione ambientale, della formazione e della ricerca scientifica nelle varie discipline delle Scienze della Terra e lo sviluppo sostenibile a livello locale. Nel 2012, a dimostrazione delle piene capacità dell’area protetta d’interpretare compiutamente gli aspetti di conservazione, divulgazione e promozione del patrimonio geologico in un’ottica di sviluppo sostenibile, il Parco è stato riconfermato nella Rete europea e mondiale dei geoparchi e ha ottenuto, per la seconda volta, la Carta Europea del Turismo Sostenibile. Il Parco Naturale Adamello Brenta - Geopark
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  • 8. Il Ghiacciaio dell'Adamello si trova nel gruppo montuoso dell’Adamello, a cavallo tra l'alta Val Genova, in Trentino, e la sommità delle valli che si aprono sul versante orientale della Val Camonica, in Lombardia. È compreso in due rispettive e più vaste aree protette, il Parco Naturale Adamello Brenta ed il Parco Regionale dell’Adamello (gestito dalla Comunità Montana di Valle Camonica). Il primo catasto dei ghiacciai italiani redatto dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI-CNR 1959; 1962) non considerava il Ghiacciaio dell’Adamello come un’unica entità. Nell’elenco venivano invece identificati 6 diversi ghiacciai: Miller Superiore, Corno di Salarno, Salarno, Adamello-Pian di Neve, Adamè (compresi nel settore della Lombardia, bacino del fiume Oglio, Val Camonica) e Mandron (nel settore delle Il Ghiacciaio dell'Adamello-Mandron Tre Venezie, bacino Fiume Sarca-Mincio, Val Rendena). Sulla base di studi geofisici più recenti (1991 ) che hanno dimostrato l’esistenza di un’unica zona di accumulo e l’assenza di strutture rocciose subglaciali in grado di differenziare il flusso delle colate, si è giunti a considerare il Ghiacciaio dell’Adamello un unico corpo glaciale, costituito da un corpo principale con vari corpi effluenti. La calotta centrale è più elevata e per lo più pianeggiante e viene comunemente chiamata Pian di Neve. Sul perimetro si sviluppano lingue allungate in solchi vallivi secondari o vedrette minori. Per questa sua morfologia viene classificato come un ghiacciaio "scandinavo". Il Comitato Glaciologico Trentino SAT lo identifica come il Ghiacciaio Adamello-Mandron, con il codice n. 639.0; nell’elenco del Comitato Glaciologico Lombardo si chiama invece Ghiacciaio Adamello ed il codice è il n. 608.0. Il Ghiacciaio del Mandron è il corpo effluente più voluminoso ed ha caratteristiche morfologiche tipiche dei ghiacciai vallivi o montani, incanalati e discendenti. Si estende dal Pian di Neve verso la Val Genova in direzione nord-est.
  • 9. La fusione dei ghiacciaiÈ limitato a est dal Dosson di Genova (3441 m) e la Cresta Croce (3208 m) che lo separano dalla Vedretta della Lobbia. Sul fianco opposto è invece limitato dalla dorsale costituita da Corno Bianco (3434 m) - Cima Garibaldi (3239 m) - Punta del Venerocolo (3325 m) e Monte Venezia (3236 m). Il suo prolungamento sul versante trentino è limitato a est dalla Lòbbia Alta (3195 m), di Mezzo e Bassa. Dalla fronte del Ghiacciaio del Mandron fuoriesce il torrente che, superato con una cascata il dislivello sottostante, forma un bacino d’acqua nella conca a quota 2207 m, chiamato Lago Nuovo. Il lago si originò negli anni ’50 a seguito del ritiro del ghiacciaio. Il suo emissario si unisce a quello del Lago Mandron ed insieme ai torrenti del Lago Scuro e della vedretta della Lòbbia dà origine al fiume Sarca di Genova. Nel fondovalle un’altra spettacolare cascata d’acqua, proveniente dalla vedretta di Nardis, alimenta questo fiume prima che si congiunga al Sarca di Nambrone. Il World Glacier Monitoring Service, che ogni cinque anni pubblica i dati sui mutamenti dei ghiacciai in tutto il mondo, nell'edizione del 2005 riferiva che quasi l’assoluta totalità dei ghiacciai europei alpini esaminati si stava ritirando e questa recessione avveniva ad un tasso più veloce rispetto ai decenni precedenti. La situazione nel settore dell’Adamello-Presanella si può inquadrare in questa tendenza generale. Alla fine dell’800, l'ufficiale dell'esercito austriaco ed alpinista Julius von Payer stimò che l'intero Ghiacciaio dell'Adamello avesse una superficie superiore a 3000 ettari. Negli anni ’20 del novecento essa si era ridotta di oltre 500 ettari. Secondo i dati del catasto del CGI del 1959 la somma delle sei parti che lo componevano era pari a 1822,16 ettari. Le misurazioni fatte tra il 1991 e il 1997 rilevarono una
  • 10. ulteriore riduzione di massa che portò la superficie totale a 1766 ettari. Nel lasso di 150 anni si è visto come la lingua del Mandron, che quasi raggiungeva il Rifugio Bèdole della Val Genova, si sia ritirata di circa 2 chilometri. I rilevamenti effettuati successivamente confermano questa tendenza ed inoltre rilevano che la recessione avviene anche più velocemente rispetto ai decenni precedenti. Il soggetto che istituzionalmente promuove e coordina le ricerche glaciologiche nelle Alpi italiane è il Comitato Glaciologico Italiano (CGI). Nel settore dell'Adamello operano il Comitato Glaciologico Lombardo (CGL) e il Comitato Glaciologico Trentino SAT (CGT SAT). Il CGT SAT è nato nel 1990 e fa parte della Commissione Scientifica della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT). La sua principale attività è il controllo periodico delle variazioni glaciali, che si realizza tramite le campagne glaciologiche annuali. Le osservazioni svolte sul campo prendono in considerazione le varie parti dell’esteso ghiacciaio (come i bacini d'alimentazione, le lingue laterali e le loro fronti) e ne analizzano i movimenti dinamici attraverso lo studio di aspetti fisici e morfologici. I dati necessari vengono forniti principalmente da punti di misura fissi (paline) e da immagini fotografiche. L'analisi complessiva dei dati locali fornisce una valutazione generale sullo stato generale della formazione glaciale. Ogni anno si confrontano i risultati attuali con quelli dell’anno precedente: i risultati del 2011 confermano la generale contrazione degli apparati glaciali. Gli aspetti che evidenziano questa tendenza sono l’innalzamento progressivo del limite della neve residua delle precipitazioni invernali (snow-line) e la comparsa di aree rocciose scoperte individuate lungo il margine ovest tra il Monte Fumo e la Lòbbia Alta. Inoltre i corpi affluenti a quote più elevate del Pian di Neve stanno riducendo il loro spessore e la loro superficie. Nell'attività di monitoraggio un dato rilevante è rappresentato dalla variazione frontale: del Ghiacciaio del Mandron si è misurato un ritiro del fronte di 5 metri rispetto al 2010.
  • 11. Il Ghiacciaio del Mandron in una cartolina del1925 Fonte: CATINA Catalogo Trentino di Immagini
  • 13. La Prima Guerra Mondiale Il 28 luglio 1914, un mese dopo l’assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, l’Austria- Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, sancendo così l’inizio del conflitto bellico che progressivamente si estese a scala mondiale e che si concluse l'11 novembre 1918 con l'Armistizio di Compiègne. Gli eventi ebbero inizio in uno scenario politico e diplomatico costituito sostanzialmente dalle relazioni tra il gruppo delle Nazioni Alleate da una parte, formato dall’Italia, la Francia, la Gran Bretagna e la Russia, e gli Imperi Centrali dall’altra, quali l’Impero Austro-Ungarico, quello di Germania, quello Ottomano e il Regno di Bulgaria. La guerra coinvolse inizialmente Austria-Ungheria, Germania, Russia, Gran Bretagna e Francia. I trentini, che all’epoca erano governati dall’Austria, presero parte al conflitto fin dall’inizio. Furono chiamate alle armi circa 60000 persone, facenti parte della popolazione maschile con meno di 40 anni, destinate principalmente ad affrontare i russi sul fronte orientale. L’Italia, non avendo raggiunto gli accordi con l’Austria- Ungheria sulla cessione dei territori “irredenti” a cambio della sua neutralità, aderì al Patto di Londra del 26 aprile 1915, con il quale si decise la sua partecipazione alla guerra al fianco della Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia, 1907). In caso di vittoria avrebbe ottenuto quei territori che considerava italiani, quali il Trentino, il Tirolo meridionale e la Venezia Giulia. Il 24 maggio 1915, dichiarò guerra all’Austria- Ungheria e successivamente, il 25 agosto 1916, dichiarò guerra alla Germania. I fronti italiani furono sostanzialmente quello orientale, lungo il fiume Isonzo e quello propriamente alpino, lungo i gruppi montuosi dell’Ortles-Cevedale, Adamello-Presanella e Marmolada (frontiera che oggi è il confine regionale lombardo- trentino-veneto).
  • 14. Con l’espressione Guerra Bianca si identificano le vicende belliche che si sono svolte nel settore alpino, alle alte quote delle impervie e gelide montagne innevate. In condizioni ambientali estreme quindi, per più di tre anni, gli Alpini italiani e gli Standschütze austriaci si disputarono i territori di frontiera. Le battaglie sul confine italo-austriaco occidentale, tra il Monte Adamello e il Passo dello Stelvio ebbero un importante ruolo strategico. Gli italiani conquistarono prima la dorsale tra il Monte Fumo e le Lòbbie, poi l’avamposto austriaco del Corno di Cavento e successivamente, attraverso il Passo Maroccaro e la Conca del Presena, raggiunsero i Monticelli. Nel novembre del 1918, dal Passo Paradiso si diressero a Ponte di Legno e Passo del Tonale, aprendo così la strada verso il Passo della Mendola. Alla fine del conflitto, con il Trattato di Versailles del 28 giugno 1919, il Trentino venne annesso all'Italia e con la neocostituita provincia di Bolzano entrò a far parte della regione della Venezia Tridentina. "Territori ora sotto il dominio Austriaco, in cui la razza Italiana predomina" "Attuali territori d'Italia"
  • 15. Il rifugio, intitolato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, si trova alle pendici meridionali della cima della Lòbbia Alta, a 3040 m di altitudine, a breve distanza dal passo omonimo. È situato in territorio trentino ed è il punto di riferimento per le escursioni sull’Adamello. Fu costruito sui resti della Casermetta Generale Giordana e venne inaugurato nel 1929 due anni dopo l’inizio dei lavori. Venne poi ampliato e, a causa del ritiro del ghiacciaio, negli anni ’50 necessitò importanti opere di consolidamento. È raggiungibile attraverso molteplici itinerari che si sviluppano su entrambi i versanti regionali e che si differenziano tra loro in termini di difficoltà e lunghezza. Provenendo dalla Val Rendena in Trentino, una via d’accesso possibile è quella di Val Genova. La si percorre fino Raggiungere il Rifugio "Lòbbia Alta" ai Caduti dell'Adamello dalla Val Genova alla località Bèdole da dove iniziano due percorsi di risalita diversi. Il dislivello da superare è di 1400 m. Il sentiero SAT n. 241 (Sentiero del Mataròt, di 6,6 km di lunghezza) rappresenta la via più breve, ma anche la più impegnativa e pericolosa in caso di maltempo. Il sentiero è in parte attrezzato (per escursionisti esperti muniti di attrezzatura alpinistica) e porta al rifugio passando per il Passo della Lòbbia Alta. Il percorso più accessibile e frequentato è invece quello che fa tappa al Rifugio Mandron. Dal Rifugio Bèdole a quota 1641 m si prende il sentiero SAT n. 212 (Sentiero Vigilio Marchetti, di 4,8 km di lunghezza). Fino alla cosiddetta “sosta di mezza via” si snoda nel bosco con una pronunciata pendenza mentre la seconda parte è invece meno ripida e consente di godere di un ampio panorama dell’Adamello. Si giunge prima al Centro Studi Adamello "Julius Payer", dedicato all'alpinista, esploratore e cartografo boemo precursore dell'alpinismo su queste montagne. Il 2014,tra l'altro, sarà l'anno delle celebrazioni dei 150 anni dalla sua prima salita in Adamello.
  • 16. Successivamente si arriva al Rifugio "Città di Trento" al Mandron, a quota 2449 m. Dal Mandron la camminata continua lungo il sentiero n. 236 (di 5 km di lunghezza). Per un primo tratto è pianeggiante e costeggia il Lago Mandron, poi sale fino ad incontrare il ghiacciaio a quota 2900 m, alla base di Cima Venezia. Terminato il sentiero, si prosegue risalendo il ghiacciaio in diagonale, direzione Lòbbia Alta, fino ad imboccare la conca tra questa e Cresta Croce. In prossimità del rifugio, si deve infine superare l’ultimo breve tratto costituito da grosse pietre. Il dislivello testimonia il progressivo ritiro del ghiacciaio, sul quale originariamente venne costruito il rifugio.
  • 17. È necessario avere sufficienti conoscenze di questo tipo di ambiente. Un ghiacciaio è sostanzialmente costituito da una zona di alimentazione soprastante (bacino di accumulo), dove la neve si trasforma in ghiaccio e la parte costituita dal deflusso dei ghiacci dal bacino superiore, detta zona di ablazione e fronte. Un ghiacciaio è un elemento fluido in costante movimento gravitazionale. Lo scorrimento della massa di ghiaccio viene condizionato dalla irregolarità e dagli ostacoli lungo il suo percorso. Questi elementi determinano la formazione di spaccature più o meno profonde della calotta, generalmente chiamate crepacci. Questi si possono formare al centro, sul fronte o lungo i margini della colata e rappresentano il pericolo più grande per gli escursionisti. Nelle zone concave si formano crepacci più ampi in profondità e viceversa nelle zone convesse. Quando la neve fresca si deposita sulla superfice può facilmente nasconderli e in tal caso il rischio è notevolmente maggiore. Quando si programma l’ascensione, oltre a conoscere le previsioni meteorologiche, è buona norma reperire tutte le informazioni riguardanti l’itinerario, l’attrezzatura da utilizzare L’attraversamento di un ghiacciaio viene considerato un’attività prettamente alpinistica che richiede una preparazione adeguata. È necessario affrontare questa situazione con le dovute cautele, procurandosi il materiale tecnico specifico, valutando adeguatamente la propria condizione fisica e quella ambientale, calcolando i tempi di percorrenza e la situazione dei rifugi d’appoggio. Bisogna considerare che le condizioni meteorologiche possono cambiare repentinamente, producendo variazioni di temperatura molto ampie. La nebbia, la pioggia o perfino la neve possono sorprendere l’escursionista in qualsiasi momento della giornata, anche nelle stagioni più calde. L’equipaggiamento personale deve essere completato con il materiale tecnico specifico: ramponi, piccozza, imbracatura bassa e cordino. Come procedere sul ghiacciaio
  • 18. e la situazione attuale del ghiacciaio, rivolgendosi ai soggetti competenti (CAI, SAT, Guide Alpine, gestori dei rifugi). Giunti sul posto, la scelta della direzione verso la quale muoversi deve essere verificata costantemente lungo il percorso. Si può trovare una traccia preesistente o si possono seguire a distanza alcune persone che ci precedono, ma visto che ci si sta muovendo su un terreno in movimento, è bene non smettere mai di analizzare il terreno davanti a noi. In situazioni considerate accettabili, a seguito delle dovute valutazioni, quando si procede con altre persone, uno dei possibili metodi di avanzamento è la cosiddetta andatura di conserva. Questa prevede l’utilizzo di un cordino per legare insieme i partecipanti all’escursione che avanzano contemporaneamente, per stabilire così un vincolo di sicurezza dell’uno con l’altro nel caso di scivolata o nel peggiore dei casi di caduta in un crepaccio. Per fare questo è necessario sapere quali nodi utilizzare. Le morene laterali, in altri casi percorribili e di aiuto in caso di nebbia per non smarrire la direzione, sono invece pericolose sul Mandron per i continui crolli verificatesi negli ultimi anni.
  • 19. Limite delle nevipermanenti(snow-line): linea che separa la zona di alimentazione da quella di ablazione; indica la quota al di sopra della quale la neve accumulata in inverno si mantiene tutto l’anno, e al di sotto della quale questa fonde completamente in estate. Morena: ammasso di detriti rocciosi e terrosi accumulati per l’azione erosiva e meccanica del ghiacciaio in movimento, trasportato e depositati sul suo fronte o i suoi margini laterali. Seracco, seraccata: blocco di ghiaccio isolato formatosi dall’intersezione di più crepacci. Una seraccata è una zona costituta da un insieme di seracchi. Torrente epiglaciale: corso d’acqua che scorre sulla superfice del ghiacciaio. Torrente proglaciale: corso d’acqua che fuoriesce dalla bocca della fronte del ghiacciaio. Vedretta: termine usato spesso come sinonimo di ghiacciaio; più specificatamente denomina un ghiacciaio Breve glossario glaciologico Crepaccio: spaccatura nella massa di ghiaccio formatasi a conseguenza delle tensioni che si producono durante il movimento del corpo glaciale. Firn: neve trasformata, granulare e parzialmente compattata, in uno stato intermedio tra neve e ghiaccio ("neve vecchia di un anno"). Fronte: margine inferiore del ghiacciaio che presenta la bocca dalla quale fuoriesce il torrente proglaciale. Ghiacciaio: grande massa di ghiaccio a struttura stratificata, originata dal prolungato accumulo e trasformazione della neve meteorica.
  • 20. minore circoscritto entro una conca o che ricopre un versante, un pendio. Zona di ablazione: parte del ghiacciaio soggetta a perdita di massa per effetto dei processi di evaporazione e fusione del ghiaccio. Zona di alimentazione (o bacino di accumulo): parte del ghiacciaio dove si verifica l’aumento di massa, dovuta alla persistenza e trasformazione della neve meteorica in ghiaccio.
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  • 88. Fonti della parte introduttiva. - Biblioteca Comunale di Trento, Catalogo Trentino di Immagini (CATINA): http://www.catinabib.it/files/TIC0-0183.jpg (2 ottobre 2012) - Istituto Geografico Militare (IGM), Italia - Atlante dei Tipi Geografici. Claudio Smiraglia, Ghiacciai vallivi e alpini, Università degli studi di Milano: http://www.igmi.org/pubblicazioni/atlante_tipi_geografici/pdf/36.pdf (7 giugno 2013) - Comitato Glaciologico Italiano (CGI), I ghiacciai italiani: http://www.glaciologia.it/wp-content/uploads/vari/catastoCGI_1957_58_I_elenco_ghiacciai.pdf (2 ottobre 2012) http://www.glaciologia.it/wp-content/uploads/Schede_ghiacciai/0639_MANDRONE.pdf (2 ottobre 2012) - Comitato Glaciologico Italiano (CGI), Campagne glaciologiche: http://www.glaciologia.it/wp-content/uploads/FullText/full_text_35_2/GFDQ_35_2_Campagna_ glaciologica_2011_211_279.pdf (7 giugno 2013) - Comitato Glaciologico Lombardo (CGL), Adamello 1990 - 2004: http://www2.sgl.cluster.it/Joomla_1.5/images/stories/documenti/Adamello_1990-2004.pdf (7 giugno 2013) - Comitato Glaciologico Lombardo (CGL), Campagna Glaciologica 2010: http://www.servizioglaciologicolombardo.it/archivione/SGLcampagna2010.pdf (7 giugno 2013) - Comm. Naz. Scuole di Alpinismo, I manuali del CAI, n.25, Alpinismo su ghiaccio e misto, Club Alpino Italiano, Milano 2011 - Rifugio “Lòbbia Alta” ai Caduti dell’Adamello: http://www.rifugioaicadutidelladamello.it/ (7 giugno 2013) - Parco dell'Adamello, La Guerra Bianca: http://www.parcoadamello.it/page.php?gpi=688 (7 giugno 2013) - Parco Naturale Adamello Brenta (PNAB): http://www.pnab.it/ (7 giugno 2013) - Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), Comitato Glaciologico Trentino (CGT) Ghiacciai in Trentino: http://www.sat.tn.it/default.aspx?fn=loadarea&idarea=17 (2 ottobre 2012) - Tabacco Editrice, Carta n. 010: Parco Naturale Adamello Brenta - Wikipedia, Guerra bianca in Adamello: http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_bianca_in_Adamello (2 ottobre 2012) - Wikipedia, Ritiro dei ghiacciai dal 1850: http://it.wikipedia.org/wiki/Ritiro_dei_ghiacciai_dal_1850#Europa (7 giugno 2013)
  • 89. LA BREVE STORIA DI UN GHIACCIAIO Racconto fotografico di un'escursione sul Ghiacciaio dell'Adamello-Mandron Matteo Lencioni ISBN 978-88-909146-1-4