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giornaledelpopolo MercoledÌ 8 NOVEMBRE 2017
Viaggio nel mondo della donazione di ovuli - Un percorso scandito da dubbi etici e legali, e limiti oltre cui non tutti sentono di poter andare
Quando una
coppia decide di
rivolgersi a un
Centro per l’o-
vodonazione?
L’età avanza-
ta della donna
è uno dei fattori
principali che
indica il ricorso
a questa terapia,
infatti con il passare degli anni
diminuisce la capacità fertile
femminile e vi sono maggiori
problemi di infertilità. Altri casi
in cui è indicata sono la presen-
za di particolari patologie, per
esempio, l’endometriosi (malat-
tia cronica dovuta alla presenza
di un tessuto che riveste la parete
interna dell’utero, ndr), ma anche
in casi in cui la donna ha subito
particolari interventi quali l’a-
sportazione delle ovaie o è stata
diagnosticata menopausa preco-
ce. La maggior parte delle donne
che incontriamo per l’ovodona-
zione ha comunque già tentato
diverse terapie di fecondazione
assistita, senza esito positivo.
Perché si prende l’ovulo di
una donatrice?
Occorre sempre guardare all’e-
tà della donna. Infatti con l’avan-
zare dell’età aumentano anche le
probabilità che si creino “errori”
nella combinazione genetica du-
rante la fecondazione. Parliamo
di “errori” che non possono dare
origine ad una vita. Una donna
giovane, tra i 20 ed i 30 anni, ha
minor probabilità di correre que-
sti rischi: i suoi ovuli hanno ca-
ratteristiche tali da poter essere
fecondati con più facilità e hanno
maggiori possibilità di annidarsi
nell’utero. Ecco perché, prenden-
do l’ovulo di una giovane dona-
trice, anche una donna già avanti
con l’età può restare incinta.
Non è difficile psicologica-
mente per la coppia accettare
l’ovulo di un’altra donna?
È chiaro che l’ovodonazione
comporta, alcune volte, anche un
passaggio di tipo psicologico. In
generale quando una coppia vie-
ne posta davanti alla possibilità
di iniziare una terapia eterologa
(in cui cioè è previsto il ricorso a
ovuli o a seme maschile da parte
di donatori) deve affrontare un
ostacolo psicologico: è nella na-
tura umana l’istinto di voler tra-
smettere i propri geni ai figli. Ma
questo è un ostacolo superabile:
il desiderio di dare vita ad una
famiglia e di poter avere un figlio
è capace di far superare tutto. Già
alla sesta settimana di gravidan-
za, quando la donna avverte il
battito del cuoricino del bimbo,
percepisce una completa identi-
ficazione con quanto accade nel
suo ventre, e sente suo quel bam-
bino.
In Svizzera è consentita la do-
nazione di sperma, ma non di
ovuli. Perché?
La mancanza di conoscenza
di questo specifico ambito del-
la medicina crea talvolta paura;
paura che si riflette a livello po-
litico come in ambito religioso e
che spesso porta a cercare rispo-
ste nei principi morali. La temati-
ca dell’ovodonazione è stata però
già discussa dal Parlamento sviz-
zero e approvata da entrambe le
Camere. Crediamo che nell’arco
di qualche anno (forse un paio)
anche in Svizzera sarà consen-
tita la terapia eterologa tramite
ovodonazione. La legge è in pre-
parazione. Fino a quel momento,
ProCrea comunque vuole con-
tinuare ad offrire un ventaglio
completo delle terapie di procre-
azione medicalmente assistita.
Da qui la decisione di collabo-
rare con la Clinica Le Betulle
di Appiano Gentile. Non è un
tentativo di aggirare la legge?
Dopo anni di divieti, oggi l’Ita-
lia ha una normativa più aperta
della Svizzera in materia di PMA.
Èundatodifatto.Èancheundato
di fatto che non esiste una norma
che vieta alle coppie di andare
all’estero per le terapie. Davanti
a circa mille coppie svizzere che
ogni anni vanno all’estero per
poter avere accesso all’ovodona-
zione, la scelta di collaborare con
una clinica italiana che si trova
a 30 km di distanza è stata la vo-
lontà di rispondere alle richieste
delle “nostre” coppie. Non aggi-
riamo la legge, ma cerchiamo di
attenuare al minimo i disagi che
queste coppie devono affrontare.
Grazie alla collaborazione che
abbiamo avviato, questi pazienti
riducono gli spostamenti e pos-
sono sempre fare affidamento sui
medici e sui biologi di ProCrea.
Da dove arrivano gli ovuli che
utilizzate?
Collaboriamo con una clinica
spagnola. Per ciascuna coppia
che deve affrontare un percorso
di ovodonazione facciamo arri-
vare un lotto da sei/otto ovoci-
ti. Questo ci permette anche di
mantenere una piccola riserva,
proveniente dalla medesima do-
natrice, qualora la stessa coppia
dovesse volere un altro figlio.
Mediamente vengono trasferiti
nell’utero della donna due em-
brioni; se la donna però ha più
di 43 anni si trasferisce un solo
embrione per prevenire i rischi di
gravidanza gemellare. Per motivi
medici, infine, accettiamo per il
trattamento donne non oltre i 46
anni.
Chi sono le donatrici?
Sono donne giovani, tra i 20 e i
30 anni che vengono sottoposte a
screening e analisi mediche per
accertare il loro stato di salute.
Nella scelta contano le caratteri-
stiche fisiche perché garantiamo
che vi sino caratteristiche il più
possibile vicine a quelle delle pa-
zienti. È assolutamente garantito
l’anonimato: donatrice e paziente
non si potranno mai conoscere.
intervista al dottor Michael Jemec direttore di ProCrea
«Non aggiriamo la legge,
diamo una possibilità in più»
La chiamano donazione, ma
avviene dietro compenso.
È illegale in Svizzera, ma
si può fare ad appena 30
chilometri da Lugano, a
Como. Solleva dei problemi
di ordine etico, ma permette
a una coppia di coronare
il desiderio di diventare
genitori. L’ovodonazione è
l’insieme di questi tasselli, un
mosaico complesso in cui le
ragioni personali si sommano
– e si confrontano – ai
dettami legali, ma anche alle
riflessioni etiche e religiose.
La donazione degli ovuli
non è permessa dalla Legge
elvetica, che consente invece
il ricorso a un donatore di
sperma. Basta però varcare il
confine italiano per accedere
alla tecnica eterologa,
ammessa dal 2014. Così fanno
i pazienti della Clinica di
fertilità ProCrea, a Lugano,
grazie a una collaborazione
avviata da qualche tempo
con una struttura medica
di Appiano Gentile, dove
avviene concretamente il
trasferimento nell’utero della
futura mamma dell’embrione
fecondato. Unica a garantire
questa possibilità in Svizzera
grazie alla vicinanza con il
confine italiano, la ProCrea
ha visto lievitare il numero
di coppie che si rivolgono
a loro per tentare la via
dell’eterologa. Dal giugno
2015 a dicembre del 2016
sono state 275 le coppie
seguite dalla clinica luganese
per l’ovodonazione (l’80%
provenienti dall’Italia e il 20%
- in crescita - dalla Svizzera).
Attraverso questa tecnica nel
2016 sono nati 56 bambini,
mentre sono un centinaio
le gravidanze attualmente
in corso.
Se per diventare genitori si oltrepassa il confine
Si accarezza delicatamente
la pancia Elena, aspetta il suo
primo figlio. È appena entrata
nel terzo mese di gravidanza,
e la sua figura esile custodisce
ancora quel dolce segreto. «Ho
sognato così a lungo di poter
avere un bambino che ho quasi
paura a dirlo. Paura che questa
felicità possa frantumarsi in un
attimo», mi dice quando la in-
contro.
Elena ha appena compiuto 45
anni. Ha incontrato solo qual-
che anno fa l’uomo che oggi è
suo marito Luca. «Ho passato
gli ultimi 15 anni della mia vita
a correre dietro al lavoro, a viag-
giare. Ero single, semplicemen-
te non pensavo alla possibilità
di avere un figlio». Poi un gior-
no è arrivato un nuovo collega,
«ci siamo conosciuti e abbiamo
iniziato a frequentarci. Ci siamo
innamorati e abbiamo iniziato a
discutere del futuro, della possi-
bilità di avere figli, di costruire
una nostra famiglia», raccon-
ta. «Abbiamo provato ad avere
un bambino, quasi subito sono
rimasta incinta. Al terzo mese
la nostra felicità si è infranta di
fronte a un aborto spontaneo.
Abbiamo tentato di nuovo, a
ogni ritardo del mestruo mi illu-
devo, e poi ero costretta a ricre-
dermi», dice Elena.
Dopo qualche tempo hanno
deciso di rivolgersi a un medico
esperto di fertilità, che ha co-
municato alla coppia che l’età
di Elena, ormai oltre i 40 anni,
rendeva difficile una gravi-
danza naturale. «Non ci siamo
persi d’animo, abbiamo tentato
cinque volte l’inseminazione
artificiale e poi anche la fecon-
dazione assistita», racconta. Un
susseguirsi di esami e una sti-
molazione ormonale che non
hanno portano ad alcun risulta-
to. Quando ogni tentativo è fal-
lito, il medico ha proposto loro
l’ovodonazione.
«Eravamo combattuti, non è
stata una scelta facile. All’inizio
ho rifiutato. Non me la sentivo,
mi sembrava di andare troppo
oltre i limiti che mi ero imposta
quando abbiamo iniziato il no-
stro percorso. Ero convinta che
non avrei sentito questo bambi-
no come fosse mio», prosegue.
Chiedo se non abbiano pensato
ad altre vie, come l’adozione.
«Ci abbiamo pensato - spiegano
- ma non era un passo che Luca
sentivadipotercompiere,anche
perché ci avrebbero affidato un
bambino già grandicello, con
un passato magari difficile da
affrontare». Alla fine Elena si è
decisa a tentare con l’eterologa,
sperando che quest’ultimo ten-
tativononfallisse.Gliovulisono
arrivati da una giovane dona-
trice spagnola, di lei sanno solo
l’età e che ha i tratti somatici di
Elena. «All’inizio - ammette -
quella donna era un chiodo fis-
so, pensavo spesso a lei. Adesso
sto voltando pagina, anche se
la ringrazio del regalo che mi
ha fatto». Diranno mai al figlio
la verità? «Ne abbiamo parla-
to, non esistono obblighi legali.
Vorrei poter proteggere questo
bambino da ogni sofferenza,
vorrei non dovesse soffrire sa-
pendo che viene dall’ovulo di
un’altra donna. Alla fine penso
non gli diremo nulla. È vero,
l’ovulo è di un’altra donna ma
sonoioadaverloportatonelmio
grembo». E a lui potrebbe segui-
re anche un fratellino. La cop-
pia ha infatti congelato un altro
ovulo fecondato con il seme di
Luca. «Penso che tenteremo di
avere un altro bambino prima
che io arrivi a 50 anni. E anche
lui sarà nostro figlio».
Martina Salvini
pagine a cura di
■ La storia di Elena e Luca in attesa del primo figlio
«Non ci siamo arresi ai limiti di età»
Prof. Jerumanis, perché per
il Magistero della Chiesa la
pratica dell’ovodonazione
non è considerata accetta-
bile?
Ogni essere umano anche
nato dalla procreazione assi-
stita merita rispetto e amore.
Detto questo senza porre un
giudizio sulle persone, sono
da considerare diversi aspetti
della questione per capire la posizione
del Magistero. Non può essere legittima-
ta in alcun modo una pratica in cui l’em-
brione, la futura vita, può essere sacrifi-
cato e selezionato, diventando merce. Di
solito per ogni embrione che arriva alla
nascita molti altri vengono eliminati. Un
altro punto fondamentale da considera-
re riguarda l’atto di donare un ovulo. In
questo modo la donna dona una parte di
sé perché vada a formare la metà del ma-
teriale genetico del nascituro, ossia della
sua identità personale. Ma nonostante il
desiderio di avere figli sia assolutamente
legittimo, la Chiesa non crede che il fine
giustifichisempreimezzi.Inquestocaso
il mezzo è una tecnica estrinseca a un
rapporto coniugale “naturale” e ha delle
conseguenze anche per il diritto del na-
scituro, a cui per esempio sarà impedito
di conoscere il proprio genitore biolo-
gico, e anche quando è possibile non è
privo di problemi. Con questa pratica,
infatti,siponeilproblemafondamentale
della frammentazione della famiglia: c’è
un genitore sociale e un genitore geneti-
co. In una società in cui ogni desiderio
deve essere accontentato si rischia di
mercificare tutto. Il punto è che l’essere
umano non può e non deve rientrare in
questa logica: è una persona, non l’og-
getto del desiderio di qualcun altro.
Questa posizione a quali testi si ri-
chiama?
Sono principalmente due i docu-
menti della Congregazione per la
Dottrina della Fede che illustrano il
pensiero della Chiesa su questo tema:
l’Istruzione “Donum Vitae” del 1987
e l’Istruzione“Dignitas Personae” del
1998. La Chiesa in questi testi mette
bene in evidenza il principio fondamen-
tale secondo cui a ogni essere umano,
dal concepimento fino alla morte, deve
essere riconosciuta la dignità di persona.
Di conseguenza anche l’embrione ha fin
dall’inizio la dignità propria della perso-
na, che con le pratiche come l’ovodona-
zione passa assolutamente in secondo
piano.
Ci sono pratiche di fecondazione as-
sistitacheinvecelaChiesaammette?
Sì, il Magistero della Chiesa permette
la procreazione assistita in cui l’atto me-
dicale non si sostituisce all’atto coniuga-
le. Viene quindi riconosciuta la possibili-
tà di stimolare l’ovulazione con farmaci,
o anche di aiutare gli spermatozoi nel
cammino che devono compiere fino
all’ovulo attraverso l’“inseminazione
artificiale omologa impropriamente det-
ta”. Questo non significa che la Chiesa
sia insensibile al desiderio della coppia
di avere figli, semplicemente invita a ri-
flettere sulla questione. In primis la riu-
scita di questi interventi esterni si situa
su percentuali contenute, inoltre le cop-
pie possono seguire altre vie per avere
un figlio, come ad esempio l’adozione.
La Chiesa sostiene che la medicina
non dovrebbe sostituirsi all’atto na-
turale della procreazione, ma solo
curare le patologie. Una coppia non
fertile non avrebbe però il diritto di
avere figli in ogni modo possibile?
Occorre sempre scindere la cura della
sterilità, che compete alla medicina, e
un agire che si sostituisce all’atto gene-
rativo. Produrre embrioni in laboratorio
non rientra nelle finalità terapeutiche,
va oltre. Il medico non può arrogarsi al-
cun diritto di vita o di morte. La Chiesa
comprende che il desiderio di avere un
figlio sia inscritto nel cuore umano, ma
ciò non può essere ritenuto un diritto. È
pericoloso considerare il desiderio della
coppia come l’unico fattore in gioco, par-
lare di diritti in modo automatico signi-
fica fondamentalmente non considerare
quelli del nascituro. Un bambino è un
dono, non una cosa da possedere. Se il fi-
glio inizia a essere considerato un ogget-
to, la coppia potrebbe finire per preten-
deredall’ovodonazioneedaognitecnica
di procreazione assistita un bambino
perfetto. E una volta spalancata la porta
alle derive eugenitiche è difficile riuscire
a tornare indietro.
André-Marie Jerumanis professore di teologia
«Un figlio non è un oggetto,
rappresenta un dono»
È la piccola Giorgia, tre anni,
ad aprirmi la porta di casa quan-
do incontro lei e i suoi genitori.
«Preparati – mi avverte Maria, sua
mamma – quando arriva qualche
ospite lei inizia a girargli intorno
osservandolo incuriosita. Non ti
lascerà in pace neppure un secon-
do». In effetti, durante la nostra
chiacchierata Giorgia rimarrà
sempre al mio fianco, attratta da
un particolare dei miei pantalo-
ni. È una bimba bionda e riccio-
lina, piuttosto alta per la sua età,
come mi fa notare Maria. «È stata
voluta immensamente, anche se
il percorso per averla è stato du-
rissimo», mi spiega con sincerità
disarmante Sergio. Giorgia è sta-
ta adottata da questa coppia di
37enni quasi due anni fa. Non ri-
corda nulla del periodo passato in
istituto, né di quando l’hanno al-
lontanata dalla sua famiglia. «Ma
non appena farà delle domande
le racconteremo la sua storia, mo-
strandole foto e disegni», mi spie-
ga Maria. Giorgia è arrivata nelle
loro vite dopo anni di sofferenze.
Maria qualche anno dopo il ma-
trimonio ha scoperto di avere un
tumore al seno. «Il cancro ci ha
segnato la vita, ma ci ha anche
insegnato a guardare all’essenzia-
le», mi racconta. Vista la giovane
età, avrebbero potuto prelevarle
alcuni ovuli per poterle garantire
una gravidanza, quando l’incubo
fatto di chemio e medicinali fosse
finito.«Nonc’èstatoperòiltempo:
essendo giovane le cellule cance-
rogene si stavano riproducendo
ed era rischioso attendere un altro
mese per prelevare gli ovuli. Così
mi sono sottoposta subito ad alcu-
ni cicli di chemioterapia. Ci ave-
vano detto che una volta guarita
avrei avuto il 30% di possibilità di
tornare a essere fertile», prosegue.
Quando il ciclo mestruale è torna-
to, Sergio e Maria hanno prova-
to ad avere figli. Senza successo.
«Abbiamo iniziato a fare qualche
analisi su di me», racconta Sergio.
«Questo significa essere risuc-
chiato in un vortice fatto di esami
di varia natura, con situazioni de-
cisamente imbarazzanti», mi dice
sorridendo.
Poi è arrivato il giorno dell’in-
contro con un medico specia-
lizzato in fertilità, in una clinica
milanese. «Ricordo che aveva la
parete dell’ufficio tappezzata delle
immagini di tutti i piccoli che ave-
va fatto nascere. Gli raccontammo
la nostra situazione, mostrando i
referti degli esami. Il primario ci
mise di fronte alla realtà dei fatti:
non avremmo potuto avere figli a
causa mia. A quel punto il medico
iniziò a proporci ogni genere di te-
rapia: dalla fecondazione in vitro,
fino alla doppia eterologa», spiega
Sergio. «Mi sentivo in imbarazzo,
avevo di fronte una persona che
sembrava non comprendere il mio
desiderio di essere aiutato ad ave-
refiglinaturalmente.Comeinuna
concessionaria di auto, il medico
miproponevaognigenerediinter-
vento». «Abbiamo deciso subito di
rifiutare ogni proposta. Ci siamo
chiesti:lamedicinaoggièingrado
di superare molti dei limiti che la
natura impone, ma a che prezzo?
Ecco, noi crediamo ci sia un punto
oltre il quale sarebbe meglio non
spingersi. Un figlio deve essere il
frutto di un atto d’amore, non un
prodotto di laboratorio. Accet-
tando la pratica eterologa ci sem-
brava di disumanizzare il nostro
desiderio di genitorialità, di farci
soggiogare dall’egoismo di avere
un bambino a tutti i costi». «De-
cidendo di tentare con l’adozio-
ne – interviene Maria -, abbiamo
intrapreso una strada certamente
più complessa. Ma tutto questo ci
ha portato Giorgia, che ha reso la
nostra vita incredibilmente bella».
■ Maria e Sergio raccontano la scelta di adottare
«La vita alla fine ci ha portato a Giorgia»
Marina Carobbio, perché
secondo lei la Legge sviz-
zera continua a fare di-
stinzione tra donazione
di sperma e di ovuli?
Si ritiene che la dona-
zione di ovuli, a differen-
za di quella dello sperma,
si basi su un intervento
più invasivo. D’altra parte
è pur vero che il divieto della do-
nazione di ovuli è discriminatorio
rispetto alla donazione di sperma.
Perché in Svizzera, nonostante
il tema sia stato dibattuto a più
riprese negli anni, la donazione
di ovociti incontra una così forte
resistenza? Che tipo di ragioni
etiche stanno alla base di questa
decisione?
Nel nostro Paese anche questi
temi sottostanno al voto popola-
re. Recentemente si è votato sia a
livello di Costituzione che a livello
Legislativo per poter effettuare la
diagnosi preimpianto e il dibattito
pubblico è stato intenso. Ulteriori
cambiamenti credo necessitino di
tempi lunghi perché si confronta-
no vari aspetti, da quelli scientifici
a quelli etici. Il dibattito pubblico
ruota attorno alla necessità di pro-
teggere l’essere umano dagli abu-
si dello sviluppo tecnologico e su
quanto oltre può spingersi lo svi-
luppo scientifico. Nel caso specifico
dell’ovodonazione si somma anche
il tema del ruolo della donna e della
maternità nella nostra società. Ecco
perché io auspico che questo dibat-
tito ci sia.
La possibilità di poter accede-
re a questa tecnica ad appena
30 chilometri, o in altri Paesi
dell’Est Europa, non rischia di
fare più male che bene?
Il rischio di un “turismo della
procreazione” è effettivamente una
delle conseguenze negative della
situazione svizzera, che comporta a
sua volta dei rischi e delle questioni
etiche. Tra i rischi c’è il fatto che chi
vi ricorre non solo spesso spende
molti soldi, ma anche che non sem-
pre questi trattamenti seguono dei
processi trasparenti e sicuri. Così
ad esempio benché in Italia la do-
nazione di ovociti sia permessa, la
mancanza di ovuli spinge le clini-
che italiane a rivolgersi alle banche
di ovociti estere. Dal punto di vista
etico e politico la domanda da porsi
è anche questa: fino a che punto è
giusto proibire nel nostro Paese se
poi queste pratiche favoriscono il
“turismo della procreazione”?
■ Marina Carobbio consigliera nazionale PS
«Necessario aprire un dibattito»
Marco Romano, secondo
lei non è discriminante
permettere la donazione
dispermamanondiovuli?
La differenza è sia biologi-
ca che etica, i risvolti sono
giuridici e sociali. Gli ovuli
si producono stimolando
le ovaie con ormoni e pre-
levandoli con una siringa
dalla pancia, cosa non fisiologica e
non comparabile per nulla alla rac-
colta del liquido. È un gesto medico
non privo di complicazioni, molto
invasivo per il corpo della donna.
Si sfrutta il corpo umano per gene-
rare vita senza legami biologici e in
situazioni molto discutibili da un
punto di vista etico e giuridico. Sono
note situazioni in cui giovani donne
si finanziano gli studi vendendo i
propri ovociti per 3.000 dollari men-
sili. La donazione di ovuli è poi la
premessa fondamentale per la gene-
ralizzazione della pratica dell’utero
in affitto e della madre surrogata. La
donna presta l’utero volontariamen-
te? Qual è il prezzo, finanziario, ma
soprattutto psicologico?
Perché impedire la pratica dell’o-
vodonazione?
La vita umana è privilegio e non
un diritto. Dal punto di vista geneti-
co l’ovodonazione è equiparabile a
un’adozione. Come gestiamo il fatto
che l’origine materna non sarebbe
più certa? Altro problema è la con-
sanguineità fra i discendenti, ignari
dell’origine genetica. I legami tra ma-
dre e bambino si formano già durante
la gravidanza e con la donazione di
ovociti si generano situazioni di rot-
tura. Anche la regolamentazione del
diritto di conoscere i propri genitori
è ricca di aspetti problematici. Gene-
rare e crescere figli diventa un’attività
economica disgiunta da ogni legame
biologico e affettivo. Che società vo-
gliamo?
Le coppie svizzere possono ricor-
rere all’ovodonazione all’estero,
non si rischia quindi di alimenta-
re una sorta di “turismo della pro-
creazione”?
Il “turismo della procreazione” è
una realtà che non nego, ma questo
non è un argomento per accettare
ogni tipo di pratica. Soprattutto se la
tendenza è quella della mercificazio-
ne del corpo umano e della trasfor-
mazione del generare vita umana in
un mercato in cui i principi naturali
sono banalizzati in nome dell’evolu-
zione della medicina. Non avere figli
non è una malattia da curare, ma un
elemento da gestire.
■ Marco Romano consigliere nazionale PPD
«Premessa per pericolose derive»
La Legge svizzera
sulla procreazione
con assistenza medica
vieta (al capitolo 2 art. 4)
la donazione di ovociti
ed embrioni nonché
la maternità sostitutiva,
mentre consente
la donazione di sperma.
La donazione di ovociti
è invece ammessa
in Italia e in altri Paesi
europei come la Spagna,
la Grecia, la Repubblica
Ceca, la Russia, Cipro
e l’Ucraina.
La legge
Si tratta di una tecnica
di fecondazione assistita
che prevede la donazione
di ovociti a un’altra donna.
Può essere utile in caso
di ripetuti insuccessi
di fecondazione artificiale
o se la paziente non riesce
a produrre ovuli. La pratica
coinvolge tre persone:
la madre biologica
o donatrice, la madre sociale
o ricevente e il marito
o compagno della
ricevente. La donatrice
viene sottoposta a una
stimolazione ovarica,
gli ovociti prelevati vengono
fecondati in vitro con lo
sperma del marito. Gli
embrioni ottenuti vengono
quindi trasferiti nell’utero
della ricevente, la futura
mamma. La percentuale di
successo è attorno al 54%.
L’ovodonazione
2. La paventata chiusura di due consultori femminili
a Massagno finisce sul tavolo del Consiglio di Stato. Il
deputato dell’MPS Matteo Pronzini ha infatti inoltrato
una mozione dopo che il Consiglio federale ha deciso di
abolire i finanziamenti agli uffici di consulenza femmi-
nile presenti sul territorio svizzero. «Per il 2017 - scrive
Pronzini - vi sarà una riduzione dei finanziamenti del
25%, che aumenterà a 50% per il 2018 e dal 2019 sarà
completamente abolito. I due consultori presenti in Ti-
cino sono attivi da oramai diversi anni e svolgono un
ruolo importante». Per Pronzini è fondamentale ga-
rantire e potenziare le strutture sul territorio, visto che
in Ticino «la parità dei sessi è lontana dall’essere rag-
giunta». Chiede dunque al Governo di farsi garante dei
mancati finanziamenti della Confederazione a partire
dal 2017 e di potenziare questo genere di centri in tutti i
distretti del Cantone.
«Il Consiglio di Stato
cerchi di potenziare
i consultori femminili»
Eco-volontariato
per i dipendenti di VF
Mozione di Pronzini al GovernoOggi all’opera in diverse località
Al via la terza edizione del VF
Community Day, giornata di eco-
volontariato dei dipendenti della
multinazionale statunitense a fa-
vore del territorio in cui operano.
Durante la giornata, VF avrà anche
modo di discutere del proprio ap-
proccio al tema della sostenibilità
e di anticipare le proprie iniziati-
ve.
Fra le località che aderiscono al
progetto si annovera la pulizia del
castagneto di Villa Argentina, la
più importante riserva urbana del
Cantone, in collaborazione con la
Municipalità di Mendrisio, da par-
te di una settantina di dipendenti
che si dedicheranno alla protezio-
ne delle specie floristiche preesi-
stenti. Altri dipendenti si occupe-
ranno del ripristino delle selve in
prossimità del Torrente Gaggiolo
con la supervisione del comune di
Stabio. Infatti, l’idea è di ripristi-
nare il bosco di robinia attraver-
so attività di pulizia forestale, per
permettete ai nuovi alberi piantati
di crescere liberamente.
A Cureglia, presso l’azienda
agricola “La Fattoria”, i volontari si
affiancheranno nelle attività lavo-
rative quotidiane agli utenti della
struttura appartenente alla socie-
tà OTAF.
Non solo commercio o industria. Il dumping salariale
è approdato anche negli studi dei professionisti.
Tre voci per capire il problema e le possibili soluzioni.
Architetti: se sono giovani,
mal pagati e frontalieri
Casi di abuso in continua crescita, i sindacati chiedono si arrivi a un CCL
di martina salvini
28 anni, architetto, assunto nel Luga-
nese per 2.100 franchi al mese. 32 anni,
lavorava per 2.600 franchi al mese, anche
di domenica. Stessa storia, ma salario
ancora più basso per un giovane italia-
no di 26 anni che, assunto a Chiasso,
di franchi mensili ne percepiva appena
1.200, assunto con un contratto di finto
stage. 2mila franchi era invece il salario
di un professionista 32enne impiegato a
Mendrisio, mentre andava un po’ meglio
a un giovane 28enne che lavorava a Bel-
linzona, dove di soldi ne percepiva 2.800.
Denominatore comune: giovani profes-
sionisti frontalieri.
Sono queste le cifre che ci ha
fornito il sindacato OCST. Cin-
que casi di abuso che sono però
rappresentativi di una tendenza
in aumento nel settore, quella
di sottopagare i dipendenti che
arrivano ogni mattina dal vici-
no confine. E i protagonisti sono
spesso giovani neolaureati che,
in mancanza di un’occupazione
in patria, cercano nuove opportunità in
Ticino accettando, pur di lavorare, delle
condizioni del tutto anormali per il no-
stro mercato del lavoro. Ne abbiamo par-
lato con AndreaPuglia dell’OCST.
Qual è la situazione che si registra at-
tualmentenelsettoredegliarchitetti?
Assistiamo a un mondo spaccato in
due parti. Da un lato gli architetti di lun-
go corso che si sono insediati qui e han-
no salari di tutto rispetto e dall’altro un
nuovo mondo di architetti giovani e pro-
venienti dall’Italia che hanno sempre più
salari sui livelli italiani (dai 1.200 franchi
lordi e raramente oltre i 3mila). I più for-
tunati arrivano a percepire 3.500 franchi
mensili. Una cifra che può sembrare una
paga buona ma per un architetto formato
resta un salario basso.
I giovani ticinesi, che evidentemente
non possono sottostare a questo livel-
lo di retribuzione, faticano quindi a
trovareunpostodilavoro?
Certo, anche perché a queste condi-
zioni salariali corrisponde spesso anche
un alto livello di qualifica. I ragazzi che
arrivano dalla vicina Penisola e accet-
tano questa retribuzione sono spesso
architetti bravi, promettenti e formati in
università valide. Quindi per il lavoratore
indigeno c’è una concorrenza su un du-
plice fronte: una di tipo tecnico,
alla quale però sono in grado di
rispondere, e una di tipo salaria-
le, che invece non può essere ac-
cettatadaunresidente,perchési
tratta di uno stipendio che non
permette di potersi mantenere.
Quanto conta il fatto che ne-
gli ultimi anni sia cresciuta
l’offerta di professionisti del
ramo?
Sicuramente l’offerta è aumentata e
ciò ha fatto sì che i salari diminuisse-
ro. Essendoci più concorrenza alcuni
datori di lavoro abbassano gli stipendi
o assumono personale giovane retri-
buendolo sul livello dei salari italiani.
Noi crediamo però che una causa fon-
damentale di questo dissesto salariale
sia la totale mancanza di un Contratto
collettivo di lavoro che nel ramo degli
architetti manca. Bisogna infatti ricor-
dare che per il settore non esiste al mo-
mento neppure un Contratto normale
di lavoro, anche se il Cantone sta discu-
tendo questa ipotesi. Gli abusi non si li-
mitano però al livello salariale, ma mol-
to spesso i dipendenti lavorano anche
la domenica, non ricevono alcun tipo di
pagamento per gli straordinari e le ferie
non vengono godute né conguagliate in
busta paga. Non viene rispettato nulla
del diritto del lavoro.
Siamo di fronte a una situazione che
si è andata ad acuire negli ultimi
anni? Quali sono le ragioni?
Da un lato ci sono più giovani lau-
reati in architettura, ma soprattutto la
situazione è peggiorata a seguito della
crisi economica che ha colpito la vicina
Penisola e che ha spinto molti studi ita-
liani a spostarsi in Ticino, mantenendo
però gli stipendi italiani. In alcuni casi,
addirittura, è stata spostata solo la sede
legale ma i dipendenti restano in Ita-
lia, pur avendo registrato in Ticino un
contratto come lavoratori frontalieri. In
questo modo se da un lato lo stipendio
resta quello che percepivano prima,
rinunciano dall’altro lato a un diritto
del lavoro italiano che è più protettivo
e meno flessibile. Il colpevole però non
è chi accetta queste condizioni: se il
giovane non ha alternativa è chiaro che
pur di lavorare acconsente a percepire
un salario molto inferiore agli standard
svizzeri.
A livello cantonale, poi, non ci si è pre-
occupati di introdurre misure accompa-
gnatoriedopol’avventodell’accordosulla
libera circolazione delle persone. Queste
misure sarebbero state necessarie, inve-
cecisiamoritrovaticonalcunisettori–in
primis in quello degli architetti – in cui
sono sopraggiunti moltissimi lavoratori
italiani che qui hanno trovato un merca-
to del lavoro non regolamentato. La spe-
ranza è che a breve venga introdotto un
Contrattonormaledilavoro.Ladecisione
è di competenza della Commissione tri-
partita. Il problema è che uno dei fattori
su cui si basa la Tripartita per decidere se
inserire o meno un CNL è costituito dagli
esiti dei controlli. Spesso però è difficile
effettuare controlli seri anche perché,
essendo spesso annunciati, il datore di
lavoro si prepara per tempo e può trovare
il modo di aggirarli. In questo senso, da
temponoiproponiamounrafforzamento
degli organi di controllo.
(Foto Keystone/Ennio Leanza)
4 ticino +
GIORNALEdelPOPOLO
MERCOLEDÌ 6 LUGLIO 2016
Il 30 giugno si è tenuta un’as-
semblea nella sede OCST di Lu-
gano, in cui i collaboratori delle
società di vigilanza Securitas e
la controllata Prosegur hanno
chiesto al sindacato di interve-
nire per garantire condizioni di
lavoro più regolamentate. L’OCST
ha riferito della presenza di con-
tratti atipici, che impedirebbero
di «percepire un salario pieno» e
di coprire le «prestazioni sociali
e previdenziali del secondo pila-
stro, che rappresenta un rischio
latente generato dai vuoti contri-
butivi, sia in prospettiva pensio-
nistica e, in particolare, in caso di
incapacità di guadagno per inva-
lidità dovuta a malattia durante
la vita lavorativa». Inoltre, si de-
nuncia anche la mancanza di una
serie di prestazioni professionali
che il datore dovrebbe garantire ai
propri dipendenti. I collaboratori
hanno perciò conferito mandato
all’OCST per aprire una verten-
za con la direzione di Securitas e
Prosegur, in modo da migliorare
una situazione contrattuale “ini-
qua e discriminatoria non più tol-
lerabile”. In aggiunta, si ricorda
che le due imprese usufruiscono
di importanti mandati dagli enti
pubblici e para pubblici.
Agenti di sicurezza
«salari troppo bassi»
Mandato all’OCST per aprire una vertenza
● 28 anni
● frontaliere
● Lugano
● 2.100 franchi lordi
al mese
● lavoro domenicale
mai segnalato
e retribuito
● Lugano
● 32 anni
● frontaliere
● 2.600 franchi lordi
al mese
● lavoro domenicale
mai segnalato
e retribuito
● Chiasso
● 26 anni
● frontaliere
● 1.200 franchi lordi
al mese
● ore di straordinario
non pagate
● contratto da finto
stage
● Mendrisio
● 32 anni
● frontaliere
● 2.000 franchi lordi
al mese
● Bellinzona
● 28 anni
● frontaliere
● 2.800 franchi lordi
al mese
le mosse dell’Associazione che raggruppa gli studi del settorele discussioni della Commissione tripartita e dell’economia cantonale
Pagnamenta: «Pronta una bozza di CCL»Rizzi: «Il tema tra le priorità della Tripartita»
Per una reazione abbiamo contattato
anche Luca Pagnamenta, presidente
dell’Associazione studi d’ingegneria
e d’architettura ticinesi (ASIAT), l’as-
sociazione di categoria che incorpora
tutti gli studi di progettazione nell’am-
bito dell’edilizia in Ticino. «Ci siamo
fatti promotori dell’elaborazione di
una proposta di CCL, un documento
che è ora in una fase di elaborazione
piuttosto avanzata. Proprio nelle scor-
se settimane il documento finale è sta-
to mandato in visione ai soci per una
consultazione. Nella nostra categoria
l’unico CCL esistente è quello dei dise-
gnatori e proprio da questa base siamo
partiti – insieme a sindacati e giuri-
sti – per elaborare un documento che
possa mettere ordine del settore». E il
feedback da parte degli associati, come
conferma Pagnamenta, è atteso per il
18 luglio. «In base alle risposte che ci
giungeranno potremo avere il polso
della situazione», aggiunge.
In merito alla situazione malsa-
na che sta registrando il settore dal
punto di vista salariale, Pagnamenta
spiega: «Negli ultimi due anni ci ac-
corgiamo che la situazione è peggio-
rata e le segnalazioni lo dimostrano.
La nostra volontà è quindi che questo
CCL diventi obbligatorio e stiamo
lavorando per andare in questa dire-
zione».
«La situazione attuale – sottolinea
poi Pagnamenta – porta molti dato-
ri di lavoro a scegliere chi assumere
non in base al merito ma in base alla
convenienza economica. Tutto ciò
si traduce in una concorrenza slea-
le, non solo tra dipendenti indigeni
e frontalieri, ma anche tra noi dato-
ri di lavoro. È chiaro infatti che se io
ho una massa salariale dimezzata ri-
spetto a quella di un mio concorrente
posso avanzare proposte di onorario
molto più basse. E questo, come det-
to, porta a una concorrenza sleale».
Per capire meglio come si stia muovendo la
Commissione tripartita sul tema, abbiamo con-
tattato Stefano Rizzi, direttore della Divisione
dell’economia e presidente della Commissione.
«La Commissione si era chinata già tempo fa
su questa problematica, portando avanti anche
un’inchiesta da cui non erano però emersi gli
estremi per proporre al Consiglio di Stato l’ado-
zione di un Contratto normale di lavoro. Sono
però continuate le segnalazioni di contratti con
salari bassi e anche dal continuo monitoraggio
dei nuovi permessi G (lavoratori frontalieri, ndr.)
non sono giunti segnali di distensione. Per questo
la Commissione tripartita, per il tramite dei ser-
vizi cantonali, si è da subito attivata nei confron-
ti delle parti sociali per favorire una discussione
alla ricerca di una soluzione per la via maestra,
quella del contratto collettivo di lavoro (CCL)»,
sottolinea Rizzi.
Il direttore della Divisione dell’economia spie-
ga anche che le discussioni sul tema fervono. «I
lavori sono in corso – dice Rizzi - ed è un tema su
cui stiamo discutendo in diversi incontri proprio
in queste settimane con l’obiettivo di arrivare
possibilmente a breve a una soluzione concertata
tra le parti sociali. Una sfida rilevante è quella di
arrivare a un contratto collettivo che possa avere
i numeri per poter essere dichiarato di obbligato-
rietà generale».
E se così non dovesse essere? «Esiste anche una
via intermedia, ossia la dichiarazione agevola-
ta di obbligatorietà generale di un CCL. Si tratta
di una delle misure accompagnatorie della libe-
ra circolazione delle persone e potrebbe essere
un’alternativa nel caso in cui non si riuscisse a
raggiungere i quorum necessari», sottolinea Riz-
zi, che infine aggiunge: «La soluzione di un Con-
tratto normale di lavoro (CNL) permetterebbe
unicamente di fissare un minimo salariale, men-
tre un Contratto collettivo di lavoro affronta tanti
altri aspetti che permettono di evitare anche il
dumping sociale. Inoltre il CCL è certamente più
coerente con il carattere liberale della regolamen-
tazione del mercato del lavoro, dove sono le parti
sociali che si attivano per regolare il proprio set-
tore. In ogni caso, se non si troverà una soluzione,
resta sempre la possibilità di riattivare la proce-
dure per l’adozione di un CNL».
I CASI D’ABUSO
SALARIALE
3. + FOCUS Ticino 5GIORNALEdelPOPOLO
GIOVEDÌ 29 MARZO 2018
La Camera di commercio presenta i risultati di uno studio realizzato dal BAK Economics
Se il Ticino fa meglio degli States
In dieci anni la nostra economia è cresciuta più rapidamente
degli altri Paesi. Ora si deve lavorare sull’incremento della produttività. Martina Salvini
PAGINA A CURA DI
Chièstatoilleaderinternazionale
della crescita economica dell’ulti-
modecennio?USA?Svizzera?Ofor-
selaGermania?Nientedituttociò:è
stato il Ticino. Fantasie? Non pro-
prio. Stando
a uno studio
commissio-
nato dalla
Camera di
commercioa
BAK Econo-
mics, infatti,
i l n o s t r o
Cantone ne-
g l i u l t i m i
dieci anni -
tra2005e2016–sièpiazzatointesta
allaclassificaperquantoconcerneil
Prodotto interno lordo (PIL). Già,
perchésecondoidatiraccoltodall’i-
stituto,apartiredal2005ilTicinoha
conosciuto una crescita più rapida
(+25%) rispetto agli Stati Uniti
(+17%),Svizzera(+23%)eallamedia
dell’Europa occidentale (+13%).
Negli ultimi dieci anni, quindi, il Ti-
cino ha registrato un PIL reale an-
nuo del 2,1%, e l’economia è cre-
sciuta com-
p l e s s i v a-
mente di un
quarto. Uno
solo l’annus
horribilis,
n e l 2 0 0 9 ,
q u a n d o, a
causa della
crisi finan-
ziaria,lacre-
scita econo-
mica è stata nettamente negativa (-
2,5%). Guardando a sud, ai vicini di
casa italiani, si nota invece uno svi-
luppomoltodebole,contrassegnato
da stagnazione o, addirittura nel ca-
sodelPiemonte,daunacontrazione
dell’8%.
Quello presentato ieri a Lugano è,
perdirloconleparoledelpresidente
della Cc-Ti Glauco Martinetti, «un
rapporto di alta qualità e indipen-
dente,cherappresentalaveraradio-
grafia dell’andamento economico
del nostro
Cantone». E
«siccome ci
piacciono le
cose compli-
cate, abbia-
mo deciso di
fare il para-
g o n e c o n
Paesi alta-
mente com-
petitivi», gli
ha fatto eco il direttore Luca Alber-
toni. «Abbiamo preso un rischio: a-
vrebbe potuto emergere un quadro
deludente,inveceirisultatisonopiù
che positivi». Uno degli scopi, ha
spiegato, «era avere una base scien-
tifica rispetto a quanto andiamo di-
cendo da nove anni con le indagini
congiunturali che conduciamo su
uncampioneditrecentoaziende.In
un Cantone che parla di dati farloc-
chi non è infatti sempre facile con-
vincere che quanto diciamo corri-
sponde alla realtà dei fatti, ma que-
stostudioconfermalatendenzapo-
sitiva», ha quindi commentato Al-
bertoni. I dati sono invece stati pre-
sentati dal direttore di BAK Econo-
mics, Marc Bros de Puechredon,
che ha sottolineato gioie e qualche
dolore dell’economia ticinese.
Ricchezzaefrontalieri
Il dato che misura il benessere
medio di un’economia generale è il
PIL nominale pro capite. Ebbene,
come mostrano i dati dello studio,
nel2016inTicinoquestosièattesta-
to a 65.452 dollari, collocando il no-
stroCantonealverticedellaclassifi-
ca internazionale. Da notare che,
nonostante gli alti prezzi svizzeri, la
popolazione dispone di molte più
risorse economiche rispetto alla
media europea, mentre supera del
70%l’Italia.Vamenobenesulfronte
della produttività nominale del la-
voro:nel2016aquota100miladolla-
ri.Undato,quest’ultimo,equivalen-
te alla media svizzera, ma inferiore
del 14% agli USA. Perché? La diffe-
renza riguarda la presenza dei fron-
talieri. Già, perché «una cospicua
parte della creazione del valore rea-
lizzatadaquestilavoratorivienetra-
sferita all’estero». In soldoni, quin-
di, il giusto indicatore di benessere
risulta essere piuttosto proprio la
produttività del lavoro. Sempre a
proposito dei frontalieri, Marc Bros
de Puechredon ha fatto riferimento
aunaltrodato,chemostral’inciden-
zadeilavoratoripendolarisulreddi-
to nazionale. «Nonostante la pre-
senzamassicciadilavoratorifronta-
lieri, si può notare come tra Ticino e
Zurigononviasiagrandedifferenza.
E questo perché, nonostante a Zuri-
go non vi siano frontalieri, ci sono i
lavoratori pendolari. Anch’essi co-
struiscono ricchezza per poi non
farla restare sul territorio», ha quin-
di spiegato il direttore di BAK.
L’occupazionevasu
La forte crescita economica in Ti-
cino è però da ricondurre soltanto
marginalmente all’aumento della
produttività.Sì,perchél’espansione
economica è soprattutto trainata da
una marcata crescita dell’occupa-
zione. Ma il nostro Cantone si trova
in buona compagnia, perché sulla
stessa barca di produttività conte-
nuta,cisonoancheiprincipaliPaesi
europei e la stessa Svizzera. Nel det-
taglio,dal2005,l’occupazioneècre-
sciutadel24%inTicino(circa45mi-
lapersone).Undatochederivaperil
60% dall’aumento della forza lavoro
proveniente da oltre confine
(+27mila),elarestante(+18milaoc-
cupati) dalla popolazione indigena.
Stabile, per contro, la quota dei di-
soccupati, che stando ai dati ILO, si
aggira intorno 6%, mentre fanno
meglio Germania, Svizzera e USA.
“FattoreFlorida”inTicino
Alla crescita economica si allac-
ciaquelladellapopolazione.Sinota
che la Svizzera è cresciuta del 13%
(1,1%all’anno),mentreilTicinosiè
fermato all’11% (0,9% all’anno). Il
restodeiPaesihainvececonosciuto
una crescita più lenta, con la Ger-
mania in fase di stasi. La struttura
demografica della popolazione è
però un dato fondamentale parlan-
do di economia. E in Ticino si regi-
stra un vero e proprio “fattore Flori-
da”,ossiaconmoltissimianziani.Se
da un lato questo comporta servizi
di cura efficienti, dall’altro lato
comporta un abbassamento della
popolazione attiva, che in Ticino è
inferiore alla media svizzera e pure
a quella dell’Europa occidentale.
La fascia di persone senior, sopra i
65 anni, rappresentano da noi il
22%(+3,9%rispettoallamediasviz-
zera).
LuganoeMendrisiolelocomotive
Osservando nel dettaglio il para-
goneconilrestodellaSvizzera,èuti-
le gettare uno sguardo sulla produt-
tività nominale per persone occu-
pateatempopieno.Nel2016inTici-
no questa si attestava a 154mila
franchi, leggermente inferiore alla
media nazionale, ma molto più sot-
to di Ginevra e Zurigo. Unica a tene-
reilpassodellegrandièLugano,so-
pra i 160mila franchi. Guardando lo
sviluppodelPILrealesuidiecianni,
si nota un altro fenomeno interes-
sante. Le locomotive della crescita
economica sono Chiasso-Mendri-
sio (+2,4% all’anno) e soprattutto
Lugano.Bellinzonaèinveceprogre-
dita seguendo la media svizzera,
mentre Locarno resta staccato dai
migliori.
Puntare sulle specializzazioni
Capitoloaparteperleprospettive
settoriali. A livello cantonale,
sull’arco di dieci anni, registra la
crescita maggiore il ramo farma-
ceutico (+9,4%), seguito dai servizi
economici (+8%), quelli sanitari
(+6,5%) e dai prodotti chimici e del
carbonefossile(+6,4%).Nell’analisi
è stata però misurata anche la spe-
cializzazione settoriale. Sui 40 rami
complessivamente analizzati, 11 di
essi (industria tessile, editoria, arte
e svago, edilizia, metallurgia, finan-
za, architettura e ingegneria, com-
mercio all’ingrosso, c ommercio e
riparazione di veicoli e banche) so-
no nettamente sovrarappresentati
in Ticino, nel confronto nazionale.
La specializzazione più marcata è
quelladelsettoretessileedell’abbi-
gliamento,chenelnostroCantoneè
circa 5 volte superiore rispetto alla
media svizzera. La seconda specia-
lizzazione più pronunciata è quella
delsettoredell’editoriaedeimedia,
che in Ticino è due volte maggiore
rispetto alla media nazionale. En-
trambi i settori, negli ultimi anni
presentano una dinamica di cresci-
ta marcatamente inferiore al ritmo
di evoluzione dell’intera economia
ticinese. Secondo quando ha spie-
gato il direttore di BAK Economics,
proprio le specializzazioni settoria-
li però, «hanno un grosso influsso
sul potenziale di crescita di una re-
gione». Negli ultimi anni, le 11 spe-
cializzazioni settoriali più impor-
tantihannocontribuitoallacrescita
macroeconomica solo per il 20%.
Nel prossimo futuro, dunque, pro-
prio queste dovranno giocare un
ruolo più importante. Su cosa pun-
tare, nello specifico? Tra 2017 e
2025, secondo BAK, il settore delle
tecnologie dell’informazione otter-
rà il maggiore sviluppo (+4,6%
all’anno), seguito dalla farmaceuti-
caedalsettoreelettronico,elettrico
e ottico.
Sopra,ilgrafico
dellostudio
diBAKEconomics
relativo
allosviluppo
delPILreale
ticinese
nelconfronto
conglialtriPaesi.
Sottoasinistra,
losviluppo
occupazionale
negliultimidieci
anni.
Sottoadestra,
infine,
ilconfronto
sulPIL
perquanto
riguarda
iquattro
agglomerati
ticinesi.
Luca Albertoni.
Glauco Martinetti.
Bros de Puechredon.
Sviluppo dell’occupazione dal 2005 al 2016 Sviluppo del PIL reale dal 2005 al 2016
Sviluppo reale del PIL dal 2005 al 2016
4. cern Annunciata la scorsa settimana la particella alla base della materia
«Una scoperta che rivelerà
l’evoluzione delle stelle»
È il più piccolo
“mattone” esistente,
alla base della struttura
dell’atomo. Potrebbe
fornire nuovi dettagli
sulla natura
che ci circonda. Ne
parliamo con il professor
Pierluigi Campana.
La canicola miete
vittime tra gli anziani
temperature Aumentati del 15% i decessi
Somministrato
nuovo vaccino
contro l’epatite C
all’ospedale di san gallo
Nelle prime due settimane di lu-
glio sono morte più persone anzia-
ne rispetto allo stesso periodo nello
scorso anno.
L’Ufficio federale di statistica
(UST) che ha reso noti i dati ricon-
duce questo aumento all’ondata di
caldo.
Nella settimana dal 29 giugno al
5 luglio sono stati censiti 1088 casi
di decesso nella fascia degli ultra
65enni, rilevando una crescita del
10% rispetto al valore medio del
2014.
Ancora peggio è andata nella se-
conda settimana del mese, quando
i decessi registrati sono stati 1131,
Per la prima volta in Svizzera, l’ospedale
cantonale di San Gallo ha vaccinato un pa-
ziente contro l’epatite C. Questo nuovo vacci-
no si basa su un principio diverso rispetto a
quelli convenzionali ed è soprattutto destina-
to a proteggere le persone infette dall’HIV, le
cui conseguenze sono generalmente più gra-
vi. Tale vaccino viene testato da martedì nel
quadro di uno studio europeo diretto dall’U-
niversità di Oxford denominato PEACHI, in-
forma un comunicato odierno del nosocomio.
L’epatite C è una malattia infettiva, causata
da un virus che colpisce in primo luogo il fe-
gato. Esistono attualmente dei medicamenti
che permettono la cura, ma per una questione
di costi non possono essere utilizzati su tutti i
pazienti.
di martina salvini
Una scoperta eccezionale. Stia-
mo parlando dei pentaquark, che
potrebbero permetterci di andare
a fondo del mistero della materia,
spiegando addirittura alcuni feno-
meniavvenutiduranteilBingBango
nell’evoluzione delle stelle.
L’LHCb, uno dei quattro grandi
esperimenti del Large Hadron Col-
lider LHC, il superacceleratore del
CERN a Ginevra, la scorsa settimana
ha rivelato la scoperta di una nuo-
va classe di particelle esotiche note
come pentaquark.
Per farci spiegare
meglio di cosa si
tratta, abbiamo rag-
giunto al telefono il
professor Pierluigi
Campana dell’Istitu-
to nazionale di fisica
nuclearediFrascatie
portavoce dell’espe-
rimento LHCb.
«I quark sono l’og-
getto più piccolo che
conosciamo, sono i
“mattoni” di tutte le
particelle in natura,
in particolare dei
neutroni e dei pro-
toni – gli elementi
fondamentali della
materia -. Tuttavia non sono osser-
vabili liberi perché ci sono regole
della fisica per cui queste particelle
possono esistere solo accoppiate a
due o a tre. Se si accoppiano a due, le
particelle che ospitano questi quark
prendono il nome di mesoni, se sono
in tre si chiamano barioni. I protoni
e neutroni rientrano in quest’ultima
categoria».
Tutto questo è stato scoperto nel
1964, quando il fisico americano
Murray Gell-Mann notò questo tipo
di composizione. Una teoria che gli
valse, nel 1969, il Premio Nobel per
la fisica. Il modello a quark è quello
che descrive «come le particelle si
tengano insieme ne-
gliatomi».Neglianni
’80 e ’90, durante gli
esperimenti sulle
particelle minori,
sono stati osservati
alcuni strati partico-
lari: «Sembrava che
i quark, oltre che a
coppie e a triplette,
si organizzassero an-
che a quadruplette e
a quintuplette – cioè
in quattro e cinque
quark -. La teoria di
Murray Gell-Mann,
infatti, permetteva
anche l’esistenza di
altri stati aggregati di
quark. La sfida era quindi quella di
cercare queste altre possibili struttu-
re, verificandone l’esistenza».
Il percorso è durato 50 anni e non
sono mancati i fallimenti, ma negli
anni più recenti, grazie all’avvento
dimacchinaripiùefficientieappara-
ti più precisi, ci si è avvicinati molto
all’obiettivo. «Negli anni Duemila
abbiamo identificato con certezza
l’esistenza di particelle tetraquark
– due + due quark – e la settimana
scorsa l’LHCb ha confermato anche i
pentaquark. Ora il punto di interesse
è capire come i quark si organizzano.
Ci sono vari modelli ma servono più
statistiche e più tempo. Quello os-
servato da noi è formato da tre quark
più due e sembrerebbe essere simile
a una molecola. In sostanza è come
sequesteparticellesifosserofuseper
dare origine a una da cinque quark.
Al contempo, però, i quark legati
all’interno del pentaquark continua-
facendo quindi registrare un au-
mento del 15%.
La canicola che si sta abbattendo
in queste settimane nel nostro Pae-
se può causare problemi al sistema
circolatorio, soprattutto nel caso di
persone anziane, cardiopatiche e
bambini.
Ma negli ultimi giorni si stanno
registrando anche molti ricoveri
che non rientrano nella fascia di
persone maggiormente sensibili
alle alte temperature.
Durante l’ondata di caldo record
dell’estate del 2003 erano stati cen-
siti oltre mille casi di decesso sup-
plementari in Svizzera.
no a mantenere delle caratteristiche
proprie e identificative, un po’ come
se fossero uniti da un’amicizia tem-
poranea». Tecnicamente «noi faccia-
mo collidere i protoni con altri pro-
toni LHC, creiamo delle particelle di
massa più elevata e queste decadono
15
Su iniziativa del Dipartimento federale degli
affari esteri e del capo dell’esercito, il coman-
dante André Blattmann, una formazione della
musica militare svizzera composta da tredici
musicisti accompagnerà i festeggiamenti per
la Festa nazionale nelle ambasciate in Grecia,
Croazia,Bosnia-Erzegovina, Serbia e Kosovo.
il personaggio: André Blattmann
canton lucerna
26enne aggredita in un bosco
Una 26enne è stata strappata via dalla
sua bicicletta martedì sera verso le 22.20
a Emmen (LU) e poi probabilmente stu-
prata in un boschetto nelle vicinanze sul-
la riva del fiume Reuss. La donna ha ripor-
tato ferite alla schiena considerate gravi.
L’autore si trova tuttora a piede libero e
la polizia cantonale invita eventuali testi-
moni a farsi avanti.
incidente alle canarie
Uccisa con una tavola da surf
La tavola da surf di un turista svizzero ha
colpito e ferito mortalmente una donna
che praticava immersioni lungo la costa
dell’isola spagnola di Gran Canaria. Il
41enne non sarà perseguito penalmente.
La chiglia della tavola l’ha colpita al collo.
in breve
In basso
un’immagine
dei pentaquark.
per richiedere
un abbonamento
al GdP
www.gdp.ch/abbonamenti
Numero verde
0800 55 35 70
la chiamata è gratuita
Smantellato
maxi traffico
di droga
polizia zurighese
La polizia zurighese ha smantel-
lato una rete di sette trafficanti di
droga ed effettuato uno dei mag-
giori sequestri della sua storia: 20
kg di anfetamine e 4800 pasticche
di ecstasy. Lo indicano oggi il mini-
stero pubblico cantonale e la polizia
cittadina. Gli inquirenti ritengono
che i trafficanti, nel 2013 e 2014, ab-
biano introdotto in Svizzera dall’O-
landa complessivamente almeno 63
kg di anfetamine e 63mila pillole di
ecstasy.
È stato stimato che la droga da
loro veduta ha fruttato tra i 278mila
e i 393mila franchi. L’indagine è du-
rata un anno e mezzo.
GIORNALEdelPOPOLO
GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2015
Pierluigi Campana del CERN.
inaltreparticelle.Cosìandiamoave-
dere se queste, per un tempo breve –
pari a un milionesimo di secondo – si
uniscono o no».
Proprio grazie all’acceleratore
LHC, che funzionerà per altri tre
anni a energia più elevata, sarà pos-
sibile studiare meglio queste parti-
celle, iniziando dall’osservazione del
loro movimento in relazione l’una
all’altra. Questo permetterà di ca-
pire a che livello i quark si fondono
insieme. «Prima della scoperta dei
tetraquark e dei pentaquark noi pen-
savamo che la teoria che descrive la
forza con cui protoni e neutroni stan-
no insieme nei nuclei ci dicesse già
tutto. Invece la cosa interessante del
nostro lavoro è andare a fondo degli
elementi che “non tornano”.
Questi nuovi tasselli appena sco-
perti ci permetteranno di capire se
è vero che la materia si associa solo
a due e tre quark e qual è il modo di
associarsi in forme diverse. Scopri-
remo così un altro pezzettino della
natura che ci circonda e piano piano
si cerca di rendere il quadro generale
più preciso».
Come precisa ancora il professor
Campana «Noi abbiamo scoperto
due pentaquark, questo potrebbe es-
sere l’inizio di un’individuazione più
ampia,chepotràesseremessainatto
da ora in avanti».
Oltre all’ambito della fisica delle
particelle, al Cern fervono gli studi in
diversi ambiti. Come ci ricorda Cam-
pana«Negliultimianniillaboratorio
ha diversificato molto le attività di
ricerca, aprendosi anche alla fisica
medica, alle applicazioni dell’infor-
matica e alle macchine acceleratrici
per curare i tumori (in cui gli stessi
protoni vengono anche utilizzati per
leterapie).Nellafisicadelleparticelle
adesso si sta pensando a una nuova
macchina che si chiamerà FCC (Fu-
ture Circular Collider) e sarà lunga
100 km. Questa dovrebbe essere in
grado di aumentare l’energia dei pro-
toni. Infatti, finora, con l’LHC oltre al
Bosone di Higgs non abbiamo trova-
to altre particelle. Quindi o queste si
nascondono molto bene, oppure non
sono raggiungibili dall’LHC. Se così
fosse servirà un macchina più poten-
tepercontinuare“l’inseguimento”di
queste particelle».
Tanta, quindi, la carne sul fuoco al
CERN di Ginevra. Un polo di studio
che, come sottolinea Campana, «in
un momento in cui l’Europa si con-
fronta con diversi problemi di unità,
rappresenta un’isola felice. Un’isola
dove studiosi di tante culture e pro-
venienzedifferenticooperanoperfar
progredire la scienza».
«Prima
della scoperta
pensavamo
fosse tutto risolto.
Ora si aprono
nuovi scenari»
5. + ticino 5GIORNALEdelPOPOLO
LUNEDÌ 11 SETTEMBRE 2017
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Vitta visita l’Hotel Villa Sassa
Il direttore del DFE prosegue il giro nelle diverse realtà economiche
PPD-Siccardi,
scoppia
la polemica
Controlli complicati
per l’Agenzia
delle Entrate italiana
che riceve dalla Svizzera
solo elenchi numerici.
Sono oltre 65mila i lavorato-
ri frontalieri nel nostro Cantone.
Tra coloro che dispongono di un
permesso G, occorre però fare un
distinguo tra chi risiede entro i 20
chilometri dal confine e chi abita
invece fuori. Si tratta di una diffe-
renza estremamente rilevante dal
punto di vista fiscale: in effetti, i
cosiddetti “frontalieri fiscali” sono
esentati dal dover pagare le impo-
ste sul reddito in Italia, in quanto è
il Ticino a dover riversare all’Italia
il 38% delle tasse pagate in Svizze-
ra dal frontaliere. Diverso è invece
per i frontalieri fuori fascia, tenuti a
dichiarare in Italia il reddito da la-
voro maturato in Svizzera, pagan-
do le tasse (l’aliquota sull’imposta
sul reddito delle persone fisiche
- IRPEF - viene applicata sul red-
dito svizzero decurtato degli oneri
sociali versati in Svizzera e di una
franchigia di 7.500 euro; dall’IR-
PEF viene poi detratta propor-
zionalmente l’imposta alla fonte
pagata in Svizzera). E qui si arriva
al punto della questione: essendo
chiaramente più conveniente ri-
siedere entro i 20 chilometri, come
ci si assicura che non vi sia chi fa il
furbo, spostando ad esempio la re-
sidenza ma vivendo altrove? Lo ab-
biamo chiesto ad Andrea Puglia,
responsabile dell’Ufficio frontalieri
dell’OCST.
«Facciamo una premessa: quan-
do il lavoratore viene assunto il da-
tore di lavoro fa compilare un for-
mulario di annuncio per l’imposta
alla fonte. C’è uno spazio riservato
alla residenza del lavoratore e uno
al coniuge. Se il lavoratore inseri-
sce quale residenza un Comune
italiano entro i 20 km dal confine,
ma poi dichiara che la moglie ha la
residenza a Milano, l’Ufficio impo-
sta alla fonte cantonale considera
il lavoratore residente a Milano,
perché è lì che si trova il centro dei
suoi interessi. In questo caso quin-
di vengono applicate le aliquote del
lavoratore fuori fascia – che in certi
casi sono più alte - e l’Ufficio impo-
sta alla fonte non è di conseguen-
za tenuto a versare alcun ristorno
all’Italia». I ristorni vengono infatti
versati solo per quei lavoratori fron-
talieri che risiedono nella fascia di
confine insieme alla famiglia.
In teoria, a vigilare affinché nes-
sun lavoratore faccia il furbetto è
l’Agenzia delle Entrate italiana. E
qui sorge il problema: sì, perché,
come ci spiega ancora Puglia, ad
oggi l’Italia non dispone dell’e-
lenco dei nomi dei frontalieri: «La
Svizzera gira all’Italia una lista
puramente numerica». Tradotto:
se qualcuno volesse aggirare le
regole, avrebbe molte possibilità
per farla franca. In realtà i modi
per intercettare chi non rispetta
la legge ci sono. In Italia esiste in-
fatti il “redditometro” che calcola
automaticamente i redditi delle
famiglie. Il lavoratore registrato a
Como, ma che in realtà vive a Mila-
no, non paga tasse in Italia perché
risulta risiedere entro i 20 km, il
reddito dichiarato quindi è nullo.
Questo è il dato che viene memo-
rizzato dal “redditometro”. Se però
in futuro il lavoratore accendesse
un mutuo per acquistare una casa,
ecco che il sistema avviserebbe
l’Agenzia delle Entrate. A quel mo-
mento gli ispettori del fisco dovreb-
bero quindi verificare se davvero il
lavoratore risieda nel luogo dichia-
rato. «Si tratta comunque di casi
piuttosto rari, benché in aumento»,
specifica Puglia.
La falla nel sistema potrebbe
però essere presto sistemata. Con il
nuovo accordo fiscale è infatti pre-
visto lo scambio automatico di dati
e l’Italia potrà conseguentemente
disporre dell’elenco dettagliato
di tutti i lavoratori frontalieri, ri-
uscendo quindi a portare avanti
verifiche più precise. Chi ha avu-
to vita facile fino ad ora, potrebbe
Scoppia la polemica tra il PPD e il primo fir-
matario dell’iniziativa popolare legislativa ge-
nerica “Educhiamo i giovani alla cittadinanza
(diritti e doveri)”. Alberto Siccardi infatti so-
stiene che non sarebbe stata fatta alcuna pro-
messa da parte degli iniziativisti legata al ritiro
l’iniziativa, come invece ha spiegato il deputato
Giorgio Fonio. Mentre da parte sua, il partito
popolare democratico respinge ogni accusa
al mittente. In una nota diramata ieri, il PPD
ribadisce: «Per chi è minimamente pratico sia
di civica sia di storia politica del nostro Paese,
sa esattamente che se un Parlamento adotta
un testo condiviso pure dagli iniziativisti, l’i-
niziativa – per logica – viene ritirata. La scelta
di non ritirare l’iniziativa, come alcuni membri
del Comitato promotore hanno sconsigliato e
comeinpassatoèsemprestatofattoquandoun
testo può contare sul sostegno di tutte le parti,
mette ora seriamente a rischio l’importante la-
voro fatto dalla Commissione e gli intenti stessi
dell’iniziativa».
«Il ritiro dell’iniziativa avrebbe permesso
l’introduzione sistematica della civica nelle
scuoleticinesi, senza tutta questa pantomima.
Oggi chi accusa gli altri di “voltamarsina” e
“uregettaria”, attaccando le scelte democrati-
chedeiComitaticantonalideipartiti,dovrebbe
iniziare a guardare in casa propria e al proprio
trascorsopolitico.Civicaedemocrazia,comele
intendiamo sia noi sia il Devoto-Oli, non con-
templano repentini e continui cambi di casac-
ca secondo l’occorrenza, bensì la condivisione
democratica delle opinioni e l’accettazione del
volere della maggioranza», riporta ancora la
nota del partito.
Civica a scuola
I furbetti possono quasi sempre farla franca.
Successo nonostante la pioggia
per la 13esima edizione di Sportis-
sima, manifestazione gratuita e non
competitiva promossa dal Diparti-
mento dell’educazione, della cultura
e dello sport. Sportissima ha potuto
mantenere un’importante offerta di
attività di movimento. Se si è giunti
con successo al traguardo è anche
grazie al prezioso impegno di circa
2.000 volontari appartenenti a quasi
190 società e federazioni sportive. Il
programma,cheinizialmentepreve-
deva 219 postazioni in tutto il Ticino,
è stato ridimensionato a causa delle
condizioni meteorologiche. Ciò no-
nostante, oltre 10mila persone non
si sono perse d’animo e hanno pra-
ticato in allegria del sano movimen-
to. Le attività sportive, che si sono
svolte quasi interamente al coperto,
sono state comunque numerose; il
pubblico ha così potuto provare, ad
esempio, l’arrampicata, il basket, la
corsa d’orientamento, la pallavolo, la
scherma,il tiro,svariateartimarziali
e diverse attività di danza e fitness.
Il programma dell’evento è stato
arricchito da momenti ricreativi e
d’intrattenimento, tra questi segna-
La pioggia non ferma
l’edizione di Sportissima
In 10mila hanno partecipato ieri alle diverse attività
quindi avere qualche problema in
più. E c’è dell’altro: l’Italia, dispo-
nendo solo di numeri, non ha nep-
pure modo di stabilire che la quota
dei ristorni sia davvero corretta.
Sono comunque ben altre le
preoccupazioni dell’Agenzia del-
le Entrate, che ha poco interesse a
stanare i pesci piccoli, quando ci
sono evasori di ben altro peso. «Si
tratta di profili molto alti, gente
benestante che risiede fintamente
in Svizzera con un permesso B per
non pagare le tasse in Italia. Questa
tipologia di evasori risiede in Italia,
oltre la fascia dei 20 km, ma dispo-
ne di un permesso B in Svizzera»,
aggiunge Puglia. Insomma, pagano
cassa malati e affitto, senza davve-
ro abitare in territorio elvetico, es-
sendo per loro più conveniente che
pagare le tasse in Italia. Come fun-
zionano in questo caso i controlli?
«Chi si trasferisce all’estero è tenu-
to a iscriversi all’Anagrafe italiani
residenti all’estero. Accedendo a
questo elenco si può verificare chi
davvero risiede all’estero. Ci sono
poi i controlli alle dogane. E non è
raro vedere il venerdì sera e il lune-
dì mattina diverse auto con targa
ticinese che varcano la dogana per
andare in Italia e tornare dall’Ita-
lia», conclude Puglia.
Prima settimana di caccia
alta iniziata col botto
Dopo la prima settimana di caccia alta, i cac-
ciatori hanno di che gioire. La Federazione
Cacciatori Ticinesi comunica infatti che le
prime catture risultano superiori di 309 capi
rispetto a quelle registrate nel 2016. Durante
i primi cinque giorni le catture di ungulati
sono state 1.860 con 620 cervi, 360 caprioli,
630 camosci e 250 cinghiali. I dati definitivi,
forniti dall’Ufficio della caccia e della pesca,
saranno resi noti i giorni seguenti la chiusura
della caccia alta, fissata per il 24 settembre.
Conferenza dei genitori:
«Alla civica diciamo “no”»
Il Consiglio della Conferenza cantonale dei
genitori ha deciso di «appoggiare le ragioni
del “no” contro la modifica voluta dagli ini-
ziativisti sullo studio della civica». In parti-
colare, i genitori ritengono insufficiente il
numero di ore dell’insegnamento proposto,
che «non garantisce una conoscenza appro-
fondita e solida della civica».
Nicolao della Flue arriva
anche nel nostro Cantone
«Nicolao della Flue - in viaggio» è il padiglio-
ne itinerante che dopo aver visitato 22 Can-
toni da oggi fino al 14 settembre farà tappa
in Ticino. In particolare, oggi e domani sarà
in Piazza Grande a Giubiasco, mentre il 13 e
il 14 sarà in Piazza San Rocco a Lugano. Per
le scuole medie il padiglione aprirà dalle 11,
mentre per il pubblico sarà possibile visitarlo
dalle 12 alle 19.
Conferenza del volontariato,
al via un nuovo ciclo di corsi
Sta per prendere avvio il ciclo di corsi autun-
nali della Conferenza del volontariato sociale
(CVS-ente mantello delle associazioni attive
in Ticino), che da oltre 10 anni organizza spe-
cifiche formazioni per volontari e coordina-
tori. Il programma dettagliato è disponibile
su www.volontariato.ch o allo 091/970.20.11.
Gli incontri offrono a tutti gli interessati l’op-
portunità di confrontarsi, riflettere e scam-
biare esperienze con persone provenienti da
ambiti diversi, ma accomunate dal comune
desiderio di rendersi utili.
in breve
DI Martina Salvini
Finti frontalieri per evitare
di pagare le tasse in Italia
Spostare la residenza entro i 20 km dal confine conviene, e molto
liamo numerose attività dedicate ai
bambini, emozionanti esibizioni e, a
Capriasca, la cerimonia di assegna-
zione del “Premio al merito sportivo
2016”. Diversi anche i testimonial
presenti: a Capriasca l’acrobata,
specialista di parkour, Kevin Delcò,
a Mendrisio Irene Pusterla della So-
cietà Atletica Vigor Ligornetto, a Te-
nero-Contra Ajla Del Ponte (Unione
Sportiva Ascona), che ha partecipato
ai Giochi Olimpici di Rio nel 2016, e
l’atleta di Faido Deborah Scanzio,
vincitrice di una medaglia di bron-
zo ai Mondiali (specialità gobbe),
con un obiettivo ben chiaro in testa:
qualificarsi per la sua quarta Olim-
piade. A fine giornata negli occhi de-
gli organizzatori si è potuta leggere
la soddisfazione di essere riusciti a
condividere con tantissime persone,
che hanno partecipato attivamente
e con entusiasmo all’evento, la loro
passione.
Da segnalare anche che la mani-
festazione promossa dal DECS ha ri-
scosso interesse al di fuori dei confi-
ni cantonali. Era infatti presente una
delegazione dell’Ufficio per la scuola
popolare e lo sport del Cantone dei
Grigioni, delegazione interessata ad
adottare l’idea dell’evento.
Il Dipartimento delle finanze e
dell’economia (DFE) comunica che
negli scorsi giorni, nell’ambito del
suo programma di visite aziendali, il
consigliere di Stato Christian Vitta ha
visitato la struttura Villa Sassa Hotel,
Residence Spa. Un settore tradizio-
nalmente importante per l’economia
ticinese, che genera il 9,7% del PIL e
che conta all’incirca 22mila addetti
in equivalenti a tempo pieno, è infatti
quello turistico, che attualmente sta
vivendo una fase positiva: nei primi
sette mesi dell’anno la nostra regione
ha infatti registrato un incremento
di visitatori del 7,5%. Nell’ambito del
suo programma di visite aziendali, il
consigliere di Stato Christian Vitta ha
pertanto deciso di rendere visita an-
che ad una struttura turistica quale
Villa Sassa Hotel, Residence Spa. I
vertici di quest’ultima – il presidente
del Consiglio di amministrazione,
Emilio Martinenghi, il CEO della Ti-
cino Hotels Group, Maurizio Migliar-
di e il direttore Francesco Bobbià –
hannomostratoalconsiglierediStato
– accompagnato dal capo Ufficio per
lo sviluppo economico, Valesko Wild,
e dalla direttrice aggiunta della Divi-
sione della formazione professionale
del DECS, Claudia Sassi – le diverse
parti che compongono la struttura:
l’hotel, il residence, le sale congressi,
il wellness, la spa, gli studi medici, il
giardino, le piscine e il ristorante.
Tanti
giovanissimi
hanno potuto
sperimentare
le diverse
discipline
sportive.
(Fotogonnella)
6. + focus Tecnologia 9GIORNALEdelPOPOLO
MERCOLEDÌ 18 NOVEMBRE 2015
Anche a chi non si intende di tec-
nologia sarà capitato almeno una
volta nel corso degli ultimi anni
di sentire parlare di un nuovo tipo
di dati che, se messi assieme, sono
in grado di dispensare una grande
quantità di informazioni sull’in-
dividuo che ha fornito quei dati.
Si tratta dei cosiddetti Big Data, in
sostanza “grandi dati”, chiamati
così per la loro dimensione e com-
plessità.
Questi dati provengono da sva-
riate fonti, come i sensori che rac-
colgono i dati del traffico, i cellu-
lari, le immagini messe online, la
condivisione di materiale sui so-
cial network. E l’elenco potrebbe
continuare all’infinito.
Il trattamento di questi dati,
però, se da un lato mette in perico-
lo la nostra privacy perché ci espo-
ne a un controllo (e chissà da parte
di chi, è lecito chiedersi), dall’altro
permette di creare anche nuove
forme di valore e di migliorare il
nostro modo di vivere. Per capire
di che cosa si tratta e quali impli-
cazioni stanno dietro al trattamen-
to di questi “grandi dati” abbiamo
parlato con Alessandro Lomi,
condirettore dell’istituto dell’U-
SI che si occupa della scienza dei
dati, l’Istituto Interdisciplinare di
Data Science.
Cosa si intende per Big Data?
Non esiste una definizione uni-
voca, ce ne sono diverse. Una piut-
tosto semplice è che si definisco-
no grandi tutti quei dati che non
possono essere esaminati da un
solo computer, per quanto potente.
Comunque, la tecnologia è sempre
coinvolta perché è proprio essa che
decide di giorno in giorno ciò che
è grande e ciò che invece non lo è.
Dunque possiamo dire che la defi-
nizione di Big Data è una definizio-
ne dinamica che evolve seguendo
la tecnologia.
Chi o che cosa produce questi
dati?
Oggi i social media sono un’in-
credibile miniera di dati che non
si poteva immaginare solo poco
tempo fa. Le informazioni prodot-
te, inoltre, sono molto dettagliate e
precise. Ma ci sono anche altri set-
tori che producono grandi quantità
di dati, ad esempio quello sanitario
o le città. Queste ultime illustrano
anche il problema del trattamento
dei dati: nelle città, infatti, si pro-
ducono dati enormi ma difformi e
difficili da trattare.
Che cosa c’è di diverso rispetto
alla produzione di dati nel pas-
sato?
Una caratteristica importan-
te è che i Big Data, al contrario di
quanto si fa con il materiale di una
ricerca, non sono raccolti e ana-
lizzati per uno scopo specifico. I
dati non rispondono a un obiettivo
particolare di ricerca, ma vengono
utilizzati per vari scopi individuati
successivamente. Un’altra diffe-
renza rispetto al passato è data dal
fatto che un progetto tradizionale
di raccolta di dati è soggetto all’ap-
provazione dei soggetti che forni-
scono i dati. Per molti grandi dati
invece, come ad esempio quelli de-
rivanti dai social media, non è così.
Come viene gestita questa mole
di dati?
Innanzitutto, bisogna chiarire il
rapporto tra produttori e consuma-
tori di dati: noi tutti siamo contem-
poraneamente sia produttori che
consumatori.
Ma spesso non sappiamo chi
accede a dati che ci riguardano
e soprattutto cosa se ne fa…
Uno dei problemi è costituito
dal fatto che la produzione di dati
è generale, ma l’accesso ad essi
è selettivo. Per fare l’esempio di
una città, i dati che vengono pro-
dotti possono essere utilizzati sia
dai cittadini che dal Governo per
prendere delle decisioni. Ma se si
prende come esempio una perso-
na, si vede come i Big Data permet-
tono di rivelare le sue preferenze
in maniera molto dettagliata, cosa
che in passato era impensabile.
Ed è qui che subentra il proble-
ma della selettività dell’accesso ai
dati stessi: una volta che essi ven-
gono conservati bisogna chiarire
chi e perché può accedervi.
Questo aspetto fa parte dei lati
oscuri dei Big Data e potrebbe
creare timore tra gli utenti, so-
prattutto in termini di tutela
della privacy…
Sono gli obiettivi dell’utilizzo dei
dati che definiscono cosa è buono
da ciò che non lo è. Il problema è
il consenso: innanzitutto, l’utente
affronta uno scambio tra conve-
nienza e privacy. Si può scegliere
tra l’avere un accesso tecnologico
istantaneo e costante a scapito del-
la privacy. Oppure, si può scegliere
di limitare l’uso della tecnologia
in favore di una maggiore privacy
(ad esempio se scelgo di mettere
password diverse per ogni nuo-
vo accesso a un portale online). Il
vero limite nella diffusione della
tecnologia che produce questi dati
sta nella fiducia che l’utente ha
sull’uso dei dati stessi. È un proble-
ma che la nostra società sta affron-
tando oggi per la prima volta. Non
ci sono soluzioni preconfezionate
ed è anche per questo motivo che
i settori dell’etica dei dati e della
legislazione sono così importanti.
I segnali che vengono dalla socie-
tà sono ambigui: ad esempio su
Instagram (il social network che
permette agli utenti di scattare fo-
tografie e condividerle sul proprio
profilo, ndr) ogni giorno vengono
pubblicate trentamila fotografie al
minuto, si tratta di un patrimonio
documentario che l’umanità non
ha mai avuto modo di produrre.
Questo permetterà a un antropolo-
go del futuro di avere un’idea di noi
estremamente ricca e precisa.
E se entra in gioco l’uso delle in-
formazioni ricavate dai dati per
scopi di sicurezza?
La sicurezza in questo caso è
un’arma a doppio taglio: se voglio
avere più sicurezza devo cedere
informazioni, dopodiché bisogna
che mi venga garantita la sicurezza
di queste informazioni, cioè sapere
chi ne ha accesso. Ci sono casi di
successo, come quello della crimi-
nologia algoritmica, che può deter-
minare con buona accuratezza le
possibilità di osservare crimini in
certe aree di una città o di un Pa-
ese. L’uso dei dati per questi scopi
viene già messo in atto in Inghil-
terra, dove lo spiegamento di forze
di polizia è fatto in modo selettivo,
concentrandolo in luoghi e mo-
menti ritenuti a rischio. Comun-
que, nonostante i dati servano an-
che per generare sicurezza, l’utente
deve poter scegliere se cederli o no
e per questo motivo è necessario
salvaguardare gli aspetti etici. Ci
sono limiti a quello che la tecnolo-
gia può fare e l’importanza dei co-
mitati etici è fondamentale perché
interpretano il significato che i dati
hanno per la popolazione e le pau-
re che ne possono derivare.
Da Amazon a Netflix, passando dalle città intelligenti
Vista la loro natura eterogenea, i Big
Data possono essere utilizzati in diversi
settori.
Editoria
Se si potesse prevedere il prossimo
bestseller? È l’idea di Alex White, che ha
fondato la startup Next Big Book. Infatti,
rilevando le vendite, le iniziative pro-
mozionali, la presenza sui social media
e le tendenze della Rete, si potrebbe ot-
tenere una maggiore prevedibilità delle
vendite. Sempre nel campo dell’edito-
ria, Amazon, attraverso la raccolta di
dati dei suoi 152 milioni di consumato-
ri, è in grado di costruire un sistema di
raccomandazione personalizzato dei
prodotti. Una direzione simile è quella
che potrebbero prendere le testate gior-
nalistiche. Una personalizzazione dei
contenutidiletturaonlinepotrebbenon
essere più un miraggio.
Sanità
Questo mare di dati rappresenta per
gli scienziati un’opportunità unica. I dati
potrebbero servire infatti per prendere
decisioni più informate, o permettere di
sviluppare diagnosi e trattamenti più ap-
profonditi, con un miglioramento della
qualità delle cure e una riduzione dei co-
sti. Per esempio, analizzando le caratte-
ristichedelpaziente,icostiegliesitidelle
cure,èpossibileidentificareiltrattamen-
to migliore dal punto di vista economico
eclinico.Sulargascala,invece,sipotreb-
be monitorare l’andamento e la diffusio-
ne di una malattia per formulare previ-
sioni e fissare interventi di prevenzione.
Serie tv
Netflix, il gigante della distribuzione
di prodotti mediali sbarcato di recente
in Italia, può vantare un’ampia cono-
scenza delle abitudini dei suoi 25 milio-
ni di utenti. Netflix, infatti, è in grado di
sapere non solo cosa stiamo guardando
ma anche dove, quando e con quale di-
spositivo. La serie tv “House of Cards”
rappresenta un caso interessante. L’os-
servazione delle abitudini di coloro che
hannoriguardatolaminiseriedellaBBC
degli anni novanta hanno evidenziato
che sono stati gli stessi che nel tempo
hanno scaricato e guardato film con
Kevin Spacey e diretti da David Fincher.
Quindi, hanno concluso a Netflix, un
remake del dramma BBC con Spacey e
Fincher sarebbe potuto essere un suc-
cesso assicurato. E così è stato.
Risorse umane
IBigDatasonoutilizzatidalleaziende
soprattutto a fini commerciali e di mar-
keting, per conoscere meglio il cliente,
i concorrenti, il mercato e i trend. Ma si
può lavorare anche sull’efficienza inter-
na. Un esempio? Credit Suisse ha deciso
di sfruttare la mole di informazioni pro-
veniente dai propri dipendenti per mi-
gliorarelavitainaziendaeaumentarela
produttività. L’istituto di credito è stato
così in grado di ridurre le dimissioni in-
desiderate e di ricoprire il 65% delle po-
sizioni senior con collaboratori interni.
Smart City
Tra i modelli di riferimento per la rac-
colta e la gestione dei Big Data ci sono
senza dubbio le metropoli. Un esempio
interessanteprovienedaChicago.Attra-
verso un sistema costituito da circa 500
sensori installati nel corso di tre anni, la
città sarà in grado di implementare si-
stemi di controllo del traffico, di gestio-
ne della manutenzione, dei lavori pub-
blici, della distribuzione dell’energia e
di monitoraggio delle attività criminali.
Un istituto all’USI
L’Istituto Interdisciplinare di Data
Science è nato da un lungo lavoro
preparatorio durato più di un anno.
Il consiglio dell’USI lo ha approvato
alla fine del 2014, mentre le attività
sono iniziate già a partire dai mesi
di marzo e aprile 2015. L’Istituto
è diretto da Alessandro Lomi e
Antonietta Mira, insieme a loro ci
sono sei ricercatori Post-doc e alcu-
ni ricercatori universitari. L’idea è
quella di un istituto interdisciplina-
re, non ancorato a nessuna Facoltà.
L’obiettivo è diventare un punto di
riferimento dove diverse compe-
tenze ed approcci possano combi-
narsi, sviluppandosi ulteriormente
attraverso progetti di ricerca in-
terdisciplinari, utili alla diffusio-
ne della Data Science non solo nel
mondo accademico, ma anche nel-
la società e nell’economia. Potendo
contare sulle solide competenze già
presenti sia all’USI che nel contesto
della Svizzera italiana, il nuovo isti-
tuto svilupperà tecniche di analisi
dell’informazione tratte da discipli-
ne quali la statistica, l’informatica,
l’economia, le scienze della comu-
nicazione, l’urbanistica, la fisica e
le tecnologie dell’informazione, av-
valendosi di metodi analitici e com-
putazionali d’avanguardia applica-
bili in modo efficiente a campioni di
dati di grandi dimensioni. Proprio
per favorire un legame diretto tra
la ricerca accademica e il contesto
economico, sensibilizzando il ter-
ritorio alla reale rilevanza di questi
temi, l’Istituto ha organizzato un
ciclo di incontri pubblici intitolato
“Dati e Società: opportunità e pau-
re”. Durante gli incontri, saranno
chiamati ad intervenire alcuni tra i
principali esponenti di questo cam-
po di ricerca. I prossimi appunta-
menti sono con Luciano Pietronero
il primo dicembre; con Francesco
Sacco il 19 gennaio; con Alberto
Sanna il 2 febbraio e con Silvia Fi-
gini il 12 aprile. Altre conferenze
sono in programma con Michael
Bronstein il 19 novembre e Nicola
Perra il 27 novembre.
Anche a Lugano un polo di Data Science.
Gli àmbiti di utilizzo dei Big Data sono tanti e molto diversi tra loro
Chicago è un esempio di Smart City.
Troppi dati per un solo computer...
Quando le tracce che lasciamo navigando in internet si trasformano in preziose informazioni
Big Data, la sfida tra sicurezza e privacy
Provengono dai nostri dispositivi elettronici ma non solo, e rivelano
moltissimo dei gusti e delle abitudini di ognuno di noi. Alessandro
Lomi, esperto del fenomeno, ci spiega di cosa si tratta.
PAGINA A CURA DI
Chiara Tomasini E Martina Salvini
7. 14 internazionale +
Varoufakis
in seri guai:
tramò Grexit
un ritorno alla dracma
Non accenna a chiudersi il sipario sull’ex mi-
nistro delle Finanze greco Yanis Varoufakis.
Spunta infatti un audio in cui Varoufakis spie-
ga a un gruppo di manager della City il suo pia-
no segreto per gestire il passaggio a una nuova
valuta in caso di fallimento dei negoziati con
Bruxelles.Questaintricatafaccendarischiaora
di farlo incriminare. La Corte suprema greca
ha infatti chiesto al parlamento la sospensione
dell’immunità per l’ex ministro in seguito alla
denunce che lo accusano di “alto tradimento”.
«Il primo ministro, prima che vincessimo le
elezioni, mi aveva dato il disco verde per for-
mulare un piano B. Io ho messo in piedi un pic-
colo team - un gruppo di cinque persone con a
capo l’economista americano James Galbraith
- che avrebbe dovuto lavorare sottotraccia per
ovvie ragioni». L’ex ministro così spiega, in un
audio pubblicato sul sito dell’Official Monetary
and Financial Institutions Forum (OMFIF), il
suopiano.Ilprogettoconsistevaneldareunco-
dice bancario e fiscale ad ogni contribuente e a
ciascuna società per gestire il passaggio a una
nuova valuta in caso di fallimento dei negoziati
con Bruxelles.
In sostanza, usando il codice fiscale sareb-
be stato possibile pagare in formato digitale,
in euro, mentre chi vantava soldi dallo stato
avrebbe potuto utilizzare una sorta di credito
diimposta.«Potevamoestendereilsistemaagli
smartphone attraverso un’applicazione - ag-
giunge Varoufakis - e sarebbe potuto diventare
un meccanismo finanziario parallelo da con-
vertire nella nuova dracma».
Varoufakis, nella conversazione telefonica,
ha spiegato anche che la crisi greca «non è af-
fatto finita» e che la difficoltà di tradurre in re-
altàilpianostava«nelpassaredallecinqueper-
sonechelostavanoimmaginandoalle1000che
avrebbero dovuto realizzarlo». Per la “fase due”
serviva una nuova autorizzazione da parte del
primo ministro Alexis Tsipras. Autorizzazione
che non è mai arrivata.
Anzi, il premier greco ha deciso di disfarsi di
Varoufakis, procedendo invece in direzione di
un accordo con la BCE e decidendo di restare
nell’euro.
di martina salvini
Calais, estrema propaggine
francese, a soli 30 km dalla Gran
Bretagna, sembra essere la nuova
Lampedusa. Il Regno Unito, invece
rappresenta la terra promessa per
tutti quei migranti che lasciano la
loro casa per raggiungere un Paese
che promette speranza.
Calais negli ultimi mesi si è più
volte trasformata in teatro di mor-
te per molti disperati che cercano
di attraversare la Manica con ogni
mezzo. E marte-
dì notte ha perso
la vita un uomo
di origine suda-
nese, di 25-30
anni, rimanendo
schiacciato da
un camion su cui
voleva arrampi-
carsi per attra-
versare l’Eurotunnel che collega il
porto di Calais a quello britannico
di Dover.
A Calais è da diversi anni che mi-
gliaia di migranti vivono in campi
costruiti alla meglio, vere e pro-
prie baracche - le jungles - in cui
rimangono in attesa del lucky day,
come lo definiscono in molti: il
Nove morti da inizio
giugno tra coloro
che tentano di salire
sui tir per attraversare
la Manica e raggiungere
la terra promessa.
I Governi di Francia
e UK intervengono.
giorno fortunato in cui riusciranno
nell’impresa di raggiungere Dover.
Un’attesa che spesso si protrae per
mesi. Il tutto in condizioni igienico-
sanitarie pessime e nell’indifferen-
za dei due Governi che si limitano
a inviare truppe di polizia, mentre
i pasti vengono offerti da alcune as-
sociazioni umanitarie locali.
Le autorità stimano che al mo-
mento i migranti nella città si ag-
girino intorno alle 3mila persone,
provenienti soprattutto da Etiopia,
Eritrea, Sudan, Afghanistan e Siria.
Persone alle quali può essere appli-
cata la normativa internazionale
riguardante i richiedenti asilo.
Le loro vicende, oltre alla sof-
ferenza patita nei Paesi di prove-
nienza, hanno in comune anche
il percorso che li ha condotti all’e-
stremità settentrionale della Fran-
cia e le speranze nutrite nella Gran
Bretagna. Quasi tutti hanno rag-
giunto l’Italia a bordo di imbarca-
zioni di fortuna. Dopo aver risalito
lo stivale tentano di attraversare il
confine francese a Menton. Nel 95%
dei casi però,
come affermano
le autorità, essi
cercano di non
farsi registrare
neppure nel ter-
ritorio francese.
La meta è il nord
Europa, la Gran
Bretagna, dove
hanno ricevuto notizia dalle folte
comunità che già vi risiedono che
lo stato può garantire loro una casa,
una scuola per i figli e un’occupa-
zione dignitosa.
In realtà nella maggioranza dei
casi il sogno si infrange nel mare
che bagna Calais. Ogni notte, divisi
in gruppetti, i migranti si accosta-
no al ciglio della strada, aspettan-
do che giunga il momento propizio
per saltare sui tir, nella speranza
di non essere scoperti dalla polizia
che pattuglia l’ingresso al porto e
all’Eurotunnel. Se scoperti, ven-
gono picchiati e rispediti indietro.
Anche per i camionisti è pericolo-
so, perché si rischiano multe sala-
tissime per ogni persona trovata a
bordo.
Negli ultimi giorni la situazione
si è fatta ancora più preoccupante:
martedì in 1500 hanno provato a
forzare le misure di sicurezza della
stazione di Coquelles, aprendo var-
chi nelle recinzioni. L’Eurotunnel
è stato chiuso per più di un’ora per
permettere alla polizia di rimettere
la zona in sicurezza. Per risponde-
re alla crisi il Governo francese e
quello britannico hanno organiz-
zato una riunione d’emergenza,
decidendo di aumentare la sicu-
rezza della stazione e rimuovere le
migliaia di migranti che lì si sono
insediati. Il Governo inglese ha
promesso di mettere a disposizione
sette milioni di sterline per la co-
struzione di nuove recinzioni e un
sistema sofisticato di telecamere di
controllo della zona.
Tra i migranti e il sogno di una
vita migliore sembra dunque frap-
porsi un altro - l’ennesimo - osta-
colo.
Sono circa 3mila
e vivono accampati
nelle jungles in attesa
del momento propizio
per saltare sui tir.
La maggior parte proviene da Africa e Medioriente.
francia In migliaia cercano di raggiungere il Regno Unito
A Calais si consuma
il dramma dei migranti
ieri nel mondo
leader dei talebani
Il Mullah Omar è morto
Conferma dal Governo
Il leader supremo dei talebani,
il Mullah Omar, è stato ucciso. A
comunicarlo un funzionario del
Governo afghano. La notizia del
decesso di Omar è stata confer-
mata durante una riunione dei
vertici della sicurezza afghana.
Le voci sulla possibile morte
della guida spirituale dei tale-
bani si inseguivano da mesi.
amnesty accusa di crimini
Israele: 300 alloggi
nella colonia di Beit El
Benyamin Netanyahu ha appro-
vato la costruzione immedia-
ta di 300 alloggi nella colonia
cisgiordana di Beit El. Ieri la
Corte suprema di Gerusalemme
ha confermato la demolizione
entro oggi di due condomini
costruiti abusivamente proprio
a Beit El, scatenando l’ira della
destra nazionalista. Intanto un
rapporto di Amnesty Interna-
tional ha indicato che Israele
potrebbe aver commesso crimi-
ni di guerra nell’attacco contro
Rafah nell’agosto dello scorso
anno, «commettendo gravi vio-
lazioni del diritto internaziona-
le umanitario».
un 23enne statunitense
Progettava strage
Arrestato dall’FBI
Un ragazzo di 23 anni, di nome
Harlem Suarez, anche noto
come Almlak Benitez, è stato
arrestato e incriminato per aver
progettato di usare un’arma di
distruzione di massa negli USA.
Il giovane aveva progettato di
riempire uno zaino di esplosi-
vo , di seppellirlo sotto la sab-
bia bianca di una spiaggia e di
farlo poi esplodere al momento
opportuno con un telefono cel-
lulare usato come telecomando.
L’intenzione era di colpire, in
nome dell’ISIS, l’isola di Key
West, nell’estremo Sud della
Florida. La data prevista era la
festa nazionale del 4 luglio.
appello per una soluzione
«Dialogo necessario
tra Turchia e Pkk»
La Germania si è unita agli ap-
pelli a tenere in vita il dialogo
tra le autorità turche e il Pkk,
messo gravemente a repenta-
glio dalla campagna militare
intrapresa da Ankara contro
i separatisti curdi nel nord
dell’Iraq. In una telefonata il
ministro degli Esteri tedesco,
Frank-Walter Steinmeier, ha
«concordato» con Massoud
Barzani, presidente della re-
gione autonoma del Kurdistan
iracheno, sul fatto che «il Pkk e
la Turchia debbono riprendere il
processo di pace», e che un «ag-
gravamento del conflitto giova
soltanto agli estremisti».
isis in yemen
Autobomba esplode
Almeno 53 le vittime
È di almeno tre morti il bilancio
di un nuovo attentato a Sanaa,
dove un’autobomba è esplosa
davanti a una moschea vicino
all’ospedale “ath-Thawra”, nel
sud-ovest della capitale yeme-
nita. Le vittime sarebbero nu-
merose. L’ISIS ha rivendicato
l’attentato in una zona più vol-
te obiettivo di attacchi.
terrorismo peruviano
Ostaggi liberati
dopo 25 anni
L’esercito peruviano ha libera-
to 39 persone – 13 adulti e 26
bambini – che erano tenuti in
ostaggio da molti anni da Sen-
dero Luminoso, un gruppo ter-
rorista peruviano di ispirazione
maoista. L’operazione dell’e-
sercito è stata compiuta in una
zona remota e molto povera del
Perù.
GIORNALEdelPOPOLO
GIOVEDÌ 30 LUGLIO 2015
La cattiva amministrazione della
città di Roma non è purtroppo una no-
vità. Come bene sanno i milioni di tu-
risti e di pellegrini che la visitano, non
da quando è sindaco Ignazio Marino,
ma da sempre al suo straordinario va-
lore simbolico e al suo altrettanto stra-
ordinario patrimonio monumentale
fanno mesto riscontro strade piene
di buchi, traffico rumoroso e disordi-
nato, raccolta delle immondizie fatta
male e con tecniche arretrate, traspor-
ti pubblici discontinui.
Analogamente gli sperperi e le inef-
ficienze della Regione Siciliana non
si possono di certo mettere tutti sulle
spalle dell’attuale presidente Crocet-
ta. L’obiettivo immediato della cam-
pagna messa in moto dal governo Ren-
zi contro le amministrazioni di Roma
e rispettivamente della Sicilia non è
certo il loro risanamento bensì l’eli-
minazione dalla scena politica delle
ultime due personalità non “renziane”
che nel PD potrebbero ancora fare om-
bra al premier e segretario generale
del partito.
I due stanno però sin qui resistendo
con successo, il che conferma quan-
to il PD sia sempre meno un partito
e sempre più invece semplicemente
un’area all’interno della quale si muo-
vono gruppi diversi e spesso in lotta
tra loro. Lo stesso sta tuttavia accaden-
do sul versante opposto del sistema
politico italiano dove le defezioni dal
partito di Berlusconi si moltiplicano:
pochi giorni fa anche il toscano De-
nis Verdini, già figura di primo piano
del vertice di Forza Italia, l’ha lasciata
insieme a un manipolo di parlamenta-
ri suoi amici con cui ha costituito un
gruppo ora schierato con Renzi.
Tipico personaggio da sotto-go-
verno, Verdini è per Renzi un alleato
forse imbarazzante ma ormai indi-
spensabile. Considerati nell’insieme
tutti questi episodi sono il segno che
è in atto uno sgretolamento comples-
sivo del sistema di forze su cui poggia
l’ordine costituito della politica italia-
na. Ciò aiuta anche a capire perché in
questo periodo sia ancor più arduo del
solito avere in Italia degli interlocutori
attendibili.
Se da un lato il Renzi segretario del
PD continua la sua battaglia per giun-
gere al totale controllo del partito, il
Renzi premier continua la sua marcia
alla ricerca di consensi anche al di
fuori dell’elettorato di centro-sinistra.
Da una parte, sullo spunto degli inop-
portuni scioperi in piena stagione tu-
ristica dell’Alitalia e dei custodi dell’a-
rea archeologica di Pompei, torna a
scagliarsi contro i sindacati; dall’altra
promette una sensibile riduzione del-
le imposte. La spesa pubblica italiana
sfiora nel suo insieme gli 800 miliardi
di euro all’anno, e si mangia oltre il 50
per cento del prodotto interno lordo,
Pil, del Paese. Renzi ha promesso di ri-
durre le imposte di 45 miliardi di euro
entro il 2018. La cifra sembra enorme
se confrontata con i nostri persona-
li portafogli, ma in effetti equivale a
poco più del 5 per cento dell’attuale
spesa pubblica italiana.
Per avere un impatto sensibile
sull’economia italiana, e allontana-
re definitivamente lo spettro del suo
crollo sotto il peso di una pressione fi-
scale insostenibile, occorrerebbe una
riduzione almeno del 10 per cento,
pari a circa 80 miliardi.
Si può stare purtroppo certi che con
le sue sole forze Renzi non riuscirà
nell’impresa; come peraltro non ci riu-
scì Berlusconi. Per avviare un proces-
so del genere occorre infatti disporre
di un consenso popolare più vasto di
quello possibile con un governo di
maggioranza, sia esso di centrosini-
stra o di centrodestra. Occorrerebbe
un governo di concordanza ispirato
più alla formula del Consiglio federale
elvetico che a quella dei tradizionali
governi italiani, ma ciò sembra im-
pensabile nel contesto italiano. Solo
un governo di concordanza potrebbe
infatti raccogliere tutto il vasto con-
senso popolare che un’operazione del
genere richiede e gestirne il costo so-
ciale senza provocare lacerazioni in-
sostenibili.
S’impone perciò una svolta davvero
radicale rispetto all’attuale assetto del
sistema politico italiano. Una svolta
che tuttavia non è ancora all’orizzon-
te.
taccuino italiano di Robi ronza
Un governo di concordanza per salvare l’Italia