Un Assaggio di Solidale Italiano - 11 aprile 2015

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24. Apr 2015
Un Assaggio di Solidale Italiano - 11 aprile 2015
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Un Assaggio di Solidale Italiano - 11 aprile 2015

Hinweis der Redaktion

  1. Siamo anzitutto un gruppo di amici (quelli nella foto sono solo una piccola parte..) che nel lontano 1997 decidono di costituire la Cooperativa Francisca Martin per promuovere un modello alternativo di commercio, io sono…..che dal 2004 ho iniziato a fare la volontaria per la cooperativa e ..elisa che lavora per ctm (che scopriremo tra poco cos’è). Parteciparenno a questo intervento anche carmelo maiorca presidente di slow food siracusa e l’asssessore teresa gasbarro assessore alle attività produttive di siracusa
  2. Per ascoltare le storie delle persone che fanno parte di questi progetti, che hanno permesso il realizzarsi di questi progetti/sogni
  3. Un vero e proprio viaggio attraverso i sapori e le tradizioni dei popoli della Terra. 145 paesi. focalizzandosi sull'asse principale del diritto ad un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra Nel momento in cui milano sta per aprire i cancelli a una manifestazione così importante dedicata al cibo e all’ambiente anche noi nel nostro piccolo vorremmo dedicare un momento di attenzione a queste tematiche
  4. Nel 1988 a bolzano nasce ctm (cooperazione terzo mondo).. ad opera di 3 soci (rudi, heini, antonio)che prima gestivano una bottega di commercio equo che importava prodotti dal nord europa, poi hanno iniziato a importare direttamente dal sud del mondo e una decina di anni dopo diventano un consorzio di botteghe quindi nasce ctm altromercato primo prodotto portato direttamente è il caffè del nicaragua
  5. Il Consorzio Ctm Altromercato, noto anche come Altromercato, diventa così la prima centrale di importazione del commercio equo in Italia, e la seconda in europa, per dimensioni e fatturato. L'acronimo Ctm stava originariamente per "cooperativa terzo mondo";
  6. I produttori producono con processi ecologicamente sostenibili, sono spesso organizzazioni no profit e si occupano anche di situazioni di disagio sociale nel loro paese. . producono per l’autosostentamento, per il mercato interno, per il commercio equo internazionale 1000000 in itaia
  7. Questo tè è coltivato con metodo di agricoltura biologica nelle piantagioni di Potong nel Nord - Est dell’India daPTWWC - Potong Tea Workers Welfare Committee, realtà di piccoli coltivatori che si sono uniti in associazione e sono diventati proprietari della terra, che lavorano seguendo principi di sostenibilità sociale e ambientale.  he dal 2004 insieme a Tea Promoters India e ad un’altra organizzazione hanno rilevato la piantagione di tè, formato un comitato e assunto la responsabilità dell’intera attività: un caso unico di gestione collettiva in Darjeeling e in India.  Potong, infatti, è stata per circa 100 anni una tipica piantagione del Darjeeling, ma dopo un decennio di abbandono, è diventata oggi una nuova realtà: i piccoli coltivatori si sono uniti in associazione e sono diventati proprietari della terra, che lavorano secondo principi di sostenibilità sociale e ambientale. Questi contadini sono riusciti a rivitalizzare una produzione di grande valore economico con un corrispondente valore sociale: scelte condivise, rispetto della natura e relazioni commerciali giuste e trasparenti.   La lavorazione del tè Le foglie di tè vengono coltivate secondo i principi dell’agricoltura biologica e raccolte dai soci del comitato Potong, per essere poi conferite giornalmente agli impianti della vicina fabbrica di lavorazione del tè di Singell a Kurseong, facente parte del gruppo di Tea Promoters India. Una volta pesate, le foglie sono inviate al reparto asciugatura, dove l’eccesso di umidità viene eliminato soffiando sulle foglie un mix di aria calda e fredda. A questo punto le foglie essiccate passano nella macchina rollatrice, che le arrotola meccanicamente. Successivamente, per ottenere il tè nero le foglie vengono lasciate fermentare fino a raggiungere un colore brunito, mentre per il tè verde si salta il processo di fermentazione, in modo tale che la clorofilla non venga alterata e le foglie mantengano il colore verde e l’alto contenuto di antiossidanti. Dopo questa operazione, le foglie vengono essiccate in una macchina per circa 25-30 minuti, ad una temperatura di 125 °C, al fine di eliminare completamente il residuo di umidità. Dopo tutte queste lavorazioni, da 1 kg di foglia verde si ottengono poco meno di 200 g di tè essiccato. Le foglie sono poi selezionate per dimensione e qualità: per il tè deteinato Altromercato si usa la tipologia fannings.
  8. si domandano: È un prodotto sano? Per me? Per i miei familiari? Insomma non vendiamo hamburger e patatine fritte da dove vengono i prodotti che consumo? in che condizioni di lavoro sono stati prodotti? Sono prodotti nel rispetto dell’ambiente?
  9. da dove vengono i prodotti che consumo? Leggono l’etichetta Sono prodotti nel rispetto dell’ambiente?
  10. sSono prodotti nel rispetto dell’ambiente?
  11. Per esempio biscotti altromercati solo da uova di galline allevate all’aperto.. E soprattutto rispetto per lavoratori del sud del mondo e ora anche del nord!
  12. Per esempio biscotti altromercati solo da uova di galline allevate all’aperto.. E soprattutto rispetto per lavoratori del sud del mondo e ora anche del nord!
  13. Gruppo Cooperativo CGM: è il consorzio nazionale delle cooperative sociali, nato nel 1987, rappresenta oggi la più grande rete italiana di imprese sociali. La sua finalità è promuovere il benessere della comunità, progettando e promuovendo servizi di qualità a prezzi accessibili, gestiti in forma di impresa cooperativa senza fini di lucro.
  14. Il marchio Banda Biscotti è legato al progetto di produzione di biscotti all’interno dei laboratori della Casa Circondariale di Verbania (VB) e della Casa di Reclusione di Saluzzo (CN) ed è nato nel 2009 dall'unione tra il C.F.P.P. "Casa di Carità Onlus" (esperto in formazione professionale) e la Cooperativa "Divieto di Sosta" (già presente nel mercato della ristorazione). Il progetto promuove attività di formazione professionale all’interno del carcere di Verbania e di Saluzzo, dove la cooperativa ha a disposizione tre laboratori in cui si realizzano utilizzando ingredienti genuini e naturali 6 tipologie di biscotti, 5 classici della tradizione piemontese dei biscotti secchi e le Apucce  fatte col miele locale. L'obiettivo del progetto è raccontare, attraverso i prodotti, la storia delle persone che realizzano queste Bontà, offrendo opportunità di riscatto ai detenuti e sensibilizzare la comunità intorno ai temi del carcere, della sicurezza e della pena.
  15. La  Cooperativa Pietra di Scarto nasce nel 2009 ed è attiva nella promozione del Commercio Equo e Solidale nel comune di Cerignola (Fg), in collaborazione con Libera e Confederazione italiana agricoltori.  Sui 3 ettari confiscati ad un affiliato di uno dei clan foggiani di riferimento negli anni '80, la cooperativa produce olive “Bella di Cerignola” e pomodori cercando di mettere in pratica il senso più profondo della legge 109/96,e cioè quello di trasformare i luoghi simbolo del potere mafioso in laboratori di rinascita sociale ed economica, fondando la propria attività su un impegno politico quotidiano utile a promuovere un modello di cambiamento in un territorio strangolato da una sub-cultura mafiosa e da fenomeni odiosi quali il caporalato e lo sfruttamento della manodopera straniera
  16. La  Cooperativa Pietra di Scarto nasce nel 2009 ed è attiva nella promozione del Commercio Equo e Solidale nel comune di Cerignola (Fg), in collaborazione con Libera e Confederazione italiana agricoltori.  Sui 3 ettari confiscati ad un affiliato di uno dei clan foggiani di riferimento negli anni '80, la cooperativa produce olive “Bella di Cerignola” e pomodori cercando di mettere in pratica il senso più profondo della legge 109/96,e cioè quello di trasformare i luoghi simbolo del potere mafioso in laboratori di rinascita sociale ed economica, fondando la propria attività su un impegno politico quotidiano utile a promuovere un modello di cambiamento in un territorio strangolato da una sub-cultura mafiosa e da fenomeni odiosi quali il caporalato e lo sfruttamento della manodopera straniera
  17. La cooperativa agricola Gino Girolomoni nasce dall’intuizione e dalla passione di un uomo, Gino Girolomoni, che ha saputo trasformare un sogno in realtà dando vita alla prima esperienza biologica italiana. Tutto iniziò quando Gino, giovane sindaco di Isola del Piano (PU), cominciò a promuovere iniziative volte a valorizzare e sostenere l’antica civiltà contadina che pian piano attrassero intellettuali, giornalisti e tecnici da tutta Italia. Le prime attività agricole (allevamento di mucche, produzione di formaggi e farine) ebbero luogo attorno al Monastero di Montebello, che a partire dal 1971 è luogo cardine dell’attività della Cooperativa e di numerose iniziative culturali. Queste prime esperienze furono alla base della nascita, il 13 luglio 1977 della Cooperativa Agricola Alce Nero, di cui verrà ceduto il marchio 27 anni dopo con il cambio del naming aziendale in Montebello. In seguito alla scomparsa del suo fondatore, avvenuta nel marzo 2012, la Cooperativa cambia il proprio nome in Gino Girolomoni Cooperativa Agricola, come inevitabile e sentito omaggio a colui che ne ha fatto la storia. Oggi è una realtà che coinvolge circa 30 imprenditori agricoli uniti da uno stile comune che racchiude amore per la terra e rispetto per le persone. Seguendo la stessa filosofia del suo creatore, la cooperativa coltiva cereali autoctoni “antichi” in modo completamente biologico, riconoscendo il giusto prezzo ad ogni contadino e rivitalizzando le relazioni comunitarie rurali. Nel proprio pastificio, la cooperativa produce diversi tipi di pasta bio, con tecniche tradizionali ed energie completamente rinnovabili.
  18. La cooperativa agricola Gino Girolomoni nasce dall’intuizione e dalla passione di un uomo, Gino Girolomoni, che ha saputo trasformare un sogno in realtà dando vita alla prima esperienza biologica italiana. Tutto iniziò quando Gino, giovane sindaco di Isola del Piano (PU), cominciò a promuovere iniziative volte a valorizzare e sostenere l’antica civiltà contadina che pian piano attrassero intellettuali, giornalisti e tecnici da tutta Italia. Le prime attività agricole (allevamento di mucche, produzione di formaggi e farine) ebbero luogo attorno al Monastero di Montebello, che a partire dal 1971 è luogo cardine dell’attività della Cooperativa e di numerose iniziative culturali. Queste prime esperienze furono alla base della nascita, il 13 luglio 1977 della Cooperativa Agricola Alce Nero, di cui verrà ceduto il marchio 27 anni dopo con il cambio del naming aziendale in Montebello. In seguito alla scomparsa del suo fondatore, avvenuta nel marzo 2012, la Cooperativa cambia il proprio nome in Gino Girolomoni Cooperativa Agricola, come inevitabile e sentito omaggio a colui che ne ha fatto la storia. Oggi è una realtà che coinvolge circa 30 imprenditori agricoli uniti da uno stile comune che racchiude amore per la terra e rispetto per le persone. Seguendo la stessa filosofia del suo creatore, la cooperativa coltiva cereali autoctoni “antichi” in modo completamente biologico, riconoscendo il giusto prezzo ad ogni contadino e rivitalizzando le relazioni comunitarie rurali. Nel proprio pastificio, la cooperativa produce diversi tipi di pasta bio, con tecniche tradizionali ed energie completamente rinnovabili. C’è la figura di un grande vecchio che ha segnato la storia del biologico in Italia con le sue lotte e le sue anticipazioni, con la sua visione e il suo ritorno alla terra per seminare il futuro.Gino Girolomoni nel 1971 decide di trasferirsi con moglie e un bambino appena nato in un monastero abbandonato. Da quel gesto, controcorrente e anticipatore, è nata una cooperativa agricola che da 40 anni porta idee e valori nel movimento del biologico italiano: amore autentico per la terra, un profondo rispetto per le persone che la abitano, scelte a favore della qualità della vita e dell’ambiente. Oltre a praticare un metodo di agricoltura che non prevede l’uso di sostanze chimiche di sintesi, nella collina di Montebello si utilizza energia da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta, si sta studiando un nuovo pack biodegradabile, si promuovono comportamenti sostenibili all’interno dei propri luoghi di lavoro. Oggi la cooperativa, intestata al fondatore dopo la sua scomparsa a marzo 2012, conta 30 soci produttori, quasi tutti “Imprenditori Agricoli Professionali”, contadini che dedicano le loro terre alla produzione di cereali antichi in territori di montagna svantaggiati; il pastificio che la cooperativa ha costruito proprio a Montebello, nel cuore delle colline marchigiane, da lavoro a 35 persone e ha reso possibile il ritorno alla campagna.
  19. E come la pasta c’è anche realtà di agricoltori veneti che riscoperto la coltivazione di un cereale antico il fatto monococco: da lì provengono le fette biscottate Il farro monococco, detto farro piccolo, è una delle specie più antiche di frumento coltivate dall’uomo ed è stato per secoli la base della dieta quotidiana, grazie alle sue particolari proprietà nutritive. Possiede infatti un alto tenore di proteine, contenendo tutti gli 8 amminoacidi essenziali, ed è un’ottima fonte di magnesio, fosforo e calcio.
  20. La cooperativa agricola Gino Girolomoni nasce dall’intuizione e dalla passione di un uomo, Gino Girolomoni, che ha saputo trasformare un sogno in realtà dando vita alla prima esperienza biologica italiana. Tutto iniziò quando Gino, giovane sindaco di Isola del Piano (PU), cominciò a promuovere iniziative volte a valorizzare e sostenere l’antica civiltà contadina che pian piano attrassero intellettuali, giornalisti e tecnici da tutta Italia. Le prime attività agricole (allevamento di mucche, produzione di formaggi e farine) ebbero luogo attorno al Monastero di Montebello, che a partire dal 1971 è luogo cardine dell’attività della Cooperativa e di numerose iniziative culturali. Queste prime esperienze furono alla base della nascita, il 13 luglio 1977 della Cooperativa Agricola Alce Nero, di cui verrà ceduto il marchio 27 anni dopo con il cambio del naming aziendale in Montebello. In seguito alla scomparsa del suo fondatore, avvenuta nel marzo 2012, la Cooperativa cambia il proprio nome in Gino Girolomoni Cooperativa Agricola, come inevitabile e sentito omaggio a colui che ne ha fatto la storia. Oggi è una realtà che coinvolge circa 30 imprenditori agricoli uniti da uno stile comune che racchiude amore per la terra e rispetto per le persone. Seguendo la stessa filosofia del suo creatore, la cooperativa coltiva cereali autoctoni “antichi” in modo completamente biologico, riconoscendo il giusto prezzo ad ogni contadino e rivitalizzando le relazioni comunitarie rurali. Nel proprio pastificio, la cooperativa produce diversi tipi di pasta bio, con tecniche tradizionali ed energie completamente rinnovabili. C’è la figura di un grande vecchio che ha segnato la storia del biologico in Italia con le sue lotte e le sue anticipazioni, con la sua visione e il suo ritorno alla terra per seminare il futuro.Gino Girolomoni nel 1971 decide di trasferirsi con moglie e un bambino appena nato in un monastero abbandonato. Da quel gesto, controcorrente e anticipatore, è nata una cooperativa agricola che da 40 anni porta idee e valori nel movimento del biologico italiano: amore autentico per la terra, un profondo rispetto per le persone che la abitano, scelte a favore della qualità della vita e dell’ambiente. Oltre a praticare un metodo di agricoltura che non prevede l’uso di sostanze chimiche di sintesi, nella collina di Montebello si utilizza energia da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta, si sta studiando un nuovo pack biodegradabile, si promuovono comportamenti sostenibili all’interno dei propri luoghi di lavoro. Oggi la cooperativa, intestata al fondatore dopo la sua scomparsa a marzo 2012, conta 30 soci produttori, quasi tutti “Imprenditori Agricoli Professionali”, contadini che dedicano le loro terre alla produzione di cereali antichi in territori di montagna svantaggiati; il pastificio che la cooperativa ha costruito proprio a Montebello, nel cuore delle colline marchigiane, da lavoro a 35 persone e ha reso possibile il ritorno alla campagna.