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IL MORGANTE
DI LUIGI PULCI
Pulci: Chi è?
Luigi Pulci (Firenze, 1432 - Padova, 1484) è stato uno dei più originali e
importanti poeti volgari del Quattrocento, nonché uomo di corte nella
Firenze di Lorenzo de' Medici da cui fu poi allontanato per contrasti sul
piano religioso (erano note le sue idee anticonformiste su molti aspetti
della dottrina, sfioranti in alcuni casi l'eresia). In una prima fase amico
e mentore poetico di Lorenzo, Pulci si cimentò in vari generi letterari,
passando dalla poesia comica e parodica a quella epica, benché il suo
nome resti legato al poema Morgante che, oltre ad essere il primo
esempio di poema epico-cavalleresco nella letteratura del
Quattrocento, è anche opera originalissima dotata di una verve comica
e linguistica con pochi altri esempi.
Pulci: Biografia
Luigi Pulci nasce nel 1432 a Firenze da Jacopo di Francesco Pulci e Brigida de Bardi. Dopo
un'infanzia difficile causata dalla povertà della sua famiglia (i Pulci erano una nobile famiglia
decaduta), fu introdotto presso la famiglia Medici nel 1461, dove entrò presto nelle grazie del
giovane Lorenzo, con il quale condivise lo spirito giocoso che contraddistinse le sue prime
opere poetiche: Beca di Dicomano, parodia dell'opera di Lorenzo Nencia da Barberino, a sua
volta parodia dell'amor cortese.
Tra il 1473 e il 1474 si sposò con Lucrezia degli Albizzi, col favore di Lorenzo. Nello stesso
periodo il clima della cerchia medicea, dapprima molto influenzato dal suo umore bizzarro e
giocoso, si modificò notevolmente per l'importanza assunta dai filosofi platonici
dell'Accademia (Ficino, Pico, Landino); il Pulci entrò in conflitto con questi personaggi ed ebbe
un'aspra polemica con Ficino sull'immortalità dell'anima. Perciò il Magnifico lo lasciò ai
margini.
Pulci: Biografia
Questo e le difficoltà finanziarie che colpirono i fratelli Luca e
Bernardo intorno al 1470, costrinsero il Pulci ad allontanarsi da
Firenze (per missioni diplomatiche a Camerino, Foligno e Napoli) e ad
entrare al servizio del condottiero Roberto di San Severino, che seguì
in vari viaggi (Milano, Pisa e Venezia). Nel marzo del 1481 fu
nominato capitano di Val di Lugana, feudo del Sanseverino.
Ammalatosi durante un viaggio, morì a Padova nel 1484 e fu sepolto
fuori dal muro che circondava il sagrato della chiesa di San Tommaso
Apostolo, "vicino ad un pozzo" "senza alcuna sacra cerimonia" come
uomo "di poca, o niuna religione".
Pulci: Biografia (Riassunto)
1432 - Nasce a Firenze
1459 - Entra al servizio di Castellani che lo introduce nella casa dei Medici e gli permette di partecipare alle
lezioni dell'umanista Bartolomeo Scala.
1461 - Inizia il Morgante su richiesta di Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo.
1467 - Rientra a Firenze dopo averla lasciata per debiti di famiglia.
1473 - Entra al servizio di Roberto Sanseverino, conte di Caiazzo. Gli incarichi commissionatigli lo portano a
spostarsi fra Milano, Bologna e Venezia.
1478 - Esce a stampa la prima edizione del Morgante (23 canti)
1483 - Esce, stampato a Firenze, il Morgante completo (28 canti)
1484 - Muore a Padova, mentre si sta recando a Venezia con Sanseverino.
Pulci: Opere
La prima produzione poetica di Pulci fu di carattere giocoso e in questa fase
influenzò molto le opere dello stesso Lorenzo de' Medici: rientra in questo filone
poetico la Beca da Dicomano, un poemetto in ottave di argomento rusticano che
Pulci scrisse per rispondere in modo satirico alla Nencia di Lorenzo. Il poemetto
testimonia il rapporto di amicizia e complicità con il signore di Firenze, in onore
del quale nel 1469 aveva composto la Giostra di Lorenzo de' Medici per celebrare
la vittoria di Lorenzo in un torneo, testo povero di stile e ben lontano dalle Stanze
di Poliziano.
Pulci compose anche delle frottole e diversi sonetti in "tenzone" con il cortigiano
Matteo Franco, nei quali i due si scambiano accuse e ingiurie velenose: è
probabile che la contesa non fosse solo di maniera e rivelasse la feroce rivalità
tra Pulci e il nuovo arrivato nella cerchia medicea, ansioso di conquistare il favore
del signore (la tenzone è databile ai primi anni Settanta).
Pulci: Opere
Più o meno nello stesso periodo Pulci compose anche un sonetto in cui
irrideva in modo blasfemo la Theologia platonica sull'immortalità dell'anima di
Marsilio Ficino, testo che gli attirò molte critiche e contribuì non poco ad
alimentare la sua fama di eretico, corroborata anche da posizioni analoghe
contenute in altri testi e specialmente nel Morgante. Non è improbabile che
tali polemiche incrinassero il suo rapporto con Lorenzo e la famiglia Medici,
maturando quella rottura che lo spinse a lasciare Firenze e a seguire il
Sanseverino nelle sue peregrinazioni per l'Italia, anche se i rapporti con
Lorenzo non furono mai del tutto interrotti.
Pulci: Opere (Le epistole)
Pulci ci ha lasciato un ricco epistolario, contenente lettere indirizzate a vari interlocutori che
rivelano molto del suo carattere ironico e pungente, nonché della sua amicizia e fedeltà nei
confronti del signore di Firenze. Nel 1476 fu a sua volta destinatario di quattro epistole in
latino di Marsilio Ficino, con le quali l'umanista rispondeva alle polemiche a distanza sulle
sue dottrine teologiche. Anche per scrollarsi di dosso la fama di eretico che ormai lo
perseguitava, complice l'ostilità del Ficino, e al fine di preparare un ritorno a Firenze, Pulci
compose nel 1484 una Confessione a Maria Vergine con la quale faceva ammenda dei
passati errori e chiedeva perdono per i suoi peccati, non dissipando tuttavia i dubbi di chi vi
volle vedere un intento dissacrante . Sembra che l'opera sia stata composta da Pulci dietro
consiglio del predicatore agostiniano Mariano da Genazzano, vicino alla cerchia dei Medici,
nonché per rispondere alle critiche religiose ricevute da Girolamo Savonarola che bruciò
pubblicamente il Morgante nei suoi "falò della vanità". Un accenno a tali polemiche è forse
contenuto negli ultimi versi del poema (XXVIII, ott. 136 ss.), quando Pulci allude alle critiche
di "alcun malivolo" e parla di "certi uccellacci" che dovrebbero portare un sasso in bocca,
parole che potrebbero riferirsi proprio al Savonarola.
Pulci: Il Morgante
La vicenda redazionale del Morgante è piuttosto lunga e complessa.
Il Pulci inizia a scrivere il suo poema nel 1461 e nel 1482 ne circolano
tre versioni (la prima delle quali ci è ignota) suddivise in 23 cantari;
la versione definitiva viene pubblicata nel 1483 arricchita di altri 5
cantari, per un totale di 28, che si distinguono dai precedenti per la
ricerca di un tono maggiormente eroico e meno comico. L’ultima
versione del poema, in virtù del maggior numero di parti, viene
detta Morgante maggiore per distinguerla dalle precedenti versioni.
Pulci: Il Morgante (I Cantari)
Tradizionalmente i poemi cavallereschi medievali sono composti in ottava rima, un tipo di strofa
che si presta fortemente all'ambito narrativo e che conosce un largo utilizzo proprio in ambito
epico.
In effetti, l'ambientazione scelta da Pulci per tessere le sue variopinte storie di cavalieri, giganti,
imprese ardimentose e battaglie all'ultimo sangue ed il richiamo diretto alle imprese di Orlando
ed agli intrighi di Gano sono un collegamento inequivocabile e diretto alla chanson de geste
francese.
L'autore però sceglie come forma di componimento quella dei cantari, che nascono in ambito
popolare e si diffondono principalmente come stile d'ambito giullaresco destinato alla recitazione
in pubblico, e che ha l'intento di creare storie che stupiscono l'uditorio e lo catturano con un
rapido susseguirsi di eventi, senza soffermarsi nella ricerca degli aspetti interiori dei personaggi.
Pulci: Il Morgante (Riassunto)
Orlando abbandona sdegnato Parigi, non riuscendo più a sopportare le continue calunnie di
GANO DI MAGANZA, implacabile traditore che riesce a persuadere il vecchio e un po’ svampito
Carlo Magno.
Orlando si reca in Asia tra gli infedeli, in Pagania. Capita a un convento assediato da tre giganti:
ne uccide due e converte il terzo, Margutte, alla fede cristiana. Egli diventa quindi suo scudiero.
In Pagania, Orlando è raggiunto dal cugino Rinaldo, anch’egli sdegnato contro Carlo Magno, e da
altri cavalieri cristiani con i quali vive molte e mirabili avventure.
I paladini ritornano poi in Francia per difenderla dall’attacco dei Musulmani. Qui Gano di
Maganza organzza un tradimento ai danni di Orlando, che viene quindi ucciso a Roncisvalle,
mentre eroicamente Carlo Magno ne vendica la morte, uccidendo Gano.
Pulci: Il Morgante (Finalità)
• Richiamare l’atmosfera goliardica delle feste carnevalesche (momenti di caos e allegria, a
anche occasioni per trasferire al popolo elementi colti.
• Divertire la corte medicea.
Raggiunge le sue finalità attraverso espedienti narrativi e linguistici, si avvale di:
• Esagerazione (uomo grosso=gigante; pasto=abbuffata);
• Rovesciamento delle situazioni (spiritualità dell’animo= ”fetta di carne in mezzo alla pagnotta”=
l’animo diventa qualcosa di concreto);
• Realismo della corporeità (realtà che rimanda sempre al corpo e ai bisogni fisiologici);
• Beffa e parodia;
• Linguaggio realistico che rimanda ai bisogni fisiologici.
Pulci: Il Morgante alla corte dei Medici
Quello del Pulci è quindi un riuscito esperimento letterario
che aveva l'intenzione di coniugare la tradizione cavalleresca
con la narrativa poetica popolare. L'esperimento dello
scrittore fiorentino si inserisce, alimentandola, nella
polemica culturale che si sviluppa all'interno della corte
medicea dei primi anni e che presentava, essenzialmente,
due correnti: una più marcatamente popolaresca, di cui
faceva parte Pulci, ed una seconda che, direttamente
collegata all'umanesimo, puntava allo sviluppo della
letteratura latina e della filosofia neoplatonica.
Pulci: Il Morgante alla corte dei Medici
Nella prospettiva di Piero e del padre Cosimo lo sviluppo di una cultura dal
carattere umanistico e aulico, era quello che avrebbe dovuto caratterizzare la
corte medicea marcandone ancora di più il definitivo distacco dalle altre
famiglie nobiliari. Al contrario, il poema di Pulci che era saldamente ancorato
alla tradizione fiorentina, doveva rappresentare un segnale di continuità non
solo culturale ma anche politico.
Nonostante Pulci fosse stato per lungo tempo un cortigiano pienamente
interno alla corte medicea, l'arrivo di Lorenzo segna il definitivo imporsi di una
cultura di corte impostata sulla filosofia neoplatonica e sull'umanesimo di
stampo filologico, che provoca la progressiva emarginazione di Luigi Pulci
dall'ambiente di corte, innescando velenose polemiche tra il Pulci e i due
nuovi alfieri della cultura ufficiale medicea a cui dedicò dei sonetti
violentemente polemici.

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  • 2. Pulci: Chi è? Luigi Pulci (Firenze, 1432 - Padova, 1484) è stato uno dei più originali e importanti poeti volgari del Quattrocento, nonché uomo di corte nella Firenze di Lorenzo de' Medici da cui fu poi allontanato per contrasti sul piano religioso (erano note le sue idee anticonformiste su molti aspetti della dottrina, sfioranti in alcuni casi l'eresia). In una prima fase amico e mentore poetico di Lorenzo, Pulci si cimentò in vari generi letterari, passando dalla poesia comica e parodica a quella epica, benché il suo nome resti legato al poema Morgante che, oltre ad essere il primo esempio di poema epico-cavalleresco nella letteratura del Quattrocento, è anche opera originalissima dotata di una verve comica e linguistica con pochi altri esempi.
  • 3. Pulci: Biografia Luigi Pulci nasce nel 1432 a Firenze da Jacopo di Francesco Pulci e Brigida de Bardi. Dopo un'infanzia difficile causata dalla povertà della sua famiglia (i Pulci erano una nobile famiglia decaduta), fu introdotto presso la famiglia Medici nel 1461, dove entrò presto nelle grazie del giovane Lorenzo, con il quale condivise lo spirito giocoso che contraddistinse le sue prime opere poetiche: Beca di Dicomano, parodia dell'opera di Lorenzo Nencia da Barberino, a sua volta parodia dell'amor cortese. Tra il 1473 e il 1474 si sposò con Lucrezia degli Albizzi, col favore di Lorenzo. Nello stesso periodo il clima della cerchia medicea, dapprima molto influenzato dal suo umore bizzarro e giocoso, si modificò notevolmente per l'importanza assunta dai filosofi platonici dell'Accademia (Ficino, Pico, Landino); il Pulci entrò in conflitto con questi personaggi ed ebbe un'aspra polemica con Ficino sull'immortalità dell'anima. Perciò il Magnifico lo lasciò ai margini.
  • 4. Pulci: Biografia Questo e le difficoltà finanziarie che colpirono i fratelli Luca e Bernardo intorno al 1470, costrinsero il Pulci ad allontanarsi da Firenze (per missioni diplomatiche a Camerino, Foligno e Napoli) e ad entrare al servizio del condottiero Roberto di San Severino, che seguì in vari viaggi (Milano, Pisa e Venezia). Nel marzo del 1481 fu nominato capitano di Val di Lugana, feudo del Sanseverino. Ammalatosi durante un viaggio, morì a Padova nel 1484 e fu sepolto fuori dal muro che circondava il sagrato della chiesa di San Tommaso Apostolo, "vicino ad un pozzo" "senza alcuna sacra cerimonia" come uomo "di poca, o niuna religione".
  • 5. Pulci: Biografia (Riassunto) 1432 - Nasce a Firenze 1459 - Entra al servizio di Castellani che lo introduce nella casa dei Medici e gli permette di partecipare alle lezioni dell'umanista Bartolomeo Scala. 1461 - Inizia il Morgante su richiesta di Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo. 1467 - Rientra a Firenze dopo averla lasciata per debiti di famiglia. 1473 - Entra al servizio di Roberto Sanseverino, conte di Caiazzo. Gli incarichi commissionatigli lo portano a spostarsi fra Milano, Bologna e Venezia. 1478 - Esce a stampa la prima edizione del Morgante (23 canti) 1483 - Esce, stampato a Firenze, il Morgante completo (28 canti) 1484 - Muore a Padova, mentre si sta recando a Venezia con Sanseverino.
  • 6. Pulci: Opere La prima produzione poetica di Pulci fu di carattere giocoso e in questa fase influenzò molto le opere dello stesso Lorenzo de' Medici: rientra in questo filone poetico la Beca da Dicomano, un poemetto in ottave di argomento rusticano che Pulci scrisse per rispondere in modo satirico alla Nencia di Lorenzo. Il poemetto testimonia il rapporto di amicizia e complicità con il signore di Firenze, in onore del quale nel 1469 aveva composto la Giostra di Lorenzo de' Medici per celebrare la vittoria di Lorenzo in un torneo, testo povero di stile e ben lontano dalle Stanze di Poliziano. Pulci compose anche delle frottole e diversi sonetti in "tenzone" con il cortigiano Matteo Franco, nei quali i due si scambiano accuse e ingiurie velenose: è probabile che la contesa non fosse solo di maniera e rivelasse la feroce rivalità tra Pulci e il nuovo arrivato nella cerchia medicea, ansioso di conquistare il favore del signore (la tenzone è databile ai primi anni Settanta).
  • 7. Pulci: Opere Più o meno nello stesso periodo Pulci compose anche un sonetto in cui irrideva in modo blasfemo la Theologia platonica sull'immortalità dell'anima di Marsilio Ficino, testo che gli attirò molte critiche e contribuì non poco ad alimentare la sua fama di eretico, corroborata anche da posizioni analoghe contenute in altri testi e specialmente nel Morgante. Non è improbabile che tali polemiche incrinassero il suo rapporto con Lorenzo e la famiglia Medici, maturando quella rottura che lo spinse a lasciare Firenze e a seguire il Sanseverino nelle sue peregrinazioni per l'Italia, anche se i rapporti con Lorenzo non furono mai del tutto interrotti.
  • 8. Pulci: Opere (Le epistole) Pulci ci ha lasciato un ricco epistolario, contenente lettere indirizzate a vari interlocutori che rivelano molto del suo carattere ironico e pungente, nonché della sua amicizia e fedeltà nei confronti del signore di Firenze. Nel 1476 fu a sua volta destinatario di quattro epistole in latino di Marsilio Ficino, con le quali l'umanista rispondeva alle polemiche a distanza sulle sue dottrine teologiche. Anche per scrollarsi di dosso la fama di eretico che ormai lo perseguitava, complice l'ostilità del Ficino, e al fine di preparare un ritorno a Firenze, Pulci compose nel 1484 una Confessione a Maria Vergine con la quale faceva ammenda dei passati errori e chiedeva perdono per i suoi peccati, non dissipando tuttavia i dubbi di chi vi volle vedere un intento dissacrante . Sembra che l'opera sia stata composta da Pulci dietro consiglio del predicatore agostiniano Mariano da Genazzano, vicino alla cerchia dei Medici, nonché per rispondere alle critiche religiose ricevute da Girolamo Savonarola che bruciò pubblicamente il Morgante nei suoi "falò della vanità". Un accenno a tali polemiche è forse contenuto negli ultimi versi del poema (XXVIII, ott. 136 ss.), quando Pulci allude alle critiche di "alcun malivolo" e parla di "certi uccellacci" che dovrebbero portare un sasso in bocca, parole che potrebbero riferirsi proprio al Savonarola.
  • 9. Pulci: Il Morgante La vicenda redazionale del Morgante è piuttosto lunga e complessa. Il Pulci inizia a scrivere il suo poema nel 1461 e nel 1482 ne circolano tre versioni (la prima delle quali ci è ignota) suddivise in 23 cantari; la versione definitiva viene pubblicata nel 1483 arricchita di altri 5 cantari, per un totale di 28, che si distinguono dai precedenti per la ricerca di un tono maggiormente eroico e meno comico. L’ultima versione del poema, in virtù del maggior numero di parti, viene detta Morgante maggiore per distinguerla dalle precedenti versioni.
  • 10. Pulci: Il Morgante (I Cantari) Tradizionalmente i poemi cavallereschi medievali sono composti in ottava rima, un tipo di strofa che si presta fortemente all'ambito narrativo e che conosce un largo utilizzo proprio in ambito epico. In effetti, l'ambientazione scelta da Pulci per tessere le sue variopinte storie di cavalieri, giganti, imprese ardimentose e battaglie all'ultimo sangue ed il richiamo diretto alle imprese di Orlando ed agli intrighi di Gano sono un collegamento inequivocabile e diretto alla chanson de geste francese. L'autore però sceglie come forma di componimento quella dei cantari, che nascono in ambito popolare e si diffondono principalmente come stile d'ambito giullaresco destinato alla recitazione in pubblico, e che ha l'intento di creare storie che stupiscono l'uditorio e lo catturano con un rapido susseguirsi di eventi, senza soffermarsi nella ricerca degli aspetti interiori dei personaggi.
  • 11. Pulci: Il Morgante (Riassunto) Orlando abbandona sdegnato Parigi, non riuscendo più a sopportare le continue calunnie di GANO DI MAGANZA, implacabile traditore che riesce a persuadere il vecchio e un po’ svampito Carlo Magno. Orlando si reca in Asia tra gli infedeli, in Pagania. Capita a un convento assediato da tre giganti: ne uccide due e converte il terzo, Margutte, alla fede cristiana. Egli diventa quindi suo scudiero. In Pagania, Orlando è raggiunto dal cugino Rinaldo, anch’egli sdegnato contro Carlo Magno, e da altri cavalieri cristiani con i quali vive molte e mirabili avventure. I paladini ritornano poi in Francia per difenderla dall’attacco dei Musulmani. Qui Gano di Maganza organzza un tradimento ai danni di Orlando, che viene quindi ucciso a Roncisvalle, mentre eroicamente Carlo Magno ne vendica la morte, uccidendo Gano.
  • 12. Pulci: Il Morgante (Finalità) • Richiamare l’atmosfera goliardica delle feste carnevalesche (momenti di caos e allegria, a anche occasioni per trasferire al popolo elementi colti. • Divertire la corte medicea. Raggiunge le sue finalità attraverso espedienti narrativi e linguistici, si avvale di: • Esagerazione (uomo grosso=gigante; pasto=abbuffata); • Rovesciamento delle situazioni (spiritualità dell’animo= ”fetta di carne in mezzo alla pagnotta”= l’animo diventa qualcosa di concreto); • Realismo della corporeità (realtà che rimanda sempre al corpo e ai bisogni fisiologici); • Beffa e parodia; • Linguaggio realistico che rimanda ai bisogni fisiologici.
  • 13. Pulci: Il Morgante alla corte dei Medici Quello del Pulci è quindi un riuscito esperimento letterario che aveva l'intenzione di coniugare la tradizione cavalleresca con la narrativa poetica popolare. L'esperimento dello scrittore fiorentino si inserisce, alimentandola, nella polemica culturale che si sviluppa all'interno della corte medicea dei primi anni e che presentava, essenzialmente, due correnti: una più marcatamente popolaresca, di cui faceva parte Pulci, ed una seconda che, direttamente collegata all'umanesimo, puntava allo sviluppo della letteratura latina e della filosofia neoplatonica.
  • 14. Pulci: Il Morgante alla corte dei Medici Nella prospettiva di Piero e del padre Cosimo lo sviluppo di una cultura dal carattere umanistico e aulico, era quello che avrebbe dovuto caratterizzare la corte medicea marcandone ancora di più il definitivo distacco dalle altre famiglie nobiliari. Al contrario, il poema di Pulci che era saldamente ancorato alla tradizione fiorentina, doveva rappresentare un segnale di continuità non solo culturale ma anche politico. Nonostante Pulci fosse stato per lungo tempo un cortigiano pienamente interno alla corte medicea, l'arrivo di Lorenzo segna il definitivo imporsi di una cultura di corte impostata sulla filosofia neoplatonica e sull'umanesimo di stampo filologico, che provoca la progressiva emarginazione di Luigi Pulci dall'ambiente di corte, innescando velenose polemiche tra il Pulci e i due nuovi alfieri della cultura ufficiale medicea a cui dedicò dei sonetti violentemente polemici.