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LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL
            CONTROLLO xxxx



                  di MASSIMO
                  CIAMBOTTI




1
La dimensione materiale del controllo

    Componente statica
     I centri di responsabilità    struttura organizzativa
      del controllo (definizione mappa dei Centri di
      Responsabilità e per ciascuno di essi dei parametri
      idonei per esprimere gli obiettivi)
     La contabilità direzionale


    Componente dinamica
    Il processo di controllo


2
COERENZA SISTEMICA DEL
    CONTROLLO DI GESTIONE

    Necessità di coerenza tra:
     Struttura organizzativa di base e quella del
      controllo

       Struttura organizzativa e stile di direzione

       Struttura organizzativa del controllo e la
        struttura tecnico-contabile

3
RUOLO DEI VARI ORGANI NEL
    CONTROLLO DIU GESTIONE

    1) Direzione generale: definisce gli obiettivi e le
       politiche di gestione; approva o respinge il budget
    2) Manager delle aree funzionali: sono gli “attori” del
       processo di controllo, perché partecipano alla
       definizione degli obiettivi e redigono il budget per le
       aree di loro responsabilità
    3) Quadri intermedi: partecipano…ma non decidono
    4) Controller (organo di staff): progetta, sviluppa e
       gestisce il sistema tramite il quale le informazioni
       relative al controllo vengono rilevate

4
RUOLO DEL CONTROLLER
    A)   Progettare la struttura tecnico-contabile, in particolare il sistema
         budgetario e la consuntivazione contabile (o modificarli se divenuti
         inefficaci)
    B)   Collaborare all’implementazione e all’utilizzo degli strumenti contabili
         (coordinamento programmi di gestione, formazione dei budget, loro
         consolidamento)
    C)   Verificare i risultati e analizzare le informazioni prodotte dagli
         scostamenti
    D)   Collaborare con l’Alta Direzione e con la gestione del personale
         (definizione sistema ricompense e stile di leadership; contributo
         all’introduzione di meccanismi di influenza dei comportamenti e di
         condizioni che favoriscano l’apprendimento e la partecipazione)
    E)   Nel controllo strategico, monitorare l’ambiente esterno e analizzare
         la situazione aziendale in rapporto all’evoluzione ambientale



5
CARATTERISTICHE PROFESSIONALI
    RICHIESTE AL CONTROLLER

    1)   Conoscenza azienda specie sotto aspetto economico-
         finanziario
    2)   Conoscenza leggi civili e fiscali
    3)   Capacità di elaborare, interpretare e selezionare i dati, di
         fornire consulenza per risolvere i problemi e di essere
         sorgente di idee (creatività)
    4)   Capacità di tenere il mgt fuori dai problemi giornalieri
         (semplificare i rapporti gestionali, flessibilità …)
    5)   Capacità di gestire le relazioni interfunzionali e di
         coordinamento
    6)   Personalità, precisione di lavoro, tempestività e riservatezza


6
I centri di responsabilità (CdR)

    Sono:

    Unità organizzative il cui titolare è ritenuto
     responsabile del conseguimento di uno
     specifico insieme di risultati e/o dell’uso di
     determinati fattori produttivi

    L’insieme dei centri di responsabilità costituisce
       la Mappa delle responsabilità
7
Mappa delle responsabilità


    La definizione della Mappa delle responsabilità
      si basa su

    DELEGA del potere decisionale e delle
     responsabilità connesse al suo esercizio da
     parte dei vertici aziendali ai titolari dei singoli
     centri di responsabilità


8
Processo di delega (1)
    1)   Il processo di delega deve essere introdotto con convinzione dalla
         Direzione aziendale (riconoscimento e diffusione delle finalità)

    2. La delega non deve essere esclusivamente formale ( No responsabilità
        senza potere decisionale)

    3. Devono essere chiaramente definite le aree di competenza di ciascun
        CdR (Obiettivi e risorse disponibili)

    4. Le competenze e le responsabilità dei diversi titolari di CdR devono
        essere fra loro coordinate (Coordinamento fra i diversi CdR)

    5. Devono essere previsti adeguati meccanismi di controllo (non solo
        controllo risultati finali ma anche intermedi)


9
Processo di delega (2)
     I vantaggi introdotti dalla presenza di un processo di delega
     1.    Maggiore tempestività di risposta alle richieste del mercato

     2. Minore asimmetria informativa all’interno dell’azienda

     3. Maggiore focalizzazione della direzione aziendale sulla definizione di
          obiettivi strategici e di strategie per il loro conseguimento

     4. Minori costi di trasmissione delle informazioni dalle singole unità
          organizzative alla direzione

     5. Maggiore motivazione dei titolari dei CdR



10
I centri di responsabilità

                          Si articolano in:
     Centri di costo

     Centri di ricavo

     Centri di profitto

     Centri di investimento
11
CENTRI DI COSTO
     Unità operative (reali o fittizie) che raggruppano
        operazioni elementari o attività produttive per le quali
        sia possibile ed utile rilevare i costi
                                   centri di costo
                                         standard
     Si distinguono in

                                centri di costo
                                 discrezionali

12
Centri di costo standard (1)

     Centri di costo in cui è possibile determinare con
        precisione gli Input necessari per produrre le singole
        unità di prodotti o servizi, nonché il volume di
        produzione
     Si caratterizzano per la prevalenza di costi parametrici
        o standardizzabili, come i costi per l’acquisto di
        materie prime o per l’impiego di lavoro diretto
     Si rilevano quindi costi controllabili, cioè influenzabili in
        modo diretto e in misura significativa dal capo-centro

13
Centri di costo standard (2)

        I responsabili sono valutati sul livello di efficienza con cui soddisfano la
         domanda esterna, nei limiti del proprio centro di costo

        L’efficienza è misurata sulla base della quantità di input utilizzato per
         produrre la quantità di output richiesto

        Al fine di evitare la messa in atto di comportamenti non auspicabili ai
         responsabili possono essere assegnati anche obiettivi in termini di
         qualità e tempestività della produzione

        Relazione tra leva economica manovrabile, risultato conseguibile e
         parametro di misurazione (criterio della manovrabilità delle leve che
         determinano il valore del parametro-obiettivo attribuito al responsabile)


14
PIANO DEI CENTRI DI COSTO

     Requisiti essenziali che garantiscono la validità di un piano di
                                  centri di costo
      Per ogni centro occorre una corretta individuazione dei compiti
      Attribuzione dei fattori produttivi impiegati in forma specializzata
      Definizione concrete modalità di svolgimento dei compiti
      Esplicitazione relazioni che collegano il centro alle altre unità
       del sistema aziendale
     Quindi                 maggior grado possibile di omogeneità
       dell’attività svolta               ciò garantisce la misurabilità
       del risultato (output) e la stessa possibilità del controllo


15
TIPI DI CENTRI DI COSTO

     A)    Centri di costo reali (operativi)
          a) centri di costo produttivi (produzioni intermedie o finali)
          b) centri di costo di servizi
             b1) produttivi specifici o ausiliari della produzione (es.
           assemblaggio, verniciatura, imballaggio prodotti, manut.
           spec.)
             b2) produttivi generici o sussidiari della produzione (es.
           energia elettrica, riscaldamento, vigilanza e pulizia, manut.
           generale)
             b3) generali (servizi riferibili alla struttura dell’impresa nel
           suo complesso, come amministraz., commesse, archivio,
           ecc.)

16
TIPI DI CENTRI DI COSTO


     B) Centri di costo fittizi (o “di comodo”): istituiti
       per aggregare costi che non sono imputabili
       ai centri di costo reali perché comuni a più
       centri (es. fitti passivi)




17
18
Centri di costo discrezionali
     Centri di costo in cui la relazione fra input e output non
       è facilmente individuabile e il livello di produzione è
       difficilmente misurabile in termini monetari

     Sono caratterizzati dalla presenza di costi non
       parametrici (Es. costi di ricerca e sviluppo e spese di
       formazione) e la responsabilità economica si rende
       concreta attraverso l’assegnazione di un limite di
       spesa entro il quale il responsabile deve operare

     Valutazione delle performance              confronto fra
       costi sostenuti e preventivati
19
Centri di costo discrezionali (2)
     Costi sostenuti < Costi previsti
      Particolare attenzione deve essere destinata alla qualità dei
       prodotti o dei servizi forniti

     Costi sostenuti > Costi previsti
      Potrebbe essere vantaggioso per l’azienda (possibilità di far
       fronte a improvvise opportunità di espansione)

     N.B.
     Utile potrebbe risultare il confronto anche con le performance
         conseguite da centri di costo discrezionali di altre aziende
         operanti nello stesso settore


20
Esempi di centri di costo


     Produzione      centro di costo standard

     Risorse umane          “    discrezionale
     Amministrazione e
     Controllo              “    discrezionale

     Ricerca e sviluppo    “     discrezionale

21
Centri di ricavo

     Sono quelle unità operative nelle quali le azioni dei responsabili
        influenzano in modo diretto e in misura significativa i ricavi di
        vendita
     (Es. Unità addette alla vendita e al marketing, filiali, singoli
        venditori)

     La manovrabilità è riferita ai volumi di vendita e, solo entro certi
        limiti prefissati, ai prezzi

     N.B.
     Per aumentare i ricavi i responsabili dei centri di ricavo potrebbero
       generare un incremento indiscriminato dei costi. Per tali motivi
       sono spesso responsabilizzati anche su alcuni costi (Es. spese
       di pubblicità e promozione, commissioni …)
22
Centri di profitto
     Sono quei centri in cui i titolari sono responsabilizzati sul profitto
     A seconda dell’intensità con cui i responsabili possono influenzare i profitti si
        distinguono in
      Centri di profitto autonomi             I responsabili possono influenzare
        autonomamente: il volume di produzione e vendita, il mix produttivo, il prezzo di
        vendita, i costi mediante la scelta dei fornitori e l’efficiente utilizzo delle risorse

        Centri di profitto semiautonomi              caratterizzati dalla presenza di
         numerosi scambi reciproci di beni e servizi con altri centri di responsabilità. La
         presenza di prezzi interni di trasferimento può influenzare le performance
         conseguite

        Centri di profitto fittizi     caratterizzati dalla completa assenza di scambi
         con il mercato. Sono spesso centri di ricavo o di costo i cui titolari sono
         responsabilizzati sulla differenza fra ricavi e costi al fine di sensibilizzarli sul
         profitto



23
24
Centri di investimento

     Unità organizzative i cui titolari sono ritenuti
      responsabili del rendimento conseguito
      rispetto agli investimenti effettuati

     I responsabili dei centri di investimento devono
        essere in grado di influenzare con le proprie
        decisioni i costi sostenuti, i ricavi conseguiti e
        gli investimenti realizzati
25
Indicatori per la misurazione della
     performance nei centri di investimento


        ROI (misura la redditività del capitale investito= RO/CI
         medio di periodo)
        ROE (misura la redditività dei mezzi propri= Utile
         netto/mezzi propri medi di periodo)
        ROA (misura la redditività lorda del capitale investito =
         Utile netto al lordo degli oneri finanziari/capitale investito
         medio di periodo)
        ROCE (misura la redditività del capitale impiegato = utile
         netto/capitale investito medio di periodo


26
27
Caratteristiche struttura organizzativa
     del controllo in termini di coerenza con
     la struttura organizzativa di base

     1)   PROFONDITA’ : definizione dimensione e
          caratteri dei centri e nomina loro capi in
          armonia con il grado di delega effettiva
          assegnata nella struttura organizzativa di
          base
     2)    ORIENTAMENTO: individuazione dei
          centri e dei loro risultati (costi, ricavi, ROI) in
          concordanza con i task dell’organizzazione
          di base

28
Caratteristiche struttura organizzativa
     del controllo in termini di coerenza con
     la struttura organizzativa di base

     3) INTEGRAZIONE: attitudine della struttura
       organizzativa del controllo a raggiungere il
       livello di coordinamento fissato per la
       struttura di base (es. tra le divisioni)

     4) RILEVANZA SPECIFICA: coerenza tra
       compiti organizzativi, tipo di resp. economica
       assegnata e leve effettivamente a
       disposizione
29
Misurazione delle performance dei
     titolari dei CDR

     Condizioni necessarie:
     1. Obiettivi assegnati coerenti con i programmi e gli obiettivi
        strategici (Coerenza con le finalità aziendali)
     2. Obiettivi chiari, non troppo numerosi in grado di motivare ed
        ostacolare la messa in atto di comportamenti non auspicabili
        (Motivazione e controllo)
     3. Periodi di misurazione né troppo brevi né troppo lunghi
        (Significatività e tempestività delle misurazioni)
     4. Distinzione con la valutazione dei CdR
     5. Attenzione alla determinazione dei prezzi di trasferimento per i
        beni / servizi scambiati internamente
     6. Presenza di un sistema integrato di misurazione delle
        performance

30
La misurazione delle performance dei
     titolari dei CDR
     deve essere distinta da quella dei C.d.R da loro diretti in quanto i risultati
        ottenuti dalle unità organizzative e dai loro responsabili possono non
        essere correlati (Es. un risultato positivo di un CdR può essere dovuto
        ad un favorevole andamento del mercato e non ad una performance
        positiva del suo responsabile)

     Un responsabile di CdR deve essere valutato in termini relativi

        Confronto fra risultati conseguiti e obiettivi assegnati in sede di budget

        La valutazione deve essere effettuata solo sugli aspetti controllabili dal
         responsabile




31
I prezzi di trasferimento interni
     Prezzi a cui vengono valorizzati i beni e i servizi scambiati fra
        Unità organizzative appartenenti alla stessa azienda
     La loro valorizzazione incide sulla valutazione delle performance
        conseguite dai CdR

     Possono essere determinati sulla base di:
      Prezzi di mercato
      Costi sostenuti dal centro che ha prodotto i beni e i servizi
      Negoziazioni fra i CdR che acquistano e cedono i beni e i
       servizi



32
Prezzi di trasferimento a prezzi di
     mercato

     Prezzi effettivamente applicati a clienti esterni o da imprese
        concorrenti

     Sono particolarmente significativi quando il responsabile del CdR
       può decidere se acquistare o vendere i beni e i servizi
       internamente o esternamente influenzando la propria
       performance

     Limite: i beni e i servizi scambiati internamente spesso non hanno
        all’esterno un mercato perfettamente concorrenziale
        presentando caratteristiche specifiche


33
Prezzi di trasferimento definiti sulla
     base dei costi sostenuti
     Diverse configurazioni di costo:
      Costi marginali
      Costi pieni
      Costi pieni incrementati di un certo margine di utile


                                   Costi marginali
     Vantaggi
      Incentivano i manager a scambiarsi il volume di beni e servizi che
        massimizza il profitto aziendale
     Svantaggi
      Difficilmente misurabili
      Non costanti nel periodo di misurazione
      Possono alterare le performance (es. costi inferiori a quelli effettivi



34
Prezzi di trasferimento definiti sulla
     base dei costi sostenuti
                                                    Costi pieni

     Vantaggi
        Più facilmente rilevabili (presenza di adeguati sistemi di misurazione)
        Maggiore attendibilità delle valutazioni

     Svantaggi
       La mancanza di un margine di profitto non stimola i manager a scambiare i beni internamente

                           Costi pieni incrementati di un certo margine di profitto

     Vantaggi
        Stimolano il trasferimento interno dei beni e dei servizi

     Svantaggi
       La presenza di un margine di profitto può stimolare lo scambio di un quantitativo non ottimale di
        beni e servizi per l’azienda



35
Prezzi di trasferimento frutto di
     negoziazione fra i CDR


     Maggiore influenza dei responsabili sulle
      proprie performance

                          MA
     Potrebbero generarsi effetti negativi sul clima
       aziendale

36
Misurazione delle performance

     Necessità di un sistema integrato di indicatori che comprenda

     - Grandezze contabili

     - Grandezze extracontabili in grado di monitorare:

        La soddisfazione dei clienti
        Il grado di innovazione
        La qualità dei processi, delle Risorse umane, dei beni e dei
         Servizi forniti



37
Esempio: Sistema di Balanced
     Scorecard
     Prevede la valutazione delle performance in un’ottica strategica e di lungo
        periodo secondo le seguenti 4 prospettive:

        Prospettiva interna
        Prospettiva del cliente
        Prospettiva di innovazione e apprendimento
        Prospettiva economico finanziaria

     Non esiste un sistema di indicatori universalmente applicabile

     Esso deve essere definito sulla base delle caratteristiche intrinseche
        dell’azienda, dell’ambiente in cui la stessa vive ed opera e delle finalità
        che essa si pone di raggiungere


38

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  • 1. LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL CONTROLLO xxxx di MASSIMO CIAMBOTTI 1
  • 2. La dimensione materiale del controllo Componente statica  I centri di responsabilità struttura organizzativa del controllo (definizione mappa dei Centri di Responsabilità e per ciascuno di essi dei parametri idonei per esprimere gli obiettivi)  La contabilità direzionale Componente dinamica Il processo di controllo 2
  • 3. COERENZA SISTEMICA DEL CONTROLLO DI GESTIONE Necessità di coerenza tra:  Struttura organizzativa di base e quella del controllo  Struttura organizzativa e stile di direzione  Struttura organizzativa del controllo e la struttura tecnico-contabile 3
  • 4. RUOLO DEI VARI ORGANI NEL CONTROLLO DIU GESTIONE 1) Direzione generale: definisce gli obiettivi e le politiche di gestione; approva o respinge il budget 2) Manager delle aree funzionali: sono gli “attori” del processo di controllo, perché partecipano alla definizione degli obiettivi e redigono il budget per le aree di loro responsabilità 3) Quadri intermedi: partecipano…ma non decidono 4) Controller (organo di staff): progetta, sviluppa e gestisce il sistema tramite il quale le informazioni relative al controllo vengono rilevate 4
  • 5. RUOLO DEL CONTROLLER A) Progettare la struttura tecnico-contabile, in particolare il sistema budgetario e la consuntivazione contabile (o modificarli se divenuti inefficaci) B) Collaborare all’implementazione e all’utilizzo degli strumenti contabili (coordinamento programmi di gestione, formazione dei budget, loro consolidamento) C) Verificare i risultati e analizzare le informazioni prodotte dagli scostamenti D) Collaborare con l’Alta Direzione e con la gestione del personale (definizione sistema ricompense e stile di leadership; contributo all’introduzione di meccanismi di influenza dei comportamenti e di condizioni che favoriscano l’apprendimento e la partecipazione) E) Nel controllo strategico, monitorare l’ambiente esterno e analizzare la situazione aziendale in rapporto all’evoluzione ambientale 5
  • 6. CARATTERISTICHE PROFESSIONALI RICHIESTE AL CONTROLLER 1) Conoscenza azienda specie sotto aspetto economico- finanziario 2) Conoscenza leggi civili e fiscali 3) Capacità di elaborare, interpretare e selezionare i dati, di fornire consulenza per risolvere i problemi e di essere sorgente di idee (creatività) 4) Capacità di tenere il mgt fuori dai problemi giornalieri (semplificare i rapporti gestionali, flessibilità …) 5) Capacità di gestire le relazioni interfunzionali e di coordinamento 6) Personalità, precisione di lavoro, tempestività e riservatezza 6
  • 7. I centri di responsabilità (CdR) Sono: Unità organizzative il cui titolare è ritenuto responsabile del conseguimento di uno specifico insieme di risultati e/o dell’uso di determinati fattori produttivi L’insieme dei centri di responsabilità costituisce la Mappa delle responsabilità 7
  • 8. Mappa delle responsabilità La definizione della Mappa delle responsabilità si basa su DELEGA del potere decisionale e delle responsabilità connesse al suo esercizio da parte dei vertici aziendali ai titolari dei singoli centri di responsabilità 8
  • 9. Processo di delega (1) 1) Il processo di delega deve essere introdotto con convinzione dalla Direzione aziendale (riconoscimento e diffusione delle finalità) 2. La delega non deve essere esclusivamente formale ( No responsabilità senza potere decisionale) 3. Devono essere chiaramente definite le aree di competenza di ciascun CdR (Obiettivi e risorse disponibili) 4. Le competenze e le responsabilità dei diversi titolari di CdR devono essere fra loro coordinate (Coordinamento fra i diversi CdR) 5. Devono essere previsti adeguati meccanismi di controllo (non solo controllo risultati finali ma anche intermedi) 9
  • 10. Processo di delega (2) I vantaggi introdotti dalla presenza di un processo di delega 1. Maggiore tempestività di risposta alle richieste del mercato 2. Minore asimmetria informativa all’interno dell’azienda 3. Maggiore focalizzazione della direzione aziendale sulla definizione di obiettivi strategici e di strategie per il loro conseguimento 4. Minori costi di trasmissione delle informazioni dalle singole unità organizzative alla direzione 5. Maggiore motivazione dei titolari dei CdR 10
  • 11. I centri di responsabilità Si articolano in: Centri di costo Centri di ricavo Centri di profitto Centri di investimento 11
  • 12. CENTRI DI COSTO Unità operative (reali o fittizie) che raggruppano operazioni elementari o attività produttive per le quali sia possibile ed utile rilevare i costi centri di costo standard Si distinguono in centri di costo discrezionali 12
  • 13. Centri di costo standard (1) Centri di costo in cui è possibile determinare con precisione gli Input necessari per produrre le singole unità di prodotti o servizi, nonché il volume di produzione Si caratterizzano per la prevalenza di costi parametrici o standardizzabili, come i costi per l’acquisto di materie prime o per l’impiego di lavoro diretto Si rilevano quindi costi controllabili, cioè influenzabili in modo diretto e in misura significativa dal capo-centro 13
  • 14. Centri di costo standard (2)  I responsabili sono valutati sul livello di efficienza con cui soddisfano la domanda esterna, nei limiti del proprio centro di costo  L’efficienza è misurata sulla base della quantità di input utilizzato per produrre la quantità di output richiesto  Al fine di evitare la messa in atto di comportamenti non auspicabili ai responsabili possono essere assegnati anche obiettivi in termini di qualità e tempestività della produzione  Relazione tra leva economica manovrabile, risultato conseguibile e parametro di misurazione (criterio della manovrabilità delle leve che determinano il valore del parametro-obiettivo attribuito al responsabile) 14
  • 15. PIANO DEI CENTRI DI COSTO Requisiti essenziali che garantiscono la validità di un piano di centri di costo  Per ogni centro occorre una corretta individuazione dei compiti  Attribuzione dei fattori produttivi impiegati in forma specializzata  Definizione concrete modalità di svolgimento dei compiti  Esplicitazione relazioni che collegano il centro alle altre unità del sistema aziendale Quindi maggior grado possibile di omogeneità dell’attività svolta ciò garantisce la misurabilità del risultato (output) e la stessa possibilità del controllo 15
  • 16. TIPI DI CENTRI DI COSTO A) Centri di costo reali (operativi) a) centri di costo produttivi (produzioni intermedie o finali) b) centri di costo di servizi b1) produttivi specifici o ausiliari della produzione (es. assemblaggio, verniciatura, imballaggio prodotti, manut. spec.) b2) produttivi generici o sussidiari della produzione (es. energia elettrica, riscaldamento, vigilanza e pulizia, manut. generale) b3) generali (servizi riferibili alla struttura dell’impresa nel suo complesso, come amministraz., commesse, archivio, ecc.) 16
  • 17. TIPI DI CENTRI DI COSTO B) Centri di costo fittizi (o “di comodo”): istituiti per aggregare costi che non sono imputabili ai centri di costo reali perché comuni a più centri (es. fitti passivi) 17
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  • 19. Centri di costo discrezionali Centri di costo in cui la relazione fra input e output non è facilmente individuabile e il livello di produzione è difficilmente misurabile in termini monetari Sono caratterizzati dalla presenza di costi non parametrici (Es. costi di ricerca e sviluppo e spese di formazione) e la responsabilità economica si rende concreta attraverso l’assegnazione di un limite di spesa entro il quale il responsabile deve operare Valutazione delle performance confronto fra costi sostenuti e preventivati 19
  • 20. Centri di costo discrezionali (2) Costi sostenuti < Costi previsti  Particolare attenzione deve essere destinata alla qualità dei prodotti o dei servizi forniti Costi sostenuti > Costi previsti  Potrebbe essere vantaggioso per l’azienda (possibilità di far fronte a improvvise opportunità di espansione) N.B. Utile potrebbe risultare il confronto anche con le performance conseguite da centri di costo discrezionali di altre aziende operanti nello stesso settore 20
  • 21. Esempi di centri di costo Produzione centro di costo standard Risorse umane “ discrezionale Amministrazione e Controllo “ discrezionale Ricerca e sviluppo “ discrezionale 21
  • 22. Centri di ricavo Sono quelle unità operative nelle quali le azioni dei responsabili influenzano in modo diretto e in misura significativa i ricavi di vendita (Es. Unità addette alla vendita e al marketing, filiali, singoli venditori) La manovrabilità è riferita ai volumi di vendita e, solo entro certi limiti prefissati, ai prezzi N.B. Per aumentare i ricavi i responsabili dei centri di ricavo potrebbero generare un incremento indiscriminato dei costi. Per tali motivi sono spesso responsabilizzati anche su alcuni costi (Es. spese di pubblicità e promozione, commissioni …) 22
  • 23. Centri di profitto Sono quei centri in cui i titolari sono responsabilizzati sul profitto A seconda dell’intensità con cui i responsabili possono influenzare i profitti si distinguono in  Centri di profitto autonomi I responsabili possono influenzare autonomamente: il volume di produzione e vendita, il mix produttivo, il prezzo di vendita, i costi mediante la scelta dei fornitori e l’efficiente utilizzo delle risorse  Centri di profitto semiautonomi caratterizzati dalla presenza di numerosi scambi reciproci di beni e servizi con altri centri di responsabilità. La presenza di prezzi interni di trasferimento può influenzare le performance conseguite  Centri di profitto fittizi caratterizzati dalla completa assenza di scambi con il mercato. Sono spesso centri di ricavo o di costo i cui titolari sono responsabilizzati sulla differenza fra ricavi e costi al fine di sensibilizzarli sul profitto 23
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  • 25. Centri di investimento Unità organizzative i cui titolari sono ritenuti responsabili del rendimento conseguito rispetto agli investimenti effettuati I responsabili dei centri di investimento devono essere in grado di influenzare con le proprie decisioni i costi sostenuti, i ricavi conseguiti e gli investimenti realizzati 25
  • 26. Indicatori per la misurazione della performance nei centri di investimento  ROI (misura la redditività del capitale investito= RO/CI medio di periodo)  ROE (misura la redditività dei mezzi propri= Utile netto/mezzi propri medi di periodo)  ROA (misura la redditività lorda del capitale investito = Utile netto al lordo degli oneri finanziari/capitale investito medio di periodo)  ROCE (misura la redditività del capitale impiegato = utile netto/capitale investito medio di periodo 26
  • 27. 27
  • 28. Caratteristiche struttura organizzativa del controllo in termini di coerenza con la struttura organizzativa di base 1) PROFONDITA’ : definizione dimensione e caratteri dei centri e nomina loro capi in armonia con il grado di delega effettiva assegnata nella struttura organizzativa di base 2) ORIENTAMENTO: individuazione dei centri e dei loro risultati (costi, ricavi, ROI) in concordanza con i task dell’organizzazione di base 28
  • 29. Caratteristiche struttura organizzativa del controllo in termini di coerenza con la struttura organizzativa di base 3) INTEGRAZIONE: attitudine della struttura organizzativa del controllo a raggiungere il livello di coordinamento fissato per la struttura di base (es. tra le divisioni) 4) RILEVANZA SPECIFICA: coerenza tra compiti organizzativi, tipo di resp. economica assegnata e leve effettivamente a disposizione 29
  • 30. Misurazione delle performance dei titolari dei CDR Condizioni necessarie: 1. Obiettivi assegnati coerenti con i programmi e gli obiettivi strategici (Coerenza con le finalità aziendali) 2. Obiettivi chiari, non troppo numerosi in grado di motivare ed ostacolare la messa in atto di comportamenti non auspicabili (Motivazione e controllo) 3. Periodi di misurazione né troppo brevi né troppo lunghi (Significatività e tempestività delle misurazioni) 4. Distinzione con la valutazione dei CdR 5. Attenzione alla determinazione dei prezzi di trasferimento per i beni / servizi scambiati internamente 6. Presenza di un sistema integrato di misurazione delle performance 30
  • 31. La misurazione delle performance dei titolari dei CDR deve essere distinta da quella dei C.d.R da loro diretti in quanto i risultati ottenuti dalle unità organizzative e dai loro responsabili possono non essere correlati (Es. un risultato positivo di un CdR può essere dovuto ad un favorevole andamento del mercato e non ad una performance positiva del suo responsabile) Un responsabile di CdR deve essere valutato in termini relativi  Confronto fra risultati conseguiti e obiettivi assegnati in sede di budget  La valutazione deve essere effettuata solo sugli aspetti controllabili dal responsabile 31
  • 32. I prezzi di trasferimento interni Prezzi a cui vengono valorizzati i beni e i servizi scambiati fra Unità organizzative appartenenti alla stessa azienda La loro valorizzazione incide sulla valutazione delle performance conseguite dai CdR Possono essere determinati sulla base di:  Prezzi di mercato  Costi sostenuti dal centro che ha prodotto i beni e i servizi  Negoziazioni fra i CdR che acquistano e cedono i beni e i servizi 32
  • 33. Prezzi di trasferimento a prezzi di mercato Prezzi effettivamente applicati a clienti esterni o da imprese concorrenti Sono particolarmente significativi quando il responsabile del CdR può decidere se acquistare o vendere i beni e i servizi internamente o esternamente influenzando la propria performance Limite: i beni e i servizi scambiati internamente spesso non hanno all’esterno un mercato perfettamente concorrenziale presentando caratteristiche specifiche 33
  • 34. Prezzi di trasferimento definiti sulla base dei costi sostenuti Diverse configurazioni di costo:  Costi marginali  Costi pieni  Costi pieni incrementati di un certo margine di utile Costi marginali Vantaggi  Incentivano i manager a scambiarsi il volume di beni e servizi che massimizza il profitto aziendale Svantaggi  Difficilmente misurabili  Non costanti nel periodo di misurazione  Possono alterare le performance (es. costi inferiori a quelli effettivi 34
  • 35. Prezzi di trasferimento definiti sulla base dei costi sostenuti Costi pieni Vantaggi  Più facilmente rilevabili (presenza di adeguati sistemi di misurazione)  Maggiore attendibilità delle valutazioni Svantaggi  La mancanza di un margine di profitto non stimola i manager a scambiare i beni internamente Costi pieni incrementati di un certo margine di profitto Vantaggi  Stimolano il trasferimento interno dei beni e dei servizi Svantaggi  La presenza di un margine di profitto può stimolare lo scambio di un quantitativo non ottimale di beni e servizi per l’azienda 35
  • 36. Prezzi di trasferimento frutto di negoziazione fra i CDR Maggiore influenza dei responsabili sulle proprie performance MA Potrebbero generarsi effetti negativi sul clima aziendale 36
  • 37. Misurazione delle performance Necessità di un sistema integrato di indicatori che comprenda - Grandezze contabili - Grandezze extracontabili in grado di monitorare:  La soddisfazione dei clienti  Il grado di innovazione  La qualità dei processi, delle Risorse umane, dei beni e dei Servizi forniti 37
  • 38. Esempio: Sistema di Balanced Scorecard Prevede la valutazione delle performance in un’ottica strategica e di lungo periodo secondo le seguenti 4 prospettive:  Prospettiva interna  Prospettiva del cliente  Prospettiva di innovazione e apprendimento  Prospettiva economico finanziaria Non esiste un sistema di indicatori universalmente applicabile Esso deve essere definito sulla base delle caratteristiche intrinseche dell’azienda, dell’ambiente in cui la stessa vive ed opera e delle finalità che essa si pone di raggiungere 38