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MARAFIKI
PRIMARY SCHOOL ONLUS
Kadaina
la favola di
E l i s a b e t t a   M a r i g o n d a
- 2013 -
“L’educazione è il grande motore
dello sviluppo personale.
È grazie all’educazione
che la figlia di un contadino
può diventare medico,
il figlio di un minatore il capo miniera
o un bambino nato in una famiglia povera
il presidente di una grande nazione”.
NELSON MANDELA
(Premio Nobel per la Pace 1993)
Kadaina
la favola di
MaraFiki Primary School | 5
C’era una volta, e per fortuna c’è ancora,
un uomo di nome Mario Rossi…
 
Un giorno
Mario, per natura
molto curioso
e desideroso di
sapere, trovandosi
in vacanza in
Kenya, decise
di fare un giro
in barca per
perlustrare una
zona del litorale
a lui sconosciuta.
Era una zona
vasta e suggestiva,
p u n t e g g i a t a
d’isolette e venata da molti canali.
Mario continuava a girare e girare, finché gli venne fame.
Per fortuna scorse un posto che sembrava perfetto per un pic-nic:
una piccola spiaggia e una semplice tettoia fatta di rami secchi.
Poiché Mario, oltre ad essere curioso, era anche una persona molto
educata, si guardò intorno per vedere se c’era qualcuno cui chiedere
il permesso di fermarsi a mangiare proprio lì. Guarda e riguarda,
vide una donna che teneva un bimbo in braccio, così le si avvicinò
e lo chiese a lei. Lei gli rispose che non era possibile fare un pic-nic
proprio in quel posto poiché, quella che per Mario era una semplice
tettoia, per la gente del posto era una SCUOLA!
Mentre la donna parlava, Mario non poteva staccare il suo sguardo
dal bambino che teneva in grembo… quel bimbo aveva gli occhi color
dell’ebano e uno sguardo e un sorriso che lo colpirono direttamente
al cuore.
“Come una scuola?” chiese Mario, stupito. 
La donna, che si rivelò essere la maestra, gli spiegò che la scuola
più vicina era su un’altra isola e che per raggiungerla bisognava
attraversare un canale.
“Quest’anno, disgraziatamente, alcuni bambini sono morti affogati
e quindi il nostro Governo ci ha assegnato questo spazio e ha mandato
me a insegnare!” spiegò.
Lamu
MALINDI
Watamu
ISOLA DI KADAINA
Kilifi
Isola di Pate
Isola di Manda
Isola di Lamu
.
Mombasa
KENYA
Galana
Tana
Ungama
Bay
KENYA
6 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 7
Mario, stupito, con il viso di
quel bimbo dagli occhi color
dell’ebano impressi nella mente
e nel cuore, sentì la necessità
di saperne qualcosa di più.
Scoprì che su quell’isola,
chiamata  Kadaina, non c’era
acqua, si cucinava ancora con
il fuoco a legna, la gente era
molto povera e non aveva né
di che vestire, né da mangiare.
Decise che era suo dovere
fare qualcosa, soprattutto nell’intento di dare un futuro
migliore ai bambini.
Così iniziò una meravigliosa storia di solidarietà.
Con l’aiuto di qualche amico
raccolse un po’ di soldi e iniziò la
costruzione di una vera scuola con
le pareti, un tetto e dei banchi veri.
La gente dell’isola partecipò
attivamente: gli uomini facevano i
muratori e le donne intrecciavano
i rami che avrebbero poi formato
il tetto. Lavorarono così tanto, che
in pochi giorni la prima aula era
pronta. 
Purtroppo, però, Mario aveva finito le sue
vacanze, ma quell’opera era ormai iniziata e lui promise che sarebbe
tornato per continuarla. E Mario tornò.
Tornato in Italia, Mario non si era dimenticato degli abitanti di
Kadaina, tanto meno dello sguardo
di quel bimbo; anzi, non aveva
fatto altro che pensare a come
poter aiutare quella popolazione
così priva di tutto, e trovò naturale
organizzarsi. Per prima cosa era
indispensabile che sull’isola ci
fosse acqua per tutti: senza l’acqua
non si può vivere. Come risolvere il
problema?
Mario comprò delle grosse cisterne per
raccogliere l’acqua piovana e ne regalò una a
ogni famiglia presente nell’isola. Fu una vera
festa! La gente stentava a credere a quello che
vedeva. Una signora volle addirittura entrare
nella cisterna che le era stata assegnata e si
fece trasportare fino alla sua capanna.
Poi, sempre con l’aiuto degli uomini
dell’isola, costruì una zattera legata a delle funi che
sarebbe stata utilizzata per attraversare il canale,
evitando così che qualcun altro morisse affogato.
 
Nel frattempo la scuola stava lavorando con
successo e… sorpresa! Era diventato necessario
costruire altre due classi, poiché i bambini erano
aumentati: dai sette che erano all’inizio, il numero
era salito a ben 107!
Mario non
si perse d’animo, anzi, era
felicissimo che gli scolari fossero
diventati così numerosi. Chiese
aiuto a destra e a manca, comprò
il materiale e iniziò la costruzione
di due nuovi edifici.
Anche questa volta però, le
sue vacanze finirono troppo
presto e ripartì per l’Italia
con l’immancabile promessa:
“Tornerò! Aspettatemi!”.
Di nuovo a casa, non smetteva mai di pensare
a quelli che oramai erano diventati un po’ i “suoi”
bambini, e diventava triste al pensiero di tutto
quello di cui avevano bisogno e che purtroppo non
potevano avere: vestiti, scarpe, materiale scolastico.
Un giorno, ebbe un’idea: avrebbe chiesto aiuto
ad altri bambini. Si recò in una piccola scuola
materna e raccontò la sua storia. Fu ascoltato con
grande attenzione e i piccoli alunni, aiutati dalle
mamme e dalle insegnanti, iniziarono subito a
raccogliere tutto quello che potevano per i loro
amichetti meno fortunati. Mario pensò che sarebbe
8 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 9
stato bello creare un’amicizia a distanza tra le
due scuole: un vero scambio da bambino a
bambino!
Così chiese dei disegni e delle fotografie
da poter portare con sé a Kadaina.
Ilviaggiosuccessivoerastatoprogrammato
per Natale: quale momento migliore per
arrivare con dei regali?
I bambini non se lo fecero ripetere due
volte, prepararono dei disegni bellissimi e
pensarono anche a un altro regalo: delle
scatole di pennarelli.
Le insegnanti invece mandarono alle loro
lontane colleghe degli astucci con penne,
matite, gomme, temperini, insomma, tutte
quelle piccole importanti cose che potevano
servire a una maestra.
Mario pensò anche a come poter affrontare
il problema del cibo: cosa potevano desiderare
dei bambini che vivono su un’isoletta in Africa?
Patatine, pop-corn, Nutella? No di certo!
Una capra? Ecco: una capra, o meglio due,
potevano assolvere, almeno parzialmente, a una
fondamentale esigenza. Le capre danno il latte e
con il latte si fa il formaggio; poi, partoriscono i
loro piccoli, così da due diventano tre, quattro.
Inoltre, anche la loro carne è buona da mangiare!
Insomma, la comunità di Kadaina doveva poter
contare sicuramente anche su delle capre. Si
può dire che il  Natale del
2001 fu veramente magico, perché, grazie a un
gruppetto di nonne e mamme, insieme ad altri,
arrivarono anche le capre.
 
Fu inviato  un medico. Un medico ci voleva
proprio, perché a Kadaina la gente si ammala
proprio come in un qualsiasi altro posto; ma
mentre noi, per curarci, abbiamo mille risorse e
possibilità, per la gente di Kadaina non era così.
I poveri ammalati, gli anziani, le donne incinte
dovevano percorrere molti chilometri per
poter trovare chi li potesse curare e non
possedevano certo delle automobili per
spostarsi.
Ora il medico c’era, però… mancavano
le medicine! C’era, sì, buona parte del
materiale che serviva per avviare un
ambulatorio, ma di medicine neanche
l’ombra. Mario pensò di non lascarsi sfuggire quell’occasione, perciò
racimolò qualche soldo e comprò il minimo indispensabile per non
vanificare la presenza di un medico. Con quello che rimase, gli anticipò
il primo stipendio, restando d’accordo che si sarebbe impegnato a
passare due volte al mese per tre mesi. Sapeva, Mario, che ci voleva
ben altro, ma per il momento non era in grado di fare di più.
In un anno molte cose erano cambiate sull’isola: i bambini avevano
una scuola, le cisterne per l’acqua, le capre per nutrirsi, dei vestiti e
adesso anche un minimo di assistenza medica, eppure Mario non
era tranquillo. Mille pensieri lo angustiavano: che cosa potrebbe
succedere? E se un giorno io non sarò più in grado di continuare?
Chi si occuperà dei miei bambini? Che ne sarà di loro? E della scuola?
Era talmente preoccupato che si confidò con il medico del posto e
gli chiese consiglio.
“Bisogna fare in modo che la scuola sia riconosciuta dal Governo”
rispose il medico,“ma per fare questo,gli edifici devono essere costruiti
diversamente, rispettando alcune norme e regole governative”.
Qualche giorno dopo il dottore portò un progetto che al Governo
sarebbe piaciuto moltissimo, ma questo voleva dire ricominciare tutto
da capo. Secondo voi, Mario si arrese? Certo che no!
10 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 11
12 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 13
“Volere è potere”, “Chi si ferma è perduto”, “La fortuna
premia gli audaci”, “Chi trova un amico trova un tesoro”,
tutte frasi perfette per Mario!
Lui era come quei bambini che una ne fanno e cento ne pensano:
per fortuna poteva ora contare sull’aiuto di tanti amici per trasformare
il suo sogno in una realtà. 
Al suo ritorno in Italia, con il progetto della nuova scuola sotto il
braccio, andò a trovare il suo amico Luciano Quaggia e, insieme,
decisero di organizzare una festa per raccogliere i fondi di cui c’era
bisogno. Arrivarono in tanti e
ognuno offrì qualcosa.
A Natale del 2002 ci fu
un regalo davvero speciale:
la costruzione del primo
edificio scolastico.
I muri erano di mattoni
e il tetto non era più un
insieme di rami di palma,
ma era di lamiera. Poi c’era
anche una grondaia costruita in modo da recuperare l’acqua piovana,
perché a Kadaina non bisogna sprecarne nemmeno una goccia. 
L’acqua va bene, la grondaia va bene, le cisterne anche, ma in
Africa non piove mica tanto! Non si può vivere dell’acqua che cade
dal cielo, perché è davvero poca. A Kadaina non ci sono rubinetti da
aprire, quello più vicino è a 5 Km. di distanza. E allora, come fare?
Bisognava stendere 5 Km di tubi dalla statale Malindi-Mombasa fino
alla scuola.
Era un’impresa ambiziosa che richiedeva molto lavoro e moltissimi
soldi. Mario ne possedeva solo una piccolissima parte, ma cominciò
ugualmente i lavori.
Gli uomini del villaggio lavorarono
senza sosta per scavare le fosse dove far
passare i tubi; sapevano che, se Mario si
era messo in testa di portare l’acqua a
Kadaina, l’acqua sarebbe arrivata. 
Furono necessari  1000 tubi lunghi 6
metri per arrivare all’isola. Questi tubi
passavano sotto canali lunghi e profondi,
ma nessun ostacolo poteva ormai fermare
Mario e i suoi.
E finalmente l’acqua arrivò. Tutto
sembrava magico e aveva il sapore di una
favola, c’era perfino un rubinetto d’oro! In
realtà si trattava di ottone, ma il colore era
uguale e per la gente di Kadaina aveva lo
stesso valore.
L’acqua sarebbe servita a tutta la comunità
e anche ai 6.000 abitanti del villaggio di
Ojombo che si trova a circa 3 Km. di distanza.
A questo punto la scuola accoglieva ben 120 bambini di età diverse,
tutti ricevevano un’istruzione, ma pochi sapevano cosa significa
giocare. Non avevano niente e Mario sognava di vederli giocare e
ridere tutti insieme.
Nel gennaio del 2003, con l’aiuto di un grosso sponsor, realizzò
anche questo progetto: costruì un campo da beach-volley, un campo
da basket e un campo da calcio. Per ogni sport c’erano magliette e
palloni; si formarono squadre e tutti erano molto felici.
Mario tornò in Italia e, come sempre, aveva mille pensieri per la
testa.
14 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 15
Continuerà ad arrivare l’acqua all’isola di Kadaina?
Riusciremo a fare un consultorio con un medico sempre presente?
Riusciremo a fare il ponte sul canale?
Interverrà il Governo per esonerarmi dal pagamento degli stipendi
degli insegnanti?
Volere è potere… chi si ferma
è perduto… la fortuna aiuta gli
audaci… chi trova un amico trova
un tesoro…
 
Nel  gennaio 2004 arrivò in
vacanza un ragazzo: Ivan Bordoli.
Conobbe Mario, ascoltò la sua storia,
visitò la scuola e decise di fare una
piccola offerta.
Anche lui era curioso e poi aveva origini comasche e, come
forse non tutti sanno, i laghee sono noti per
la loro diffidenza. Mario era in partenza. Ivan
tornò da solo alla scuola: fece domande,
osservò, s’informò e riuscì ad avere tutte le
conferme di cui aveva bisogno.
Tornò in Italia, chiamò Mario, chiese
scusa per la mancanza di fiducia e offrì il
suo primo contributo.
  
Chi trova un amico, trova un
tesoro…
 
E fu grazie ad un gruppo di amici che partì un altro progetto
importantissimo: la costruzione di un consultorio/dispensario. Il
sogno di Mario era di arrivare ad avere un medico presente giorno
e notte per sei giorni la settimana. Non sarebbe stato facile, perché
lo stipendio di un medico residente
era pari a quello di tre insegnanti, ma
bisogna coltivare grandi sogni per
realizzare grandi cose. 
 
Nell’aprile del 2005 a Kadaina
arrivò lo Scuola-Bus.
Una lancia in vetro resina lunga 5
mt. con una grande scritta: Marafiki
Primary School Bus. Ogni mattina
alle 7:00 un marinaio trasportava
da una parte all’altra del canale i
bambini che dovevano andare a
scuola… WOW !!!
La Marafiki Primary School
aveva ora cinque aule, c’era l’asilo per i più piccoli con due insegnanti,
sei classi per la scuola e l’ascari, che era una sorta di bidello per la
prima classe, responsabile di tutti i materiali scolastici.
Prima di partire nuovamente per l’Italia,
Mario riuscì a volare sopra la scuola e a
fotografarla dall’alto. Che bello vedere
tutto quello che, grazie all’aiuto di tanti
amici, era riuscito a realizzare! Il progetto
del ponte era purtroppo irrealizzabile
perché  costava davvero molto: ma
Kadaina era un’isola e Mario e Ivan
decisero di non alterare in nessun modo
la sua naturale bellezza.
 
Ora erano i bambini che dovevano
superare una grande prova: partecipare a una
gara nel distretto di Kilifi, dove avrebbero
affrontato ventotto scuole.
Questa gara era molto importante perché
era arrivato il momento di dimostrare a
Mario e Ivan che i bambini, per i quali tutto
questo era stato realizzato, avevano imparato la lezione: potevano
confermare che, con l’impegno e la volontà, si possono ottenere
grandi risultati. I rappresentanti della Marafiki, dalla prima alla sesta
classe, si classificarono nei primi cinque posti in tutti e sei i livelli di
competizione.
 
La Marafiki Primary School diventò una scuola molto ambita e a
gennaio 2005 ci furono più di cento nuovi iscritti. Le aule diventarono
sette e gli alunni oltre trecento! Ma, aumentando ulteriormente i
bambini, si moltiplicarono anche le loro necessità.
Mario e Ivan si resero conto che c’era ancora molto da fare.
Con tantissimo sacrificio, fu costruita anche l’ottava aula, ma
16 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 17
servivano banchi e medicinali; c’era
bisogno di altri maestri, anche se gli
attuali faticavano a raggiungere la scuola
e chiedevano aumenti di stipendio per
pagarsi i mezzi di trasporto.
Furono allora costruiti degli alloggi
per i maestri e le loro famiglie.
Obiettivo raggiunto: stipendi
invariati, niente ritardi o assenze e
presenza costante di persone adulte e
responsabili.
Ma, come i maestri, anche i bambini
a volte dovevano camminare per
chilometri per raggiungere la scuola.
Gli anni passavano… i bambini crescevano e, per qualcuno, era
ormai tempo di esami. Sarebbe stato bello se avessero potuto dormire
presso la scuola e avere più tempo per studiare.
Serviva un dormitorio, ma anche
i soldi per costruirlo.
Dio esiste e questa volta…
mandò Valentina Moscheni.
Un angelo dai riccioli biondi,
un vulcano d’idee che, essendo
stata in Kenya molte volte fin da
ragazza, conosceva molto bene
le condizioni in cui si viveva in
Africa. Da donna cresciuta e
affermata qual era, tornò con del
denaro da donare. 
Grazie al suo aiuto, ora cinquantasei
studenti potevano dormire presso la
scuola.
Ma lei non si fermò a questo.
Eh no!… uno fa per uno, ma
tre fan per tre! 
SECONDO VOI, MARIO,
IVAN E VALENTINA
SI FERMARONO QUI?
Che cosa mancava ancora all’Isola di
Kadaina?
Le divise scolastiche! Già, perché in
Kenya era obbligatorio andare a scuola
con la divisa scolastica.
Furono decisi i colori: blu e verde.
Inoltre, grazie all’aiuto economico
di Piero Melis, fu costruito un
laboratorio di sartoria, dando così
un’opportunità alle mamme di imparare un mestiere e confezionare
loro stesse le divise dei figli. La sartoria fu dotata di ben tre macchine
per cucire e intere pezze di stoffa.  
L’intensa attività missionaria
fece sì che la maggior parte
dei Kenioti abbracciasse la
religione cattolica. Poteva
quindi l’isola di Kadaina
non avere una chiesa, che
potesse accogliere tutti
quelli che, nel momento
del bisogno, sentivano
l’esigenza di raccogliersi in
preghiera, senza distinzione
di confessione religiosa?
Mario, durante un
suo soggiorno in Kenya, incontrò Emanuele Gavazzi, il quale,
affascinato da tutto ciò che Mario stava facendo, decise di contribuire
18 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 19
donando una sostanziosa
somma finalizzata alla
realizzazione di una chiesa
in ricordo della nonna
Anna.
 
In tutte le scuole del
mondo, il primo giorno di
scuola è un ricordo che rimarrà indelebile per
tutta la vita.
Mario voleva organizzare una festa, una
giornata che sarebbe rimasta per sempre nei
ricordi di tutti i suoi bambini e così, durante uno dei suoi periodici
soggiorni in Kenya, incontrò il suo amico Dino Abbascià ovvero “Mr.
Cemento”,come simpaticamente amava soprannominarlo,perché Dino
aveva contribuito alla costruzione della scuola donando buona parte
del cemento per costruire le aule della Marafiki Primary School. Dino
a sua volta presentò a Mario un gruppo di amici che soggiornavano
presso il Villaggio Blue Bay;
organizzò con loro una
visita all’isola di Kadaina
in maniera tale da far
conoscere a queste persone
il progetto dell’amico
Mario.
Ilgruppo,moltosensibile
all’aiuto al prossimo, si fece
coinvolgere nel progetto.
L’incontro con quelli
che lui definì “La
Compagnia del Blue Bay” ovvero Simona e Stefano, Dino e
Teresa, Margot, Carlo e Corrado permise e permette a Mario,
da diversi anni a questa parte, di
organizzare il party di apertura
dell’anno scolastico. Mangiare
la mucca, il riso, i fagioli e poter
bere l’aranciata sono un lusso
che i nostri amici color cioccolato
possono permettersi di assaporare
solo grazie a questo compatto
gruppo di persone.
Nel 2007 la Compagnia del Blue
Bay realizzò un calendario benefico
con immagini di donne di Watamu,
e il ricavato della vendita permise di
aiutare Mario e di poterlo in parte
esonerare dal pagamento degli
stipendi degli insegnanti.
Ma a Kadaina si poteva fare ancora di più !!!
Chi trova un amico, trova un tesoro…
Nel 2007, durante uno dei suoi soggiorni in Kenya, Valentina
incontrò Elisabetta Marigonda.
Tra le due fu simpatia a prima
vista. Anche Elisabetta, come
Valentina, era stata in Kenya in
passato e come lei conosceva
benissimo la difficile realtà di
quei luoghi. Valentina la travolse
con i suoi racconti ed Elisabetta,
curiosa e affascinata dalla storia
raccontatale dall’amica, decise di
andare a visitare l’isola di Kadaina.
Elisabetta non credeva in ciò che
vedeva e si chiese: ”Com’è possibile che questi tre ‘angeli’ abbiano
creato tutto questo”? Al suo rientro a casa decise di adoperarsi in
qualche modo per aiutare tutti quei piccoli e promise di tornare.
 
Elisabetta e Valentina, così come Mario e Ivan, da
allora tornarono tante altre volte da quelli che chiamano
“i loro bambini”.
20 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 21
22 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 23
I bimbi di Kadaina non avevano giocattoli, probabilmente non
ne conoscevano l’esistenza, però avevano la grande fortuna di avere
enormi spazi verdi e sole tutto l’anno; quindi, perché non sfruttare
questi privilegi e trovare qualcosa per poterli far giocare all’aperto?
C’era il campo di calcio, c’era il campo di basket e quindi… cos’altro
si sarebbe potuto fare? 
Grazie agli amici Pier Colombo e Gianni Ditri, i bambini
poterono letteralmente toccare il
cielo con dito, perché alla Marafiki
arrivarono le altalene. Era l’anno
2008.
Ma che cosa mancava ancora
a Kadaina? I bambini potevano
studiare, giocare, avevano vestiti,
l’acqua, ma il cibo ancora era
ancora a carico delle famiglie.
Venne costruita una capanna e
vennero acquistati due grandi pentoloni.
Il Governo mise a disposizione due cuochi e fornì quotidianamente
un semplice pasto ai bambini. Si trattava di mais da mangiare bollito,
la razione a pasto era pari a una tazza, ma per loro tutto questo
era sufficiente al fabbisogno giornaliero. Basti pensare che fino a un
anno prima nessuno dei bambini aveva di che mangiare, se non una
volta rientrati nelle proprie famiglie, la sera.
Gli anni del 2008/09 furono
anni innovativi per l’isola. 
L’arrivo dei computer
all’isola aveva dell’incredibile. 
Tre computer con tanto di
linea adsl e la stanza dotata
di pannelli fotovoltaici per
raccogliere l’energia necessaria
al funzionamento. Moderni e
utili i computer, ma se nessuno
insegnava ai bambini come
usarli, tanta innovazione era sprecata. 
Elisabetta e Valentina nel Novembre 2009 organizzarono una cena
con il Governo e chiesero e ottennero un’insegnante d’informatica.
Il suo stipendio sarebbe stato metà a carico del Governo e metà
sulle spalle dei nostri amici. Purtroppo la scuola era situata in un
terreno governativo e, per qualsiasi pietra si posasse sull’isola, serviva
l’autorizzazione del Governo. 
Ottenuti i computer e un’insegnante,
si pensò a una biblioteca.
Una stanza piena di libri, dove dar
spazio alla curiosità dei bambini e dove
loro, a orari stabiliti, avessero libero
accesso.
 
Nel dicembre del 2009 il Capo del
Governo del Comune Kilify cui fa capo
l’isola di Kadaina, decise di andare con
i suoi collaboratori in visita alla scuola. Da tanto
tempo non si recavano all’isola e il Boss rimase colpito dallo sviluppo
che negli ultimi anni aveva avuto la scuola.
Mario, Ivan e Valentina li guidarono in visita e organizzarono un
incontro con gli studenti.
Questi ultimi rivolsero al Capo del Governo il loro desiderio:
24 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 25
rimanere all’isola di Kadaina a studiare
anche dopo le scuole primarie.
 
Alla richiesta degli studenti il
Boss propose di esonerare Mario dal
pagamento degli stipendi delle scuole
secondarie, ma gli affidò l’incarico di
costruire le cinque aule. Ecco un altro
progetto importante, e servivano ancora
tantissimi soldi.
Volere è potere… chi si ferma
è perduto… la fortuna aiuta gli
audaci… chi trova un amico trova
un tesoro.
Valentina e Mario chiamarono
Elisabetta in Italia e proposero a lei di costruire la prima classe delle
scuole secondarie.
Elisabetta aveva messo da parte una certa somma da donare alla
scuola e aspettava solo il momento giusto per realizzare qualcosa di
concreto, alla memoria di suo padre Silvano recentemente scomparso:
quale miglior opportunità se non quella di costruire le aule delle
Scuole Secondarie?
MARAFIKI PRIMARY & SECONDARY SCHOOL
Suona bene, no?
…se uno fa per uno e tre fan per tre, ora quattro fanno
per quattro!
 
Detto fatto, un mese dopo Elisabetta era di nuovo in Kenya dalla
sua amica Valentina e da tutti i loro bambini, pronta a posare la prima
pietra di quella che sarebbe stata la Secondary School. 
 
A gennaio 2010 un altro
sogno a Kadaina diventava
realtà. Armati di mattoni,
cemento e legno, fu dato
inizio alla costruzione al
grezzo della prima aula di
quello che per noi è il liceo:
il futuro, la SECONDARY
SCHOOL!
Purtroppo però i costi per
la costruzione erano molto
alti e ancora una volta i soldi iniziarono a scarseggiare.
I quattro amici dovettero sospendere momentaneamente i lavori e
pensare a come racimolare la somma mancante. C’erano sempre gli
stipendi, il medico e le medicine, le periodiche migliorie da fare.
Ancora una volta ecco la soluzione: organizzare una cena benefica.
Elisabetta in quell’occasione pensò: “Ho tantissimi amici a Jesolo,
perché non coinvolgerli tutti e far conoscere loro questa straordinaria
realtà che è Marafiki Primary School?”! Con l’aiuto della sua amica
Silvia Lazzarini e alla presenza di Mario, Ivan e Valentina, organizzò
una charity dinner al “Marina Club” di Jesolo finalizzata a raccogliere
il denaro necessario per ultimare l’aula.
Copiosi, gli amici jesolani presero parte a questa iniziativa; molti,
affascinati dai racconti, presero a cuore questo progetto e decisero di
aiutare a regalare un sorriso a questi nuovi, piccoli amici.
A  novembre 2010, grazie al denaro raccolto da quella serata, è
stato possibile ultimare l’aula. L’edificio è stato tinteggiato dentro e
fuori, sono stati acquistati i banchi di lavoro per i ragazzi, l’aula è
stata dotata di tutto il materiale didattico necessario; ma, ancora una
volta, a sconvolgere i quattro amici è la richiesta da parte del Governo
di dotare obbligatoriamente le classi superiori dei servizi igienici.
Soldi però, i nostri amici non ne hanno proprio più, e chiedono
il permesso al Governo di posticipare questo progetto in attesa di
finanziamenti.
 
Il 5 gennaio 2011, con la classica festa di apertura d’anno, si è dato
26 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 27
inizio al primo Anno Scolastico della SECONDARY SCHOOL.
Mille idee frullavano ancora in testa
ai nostri amici, e ancora una volta si
concretizzarono in mattoni e cemento.
Grazie all’iniziale sostanzioso
contributo dell’amica Anna di
Bolzano, viene decisa la costruzione
di un altro dormitorio: ancora una
volta, infatti, il Governo impone che la
Secondarie, oltre ai bagni riservati ai ragazzi più grandi, debba avere
anche un dormitorio riservato a loro.
Il contributo di Anna non è però sufficiente a ultimare la costruzione
e i nostri quattro amici devono fermare i lavori.
Ed è durante una loro
vacanza in Kenya che Carla
e Umberto Lazzarini,
amici da tantissimi anni di
Elisabetta, fanno visita alla
scuola e, vedendo le due
amiche in difficoltà con la
costruzione del dormitorio,
decidono di aiutarle e
di portare a termine la
realizzazione.
 
A settembre 2011 viene finalmente ultimato il fabbricato, dotato
di letti a castello, materassi e zanzariere, che ospiterà sessantotto
ragazzi.
Il dormitorio è stato dedicato in parte alla memoria di Igor Loro
(figlio di Anna) e in parte alla più piccola dei nostri sostenitori: Amira
Lazzarini, venuta alla luce proprio nell’anno 2011.
GRAZIE ANNA e grazie
FAM. LAZZARINI!
Siamo quasi alla fine dell’anno
2011  e bisogna nuovamente
pensare al cemento e ai mattoni.
Infatti, i ragazzi che stanno
frequentando il primo anno
della Secondary, se promossi,
in gennaio dovranno passare in
seconda, ma non c’è ancora l’aula
che dovrebbe ospitarli.
Servono ancora soldi: AIUTOOOO!
La storica frase di Mario torna
buona ancora una volta.
Volere è potere… chi si ferma
è perduto… chi trova un amico
trova un tesoro… 
Ancora una volta Elisabetta
chiama e Jesolo risponde.
E’ a settembre 2011 che viene
organizzata a Jesolo, al Marina Club,
la seconda Charity Dinner finalizzata a raccogliere il denaro necessario
per la costruzione della seconda aula della Secondary.
Alla presenza di Mario, Valentina, Ivan ed Elisabetta, gli amici
Jesolani prendono parte, ancora una volta, a questa iniziativa: oramai
anche loro sentono i nostri piccoli far parte delle loro vite.
28 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 29
E’ un altro grande successo:
vengono raccolti i soldi necessari
per iniziare a costruire.
Anche Ivan organizza la sua
annuale serata di beneficenza al suo
locale “IL CRIS” per raccogliere il
denaro necessario al mantenimento
della scuola.
A novembre 2011 inizia la
costruzione della Seconda aula
della Secondary: il nostro progetto
continua.
Gli amici di Jesolo hanno voluto
dedicare la seconda aula delle
Secondarie alla memoria di Franco
Borin, il giovane pilota acrobatico
del Piooner Team, recentemente
scomparso.
 
A dicembre 2011 la Marafiki Primary School è stata
premiata come miglior scuola di tutto il Distretto di Kilify…
Questi Ragazzi danno proprio delle
grandi soddisfazioni:
meritano un Regalo!
Siamo a Natale e Mario, Valentina,
Elisabetta e Ivan portano gli scivoli
alla Marafiki.
Che gioia vederli salire e scendere! 
L’anno scolastico 2012 ha inizio con la rituale Festa Benefica di
apertura organizzata dalla “Compagnia del Blue Bay”…
I quattro amici ancora una volta però
sono alle prese con la mancanza di denaro
per soddisfare le richieste del Governo: ci
sono sempre i servizi igienici da costruire
e ci sarà pure la terza aula delle Secondarie
da realizzare entro la fine dell’anno, senza
dimenticare gli stipendi degli insegnanti,
dei barcaioli…
Agli inizi dell’anno Valentina viene invitata a visitare una realtà
diversa da quella che è la Marafiki: il Thoya Oya Children Home
di Mambrui.
Il Thoya Oya è un orfanotrofio che
ospita ragazzini dai quattro ai diciannove
anni. Per mancanza di fondi i ragazzi
versano in condizioni disperate: il pozzo
dell’acqua è stato costruito solo a metà,
mancano i soldi per ripristinare le bollette
della luce ma, quel che è peggio, mancano
i soldi per sfamarli.
Valentina chiama ancora una volta
l’amica Elisabetta in Italia e le racconta
la situazione. La sintonia delle ragazze
in queste situazioni non ha bisogno di
parole e immediatamente d’accordo
decidono di dare una mano a questi
sfortunati ragazzi.
30 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 31
Portano a termine la costruzione del pozzo, ripristinano la luce ma
soprattutto offrono loro il cibo.
L’Orfanotrofio diventa però enormemente impegnativo e
dispendioso da gestire perché si trova a circa 50 Km dall’isola di
Kadaina: raggiungerlo regolarmente per portare gli aiuti è difficile e
rappresenta un altro costo.
 
Un pensiero salta subito alla
mente delle due amiche: “E se
i ragazzi dell’orfanotrofio
venissero da noi a studiare
e a vivere alla Marafiki?
C’è tanto posto e potremmo
anche seguirli meglio!”.
Detto… fatto!
A maggio i ragazzi
dell’Orfanotrofio Thoya Oya sono
trasferiti e regolarmente iscritti
alla Marafiki Primary School e in
seguito registrati al Children Home di Malindi. Studiano e vivono
all’isola di Kadaina e si sono ben integrati con i loro nuovi amici.
Il più scettico di tutti riguardo
all’iniziativa di portare i ragazzi
dell’Orfanotrofio alla Marafiki si
era dimostrato proprio Mario, il
quale, preoccupato, aveva rivolto
una domanda alle due amiche:
“Già fatichiamo enormemente
per raccogliere il denaro
necessario al funzionamento e
al mantenimento della scuola,
spiegatemi ora voi come riuscirete a
gestire i ragazzi del Thoya Oya Children
Home”.
Ma sia Valentina, sia Elisabetta erano
decise nel loro intento: “Abbiamo un sacco
di amici, perché non coinvolgere anche
loro in questo nuovo Progetto?”
“E se creassimo una catena di sostegno
a distanza?   Una forma di solidarietà
che consista in un contributo stabile e
continuativo destinato a un beneficiario ben identificato; ovvero una
formula attraverso la quale una persona o un gruppo di amici possono
assicurare un livello base di alimentazione, salute e educazione
scolastica, iscrizione a scuola e materiale didattico a ognuno di questi
orfani?”.
Secondo voi Elisabetta e Valentina hanno fallito nel loro
intento?
NOOOO…
In brevissimo tempo tutti i ragazzi del Thoya Oya Children
Home hanno trovato una famiglia.
Questo progetto prevede, quindi, non solo il sostentamento
materiale di un bambino ma, grazie all’educazione scolastica, ha
anche l’obiettivo di aprirgli la strada verso un futuro diverso e
migliore, senza strapparlo dalla sua Terra, rispettando la sua cultura
e salvaguardando la sua dignità di
persona.
Ma il Governo è sempre un’ombra
che si aggira sui nostri amici.
Ora, per far sì che i ragazzi
dell’Orfanotrofio possano rimanere
a vivere all’isola, viene richiesta la
costruzione di un  Refettorio,  ovvero
una mensa con cucina per la
somministrazione dei pasti ai ragazzi,
utile per gli studenti della Marafiki ma
indispensabile per quelli del Children
Home in quanto il Governo, avendo dotato la
scuola dei pannelli solari, non fornisce più gratuitamente i pasti.
Da più di un anno la cucina e i due pentoloni sono inutilizzati.
Come fare? Il preventivo è costosissimo; il progetto, però, è
entusiasmante.
Marafiki Primary School sta diventando una realtà veramente
molto grande: ospita ora 530 bambini di tutte le età, e ha ora bisogno
di avere una sua natura giuridica ben definita per operare alla luce
del sole e in maniera visibile e trasparente.
Il 14 giugno 2012 viene costituita
“MARAFIKI PRIMARY SCHOOL ONLUS”
Suona bene, vero? 
32 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 33
Il Refettorio, i servizi igienici, la costruzione della terza aula delle
Secondarie, le spese fisse, tutti costi da sostenere nel 2012…Come
fare?
Dio esiste un’altra volta per i nostri quattro amici…
E questa volta la soluzione arriva da Guido Bertoni, il titolare
del Garoda Resort di Watamu.  
Guido  vive in Kenya da
diversi anni e la sua struttura
alberghiera ospita ogni settimana
centinaia di persone: “Potremmo
trovare il modo di far conoscere
il Progetto Marafiki agli ospiti
dell’hotel e cercare di coinvolgerli
accompagnandoli, se interessati,
a conoscere una vera realtà, a
visitare una vera scuola creata
proprio da italiani!”… 
Ed è proprio in occasione di una Convention di Medici-Pediatri
presso il suo Resort che Guido presenta a Valentina e Elisabetta il
Dott. Gabriele Gravina e Pasquale Rodomonti i quali, grazie
alla loro sensibilità e, dopo aver visitato
la scuola ed esser stati rapiti dagli sguardi
innocenti dei bambini, suggeriscono alle
nostre amiche una soluzione per ricevere
la sponsorizzazione per la costruzione
del Refettorio.
Pasquale Rodomonti, ex arbitro
di Serie A e ora Presidente della
Commissione Regionale Arbitri
dell’Abruzzo, propone ai nostri
amici di presentarsi alla Federazione
Italiana Giuoco Calcio e raccontare la realtà di Marafiki.
Le due amiche non se lo fanno ripetere due volte e iniziano a
raccogliere tutto il materiale finalizzato a far conoscere il loro progetto
alla FIGC.
Nel frattempo Garoda Resort di Watamu è diventato Partner
ufficiale di Marafiki! 
Nella primavera del 2012, un altro gruppo di Medici-Pediatri, in
occasione di un Congresso organizzato, sempre al Garoda Resort,
con l’infettivologo Mauro Saio da Domenico Francomano (detto
Mimmo Fregoli) incontrano Valentina
e vengono a conoscenza del Progetto
Marafiki.
Con tutti gli strumenti a loro
disposizione si recano all’isola di
Kadaina per fare accurate visite a ogni
singolo bambino presente alla scuola.
Questo gruppo molto sensibile fa
parte dell’Associazione Pediatria
per l’Emergenza Onlus di cui il Dott. Paolo
Calafiore  è il Presidente. Il loro
obiettivo è quello di prendersi cura
dei bambini non solo nell’ambito
dell’assistenza sanitaria, ma
anche fornendo modalità e
strumenti per superare momenti
di difficoltà.  Il Dott. Calafiore e
tutti i Pediatri del Gruppo, dopo
aver accuratamente visitato i
bambini e avendo approntato
le cure di cui più necessitavano,
sono tornati altre volte all’isola
di Kadaina, portando medicinali per terapie
specifiche: con un’assistenza di base, infatti, si
possono risolvere molteplici problemi di salute,
in un Continente come l’Africa, in cui i minori
muoiono spesso per malattie banali o facilmente
curabili.
 
I Servizi Igienici! Sono due anni che i
nostri quattro amici promettono al Governo
la loro costruzione…
Lo scenario si è oltremodo
aggravato perché il Ministero
dell’Istruzione ha già più volte
caldamente invitato a far fronte
all’aspetto sanitario della scuola,
non essendo più a norma in
base alle nuove leggi e agli
ordinamenti entrati in vigore a
gennaio di quest’anno.
34 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 35
Pretendono dai nostri quattro amici interventi
che dovrebbero essere fatti da loro.
Come fare per trovare il denaro?
L’occasione si presenta con il Matrimonio
di Barbara e Andrea Rienzo, ovvero, la nuora
e il figlio di Simona e Stefano, gli amici del Blue
Bay. In occasione di un momento così gioioso
gli sposi hanno voluto pensare a chi non è stato
fortunato come loro ed hanno deciso di regalare
un futuro migliore a questi piccoli amici che, in
passato, hanno più volte avuto modo di conoscere.
Barbara e Andrea, rinunciando alle bomboniere
tradizionali in occasione delle loro nozze e contribuendo
con l’equivalente al Progetto Marafiki, hanno quindi consegnato a
Mario, Ivan, Valentina e Elisabetta la prima parte di denaro necessaria
alla costruzione dei Servizi Igienici. A dicembre 2012, grazie alle
donazioni natalizie dei vari amici che in tutti questi anni non li hanno
mai abbandonati, sono stati in grado di realizzare i servizi igienici,
ovvero otto bagni maschili e otto bagni femminili.
I mesi passano e, a novembre
2012, una lettera del Dott. Giancarlo
Abete, Presidente della FIGC,
comunica di aver apprezzato il lavoro
svolto dai nostri amici in questi anni
e di voler interamente sponsorizzare il
progetto di costruzione del Refettorio.
Questa per Mario, Valentina,
Elisabetta e Ivan è felicità allo
stato puro!
…un altro sogno che si realizza per tutti quei bambini che loro
amano incondizionatamente!
Il Dott. Paolo Calafiore e l’amico Pasquale Rodomonti non si
sono dimenticati di Valentina, Elisabetta, Mario e Ivan. Verso la fine del
2012, sono tornati in Kenya con un’idea meravigliosa da sottoporre
ai nostri amici: la trasformazione dell’attuale  Dispensario Medico
in un funzionale Primo Soccorso, ampliato grazie all’aggiunta di
stanze di degenza e alla nuova collaborazione da parte di medici
volontari italiani. Questo sarebbe un progetto di grande utilità anche
per formare i medici locali su nuove tecniche di cura e sull’uso dei
farmaci: non solo a vantaggio dei bambini della Marafiki, ma anche
per gli abitanti dei paesi vicini che sono privi di strutture sanitarie.
Durante le loro periodiche visite con i Medici-Pediatri, si sono resi
conto che l’attuale dispensario medico è ben lungi da poter erogare, in
modo decoroso, i basilari servizi igienico-sanitari; infatti, la mancanza
di pratiche corrette provoca la diffusione di diarrea, colera, tifo, tigna
e altre infezioni che diventano inesorabilmente letali se non vengono
curate. Siamo tutti consapevoli di come l’acqua impura e la mancanza
d’igiene costituiscono una delle prime cause di decesso dei bambini
africani.
Altro punto dolente e frustrante è l’impossibilità di poter affrontare
e risolvere la benché minima situazione di emergenza, anche la più
ovvia e banale.
Una scuola frequentata da bambini è un luogo in cui le
problematiche mediche sono pressoché quotidiane.
Un Primo Soccorso porterebbe ad
avere la soluzione ai problemi di salute
senza ogni volta, al bisogno, doversi
recare sino all’ospedale di Malindi,
a trenta kilometri e senza l’ausilio di
ambulanze. Sarebbe un intervento
strettamente necessario e di primaria
importanza soprattutto se si pensa
alla posizione di questa scuola e alle
difficoltà nel raggiungere la terraferma.
Secondo Voi Mario, Ivan,
Valentina e Elisabetta come
hanno reagito?
36 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 37
Wow! Un Primo Soccorso con stanze di degenza… il sogno
continua!
Questo è il prossimo obiettivo per l’anno 2013 che i
nostri amici vogliono raggiungere!
La realizzazione di questo progetto ha un costo molto elevato;
stanno attendendo le varie autorizzazioni sanitarie-governative, si
stanno cercando sponsorizzazioni… Anche questa volta ci saranno
mille difficoltà da affrontare ma,i nostri amici, si sono fatti le spalle
in tutti questi anni e sono preparati ad affrontare le situazioni più
impervie ora poi si avvalgono di persone preparate ma soprattutto
persone sensibili che condividono in pieno il lavoro svolto.
Una promessa, è una promessa… quindi va mantenuta!!!
I ragazzi, che quest’anno hanno frequentato il secondo anno delle
Secondarie, a gennaio, sempre se promossi, dovranno andare in
terza quindi, come promesso a novembre 2012 viene dato inizio alla
costruzione della terza aula delle Secondary.
Mario, Ivan, Valentina
ed Elisabetta hanno voluto
terminare l’anno 2012 con un
regalo di Natale per tutti i loro
piccoli amici.
Una nuova barca capace di
contenere oltre cinquanta
Persone!
SECONDO VOI MARIO, IVAN, VALENTINA
ed ELISABETTA SI FERMERANNO QUI ?
LA NOSTRA FAVOLA
NON PUO’AVERE UNA FINE,
NON E’ POSSIBILE!
LA PAROLA GIUSTA DA USARE A QUESTO PUNTO E’
CONTINUA...
L’importante non è quanto facciamo,
ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo.
A TUTTI VOI CHE CI AIUTATE A RENDERE
QUESTO SOGNO UNA REALTA’
GRAZIE!
Elisabetta
mario
ivan
valentina
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Vogliamo farvi partecipare al nostro sogno
per farlo diventare una realta’ per altri bambini
ùperche’ i grandi obiettivi si raggiungono attraverso piccoli gesti.

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  • 2. E l i s a b e t t a   M a r i g o n d a - 2013 - “L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione”. NELSON MANDELA (Premio Nobel per la Pace 1993) Kadaina la favola di
  • 3. MaraFiki Primary School | 5 C’era una volta, e per fortuna c’è ancora, un uomo di nome Mario Rossi…   Un giorno Mario, per natura molto curioso e desideroso di sapere, trovandosi in vacanza in Kenya, decise di fare un giro in barca per perlustrare una zona del litorale a lui sconosciuta. Era una zona vasta e suggestiva, p u n t e g g i a t a d’isolette e venata da molti canali. Mario continuava a girare e girare, finché gli venne fame. Per fortuna scorse un posto che sembrava perfetto per un pic-nic: una piccola spiaggia e una semplice tettoia fatta di rami secchi. Poiché Mario, oltre ad essere curioso, era anche una persona molto educata, si guardò intorno per vedere se c’era qualcuno cui chiedere il permesso di fermarsi a mangiare proprio lì. Guarda e riguarda, vide una donna che teneva un bimbo in braccio, così le si avvicinò e lo chiese a lei. Lei gli rispose che non era possibile fare un pic-nic proprio in quel posto poiché, quella che per Mario era una semplice tettoia, per la gente del posto era una SCUOLA! Mentre la donna parlava, Mario non poteva staccare il suo sguardo dal bambino che teneva in grembo… quel bimbo aveva gli occhi color dell’ebano e uno sguardo e un sorriso che lo colpirono direttamente al cuore. “Come una scuola?” chiese Mario, stupito.  La donna, che si rivelò essere la maestra, gli spiegò che la scuola più vicina era su un’altra isola e che per raggiungerla bisognava attraversare un canale. “Quest’anno, disgraziatamente, alcuni bambini sono morti affogati e quindi il nostro Governo ci ha assegnato questo spazio e ha mandato me a insegnare!” spiegò. Lamu MALINDI Watamu ISOLA DI KADAINA Kilifi Isola di Pate Isola di Manda Isola di Lamu . Mombasa KENYA Galana Tana Ungama Bay KENYA
  • 4. 6 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 7 Mario, stupito, con il viso di quel bimbo dagli occhi color dell’ebano impressi nella mente e nel cuore, sentì la necessità di saperne qualcosa di più. Scoprì che su quell’isola, chiamata  Kadaina, non c’era acqua, si cucinava ancora con il fuoco a legna, la gente era molto povera e non aveva né di che vestire, né da mangiare. Decise che era suo dovere fare qualcosa, soprattutto nell’intento di dare un futuro migliore ai bambini. Così iniziò una meravigliosa storia di solidarietà. Con l’aiuto di qualche amico raccolse un po’ di soldi e iniziò la costruzione di una vera scuola con le pareti, un tetto e dei banchi veri. La gente dell’isola partecipò attivamente: gli uomini facevano i muratori e le donne intrecciavano i rami che avrebbero poi formato il tetto. Lavorarono così tanto, che in pochi giorni la prima aula era pronta.  Purtroppo, però, Mario aveva finito le sue vacanze, ma quell’opera era ormai iniziata e lui promise che sarebbe tornato per continuarla. E Mario tornò. Tornato in Italia, Mario non si era dimenticato degli abitanti di Kadaina, tanto meno dello sguardo di quel bimbo; anzi, non aveva fatto altro che pensare a come poter aiutare quella popolazione così priva di tutto, e trovò naturale organizzarsi. Per prima cosa era indispensabile che sull’isola ci fosse acqua per tutti: senza l’acqua non si può vivere. Come risolvere il problema? Mario comprò delle grosse cisterne per raccogliere l’acqua piovana e ne regalò una a ogni famiglia presente nell’isola. Fu una vera festa! La gente stentava a credere a quello che vedeva. Una signora volle addirittura entrare nella cisterna che le era stata assegnata e si fece trasportare fino alla sua capanna. Poi, sempre con l’aiuto degli uomini dell’isola, costruì una zattera legata a delle funi che sarebbe stata utilizzata per attraversare il canale, evitando così che qualcun altro morisse affogato.   Nel frattempo la scuola stava lavorando con successo e… sorpresa! Era diventato necessario costruire altre due classi, poiché i bambini erano aumentati: dai sette che erano all’inizio, il numero era salito a ben 107! Mario non si perse d’animo, anzi, era felicissimo che gli scolari fossero diventati così numerosi. Chiese aiuto a destra e a manca, comprò il materiale e iniziò la costruzione di due nuovi edifici. Anche questa volta però, le sue vacanze finirono troppo presto e ripartì per l’Italia con l’immancabile promessa: “Tornerò! Aspettatemi!”. Di nuovo a casa, non smetteva mai di pensare a quelli che oramai erano diventati un po’ i “suoi” bambini, e diventava triste al pensiero di tutto quello di cui avevano bisogno e che purtroppo non potevano avere: vestiti, scarpe, materiale scolastico. Un giorno, ebbe un’idea: avrebbe chiesto aiuto ad altri bambini. Si recò in una piccola scuola materna e raccontò la sua storia. Fu ascoltato con grande attenzione e i piccoli alunni, aiutati dalle mamme e dalle insegnanti, iniziarono subito a raccogliere tutto quello che potevano per i loro amichetti meno fortunati. Mario pensò che sarebbe
  • 5. 8 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 9 stato bello creare un’amicizia a distanza tra le due scuole: un vero scambio da bambino a bambino! Così chiese dei disegni e delle fotografie da poter portare con sé a Kadaina. Ilviaggiosuccessivoerastatoprogrammato per Natale: quale momento migliore per arrivare con dei regali? I bambini non se lo fecero ripetere due volte, prepararono dei disegni bellissimi e pensarono anche a un altro regalo: delle scatole di pennarelli. Le insegnanti invece mandarono alle loro lontane colleghe degli astucci con penne, matite, gomme, temperini, insomma, tutte quelle piccole importanti cose che potevano servire a una maestra. Mario pensò anche a come poter affrontare il problema del cibo: cosa potevano desiderare dei bambini che vivono su un’isoletta in Africa? Patatine, pop-corn, Nutella? No di certo! Una capra? Ecco: una capra, o meglio due, potevano assolvere, almeno parzialmente, a una fondamentale esigenza. Le capre danno il latte e con il latte si fa il formaggio; poi, partoriscono i loro piccoli, così da due diventano tre, quattro. Inoltre, anche la loro carne è buona da mangiare! Insomma, la comunità di Kadaina doveva poter contare sicuramente anche su delle capre. Si può dire che il  Natale del 2001 fu veramente magico, perché, grazie a un gruppetto di nonne e mamme, insieme ad altri, arrivarono anche le capre.   Fu inviato  un medico. Un medico ci voleva proprio, perché a Kadaina la gente si ammala proprio come in un qualsiasi altro posto; ma mentre noi, per curarci, abbiamo mille risorse e possibilità, per la gente di Kadaina non era così. I poveri ammalati, gli anziani, le donne incinte dovevano percorrere molti chilometri per poter trovare chi li potesse curare e non possedevano certo delle automobili per spostarsi. Ora il medico c’era, però… mancavano le medicine! C’era, sì, buona parte del materiale che serviva per avviare un ambulatorio, ma di medicine neanche l’ombra. Mario pensò di non lascarsi sfuggire quell’occasione, perciò racimolò qualche soldo e comprò il minimo indispensabile per non vanificare la presenza di un medico. Con quello che rimase, gli anticipò il primo stipendio, restando d’accordo che si sarebbe impegnato a passare due volte al mese per tre mesi. Sapeva, Mario, che ci voleva ben altro, ma per il momento non era in grado di fare di più. In un anno molte cose erano cambiate sull’isola: i bambini avevano una scuola, le cisterne per l’acqua, le capre per nutrirsi, dei vestiti e adesso anche un minimo di assistenza medica, eppure Mario non era tranquillo. Mille pensieri lo angustiavano: che cosa potrebbe succedere? E se un giorno io non sarò più in grado di continuare? Chi si occuperà dei miei bambini? Che ne sarà di loro? E della scuola? Era talmente preoccupato che si confidò con il medico del posto e gli chiese consiglio. “Bisogna fare in modo che la scuola sia riconosciuta dal Governo” rispose il medico,“ma per fare questo,gli edifici devono essere costruiti diversamente, rispettando alcune norme e regole governative”. Qualche giorno dopo il dottore portò un progetto che al Governo sarebbe piaciuto moltissimo, ma questo voleva dire ricominciare tutto da capo. Secondo voi, Mario si arrese? Certo che no!
  • 6. 10 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 11
  • 7. 12 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 13 “Volere è potere”, “Chi si ferma è perduto”, “La fortuna premia gli audaci”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, tutte frasi perfette per Mario! Lui era come quei bambini che una ne fanno e cento ne pensano: per fortuna poteva ora contare sull’aiuto di tanti amici per trasformare il suo sogno in una realtà.  Al suo ritorno in Italia, con il progetto della nuova scuola sotto il braccio, andò a trovare il suo amico Luciano Quaggia e, insieme, decisero di organizzare una festa per raccogliere i fondi di cui c’era bisogno. Arrivarono in tanti e ognuno offrì qualcosa. A Natale del 2002 ci fu un regalo davvero speciale: la costruzione del primo edificio scolastico. I muri erano di mattoni e il tetto non era più un insieme di rami di palma, ma era di lamiera. Poi c’era anche una grondaia costruita in modo da recuperare l’acqua piovana, perché a Kadaina non bisogna sprecarne nemmeno una goccia.  L’acqua va bene, la grondaia va bene, le cisterne anche, ma in Africa non piove mica tanto! Non si può vivere dell’acqua che cade dal cielo, perché è davvero poca. A Kadaina non ci sono rubinetti da aprire, quello più vicino è a 5 Km. di distanza. E allora, come fare? Bisognava stendere 5 Km di tubi dalla statale Malindi-Mombasa fino alla scuola. Era un’impresa ambiziosa che richiedeva molto lavoro e moltissimi soldi. Mario ne possedeva solo una piccolissima parte, ma cominciò ugualmente i lavori. Gli uomini del villaggio lavorarono senza sosta per scavare le fosse dove far passare i tubi; sapevano che, se Mario si era messo in testa di portare l’acqua a Kadaina, l’acqua sarebbe arrivata.  Furono necessari  1000 tubi lunghi 6 metri per arrivare all’isola. Questi tubi passavano sotto canali lunghi e profondi, ma nessun ostacolo poteva ormai fermare Mario e i suoi. E finalmente l’acqua arrivò. Tutto sembrava magico e aveva il sapore di una favola, c’era perfino un rubinetto d’oro! In realtà si trattava di ottone, ma il colore era uguale e per la gente di Kadaina aveva lo stesso valore. L’acqua sarebbe servita a tutta la comunità e anche ai 6.000 abitanti del villaggio di Ojombo che si trova a circa 3 Km. di distanza. A questo punto la scuola accoglieva ben 120 bambini di età diverse, tutti ricevevano un’istruzione, ma pochi sapevano cosa significa giocare. Non avevano niente e Mario sognava di vederli giocare e ridere tutti insieme. Nel gennaio del 2003, con l’aiuto di un grosso sponsor, realizzò anche questo progetto: costruì un campo da beach-volley, un campo da basket e un campo da calcio. Per ogni sport c’erano magliette e palloni; si formarono squadre e tutti erano molto felici. Mario tornò in Italia e, come sempre, aveva mille pensieri per la testa.
  • 8. 14 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 15 Continuerà ad arrivare l’acqua all’isola di Kadaina? Riusciremo a fare un consultorio con un medico sempre presente? Riusciremo a fare il ponte sul canale? Interverrà il Governo per esonerarmi dal pagamento degli stipendi degli insegnanti? Volere è potere… chi si ferma è perduto… la fortuna aiuta gli audaci… chi trova un amico trova un tesoro…   Nel  gennaio 2004 arrivò in vacanza un ragazzo: Ivan Bordoli. Conobbe Mario, ascoltò la sua storia, visitò la scuola e decise di fare una piccola offerta. Anche lui era curioso e poi aveva origini comasche e, come forse non tutti sanno, i laghee sono noti per la loro diffidenza. Mario era in partenza. Ivan tornò da solo alla scuola: fece domande, osservò, s’informò e riuscì ad avere tutte le conferme di cui aveva bisogno. Tornò in Italia, chiamò Mario, chiese scusa per la mancanza di fiducia e offrì il suo primo contributo.    Chi trova un amico, trova un tesoro…   E fu grazie ad un gruppo di amici che partì un altro progetto importantissimo: la costruzione di un consultorio/dispensario. Il sogno di Mario era di arrivare ad avere un medico presente giorno e notte per sei giorni la settimana. Non sarebbe stato facile, perché lo stipendio di un medico residente era pari a quello di tre insegnanti, ma bisogna coltivare grandi sogni per realizzare grandi cose.    Nell’aprile del 2005 a Kadaina arrivò lo Scuola-Bus. Una lancia in vetro resina lunga 5 mt. con una grande scritta: Marafiki Primary School Bus. Ogni mattina alle 7:00 un marinaio trasportava da una parte all’altra del canale i bambini che dovevano andare a scuola… WOW !!! La Marafiki Primary School aveva ora cinque aule, c’era l’asilo per i più piccoli con due insegnanti, sei classi per la scuola e l’ascari, che era una sorta di bidello per la prima classe, responsabile di tutti i materiali scolastici. Prima di partire nuovamente per l’Italia, Mario riuscì a volare sopra la scuola e a fotografarla dall’alto. Che bello vedere tutto quello che, grazie all’aiuto di tanti amici, era riuscito a realizzare! Il progetto del ponte era purtroppo irrealizzabile perché  costava davvero molto: ma Kadaina era un’isola e Mario e Ivan decisero di non alterare in nessun modo la sua naturale bellezza.   Ora erano i bambini che dovevano superare una grande prova: partecipare a una gara nel distretto di Kilifi, dove avrebbero affrontato ventotto scuole. Questa gara era molto importante perché era arrivato il momento di dimostrare a Mario e Ivan che i bambini, per i quali tutto questo era stato realizzato, avevano imparato la lezione: potevano confermare che, con l’impegno e la volontà, si possono ottenere grandi risultati. I rappresentanti della Marafiki, dalla prima alla sesta classe, si classificarono nei primi cinque posti in tutti e sei i livelli di competizione.   La Marafiki Primary School diventò una scuola molto ambita e a gennaio 2005 ci furono più di cento nuovi iscritti. Le aule diventarono sette e gli alunni oltre trecento! Ma, aumentando ulteriormente i bambini, si moltiplicarono anche le loro necessità. Mario e Ivan si resero conto che c’era ancora molto da fare. Con tantissimo sacrificio, fu costruita anche l’ottava aula, ma
  • 9. 16 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 17 servivano banchi e medicinali; c’era bisogno di altri maestri, anche se gli attuali faticavano a raggiungere la scuola e chiedevano aumenti di stipendio per pagarsi i mezzi di trasporto. Furono allora costruiti degli alloggi per i maestri e le loro famiglie. Obiettivo raggiunto: stipendi invariati, niente ritardi o assenze e presenza costante di persone adulte e responsabili. Ma, come i maestri, anche i bambini a volte dovevano camminare per chilometri per raggiungere la scuola. Gli anni passavano… i bambini crescevano e, per qualcuno, era ormai tempo di esami. Sarebbe stato bello se avessero potuto dormire presso la scuola e avere più tempo per studiare. Serviva un dormitorio, ma anche i soldi per costruirlo. Dio esiste e questa volta… mandò Valentina Moscheni. Un angelo dai riccioli biondi, un vulcano d’idee che, essendo stata in Kenya molte volte fin da ragazza, conosceva molto bene le condizioni in cui si viveva in Africa. Da donna cresciuta e affermata qual era, tornò con del denaro da donare.  Grazie al suo aiuto, ora cinquantasei studenti potevano dormire presso la scuola. Ma lei non si fermò a questo. Eh no!… uno fa per uno, ma tre fan per tre!  SECONDO VOI, MARIO, IVAN E VALENTINA SI FERMARONO QUI? Che cosa mancava ancora all’Isola di Kadaina? Le divise scolastiche! Già, perché in Kenya era obbligatorio andare a scuola con la divisa scolastica. Furono decisi i colori: blu e verde. Inoltre, grazie all’aiuto economico di Piero Melis, fu costruito un laboratorio di sartoria, dando così un’opportunità alle mamme di imparare un mestiere e confezionare loro stesse le divise dei figli. La sartoria fu dotata di ben tre macchine per cucire e intere pezze di stoffa.   L’intensa attività missionaria fece sì che la maggior parte dei Kenioti abbracciasse la religione cattolica. Poteva quindi l’isola di Kadaina non avere una chiesa, che potesse accogliere tutti quelli che, nel momento del bisogno, sentivano l’esigenza di raccogliersi in preghiera, senza distinzione di confessione religiosa? Mario, durante un suo soggiorno in Kenya, incontrò Emanuele Gavazzi, il quale, affascinato da tutto ciò che Mario stava facendo, decise di contribuire
  • 10. 18 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 19 donando una sostanziosa somma finalizzata alla realizzazione di una chiesa in ricordo della nonna Anna.   In tutte le scuole del mondo, il primo giorno di scuola è un ricordo che rimarrà indelebile per tutta la vita. Mario voleva organizzare una festa, una giornata che sarebbe rimasta per sempre nei ricordi di tutti i suoi bambini e così, durante uno dei suoi periodici soggiorni in Kenya, incontrò il suo amico Dino Abbascià ovvero “Mr. Cemento”,come simpaticamente amava soprannominarlo,perché Dino aveva contribuito alla costruzione della scuola donando buona parte del cemento per costruire le aule della Marafiki Primary School. Dino a sua volta presentò a Mario un gruppo di amici che soggiornavano presso il Villaggio Blue Bay; organizzò con loro una visita all’isola di Kadaina in maniera tale da far conoscere a queste persone il progetto dell’amico Mario. Ilgruppo,moltosensibile all’aiuto al prossimo, si fece coinvolgere nel progetto. L’incontro con quelli che lui definì “La Compagnia del Blue Bay” ovvero Simona e Stefano, Dino e Teresa, Margot, Carlo e Corrado permise e permette a Mario, da diversi anni a questa parte, di organizzare il party di apertura dell’anno scolastico. Mangiare la mucca, il riso, i fagioli e poter bere l’aranciata sono un lusso che i nostri amici color cioccolato possono permettersi di assaporare solo grazie a questo compatto gruppo di persone. Nel 2007 la Compagnia del Blue Bay realizzò un calendario benefico con immagini di donne di Watamu, e il ricavato della vendita permise di aiutare Mario e di poterlo in parte esonerare dal pagamento degli stipendi degli insegnanti. Ma a Kadaina si poteva fare ancora di più !!! Chi trova un amico, trova un tesoro… Nel 2007, durante uno dei suoi soggiorni in Kenya, Valentina incontrò Elisabetta Marigonda. Tra le due fu simpatia a prima vista. Anche Elisabetta, come Valentina, era stata in Kenya in passato e come lei conosceva benissimo la difficile realtà di quei luoghi. Valentina la travolse con i suoi racconti ed Elisabetta, curiosa e affascinata dalla storia raccontatale dall’amica, decise di andare a visitare l’isola di Kadaina. Elisabetta non credeva in ciò che vedeva e si chiese: ”Com’è possibile che questi tre ‘angeli’ abbiano creato tutto questo”? Al suo rientro a casa decise di adoperarsi in qualche modo per aiutare tutti quei piccoli e promise di tornare.   Elisabetta e Valentina, così come Mario e Ivan, da allora tornarono tante altre volte da quelli che chiamano “i loro bambini”.
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  • 12. 22 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 23 I bimbi di Kadaina non avevano giocattoli, probabilmente non ne conoscevano l’esistenza, però avevano la grande fortuna di avere enormi spazi verdi e sole tutto l’anno; quindi, perché non sfruttare questi privilegi e trovare qualcosa per poterli far giocare all’aperto? C’era il campo di calcio, c’era il campo di basket e quindi… cos’altro si sarebbe potuto fare?  Grazie agli amici Pier Colombo e Gianni Ditri, i bambini poterono letteralmente toccare il cielo con dito, perché alla Marafiki arrivarono le altalene. Era l’anno 2008. Ma che cosa mancava ancora a Kadaina? I bambini potevano studiare, giocare, avevano vestiti, l’acqua, ma il cibo ancora era ancora a carico delle famiglie. Venne costruita una capanna e vennero acquistati due grandi pentoloni. Il Governo mise a disposizione due cuochi e fornì quotidianamente un semplice pasto ai bambini. Si trattava di mais da mangiare bollito, la razione a pasto era pari a una tazza, ma per loro tutto questo era sufficiente al fabbisogno giornaliero. Basti pensare che fino a un anno prima nessuno dei bambini aveva di che mangiare, se non una volta rientrati nelle proprie famiglie, la sera. Gli anni del 2008/09 furono anni innovativi per l’isola.  L’arrivo dei computer all’isola aveva dell’incredibile.  Tre computer con tanto di linea adsl e la stanza dotata di pannelli fotovoltaici per raccogliere l’energia necessaria al funzionamento. Moderni e utili i computer, ma se nessuno insegnava ai bambini come usarli, tanta innovazione era sprecata.  Elisabetta e Valentina nel Novembre 2009 organizzarono una cena con il Governo e chiesero e ottennero un’insegnante d’informatica. Il suo stipendio sarebbe stato metà a carico del Governo e metà sulle spalle dei nostri amici. Purtroppo la scuola era situata in un terreno governativo e, per qualsiasi pietra si posasse sull’isola, serviva l’autorizzazione del Governo.  Ottenuti i computer e un’insegnante, si pensò a una biblioteca. Una stanza piena di libri, dove dar spazio alla curiosità dei bambini e dove loro, a orari stabiliti, avessero libero accesso.   Nel dicembre del 2009 il Capo del Governo del Comune Kilify cui fa capo l’isola di Kadaina, decise di andare con i suoi collaboratori in visita alla scuola. Da tanto tempo non si recavano all’isola e il Boss rimase colpito dallo sviluppo che negli ultimi anni aveva avuto la scuola. Mario, Ivan e Valentina li guidarono in visita e organizzarono un incontro con gli studenti. Questi ultimi rivolsero al Capo del Governo il loro desiderio:
  • 13. 24 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 25 rimanere all’isola di Kadaina a studiare anche dopo le scuole primarie.   Alla richiesta degli studenti il Boss propose di esonerare Mario dal pagamento degli stipendi delle scuole secondarie, ma gli affidò l’incarico di costruire le cinque aule. Ecco un altro progetto importante, e servivano ancora tantissimi soldi. Volere è potere… chi si ferma è perduto… la fortuna aiuta gli audaci… chi trova un amico trova un tesoro. Valentina e Mario chiamarono Elisabetta in Italia e proposero a lei di costruire la prima classe delle scuole secondarie. Elisabetta aveva messo da parte una certa somma da donare alla scuola e aspettava solo il momento giusto per realizzare qualcosa di concreto, alla memoria di suo padre Silvano recentemente scomparso: quale miglior opportunità se non quella di costruire le aule delle Scuole Secondarie? MARAFIKI PRIMARY & SECONDARY SCHOOL Suona bene, no? …se uno fa per uno e tre fan per tre, ora quattro fanno per quattro!   Detto fatto, un mese dopo Elisabetta era di nuovo in Kenya dalla sua amica Valentina e da tutti i loro bambini, pronta a posare la prima pietra di quella che sarebbe stata la Secondary School.    A gennaio 2010 un altro sogno a Kadaina diventava realtà. Armati di mattoni, cemento e legno, fu dato inizio alla costruzione al grezzo della prima aula di quello che per noi è il liceo: il futuro, la SECONDARY SCHOOL! Purtroppo però i costi per la costruzione erano molto alti e ancora una volta i soldi iniziarono a scarseggiare. I quattro amici dovettero sospendere momentaneamente i lavori e pensare a come racimolare la somma mancante. C’erano sempre gli stipendi, il medico e le medicine, le periodiche migliorie da fare. Ancora una volta ecco la soluzione: organizzare una cena benefica. Elisabetta in quell’occasione pensò: “Ho tantissimi amici a Jesolo, perché non coinvolgerli tutti e far conoscere loro questa straordinaria realtà che è Marafiki Primary School?”! Con l’aiuto della sua amica Silvia Lazzarini e alla presenza di Mario, Ivan e Valentina, organizzò una charity dinner al “Marina Club” di Jesolo finalizzata a raccogliere il denaro necessario per ultimare l’aula. Copiosi, gli amici jesolani presero parte a questa iniziativa; molti, affascinati dai racconti, presero a cuore questo progetto e decisero di aiutare a regalare un sorriso a questi nuovi, piccoli amici. A  novembre 2010, grazie al denaro raccolto da quella serata, è stato possibile ultimare l’aula. L’edificio è stato tinteggiato dentro e fuori, sono stati acquistati i banchi di lavoro per i ragazzi, l’aula è stata dotata di tutto il materiale didattico necessario; ma, ancora una volta, a sconvolgere i quattro amici è la richiesta da parte del Governo di dotare obbligatoriamente le classi superiori dei servizi igienici. Soldi però, i nostri amici non ne hanno proprio più, e chiedono il permesso al Governo di posticipare questo progetto in attesa di finanziamenti.   Il 5 gennaio 2011, con la classica festa di apertura d’anno, si è dato
  • 14. 26 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 27 inizio al primo Anno Scolastico della SECONDARY SCHOOL. Mille idee frullavano ancora in testa ai nostri amici, e ancora una volta si concretizzarono in mattoni e cemento. Grazie all’iniziale sostanzioso contributo dell’amica Anna di Bolzano, viene decisa la costruzione di un altro dormitorio: ancora una volta, infatti, il Governo impone che la Secondarie, oltre ai bagni riservati ai ragazzi più grandi, debba avere anche un dormitorio riservato a loro. Il contributo di Anna non è però sufficiente a ultimare la costruzione e i nostri quattro amici devono fermare i lavori. Ed è durante una loro vacanza in Kenya che Carla e Umberto Lazzarini, amici da tantissimi anni di Elisabetta, fanno visita alla scuola e, vedendo le due amiche in difficoltà con la costruzione del dormitorio, decidono di aiutarle e di portare a termine la realizzazione.   A settembre 2011 viene finalmente ultimato il fabbricato, dotato di letti a castello, materassi e zanzariere, che ospiterà sessantotto ragazzi. Il dormitorio è stato dedicato in parte alla memoria di Igor Loro (figlio di Anna) e in parte alla più piccola dei nostri sostenitori: Amira Lazzarini, venuta alla luce proprio nell’anno 2011. GRAZIE ANNA e grazie FAM. LAZZARINI! Siamo quasi alla fine dell’anno 2011  e bisogna nuovamente pensare al cemento e ai mattoni. Infatti, i ragazzi che stanno frequentando il primo anno della Secondary, se promossi, in gennaio dovranno passare in seconda, ma non c’è ancora l’aula che dovrebbe ospitarli. Servono ancora soldi: AIUTOOOO! La storica frase di Mario torna buona ancora una volta. Volere è potere… chi si ferma è perduto… chi trova un amico trova un tesoro…  Ancora una volta Elisabetta chiama e Jesolo risponde. E’ a settembre 2011 che viene organizzata a Jesolo, al Marina Club, la seconda Charity Dinner finalizzata a raccogliere il denaro necessario per la costruzione della seconda aula della Secondary. Alla presenza di Mario, Valentina, Ivan ed Elisabetta, gli amici Jesolani prendono parte, ancora una volta, a questa iniziativa: oramai anche loro sentono i nostri piccoli far parte delle loro vite.
  • 15. 28 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 29 E’ un altro grande successo: vengono raccolti i soldi necessari per iniziare a costruire. Anche Ivan organizza la sua annuale serata di beneficenza al suo locale “IL CRIS” per raccogliere il denaro necessario al mantenimento della scuola. A novembre 2011 inizia la costruzione della Seconda aula della Secondary: il nostro progetto continua. Gli amici di Jesolo hanno voluto dedicare la seconda aula delle Secondarie alla memoria di Franco Borin, il giovane pilota acrobatico del Piooner Team, recentemente scomparso.   A dicembre 2011 la Marafiki Primary School è stata premiata come miglior scuola di tutto il Distretto di Kilify… Questi Ragazzi danno proprio delle grandi soddisfazioni: meritano un Regalo! Siamo a Natale e Mario, Valentina, Elisabetta e Ivan portano gli scivoli alla Marafiki. Che gioia vederli salire e scendere!  L’anno scolastico 2012 ha inizio con la rituale Festa Benefica di apertura organizzata dalla “Compagnia del Blue Bay”… I quattro amici ancora una volta però sono alle prese con la mancanza di denaro per soddisfare le richieste del Governo: ci sono sempre i servizi igienici da costruire e ci sarà pure la terza aula delle Secondarie da realizzare entro la fine dell’anno, senza dimenticare gli stipendi degli insegnanti, dei barcaioli… Agli inizi dell’anno Valentina viene invitata a visitare una realtà diversa da quella che è la Marafiki: il Thoya Oya Children Home di Mambrui. Il Thoya Oya è un orfanotrofio che ospita ragazzini dai quattro ai diciannove anni. Per mancanza di fondi i ragazzi versano in condizioni disperate: il pozzo dell’acqua è stato costruito solo a metà, mancano i soldi per ripristinare le bollette della luce ma, quel che è peggio, mancano i soldi per sfamarli. Valentina chiama ancora una volta l’amica Elisabetta in Italia e le racconta la situazione. La sintonia delle ragazze in queste situazioni non ha bisogno di parole e immediatamente d’accordo decidono di dare una mano a questi sfortunati ragazzi.
  • 16. 30 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 31 Portano a termine la costruzione del pozzo, ripristinano la luce ma soprattutto offrono loro il cibo. L’Orfanotrofio diventa però enormemente impegnativo e dispendioso da gestire perché si trova a circa 50 Km dall’isola di Kadaina: raggiungerlo regolarmente per portare gli aiuti è difficile e rappresenta un altro costo.   Un pensiero salta subito alla mente delle due amiche: “E se i ragazzi dell’orfanotrofio venissero da noi a studiare e a vivere alla Marafiki? C’è tanto posto e potremmo anche seguirli meglio!”. Detto… fatto! A maggio i ragazzi dell’Orfanotrofio Thoya Oya sono trasferiti e regolarmente iscritti alla Marafiki Primary School e in seguito registrati al Children Home di Malindi. Studiano e vivono all’isola di Kadaina e si sono ben integrati con i loro nuovi amici. Il più scettico di tutti riguardo all’iniziativa di portare i ragazzi dell’Orfanotrofio alla Marafiki si era dimostrato proprio Mario, il quale, preoccupato, aveva rivolto una domanda alle due amiche: “Già fatichiamo enormemente per raccogliere il denaro necessario al funzionamento e al mantenimento della scuola, spiegatemi ora voi come riuscirete a gestire i ragazzi del Thoya Oya Children Home”. Ma sia Valentina, sia Elisabetta erano decise nel loro intento: “Abbiamo un sacco di amici, perché non coinvolgere anche loro in questo nuovo Progetto?” “E se creassimo una catena di sostegno a distanza?   Una forma di solidarietà che consista in un contributo stabile e continuativo destinato a un beneficiario ben identificato; ovvero una formula attraverso la quale una persona o un gruppo di amici possono assicurare un livello base di alimentazione, salute e educazione scolastica, iscrizione a scuola e materiale didattico a ognuno di questi orfani?”. Secondo voi Elisabetta e Valentina hanno fallito nel loro intento? NOOOO… In brevissimo tempo tutti i ragazzi del Thoya Oya Children Home hanno trovato una famiglia. Questo progetto prevede, quindi, non solo il sostentamento materiale di un bambino ma, grazie all’educazione scolastica, ha anche l’obiettivo di aprirgli la strada verso un futuro diverso e migliore, senza strapparlo dalla sua Terra, rispettando la sua cultura e salvaguardando la sua dignità di persona. Ma il Governo è sempre un’ombra che si aggira sui nostri amici. Ora, per far sì che i ragazzi dell’Orfanotrofio possano rimanere a vivere all’isola, viene richiesta la costruzione di un  Refettorio,  ovvero una mensa con cucina per la somministrazione dei pasti ai ragazzi, utile per gli studenti della Marafiki ma indispensabile per quelli del Children Home in quanto il Governo, avendo dotato la scuola dei pannelli solari, non fornisce più gratuitamente i pasti. Da più di un anno la cucina e i due pentoloni sono inutilizzati. Come fare? Il preventivo è costosissimo; il progetto, però, è entusiasmante. Marafiki Primary School sta diventando una realtà veramente molto grande: ospita ora 530 bambini di tutte le età, e ha ora bisogno di avere una sua natura giuridica ben definita per operare alla luce del sole e in maniera visibile e trasparente. Il 14 giugno 2012 viene costituita “MARAFIKI PRIMARY SCHOOL ONLUS” Suona bene, vero? 
  • 17. 32 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 33 Il Refettorio, i servizi igienici, la costruzione della terza aula delle Secondarie, le spese fisse, tutti costi da sostenere nel 2012…Come fare? Dio esiste un’altra volta per i nostri quattro amici… E questa volta la soluzione arriva da Guido Bertoni, il titolare del Garoda Resort di Watamu.   Guido  vive in Kenya da diversi anni e la sua struttura alberghiera ospita ogni settimana centinaia di persone: “Potremmo trovare il modo di far conoscere il Progetto Marafiki agli ospiti dell’hotel e cercare di coinvolgerli accompagnandoli, se interessati, a conoscere una vera realtà, a visitare una vera scuola creata proprio da italiani!”…  Ed è proprio in occasione di una Convention di Medici-Pediatri presso il suo Resort che Guido presenta a Valentina e Elisabetta il Dott. Gabriele Gravina e Pasquale Rodomonti i quali, grazie alla loro sensibilità e, dopo aver visitato la scuola ed esser stati rapiti dagli sguardi innocenti dei bambini, suggeriscono alle nostre amiche una soluzione per ricevere la sponsorizzazione per la costruzione del Refettorio. Pasquale Rodomonti, ex arbitro di Serie A e ora Presidente della Commissione Regionale Arbitri dell’Abruzzo, propone ai nostri amici di presentarsi alla Federazione Italiana Giuoco Calcio e raccontare la realtà di Marafiki. Le due amiche non se lo fanno ripetere due volte e iniziano a raccogliere tutto il materiale finalizzato a far conoscere il loro progetto alla FIGC. Nel frattempo Garoda Resort di Watamu è diventato Partner ufficiale di Marafiki!  Nella primavera del 2012, un altro gruppo di Medici-Pediatri, in occasione di un Congresso organizzato, sempre al Garoda Resort, con l’infettivologo Mauro Saio da Domenico Francomano (detto Mimmo Fregoli) incontrano Valentina e vengono a conoscenza del Progetto Marafiki. Con tutti gli strumenti a loro disposizione si recano all’isola di Kadaina per fare accurate visite a ogni singolo bambino presente alla scuola. Questo gruppo molto sensibile fa parte dell’Associazione Pediatria per l’Emergenza Onlus di cui il Dott. Paolo Calafiore  è il Presidente. Il loro obiettivo è quello di prendersi cura dei bambini non solo nell’ambito dell’assistenza sanitaria, ma anche fornendo modalità e strumenti per superare momenti di difficoltà.  Il Dott. Calafiore e tutti i Pediatri del Gruppo, dopo aver accuratamente visitato i bambini e avendo approntato le cure di cui più necessitavano, sono tornati altre volte all’isola di Kadaina, portando medicinali per terapie specifiche: con un’assistenza di base, infatti, si possono risolvere molteplici problemi di salute, in un Continente come l’Africa, in cui i minori muoiono spesso per malattie banali o facilmente curabili.   I Servizi Igienici! Sono due anni che i nostri quattro amici promettono al Governo la loro costruzione… Lo scenario si è oltremodo aggravato perché il Ministero dell’Istruzione ha già più volte caldamente invitato a far fronte all’aspetto sanitario della scuola, non essendo più a norma in base alle nuove leggi e agli ordinamenti entrati in vigore a gennaio di quest’anno.
  • 18. 34 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 35 Pretendono dai nostri quattro amici interventi che dovrebbero essere fatti da loro. Come fare per trovare il denaro? L’occasione si presenta con il Matrimonio di Barbara e Andrea Rienzo, ovvero, la nuora e il figlio di Simona e Stefano, gli amici del Blue Bay. In occasione di un momento così gioioso gli sposi hanno voluto pensare a chi non è stato fortunato come loro ed hanno deciso di regalare un futuro migliore a questi piccoli amici che, in passato, hanno più volte avuto modo di conoscere. Barbara e Andrea, rinunciando alle bomboniere tradizionali in occasione delle loro nozze e contribuendo con l’equivalente al Progetto Marafiki, hanno quindi consegnato a Mario, Ivan, Valentina e Elisabetta la prima parte di denaro necessaria alla costruzione dei Servizi Igienici. A dicembre 2012, grazie alle donazioni natalizie dei vari amici che in tutti questi anni non li hanno mai abbandonati, sono stati in grado di realizzare i servizi igienici, ovvero otto bagni maschili e otto bagni femminili. I mesi passano e, a novembre 2012, una lettera del Dott. Giancarlo Abete, Presidente della FIGC, comunica di aver apprezzato il lavoro svolto dai nostri amici in questi anni e di voler interamente sponsorizzare il progetto di costruzione del Refettorio. Questa per Mario, Valentina, Elisabetta e Ivan è felicità allo stato puro! …un altro sogno che si realizza per tutti quei bambini che loro amano incondizionatamente! Il Dott. Paolo Calafiore e l’amico Pasquale Rodomonti non si sono dimenticati di Valentina, Elisabetta, Mario e Ivan. Verso la fine del 2012, sono tornati in Kenya con un’idea meravigliosa da sottoporre ai nostri amici: la trasformazione dell’attuale  Dispensario Medico in un funzionale Primo Soccorso, ampliato grazie all’aggiunta di stanze di degenza e alla nuova collaborazione da parte di medici volontari italiani. Questo sarebbe un progetto di grande utilità anche per formare i medici locali su nuove tecniche di cura e sull’uso dei farmaci: non solo a vantaggio dei bambini della Marafiki, ma anche per gli abitanti dei paesi vicini che sono privi di strutture sanitarie. Durante le loro periodiche visite con i Medici-Pediatri, si sono resi conto che l’attuale dispensario medico è ben lungi da poter erogare, in modo decoroso, i basilari servizi igienico-sanitari; infatti, la mancanza di pratiche corrette provoca la diffusione di diarrea, colera, tifo, tigna e altre infezioni che diventano inesorabilmente letali se non vengono curate. Siamo tutti consapevoli di come l’acqua impura e la mancanza d’igiene costituiscono una delle prime cause di decesso dei bambini africani. Altro punto dolente e frustrante è l’impossibilità di poter affrontare e risolvere la benché minima situazione di emergenza, anche la più ovvia e banale. Una scuola frequentata da bambini è un luogo in cui le problematiche mediche sono pressoché quotidiane. Un Primo Soccorso porterebbe ad avere la soluzione ai problemi di salute senza ogni volta, al bisogno, doversi recare sino all’ospedale di Malindi, a trenta kilometri e senza l’ausilio di ambulanze. Sarebbe un intervento strettamente necessario e di primaria importanza soprattutto se si pensa alla posizione di questa scuola e alle difficoltà nel raggiungere la terraferma. Secondo Voi Mario, Ivan, Valentina e Elisabetta come hanno reagito?
  • 19. 36 | La Favola di Kadaina MaraFiki Primary School | 37 Wow! Un Primo Soccorso con stanze di degenza… il sogno continua! Questo è il prossimo obiettivo per l’anno 2013 che i nostri amici vogliono raggiungere! La realizzazione di questo progetto ha un costo molto elevato; stanno attendendo le varie autorizzazioni sanitarie-governative, si stanno cercando sponsorizzazioni… Anche questa volta ci saranno mille difficoltà da affrontare ma,i nostri amici, si sono fatti le spalle in tutti questi anni e sono preparati ad affrontare le situazioni più impervie ora poi si avvalgono di persone preparate ma soprattutto persone sensibili che condividono in pieno il lavoro svolto. Una promessa, è una promessa… quindi va mantenuta!!! I ragazzi, che quest’anno hanno frequentato il secondo anno delle Secondarie, a gennaio, sempre se promossi, dovranno andare in terza quindi, come promesso a novembre 2012 viene dato inizio alla costruzione della terza aula delle Secondary. Mario, Ivan, Valentina ed Elisabetta hanno voluto terminare l’anno 2012 con un regalo di Natale per tutti i loro piccoli amici. Una nuova barca capace di contenere oltre cinquanta Persone! SECONDO VOI MARIO, IVAN, VALENTINA ed ELISABETTA SI FERMERANNO QUI ? LA NOSTRA FAVOLA NON PUO’AVERE UNA FINE, NON E’ POSSIBILE! LA PAROLA GIUSTA DA USARE A QUESTO PUNTO E’ CONTINUA...
  • 20. L’importante non è quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo. A TUTTI VOI CHE CI AIUTATE A RENDERE QUESTO SOGNO UNA REALTA’ GRAZIE! Elisabetta mario ivan valentina
  • 21. Seguiteci alla Pagina Facebook MARAFIKY PRIMARY SCHOOL PER EFFETTUARE UNA DONAZIONE: Unicredit Banca - filiale di Jesolo Lido (Ve) IBAN  IT 27 S 02008 36142 000102137626 BIC SWIFT  UNCRITM1UP9 Vogliamo farvi partecipare al nostro sogno per farlo diventare una realta’ per altri bambini ùperche’ i grandi obiettivi si raggiungono attraverso piccoli gesti.